Ricomparso al Grande Tempio, Andromeda si accorse che, grazie alla sconfitta di Hades, l'Eterna Eclisse era stata sventata, segno che grazie al sacrificio di Pegasus l'umanità era finalmente salva. Quasi contemporaneamente, la sua armatura divina, oramai non più necessaria, regredì e tornò ad essere una normale armatura di bronzo, proprio come quelle di Sirio e gli altri (vedi Note). Le sorprese però non erano finite, Isabel infatti si accorse che, forse proprio grazie alla protezione dell'armatura, il cuore di Pegasus batteva ancora, anche se in maniera impercettibile. Il Cavaliere era dunque vivo, ma privo sia del cosmo che dei cinque sensi e quindi ridotto allo stato di un vegetale. Tale scoperta amareggiò Andromeda, ma al tempo stesso riaccese in lui la speranza che l'amico potesse un giorno risvegliarsi.
Alla sconfitta di Hades seguì un periodo di quiete, durante il quale Phoenix sparì come sempre. Per settimane non accadde nulla, e il ragazzo potè recuperare dalle ferite subite, poi un giorno percepì un cosmo molto potente scendere sulla Terra e raggiungere Atena. Grazie all'esperienza di tante battaglie, Phoenix riconobbe quel cosmo come appartenente ad una Divinità, ed osservando una breve ma misteriosa eclisse solare si rese conto che doveva appartenere ad Artemide, Dea della caccia e della luna. Quando, poco dopo, avvertì il cosmo di Artemide dirigersi al Grande Tempio e quello di Isabel diminuire di intensità, comprese che una nuova battaglia era iniziata e si precipitò ad Atene.
Comprendendo che il potere di Artemide ora dominava sul Grande Tempio, Phoenix si recò lì, arrivando in tempo per intervenire nel combattimento tra Andromeda e l'angelo Teseo, e deviare l'attacco di quest'ultimo con il suo cosmo fiammeggiante. Phoenix ricordò al fratello che era loro dovere combattere da Cavalieri d'Atena, in nome di Isabel e di tutti gli eroi scomparsi nelle battaglie passate, poi si lanciò contro Teseo, ma stavolta persino i suoi assalti si rivelarono poca cosa e venne messo in difficoltà. Le sue parole ebbero però il risultato di risvegliare lo spirito combattivo di Andromeda, che corse a difenderlo e dichiarò di volersi mostrare degno di essere Cavaliere e combattere. Orgoglioso del fratello, Phoenix chiese di poter combattere al suo fianco, come Cavaliere di Atena. Fiero di queste parole, prova inequivocabile di quanto Phoenix lo stimasse, Andromeda accettò con gioia ed insieme i fratelli attaccarono Teseo. L'angelo però era ancora superiore ed i due vennero nuovamente atterrati, proprio sotto una roccia in cui erano stati trasformati gli spiriti dei Cavalieri d'oro.
Allo stremo delle forze, Andromeda e Phoenix poterono sentire nell'aria e nell'acqua la presenza dell'amore di Atena e del cosmo dei Cavalieri d'oro, che li stavano osservando e sostenendo anche intrappolati in quella prigione di pietra. Questa consapevolezza diede loro la forza di rialzarsi e attaccare Teseo per un'ultima volta, con una strategia combinata: Andromeda lanciò prima la catena, poi la Nebulosa, in modo da distrarre l'angelo, che si ritrovò così indifeso di fronte alle Ali della Fenice di Phoenix e venne sconfitto. Esausti ma vittoriosi, i fratelli si accasciarono nell'acqua, fieri di essersi mostrati degni successori dei Cavalieri d'Oro, e non presero parte nelle battaglie successive, neanche quando il cosmo di un'altra divinità, Apollo, comparve sul campo di battaglia. Fiducioso in Pegasus, ripresosi dallo stato vegetativo in cui era caduto e tornato a combattere come Cavaliere, Phoenix gli affidò la battaglia decisiva per le sorti dell'umanità.
In qualche modo (vedi Note) la battaglia cancellò gli eventi degli ultimi giorni e riportò le cose allo stato precedente, con Pegasus ancora una volta in coma e affidato alle cure di Lady Isabel. Per salvarlo dalla spada di Hades, che lo avrebbe ucciso entro tre giorni, Atena e Andromeda si recarono sull'Olimpo, dove una serie di vicissitudini gli fecero incontrare prima la fattucchiera Hecate e poi Artemide, che alla fine li indirizzò verso il lago di Chronos, unico in grado di farli viaggiare indietro nel tempo fino all'epoca della precedente guerra sacra del 1743, dove intendevano distruggere la spada del signore dell'aldilà. Temendo le ripercussioni del loro piano, Callisto - la donna a capo dei soldati di Artemide - inviò contro i due alcuni assassini guidati dall'arciere La Scoumoune, che sconfisse Andromeda e si preparò a ucciderlo. Phoenix, che li aveva seguiti, intervenne in difesa del fratello svenuto, sconfiggendo facilmente l'avversaria dopo averla terrorizzata con il suo cosmo ardente e aggressivo. Rifiutata la nomea di più forte tra i Cavalieri di Bronzo, lasciò una piuma vicino al corpo privo di sensi di Andromeda, ma decise di non accompagnarlo oltre, preferendo pedinare La Scoumoune e recarsi al palazzo di Artemide per punire chi aveva inviato i sicari.
