KIKI
(KIKI)
ETA': 8 anni (serie classica); 21 anni (Saint Seiya Omega).
ALTEZZA: 1.30 M.
PESO: 34 Kg.
OCCHI: Viola.
CAPELLI: Arancioni.
DATA DI NASCITA: 1 Aprile.
LUOGO DI NASCITA: Tibet.
GRUPPO SANGUIGNO: B.
SEGNI PARTICOLARI: Sopracciglia rasate a formare due puntini viola.
PARENTI CONOSCIUTI: Mur (fratello maggiore - vedi Note).
COSTELLAZIONE / SIMBOLO: Kiki è solo un apprendista, quindi non possiede una costellazione guida o un simbolo.
ARMATURA / ARMI: Nella serie classica, Kiki non indossa alcuna armatura. Nella serie Omega, indossa l’armatura dell’Ariete, versione Cloth Stone. In questa nuova forma, l’armatura può trasformarsi in un gioiello, chiamato appunto Cloth Stone, da portare con sé quando non è necessario indossarla. L’armatura assomiglia comunque a quella indossata da Mur, copre interamente il corpo ed ha una resistenza fuori dal comune. Congela solo allo zero assoluto, ma non è dotata di armi o poteri speciali, e non sappiamo che forma abbia quando è mutata in Cloth Stone.
STIRPE: Apprendista Cavaliere.
PRIMA APPARIZIONE: Episodio 10 "Una decisione difficile" (anime), Saint Seiya N° 3 capitolo 4 (manga edizione Star Comics).
EPISODI (SAGA):. 10-12, 15-17, 20, 23-26, 29, 35, 39, 42-43, 45-47, 57-59, 61, 63, 72-73 (saga del Grande Tempio), 74-76, 78-84, 86, 91, 95-99 (saga di Asgard), 100-109, 112-114 (saga di Nettuno), 140-145 (saga di Hades). Saint Seiya Omega 17, 28-29, 33, 37-38, 46-50, 52 (saga di Mars), 54, 58, 64, 68, 73-74, 77-79, 82-87, 96-97.
NUMERI DEL MANGA:.N° 1-28. Gigantomachia.
COLPI SEGRETI / POTERI: Pur non essendo un Cavaliere, Kiki possiede poteri mentali, probabilmente frutto del suo addestramento con Mur e forse del suo discendere dagli abitanti dell’isola di Mu. Questi poteri si manifestano principalmente con la telecinesi: Kiki può usare la sola forza della mente per sollevare e spostare oggetti di medie dimensioni, anche pesanti come numerosi massi contemporaneamente. Può inoltre teletrasportare se stesso e, forse, altri (vedi Note), creare illusioni e richiamare armature a discreta distanza. Quando ricorre a questi poteri, a volte i suoi occhi si illuminano, anche se di solito non compare attorno a lui alcun cosmo o simbolo. Siccome Kiki è solo un bambino, queste capacità sono limitate e lo stancano rapidamente. Nella serie di Nettuno, dopo circa due o tre teletrasporti, non ha più energie per compierne altri ed è costretto a correre a piedi, mentre contro Sirio, Titis o Abadir sferra sempre un solo attacco. Non lo vediamo mai spostare oggetti più grandi o pesanti di rocce, né paralizzare o prendere il controllo del corpo del nemico, anche se può sollevare a mezz’aria un essere umano normale. In rare occasioni, Kiki ha delle visioni che lo informano di eventi in atto altrove. Queste visioni si manifestano come immagini di un luogo o persona, non sono precognitive, ovvero mostrano il presente ma non il futuro, e Kiki non sembra poterle controllare. In un’unica occasione, crea con le dita una specie di lente con cui vede i danni presenti sulle armature, invisibili ad occhio nudo. Anche se di solito non lo vediamo, dovrebbe essere dotato di un cosmo.
Essendo un apprendista Cavaliere, Kiki possiede una resistenza al freddo, alla fatica ed ai colpi superiore a quella di un normale essere umano. Ad esempio, ad Asgard non indossa indumenti aggiuntivi, mentre nel regno sottomarino corre per ore con un pesante scrigno sulle spalle. La sua capacità però non è paragonabile a quella di un Cavaliere, anche di bronzo, e non può frantumare la roccia a mani nude. Essendo cresciuto a contatto con Mur, sa come riparare le armature, conosce diversi segreti del mondo dei Cavalieri ed è abituato all’altitudine del Jamir.
Nella serie Omega, Kiki è un Cavaliere d’Oro con elemento Terra (vedi Note), è capace di riparare le armature solo con il cosmo e di muoversi alla velocità della luce. L’esatta estensione dei suoi poteri non è ancora stata mostrata, ma può eseguire la Starlight Extinction, evidentemente ereditata da Mur. Nel farlo, espande il suo cosmo al massimo ed allarga le braccia, generando un’onda di luce che avvolge e dissolve tutto ciò che ha di fronte. Considerata un attacco indiretto, la Starlight Extinction ha un notevole potere distruttivo, che può comunque essere ridotto fino a mascherare un attacco quando in realtà si vuole nascondere o teletrasportare un avversario. Non sappiamo se la versione di Kiki sia più o meno potente di quella di Mur.
STORIA: Kiki nacque in Jamir, fratello minore (vedi Note) di Mur, discendente del popolo dell’isola di Mu e ultimo riparatore di armature dell’esercito di Atena. Ad insaputa di Kiki, Mur era anche Cavaliere d’Oro dell’Ariete, il rango più alto dell’armata della Dea, ma viveva in esilio a causa dell’ascesa al trono del tiranno Arles. L’infanzia di Kiki è praticamente sconosciuta, ma ereditò i poteri telecinetici degli abitanti di Mu e, verso i cinque o sei anni, divenne apprendista del fratello, soprattutto per quanto riguarda la riparazione delle armature (vedi Note). Apprese così che le corazze sono entità vive, e che quindi possono morire, nel qual caso solo una grande quantità di sangue di Cavaliere può resuscitarle. Inoltre scoprì che, per ripararle, sono necessari Orialcon, Polvere di Stelle e Xantos, tre sostanze estremamente rare. Crescendo, i suoi poteri di telecinesi divennero discretamente forti, ma Kiki, di indole dispettosa, irriverente e burlona, non era sempre un ottimo allievo e amava fare di testa propria.
Dal momento che Mur era l’unico al mondo in grado di riparare corazze, la torre in cui lui e Kiki vivevano era sperduta tra le montagne del Jamir, e preceduta dal cosiddetto cimitero dei Cavalieri, infestato dagli spiriti di coloro che avevano provato a passare senza però riuscire. Ciononostante, capitava ogni tanto che qualcuno riuscisse ad arrivare alla torre, nel qual caso Mur o Kiki tendenzialmente si sbarazzavano di lui o lo mettevano alla prova. Un giorno, mentre Mur era momentaneamente assente, alla torre arrivò un giovane Cavaliere dello Zodiaco, Sirio il Dragone, che portava con sé ben due armature da far riparare. Kiki lo accolse con ostilità, attaccandolo con dei massi e poi sfidandolo ad entrare nella torre, che non aveva porte, ma Sirio frantumò i primi e quasi abbatté la seconda, facendo precipitare a terra il bambino. Costretto ad ammettere di non essere lui Mur, Kiki indicò a Sirio il fratello, appena sopraggiunto, e rimase a guardarlo riparare la torre e poi esaminare le due armature portategli dal ragazzo. Le corazze erano morte, e, essendo due, la quantità di sangue necessarie a ripararle rischiava di essere fatale. Kiki sorrise, pensando che Sirio avrebbe rinunciato, ma il ragazzo, in nome dell’amicizia verso Pegasus, proprietario della seconda armatura, che poco tempo prima gli aveva salvato la vita, decise di sacrificarsi. Il bambino lo vide quindi tagliarsi i polsi, e versare il proprio sangue sulle due corazze. Colpito e impressionato, chiese più volte a Mur di fermarlo, iniziando a temere per la sua vita. Alla fine, Mur, toccato da quel gesto di amicizia, sanò le sue ferite e chiese a Kiki di portargli il materiale necessario a riparare le due armature. Preoccupato per Sirio, cui stava già iniziando ad affezionarsi, Kiki chiese a Mur come stesse, sentendosi rispondere che in quel momento era a cavallo tra la vita e la morte, e che la sua sopravvivenza sarebbe dipesa dalla forza del cosmo. Mur poi riparò le armature e, a lavoro compiuto, incaricò il fratello di portare la seconda a Pegasus, che ne aveva un disperato bisogno essendo coinvolto in una guerra contro i misteriosi Cavalieri Neri.
