MUR DELL’ARIETE
(ARIES MU)
ETA': 20 Anni
ALTEZZA: 1.82 M
PESO: 75 Kg
OCCHI: Verdi
CAPELLI: Lilla
DATA DI NASCITA: 27 marzo
LUOGO DI NASCITA: Tibet
GRUPPO SANGUIGNO: A
SEGNI PARTICOLARI: Mur ha le sopracciglia rasate, e due Bindi rossi sul lato interno dell’orbita.
PARENTI CONOSCIUTI: Kiki, fratellino minore (vedi Note). Discende dal popolo del continente di Mu.
COSTELLAZIONE / SIMBOLO: Ariete, prima costellazione dello zodiaco.
ARMATURA / ARMI: Armatura d'oro dell’Ariete. L'armatura di Mur non ha caratteristiche particolari, ma come tutte le armature d'oro è pressochè indistruttibile e congela solo allo zero assoluto (- 273.16 °C).
STIRPE: Cavaliere d'oro di Atene, protettore della prima casa del Grande Tempio.
PRIMA APPARIZIONE: Episodio 10, "Una decisione difficile" (anime), Saint Seiya N° 3, 4° capitolo (manga).
EPISODI (SAGA): 10, 39, 42-47, 57-59, 61, 63, 68, 72-73 (saga del Grande Tempio), 83 (saga di Asgard), 109, 111, 113-114 (saga di Nettuno), 115-117, 120-121, 123-127, 135-139 (saga di Hades), OAV 4 (Lucifero), OAV 5 (Tenkai). Saint Seiya Omega 74 (saga di Pallas).
NUMERI DEL MANGA: 3-6, 8-9, 12-14, 18-22, 26-26; Episode G; Lost Canvas n° 25.
COLPI SEGRETI / POTERI: Mur possiede un ampio parco tecniche e diversi poteri, variegati anche per gli standard di un Cavaliere d’Oro del Grande Tempio. La sua capacità più distintiva è la psicocinesi, abilità con la quale è universalmente riconosciuto da alleati ed avversari come il più capace tra i Cavalieri. Questo potere, che scaturisce dalla forza della mente e non sembra consumare cosmo, si manifesta principalmente attraverso telecinesi e teletrasporto. Mur è infatti in grado di spostare se stesso o gli altri attraverso enormi distanze, superando all’occorrenza continenti interi o persino le dimensioni. Lo vediamo riportare sulla terra Phoenix e Virgo dal vuoto spaziotemporale, azione che il Cavaliere della sesta casa ammette di non poter svolgere da solo; trasportare Toro dal Jamir alla Grecia pur essendo gravemente ferito; e addirittura portare lui, Capricorn, Acquarius, Virgo e Scorpio nel Tartaro dal Grande Tempio. Gli effetti del teletrasporto sono istantanei, ed è possibili limitarli solo con apposite barriere come quella che avvolge il Santuario. Di tanto in tanto, Mur lo utilizza anche per spostarsi a una velocità superiore a quella della luce e schivare i colpi nemici, o per coprire brevi distanze, ma si tratta di casi abbastanza rari. La telecinesi gli permette invece di spostare o paralizzare oggetti e persone con la forza della mente, ed è abbastanza forte da lasciargli rimettere in sesto in pochi attimi la torre del Jamir abbattuta da Sirio. Virtualmente illimitata sugli oggetti inanimati, ha però meno efficacia sugli esseri umani se questi ultimi hanno un cosmo adeguatamente potente. Ioria, in particolare, mostra di poter spezzare la presa telecinetica persino senza armatura se brucia abbastanza il suo cosmo, e forse per questo Mur ne fa raramente uso in combattimento. Non sappiamo a che distanza possa estendersi la sua presa, ma non la usa mai per intervenire in uno scontro che ha luogo altrove. Inoltre, la vittima della telecinesi rimane sempre consapevole delle proprie azioni, e in nessun caso Mur riesce a soggiogare qualcuno come fatto da Gemini. Va anche notato che la psicocinesi di Mur non include né la capacità di generare o disperdere illusioni, né la lettura del pensiero, al di là della normale telepatia utilizzata da tutti i Cavalieri d’Oro. Non può quindi anticipare le intenzioni dei nemici o predirne le strategie, anche se mostra una lieve capacità extrasensoriale in questo senso quando "vede" le lacrime di sangue nel cuore di Gemini, Capricorn e Acquarius. Come detto, nell’usare la psicocinesi Mur non brucia visibilmente il suo cosmo, ma questo non significa che la cosa non gli costi fatica. Toro lo avverte apertamente che lo sforzo di teletrasportarlo dal Jamir alla Grecia potrebbe essergli fatale visto che è già ferito, e, pur non essendoci chiarimenti ufficiali a riguardo, si presume che il portare i Cavalieri d’Oro nel Tartaro lo stanchi al punto da impedirgli di andare lì lui stesso. Durante lo scontro con i Rinnegati alla prima casa, viene dato a intendere che non potrebbe continuare a schivarli teletrasportandosi sempre.
Passando ai colpi segreti veri e propri, la prima mossa di Mur è difensiva e si chiama Muro di Cristallo (Crystal Wall). Si tratta di una barriera che il Cavaliere eregge allargando le mani davanti a sé, in grado di rispedire al mittente sia i colpi segreti che gli attacchi fisici. È considerata una delle tecniche difensive più potenti in assoluto, paragonabile al Khan di Virgo, e si manifesta come un vero e proprio muro semitrasparente di luce dorata. Nella serie classica, Mur lo solleva sempre solo davanti a sé, ma nel film La Leggenda del Grande Tempio si mostra in grado di concentrarlo attorno a un piccolo punto, come il pugno del nemico, mentre in Saint Seiya Omega e Saint Seiya Lost Canvas, rispettivamente Kiki e Sion lo creano a una distanza maggiore. In tutti i casi comunque la forma rimane quella di un muro, che quindi protegge Mur da un solo lato. Per quanto potente inoltre, come tutte le tecniche difensive può essere sfondato da attacchi abbastanza forti, e in quel caso si spacca in frammenti di luce che scompaiono istantaneamente. In Next Dimension, scopriamo che il Muro di Cristallo di Sion ha un microscopico punto debole, toccando il quale si sbriciola subito, ma non sappiamo se lo stesso valga anche per Mur. Il Muro di Cristallo non rimane mai in aria più di pochi secondi, e non è chiaro se Mur possa bypassarlo da dietro per attaccare, o se la difesa agisca da entrambe le direzioni. Può respingere i colpi segreti spirituali, come gli Strati di Spirito, e persino pollini e odori, ma è vulnerabile agli attacchi dimensionali, come dimostrato da Giapeto, o a pressioni continuate. Secondo l’enciclopedia Taizen, è una tecnica psichica.