L'Olimpo però non era territorio facile da esplorare, neppure per lui: Phoenix perse rapidamente la strada, finendo per girare in tondo e tornare sempre allo stesso crocevia tra i sentieri. Qui anche lui incontrò Hecate, dalla quale venne a sapere che Andromeda e Isabel avevano trovato Chronos e lo avevano convinto a farsi mandare indietro nel tempo fino al 1743, ma anche che il Dio aveva modificato i telomeri di Atena, trasformandola in una neonata indifesa. Intuendo l'enorme pericolo in cui la Dea si trovava, Phoenix costrinse Hecate a condurlo al lago di Chronos, dove una ghirlanda di fiori lasciata da Atena gli indicò la strada per il passato. Dopo aver ordinato a Hecate di informare dell'accaduto Cristal e Sirio al loro arrivo sull'Olimpo, Phoenix si gettò nella nebulosa temporale e tornò anche lui indietro nel tempo fino al 1743, atterrando ai piedi della casa dell'Ariete proprio nel bel mezzo dello scontro tra un giovane Sion e Suikyo, ex Cavaliere della Coppa ora divenuto Spectre di Garuda.
A sua insaputa, la situazione si era fatta complicata: Shijima di Virgo aveva salvato la neonata Isabel da un tentativo di omicidio del Grande Sacerdote e ora stava cercando di portarla in salvo, ma era imprigionato in un labirinto nella tredicesima casa. Venuto a conoscenza di ciò, Andromeda aveva iniziato a scalare le dodici case insieme a Tenma, sosia di Pegasus e Cavaliere dell'epoca, proprio mentre gli Spectre guidati da Suikyo attaccavano il Santuario. Phoenix iniziò subito a combattere contro Suikyo, ma scoprì rapidamente a sue spese l'immensa forza dell'avversario, forse persino superiore a quella dei Cavalieri d'Oro della sua epoca, e riuscì a stento a salvarsi la vita con un Fantasma Diabolico parziale, che convinse lo Spectre a lasciarlo andare e proseguire. Ripresosi poco più tardi, venne informato da Sion della situazione e si lanciò all'inseguimento di Suikyo su per le Dodici Case, ammettendo però che vi era qualcosa di tormentato nello spirito dell'avversario che gli aveva fatto dubitare se si trattasse davvero di un nemico.
Dopo aver trovato il cadavere di Ox del Toro alla seconda casa, e averne ammirato la dedizione alla causa, Phoenix raggiunse il tempio dei Gemelli, sorprendendone il custode Cain a parlare da solo. Rifiutando l'offerta di ritirarsi e aver salva la vita, Phoenix non riuscì a convincerlo di star venendo dal futuro e si trovò a combattere contro il Cavaliere, venendo totalmente annichilito dalla sua immensa forza senza riuscire inizialmente neppure a toccarlo. Deciso a difendere Atena però, innalzò al massimo il suo cosmo e portò a segno le Ali della Fenice, riuscendo se non altro a spingerlo indietro e a ottenere il suo rispetto. Quando riuscì anche a limitare i danni dell'Esplosione Galattica, tecnica che aveva già visto nel futuro, Cain finalmente si convinse che stava dicendo la verità e decise di salvargli la vita. Questo gesto andò a buon fine nonostante l'intervento del suo misterioso fratello Abel, la cui presenza era segno che anche in quest'epoca quella dei Gemelli era una costellazione maledetta. Dopo avergli raccontato la storia di Gemini, Phoenix notò che la situazione di Cain era diversa, ma il Cavaliere d'Oro non gli diede spiegazioni e lo esortò solo a proseguire.
La corsa condusse Phoenix alla casa del Cancro, presieduta dal bizzarro DeathToll, che gli concesse subito il passaggio. Non volendo aver debiti, Phoenix lo aiutò a trasportare delle bare nella Valle della Morte. Lì, i due respinsero diverse ondate di Spectre fino all'arrivo del potente Giudice Vermeer del Grifone. Intuendone subito la forza, DeathToll optò per evitare lo scontro diretto e finse di passare dalla sua parte, ma Phoenix, pensando ad un vero tradimento, attaccò e sconfisse i guerrieri al seguito di Vermeer, trovandosi imprigionato dal Cosmic Marionation del Giudice. Per salvarlo, Cancer finse di volergli dare lui il colpo di grazia e usò una mossa chiamata Shabadabadaa per riportarlo di nascosto nella quarta casa. Non avvezzo a fuggire però, il Cavaliere seguì i fili di Vermeer per fare ritorno nella Valle della Morte, arrivando appena in tempo per salvare l'ormai menomato DeathToll dalle torture dello Spectre e colpire quest'ultimo, di cui ormai conosceva il colpo segreto, con il Fantasma Diabolico. Con il nemico ormai paralizzato, Phoenix lasciò a DeathToll il colpo di grazia.