Dopo essersi accertato delle condizioni di Sirio, ancora svenuto, Kiki così lasciò il Jamir e raggiunse la zona chiamata Valle della Morte, trovando rapidamente Pegasus. All’inizio creò un’illusione, facendogli credere che fosse stato lo spirito di Sirio a portargli l’armatura, ma poi venne scoperto dal ragazzo. Pegasus, nel sentire che Dragone non era potuto venire di persona, gli chiese di raccontargli quel che era accaduto. Impressionato dalla sua prova di amicizia, lasciò a Kiki un campanellino, chiedendogli di darlo a Sirio qualora lo avesse rivisto, poi andò via. Rimasto da solo, il bambino rimase un po’ a pensare cosa fare: da una parte, avrebbe dovuto far ritorno in Jamir, ma, dall’altra, era curioso di restare ad assistere alle battaglie tra Pegasus, i suoi amici Cristal e Andromeda, ed i Cavalieri Neri capitanati da Phoenix. Proprio dopo aver deciso di optare per questa seconda ipotesi, si accorse di qualcuno, scoprendo sbalordito che si trattava di Sirio, ripresosi. Felicissimo di vederlo, gli saltò attorno, ammirando anche la sua armatura completamente riparata. Rabbrividì però nel sentire che Dragone era venuto per combattere, nonostante fosse ancora debole per l’emorragia. Quando Sirio gli spiegò di doverlo fare, per aiutare i suoi amici, Kiki gli diede il campanellino di Pegasus e lo lasciò andare, raccomandandogli prudenza e ricordandogli che perdere ancora sangue avrebbe potuto ucciderlo.
Nelle poche ore successive, il bambino rimase in disparte, assistendo di nascosto ai vari combattimenti, che si conclusero con la redenzione e morte di Phoenix per mano di un nuovo nemico, Docrates, inviato dal Grande Tempio. Riunitosi ai Cavalieri dopo la sepoltura di Phoenix, Kiki decise di restare insieme a loro, e li seguì quando fecero ritorno a Nuova Luxor, da Lady Isabel, colei che li aveva riuniti. Qui la sua presenza suscitò le ire del manesco maggiordomo, Mylock, ma Kiki seppe metterlo a posto con la telecinesi, tra l’ilarità generale. Poi divise stanza con Dragone, felice di avere un letto comodo e coperte calde, e mormorò di voler restare lì con loro. La mattina dopo, la villa fu attaccata da Docrates, e Sirio incaricò Kiki di andare ad avvertire Pegasus. Non abituato alla vita in città, il bambino causò un mezzo ingorgo e spaventò a morte Lamia, amica d’infanzia di Pegasus, ma poi consegnò il messaggio. Docrates fu costretto a fuggire, ma non prima di aver rapito Lady Isabel e Mylock.
Suo obiettivo era ottenere l’elmo d’oro del Sagittario, parte di una sacra armatura che lui ed i suoi uomini avevano rubato per ordine di Arles. Kiki partecipò alla riunione dei Cavalieri per decidere il da farsi, e grazie a una visione scoprì che gli altri pezzi della corazza erano ancora alla Valle della Morte. Sostenuto da Sirio, che aveva visto i suoi poteri all’opera, riuscì a ottenere la fiducia degli altri, e, mentre Pegasus, Andromeda e Cristal affrontavano Docrates, corse con Dragone per recuperarli. Purtroppo però i due arrivarono troppo tardi per impedire ad un elicottero del nemico di portarli via. D’altra parte, Pegasus e compagni riuscirono a sconfiggere Docrates ed a salvare Isabel e Mylock.
Ora parte del gruppo, almeno a livello informale, Kiki continuò a vivere a villa Thule, senza però prendere necessariamente parte ad ogni missione dei Cavalieri. Ad esempio, rimase indietro quando i ragazzi si recarono nei Caraibi per affrontare un gruppetto di pirati. Quando i Cavalieri decisero di separarsi per far visita ai rispettivi maestri e chiedere consiglio, Kiki si trovò con il dilemma di cosa fare. Non volendo tornare da Mur, perché spaventato all’idea di una possibile punizione per la lunga assenza, andò a stare qualche giorno nell’orfanotrofio in cui lavorava Lamia, giocando con gli altri bambini, e occasionalmente barando con i suoi poteri telecinetici. Dopo alcuni giorni, Pegasus venne a far loro visita e andò a fare una passeggiata sulla spiaggia con Lamia. Kiki li seguì di nascosto, ma tutti e tre si imbatterono in Castalia, l’insegnante di Pegasus, ed in Eris della Lucertola, sicario inviato da Arles per ucciderli. Kiki usò i suoi poteri per aiutare l’amico e far apparire l’armatura di Pegasus, ma, prima ancora che uno scontro potesse incominciare, Castalia sembrò ferire a morte l’allievo, che venne addirittura sepolto. Kiki cercò di liberarlo, ma venne spazzato via dai poteri di Eris.
Ripresosi, scoprì che Pegasus era vivo e che aveva ucciso Eris. A sua volta però Castalia, che aveva solo finto di uccidere l’allievo, era stata sconfitta e imprigionata da altri due Cavalieri: Asterione e Moses. Kiki corse ad avvertire Pegasus, rimanendo poi in disparte durante la battaglia. Quando vide Asterione sul punto di vincere, sciolse le corde che legavano Castalia, permettendole di salvare l’allievo e sconfiggere anche questo nemico. Prima di andar via, la donna lasciò un messaggio sulla sabbia "Pegasus, proteggi Atena". Era il preludio ad un’incredibile scoperta: Isabel era infatti l’incarnazione della Dea della giustizia, sacra ai Cavalieri. Purtroppo, alla bella notizia fecero seguito numerosi assalti del nemico, e durante uno di questi Sirio fu costretto ad accercarsi pur di vincere. Amareggiato per lui, Kiki lo andò a trovare in ospedale, vedendolo poi partire per un periodo di convalescenza forzata in Cina. Determinato ad aiutarlo, decise di rompere gli indugi e fare ritorno in Jamir, per chiedere aiuto a Mur. Trovò però la torre deserta, ed il fratello scomparso senza lasciare tracce. Di per sé non era una novità, era già capitato che Mur si allontanasse anche per un mese, ma il tempismo non era dei migliori.
Pochi giorni dopo, anche Pegasus ebbe la stessa idea e raggiunse il Jamir. Kiki gli spiegò della misteriosa assenza di Mur, ma poi si ricordò dell’esistenza di un’acqua dai poteri curativi miracolosi, l’acqua della vita, che sgorgava da una fonte in cima al Monte Jandara, non lontano da lì. Purtroppo però l’energia che circondava il monte gli impedì di raggiungerlo con il teletrasporto, e così Pegasus fu obbligato alla scalata, mentre Kiki lo attendeva alla base. Qui fu sorpreso da Aracne, un altro sicario venuto a cercare Mur, e rischiò di fare una brutta fine, ma Pegasus, appena di ritorno con una borraccia piena di acqua della vita, lo salvò. Dopo averlo visto sconfiggere il nemico, Kiki si preparò a partire insieme a lui per la Cina, per portare l’acqua da Sirio, ma Pegasus venne richiamato a palazzo da un ordine di Lady Isabel e gli chiese di andare da solo. Obbedendo, il bambino raggiunse Dragone e gli portò la benefica acqua, restando però deluso nel vedere che non faceva alcun effetto. Sirio, in pace con se stesso dopo una recente avventura, lo rassicurò, affermando aver compreso il proprio ruolo nell’ordine delle cose, e di essere pronto a tornare a combattere.
