Nei giorni successivi, i Cavalieri poterono rilassarsi un pò. Insieme a Pegasus, Andromeda ed Isabel, Cristal andò a trovare i bambini dell'orfanotrofio St. Charles (vedi Note), arrivando giusto in tempo per salvare una delle loro insegnanti, Daisy, dall'essere investita da un camion nel tentativo di aiutare uno dei bambini. Tra il ragazzo e Daisy scoppiò quasi subito la scintilla, e Cristal si sorprese più volta a guardarla durante il resto della giornata, arrossendo ogni volta in cui la ragazza incrociava il suo sguardo. Quella sera, rimasti soli, i due uscirono per prendere un pò d'aria, e Cristal, nell'apprendere che anche lei era orfana, le confidò che ormai i suoi amici erano diventati come una famiglia per lui. Poco dopo aver guardato una cometa che attraversava il cielo, Cristal decise di rientrare, mentre Daisy rimase ancora un pò all'aperto. La pace però fu di breve durata, il giorno dopo Isabel scomparve nel nulla, e quasi contemporaneamente Lamia venne ad avvisarli che anche Daisy era svanita. Prima che i cavalieri potessero indagare, giunse loro un messaggio di sfida, firmato da Discordia, divinità della contesa appena tornata a nuova vita. Intuito il pericolo, Sirio condusse i compagni, eccetto l'assente Phoenix, nelle vicinanze del Tempio della Dea. I cavalieri avvertirono il cosmo di Atena diminuire e compresero di avere solo poche ore per salvarla, così si separarono.

Cristal si incamminò tra delle rovine in una foresta, ma venne ben presto sfidato da Relta della Croce del Sud, un cavaliere riportato in vita da Discordia. Lo scontro tra i due fu inizialmente equilibrato, con Cristal che subì dei danni al pettorale dell'armatura, ma che riuscì anche ad intrappolare il nemico in uno spesso strato di ghiaccio. Avendo bisogno di informazioni, il Cigno lasciò in vita il nemico per interrogarlo, ma venne interrotto dall'arrivo di Discordia in persona, e scoprì con sorpresa ed orrore che si era impadronita del corpo di Daisy, controllandola completamente. Prima di poter fare qualcosa, Cristal venne sorpreso alle spalle da Relta, liberatosi dal ghiaccio, e poi trafitto dalla lancia di Discordia che, intenzionata ad eliminarlo personalmente, trafisse anche il guerriero della Croce del Sud pur di colpirlo. La lancia penetrò proprio nel punto in cui il pettorale era danneggiato, ma fortunatamente venne smorzata dal corpo di Relta, e così Cristal perse solo i sensi. Ripresosi qualche ora più tardi, il ragazzo usò il suo cosmo per sostenere ed incitare Pegasus quando quest'ultimo si trovò impegnato nello scontro finale, ed assistette quando l'amico indossò l'armatura d'oro del Sagittario, e sconfisse la divinità nemica. In seguito alla sconfitta di Discordia, Cristal rischiò di restare sepolto nel crollo del suo tempio, ma riuscì a salvarsi insieme agli altri compagni, e riuscì persino a trarre in salvo Daisy, ora libera dal controllo della Dea.

Ancora convalescente, ma anche desideroso di restare un pò da solo per riflettere sulla morte di Acquarius, Cristal tornò in Siberia. Alcuni giorni dopo però, sentì le grida di aiuto di un uomo provenire dalle lande ghiacciate e, soccorsolo, si ritrovò a dover affrontare dei soldati con strane uniformi nordiche. Costrettili facilmente alla fuga, Cristal aiutò l'uomo che, prima di perdere i sensi, riuscì solo a nominare la misteriosa Asgard (vedi Note). Intuendo che dietro quell'attacco avrebbe potuto esserci qualcosa di grave, Cristal mandò un messaggio a lady Isabel e gli altri, per poi andare ad investigare di persona. Le ricerche lo portarono nelle vicinanze della fortezza del Valhalla, nell'Europa settentrionale, ma qui il ragazzo venne attaccato da Balder, signore del feudo e celebrante del Dio Odino. Ancora debole per la battaglia di Atene, e con l'armatura che, nonostante le apparenze, era molto fragile, il ragazzo venne facilmente sconfitto e precipitato in un burrone. Anzichè ucciderlo però, Balder, che voleva conquistare e sottomettere il mondo, ritenne che un guerriero del genere gli sarebbe potuto essere utile e, con una tecnica di controllo mentale, lo asservì alla propria volontà, convincendolo a tradire Atena e dandogli anche una nuova armatura con un elmo che nascondeva quasi interamente il volto. Con il nome di Midgard, Cristal passò diversi giorni a Valhalla, entrando nel gruppo dei guerrieri del Nord (vedi Midgard).

Alla fine però, uno scontro con i suoi vecchi compagni, venuti ad investigare sulla sua scomparsa, ed in particolare con Sirio lo riportò in se. Seppur malconcio per la sconfitta subita da parte di Dragone, il ragazzo cercò di aiutare Pegasus contro Balder, tenendo a bada quest'ultimo per qualche minuto prima di soccombere alla sua forza superiore. Oramai troppo debole per continuare la lotta, Cristal potè solo assistere al resto della battaglia, che si concluse quando Pegasus, indossata l'armatura di Sagitter, lanciò la freccia d'oro contro Balder, trapassandolo al cuore.