Tornati nel mondo dei vivi, i due si incamminarono verso la casa di Leo, con DeathToll sempre ridotto a una palla saltellante. Lungo il cammino, si imbatterono però in uno strano serpente, che Phoenix distrusse ignorando le parole del Cancro, memore del mito dell'Ofiuco. Alla quinta casa, il solo sguardo di Phoenix bastò a spaventare il gigantesco leone Goldie, custode del luogo insieme al Cavaliere Kaiser.
Dopo altre avventure, alla fine (vedi Note) Phoenix riuscì a salvare Isabel e Pegasus, e a tornare nel presente. Fece seguito un breve periodo di pace, durante il quale Sirio e Fiore di Luna ebbero un figlio, il piccolo Ryuho, e Pegasus venne promosso a Cavaliere d’Oro di Sagitter. Come sempre, la pace fu di breve durata, stavolta a causa dell’attacco di Mars, dio del pianeta Marte, e del suo esercito guidato dai quattro Re Celesti Bacchus, Diana, Vulcanus e Romulus. Insieme ai compagni, Phoenix corse ad affrontarlo, battendosi prima con Vulcanus insieme ad Andromeda, e poi con Bacchus, che travolse con le Ali della Fenice. Seppur inizialmente in difficoltà, i Cavalieri riuscirono a vincere quando Atena, scesa in campo con la sua armatura, sigillò i Re Celesti, lasciando il solo Mars. Prima che la violenta battaglia potesse concludersi però, le macchinazioni della subdula Medea, sposa di Mars, attirarono sulla Terra un meteorite dai misteriosi poteri che, esplodendo, si fuse con il cosmo di Atena e impregnò tutte le armature esistenti, cambiandone l’aspetto e trasformandole, quando non indossate, in cristalli chiamati Cloth Stone. La caduta del meteorite interruppe per un po’ la guerra, anche perché un suo secondo effetto era stato modificare il cosmo, permettendo ora ai Cavalieri di dominare uno tra sette elementi: luce, tenebre, vento, acqua, fuoco, terra e fulmine. Il risvolto della medaglia era che tutto ciò richiedeva tempo, e così sia Phoenix che i compagni dovettero fare un po’ pratica con questi nuovi poteri. In quel periodo, Pegasus e Isabel si presero cura di un neonato di nome Koga, rimasto orfano a causa del conflitto, e impregnato sia dal cosmo di tenebra del meteorite che da quello di luce di Atena stessa. Amareggiata per il destino che lo attendeva, Isabel chiese a tutti loro di aiutarla a crescere il bambino. Dopo qualche tempo, Mars tornò alla carica, forte dei poteri dell’oscurità. Pegasus lo affrontò per primo e riuscì a ferirlo, ma venne trascinato nelle tenebre. Al suo arrivo, anche Phoenix venne ferito, nel tentativo di proteggere Isabel ed il piccolo Koga.
La minaccia di Mars fu debellata, ma, ben presto, Phoenix si accorse che la ferita subita non era normale. Si trattava di una ferita di oscurità, che peggiorava e si espandeva ogni volta che si usava il cosmo. Soprattutto, non esistevano cure, come provato anche da Lady Isabel, a sua volta ferita in modo simile. Ormai incapace di combattere e persino di indossare la sua armatura, Phoenix fu costretto a smettere i panni di Cavaliere, amareggiato per il non poter essere più di aiuto ad Atena o allo scomparso Pegasus, della cui sorte nessuno sapeva nulla. Isabel si ritirò su un’isola insieme a Tisifone, Mylock e Koga, che iniziò a venire addestrato per diventare Cavaliere. Trascorsero così quasi 13 anni, durante i quali di Phoenix si persero le tracce. In questo lasso di tempo però, l'armatura riuscì a rigenerarsi e a rigettare i poteri del meteorite, tornando alla forma precedente e permettendo a Phoenix di combattere almeno in maniera parziale (vedi Note).
Alla fine, Mars fece ritorno e, nonostante la stregua opposizione di Tisifone e Koga, ora Cavaliere di Pegasus, rapì Isabel. Phoenix avvertì l’evento ma non intervenne, avendo percepito la presenza di una seconda e più grave minaccia. Per diversi mesi, mentre Koga, Ryuho e altri giovani Cavalieri affrontavano Mars, Phoenix seguì da solo le tracce di questo nuovo nemico, finendo però per perderlo di vista. Quasi subito dopo, venne affrontato da uno dei suoi seguaci più potenti, Aegaeon, armato di una spada divina. Nel duello, Phoenix riuscì a danneggiare l'arma, ma venne anche ferito gravemente alle braccia e costretto a un nuovo, lungo periodo di riposo all'interno del vulcano dell'Isola del Riposo, lo stesso dove tanti anni prima aveva affrontato Loto e Pavone. Nel frattempo, Koga e gli altri riuscirono a sconfiggere Mars, riportando sulla Terra Pegasus e Isabel, e facendo svanire le ferite di oscurità.