In quel mentre, il suo anziano maestro fece ritorno dopo una breve assenza, e lo convocò per parlargli di Arles e dei Cavalieri d’Oro. Le spiegazioni furono interrotte dall’arrivo di un sicario venuto per ucciderlo, Cancer, che era proprio un Cavaliere d’Oro. Dopo aver visto Sirio essere facilmente sconfitto, e aver scoperto che anche l’anziano maestro era Cavaliere d’Oro di Libra, Kiki lo accusò di non aver fatto niente per aiutare l’allievo. In realtà però era tutta una prova: Sirio riuscì a riprendere lo scontro, e nel momento di maggior pericolo venne salvato dall’arrivo del Cavaliere d’Ariete, ovvero Mur stesso. Sbalordito e incredulo, Kiki scoprì così la vera identità del fratello e ripartì con lui, non per il Jamir ma per il Grande Tempio, ove Mur presiedeva alla casa dell’ariete. Ben presto infatti Lady Isabel ed il gruppo di Pegasus sarebbero venuti lì per lo scontro finale contro Arles.
Così fu, ma con un dramma inatteso: poco dopo l’arrivo, Isabel venne ferita di sorpresa vicino al cuore dalla Freccia di Betelgeuse, che solo il Grande Sacerdote poteva estrarre. I Cavalieri avevano solo dodici ore per superare le case dello zodiaco, presidiate dai Cavalieri d’Oro, e salvarla. Alla prima casa, Mur si finse loro nemico per sottolineare quanto disperatamente le loro armature avessero bisogno di essere riparate. Kiki, che conosceva le intenzioni del fratello, rimase per un po’ in disparte, prima di venire e usare i suoi poteri per osservare i danni alle corazze, invisibili ad occhio nudo. Assistette poi il fratello nella riparazione, guardando divertito i Cavalieri indossare le loro corazze un’ora più tardi. Dopo aver dato loro gli ultimi consigli, Mur e Kiki li lasciarono proseguire, promettendo di proteggere l’inerme Isabel. Kiki prese questo compito molto a cuore, vegliando su di lei per ore. Aveva fiducia in Pegasus, Sirio e gli altri, ma era anche preoccupato dalla forza dei Cavalieri d’Oro, e dal deteriorarsi delle condizioni di Isabel. Quando un diluvio improvviso si abbatté sul Grande Tempio, arrivò anche a togliersi la maglietta per coprirla il più possibile dalla pioggia.
Circa sette ore dopo, sulla scena sopraggiunse Mylock, inseguito da un drappello di soldati. Kiki avrebbe voluto aiutarlo, ma Mur gli disse di tornare con lui alla prima casa, ignorando le sue proteste. A malincuore, il bambino lo seguì, cercando di smuoverlo quando i soldati si avvicinarono per uccidere Isabel. Mur però sapeva il fatto suo: in quel momento, altri Cavalieri, vecchi compagni di Pegasus, comparvero a difendere la fanciulla. Kiki fece così conoscenza indiretta con Asher dell’Unicorno, Ban del Leone Minore, Black il Lupo, Geki dell’Orsa e Aspides di Idra. Ma nelle ore seguenti, oltre ad assistere al calar della notte, avvertì l’eufonia di Sagitter, prodotta dalla presenza di tutte le armature d’oro al Grande Tempio, e la scomparsa dei cosmi di Sirio, Cristal e Andromeda.
Alla fine, Pegasus, riuscitosi a trascinare da solo fino alla statua di Atena, sollevò lo scudo della Dea verso il cielo. La luce lunare, riflettendosi su di esso, irradiò il corpo di Isabel, disintegrò la freccia e risanò la ferita. La ragazza poté così riaprire gli occhi e rialzarsi. Contemporaneamente, Libra parlò telepaticamente a tutti i Cavalieri d’Oro ancora in vita, spiegando che Arles altri non era che Gemini, un Cavaliere d’Oro traditore. Isabel iniziò a scalare le Dodici Case per raggiungere Pegasus, e Kiki fu il primo a correre da lei, felice di rivederla sana e salva. Insieme a Mur, Mylock ed il gruppo di Asher, Isabel e Kiki salirono le scale del Grande Tempio, ricevendo giuramenti di fedeltà da Toro, Ioria del Leone, Virgo e Scorpio. Alle case di Capricorn, Acquarius e Fish, Isabel curò parzialmente Sirio, Cristal e Andromeda, proseguendo poi verso le stanze di Arles, cui giunse appena in tempo per salvare il moribondo Phoenix, da tempo tornato a far parte delle sue schiere. Kiki non partecipò direttamente allo scontro finale, ma rimase a guardare gli esausti Cavalieri unire le forze contro Gemini, che poi si suicidò sullo scettro di Atena, chiedendo perdono. La battaglia era vinta.
Prezzo per il trionfo era stata la distruzione delle armature di bronzo. Poco tempo dopo, i Cavalieri d'Oro, consapevoli che in ultima istanza essa era stata causata da loro, decisero di onorare i cinque ragazzi ricostruendo e potenziando le loro armature, e per farlo usarono il loro stesso sangue. Nacquero così Pegasus di Fuoco, Dragone di Smeraldo, Cigno d’Argento, Andromeda la Notte e Phoenix la Luce, ricche di energia e vitalità. Dopo aver assistito alla loro creazione, Kiki fece ritorno a Nuova Luxor insieme al gruppo, stabilendosi ancora una volta nella villa di Lady Isabel. Per alcuni giorni, tutto andò senza intoppi. Poi, una mattina, giunse notizia che Toro era stato sconfitto da un misterioso aggressore, il quale proprio in quel momento comparve di fronte a loro. Presentatosi come Mizar, Cavaliere di Asgard, il guerriero era venuto per uccidere Isabel, e invano Kiki e Mylock cercarono di difendere la fanciulla. Solo l’intervento combinato di Pegasus, Andromeda, Phoenix, Sirio e Cristal riuscì a fermarlo, ma era chiaro che una nuova minaccia si stava risvegliando ad Asgard. Dopo aver mandato Cristal in avanscoperta, Isabel lo seguì poco dopo insieme a Pegasus, Andromeda e Kiki, che decise di accompagnarli anche in quest’avventura. Poco dopo esseri arrivati nel gelido regno del Nord, completamente coperto da neve e ghiaccio, i quattro trovarono Cristal in compagnia di Flare, sorella di Ilda, sovrana del luogo. La ragazza raccontò loro che Ilda era improvvisamente cambiata e, senza motivi apparenti, stava preparando una guerra per conquistare le terre fertili del sud. Per di più l'atteggiamento di Ilda, già pericoloso di per se, rischiava di portare a conseguenze catastrofiche perché la fanciulla aveva smesso di pregare Odino, e questo stava causando un lento ma costante scioglimento dei ghiacci polari, che a sua volta avrebbe ben presto causato una terribile inondazione delle terre emerse.
Compreso il pericolo, Isabel decise di andare a parlare con Ilda, ed ovviamente i Cavalieri si prepararono ad accompagnarla. La cosa però venne troncata sul nascere dalla comparsa di otto potenti cosmi, segno dell'arrivo di Ilda e dei suoi sette cavalieri, tra i quali vi era anche Mizar. Ben presto la tensione tra i due gruppi portò ad una serie di scontri individuali, basati più sulle emanazioni del cosmo che su veri attacchi. Osservando la celebrante, Isabel si accorse che al suo dito vi era un anello d'oro, l'Anello del Nibelungo, tristemente noto per i suoi nefasti ed oscuri poteri. Comprendendo che l'anello aveva assoggettato Ilda, Isabel disse ai cavalieri che sfilarglielo dal dito era l'unica speranza per porre fine alla sua minaccia, ma aggiunse che avrebbero dovuto cavarsela da soli perché lei avrebbe dovuto impedire lo scioglimento dei ghiacci pregando Odino al posto della celebrante. Si recò così su uno scoglio a picco sul mare e frantumò la roccia alle sue spalle per impedire a chiunque altro di seguirla. Non potendo aiutare i Cavalieri in alcun modo, Kiki rimase anche stavolta a vegliare su di lei, insieme a Flare. Parlandogli telepaticamente, Isabel gli disse di cercare di convincere la ragazza ad andar via, ma Flare non volle sentire ragioni, e alla fine Atena le permise di restare.