Più di ogni altra cosa, la battaglia del Valhalla aveva mostrato che ormai dopo la battaglia del Grande Tempio le armature di bronzo erano troppo malridotte per poter assistere i cavalieri in eventuali battaglie future (vedi Note). I cavalieri d'oro, consapevoli che in ultima istanza la distruzione delle armature di bronzo era stata causata da loro, decisero di onorare i cinque ragazzi ricostruendo e potenziando le loro armature, e per farlo usarono il loro stesso sangue. Cristal e gli altri osservarono sbalorditi e preoccupati i cinque cavalieri d'oro tagliarsi i polsi e versare il loro sangue sui frammenti delle armature di bronzo. In particolare, fu Scorpio, in segno di rispetto ed amicizia, ad occuparsi della corazza di Cristal. Alla fine, dopo minuti che parvero ore ai ragazzi, preoccupati che gli amici rischiassero troppo, la riparazione fu compiuta, e cinque nuove armature comparvero dalle ceneri delle precedenti. In un lampo di luce, Cristal indossò la sua nuova corazza, chiamata Cigno d'Argento. L'energia e la vitalità sprigionate dalla nuova corazza sbalordirono il ragazzo, che provò un sentimento di profonda gratitudine nei confronti di Scorpio e gli altri cavalieri d'oro.

Ottenuta la nuova armatura, Cristal tornò di nuovo in Siberia, sperando di non doverla mai usare, ma ignaro che invece l'occasione sarebbe giunta molto presto. Poche settimane dopo infatti, Isabel venne attaccata da Mizar, cavaliere di Asgard agli ordini di Ilda di Polaris, celebrante di Odino. A differenza del Valhalla, che era solo un avamposto di periferia, Ilda viveva nella capitale e governava l'intero regno. Per motivi sconosciuti, Mizar era stato inviato ad uccidere Isabel e, dopo aver attaccato il Grande Tempio e sconfitto Toro, si era recato a Nuova Luxor. Avendo saputo della sconfitta del cavaliere d'oro, Cristal si precipitò in città, arrivando insieme a Sirio giusto in tempo per interrompere un duello tra Mizar e Pegasus, e ritrovando anche Andromeda e Phoenix. Rendendosi conto di non poter nulla contro i cinque nemici, l'invasore scelse di far ritorno ad Asgard, minacciando però nuove battaglie. A malincuore, Isabel ed i cavalieri dovettero convenire che una nuova guerra stava per cominciare.

Siccome le notizie su Asgard erano molto poche, Cristal si offrì di andare in esplorazione, alla ricerca di informazioni. Privo di armatura, viaggiò fino alla città, nascosta ancora più a Nord del Valhalla, dove le temperature raggiungevano minime quasi insopportabili per normali esseri umani. Trovato il palazzo di Ilda, Cristal cercò un'ingresso laterale, ma venne sorpreso e fermato da alcuni soldati. Non volendo rivelare anzitempo la propria identità, non oppose resistenza, facendosi catturare e venendo imprigionato nelle segrete, dove fu sottoposto agli scherni dei soldati ed alla tortura da parte del gigantesco Thor, anche lui cavaliere di Asgard. A liberarlo dalla prigionia fu Flare, sorella di Ilda, che intuì quasi subito la sua identità di cavaliere di Atena. Inizialmente restio a confidarsi con lei, Cristal vide negli occhi di Flare bontà e desiderio di giustizia, e capì che la ragazza era dalla sua parte. Dal canto suo, Flare, molto preoccupata per le recenti azioni della normalmente pacifica Ilda, chiese al ragazzo di poter incontrare Atena, e così i due scapparono insieme dal palazzo.

Ora libero di usare la propria vera forza, Cristal richiamò ed indossò l'armatura, sconfisse un plotone di soldati e raggiunse lady Isabel, Pegasus,.Andromeda e Kiki, a loro volta appena arrivati nel regno del Nord. Ad Isabel, Flare raccontò che Ilda era improvvisamente cambiata e, senza motivi apparenti, stava preparando una guerra per conquistare le terre fertili del sud. Per di più l'atteggiamento di Ilda, già pericoloso di per se, rischiava di portare a conseguenze catastrofiche perché la fanciulla aveva smesso di pregare Odino, e questo stava causando un lento ma costante scioglimento dei ghiacci polari, che a sua volta avrebbe ben presto causato una terribile inondazione delle terre emerse.

Compreso il pericolo, Isabel decise di andare a parlare con Ilda, ed ovviamente i cavalieri si prepararono ad accompagnarla. La cosa però venne troncata sul nascere dalla comparsa di otto potenti cosmi, segno dell'arrivo di Ilda e dei suoi sette cavalieri, tra i quali vi era anche Mizar. Ben presto la tensione tra i due gruppi portò ad una serie di scontri individuali, basati più sulle emanazioni del cosmo che su veri attacchi, durante i quali Cristal ebbe modo di opporre il proprio potere a quello di Mizar stesso. I duelli comunque durarono solo pochi minuti, poi Ilda ed Isabel richiamarono i gruppi all'ordine. Osservando la celebrante, Isabel si accorse che al suo dito vi era un anello d'oro, l'Anello del Nibelungo, tristemente noto per i suoi nefasti ed oscuri poteri. Comprendendo che l'anello aveva assoggettato Ilda, Isabel disse ai cavalieri che sfilarglielo dal dito era l'unica speranza per porre fine alla sua minaccia, ma aggiunse che avrebbero dovuto cavarsela da soli perché lei avrebbe dovuto impedire lo scioglimento dei ghiacci pregando Odino al posto della celebrante. Cristal osservò smarrito Isabel recarsi su uno scoglio a picco sul mare e frantumare la roccia alle sue spalle per impedire a chiunque altro di seguirla. Ad ogni modo Ilda non si preoccupò, ed anzi avvisò che il freddo di Asgard avrebbe ucciso Isabel entro sera.