Purtroppo però la pace venne rapidamente interrotta dalla comparsa della dea Pallas, un tempo amica e sorella di Atena, ma ora decisa a vendicarsi di lei per un vecchio torto. Il suo esercito, i Pallasite, avevano il potere di fermare il tempo degli esseri viventi, trasformandoli in statue di pietra, e tutti i Cavalieri vennero schierati per combattere. Phoenix comprese che anche Pallas era solo una pedina nelle mani del misterioso nemico seguito in passato, così rimase ancora nel vulcano mentre, in giro per il mondo, Cavalieri e Pallasite si affrontavano in una serie di battaglie. Alla fine, il conflitto si spostò nella città di Pallasvelda, fortezza di Pallas e della sua armata. Temendo l'arrivo di Phoenix, Aegaeon, che faceva nominalmente parte delle schiere della Dea, inviò un gruppo di soldati nel vulcano per ucciderlo, riuscendo però solo a convincerlo che era il momento di tornare in campo. Annientati facilmente i nemici, il Cavaliere indossò di nuovo l'armatura e raggiunse Pallasvelda, in un'esplosione di cosmo e fiamme.
Il suo arrivo fu provvidenziale per salvare il gruppo di Koga da Mira, abile Pallasite che aveva già massacrato numerosi Cavalieri e distrutto le loro armature per rubarne le Cloth Stone. Impressionando tutti con la sua forza e virilità, Phoenix prima criticò Koga e gli altri per le loro paure ed esitazioni, poi affrontò Mira, forte dei poteri rigenerativi della sua armatura, ma anche di un cuore ormai privo di dubbi o debolezze. Pur non riuscendo a ottenere granché con il Fantasma Diabolico, gli tenne testa per tutto il duello e alla fine travolse con le Ali della Fenice, dopo le quali il compagno Europa convinse Mira a ritirarsi. Recuperate le Cloth Stone dei caduti come gesto di rispetto, Phoenix ricordò al gruppo di Koga di non temere la morte, perché lo spirito di un Cavaliere vive per sempre nella luce di Atena, e li informò dei suoi sospetti circa l'esistenza di un secondo e più pericoloso nemico alle spalle di Pallas. Iniziò poi ad affrontare da solo interi plotoni di soldati semplici nelle strade per permettere ai ragazzi di proseguire, e alla fine si ricongiunse ad Andromeda, Sirio e Cristal, raggiungendo insieme a loro il cancello interno della fortezza di Pallas. Qui, la comitiva venne raggiunta anche da Pegasus, Isabel e i Cavalieri d’Oro superstiti: Kiki, ormai divenuto il successore di Mur all’armatura dell’Ariete, Harbinger del Toro, Integra di Gemini e Fudo di Virgo. Tutti insieme, unirono i loro cosmi a quello di Koga, permettendogli di sfondare il cancello e fare irruzione nel cuore della fortezza di Pallas.
Preferendo proseguire da solo, Phoenix corse avanti e scomparve, riemergendo solo durante il combattimento tra Andromeda, Koga, Soma, Yuna e Aegaeon, in grado di controllare i fulmini e la forza di gravità con la sua spada divina. Soccorsi i quattro, che erano stati tutti sconfitti da Aegaeon, Phoenix li convinse a proseguire, promettendo che si sarebbe occupato lui del nemico. Seguì una battaglia tremenda in cui il Cavaliere, aiutato solo dai poteri rigenerativi della sua armatura e dalla sua enorme forza di volontà, tenne testa colpo su colpo al più potente Aegaeon, rialzandosi e riuscendo pian piano a spezzarne la spada, in precedenza già indebolita da Koga. Fu proprio agli sforzi del ragazzo che Phoenix attribuì il suo successo, essendosi ormai convinto che il futuro non appartenesse a un uomo solitario come lui, capace esclusivamente di combattere, ma a quei giovani che avevano imparato a cooperare e aiutarsi a vicenda, diventando sempre più forti grazie all'aiuto reciproco. Questo era il segreto per raggiungere Omega, il cosmo più potente in assoluto, che a Phoenix però era precluso a causa del suo particolare stile di vita.
Deciso comunque a scoprire la verità sul misterioso nemico alle spalle di Pallas, Phoenix colpì Aegaeon con il Fantasma Diabolico, apprendendo però solo una piccola parte della verità visto che il Pallasite preferì ferirsi alla fronte pur di non dirgli il resto. Non rimaneva che l'ultimo duello, in cui i due innalzarono al massimo i rispettivi cosmi e si scontrarono pugno contro pugno, generando un'energia esplosiva che avrebbe distrutto entrambi trascinandoli nel vuoto tra le dimensioni. Aegaeon gli chiese cosa lo spingesse a rischiare tanto, sentendosi rispondere - come Virgo tanti anni addietro - che lo faceva per l'amicizia e il futuro, nella piena convinzione che Koga e gli altri avrebbero trionfato. Dopo aver detto telepaticamente addio ad Andromeda, Phoenix fece esplodere il suo cosmo e scomparve insieme ad Aegaeon, tra le lacrime e la disperazione generale.