Fu una decisione profetica. Dopo qualche ora, Kiki ebbe una visione di Cristal in preda alle fiamme. Per lui era incomprensibile, specie in un luogo freddo come Asgard, ma Flare riconobbe il posto e corse in aiuto del Cigno, arrivando giusto in tempo per salvargli la vita. A caro prezzo però: teletrasportatosi poco dopo, Kiki la trovò svenuta accanto al cadavere di Artax, suo amico d’infanzia. Cristal l’affidò alle sue cure, e il bambino la portò in una baita non lontano da lì, prendendosi cura di lei finché la febbre, dovuta allo shock, non fu scesa. Uscito a prendere un po’ d’acqua, si imbatté in Castalia, venuta a investigare dopo che Toro le aveva detto di essere stato sconfitto non da uno, ma da due nemici. Kiki l’accompagnò di Flare, che le parlò di una leggenda secondo cui Mizar aveva un Cavaliere Ombra che lo accompagnava in battaglia. Allarmata, Castalia andò via per avvertire Pegasus e gli altri. Poco più tardi, Flare insistette per tornare da Atena, consapevole che ormai la sera stava per sopraggiungere, e che Isabel non avrebbe resistito al freddo ancora a lungo. Dopo aver invano cercato di fermarla, Kiki l’accompagnò di nuovo.
Tornati alla scogliera, i due parlarono di Orion, il cavaliere più forte della corte di Ilda. Kiki era convinto che anche lui sarebbe stato sconfitto, e non a torto. In seguito ad complesso susseguirsi di eventi, Pegasus e gli altri riuscirono nella missione e fecero ritorno, appena in tempo. Ad insaputa di tutti però, l’intera guerra di Asgard era stata solo un diversivo per indebolire il cosmo di Atena. Kiki fece appena in tempo a vedere il ritorno dei Cavalieri e a gioire per la loro vittoria, che un’onda enorme strappò Isabel dallo scoglio, trascinandola nelle profondità marine, alla corte di Nettuno, colui che aveva imprigionato Ilda con l’Anello del Nibelungo.
Nei giorni seguenti, i Cavalieri cercarono invano un ingresso per il regno sottomarino in cui risiedeva il Dio, finché finalmente, Ilda e Flare non trovarono un manoscritto che indicò loro la via. Kiki si recò allora in Cina per informare Sirio, che era andato a chiedere consiglio al maestro. Raggiuntolo, lo riportò ad Asgard con sé, ed insieme si gettarono nel vortice che conduceva al regno di Nettuno. Neanche il tempo di ammirare quello strano luogo, dove il cielo era costituito dal fondo del mare e ovunque crescevano coralli, che i due vennero attaccati da Titis, Cavaliere Sirena. Non volendo far perdere tempo a Sirio, Kiki lo convinse a lasciarla a lui e la tenne occupata con i suoi poteri telecinetici. Compì però l’errore di farla arrabbiare e si ritrovò ben presto alla sua mercé. A salvarlo fu Tisifone, Sacerdotessa guerriero venuta a portare ai Cavalieri l’armatura d’oro della Bilancia, indispensabile per sconfiggere Nettuno. Decidendo di restare ad affrontare Titis, Tisifone affidò lo scrigno a Kiki, incaricandolo di portarlo da Pegasus.
Il bambino si teletrasportò così dall’amico, che gli spiegò come l’armatura della Bilancia fosse composta da sei paia di armi potentissime, in grado di abbattere anche le tenaci colonne che sostenevano il regno sottomarino, e che era necessario distruggere per poter salvare Isabel. Davanti ai suoi occhi, Pegasus usò lo scudo d’oro per distruggere il primo pilastro, quello del Pacifico del Nord. Compreso quanto vitale fosse quell’armatura, Pegasus disse a Kiki di portarla da Andromeda, che già stava affrontando un nemico, e poi man mano da tutti gli altri Cavalieri, per permettere loro di abbattere le colonne dei sette mari. Non era certo la prima volta che Kiki aiutava i Cavalieri, ma era di gran lunga la sua missione più importante, perché da essa dipendeva direttamente la salvezza di Atena. Consapevole di ciò, Kiki partì, ma, per evitare un colpo di Titis lungo la strada, fu costretto ad usare il teletrasporto. Ciò prosciugò i suoi poteri, obbligandolo a correre da quel momento in poi, e finendo anche per perdersi. Ciononostante, riuscì a raggiungere Andromeda appena in tempo, salvandogli la vita visto che il ragazzo stava per sacrificarsi pur di abbattere la colonna del Pacifico del Sud. Datogli lo scrigno, rimase ammirato nel vederlo usare le barre gemellari di Libra, ma anche terrorizzato quando Kira, difensore di quella colonna, si sacrificò pur di impedirgli di distruggerla.
Questo sacrificio, peraltro vano, mostrò a Kiki quanto i Cavalieri o le loro controparti nemiche, i Generali, fossero disposti a rischiare pur di vincere. La lezione non tardò a riaffacciarsi: raggiunta la colonna dell’Oceano Indiano, Kiki trovò Sirio gravemente ferito, e nuovamente cieco. Amareggiato per questo suo destino, lo aiutò ad abbattere il pilastro con la spada di Libra, ma poi esitò a lasciarlo da solo in quelle condizioni. Dragone allora gli ricordò cosa significasse essere un Cavaliere, anche per lui che in fondo era un apprendista. Comprendendo di dover agire da adulto, il bambino si fece forza e lasciò l’amico, seguendo i cosmi degli altri Cavalieri per raggiungerli alla colonna dell’Antartide. Qui trovò Phoenix, oltre a Pegasus, Cristal e Andromeda sconfitti e svenuti. Dopo avergli dato il tridente d’oro per distruggere anche questa colonna, Kiki osservò Phoenix curare in qualche modo le ferite dei compagni, ma anche andar via senza esitazioni. Tanta freddezza lo lasciò perplesso, al punto che decise di restare per un po’ insieme agli amici sconfitti, anche perché, con Sirio svenuto e Phoenix diretto da Nettuno, non c’era più nessuno cui portare le armi.
La situazione cambiò quando Cristal, ripresosi per primo, si diresse verso la colonna artica. All’inizio Kiki rimase con Pegasus e Andromeda, ma poi quest’ultimo, risvegliatosi, lo incitò a riprendere la sua missione, senza preoccuparsi per Pegasus. Annuendo, Kiki obbedì e raggiunse a sua volta la colonna artica, solo per trovare Cristal sconfitto per mano di Abadir, Generale degli abissi e suo vecchio compagno di addestramento. Costui sapeva dell’importanza vitale dello scrigno d’oro, e cercò di portarlo via a Kiki, i cui poteri telecinetici erano poca cosa a confronto con la forza del nemico. Ciononostante, Kiki non si arrese, aggrappandosi disperatamente allo scrigno e rifiutando di cederlo anche sotto i calci di Abadir. Era la sua prima missione da Cavaliere, fondamentale per la salvezza di Atena e dell’umanità, ed era deciso a portarla a termine anche a costo della vita. Il suo coraggio non andò sprecato: ripresi i sensi, Cristal lo salvò, lodandolo per quanto fatto. Sconfitto Abadir, distrusse la colonna con la lancia bracciale, permettendo a Kiki di rimettersi in moto.
Recuperate un po’ le forze, anche grazie al melodioso canto di Atena, il bambino raggiunse Andromeda all’Atlantico del Sud, subito dopo la sua vittoria su un altro Generale, Sirya. Costui, colpito dalle parole del Cavaliere, decise di verificare alcuni dubbi e accompagnò personalmente Kiki all’ultima colonna, quella dell’Atlantico del Nord, dove Phoenix stava affrontando Dragone del Mare. Rassicurato da Andromeda sulla natura pacifica di Sirya, Kiki accettò di viaggiare con lui. Nell’arrivare, i due sentirono Dragone del Mare narrare la propria storia, e rivelare di essere Kanon, fratello di Gemini e vero artefice del risveglio di Nettuno. Protetto da Sirya, Kiki diede a Phoenix lo scudo d’oro, necessario per abbattere quel pilastro, poi andò via per portare l’armatura della Bilancia al tempio di Nettuno, dove Pegasus, Cristal e Sirio stavano combattendo addirittura contro il Dio in persona. Intuendo che la situazione era critica, diede fondo alle ultime energie e si teletrasportò, perdendo poi i sensi per lo sforzo. Al risveglio, lui e Tisifone poterono riabbracciare i vittoriosi eroi e Lady Isabel, abbandonando il regno sottomarino appena prima che gli oceani lo inondassero completamente.