Una specie di variante del Muro è la Trappola di Cristallo (Crystal Net), una ragnatela che Mur utilizza esclusivamente nel combattimento con Papillon, per imprigionare lui e le sue Fairy. Dalle immagini, sembra una versione modificata del Muro, ma nei fatti non ne sappiamo praticamente nulla, se non che è abbastanza forte da bloccare un nemico abile come Papillon impedendogli la fuga sia tramite la forza che con la psicocinesi. Se di variante del Muro si tratta, è possibile che Mur possa dargli altre forme a suo piacimento, un po’ come Andromeda con la catena, ma l’opzione non viene mai adoperata. A differenza del Muro, la Trappola persiste abbastanza a lungo da permettere a Mur di lanciare un secondo attacco mentre il primo è ancora attivo.
Il terzo colpo segreto di Mur è l’Onda di Luce Stellare (Starlight Extinction), tecnica che il Cavaliere dovrebbe aver creato da solo e non appreso dal maestro Sion. È una mossa indiretta, con cui Mur genera una luce abbagliante che avvolge il nemico, uccidendolo o teletrasportandolo altrove prima di dissolversi. Il modo effettivo in cui agisce non è del tutto chiaro, visto che Mur dice che coloro che la subiscono vengono "trasportati nel mondo della morte". In realtà, il primo a subirla - Pegasus - viene trasportato all’Altura delle Stelle, mentre Cancer e Fish finiscono in Germania, ma nel primo caso l’Onda di Luce viene usata come diversivo per nascondere un vero teletrasporto, mentre nel secondo è possibile che i due tornino lì perché, essendo resuscitati come Spectre, non possono davvero morire. Nel combattimento con Giapeto, Mur mostra che l’Onda di Luce può avvolgere e richiudere persino una spaccatura dimensionale, e afferma, abbastanza enigmaticamente, che essa agisce come un portale verso un altro mondo, chiudendo il quale tutto ciò che vi è entrato scompare. Viene lanciata con entrambe le mani, separate oppure congiunte e poi aperte.
Nella serie classica, viene dato a intendere che l’Onda di Luce Stellare sia la mossa più potente di Mur, ma Episode G affida questo onore alla Rivoluzione Stellare (Stardust Revolution), sulla base che si tratta dell’unico attacco diretto del Cavaliere. Chiamato anche Sacro Ariete, consiste in una pioggia di dardi luminosi che, secondo Ioria e Mur, sono in realtà meteoriti provenienti da una galassia generata dal cosmo del Cavaliere d’Oro. A seconda dell’energia impressa, possono variare sia per forza che per numero, passando da raggi abbastanza deboli che intaccano appena il guscio di Papillon, a veri e propri asteroidi che crivellano l’Ecatonchiro evocato da Giapeto. Lanciata da Sion, questa tecnica è ripetutamente alla pari con il Colpo dei Cento Draghi, ma è impossibile dire se la versione di Mur sia più o meno potente di quella del maestro che gliel’ha insegnata. In Lost Canvas inoltre questo colpo segreto ha un leggero punto debole, ma non è detto che valga anche per la versione di Mur. Di solito viene eseguito saltando e attaccando dall’alto verso il basso, anche se nulla vieta di lanciarla in altro modo.
A parte tutti questi poteri, Mur possiede un cosmo estremamente vasto, al punto da essere spesso considerato il terzo Cavaliere d’Oro più forte dopo Virgo e Gemini. La cosa è particolarmente evidente nella serie di Hades, quando sconfigge da solo Cancer e Fish, mostrando tra l’altro anche una forza puramente fisica maggiore di quella che ci si potrebbe aspettare dal suo fisico minuto. Secondo Cosmo Special, un duello tra lui e Virgo potrebbe mutarsi in una guerra dei mille giorni e durare per sempre. Ha pieno possesso del settimo senso e tutte le capacità tipiche dei Cavalieri d’Oro, come il muoversi e lanciare colpi alla velocità della luce, ed ovviamente può frantumare la roccia a mani nude. Nella parte finale della serie di Hades, agisce da vivo nell’aldilà, segno che potrebbe aver raggiunto e risvegliato l’ottavo senso. In un paio di occasioni, mostra limitati poteri curativi, vagamente simili a quelli di Ioria. Per buona parte della storia, è l’unico uomo al mondo in grado di riparare le armature, abilità ereditata dal suo maestro Sion e poi trasmessa al successore Kiki, ed utilizza con maestria gli attrezzi dell’armatura del Bulino.
STORIA: L’infanzia di Mur è quasi totalmente sconosciuta. Maggiore di due fratelli (vedi Note), nato e Tibet e discendente dell’antico popolo dell’isola di Mu, da sempre alleato della dea Atena e del Grande Tempio, venne scelto per diventare Cavaliere dell’Ariete dal Grande Sacerdote in persona, suo compatriota e precedente custode di quel segno. Il Sacerdote, il cui vero nome era Sion e che, insieme a Doko della Bilancia, era l’unico sopravvissuto alla guerra sacra contro Hades combattutasi oltre duecento anni prima, gli insegnò le tecniche e i colpi segreti dell’Ariete, ma anche come potenziare e utilizzare al meglio i poteri psichici comuni ai discendenti di Mu (vedi Note) e come riparare le armature, conoscenza della quale era l’unico depositario al mondo. In particolare, apprese che anche le armature hanno una loro vita e, di conseguenza, possono morire, cosa che rende necessaria una grande dose di sangue di Cavaliere per sistemarle. Pacato, riflessivo, pacifista e rispettoso per natura, Mur praticamente venerò Sion, tramite il quale ebbe modo di conoscere anche Doko, stabilitosi in Cina, alla cascata dei Cinque Picchi, per adempiere a una missione affidatagli da Atena.