Nelle ore successive, il nemico misterioso si rivelò essere Saturn, il Dio del Tempo, che incredibilmente fino a quel momento aveva usato il giovane Cavaliere d'Acciaio Subaru come avatar per sperimentare di persona l’essere umano. Sceso finalmente in campo, Saturn si rivelò essere un nemico quasi invincibile per Koga, Pegasus e gli altri, sconfisse facilmente ogni resistenza e paralizzò tutti gli esseri viventi del pianeta con il Chrono Conclusion Eternal, intenzionato a lasciarli così per tutta l’eternità. Con il solo Koga rimasto a combattere, Isabel però fece spiritualmente appello a tutti i presenti, chiedendo loro di donargli i loro cosmi e aiutarlo. Colpito dall'altruismo e dal valore di Phoenix, Aegaeon gli permise allora di fare ritorno sulla Terra e collaborare, inviando al ragazzo la sua immensa aura sottoforma di fenice fiammeggiante. Il suo aiuto si rivelò determinante: con la forza di tutti, Koga riuscì a tenere il passo con Saturn, che, colpito dall’energia che gli esseri umani possono sviluppare quando collaborano, accettò di liberarli e ritirarsi, ponendo di fatto fine alla guerra.
Con il conflitto finalmente concluso, vi furono molti anni di pace, durante i quali Phoenix si dileguò ancora una volta, facendo solo visite occasionali al fratello, nel frattempo divenuto un dottore nell’ospedale Hikarigaoka di Tokyo, nel distretto di Nerima, nonché Cavaliere d'Oro della Vergine. In queste visite, a differenza di Andromeda, Phoenix mostrò di reggere bene l'alcol, andando a bere anche nel bar aperto da Cristal nel distretto di Sumida (vedi Note).
La tranquillità venne interrotta dall'arrivo di un giovane Capricorn dal passato, guidato lì dall'oracolo di Atena e ben presto coinvolto in un torneo tra spadaccini leggendari che prese il nome di guerra delle spade sacre. Phoenix non prese parte ai primi scontri, ma incoraggiò telepaticamente Sirio - Cavaliere di Libra sin dai tempi di Pallas e Mars - nel duro combattimento contro Sigurd.
NOTE: Le informazioni presenti in questo profilo provengono dai 127 episodi dell'anime, dai 5 OAV, da tutti i numeri del manga classico, edizione Starcomics, dai numeri 2-9 di Next Dimension, dagli episodi 12, 24, 43, 45, 59, 75-78, 81-82, 96 della serie Saint Seiya Omega, dal manga Episode G: Assassin e dalle sidestory delle Jump Gold Selection 1 e 3. L'età di Phoenix all'inizio della saga viene indicata in un databook in coda al manga. Il primo capitolo di Next Dimension ambienta la serie di Hades quattro anni dopo l'inizio della saga, il che indica che il ragazzo alla fine avrebbe 19 anni, anche se non è da escludere una sliding timeline che lo porrebbe sempre a 15. Saint Seiya Omega è ambientato oltre 13 anni dopo la serie classica, mentre Episode G: Assassin in un imprecisato futuro.
Nell'anime, il colore dell'armatura di Phoenix varia tra le quattro versioni: la V1 è bianca, arancione e ocra; la V2 e la V3 sono blu e argento; la divina è arancione tendente al giallo. Il motivo, spiegato nelle interviste al colorista, è che in origine Phoenix compare in veste di nemico, e per sottolineare inconsciamente la cosa, gli sono state associate tinte secondarie meno brillanti. In seguito, la scelta del blu lo ha riportato sulle tinte primarie, mentre il colore dell'armatura divina è un omaggio al manga, dove tutte le sue corazze sono arancione fuoco.