La pace sembrava finalmente tornata. Tornata al Grande Tempio, Isabel cercò di avviare una riorganizzazione dopo il regno di Gemini, e nominò come consigliere Nicole dell’Altare. Il Grande Tempio venne però attaccato dai Giganti di Tifone, liberi dopo millenni di prigionia nelle viscere della Sicilia. Durante i primi scontri, Kiki usò i suoi poteri per far arrivare a Pegasus la sua armatura, permettendogli di tener testa agli avversari. Nei giorni successivi conobbe Mei della Chioma di Berenice, compagno d’infanzia di Pegasus, Andromeda e gli altri, nonché discepolo di Cancer, usato temporaneamente da Tifone per i suoi scopi. Poco dopo, Nicole gli ordinò di andare di nuovo in Cina per far tornare Sirio, assente a causa delle nuove ferite agli occhi. A missione compiuta, Kiki accompagnò Pegasus, Sirio, Cristal e Nicole in Sicilia, dove Tifone ed i suoi seguaci avevano imprigionato Andromeda. Il bambino non prese parte agli scontri tra Cavalieri e Giganti, ma alla fine la battaglia fu vinta, sebbene a prezzo delle vite di Mei e Nicole.
Chiusa questa parentesi, Kiki fece ritorno a Nuova Luxor in compagnia di Pegasus, fermandosi per qualche giorno nell’orfanotrofio di Lamia. Ben presto però il Cavaliere decise di ripartire per la Grecia alla ricerca di sua sorella Patricia. Percependo un accumularsi di cosmi oscuri sul Grande Tempio, Kiki lo seguì, ma non prese parte alla nuova guerra tra i Cavalieri e l’esercito di Hades. Intuendo che Patricia doveva aver cercato di seguire il fratello, e che probabilmente si era persa nelle zone circostanti il Grande Tempio, inavvicinabili per dei comuni mortali, Castalia era infatti riuscita finalmente a trovarla, in un villaggio nei pressi di Atene. Imbattutosi in loro, Kiki l’aiutò a portarla al Grande Tempio, ma la felicità del ritrovamento venne in parte smorzata dalle parole di Patricia, per anni vittima di una forma d'amnesia ed incapace di ricordare persino il proprio nome. Al Grande Tempio, Kiki e Castalia ritrovarono Tisifone ed altri cavalieri di bronzo, che l'informarono della situazione: Isabel, Pegasus, Sirio, Cristal, Andromeda e Phoenix, insieme ad alcuni cavalieri d'oro, si trovavano nell'aldilà, impegnati ad affrontare Hades. Nel sentir ciò, Kiki comprese che l'inaspettata eclissi in quel momento in corso era opera del Dio dell'Aldilà, che stava cercando di oscurare per sempre la Terra, ma, consapevole di non poter in alcun modo aiutare i cavalieri, decise di restare al Grande Tempio.
Poco dopo, il gruppo venne attaccato a sorpresa dal cosmo di Thanatos, Dio della morte subalterno ad Hades, che si stava battendo con Pegasus nel Paradiso dei Campi Elisi. Furioso col ragazzo, che era riuscito a ferirlo, Thanatos voleva farlo soffrire uccidendo Patricia. Grazie ai suoi poteri telecinetici però, Kiki riusciva a vedere gli assalti del nemico, e fece scudo a Patricia con il proprio corpo. Unendo le forze con Castalia, Tisifone e gli altri cavalieri presenti, il bambino eresse una barriera di cosmi attorno alla fanciulla, riuscendo a proteggerla a costo di varie ferite. Poco dopo, la stessa Patricia ritrovò la memoria, spronata dalla voce di Pegasus che la raggiunse nonostante l'immane distanza. Alla fine, il sole ricomparve, segno della sconfitta di Hades e della vittoria dei cavalieri. Purtroppo però anche stavolta c’era stato un caro prezzo da pagare: tutti i Cavalieri d’Oro erano morti, incluso Mur.
Dopo altre avventure (vedi Note), fece seguito un breve periodo di pace, durante il quale Sirio e Fiore di Luna ebbero un figlio, il piccolo Ryuho, e Pegasus venne promosso a Cavaliere d’Oro di Sagitter. Come sempre, la pace fu di breve durata, stavolta a causa dell’attacco di Mars, dio del pianeta Marte, e del suo esercito. Insieme ai compagni, Pegasus corse ad affrontarlo, e fece seguito una violenta battaglia. Prima della conclusione, lo scontro in qualche modo attirò sulla Terra un meteorite dai misteriosi poteri che, esplodendo, si fuse con tutte le armature esistenti, cambiandone l’aspetto e trasformandole, quando non indossate, in cristalli chiamati Cloth Stone. La caduta del meteorite interruppe per un po’ la guerra, anche perché un suo secondo effetto era stato modificare il cosmo, permettendo ora ai Cavalieri di dominare uno tra sette elementi: luce, tenebre, vento, acqua, fuoco, terra e fulmine. Il risvolto della medaglia era che tutto ciò richiedeva tempo, e così sia Pegasus che i compagni dovettero fare un po’ pratica con questi nuovi poteri. In quel periodo, Pegasus e Isabel si presero cura di un neonato di nome Koga, accudendolo come se fosse loro figlio. Dopo qualche tempo, Mars tornò alla carica, forte dei poteri dell’oscurità, e, nel tentativo di difendere Koga, Isabel venne ferita ad un braccio. Accorso in suo aiuto, Pegasus lo affrontò per primo e riuscì a ferirlo, ma venne trascinato nelle tenebre.
La minaccia di Mars fu debellata, ma, ben presto, Isabel si accorse che la ferita subita al braccio sinistro non era normale. Si trattava di una ferita di oscurità, che peggiorava e si espandeva ogni volta che si usava il cosmo. Soprattutto, non esistevano cure. Ormai incapace di usare il suo cosmo, e zoppicante, Isabel si ritirò su un’isola insieme a Tisifone, Mylock e Koga, che iniziò a venire addestrato per diventare Cavaliere. Kiki, che dopo la morte di Mur era diventato l’unico uomo al mondo in grado di riparare le armature, tornò in Jamir a far pratica.
Trascorsero così quasi 13 anni, durante i quali Kiki crebbe, diventando un giovane adulto, e ottenne addirittura il titolo di Cavaliere d’Oro dell’Ariete. Per continuare la tradizione dei riparatori di armature, prese inoltre con sé un’allieva, la piccola Raki, finendo praticamente per diventare il nuovo Mur. Purtroppo però, alla fine Mars fece ritorno, rapì Isabel e, con la complicità di alcuni Cavalieri, si insediò al Grande Tempio come Sacerdote. Consapevole di essere un bersaglio, Kiki si diede alla macchia, ma non prima di essere venuto a sapere che una nuova generazione di Cavalieri, composta, tra gli altri, da Koga e Ryuho, stava lentamente crescendo e rappresentava una nuova speranza.
Quando la minaccia di Mars si fece incombente al punto da permettergli di erigere la Torre di Babele e mettere in pericolo l’esistenza stessa del pianeta, Kiki fece finalmente ritorno al nuovo Santuario, edificato da Mars stesso al posto di quello vecchio, precedentemente distrutto. Qui, conobbe i nuovi custodi dorati eletti da Mars, tra cui Harbinger del Toro, Gembu di Libra, Fudo di Virgo e Mikene del Leone. In qualche modo, Kiki aveva saputo che il piano di Mars consisteva nell’attrarre il pianeta Marte nell’orbita terrestre e porlo davanti alla Terra, in modo da ricevere al suo posto la luce solare. Inoltre, la luce dello scettro di Aria, una bambina che anni addietro aveva ricevuto parte del cosmo di Atena, stava sottraendo l’energia del pianeta per inviarla su Marte. Per fermarlo, c’erano solo 12 ore di tempo, segnate da un orologio di fuoco posto in cielo sopra di loro. Fortunatamente, Koga, Ryuho, e i loro compagni Yuna, Haruto e Soma, erano appena arrivati alle nuove Dodici Case. Tornando a presiedere il nuovo tempio dell’Ariete, Kiki finse brevemente di essere loro nemico per spiegargli la situazione, poi parlò loro del settimo senso e ne riparò le malridotte armature, rinforzando soprattutto i pezzi di cui avrebbero avuto più bisogno. A causa del poco tempo a disposizione, Kiki dovette consumare molto cosmo per la riparazione, restando quasi esausto. Rimase comunque alla prima casa ad affrontare l’esercito di Mars che stava per far irruzione, in modo da permettere ai giovani Cavalieri di proseguire.