Non avendo alternative, Pegasus guidò Andromeda e Cristal verso Ilda, che a sua volta ripiegò al proprio palazzo con i suoi cavalieri, ordinando loro di affrontare singolarmente i nemici. La corsa dei tre eroi comunque non durò a lungo, dopo solo pochi minuti Thor sbarrò loro la strada, determinato a sconfiggerli. Sperando in una vittoria rapida, Cristal cercò di intrappolarlo nel ghiaccio, ma il gigante, che lo conosceva di fama, era abituato a temperature ben inferiori e quindi seppe reagire facilmente. Intontito, il ragazzo si rialzò subito, ma l'ostacolo di Thor sembrava insormontabile. Per permettere agli amici di proseguire, Pegasus attaccò da solo il nemico, ma il piano funzionò solo in parte. Cristal e Andromeda infatti riuscirono si a superare Thor, ma si trovarono impreparati di fronte ad un suo attacco a sorpresa e vennero travolti dalle asce di cui il cavaliere del Nord era armato.

Cristal rimase privo di sensi per circa un'ora, finché Sirio, appena arrivato ad Asgard, non soccorse lui e Andromeda. Nel farlo, Dragone spiegò loro che la situazione era persino più complicata di quanto sembrava. Per togliere l'anello ad Ilda era infatti necessaria Balmung, la leggendaria spada di Odino, ottenibile solo mettendo insieme i sette zaffiri del Nord, incastonati nelle armature dei sette cavalieri di Asgard. In altre parole era necessario sconfiggere ciascun cavaliere ed ottenere il suo zaffiro per poter fermare lo scioglimento dei ghiacci e salvare Isabel. Ora consapevole del suo obiettivo, Cristal riprese la corsa con Sirio e Andromeda. Ben presto i tre vennero fermati nuovamente da Thor, ma Pegasus, ripresosi da una fase sfavorevole dello scontro, giunse in tempo per concludere la battaglia contro il nemico. Cristal assistette come semplice spettatore alle fasi finali del duello, in cui Pegasus portò al massimo il suo cosmo e sconfisse il nemico, conquistando il suo zaffiro e promettendo di salvare Ilda.

Ottenuta la prima vittoria, gli amici proseguirono fino alla fine della strada, dove poi si separarono. Ora da solo, Cristal corse a lungo su sentieri innevati verso il palazzo di Ilda, alla ricerca di un nemico. Nel corso del cammino avvertì il cosmo di Sirio indebolirsi pericolosamente, segno che Dragone era impegnato in una dura battaglia, ma, seppur a malincuore, dovette accettare l'idea di non poter correre in suo aiuto.

Ben presto comunque, Cristal ebbe da preoccuparsi per se stesso. Venne infatti intercettato da uno dei Cavalieri di Asgard, Artax, che apparve subito molto sicuro di se e dei propri mezzi. Dopo una breve fase di studio, in cui i due cercarono di intimidirsi a vicenda, lo scontro iniziò, e Cristal scoprì che anche Artax possedeva tecniche basate sulle energie fredde. Il tipo di potere comunque non era l'unica cosa che i due avevano in comune, come Cristal ebbe presto modo di scoprire infatti anche Artax conosceva Flare, e le era molto legato. Il cavaliere del Cigno raccontò al nemico i dettagli del suo incontro con la ragazza, non mancando di sottolineare il cambiamento subito da Ilda a causa dell'Anello del Nibelungo, ma le sue parole caddero inascoltate, ed anzi fecero aumentare la rabbia di Artax, ora convinto che il cavaliere avesse ingannato Flare, convincendola a tradire la propria patria e la propria sorella. Invano Cristal, in realtà orgoglioso del coraggio mostrato da Flare nello schierarsi a sostegno della pace, cercò di fargli cambiare idea.

Dal momento che il confronto sembrava alla pari con le energie fredde, Artax sfoderò la propria arma segreta, un attacco di fuoco, mostrando di saper dominare anche le energie calde e mettendo in difficoltà Cristal. Preferendo combattere su un terreno congeniale infatti, il cavaliere del Nord attirò Cristal in una caverna vulcanica, dove il ragazzo venne messo in crisi dall'intenso calore e dai continui attacchi nemici. Oltre che sul piano del cosmo inoltre, lo scontro continuava anche verbalmente, con Artax che da una parte ammirava la forza di Cristal, e dall'altra era roso dall'odio perchè riteneva che avesse spinto al tradimento di Flare, con cui erano amici di infanzia. Dal canto suo, Cristal continuava a sostenere le sue ragioni, difendendo l'operato di Flare ma continuando anche ad accrescere gradatamente il proprio cosmo, al punto da iniziare a mettere in difficoltà Artax. Dopo aver rifiutato un'offerta di passare dalla parte di Ilda, il Cigno decise di ricorrere al Sacro Acquarius ma, spossato dal caldo, riuscì soltanto a congelare una piccola porzione di lava, prima di perdere i sensi.