La questione della forza di Phoenix è uno degli eterni dibattiti tra i fan, frutto di affermazioni anche contraddittorie all'interno della saga. Lui stesso rifiuta la definizione di più forte del quintetto di protagonisti, dicendo che altri, incluso Andromeda, gli sono superiori, ma molti nemici lo hanno ripetutamente definito il più potente tra i compagni, e di solito è a lui che spettano i nemici "normali" più forti, anche se non ha a disposizione colpi estremi come la Pienezza del Dragone e non è mai lui a sconfiggere il nemico finale di ogni saga. La sensazione è che, rispetto agli amici, sia quello che parte sempre con più impegno e aggressività, e che sia ulteriormente agevolato dai poteri rigenerativi della sua armatura. E' inoltre l'unico del quintetto ad avere a disposizione un colpo psichico. A tal proposito, i due effetti del Fantasma Diabolico inizialmente sono più che altro una differenziazione tra il manga, dove all'inizio causava solo orrende visioni, e l'anime, dove, specie nella serie di Asgard, è più soft e serve a svelare ricordi nascosti. In seguito, nella serie di Nettuno, anche il manga si è allineato a questo possibile utilizzo, mentre Next Dimension ha spiegato che dipende dalla potenza impressa. Più in generale, il reciproco venirsi incontro tra anime e manga è un tratto costante per quanto riguarda Phoenix, per un certo periodo quantomai diverso nelle due versioni. Mentre il fumetto ha sempre avuto la tendenza a mostrarlo solitario, freddo e poco propenso al dialogo - fondamentalmente un duro - il cartone ci ha spesso mostrato un Phoenix più gregario, che beve e scherza con gli amici, si commuove, capisce le sofferenze dei nemici più nobili e cerca di aiutarli. Solo in un secondo momento le due versioni hanno iniziato a prendere l'una i tratti dell'altra, con Phoenix che abbandona Andromeda dandogli le spalle, o si finge un nemico e picchia Sirio, mentre in Next Dimension percepisce la sofferenza di Suikyo o Cain.
Caratteristica costante di Phoenix in tutte le serie sono le sue sparizioni e apparizioni, che lo fanno arrivare sempre al momento giusto, in qualunque luogo ci si trovi, quasi sempre perfettamente al corrente degli eventi. Come faccia è una domanda che non ha mai ricevuto risposta, ma in alcuni casi - specie contro Lemuri - verrebbe quasi da pensare che assista di nascosto a quel che sta accadendo. Un tale comportamento però sarebbe inusuale per qualcuno con la sua natura attiva, quindi c'è da supporre che esista una qualche forma di legame telepatico, simile a quello usato di tanto in tanto per incoraggiare Andromeda. Non è stato mai svelato dove Phoenix vada tra una scomparsa e l'altra, o dove viva normalmente, ma in Omega afferma di esistere solo per la battaglia, quasi a suggerire che passi il tempo tra una e l'altra in attesa della prossima. Nei film, entra sempre in scena appositamente per aiutare Andromeda e ne sconfigge facilmente l'avversario, salvo venire a sua volta battuto da qualcuno più potente che poi spetterà a Pegasus. L'eccezione è il Tenkai Overture, dove lui e Andromeda combattono fianco a fianco contro Teseo, sconfiggendolo insieme. Nella battaglia tra Andromeda e il Cavaliere della Fiamma, viene a volte suggerito che l'incendio generato da quest'ultimo abbia agevolato o addirittura permesso la resurrezione di Phoenix.
I limiti dell'immortalità dell'armatura della Fenice, e in un certo senso di Phoenix stesso, sono spesso vaghi nella serie. La corazza risorge progressivamente sempre meno fino a Next Dimension, in cui rimane danneggiata per un periodo prolungato di tempo, mentre il Cavaliere fa ritorno dopo essere stato addirittura disintegrato, a detta degli avversari. Come spesso avviene però, queste affermazioni vanno prese con le pinze, visto che un Phoenix realmente immortale non avrebbe avuto bisogno dell'aiuto di Pandora per attraversare l'Iperdimensione, non avrebbe temuto il colpo di grazia di Cain, e non sarebbe mai stato sconfitto come invece di tanto in tanto capita. Si deve quindi supporre che non sia mai morto davvero, e che le sue resurrezioni siano un misto di effetti speciali dovuti al ritorno dell'armatura e al parziale risanamento associato. I modi migliori per liberarsi di lui sembrano essere separarlo dall'armatura senza distruggerla e rinchiuderlo nel misterioso "luogo tra le dimensioni" da cui ha dimostrato di non saper tornare da solo, a differenza delle varie Dimensioni Oscure.
Che Phoenix sia orfano viene affermato più volte nel corso della serie, e in due occasioni abbiamo visto anche la tomba della madre. Considerando che Andromeda è di due anni più piccolo, e che i due erano già da soli quando il bambino era in fasce, è possibile che la donna sia morta di parto. Nel manga, il padre di entrambi è Alman di Thule/Mitsumasa Kido, ma nell'anime la sua identità rimane sconosciuta. Il flashback con Pandora si può collocare prima della permanenza dei due fratelli nella villa di Alman, visto che non c'è alcun accenno all'uomo o ad Isabel. La seconda fuga di Phoenix viene mostrata nell'illusione / flashback della sesta casa, nel 57° episodio. Esiste solo nel doppiaggio italiano, in cui Phoenix cita Alman, cosa che colloca la scena subito dopo il suo arrivo della villa. Da svariati flashback, ad esempio negli episodi 40 e 58, vediamo però che Phoenix ha trascorso i primi anni nell'orfanotrofio St. Charles insieme ad Andromeda, Pegasus e gli altri futuri Cavalieri, quindi è da supporre che Alman abbia preferito lasciare Phoenix lì per evitare nuovi tentativi di fughe e fargli avere un pò d'istruzione. La scena in cui Phoenix diceva al fratello di prendere a pugni un albero proviene invece dal 9° episodio, ed i vestiti che i fratelli indossano mostrano che i due erano ancora all'orfanotrofio in quei giorni. Che Phoenix non sia mai stato vittima delle angherie della piccola Isabel non viene mai citato, ma lo si può dedurre dalla mancanza di flashback in materia.