Alla fine, Mur ottenne l'investitura e divenne Cavaliere d'Oro dell’Ariete al Grande Tempio di Atene, conoscendo in quest’occasione alcuni tra i suoi futuri compagni e stringendo un buon legame di amicizia con il solare "vicino di casa" del tempio del Toro. Nonostante fosse oggettivamente forte, Mur, così come la maggior parte degli altri Cavalieri d'Oro, era ancora molto giovane e per questo, pur essendo il discepolo di Sion, non venne considerato tra i possibili successori al titolo di nuovo Grande Sacerdote, resosi necessario a causa della guerra ormai imminente e della veneranda età del suo maestro. Improvvisamente però, il Grande Tempio venne scosso prima dalla morte improvvisa del Sacerdote, con la conseguente ascesa al trono del suo primo ministro e assistente Arles (vedi Note), e poi dal presunto tradimento di Micene di Sagitter, che fuggì portando con sé la propria armatura ed una bimba in fasce. A differenza degli altri Cavalieri d’Oro, Mur comprese che il maestro non era morto di cause naturali ma era stato ucciso dal Cavaliere di Gemini, da tempo bramoso di potere e ora sostituitosi ad Arles. Consultatosi con Doko (vedi Note), decise di non intervenire direttamente e si limitò a fare ritorno in Jamir, di fatto autoesiliandosi dal Grande Tempio con la scusa dei suoi doveri di riparatore di armature. Lui e Libra sapevano infatti che la bimba portata via da Micene a prezzo della vita era la reincarnazione di Atena e che, col tempo, sarebbe cresciuta e avrebbe radunato attorno a sé una nuova schiera di guerrieri con i quali deporre Gemini. In questo senso, la ribellione di quest’ultimo era di fatto una prova, che Atena avrebbe dovuto superare da sola per mostrarsi degna del ruolo e in grado di affrontare le minacce future.
Dopo anni di lontananza, Mur venne convocato al Grande Tempio dal Sacerdote, per prendere parte ad una riunione formale tra Cavalieri d'Oro, la prima da molti anni, causata dallo scoppio di una guerra con il Dio Crono e le sue armate di Titani. Nonostante l’assenza lo rendesse passabile di tradimento, il Cavaliere rifiutò di prendervi parte, inviando tramite Toro una missiva di scuse in cui diceva di essere troppo impegnato dalla riparazione delle armature. La guerra tra Cavalieri e Titani però finì per coinvolgerlo lo stesso quando Ioria del Leone, fratello minore di Micene, si recò da lui in Jamir insieme a Toro e alla sua piccola servitrice Lythos per chiedergli di riparare la sua armatura d’oro, gravemente danneggiatasi nello scontro con Iperione il Nero. I modi irruenti di Ioria infastidirono Mur, che inizialmente rifiutò di sistemare la corazza ormai morta, adirando ulteriormente il Leone. I due finirono per scontrarsi in un breve duello in cui la rabbiosa forza di Ioria si mostrò all’altezza dei poteri psichici di Mur, ma in realtà era tutta una finta per far uscire allo scoperto dei nemici invisibili di cui entrambi avevano percepito la presenza. Ioria sconfisse i soldati semplici, ma Mur, sentendosi responsabile della difesa di quei luoghi, volle affrontarne di persona il capo: il Titano Giapeto.
La battaglia tra i due fu durissima. Teletrasportati a distanza di sicurezza Ioria, Toro e Lythos, Mur dovette far ricorso a tutte le sue tecniche per tener testa al nemico, capace di aprire varchi dimensionali e invocare i temibili Ecatonchiri del mito. Pur gravemente ferito, nascose le proprie emorragie per non mostrare segni di debolezza e continuò a lottare, sottolineando il valore degli esseri umani di fronte alla superbia divina e riuscendo a ribattere colpo su colpo agli assalti del nemico, fino a distruggere l’Ecatonchiro con la Rivoluzione Stellare. Adirato, Giapeto riconobbe il suo valore e si preparò a fare sul serio, ma il combattimento venne interrotto dalla comparsa dello spirito di Crono, signore dei Titani, che richiamò alla base il disobbediente fratello. Rimasto solo con gli altri Cavalieri d’Oro e Lythos, Mur decise di fidarsi del buon cuore che sentiva albergare in Ioria e, incurante delle proprie ferite, riparò l’armatura del Leone usando il suo stesso sangue, per poi svenire a causa dello sforzo.
Al risveglio, si ritrovò in compagnia di Toro, che lo informò della partenza di Ioria per fare ritorno in Grecia. I due discussero il loro giovane compagno, ancora in bilico tra luce e oscurità a causa del fato subito da Micene e del disprezzo ricevuto per anni e anni. Mur intuì che Ioria probabilmente non aveva ancora scatenato tutti i poteri a sua disposizione, e avvertì che solo in quel momento avrebbero capito che tipo di mondo la sua forza avrebbe contribuito a creare. Ancora convalescente, si affidò per qualche giorno alle cure di Toro, che lo aiutò anche a riparare i danni causati dalla battaglia con Giapeto finché dalla Grecia non arrivò una missiva che gli chiedeva di fare rapidamente ritorno. Pochissimo tempo dopo, i due percepirono un cosmo immensamente oscuro avvolgere il Grande Tempio, e il Toro chiese all’amico di teletrasportarlo di nuovo in Grecia. Inizialmente titubante perché quel cosmo avrebbe potuto interferire, Mur rimase colpito da un attestato di fiducia nei suoi confronti ed esaudì la richiesta, facendo comparire il compagno sano e salvo ai piedi delle Dodici Case.
Le battaglie successive videro Ioria affrontare numerosi Titani, spesso con l’aiuto degli altri Cavalieri d’Oro, dei quali iniziò pian piano a fidarsi dopo anni di risentimento per averli ritenuti in parte responsabili della morte di Micene. Mur non prese più parte attivamente agli scontri ma, quando Ioria si recò di sua volontà nel Tartaro per salvare Lythos, rapita proprio da Giapeto, di comune accordo con Doko lo aiutò, teletrasportando al suo fianco i compagni maggiormente desiderosi di affiancarlo: Toro, Capricorn, Acquarius, Virgo e Scorpio, e invitandolo a credere nell’amicizia. Insieme, questi sei Cavalieri d’Oro riuscirono a salvare Lythos e sconfiggere i Titani, ponendo fine alla guerra.