Ora alla mercè del nemico, Cristal rischiò di essere gettato nella lava, ma a salvarlo giunse proprio Flare, informata da Kiki del duello in atto e decisa ad interromperlo prima che uno dei due perdesse la vita. Il coraggio mostrato dalla ragazza anche in quest'occasione fece aumentare l'ammirazione ed il rispetto di Cristal nei suoi confronti, ma provocò anche la reazione furiosa di Artax, segretamente innamorato di lei ed ora geloso del cavaliere del Cigno. In un tentativo disperato di fermare il combattimento, Flare parlò ad Artax dello zaffiro, e poi si frappose tra lui e Cristal, ancora debole, ma il cavaliere di Asgard, convinto che il nemico l'avesse plagiata ed obbligato ad agire per senso del dovere, sferrò lo stesso il proprio colpo segreto. Intervenendo prontamente, Cristal riuscì a proteggere Flare con il proprio corpo, subendo in pieno le fiamme nemiche ma evitandole seri danni. Furioso alla vista dello sconsiderato attacco di Artax, Cristal trovò la forza di bruciare al massimo il proprio cosmo, raggiungendo di nuovo il settimo senso e sferrando il Sacro Acquarius, con cui travolse mortalmente il nemico. L'amara vittoria portò alla conquista dello zaffiro del Nord, ma addolorò profondamente Flare, in lacrime per la perdita dell'amico di un tempo, e lo stesso Cristal, che si sentì responsabile per la sofferenza della ragazza. Amareggiato e triste, Cristal affidò Flare a Kiki, appena arrivato, e seppellì Artax fuori dalla caverna, sotto una croce di legno, prima di proseguire alla ricerca degli altri zaffiri.

Frenato dal dolore per le ferite subite nello scontro, per un pò Cristal dovette rallentare l'andatura, ma dopo un pò di cammino, avvertì il cosmo di Pegasus indebolirsi sensibilmente poco lontano. Stringendo i denti, il cavaliere si addentrò il più in fretta possibile in una foresta, fino ad una radura in cui trovò due teche di ametista, al cui interno erano imprigionati i corpi di Pegasus e della sua insegnante Castalia, che Cristal aveva incontrato brevemente ad Atene dopo la vittoria su Arles. Entrambi portavano segni di ferite, e soprattutto apparivano molto deboli. Prima di poter pensare ad un modo per liberarli, il ragazzo avvertì un cosmo ostile avvicinarsi, e ben presto si trovò di fronte a Megres, cavaliere di Artax, armato di una spada infuocata di ametista. Inizialmente Megres gli disse di aver rinchiuso Pegasus nella teca per salvarlo da una grave ferita e di aver ottenuto in cambio lo zaffiro, ma Cristal, che aveva avuto modo di percepire la natura malvagia del suo cosmo, intuì subito che era un inganno ed iniziò il combattimento, portandosi persino rapidamente in vantaggio nonostante la pericolosa spada infuocata del nemico.

Dopo alcuni scambi di colpi e ferite reciproche,a capovolgere la situazione non fu una tecnica segreta ma una minaccia. Megres infatti dichiarò di essere l'unico in grado di infrangere le teche di ametista, e disse che, se lui fosse morto, Pegasus e Castalia sarebbero stati perduti. Per di più, le teche assorbivano l'energia vitale delle loro vittime, e quindi vi era poco tempo per fare qualcosa. Megres promise a Cristal di liberarli in cambio dello zaffiro di Artax, ma il ragazzo, disgustato dalla sua viltà, non gli diede ascolto e continuò a combattere, ignorando anche la promessa del nemico di salvare lady Isabel. In cuor suo però Cristal era sinceramente preoccupato per la sorte dei due amici, e di conseguenza frenava i propri attacchi, incluso il Sacro Acquarius, cercando di vincere senza uccidere l'avversario. Approfittando di ciò, Megres lo attirò nella parte più profonda della foresta, e poi lo mise sotto scacco con un'altra sua tecnica segreta, le Anime della Natura, grazie alla quale controllava piante, terreno e tutto ciò che li circondava. Ora in grave difficoltà, il Cigno rischiò di essere intrappolato a sua volta nella teca di ametista, ma venne salvato all'ultimo momento da Sirio, appena arrivato. Allo stremo delle forze, l'eroe perse i sensi senza nemmeno riuscire ad informarlo per bene sul rischio corso da Pegasus e Castalia.

Al risveglio, non molto più tardi, Cristal trovò Megres morto e Sirio molto provato. Prima di perdere i sensi, Dragone gli affidò lo zaffiro di Megres ed un altro che aveva conquistato in precedenza, poi gli disse di proseguire mentre lui riprendeva le forze. Preoccupatissimo che la morte di Megres avesse condannato anche Pegasus e Castalia, il ragazzo li raggiunse, scoprendo sollevato che il crudele nemico aveva mentito e che le teche si erano dissolte alla sua morte. Rassicurati gli amici sulla sorte di Sirio, Cristal riprese la corsa verso il palazzo, ormai vicino, in compagnia di Pegasus, mentre Castalia restava indietro a recuperare le forze.