Nelle dodici ore successive, Kiki affrontò i soldati di Mars, riuscendo a spingerli fuori dalla prima casa, ma meravigliandosi anche della loro tenacia, che li spingeva a continuare a combattere pur in evidente difficoltà. Questa determinazione, unita al numero spropositato di avversari, lo tenne impegnato per ore, nonostante l’arrivo di Harbinger, il quale, relativamente disinteressato nell’esito finale del conflitto tra i Cavalieri e Mars, decise di restare a dargli una mano. Kiki ebbe comunque modo di percepire lo svolgersi degli eventi, in particolare il raggiungimento del settimo senso da parte di Ryuho, la resa di Mikene e la battaglia alla casa di Virgo.
Nonostante i loro sforzi, i giovani Cavalieri riuscirono a sconfiggere Mars, ma non ad impedire che tutto il cosmo del pianeta venisse risucchiato su Marte, giunto ormai vicinissimo alla Terra. Con i soldati nemici in fuga e il pianeta scosso da tremendi cataclismi, Kiki e Harbinger si affrettarono verso la cima del nuovo Santuario, dove speravano di aiutare Yuna, Ryuho, Soma e Haruto a raggiungere Marte, ove si stava combattendo la battaglia finale. Assistiti da Gembu, i due raggiunsero la settima casa, dove trovarono anche Fudo. Insieme, i quattro Cavalieri d’Oro bruciarono al massimo i loro cosmi e li unirono per teletrasportare Ryuho e compagni su Marte. Inoltre, con i loro poteri congiunti, cercarono di rallentare la distruzione del pianeta. Le loro fatiche furono premiate quando non solo il nemico venne sconfitto, ma fecero ritorno anche Seiya e Saori, libera dalla ferita di oscurità.
Con la guerra finalmente vinta, Atena riportò il Santuario sulla Terra, e Kiki riparò subito l’armatura del Sagittario, gravemente danneggiata nel conflitto, quella del Dragone, durante una breve visita da parte di Ryuho, che stava tornando da Sirio in Cina, e quella di Haruto durante una visita di Haruto in viaggio per il Giappone. Raccolte le Cloth Stone di tutti i Cavalieri caduti in quei mesi di lotte, il ragazzo fece poi ritorno in Jamir, ritrovando Raki, alla quale confidò la propria amarezza per la perdita di così tanti compagni. In particolare, i Cavalieri d’Oro di Cancro, Scorpione, Capricorno, Acquario e Pesci erano caduti, e quella dei Gemelli era scomparsa, mentre le schiere di bronzo ed argento erano state decimate. Le sue riflessioni furono interrotte dalla comparsa di un nuovo nemico, il misterioso Dione, Pallasite di secondo livello agli ordini della Dea Pallas. Dione era venuto per uccidere l’unico uomo in grado di riparare le armature, in modo da rendere più facile la vittoria della propria sovrana, ma Kiki, dopo avergli spiegato che il suo lavoro è solo parziale e che la cosa più importante è il cosmo nel cuore del Cavaliere, lo obbligò alla fuga con la Starlight Extinction appresa da Mur.
Pochi giorni dopo, Kiki ricevette la visita di Yuna, venuta anche lei per farsi riparare l’armatura dopo aver percepito una nuova forza minacciare Atena. Il Cavaliere d’Oro eseguì rapidamente il suo compito, ma si accorse anche che il cuore di Yuna era minato dall’indecisione, a causa della quale la giovane non riuscì a indossare l’armatura riparata. Spiegatole la cosa, Kiki non si intromise nei suoi dilemmi, permettendo però a Raki di cercare di aiutarla. Ad un tratto, percepì che le due erano state attaccate da nuovi Pallasite, ma, prima di poter andare in loro aiuto, vide arrivare Koga, Soma e il Cavaliere d’Acciaio Subaru, venuti lì per far riparare l’armatura del Leone Minore. Dopo aver inviato Koga e Subaru in aiuto di Yuna, Kiki si mise al lavoro, zittendo con carisma le incitazioni alla fretta di Soma, ma completando comunque il lavoro in pochi minuti. Kiki sapeva che, a differenza di Yuna, Soma non aveva alcun dubbio a frenarlo, e infatti indossò senza alcuna difficoltà la sua corazza e si precipitò sul campo di battaglia. Sconfitti i nemici insieme a Yuna, che nel frattempo aveva superato le sue esitazioni, i ragazzi fecero ritorno da Kiki, che diede loro gli scrigni del Leone Minore e dell’Aquila in cui riporre le armature, ora tornate alla forma originale e troppo potenti per poter essere contenute nei Cloth Stone. Poi li salutò, osservandoli partire verso la Cina.
Ben presto, la guerra tra Atena e Pallas esplose al punto da rendere necessario il ritorno di Kiki e tutti gli altri al Grande Tempio. La Dea era progressivamente indebolita da un bracciale della nemica che le succhiava il cosmo, mentre i Pallasite stavano creando danni in giro per il mondo con la loro capacità di sottrarre il tempo degli esseri umani, mutandoli in statue di pietra. In presenza di Atena, a tutti i Cavalieri riuniti venne ordinato di dar loro la caccia. Kiki e gli altri Cavalieri d’Oro però rimasero al Grande Tempio, per proteggere Atena e evitare attacchi improvvisi.
Dopo una prima fase di equilibrio, la guerra degenerò in seguito alla morte di Genbu della Bilancia, sacrificatosi per proteggere l’accademia Palaestra e tutti i giovani Cavalieri al suo interno. Comprendendo la gravità della situazione, Isabel sacrificò parte del suo già indebolito cosmo per scoprire l’ubicazione della base di Pallas, la città di Pallasvelda, e diede ordine a tutti i Cavalieri di attaccare. Anche in questo caso, Kiki non fece parte dell’assalto iniziale, rimanendo a prendersi cura di una sempre più debole Atena insieme a Fudo e Harbinger, e preoccupandosi per la sua sorte. Solo quando Isabel, parzialmente ripresasi, invocò la sua armatura divina e decise di raggiungere personalmente il campo di battaglia, il giovane Ariete l’accompagnò insieme ai due compagni, formando la sua guardia scelta e sconfiggendo facilmente numerosi soldati nemici. Approvata la decisione di Isabel di affidare la sua armatura ad Harbinger, Kiki si staccò brevemente dai compagni per raggiungere un ospedale da campo eretto dai Cavalieri d’Acciaio per la cura dei feriti, e si occupò della riparazione delle armature danneggiate negli scontri, tra cui quella di Aspides.
Koga, Haruto, Ryuho, Soma, Eden, Yuna e Subaru - nel frattempo divenuto Cavaliere di Equuleus - raggiunsero l’ospedale, bisognosi d’aiuto e con le armature gravemente danneggiate, se non praticamente semidistrutte in alcuni casi. Osservandole con attenzione, Kiki comprese facilmente i comportamenti sbagliati che avevano causato quei danni, e spiegò a ciascuno di loro il modo migliore di agire per evitare che accadesse di nuovo in futuro e sopravvivere alla guerra. Prima che potesse ripararle, il campo fu attaccato da un gruppo di soldati guidati da Dione, deciso a pareggiare i conti con Kiki, ma Tisifone impedì al ragazzo di intervenire, convincendolo ad occuparsi piuttosto delle armature mentre lei teneva a distanza i nemici insieme a Geki, Aspides, Ban, Black e, poco più tardi, i Cavalieri d’Acciaio originali: Shadir, Benam e Lear. Il loro intervento permise al ragazzo di ripristinare totalmente le corazze, ricordando gli insegnamenti di Mur e comprendendo come tale opera in un certo senso gli permettesse di salvare le vite dei Cavalieri stessi. A opera compiuta, Kiki scese finalmente in campo contro Dione. Grazie alla sua esperienza nel riparare armature, nonostante la stanchezza gli bastò un dito per individuare e colpire il punto debole della Chronotector del nemico, sbriciolandola completamente. A questo punto, rimproveratolo per la sua arroganza, gli consigliò di ritirarsi, ma quando Dione gli mandò comunque contro i suoi uomini, travolse tutti con lo Starlight Extinction, rivelando di essersi trattenuto in passato e annientandoli. Più tardi, Kiki salutò i ragazzi, ma prima prese da parte Eden confidandogli i suoi dubbi verso Subaru: un semplice Cavaliere d’Acciaio, privo del settimo senso, era riuscito non solo a ottenere l’armatura di bronzo di Equuleus, ma persino a farla evolvere oltre la Cloth Stone. Intuendo che in lui sembrava celarsi un qualche potere misterioso, chiese ad Eden di tenerlo d’occhio.