Gli anni che seguirono furono pacifici per Mur che, sempre in Jamir, iniziò ad addestrare il suo pestifero fratellino minore Kiki, senza rivelargli la propria identità di Cavaliere d’Ariete. Nel frattempo, colui cui Micene aveva affidato l’infante Atena, Alman di Thule, era morto. Ignara della sua reale identità, Atena, cui era stato dato il nome Isabel, ne aveva rispettato le ultime volontà organizzando un torneo tra tutti coloro che, inviati da Alman ai quattro angoli del mondo, erano riusciti a sopravvivere all’addestramento e a diventare Cavalieri. Tra essi vi era Sirio, discepolo di Doko e Cavaliere del Dragone. I giovani erano ancora acerbi, ignari della vera identità di Isabel, e persino dell’esistenza di Atena e del Grande Tempio, ma il loro cuore era devoto alla giustizia. Fu proprio Sirio che Mur incontrò per primo, quando il ragazzo si recò da lui per far riparare la propria armatura e quella di Pegasus, gravemente danneggiatesi nel corso del loro combattimento nel torneo. Per metterlo alla prova, Mur gli spiegò che avrebbe avuto bisogno di 2/3 del suo sangue e gli chiese se fosse disposto a sacrificare la vita, rimanendo colpito quando Sirio accettò in nome dell’amicizia che ormai lo legava a Pegasus. Deciso a premiarlo, gli salvò la vita e riparò le armature, affidando quella di Pegasus a Kiki affinché la riportasse al legittimo proprietario. Si prese poi cura di Sirio fino al risveglio, avvertendolo di fare attenzione nelle prossime battaglie perché la grossa quantità di sangue perduta lo avrebbe reso particolarmente vulnerabile.
Con il passare dei mesi, tra i Cavalieri radunatisi attorno a Isabel e il Grande Tempio scoppiò una vera e propria guerra, che divenne ancora più accesa quando il segreto della vera identità della ragazza venne svelato. Fedele alla politica di non intervento che aveva seguito per oltre tredici anni, Mur non si schierò apertamente, limitandosi a rifiutare i continui ordini di Arles di fare ritorno al Grande Tempio. Per un breve periodo si diede persino alla macchia, facendo ritorno solo quando Arles inviò il Cavaliere d’Oro di Cancer contro Doko. Indossata nuovamente la sua armatura d’oro dopo tanti anni, Mur giunse giusto in tempo per salvare Sirio, in difficoltà contro il potente avversario, e convincere Cancer a ritirarsi.
Con la guerra tra Atena e Arles ormai al culmine, di comune accordo con Doko, l’Ariete fece tornò finalmente a presidiare la prima casa del Grande Tempio, arrivando appena poche ore prima di Isabel e i suoi Cavalieri: Pegasus, Sirio, Cristal il Cigno e Andromeda. Quasi subito però, la fanciulla venne ferita mortalmente dalla freccia di un Cavaliere d'Argento, Betelgeuse, obbligando i ragazzi ad una disperata corsa attraverso le Dodici Case per salvarla. Mur fu il primo a farsi avanti, fingendosi inizialmente un nemico per fargli capire in che stato pietoso le loro armature fossero ridotte. Si offrì poi di ripararle e, nel corso di un’ora, le rese persino più forti e resistenti di prima. Infine, parlò ai ragazzi dei Cavalieri d’Oro e della fonte dei loro poteri, il settimo senso, spiegando che, per vincerli, avrebbero dovuto raggiungere a loro volta questo stadio. Promettendo che si sarebbe preso lui cura di Atena mentre loro tentavano la scalata, li lasciò poi proseguire.
Nelle ore successive, Mur e Kiki rimasero quasi sempre accanto ad Atena, vegliando su di lei e proteggendola dalla pioggia. Brevemente, Mur fece visita al vecchio amico Toro, che da poco aveva combattuto contro Pegasus, finendo per lasciar passare lui e gli altri. Intuendo che il compagno si fosse trattenuto perché roso dai dubbi, Mur parlò con lui del Sacerdote e di Atena, senza però svelargli tutto quello che sapeva, e alla fine i due concordarono che la scalata dei Cavalieri dello Zodiaco avrebbe permesso loro di comprendere da che parte fosse realmente la loro Dea. Percepì poi la comparsa del minaccioso cosmo di Gemini nella terza casa, prima di far ritorno da Atena. Qualche ora più tardi, avvertì la sparizione del cosmo di Cristal, e in seguito di quello di Phoenix, il quinto Cavaliere di Bronzo da poco arrivato al Grande Tempio. Alla fine, dopo circa otto ore, fece ritorno alla prima casa, dal momento che a difendere Atena era arrivato un altro gruppetto di Cavalieri a lei fedeli, e da qui sentì sia l’Eufonia provocata dal ritorno dell’armatura del Sagittario al Santuario che lo spegnersi dei cosmi dei rimanenti ragazzi, finché non rimase che Pegasus. Venne inoltre contattato telepaticamente da Virgo, persosi nello spazio tra le dimensioni insieme a Phoenix, e accettò di aiutarlo a salvare quest’ultimo, teletrasportando entrambi alla sesta casa. Grazie al ritorno di Phoenix, con appena pochi secondi a disposizione un moribondo Pegasus riuscì a raggiungere lo scudo di Atena e a usarne la luce per dissolvere la freccia di Betelgeuse, permettendo a Isabel di riaprire gli occhi.
Era il momento che Mur e Doko stavano aspettando, la prova che Isabel non solo era davvero Atena, ma aveva anche la forza per affrontare i suoi nemici. Mettendosi in contatto telepatico con i Cavalieri d’Oro superstiti - Toro, Ioria, Virgo e Scorpio - Libra rivelò loro la verità. Atena iniziò a scalare il Grande Tempio per salvare Pegasus e chiudere la questione, ricevendo giuramenti di fedeltà da parte dei sopravvissuti tra cui Mur, che l’attese davanti all’ingresso del tempio dell’Ariete e si inchinò ai suoi piedi. Nel corso del suo cammino, Atena curò anche Sirio, Andromeda e Cristal, poi, tutti insieme, raggiunsero finalmente Gemini, fermandolo prima che potesse dare il colpo di grazia agli sconfitti Pegasus e Phoenix. Forte era il desiderio di vendetta dei Cavalieri d’Oro ma, consapevoli che spettava a Pegasus ed i suoi amici concludere lo scontro, si fecero da parte. La nuova generazione su cui tante speranze erano state riposte in passato si era mostrata degna, salvando tutti loro dall’oscurità. Pur stremati, i cinque eroi unirono le forze, mostrandosi ormai pari o persino superiori ai Cavalieri d’Oro stessi, e colpirono Gemini. Quando quest’ultimo in qualche modo si salvò, Mur si fece avanti per affrontarlo, ma Isabel fermò lui e gli altri Cavalieri d’Oro per tentare di convincerlo alla resa con le parole. All’apparenza sembrò parlare al vento, ma in realtà riuscì a risvegliare la parte buona dell’animo di Gemini, affetto da doppia personalità, ed il Cavaliere finì per chiedere perdono a tutti loro e suicidarsi. Il lungo regno di Arles giunse così a termine, e le campane della pace tornarono a suonare sul Grande Tempio.