Arrivati al palazzo di Ilda, i due trovarono Andromeda impegnato ad affrontare Mizar e, su suo consiglio, proseguirono verso la sala del trono. La strada però era bloccata da una frana e, quando Cristal se ne liberò con l'Aurora del Nord, un'aria gelida invase il corridoio, mettendo entrambi fuori combattimento. Abituato al freddo, ma anche molto provato dagli scontri con Artax e Megres, il Cigno faticò a rialzarsi, ma con uno sforzo di volontà ci riuscì e, bruciando al massimo il proprio cosmo, congelò le macerie fino a frantumarle ed a bloccare l'aria gelida esterna. Lo sforzo però si rivelò eccessivo, ed il cavaliere crollò subito, perdendo i sensi poco dopo aver chiesto a Pegasus di proseguire. A soccorrerlo non molto più tardi furono Andromeda e Phoenix, il quale lo convinse a rialzarsi, dicendogli che Pegasus aveva bisogno di lui e tendendogli la mano, ma non aiutandolo in segno di rispetto. Ormai le antiche ruggini tra i due erano completamente sepolte e così Cristal ascoltò l'amico, sforzandosi di raggiungere la sua mano e rimettendosi in piedi. Troppo debole per camminare, il ragazzo venne portato quasi di peso dai due amici al grande piazzale nel quale si trovava la gigantesca statua di Odino, arrivando giusto in tempo per vedere Pegasus sconfitto dall'ultimo cavaliere di Asgard, Orion. Purtroppo però, Cristal non era in condizione di combattere, e ben presto, nonostante la difesa di Andromeda, venne travolto anche lui dal potentissimo nemico, che poco prima aveva sconfitto anche Phoenix.

Al suo risveglio, Orion era stato quasi sconfitto dagli sforzi congiunti di Sirio e Pegasus, ma sul campo di battaglia erano giunti anche Ilda e Syria, un cavaliere suonatore di flauto agli ordini di Nettuno, Dio dei sette mari. Syria spiegò che era stato Nettuno a dare ad Ilda l'anello del Nibelungo come parte di un complesso schema contro Atena. Nell'udire queste parole Orion, che già dubitava delle recenti azioni di Ilda, si scagliò contro Syria, sacrificandosi per sconfiggerlo. Troppo debole per intervenire, Cristal potè solo assistere alla fine del valorioso guerriero del Nord, che salì verso il cielo insieme a Syria per bruciare con lui nel fuoco cosmico.

L'unico ostacolo alla salvezza di Isabel e dell'umanità era ora Ilda stessa. La donna, completamente soggiogata dall'anello, cercò con tutte le sue forze di eliminare gli esausti cavalieri. Per permettere a Pegasus di raggiungere la statua di Odino ed ottenere Balmung, Cristal gli fece da scudo, intercettando i colpi nemici col proprio corpo. Crollato al suolo ferito, il ragazzo non ebbe la forza di intervenire ulteriormente, e potè solo osservare il resto dello scontro, che si concluse quando Pegasus, indossata l'armatura di Odino ed impugnata Balmung, riuscì finalmente a spezzare l'anello del Nibelungo.

Per interminabili secondi, a Cristal ed agli altri sembrò che, insieme all'anello, Pegasus avesse spezzato anche la vita di Ilda, mettendo dunque fine ad ogni speranza di salvezza, ma poi la donna si alzò nuovamente in piedi. Temendo che fosse ancora a loro ostile, i cavalieri si rialzarono e prepararono le difese, ma Ilda li ignorò e, raggiunta Balmung, ora conficcata al suolo, iniziò a piangere per chiedere perdono ad Odino.

Compreso che finalmente la battaglia era finita, Cristal e gli altri si incamminarono in silenzio per tornare da Lady Isabel. Raggiunto di nuovo il picco ghiacciato, dove Cristal ritrovò anche Flare, fortunatamente ripresasi, gli eroi furono shoccati nel vedere che la fanciulla aveva ceduto al freddo ed era crollata. Temendo per la sua vita, Cristal non potè fare altro che guardare con gli occhi sbarrati, ma alla fine Isabel diede un segno di vita e riuscì a rialzarsi, esausta ma viva. I cavalieri poterono così gioire della vittoria, ma i sorrisi e le lacrime di felicità furono di breve durata. Un'onda gigantesca ed improvvisa infatti si abbattè sul picco, travolgendoli tutti. Al risveglio, Atena era scomparsa.

La sparizione di Isabel gettò i cavalieri nello sconforto. Intuendo immediatamente che vi era Nettuno dietro il rapimento, Cristal andò a cercare informazioni su come raggiungere il suo regno sommerso, mentre Andromeda e Pegasus restarono ad Asgard a cercarne l'ingresso. Per giorni ogni ricerca si rivelò vano, ed ogni fallimento non faceva altro che aumentare lo smarrimento degli eroi. Per di più, per motivi ancora sconosciuti, sul mondo avevano incominciato ad abbattersi violenti ed interminabili diluvi, che stavano facendo salire pericolosamente il livello del mare e causando inondazioni e vittime. Fortunatamente, grazie all'aiuto di Ilda e Flare, alla fine Andromeda e Pegasus ebbero successo, e Cristal fece subito ritorno ad Asgard per seguirli nel regno sottomarino governato da Nettuno. Condotto dalle due donne sul bordo di un gorgo senza fine, il Cigno le salutò e vi saltò dentro, come già Pegasus e Andromeda prima di lui, raggiungendo lo straordinario regno di Nettuno, il cui cielo era il mare e ovunque vi erano coralli.