I due in realtà si rividero prima del previsto. Tornato a far la guardia ad Atena, Kiki raggiunse insieme a lei, Fudo, Harbinger e Pegasus il cancello interno della fortezza di Pallas, dove si trovavano non solo Koga e i suoi amici, ma anche Sirio, Cristal, Andromeda e Phoenix, nel frattempo scesi a loro volta in campo. Tutti insieme, unirono i loro cosmi a quello di Koga, permettendogli di sfondare il cancello e fare irruzione nel cuore della fortezza di Pallas. Ben presto, il gruppo si trovò di fronte a un crocevia: quattro corridoi che vennero spiegati loro dal subdolo Europa, astuto Pallasite in grado di intuire le personalità dei nemici e pungerli sul vivo. Kiki non cadde vittima delle sue provocazioni e riuscì a mantenere la calma finché le parole di Atena e il coraggio di Koga e gli altri convinsero Europa ad andar via, ma rimase comunque perplesso nel vedere Subaru attaccare il nemico e quest’ultimo rispondergli in maniera enigmatica, dando a intendere di conoscere qualcosa sul suo passato. Alla fine, i Cavalieri dovettero comunque dividersi in quattro gruppi per seguire i sentieri del crocevia. Su consiglio di Pegasus, ogni Cavaliere leggendario avrebbe accompagnato un gruppetto di guerrieri più giovani, lasciando i Cavalieri d’Oro a difesa di Atena lungo il sentiero chiamato Vanaheim.
Inizialmente, Kiki si occupò di spianare la strada a Fudo e Isabel, togliendo di mezzo i soldati semplici insieme a Pegasus e Harbinger. Quest’ultimo si comportava in maniera burbera e attaccabrighe con tutti, ma Kiki aveva capito il suo buon cuore e gli ricordò che era stato accettato dall’armatura del Toro, prova di essere un vero Cavaliere. Gli confessò inoltre di aver sempre ammirato Pegasus, sin da quando non era che un bambino. Poco dopo, avvertì la scomparsa del cosmo di Phoenix, sacrificatosi per sconfiggere Aegaeon, uno dei quattro Pallasite più potenti. A sorpresa però, la prima battaglia fu contro Paradox, ex Cavaliere di Gemini ora passata al servizio di Pallas per vendicarsi di Atena e di sua sorella Integra, che l’aveva rimpiazzata come Cavaliere d’Oro della terza casa. Comprendendo il destino delle gemelle, Kiki non partecipò attivamente allo scontro, limitandosi a proteggere Isabel con il Crystal Wall e seguire il duello tra le sorelle fino alla vittoria di Integra e al pentimento di Paradox.
Proprio quando tutto sembrava finito, davanti a loro comparve Gallia, altra Pallasite di primo livello venuta a uccidere personalmente Atena con la sua spada War God’s Manifestation Blade, in grado di tagliare facilmente persino le armature d’oro e di parare senza sforzi la Stardust Revolution di Kiki. Anche in questo caso, Kiki prese solo marginalmente parte allo scontro, che fu combattuto prima da Pegasus e poi da Paradox e Integra, unitesi per eseguire la Dimensione Oscura e richiamare tutti i Cavalieri presenti nel castello di Pallas, incluso il gruppo di Koga. Proprio questi ultimi chiesero e ottennero di affrontare Gallia, permettendo a Kiki e gli altri di proseguire con Atena.
La vera battaglia per il giovane Ariete venne poco dopo, quando a sbarrare loro la strada comparve Hyperion, penultimo Pallasite di prima classe armato della potentissima Cataclysm Slash, la spada che aveva ucciso Genbu. Dopo aver visto Pegasus e Sirio provare invano a sconfiggerlo, Kiki rimase sorpreso quando Fudo - che fino a quel momento aveva contribuito solo marginalmente alla causa - decise di combattere di persona. Sirio, desideroso di vendicare Genbu, volle a sua volta rimanere e chiese a Pegasus, Harbinger e Kiki di proseguire insieme ad Atena, ma il Cavaliere d’Ariete rimase anche lui indietro, proteggendo la fuga dei compagni grazie al Crystal Wall. Rimasti soli, Kiki, Sirio e Fudo tentarono tutti i loro colpi segreti, riuscendo però solo a far indietreggiare marginalmente l’avversario e venendo ripetutamente atterrati. Soverchiati dalla potenza del nemico, furono allora obbligati a una risposta estrema: ricorrere alla tecnica proibita chiamata Urlo di Atena, in cui tre Cavalieri d’Oro uniscono le forze e i cosmi contro un unico nemico, sacrificando così il loro onore e venendo marchiati a fuoco con il segno dell’infamia per l’eternità. Dopo qualche attimo di esitazione, Kiki e gli altri accettarono questo sacrificio in nome di Atena e della pace sulla terra, mettendosi in posizione e bruciando al massimo le loro aure fino a raggiungere una frazione di Omega, lo stadio massimo del cosmo.
All’inizio, Hyperion sembrò in grado di resistere persino a un potere così vasto come l’Urlo di Atena, ma poi la scheggiatura sulla sua spada causata in precedenza da Genbu e lo spirito di quest’ultimo sbilanciarono lo scontro in favore del trio dorato. Consapevole che l’esplosione avrebbe potuto uccidere anche lui, Kiki trovò comunque lo spirito per scherzare con Fudo, che ammise di essere felice di morire insieme a loro. Dopo aver affidato il futuro ai giovani Cavalieri della nuova generazione, Kiki e gli altri diedero la spinta finale all’Urlo di Atena, generando un’onda d’urto tale da distruggere il salone in cui stavano combattendo e assorbirli.
Per un po’, Kiki e gli altri sembrarono morti, ma in realtà in qualche modo riuscirono a salvarsi e poche ore più tardi riemersero dalle macerie. Nel frattempo però la situazione era drasticamente peggiorata: Subaru si era scoperto essere l’avatar di Saturn, dio supremo del tempo che aveva utilizzato quella forma per studiare da vicino gli esseri umani. Il vero nemico alle spalle di Pallas, Saturn si rivelò essere quasi invincibile per Koga, Pegasus e gli altri. Sconfitta facilmente ogni resistenza, paralizzò tutti gli esseri viventi del pianeta con il Chrono Conclusion Eternal, intenzionato a lasciarli così per tutta l’eternità. Kiki, come tutti i suoi compagni, ne rimase vittima e venne pietrificato. Con il solo Koga rimasto a combattere, Isabel però fece spiritualmente appello a tutti i presenti, chiedendo loro di donargli i loro cosmi e aiutarlo. Kiki accettò con entusiasmo, inviando al giovane il suo cosmo e la sua anima. Con la forza di tutti, Koga riuscì a tenere il passo con Saturn, che, colpito dall’energia che gli esseri umani possono sviluppare quando collaborano, accettò di liberarli e ritirarsi, ponendo di fatto fine alla guerra.
Kiki fece così ritorno al Grande Tempio insieme a Pegasus, Fudo, Integra e Harbinger, riparando rapidamente le armature distrutte o danneggiate e venendo a sapere come il Toro avesse protetto la corazza di Atena a costo della vita. Per questo motivo, lui e gli altri decisero di eleggerlo Grande Sacerdote, convincendolo nonostante le iniziali proteste e promettendo di aiutarlo nei momenti di difficoltà. Il ragazzo poi salutò Koga, in partenza per un viaggio senza meta attorno al mondo, e verosimilmente fece ritorno in Jamir insieme a Raki.