Nei giorni immediatamente successivi alla vittoria, Pegasus e gli altri, ancora in fin di vita, vennero lasciati a riprendersi al tempietto vicino la cosiddetta Fonte di Atena, miracoloso luogo di cura. Intuendo i sentimenti che Isabel provava verso il giovane Cavaliere, Mur le parlò in privato, ricordandole che il suo amore non poteva essere diretto a una sola persona, ma a tutti i suoi difensori e agli esseri viventi amanti della pace, e invitandola a vivere come Dea Atena più che come lady Isabel di Thule. La ragazza comprese il significato delle sue parole, ma, fortunatamente, la sua devozione non ebbe motivo di essere messa alla prova visto che, di lì a breve, Pegasus e gli altri si ripresero.
Grati con loro per quanto fatto contro Gemini, Mur e gli altri Cavalieri d’Oro decisero di sdebitarsi usando il proprio sangue per riparare le loro armature, con il Cavaliere di Ariete che lo versò su quella di Sirio. Era una procedura rischiosa, come mostrato da Mur anni prima, ma non ebbero esitazioni, spinti da sincero affetto e gratitudine. Grazie a lui, le corazze rinacquero con un nuovo aspetto. Purtroppo, nuovi pericoli erano in agguato, primo tra loro Ilda di Polaris, la cui minaccia - manifestatasi con un fugace attacco al Grande Tempio in un momento in cui Mur era via (vedi Note) - spinse Isabel a recarsi ad Asgard insieme a Pegasus, Sirio, Cristal, Andromeda e Phoenix. Nel corso di quel conflitto, Mur rimase al Grande Tempio, obbedendo agli ordini di Libra, che aveva di fatto assunto il titolo di Sacerdote. Tale comando, già difficile da sopportare per qualcuno attivo e focoso come Ioria, si fece insopportabile quando, sconfitta Ilda, Atena venne rapita da Nettuno, imperatore dei mari, deciso a fare della terra un unico oceano e fautore di settimane di diluvi e maremoti. Anche stavolta, Pegasus e compagni furono i primi a correre in soccorso della Dea, con Ioria e gli altri Cavalieri d’Oro che rimasero in attesa al Grande Tempio. Quando però Leo avvertì i loro cosmi vicini a scomparire, decise di prendere l’iniziativa e seguirli, entrando così in contrasto con Mur, che supportava l’ordine di Libra al punto da minacciarlo. Per poco i due non arrivarono allo scontro, evitato solo grazie alla provvidenziale partenza delle armature di Sagitter e Acquarius, grazie alle quali gli eroi sconfissero Nettuno e salvarono Atena. Ancora una volta, la pace sembrava essere stata riconquistata.
Diverse settimane dopo, in un periodo imprecisato, Gemini e gli altri Cavalieri d’Oro caduti alle Dodici Case vennero resuscitati da Apollo, Dio del sole, che fece di loro i membri della sua guardia personale. Atena sembrò accettare spontaneamente la volontà di Apollo e così Mur e gli altri non intervennero in alcun modo (vedi Note). Ben presto però la situazione tra Apollo ed Atena degenerò in uno scontro, che si concluse con la sconfitta del primo e la morte dei Cavalieri d’Oro resuscitati ad opera del gruppo di Pegasus. Una nuova minaccia non tardò ad arrivare, stavolta nei panni di Lucifero, l'angelo decaduto che, dopo essere stato condannato a secoli di prigionia da Atena ed altre divinità, era tornato per vendicarsi insieme ai suoi quattro demoni. Per testimoniare la sua venuta Lucifero fece attaccare Mur e gli altri Cavalieri d'Oro che, presi di sorpresa, caddero senza neanche rendersi conto di cosa stesse accadendo. Anche stavolta però, Isabel, Pegasus, Cristal, Sirio, Phoenix ed Andromeda riuscirono a debellare il nemico. Durante il conflitto finale, Mur stesso unì il proprio cosmo a quello dell’allievo di Castalia, caricandolo nella freccia di Sagitter con cui Pegasus trafisse il Dio.
In seguito a questi scontri, Isabel, stanca, decise di fermarsi al Grande Tempio, ufficialmente per riprendere le forze, ma in realtà consapevole che la tanto temuta guerra contro Hades stava ormai per scoppiare. Non volendo coinvolgere Pegasus ed i suoi amici anche in questo conflitto, Isabel ordinò ai Cavalieri d’Oro di vietare loro l’ingresso nelle Dodici Case. Seppur sorpresi, Mur e gli altri compresero le ragioni di Atena e decisero di far rispettare l’ordine in caso di bisogno. Pur con la guerra imminente, non mancarono comunque anche dei momenti di rara serenità: accompagnando Ioria e Toro in una visita ai villaggi circostanti, Mur sorrise divertito nel vedere una bambina donare un fiore al massiccio custode della seconda casa, mettendolo in vistoso imbarazzo. La quiete non era però destinata a durare.
Una notte, Mur avvertì l’avvicinarsi di cosmi malvagi, ma rimase comunque sbalordito nel trovarsi davanti il suo maestro Sion, insieme a Cancer e Fish. Tutti loro indossavano le Surplici, armature dell’esercito di Hades, che li aveva riportati in vita ordinando loro di uccidere Atena. Nonostante le loro intenzioni fossero ostili, Mur inizialmente non riuscì ad opporsi alla volontà del suo vecchio maestro e si inginocchiò ai suoi piedi, ma decise comunque di impedire loro il passaggio ed eresse un Muro di Cristallo difensivo. Distrutta facilmente la barriera, Sion ordinò a Cancer e Fish di proseguire con la forza, e a Mur di non difendersi, consapevole che l’allievo non avrebbe mai levato la mano su di lui. A fermare il cavaliere del Cancro venne inaspettatamente Pegasus, giunto ad Atene per motivi personali ed attirato al Grande Tempio dai cosmi ostili degli invasori. Stupendo tutti, Mur cercò di mandare via il ragazzo, riferendogli l’ordine di Lady Isabel, e questa rivelazione spinse Cancer a ridere di lui ed insultarlo. Queste parole di scherno però spinsero Pegasus a reagire, e, pur indossando un'armatura molto danneggiata, il ragazzo mise Cancer in difficoltà, obbligandolo quasi ad usare gli Strati di Spirito. Il combattimento venne però interrotto da Mur che, non volendo rischiare l'incolumità del giovane amico, finse di ucciderlo e lo teletrasportò sull’Altura delle Stelle con l’Onda di Luce Stellare. Indignato con Cancer e Fish per il loro tradimento, il Cavaliere d’Ariete poi decise di fare sul serio e mutò la propria espressione pacifica in una maschera di rabbia che sorprese persino Sion. I due traditori vennero prima respinti con il Muro di Cristallo, e poi totalmente annichiliti con l’Onda di Luce Stellare, che li fece scomparire nel nulla.