Non sapendo bene cosa fare, il cavaliere iniziò ad esplorare il posto alla ricerca di tracce di lady Isabel, finchè, qualche minuto più tardi, non avvertì il cosmo di Pegasus espandersi fino ai limiti massimi, raggiungendo il potere dei cavalieri d'oro. Sorpreso dall'energia dell'amico, Cristal ne seguì il cosmo, fino a raggiungere il compagno, impegnato in battaglia contro uno sconosciuto cavaliere di Nettuno e si accorse che incredibilmente la sua armatura era diventata d'oro. Su richiesta di Pegasus, Cristal non si intromise nello scontro e restò in disparte mentre l'amico sconfiggeva l'avversario, il cui nome era Cavallo del Mare, Generale degli Abissi. In quel momento sopraggiunse anche Sirio, e così Pegasus potè spiegare a lui e Cristal la situazione: Nettuno era il responsabile delle piogge che stavano cadendo incessanti sulla Terra, ed il suo scopo era quello di sommergere il mondo creando un solo oceano, su cui avrebbe dominato come sovrano incontrastato. Per fermarlo, lady Isabel si era fatta rinchiudere nella Colonna Portante, un immenso pilastro al centro del regno sottomarino, in cui erano convogliate parte delle piogge destinate al mondo di superfice, e di conseguenza sarebbe morta annegata in poche ore. Per salvarla i cavalieri dovevano abbattere la Colonna Portante, che però non poteva essere distrutta se prima non si abbattevano le sette Colonne dei sette mari, poste ciascuna sotto un oceano diverso e protette dai cavalieri più potenti agli ordini di Nettuno, i Generali degli Abissi. La loro missione quindi sarebbe stata sconfiggere i Generali, abbattere le sette colonne e poi la Colonna Portante prima che Isabel annegasse. Intuito il loro compito, Cristal e Sirio lasciarono Pegasus e si diressero verso altre colonne, separandosi poco dopo aver incontrato Tisifone, a sua volta giunta in missione nel regno di Nettuno ed ora impegnata in battaglia contro Tetis, cavaliere sirena agli ordini del Dio del mare.

Lasciato Sirio, Cristal si diresse verso la Colonna dell'Antartide, faticando però a raggiungerla. Quando finalmente arrivò, quel che vide lo lasciò senza parole: a difesa del pilastro c'era Acquarius, vivo e con indosso la sua armatura d'oro. Consapevole che il corpo dell'uomo era stato sepolto al Grande Tempio, Cristal pensò subito ad un inganno, ed attaccò prima con la Polvere di Diamanti e poi con l'Aurora del Nord, ignorando le parole amichevoli dell'uomo. Acquarius però rispose come il cavaliere del Cigno si sarebbe aspettato da lui: fermando entrambi i colpi con le sole mani, e poi confermando la propria identità con il Sacro Acquarius, che travolse Cristal. Non gravemente ferito, il ragazzo si convinse che era proprio il maestro del suo Maestro quello che aveva di fronte e scoppiò in lacrime, felicissimo di rivederlo. Così facendo però Cristal abbassò la guardia, ed improvvisamente Acquarius lo colpì a tradimento alla base del collo, ferendolo in profondità. Incredulo ed incapace di capire cosa fossa successo, il ragazzo si accasciò a terra gravemente ferito.

In realtà, a sconfiggerlo era stato Lemuri, il crudele Generale della colonna dell'Antartide, che aveva il potere di trasformarsi nelle persone care alle vittime, per poi prenderle di sprovvista. Più che dal Generale però, Cristal era stato sconfitto da se stesso e dai propri sentimentalismi: pur sapendo in cuor suo che Acquarius era morto, la gioia di rivederlo era stata tale da fargli abbassare la guardia, in un certo senso ignorando quanto lo stesso cavaliere d'oro aveva cercato di spiegargli al Grande Tempio sull'importanza di mantenere il sangue freddo in battaglia. In seguito, Lemuri, che aveva sconfitto anche Pegasus e Andromeda, venne annientato da Phoenix, che curò la ferita di Cristal fermando l'emorragia. Il cavaliere del Cigno si riprese quasi subito, ma Phoenix lo trattò con disprezzo, andando via senza nemmeno guardarlo in faccia. Cristal però non se ne ebbe a male, ed anzi apprezzò il gesto dell'amico, che voleva in un certo senso spingerlo a riguadagnarsi il suo rispetto, alzandosi da solo e riprendendo a combattere. Fasciatasi la ferita al collo con un pezzo del vestito, il ragazzo, frustrato per la debolezza mostrata poco prima, abbandonò la colonna dell'Antartide, dirigendosi verso quella dei mari Artici, non molto lontana (vedi Note), e correndo continuò a ripensare all'accaduto, dicendosi che era ora di mettere da parte i tristi ricordi del passato. Raggiunta la nuova colonna in pochi minuti, l'eroe fu molto sopreso di avvertire un cosmo simile al suo, che faceva uso delle energie fredde, e ancora di più quando il Generale custode del posto, appena apparso, gli parlò come se lo conoscesse. Confuso, Cristal gli chiese di mostrargli il suo volto, che era nascosto dalla maschera dell'armatura, e quando il guerriero lo fece, il ragazzo restò senza parole: il Generale a difesa dei mari Artici era Abadir.