NOTE: Le informazioni presenti in questo profilo provengono dagli episodi 10-12, 15-17, 20, 23-26, 29, 35, 39, 42-43, 45-47, 57-59, 61, 63, 72-76, 78-84, 86, 91, 95-109, 112-114, 140-145 della serie classica, dagli episodi 17, 28-29, 33, 37-38, 46-50, 52, 54, 58, 64, 68, 73-74, 77-79, 82-87, 96-97 della nuova serie Saint Seiya Omega e dal romanzo Gigantomachia. Kiki è probabilmente il personaggio di supporto principale dopo Lady Isabel, e la sua importanza diventa fondamentale nella serie di Nettuno. Poi però quasi scompare in quella di Hades e non è ancora comparso nel seguito Next Dimension. Kiki non viene mai definito esplicitamente un discendente del popolo di Mu, ma possiede i poteri ed i segni tipici, ovvero capacità mentali ed extrasensoriali, e le sopracciglia rasate a formare due puntini tipiche delle popolazioni indiane.
Caratterialmente, è delineato come dispettoso e burlone, specie nell’anime, ma anche eroico all’occorrenza. I suoi poteri tendono a variare a seconda delle esigenze, ma sono comunque definiti abbastanza bene. In particolare, viene mostrato un paio di volte che teletrasportarsi troppo spesso lo affatica al punto da privarlo di buona parte dei suoi poteri, lasciandogli però la capacità di spostare oggetti con la telecinesi. Non sappiamo quanto tempo debba passare prima che possa teletrasportarsi di nuovo, ma, nel manga, sviene per averlo fatto una terza volta al termine della serie di Nettuno (in cui però era affaticato e risentiva ancora del pestaggio di Abadir). Di contro, quando è in compagnia numerosissime volte si limita a correre, anche quando sarebbe essenziale il teletrasporto, suggerendo che non sia ancora abbastanza forte da spostare gli altri.
Nel manga, e nella versione originale dell’anime, Kiki non è il fratello di Mur, ma solo il suo apprendista. Il rapporto di parentela è stato inserito dal doppiaggio italiano. In ambo le versioni, non sappiamo chi siano i suoi/loro genitori, né le circostanze esatte che lo hanno portato a vivere con Mur. Un’altra differenza tra le due versioni è che nel manga sa che Mur è Cavaliere d’Oro, mentre nell’anime, sia italiano che originale, lo apprende molto più avanti. Più in generale, l’anime espande il suo ruolo, rendendolo più indipendente da Mur e facendolo vivere per un po’ di tempo a Nuova Luxor, tra villa Thule e l’orfanotrofio di Lamia. Diventa un po’ la mascotte del gruppo, contribuendo come messaggero o in ruoli di supporto, ma tende un po’ ad apparire e sparire a seconda degli episodi o delle scene. La sua ultima comparsa è nell’ospedale nell’episodio 39, dopo il quale viene dato a intendere che torna in Jamir alla ricerca di una cura per Sirio. Sempre Nuova Luxor sembra essere la sua sistemazione tra una saga e l’altra: è infatti lì nell’episodio 74, e poi nella sigla dell’Hades Sanctuary.
Il romanzo Gigantomachia è ai limiti della continuity, ed è stato inserito più che altro per completezza. La sua collocazione è dubbia, ma dovrebbe essere possibile inserirlo tra Nettuno ed Hades senza eccessive contraddizioni, eccezion fatta per la scena in cui Isabel bagna le armature dei protagonisti con il proprio sangue. D’altra parte, ambientandolo dopo Hades non si spiegherebbe la presenza di Pegasus, a meno di non ipotizzare che abbia luogo addirittura dopo Next Dimension.
Pur essendo sempre informato, Kiki è fuori scena in alcuni momenti importanti. Non è presente alla rivelazione dell’identità di Isabel, né è con Castalia al ritrovamento di Patricia, sebbene poi l’aiuti a camminare. Non vediamo neppure il momento in cui accetta di lasciarsi accompagnare da Sirya, una scelta bizzarra visto lo scontro con Abadir avvenuto solo minuti prima. In quel caso, c’è da supporre che Andromeda abbia intercesso per il Generale, o che Kiki abbia sentito di potersi fidare di lui. Poco dopo, nell’anime non lo vediamo portare l’armatura da Sirio, ma al termine dell’episodio 114 è insieme a Tisifone, che era svenuta pochi metri più indietro, quindi è probabile che le cose siano andate come nel manga, e che sia svenuto per lo sforzo del teletrasporto.
Kiki è ufficialmente apprendista di Mur, ma non lo vediamo mai allenarsi minimamente in alcun modo, nonostante, ad otto anni, sia più grande dei protagonisti all’inizio dell’addestramento. Nel manga, Sirio una volta dice che "ha provato a diventare Cavaliere, ed ha fallito", suggerendo si sia ritirato dall’addestramento, ma tutta la situazione è un po’ nebulosa. La sensazione è che Mur gli abbia insegnato principalmente come riparare le armature, argomento in cui sembra ferrato, ma nessuna tecnica da guerriero. Grazie alle avventure con i Cavalieri ha comunque una buona esperienza sul campo, ma la morte di Mur al Muro del Pianto sostanzialmente lo priva anzitempo del suo maestro. Tra l’altro, non vediamo mai la sua reazione alla notizia.
Saint Seiya Omega è una serie animata del 2012, con nuovi protagonisti ed ambientata circa 13 anni nel futuro. A detta della Toei, è in continuity con l’anime, Hades incluso, ma non con il manga o Next Dimension, anche se, per ora, le due serie non si escludono a vicenda. La serie Omega introduce numerose novità, a partire dalle armature Cloth Stone e gli elementi nel cosmo. Per far spazio ai nuovi protagonisti, è stato necessario far uscire i vecchi di scena, e da qui le ferite di oscurità che li privano del cosmo ed impediscono di indossare le armature. Kiki, ora più o meno 21enne, compare la prima volta nell’episodio 17, ma ha già fama di essere il miglior riparatore di armature in circolazione, oltre che l’unico, e viene chiamato con l’appellativo "il grande", proprio come Mur. Sempre come il vecchio maestro, lega i capelli, ora lunghi, con un fiocchetto lilla. Ha inoltre preso con sé un’allieva, Raki, che agisce un po’ come faceva lui da piccolo. In seguito, nel 28° episodio, scopriamo che è anche il nuovo Cavaliere d’Ariete, e che possiede il potere di riparare le armature con il suo cosmo, oltre che con gli attrezzi che utilizza più avanti. Il videogioco Saint Seiya Ultimate Cosmo rivela che il suo elemento è la terra, e che possiede i colpi segreti di Mur, cosa poi confermata nel 52° episodio, in cui usa la Starlight Extinction. Considerando che Kiki non aveva mai visto questa tecnica in uso, e che Mur muore quando lui è ancora piccolo, non è chiaro se gli sia stata effettivamente insegnata, o se l’abbia ricreata da solo da zero. Nella seconda serie di Omega, Kiki mostra di aver ereditato anche la Stardust Revolution.
Nel 37° episodio, Kiki e Harbinger si salutano indicando di conoscersi già. Poco dopo, il ragazzo parla anche di Mikene e Fudo, e nel 48 nomina Gembu. Tutto ciò suggerisce che ci sia stata una qualche riunione tra i nuovi Cavalieri d’Oro, cui Kiki avrebbe preso parte fingendo fedeltà a Mars, prima di andare a presiedere la prima casa e passare dalla parte dei protagonisti.
Nella seconda serie di Omega, Kiki mostra di essere un guerriero paragonabile a Sirio e Fudo, e di avere una notevole capacità di analisi e introspezione, ma anche un’indole tutto sommato pacifista più simile a quella del maestro Mur che alla sua da bambino. E’ infatti il primo, insieme ad Eden, a sospettare di Subaru, anticipando in qualche modo la rivelazione finale sulla sua identità. Nella battaglia contro Hyperion, mostra di poter proiettare il Crystal Wall anche lontano da sé, e di aver compreso fino in fondo i doveri di un Cavaliere, non esitando a sacrificarsi con l’Athena Exclamation. Come nella serie classica però, le conseguenze di quest’ultima si rivelano effimere, e Kiki non perde né il titolo di Cavaliere d’Oro né il rispetto dei compagni, dando a intendere che Isabel abbia perdonato il ricorso alla tecnica proibita. La riparazione delle varie armature danneggiate - o addirittura distrutte nel caso di quelle di Pegaso o del Sagittario - viene solo accennata, e non sappiamo se sia stato necessario riforgiarle da zero o se esse si fossero parzialmente rigenerate da sole.
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