Nell'anime, esistono due versioni della morte di Esmeralda: la prima, vista nel 15° episodio, la colloca la sua morte nel giorno del duello finale tra Phoenix ed il Maestro, al quale la ragazza era appena sopraggiunta. La seconda, nel 32° episodio, mostra invece il Maestro che cerca di punire la ragazza per aver distratto Phoenix dall'allenamento, con la reazione di quest'ultimo e la morte accidentale di Esmeralda. La scena della morte è la stessa in entrambe, ma le due versioni sono sostanzialmente incompatibili. Considerando che subito dopo Phoenix uccide il Maestro e conquista l'armatura, si può ritenere esatta la prima versione, ed attribuire la seconda ad un ricordo sbagliato del Cavaliere. Molto più complicato è spiegare dove Phoenix abbia appreso una tecnica peculiare come il Fantasma Diabolico, visto che l'insegnante è palesemente un guerriero fisico. L'anime - soprattutto nella versione italiana, ma con qualche accenno anche in quella originale giapponese - suggerisce per lui un periodo di addestramento da parte di Gemini che, nei panni del Sacerdote, gli avrebbe insegnato a "piegare e plagiare la mente", per poi inviarlo in missione contro i Cavalieri di Bronzo e Lady Isabel. In quest'ottica, è estremamente probabile una sua visita al Grande Tempio, evidente anche dal fatto che riconosce Docrates ed è riconosciuto da Gigars, ma più avanti non sembra conoscere con certezza il modo per raggiungerlo. La fedeltà al Sacerdote è successivamente ripetuta in varie occasioni, non ultima quella in cui cerca di avvertire Pegasus a riguardo, o le parole di alcuni Cavalieri Neri. Il fatto che però provi a indossare l'armatura del Sagittario fa pensare che Gemini gliel'abbia promessa come premio per la vittoria.
La conversazione tra Andromeda e Phoenix dopo l'avventura sull'Isola Nera viene vista in flashback nel 41° episodio, e Phoenix stesso la colloca tra il 32° ed il 33° episodio, in cui Phoenix lasciò di nuovo il gruppo. La visita al cimitero vista nel 23° episodio invece non ha collocazione geografica, ma se la tomba fosse stata in città Phoenix e Andromeda avrebbero potuto soccorrere subito Pegasus. Ritahoa, Kenuma, Jido, Shinadekuro e il secondo Andromeda Nero sono personaggi che compaiono nella Side Story "Andromeda e Phoenix" (tradotta negli articoli del sito), ambientata dopo l’episodio 22 dell’anime. Il loro allenamento avrebbe quindi luogo nel breve periodo tra gli episodi 16 e 21, durante i vari attacchi che Gigars invia contro i protagonisti, ma il fatto che Phoenix li riconosca indica che erano originari dell'Isola Nera. Nella Side Story "Il grande amore di Atena", un convalescente Phoenix incontra per la prima volta Alcor, senza ovviamente riconoscerlo, e viene salvato dall'intervento di Virgo. A fine storia, i personaggi intuiscono che l'attacco è stato opera dei Cavalieri di Asgard, ma non viene data spiegazione sul perché non reagiscano.
Gli eventi dello scontro con Discordia, e più avanti di quelli con Balder, Apollo e Lucifero sono stati inseriti per completezza, ma in realtà non sono in continuity e quindi sono difficilmente collocabili nella cronologia degli eventi. La prima volta che Phoenix è stato ad Asgard quindi è stato per la guerra contro Ilda, mentre le nuove armature di bronzo vengono create poco dopo la battaglia delle dodici case. Volendo trovare una spiegazione per la loro presenza nel secondo film però, si può ipotizzare che le corazze si siano almeno esteticamente rigenerate da sole dopo le battaglie, come è successo varie volte nel corso della serie, ma che fossero comunque notevolmente più fragili, come ad esempio erano all'arrivo dei Cavalieri alla prima casa. Questo spiegherebbe anche la facilità con cui quelle di Andromeda e Sirio vanno in frantumi nel film. Più complesso è il 5° OAV, inizialmente inteso come seguito della storia ufficiale e poi rinnegato dall’autore. Per completezza è inserito in questo profilo, partendo dal presupposto che il lampo di luce finale abbia in qualche modo cancellato gli ultimi eventi o modificato il tempo, ma gli avvenimenti di Next Dimension vanno in realtà considerati come aventi luogo subito dopo la saga di Hades.