Completamente sbalordito nello scoprire che il vecchio amico era vivo, Cristal scoppiò in lacrime, ma il compagno di un tempo si mostrò subito ostile e lo attaccò. Memore del senso di giustizia che Abadir aveva da bambino, il Cigno gli chiese spiegazioni, accorgendosi poi che al posto dell'occhio sinistro il ragazzo aveva una profonda cicatrice, che gli sfregiava il viso. Cristal intuì che quella cicatrice era quel che restava della ferita che Abadir si era procurato per salvarlo e, in un disperato desiderio di farsi perdonare, invitò l'amico di un tempo a rendergli il conto, colpendo anche lui ad un'occhio. Abadir non se lo fece ripetere e conficcò il dito nell'occhio sinitro di Cristal, facendolo sanguinare copiosamente, ma angolando il colpo in modo da danneggiare il sopracciglio più che il bulbo oculare. Di conseguenza la ferita sarebbe guarita col tempo, ma questo non significava affatto che Abadir volesse mettere da parte le ostilità.

Il Generale confermò l'origine della sua cicatrice, raccontando che quel giorno, dopo essere andato alla deriva, era stato portato nel regno di Nettuno da una forza misteriosa, forse il Kraken, e che lì il Dio gli aveva chiesto di entrare nelle sue schiere. Inizialmente Abadir, memore degli insegnamenti del Maestro dei Ghiacci sulla rivalità tra Atena e Nettuno, aveva rifiutato, ma poi la notizia che Cristal era diventato cavaliere del Cigno, e soprattutto che in nome di Atena aveva ucciso prima il Maestro dei Ghiacci e poi Acquarius, lo avevano portato a concludere che i cavalieri erano malvagi, mentre Nettuno era nel giusto. Di conseguenza ora combatteva in nome del Dio dei mari, usando la propria forza contro i nemici, proprio come il leggendario Kraken che tanto ammirava anni prima. Sconvolto all'idea di dover combattere contro un altro vecchio amico, per di più uno che gli aveva salvato la vita a rischio della propria, Cristal cercò di spiegargli le ragioni dietro la morte dei due Maestri, ma Abadir non gli diede tempo di parlare ed attaccò con il proprio colpo segreto, l'Aurora Boreale.

Il combattimento che seguì fu molto duro per il cavaliere del Cigno: il suo cosmo, grazie alle battaglie ad Atene e poi ad Asgard, era gradualmente aumentato e lo metteva in vantaggio, ma il suo cuore non voleva accettare di dover uccidere un altro compagno. Nascondendo la sua vera forza, Cristal fece allora di tutto per convincere Abadir alla resa, descrivendogli la solitudine che aveva provato in passato, e che poi aveva superato grazie all'amicizia dei cavalieri di Atena, e lasciandosi colpire senza opporre resistenza, non mancando però di mostrare per un attimo quanto potente stesse diventando il suo cosmo per far intuire al nemico che era amicizia a frenarlo, e non paura. L'ultimo assalto di Abadir fece perdere i sensi a Cristal per qualche minuto, ed al risveglio trovò il Generale impegnato a picchiare senza pietà il piccolo Kiki, venuto a portare l'armatura della Bilancia, le cui armi erano indispensabili per abbattere le sette colonne. Tale visione, e soprattutto il coraggio di Kiki che continuava a farsi colpire pur di non lasciare l'armatura di Libra, spinsero il Cigno, che aveva persino ventilato l'idea di lasciarsi uccidere per soddisfare il proprio senso di colpa, a mettere da parte le antiche amicizie ed intervenire.

Messo amorevolmente da parte Kiki, Cristal, sorretto anche dagli spiriti del Maestro dei Ghiacci e di Acquarius, mostrò la sua vera forza, mettendo subito in difficoltà il nemico e bruciando il proprio cosmo al punto da eguagliare di nuovo il potere di un cavaliere d'oro, e far trasformare la propria armatura, proprio come Pegasus contro Cavallo del Mare. Per l'ultima volta il Cigno chiese al vecchio amico di arrendersi, poi, al suo nuovo rifiuto, decise di concludere lo scontro eseguendo la tecnica suprema delle energie fredde, il Sacro Acquarius, con il quale ebbe la meglio sull'Aurora Boreale di Abadir, travolgendolo mortalmente. Vittorioso, Cristal abbattè la colonna dei mari Artici, ma poi venne chiamato da Abadir, in fin di vita, che gli chiese perdono per quanto fatto, e soprattutto lo informò sull'identità del vero nemico che tramava all'ombra di Nettuno: Kanon, fratello gemello di Gemini e Generale degli abissi con il nome di Dragone del Mare. La notizia sconvolse Cristal perchè mostrava che tutte le guerre combattute finora erano state pianificate dal solo Kanon, ma la copiosa emorragia per la ferita all'occhio, unita a quella per la ferita alla gola, riapertasi durante il duello, gli fecero perdere i sensi prima di poter fare qualcosa (vedi Note).

