ZEUS CHAPTER

SCALATA ALL'OLIMPO

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Voltandosi, i ragazzi vedono il Dio avanzare lentamente verso di loro. Alto, con un fisico marmoreo, vestito di una tunica bianca, stretta in vita da una cintura dorata, e con calzari di cuoio ai piedi, Zeus osserva con attenzione i suoi ospiti. La parte inferiore del volto è coperta da una folta barba marrone, e dello stesso colore sono i suoi capelli, lunghi fino alla base del collo. Gli occhi invece sono azzurri, ma anche inespressivi, quasi vitrei. "E' la prima volta da secoli che permetto a degli esseri umani di salire sull'Olimpo, siatene onorati, cavalieri !"

Ne' i cavalieri ne' Lady Isabel rispondono nulla, limitandosi ad osservare il Dio che si avvicinava. "Sta contenendo il suo cosmo !" pensa Pegasus che, al pari dei suoi compagni, non avverte alcuna manifestazione di energia dal Dio. "Se non sapessi chi è, lo giudicherei un semplice uomo di mezza età." Sussurra il cavaliere a Sirio, che è alla sua destra.

A queste parole, pur appena sussurrate, Zeus sorride divertito e risponde "Sono nella mia casa, per quale motivo dovrei manifestare apertamente il mio cosmo ?"

Sbalordito, Pegasus guarda il Dio. Era ancora a qualche decina di passi da loro, non poteva udire un semplice sussurro. "Ma come…"

"Pegasus, credi che qui, sull'Olimpo, possa avvenire qualcosa di cui io non sia a conoscenza ? In questo luogo io sento tutto, dall'urlo più forte al più fievole respiro, financo i pensieri !"

"Ma allora può leggere nelle nostre menti ?"

"Potrei farlo, ma ho deliberatamente chiuso le vostre menti al mio potere ! Vi ho sfidato e voglio lottare lealmente contro di voi…per quanto leale può essere lo scontro tra un uomo ed un Dio !"

Lady Isabel, che fino a questo momento era rimasta in silenzio, avanza di qualche passo verso il padre, dicendogli, decisa in volto "Se tu volessi realmente aiutarci, potresti mettere fine a questa battaglia prima ancora di farla iniziare"

"Non provocarmi, Atena ! Sai bene che non è mia abitudine ritornare su una decisione ! Sei stata tu a volere questa battaglia, quindi preparati a combatterla ! Ora guardate !"

Senza dare ad Atena il tempo di controbattere, Zeus solleva la mano, per poi abbassarla velocemente, come a mimare un fendente. Come obbedendo al suo comando, le nebbie si diradano, mostrando per intero la montagna, costellata da dodici templi. La rassomiglianza con le dodici case di Atene è evidente, i templi sono collegati da lunghe scalinate di pietra, ed alle spalle dell'ultimo edificio si innalza una scala più larga, circondata da entrambi i lati da immense sequoie, che conduce al tempio posto più in alto.

Anticipando le parole dei cavalieri, Isabel spiega "E' questo il modello in base al quale feci edificare il Grande Tempio, secoli fa. Quelli sono i dodici templi divini, in essi risiedono le dodici divinità principali dell'Olimpo !"

"Vedo che ricordi bene il tuo passato di divinità. E' così, quelli sono i templi degli Dei: Il primo è il tempio di Ermes, signore della velocità, poi il tempio di mia sorella Estia, sovrana del focolare, di Efesto, sommo fra i fabbri, di Ades, Dio che ben conoscete, di Eolo, signore dei venti, di Ares, Dio della guerra violenta, di Artemide, Dea della caccia, di Dioniso, di Nettuno, il signore dei mari, di Apollo, che domina il sole, poi il tuo tempio, Atena, ed infine il tempio di mia moglie, Era. Alle spalle del suo tempio vi è la scalinata che conduce alla mia dimora, ed è lì, cavalieri, che voi dovrete arrivare, a meno che tu, Atena, non decida di tornare suoi tuoi passi e di rinunciare a contrastarmi !"

Mentre lo sguardo dei cavalieri si sofferma sui dodici templi, Isabel, con tono calmo, risponde "Sai bene che non lo farò !"