La battaglia però non era finita, perché accanto a Sion comparvero altri tre Cavalieri resuscitati da Hades: Gemini, Capricorn e Acquarius. Stavolta lo stupore di Mur fu persino maggiore, e a stento riuscì a difendersi dai loro attacchi, subendo diversi colpi e venendo atterrato. Per un istante però, i suoi poteri gli permisero di scorgere la realtà che si agitava nei cuori dei compagni di un tempo, i cui visi erano rigati da lacrime di sangue. Prima che Gemini potesse ucciderlo, Sion paralizzò Mur con la psicocinesi e disse al trio di proseguire, rimanendo solo con l’ex allievo. La riunione venne interrotta dall’arrivo di Doko, sceso personalmente in campo per la prima volta dopo secoli. Il Cavaliere di Libra liberò Mur dalla stretta psicocinetica e gli ordinò di inseguire Gemini e gli altri, promettendo che si sarebbe occupato lui di Sion. Sentendosi ora più tranquillo, il Cavaliere obbedì e iniziò la corsa verso la seconda casa. Durante il cammino, rifletté su quanto accaduto, chiedendosi cosa potesse esserci realmente dietro il presunto tradimento del maestro e degli altri, e soprattutto perché Doko avesse parlato di "vita temporanea" per loro.
Raggiunto il tempio dell’amico Toro, Mur fu sconvolto nel trovarlo immobile in piedi, nella posa del suo colpo segreto. Il buon custode della seconda casa era morto, ma aveva combattuto fino all’ultimo senza arretrare di un passo. L’assenza di ferite fisiche e un lieve odore rimasto sull’armatura del Toro insospettirono Mur abbastanza da fargli sollevare di nascosto il Muro di Cristallo, e la mossa si rivelò provvidenziale quando davanti a lui comparve l’assassino dell’amico: Niobe di Deep, uno Spectre appartenente alle truppe regolari di Hades in grado di sprigionare un profumo mortale. Guardandolo, il Cavaliere si accorse che in realtà lo Spectre era già morto, ucciso dal contrattacco finale dell’amico, e così si limitò a difendersi senza infierire, andando via mentre il corpo di Niobe implodeva a causa dell’effetto ritardato del Sacro Toro. In lacrime, ringraziò Toro per averlo indirettamente protetto dall’aldilà e diede addio alla sua anima, per poi riprendere la corsa verso la terza casa, dalla quale sentiva provenire uno strano cosmo: Kanon, fratello di Gemini e in passato nemico di Atena, si era convertito al bene e ora stava proteggendo da lontano quel luogo.
Purtroppo, gli sforzi di Kanon non bastarono e il trio di traditori riuscì a superare anche la terza casa, ma nella quarta la loro corsa sembrò giungere a conclusione a causa dell’intervento di Virgo, che scambiò con loro una tremenda battaglia a distanza, in seguito alla quale tutti i cosmi scomparvero. Poco prima di raggiungere l’edificio, Mur sentì anche la sparizione dei cosmi di Doko e Sion, apparentemente annullatisi a vicenda in un combattimento che rase al suolo la prima casa. Entrato nel tempio del Cancro, Mur non trovò tracce di Gemini e gli altri, ma venne attaccato di sorpresa da nemici nascosti nell’ombra, e paralizzato da una potente presa telecinetica prima di poter reagire. Un drappello di Spectre si fece avanti, spiegando che la loro missione era seguire i Rinnegati, di cui non si fidavano del tutto, oppure prendere personalmente la testa di Atena. Deridendoli per aver perso di vista coloro che dovevano spiare, Mur incorse nelle ire del capo del gruppo, Giganto di Cyclops, ma venne salvato dall’arrivo di Pegasus, nuovamente in campo e più che mai deciso a proteggere lady Isabel. Riconoscendone la dedizione, l’Ariete stavolta decise di acconsentire alla sua presenza lì.
La battaglia tra Giganto e Pegasus fu interrotta da Papillon, lo Spectre che aveva paralizzato Mur poco prima. Insistendo per combattere da solo, Papillon - il cui aspetto era quello di una massa informe - diede ordine a Giganto e gli altri Spectre di proseguire e liberò Mur, con cui voleva scontrarsi alla pari. Il Cavaliere d’Oro parò facilmente il primo attacco del nemico, l’Eruzione, con il suo Muro di Cristallo, ma la Rivoluzione Stellare non ebbe alcun effetto se non di spaccare la massa deforme del nemico, che emerse sottoforma di verme e imprigionò sia lui che Pegasus nel bozzolo setoso della Gabbia degli Inferi. Intuendo il rischio di perdere i sensi e morire soffocato, Mur riuscì a liberarsi e a svegliare Pegasus, che si tirò fuori a sua volta. Questi pochi minuti di pausa però avevano permesso a Papillon di avvolgere anche se stesso in un bozzolo, da cui emerse nella sua forma umana finale. Guardandolo, l’Ariete comprese che era proprio come una farfalla, trasformatasi dopo le fasi di baco e crisalide. Dotato di una potente telecinesi, lo Spectre mise subito in difficoltà Pegasus, ma Mur lo convinse a lasciar proseguire il compagno per poter combattere contro di lui, come desiderava dall’inizio. Armi di Papillon erano la psicocinesi e le Farfalle Spettrali, in grado di trovare sempre la loro vittima e trascinarla nel mondo degli Inferi. Con il Muro di Cristallo inutile su di loro, per un po’ Mur le schivò con il teletrasporto, ma le Farfalle riuscirono sempre a ritrovarlo. Era però tutta una strategia dell’Ariete, che, di nascosto, intrappolò sia loro che Papillon nella ragnatela della Trappola di Cristallo. Dopo aver appreso che gli Spectre non erano fantasmi resuscitati come Sion e gli altri, ma uomini in cui si erano risvegliate le Stelle Demoniache dell’armata di Hades, Mur annientò Papillon con l’Onda di Luce Stellare e riprese la corsa.