Nella versione animata della serie di Hades, Phoenix si libera dal Cocito insieme a Mur, Ioria e Scorpio, ma arriva per ultimo alla Giudecca. La spiegazione proviene dal manga, dove è stata invece Pandora a tirarlo fuori dopo il crollo dell'edificio, per poi accompagnarlo fino al Muro del Pianto e all'Iperdimensione.
In Next Dimension l’armatura di Phoenix regredisce a V3, con ancora i danni subiti da parte di Hades. A differenza di quanto avviene di solito, Phoenix entra in scena per secondo, dopo Andromeda e ben prima di Cristal e Sirio, viaggia nel tempo e scala le Dodici Case senza scavalcarle, incontrando uno per uno i Cavalieri d'Oro e interagendo con loro. Si tratta della prima volta, in qualsiasi saga, che il ragazzo si trova costretto a partire dall'inizio, e la stranezza è accentuata dal numero di sconfitte consecutive che subisce, per mano di Suikyo, Cain e Vermeer. Le ragioni di questa improvvisa debolezza, ammesso che esistano, non sono state chiarite, ma sembrano attribuibili alla potenza degli avversari, in due occasioni considerati addirittura i più forti mai incontrati (divinità escluse, si suppone). La cosa è particolarmente evidente nella battaglia con Cain, quando Phoenix para l'Esplosione Galattica - esattamente come contro Kanon - ma viene lo stesso massacrato dai danni subiti a livello cellulare, e ha bisogno di essere salvato e curato per la prima volta in carriera. Più in generale, in Next Dimension Phoenix mostra un atteggiamento a tratti irragionevole, ed un'eccessiva fiducia nelle proprie capacità che sconfina nel fanatismo. Ad esempio, vorrebbe uccidere da solo Artemide, risvegliare Chronos, sconfiggere Suikyo e Cain stesso.
Saint Seiya Omega è una serie animata del 2012, con nuovi protagonisti ed ambientata circa 13 anni nel futuro. A detta della Toei, è in continuity con l’anime, Hades incluso, ma non con il manga o Next Dimension, anche se, per ora, le due serie non si escludono a vicenda. La serie Omega introduce numerose novità, a partire dalle armature Cloth Stone e gli elementi nel cosmo. Per far spazio ai nuovi protagonisti, è stato necessario far uscire i vecchi di scena, e da qui le ferite di oscurità che li privano del cosmo ed impediscono di indossare le armature. Phoenix e gli altri vecchi protagonisti hanno ora reputazione di Cavalieri leggendari, e sono noti, di fama, un po’ a tutti, ma la Fenice è il solo a non comparire nella prima serie, flashback a parte. Non viene inoltre mai indicato il suo elemento, che però si suppone essere il fuoco. La battaglia con Vulcanus e poi Bacchus viene mostrata in flashback brevissimi: la prima sembra in equilibrio o a sfavore del Cavaliere, mentre nella seconda è l'unico tra i vecchi protagonisti ad aver travolto il suo nemico già prima dell'intervento di Atena. In un altro flashback vediamo invece qualche dettaglio della sua nuova armatura Clothstone.
Nella seconda stagione di Omega, scopriamo che Phoenix non aveva partecipato alla guerra con Mars perché già sulle tracce di Saturn fino al primo scontro con Aegaeon. La sua armatura inoltre è misteriosamente tornata alle forme della V3 classica, senza che una ragione venga data on screen. Il materiale di supporto però collega la trasformazione ai soliti poteri rigenerativi della corazza, che avrebbero annullato quelli del meteorite. Caratterialmente, qui Phoenix è più simile alla versione dura vista nelle serie di Nettuno o Hades. Come gli altri protagonisti della serie classica, è relegato a un ruolo di supporto per Koga e gli altri, ma partecipa lo stesso a due combattimenti e vince entrambi. Non riesce però a raggiungere il pieno cosmo Omega, a indicare che il suo tempo è passato e che la nuova generazione ha superato lui e gli altri facendo maggior affidamento sul lavoro di squadra. A tal proposito, il cosmo Omega viene definito proprio come il potere generato dal combattere e impegnarsi insieme, ed è possibile applicare retroattivamente la cosa alle battaglie della serie classica, ipotizzando che molti "miracoli" avvenuti contro gli Dei fossero in realtà ottenuti avvicinandosi e sfiorando inconsapevolmente il cosmo Omega. Phoenix afferma esplicitamente di non poter raggiungere pienamente quel livello a causa della sua natura troppo solitaria e indipendente.
Episode G: Assassin è il seguito del manga prequel Episode G, incentrato sui Cavalieri d’Oro e in particolare Ioria e Capricorn. Phoenix compare brevemente in supporto a Sirio nel capitolo 19, ma viene citato da Andromeda e Cristal già nell'8, in cui scopriamo che è spesso assente e tollera bene l'alcol. Non è chiaro quanti anni dopo la serie classica abbiano luogo questi eventi, ma il ragazzo ha ancora un aspetto tutto sommato giovanile, quindi non dovrebbe avere più di 37-38 anni circa.
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