ZEUS CHAPTER

L'OMBRA DI HADES

 Parte precedente

3°Parte

BGM: Hades

Parte successiva

Diverse decine di metri più avanti, Andromeda stava percorrendo i tetri corridoi del tempio di Hades. L'edificio si era rivelato avvolto nella penombra, come se una forza misteriosa impedisse alla luce di filtrare all'interno, ma ben presto i suoi occhi si erano abituati alle tenebre, permettendogli di camminare con relativa rapidità. L'aria era calda e pesante, persino vicino all'entrata, e portava con se uno strano odore di decadimento, simile a quello tipico degli edifici abbandonati da molti anni. Mentre camminava, Andromeda non aveva potuto respingere la sensazione che quel tempio rifiutasse qualsiasi cosa fossa ancora viva, incluse la luce e l'aria. Di tanto in tanto il corridoio si divideva in diramazioni laterali, ma il ragazzo non esitò neppure una volta sulla direzione da seguire, andò avanti come guidato da una forza misteriosa, da una voce proveniente dalle profondità del suo essere. Dopo alcuni minuti, il corridoio terminò davanti all'ingresso di una grande sala, e, col cuore che gli martellava nel petto, Andromeda entrò. A differenza del resto del tempio, la stanza era rischiarata da una luce argentea, che sembrava provenire dalle pareti stesse. Era completamente vuota, eccezion fatta per un oggetto, un oggetto che Andromeda riconobbe subito: la surplice di Hades

L'armatura, nella sua forma assemblata, era sistemata su un piedistallo a forma di colonna, esattamente al centro della stanza. Era priva di crepe, segno che qualcuno, forse Efesto, l'aveva riparata dopo la battaglia all'Elisio. Nella mano destra, il ragazzo vide la spada del Dio, l'arma che tanto dolore aveva causato, e che aveva persino messo fine alla vita di Pegasus, prima che Zeus lo riportasse in vita per farlo partecipare alla grande battaglia. Attratto da una forza irresistibile, Andromeda si avvicinò alla corazza, fino a poter vedere il proprio volto riflesso negli occhi malefici della maschera. Il quel momento, qualcosa dentro il suo essere si mosse, ed il ragazzo fu percosso da un brivido, perché per un attimo gli era sembrato che i suoi capelli nel riflesso fossero neri, e non verdi. Dentro di se, il cavaliere sentì il desiderio di distruggere quella surplice, di farla a pezzi insieme al ricordo della malvagità del Dio. Sollevò la mano per colpire, abbassò il pugno… e lo fermò a pochi centimetri dal bersaglio. Lentamente, il pugno si aprì e, mosso da ragioni che neppure lui conosceva Andromeda protese la mano verso la nera armatura. Non appena la sfiorò, una porta che fino ad ora era stata socchiusa nelle profondità del suo animo, si spalancò, ed un'ombra oscura avvolse il cavaliere di Atena. Per un attimo, Andromeda ebbe una sensazione di vertigine, forte come mai in vita sua, al punto che dovette appoggiarsi all'armatura per non cadere. Senza alcuna ragione, provò contemporaneamente sensazioni di grande gioia e profondo dolore, di infinita tranquillità e di rabbia ardente. All'inizio queste sensazioni sembrarono bilanciarsi, poi però quelle negative iniziarono a prevalere, e nello stesso momento il mondo iniziò a vorticare attorno al giovane eroe. Andromeda si sentì come morire e rinascere al tempo stesso, poi la vista gli si annebbiò per qualche secondo, costringendolo ad abbassare la testa, e quando la rialzò, Hades era di fronte a lui.