Nel frattempo, la battaglia aveva superato la casa del Leone e stava avendo luogo in quella della Vergine, nella quale erano ricomparsi Gemini, Capricorn e Acquarius, finora fintisi Spectre per passare inosservati. Mur percepì il cosmo di Virgo pronto alla battaglia, ma si accorse anche di qualcos’altro: il custode della sesta casa aveva deciso di morire pur di fermare la corsa dei traditori, e per questo stava combattendo sotto gli alberi gemelli del giardino accanto al suo tempio. La realtà era persino peggiore delle sue più fosche previsioni. Pur di sconfiggere Virgo, Gemini e gli altri due fecero ricorso all’Urlo di Atena, una tecnica proibita dalla Dea stessa sin dai tempi del mito, in cui tre Cavalieri uniscono le forze per ucciderne uno solo. Ioria, entrato nella casa della Vergine insieme a Pegasus, Sirio, Cristal e Andromeda, avvertì quel che stava accadendo e cercò di intervenire, ma Mur, a sua volta appena arrivato, invitò tutti loro a rispettare la volontà di Virgo e, in lacrime, sbarrò la strada che conduceva al giardino degli alberi gemelli. Nonostante questa convinzione però, alla morte dell’amico non riuscì a trattenere le lacrime. Aprendo il portone dell’interno, Gemini, Capricorn e Acquarius arrivarono davanti a loro, malconci e privi ciascuno di quattro dei cinque sensi. In segno di rispetto, Gemini diede a Mur il rosario che Virgo aveva stretto in battaglia. La passività del Cavaliere d’Ariete fece infuriare Ioria, che non esitò ad assalire con ferocia i tre nonostante fossero moribondi. Gemini e gli altri però non erano ancora disposti a morire: dopo aver bloccato il Sacro Leo, si schierarono di nuovo nella posa dell’Urlo di Atena. Deciso a fermarli a qualsiasi costo, Mur assunse a sua volta la posa dell’Urlo di Atena insieme a Ioria e Scorpio, sceso dall’ottava casa per vendicare Virgo.
Era una follia, perché lo scontro di due Urli di Atena avrebbe devastato l’intero Grande Tempio, uccidendo tutti loro. A dare una svolta allo scontro furono i Cavalieri di Bronzo, che unirono i loro poteri per deviare verso il cielo i due Urli di Atena mentre erano ancora in equilibrio. Le loro accorate parole fecero breccia nel cuore dei presenti, che troppo facilmente avevano dimenticato gli antichi legami per combattere da nemici. Anche così, il combattimento provocò una violentissima esplosione, che di fatto pose fine alla battaglia. Atena ordinò allora che Capricorn, Acquarius e Gemini fossero condotti al suo cospetto. Pur titubanti, Mur e gli altri obbedirono, con il Cavaliere d’Ariete che iniziò a intuire il significato recondito dietro la morte di Virgo e le azioni del trio. Raggiunta Isabel, tutti rimasero sbalorditi quando la fanciulla, comprese le reali intenzioni sia di Virgo che dei Rinnegati, si suicidò con le sue mani davanti agli allibiti Cavalieri. Sconvolti da un tale gesto, Mur e gli altri non poterono far altro che piangere la scomparsa della loro Dea. In seguito a questo apparentemente inspiegabile suicidio, Gemini e gli altri poterono finalmente rivelare il loro piano: avevano solo finto di tradire, nella speranza di poter raggiungere ed uccidere Hades, o almeno di far risvegliare l'armatura divina di Atena. Rimasti senza reali alternative, Mur, Scorpio e Ioria li seguirono al castello del Dio nemico, in Germania.
Qui, dopo aver fatto strage di soldati semplici, si trovarono ad affrontare il Comandante Radamante della Viverna. All’apparenza invincibile, Radamante era aiutato da una barriera che riduceva ad un decimo il cosmo dei nemici, ponendoli in condizione di schiacciante inferiorità, resa evidente quando annullò senza sforzo l’Onda di Luce Stellare e sbriciolò il Muro di Cristallo. Ioria rifiutò di darsi per vinto e combatté fino all’ultimo, pur con l’armatura del Leone quasi in pezzi, ma Radamante annullò ogni suo assalto e lo gettò in una voragine che conduceva direttamente in Ade. A salvarlo fu la catena di Andromeda, che precedette l’arrivo dei Cavalieri di Bronzo, forti di nuove corazze rinate con il sangue divino. Anche se ormai moribondi però, Mur e gli altri rifiutarono di lasciar loro lo scontro, chiedendo di poter combattere fino alla morte, da veri Cavalieri. Unendo le forze, sferrarono i loro colpi segreti contro il Comandante, ma vennero sconfitti dal suo Castigo Infernale e precipitati in Ade. Qui, le loro anime vennero intrappolate nel Cocito, l'Inferno di ghiaccio dove erano puniti coloro che si erano opposti agli Dei.
Mur tuttavia non aveva ancora smesso di combattere per Atena e, alcune ore dopo, proprio il cosmo della Dea gli diede la forza di risvegliare l’ottavo senso, grazie al quale è possibile restare in vita nell’aldilà, e liberarsi. Annientati alcuni Spectre, si recò al palazzo di Ade insieme a Ioria e Scorpio, trovando lì anche Libra, Virgo, Pegasus e Andromeda. Tutti loro stavano cercando di infrangere il Muro del Lamento, insormontabile barriera che separava l’Inferno dall’Elisio, il luogo in cui era stata trascinata Isabel. Dopo aver invano provato con le armi della Bilancia, Mur assistette alla comparsa delle restanti armature d’Oro, preludio alla temporanea resurrezione di tutti i custodi dorati caduti in quegli anni, tra i quali anche Toro. Non c’era però tempo per i saluti: pur di permettere a Pegasus e gli amici di proseguire, i dodici Cavalieri d’Oro unirono i loro cosmi e li riversarono nella freccia del Sagittario, liberando il potere del sole. Era un atto di estremo sacrificio, con il quale affidavano il destino di Atena ai Cavalieri di Bronzo: gli eroi di questa nuova generazione, ormai possessori della loro stima e fiducia, avrebbero portato avanti l’eterna lotta in nome della giustizia. Dopo aver sorriso loro ed averli salutati come fratelli, Mur e gli altri undici custodi dorati distrussero il Muro del Lamento, a prezzo della vita.
Qualche ora più tardi, con la sconfitta di Hades ad opera di Atena e dei cavalieri di bronzo, anche l'Inferno scomparve e tutte le anime che vi erano imprigionate verosimilmente trovarono la pace. Mur e gli altri vennero però resuscitati, per combattere una nuova battaglia ad Asgard.
Conclusasi anche quest’avventura, i dodici tornarono a riposare. Zeus però non potè perdonare i Cavalieri d'Oro, che con le loro azioni avevano offeso gli Dei, e convocò le loro anime nel Limbo. A nulla servirono le difese di Sion e Libra, gli unici ai quali fu apparentemente concesso parlare, e così per punizione Mur e gli altri compagni vennero intrappolati in una specie di scogliera d'ambra sulla Terra in stato di totale incoscienza. La sua anima continuò comunque a vegliare su Kiki, che divenne suo successore come Cavaliere d’Ariete.