Ripresosi poco più tardi, Cristal si diresse direttamente verso il tempio di Nettuno, ma le ferite e la stanchezza gli rallentarono il passo. Arrivato, il ragazzo trovò Pegasus e Tisifone privi di sensi a terra, e Sirio impegnato in battaglia contro il Dio. Nel vedere Pegasus in quelle condizioni, Cristal iniziò a bruciare il suo cosmo per attaccare, ma Nettuno fece la prima mossa e fu necessario l'intervento di Sirio per proteggere il ragazzo dall'immane potere del Dio, incarnatosi nel corpo del giovane Julian Kedives. Nonostante lo scudo del Dragone però, il cosmo di Nettuno si rivelò superiore, e le armature di Sirio e Cristal andarono in pezzi, lasciando i due privi di difese. A terra, Cristal non potè far altro che assistere ai continui tentativi di Pegasus, in cui aiuto era giunta l'armatura del Sagittario, ma contro Nettuno tutto sembrava inutile, e persino la freccia di Sagitter continuava a tornare indietro. Impressionato dalla forza del Dio, Cristal arrivò persino a suggerire, invano, a Pegasus di non attaccare e trovare un'altra soluzione. Quando prima Tisifone e poi Sirio difesero con il proprio corpo il compagno, già trafitto una volta dalla sua stessa freccia, Cristal comprese di non poter essere da meno e, pulitosi il sangue all'occhio, fece lo stesso. A loro si unì anche Andromeda, malconcio ma vittorioso contro i Generali degli Abissi, ed insieme i ragazzi unirono i loro cosmi, proteggendo Pegasus e caricandone la forza nella freccia d'oro. Grazie al loro sforzo congiunto, finalmente l'arma andò a segno, e Nettuno venne lievemente ferito alla fronte.

Ritrovata la speranza, i cavalieri superarono di slancio Nettuno e corsero verso la Colonna Portante, per abbatterla e salvare Atena. Contrariamente a quanto credevano però, Nettuno era tutt'altro che sconfitto. Quella ferita infatti aveva risvegliato lo spirito del Dio, fino a quel momento ancora assopito nel suo corpo mortale, ed il cosmo di Nettuno si manifestò in tutta la sua devastante potenza. Impugnato il suo leggendario tridente, il Dio si voltò per riprendere lo scontro con i cavalieri. Cristal fece appena in tempo a sentire il rumore provocato dal crollo della settima colonna, evidentemente abbattuta da Phoenix, che un colpo del tridente lo travolse insieme agli altri, stordendolo. Riaperti gli occhi, il ragazzo vide che Pegasus stava ancora cercando di raggiungere la Colonna Portante e, quando Nettuno lo attaccò con il tridente, si frappose tra loro, prendendo in pieno il colpo.

Disposto a sacrificarsi per permettere a Pegasus di proseguire, Cristal gli gridò di andare avanti offrendosi di proteggerlo con il suo corpo, ma, incredibilmente, il successivo assalto di Nettuno venne parato dall'armatura d'oro dell'Acquario, che poi si dispose sul corpo del Cigno. Consapevole che, dall'alto del Paradiso dei cavalieri, il maestro stava cercando di aiutarlo, e profondamente fiero della sua fiducia, Cristal contrappose il Sacro Acquarius al successivo attacco di Nettuno, nella speranza di dare a Pegasus il tempo di allontanarsi. Dopo alcuni secondi di stallo però, il cosmo del Dio ebbe la meglio e Cristal, pur di non abbandonare la difesa di Pegasus, rischiò di essere colpito in pieno petto. A salvarlo fu ancora una volta Dragone, stavolta grazie allo scudo d'oro di Libra, e Cristal vide con sorpresa l'amico indossare l'armatura della Bilancia. Intuendo che solo insieme avrebbero avuto una speranza, i tre unirono le forze, congiungendo il Drago Nascente, il Fulmine di Pegasus e la Polvere di Diamanti e riuscendo ad abbattere Nettuno.

Finalmente soli davanti alla Colonna Portante, i cavalieri ebbero un'altra sorpresa spiacevole: le armi di Libra, che avevano abbattuto tutte le altre colonne degli abissi, erano inutili contro l'ultima e continuavano a tornare indietro, ferendo gli stessi cavalieri. Dopo una serie di tentativi andati a vuoto, Pegasus convinse Sirio e Cristal a lanciarlo contro la Colonna con il Drago Nascente e la Polvere di Diamanti, in modo da abbatterla lui stesso. Inizialmente diffidente, Cristal venne poi convinto dalle appassionate parole dell'amico, che incitò lui e Sirio a non arrendersi ed a sperare in un miracolo. A complicare le cose ci fu il ritorno di Nettuno, il cui cosmo era in continua ascesa, ma grazie agli interventi di Andromeda e Phoenix, Cristal e Sirio riuscirono a lanciare Pegasus attimi prima di essere travolti dal nemico. Accorgendosi che a mezz'aria Pegasus era un facile bersaglio, i quattro amici unirono i loro cosmi d'oro e crearono una barriera a sua difesa. Il loro gesto ebbe effetto, Pegasus frantumò la Colonna Portante, provocandone il crollo, ed emerse dalle macerie insieme a Lady Isabel, svenuta ma viva.

Mentre il regno sottomarino, privo delle otto colonne che lo sorreggevano, veniva rapidamente sommerso dalle acque, Cristal osservò allo scontro tra le due divinità, troppo debole per intervenire. Alla fine Atena ebbe la meglio e riuscì ad imprigionare di nuovo lo spirito di Nettuno nell'anfora che lo aveva intrappolato per secoli. Attimi dopo, anche il tempio del Dio venne sommerso, ed i cavalieri furono travolti dall'acqua. Il cosmo di Atena però giunse in loro soccorso e li portò sani e salvi in superficie, insieme a Kiki e Tisifone. Con la sconfitta di Nettuno le piogge cessarono e le acque si ritirarono, scongiurando il pericolo di ulteriori inondazioni. Finalmente in pace, i cavalieri poterono ammirare insieme il tramonto, senza il timore di nuove battaglia all'orizzonte.

1° serie

3° OAV, 4° OAV, Hades

Tenkai, ND, Omega, Assassin, Note

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