ASPIDES

(HYDRA ICHI)

ETA': 14 anni.

ALTEZZA: 1.70 M.

PESO: 56 Kg.

OCCHI: Neri

CAPELLI: Bianchi

DATA DI NASCITA: 10 Febbraio.

LUOGO DI NASCITA:.Giappone.

GRUPPO SANGUIGNO: B

SEGNI PARTICOLARI: Occhi neri senza iride. Cresta di capelli bianchi.

PARENTI CONOSCIUTI: Nessuno, Aspides è orfano.

COSTELLAZIONE / SIMBOLO: L'Idra, mostro mitologico ucciso da Ercole in una delle sue fatiche. Era un serpente a nove teste ed ogni volta che una veniva tagliata, un'altra ne prendeva il posto.

ARMATURA / ARMI: Armatura di bronzo dell'Idra. L'armatura di Aspides è dotata di artigli retrattili avvelenati che escono da appositi scomparti nei bracciali e nelle ginocchiere. Gli artigli, fatti d'acciaio, possono penetrare corazze di bassa resistenza e raggiungere il corpo del nemico, iniettandolo con il veleno, mortale per una persona normale. Gli artigli possono staccarsi dall'armatura dell'Idra in modo da restare conficcati nel corpo della vittima. L'armatura è anche capace di rigenerare in pochi secondi gli artigli, in modo che il cavaliere non sia mai disarmato. Gli artigli non sono comunque capaci di penetrare armature d'argento o d'oro, e possono solo incrinare in superfice le armature di bronzo. L'armatura di Idra viene distrutta dalla Polvere di Diamanti di Cristal durante la Guerra Galattica. Riparata in circostanze ignote, viene tempo dopo danneggiata da Thanatos, ma anche stavolta Aspides riesce a farla restaurare. A differenza delle armature di bronzo dei protagonisti, quella di Aspides non subisce alcuna evoluzione durante la serie.

In Saint Seiya Omega, Aspides indossa brevemente l’armatura di Hydrus, ovvero Idra Maschio, versione Cloth Stone. Relativamente simile alla corazza di Idra, Hydrus ha gli stessi poteri, ovvero la capacità di generare artigli velenosi che si rigenerano dopo essere stati distrutti. Stavolta però gli artigli sono più lunghi e più numerosi, in grado di uscire anche dall’addome o dai piedi. Possono inoltre allungarsi a dismisura e poi riaccorciarsi, ma non staccarsi per restare conficcati nel nemico. Il loro veleno parrebbe essere meno letale. Più avanti, sempre in Omega, torna ad indossare la sua armatura classica di Idra.

STIRPE: Cavaliere di bronzo fedele ad Atena.

PRIMA APPARIZIONE: Episodio 2, "Il torneo inizia" (anime). Saint Seiya N° 1, 3° capitolo (manga).

EPISODI (SAGA): Episodi 2-3, 5, 42, 61-66, 68-69, 71-73 (saga del Grande Tempio), 74 (saga di Asgard), 100, 114 (saga di Nettuno), 115-116, 120, 125, 137-145 (saga di Hades), OAV 5 (Artemide). Saint Seiya Omega 4-5, 7, 15 (Mars), 53, 58, 61-62, 69, 74, 78, 87-88, 93-94, 96 (Pallas).

NUMERI DEL MANGA: 1-3, 10, 19, 28-29.

COLPI SEGRETI / POTERI: Aspides non possiede un vero e proprio colpo segreto ma sa usare molto bene gli artigli della sua armatura per lanciare fendenti oppure colpire mirando agli occhi degli avversari. Aspides è inoltre abile nel muoversi lentamente e nel fingere attacchi leggeri per poi sorprendere il nemico con gli artigli. E' possibile che Aspides possa controllare la quantità di veleno che viene rilasciata dagli artigli, visto che in almeno due occasioni non si rivelano mortali contro nemici di basso livello. Sul piano fisico, Aspides sembra possedere poteri minori rispetto a quelli dei comuni cavalieri di bronzo, ma è comunque capace di muoversi con rapidità e probabilmente frantumare la pietra con un pugno. Nella serie Omega, Aspides ha praticamente gli stessi poteri con l’armatura di Hydrus, ed anche un colpo segreto: Hydrus Thousand Paralyze, con cui crea un numero imprecisato di serpenti di cosmo e li aizza contro il nemico. Questi serpenti dovrebbero essere velenosi e il loro numero varia a seconda dell’energia dell’attacco. Possono però essere respinti da un colpo segreto più potente.

STORIA: Aspides nacque a Nuova Luxor, in Giappone, con uno strano aspetto dovuto a cause sconosciute. I suoi occhi infatti, seppur capaci di vedere normalmente, erano completamenti neri e privi di iride, mentre i capelli erano biachi. In circostanze ignote, Aspides rimase orfano e fu costretto ad imparare a vivere senza poter contare sull'aiuto di nessuno, iniziando a comportarsi da bullo nonostante un fisico tutto sommato gracile. E' possibile che in buona parte il suo atteggiamento fosse una risposta all'essere isolato per via del suo strano aspetto, ma non vi sono prove a riguardo. In circostanze sconosciute, Aspides venne notato da uno degli agenti di Alman di Thule, proprietario della ricca e vastissima fondazione Thule.