NOTE: Le informazioni presenti in questo profilo provengono dagli episodi 10, 39, 42-47, 57-59, 61, 63, 68, 72-73, 83, 109, 111, 113-117, 120-121, 123-127, 135-139; dal terzo, quarto e quinto OAV, dall’episodio 74 di Saint Seiya Omega, dalla Jump Gold Selection 3, dai numeri 3-6, 8-9, 12-14, 18-22, 26-26 del manga classico edizione StarComics e da Episode G. Nel terzo OAV, Mur non compare, ma viene citato da Cancer, secondo il quale lui e gli altri Cavalieri d’Oro non si opporranno alla volontà di Apollo e Atena.
Mur discende dal popolo dell’isola di Mu, alleato di Atena sin dall’epoca dei miti in base a quel che viene detto nell’Ipermito di Kurumada, e primi creatori delle armature. Inizialmente, lui e Kiki vengono considerati gli ultimi discendenti, ma poi in Saint Seiya Omega compare la piccola Raki, a suggerire l’esistenza almeno di un villaggio di muriani. Il fatto che tutti loro abbiano marcati poteri psicocinetici suggerisce che sia un tratto diffuso tra il loro popolo. Nel doppiaggio italiano, Mur e Kiki sono fratelli, ma in originale il bambino è solo il suo apprendista, senza che ci sia alcun legame di sangue. Volendo concordare le due versioni, si può dire che si vogliano bene come fratelli, cosa effettivamente confermata dalla serie.
La supremazia di Mur in campo psicocinetico viene ripetuta diverse volte, al punto che il Cavaliere in quel settore è un termine di paragone. Ioria però afferma che neppure lui può muoversi scavalcando le case, a causa della barriera di Atena che vige sul Grande Tempio. Curiosamente, i poteri psichici di Mur non si estendono alla creazione di illusioni, abilità di cui sono dotati solo Virgo e Gemini, gli unici due normalmente considerati più potenti di lui. In termini di forza, Mur mostra il meglio di sé nello scontro con Cancer e Fish, letteralmente annichiliti dai suoi poteri.
Nel manga, Gemini uccide Sion e si sostituisce a lui, rendendo più comprensibile il fatto che Mur abbia capito tutto. Nell’anime e nella Jump Gold Selection invece la morte di Sion, pur avvenendo sempre per mano di Gemini, viene resa nota pubblicamente e attribuita a cause naturali, così, in mancanza di un successore, viene eletto Arles, cui Gemini si era sostituito. Ciò pone il problema di come abbia fatto Mur a comprendere la verità, ma si può supporre che sia stato allertato da Doko, che nel 39° episodio mostra di conoscere abbastanza bene, o che abbia percepito lo spegnersi del cosmo del maestro. Nella continuity alternativa di Lost Canvas, vediamo Mur far visita a Doko, che gli spiega di aver riconosciuto in Pegasus la reincarnazione del vecchio allievo Tenma. Il loro non interventismo viene spiegato nel manga, dove dicono che è una specie di prova per capire se Atena è abbastanza forte da affrontare le difficoltà che l’attendono.
Mur conosce la maggior parte dei parigrado all’investitura, ma non tutti. Il primo incontro con Ioria avviene infatti in Episode G, e tra i due si instaura subito il rapporto conflittuale che di tanto in tanto si ripeterà nelle serie di Nettuno e Hades. L’origine dell’amicizia tra lui e Toro invece non viene mai mostrata, ma è già presente durante gli eventi del G. Dopo aver combattuto con Giapeto, Mur teletrasporta gli altri Cavalieri d’Oro nel Tartaro, ma non vi si reca a sua volta e il gesto non riceve spiegazioni. Si può supporre che non desideri immischiarsi troppo nelle faccende del Grande Tempio, o che lo sforzo di teletrasportare cinque persone attraverso le dimensioni lo avesse spossato troppo.
L’episodio della Fonte di Atena viene narrato nella Side Story della Jump Gold Selection 3, artbook facente parte della continuity dell’anime. Nel 74° episodio, Mizar attacca il Grande Tempio e sconfigge Toro alla seconda casa, ma di Mur non c’è traccia. Presumibilmente era temporaneamente via, visto che difficilmente non avrebbe percepito la presenza di Mizar e Alcor, o avrebbe permesso loro di passare.
Saint Seiya Omega è una serie animata del 2012, con nuovi protagonisti ed ambientata circa 13 anni nel futuro. A detta della Toei, è in continuity con l’anime, Hades incluso, ma non con il manga o Next Dimension, anche se le due serie non si escludono a vicenda. La serie Omega introduce numerose novità, a partire dalle armature Cloth Stone e gli elementi nel cosmo. Per far spazio ai nuovi protagonisti, è stato necessario far uscire i vecchi di scena, e da qui le ferite di oscurità che li privano del cosmo ed impediscono di indossare le armature. Kiki, ora più o meno 21enne, compare la prima volta nell’episodio 17, ma ha già fama di essere il miglior riparatore di armature in circolazione, oltre che l’unico, e viene chiamato con l’appellativo "il grande", proprio come Mur. Sempre come il vecchio maestro, lega i capelli, ora lunghi, con un fiocchetto lilla. Ha inoltre preso con sé un’allieva, Raki, che agisce un po’ come faceva lui da piccolo. In seguito, nel 28° episodio, scopriamo che è anche il nuovo Cavaliere d’Ariete, e che possiede il potere di riparare le armature con il suo cosmo, oltre che con gli attrezzi che utilizza più avanti. Il videogioco Saint Seiya Ultimate Cosmo rivela che il suo elemento è la terra, e che possiede i colpi segreti di Mur, cosa poi confermata nel 52° episodio, in cui usa la Starlight Extinction. Considerando che Kiki non aveva mai visto questa tecnica in uso, e che Mur muore quando lui è ancora piccolo, non è chiaro se gli sia stata effettivamente insegnata, o se l’abbia ricreata da solo da zero. Nella seconda serie di Omega, Kiki mostra di aver ereditato anche la Stardust Revolution, e, in un paio di scene, lo spirito di Mur compare a vegliare su di lui.
Le ultimissime informazioni sulla sorte di Cancer dopo la scomparsa degli Inferi provengono dal 5° OAV, l'Overture al Tenkai, che però è stato disconosciuto dall’autore e abbandonato. Nel 2015, il personaggio fa ritorno nella serie Saint Seiya Soul of Gold.
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