ZEUS CHAPTER

LA RESURREZIONE DELLE ARMATURE DIVINE

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Dalla nebbia emergono dei cavalli, in groppa ai quali vi sono delle donne, tutte molto somiglianti tra loro, con capelli rossi o biondi lunghi fino alla base della schiena e raccolti in due trecce, occhi azzurri chiarissimi e vesti simili a quelle di Heimdall. Alla cintura avevano legato un corno da caccia ed una spada. Rialzando la gamba, Heimdall avanza verso di loro, mentre Andromeda e Cristal, finalmente ripresisi del tutto, corrono verso Sirio e lo aiutano ad issare Pegasus, il quale sta a sua volta riprendendo i sensi.

Heimdall intanto ha raggiunto le donne e, fermatosi a pochi metri da loro, incrocia le braccia sul petto e dichiara "Perché mi avete fermato, Valchirie, perché mi avete impedito di dare a questi invasori la fine che meritavano !"

"Queste sono dunque le Valchirie…le emissarie di Odino…" afferma Cristal osservandole.

"Valchirie, eh ? Comunque sia il loro arrivo è stato provvidenziale, le cose stavano volgendo al peggio !" risponde Pegasus, scuotendo violentemente la testa per cercare di schiarirsi la vista. Intanto una delle valchirie si fa avanti e, rivolta verso Heimdall, sostiene "Non devi far loro del male ! Odino in persona ci ha ordinato di condurli al palazzo del ValHalla ! la loro presenza qui è permessa !"

A queste parole Heimdall sorride, poi, voltatosi, avanza verso i cavalieri senza parlare. I ragazzi preparano le loro difese, Sirio alza lo scudo a difendere sia se stesso che Pegasus, ancora non in perfette condizioni, mentre Andromeda tende la catena con entrambe le mani. Heimdall però continua ad avanzare finché, giunto vicinissimo a loro, li osserva con i suoi occhi di ghiaccio.

Per alcuni attimi la tensione nell'aria è palpabile, i cavalieri si aspettano che Heimdall li colpisca da un momento all'altro, mentre il Dio osserva questi stranieri, chiedendosi perché il suo signore desideri vederli. Alla fine, il volto del custode di Bifrost si distende in un sorriso mentre tende la mano verso i ragazzi e dice "A quanto pare avevo torto, non siete invasori…beh, meglio così, in fondo mi sarebbe dispiaciuto dovervi eliminare… non siete male come guerrieri. Andate pure, Odino vi aspetta !"

Rilassatisi, i cavalieri si rialzano ed uno dopo l'altro passano accanto ad Heimdall, dirigendosi verso le Valchirie. Salutato il custode di Bifrost, i ragazzi montano a loro volta su alcuni cavalli e seguono le Valchirie, scomparendo ben presto alla vista del Dio, il quale pensa "Odino in persona ha deciso di vederli…che ci sia una correlazione tra quei ragazzi e la grande energia che avverto nell'aria da qualche tempo, proveniente da Midgard, il regno dove vivono gli umani… Comunque sia, temo che una pericolosa forza stia per scatenarsi…sarà meglio stare in guardia !"

Intanto, in groppa ai magici cavalli delle Valchirie, veloci come il vento, i cavalieri raggiungono l'altra estremità di Bifrost. Smontati, i quattro ragazzi si guardano attorno. Di fronte a loro vi è un palazzo immenso, chiuso da un portone gigantesco in legno massiccio, bagnato dalla neve, accanto al quale si trovavano numerosissime porte più piccole. Le mura del palazzo sono alte, così alte che non se ne vede la cima, e fatte interamente in pietra grigia. Sulle pareti si vedono frequenti macchie bianche, create dall'accumulo di neve e ghiaccio. La Valchiria che aveva parlato ad Heimdall scende a sua volta da cavallo e si avvicina al portone, poi, voltatasi verso i ragazzi, afferma con un tono di voce basso ed autoritario al tempo stesso "Entrate, Odino vi riceverà presto !" La donna tocca il portone con la punta del dito ed esso si spalanca, rivelando un lungo corridoio buio. Pegasus accenna a rispondere qualcosa, poi dice, "D'accordo, andiamo, cavalieri !"

Senza esitare, i quattro amici varcano il cancello, osservati dalle Valchirie, le quali restano fuori. Dopo pochi attimi il cancello si richiude rumorosamente alle spalle dei ragazzi. Anche col portone chiuso il corridoio non è però completamente buio, in fondo, dove si trova una porta ad arcata, si intravede infatti una debole luce, di quelle prodotte dal fuoco. Senza dire niente, i cavalieri raggiungono la fine del corridoio ed entrano in una sala immensa, illuminata da numerose torce, agganciate alle pareti. Di fronte a loro, rialzato da alcuni gradini, vi era un trono intarsiato completamente nel ghiaccio, ma, al momento, nessuno vi era seduto sopra. Tutte le pareti della sala erano piene di porte di legno, alcune chiuse, altre aperte in bui corridoi come quello da cui i cavalieri erano appena usciti. La parete dietro al trono era differente dalle altre, fatta non di pietra ma di ghiaccio azzurro e brillante, che riflette la luce delle torce, il cui calore non è sufficiente a scioglierlo, creando dei bagliori nell'aria. Anche in questa parete vi era un corridoio, ma esso era fatto interamente di ghiaccio, con alcune stalattiti che pendevano dal soffitto.

"Questa deve essere la sala del trono di Odino." Dice Sirio guardandosi attorno.

"Già, è qui che lui vive, insieme agli spiriti degli eroi caduti in battaglia, i quali vengono portati qui dalle Valchirie per ordine di Odino stesso," li informa Cristal osservando a sua volta la stanza.

"Dici che è qui che vive ?! beh, speriamo si faccia vedere in fretta, è già da un po’ che siamo qui !" afferma Pegasus in tono impaziente.

"A quanto pare non sei affatto cambiato, amico ! Anche l'ultima volta avevi fretta di raggiungere Odino, o meglio, la sua statua !"