All'epoca, Alman stava cercando dei bambini che potessero essere adatti, un giorno, a diventare cavalieri di Atena. Giudicando Aspides un possibile candidato, Alman lo fece trasferire nel collegio St. Charles, dove man mano venivano mandati i bambini destinati all'addestramento per diventare cavalieri. Aspides conobbe così gli altri possibili candidati al titolo di cavaliere. Tra essi fece in particolare amicizia con un bambino di nome Asher, del quale cominciò ben presto a rispettare l'autorità. Insieme ad Asher ed altri tre bambini, Geki, Black e Ban, Aspides si divertiva a fare scherzi ai compagni più piccoli. Loro vittima prediletta era Andromeda, il più piccolo dei bambini dell'orfanotrofio, e la cosa portò ad alcuni scontri con suo fratello maggiore Phoenix. A differenza del fratello però, Phoenix era ben capace di difendersi, anche con la forza se necessario, e quindi Aspides e gli altri ben presto desistettero dal fare dispetti ad Andromeda. A parte questi scontri occasionali comunque, Aspides passò un periodo sereno nell'orfanotrofio St. Charles, studiando le materie base ma anche giocando spesso a calcio con gli altri bambini.

Dopo un paio d'anni circa, Alman decise che era il momento di preparare i bambini all'addestramento per diventare cavalieri, e li fece portare tutti nel suo palazzo, allo scopo di farli allenare per circa un anno nella sua palestra, prima di mandarli dai vari maestri sparsi in giro per il mondo. Aspides ebbe così modo di allenarsi a lungo in esercizi come i pesi, il salto, la corsa, il nuoto e la lotta, ma nonostante i suoi sforzi non raggiunse il livello dei due bambini più promettenti, Phoenix e Pegasus.

I problemi maggiori di questo periodo tutto sommato ancora sereno furono Mylock, il severo ed inflessibile maggiordomo di Alman, ed Isabel, nipote del duca di Thule. La bambina in particolare vedeva i vari ragazzini come giocattoli con cui divertirsi e li usava per i suoi capricci, ad esempio prendendoli a bacchettate con un frustino o facendoli camminare a quattro zampe e sedendosi sulla loro schiena. A differenza di alcuni suoi compagni, come Pegasus o Asher, Aspides venne comunque relativamente risparmiato dalla padroncina.

Alla fine venne il giorno in cui tutti i bambini dovettero scegliere, pescando a sorte, i luoghi in cui sarebbero diventati cavalieri. Per Aspides il destino scelse la Finlandia, e così pochi giorni dopo il bambino lasciò Nuova Luxor ed il Giappone e raggiunse il paese Scandinavo, dove passò i successivi sei anni ad allenarsi allo scopo di conquistare l'armatura di bronzo dell'Idra.

Nulla è noto del periodo dell'addestramento, che comunque si rivelò tremendamente duro, ma alla fine Aspides riuscì nel suo intento e divenne cavaliere di bronzo dell'Idra, temibile per gli artigli avvelenati di cui era dotata. Vittorioso, Aspides potè così tornare a Nuova Luxor con l'armatura. Qui il ragazzo ritrovò Lady Isabel, oramai cresciuta e maturata, ma venne anche a sapere che, circa 5 anni e mezzo prima, Alman era morto. Spinto dall'orgoglio e dal desiderio di mettersi in mostra, Aspides accettò senza esitazioni quando la ragazza lo informò che avrebbe combattuto in un torneo per cavalieri, la Guerra Galattica, al cui vincitore sarebbe andata la più potente tra le armature conosciute, l'armatura d'oro del Sagittario. Nei giorni che seguirono, Aspides visse al palazzo di Isabel in compagnia dei pochi che erano tornati vincitori dall'addestramento. Tra loro vi erano Asher, Black, Geki e Ban, ma anche Andromeda e Sirio, un altro dei suoi compagni di orfanotrofio. In generale comunque le vecchie ruggini erano ormai state messe da parte ed anche con Andromeda non c'erano più tensioni.

Dopo alcuni giorni di preparativi, e con tre cavalieri, Pegaso, Fenice e Cigno, ancora assenti, la Guerra Galattica ebbe finalmente inizio. I cavalieri vennero disposti casualmente in gironi, e ad Aspides capitò come avversario proprio l'assente Cigno. Di lui Aspides sapeva solo che era per metà Russo, e che quindi probabilmente si trattava di Cristal, un altro dei bambini che era stato con lui al collegio St. Charles anni prima. L'assenza di Cigno avrebbe automaticamente qualificato Aspides al turno successivo, ma Isabel decise di aspettare qualche giorno, anche perchè prima di questo scontro erano previsti quelli tra Asher e Ban e tra Pegaso e Geki. Aspides così potè passare i primi due giorni da spettatore, e fu testimone della facile vittoria di Asher e del ritorno di Pegasus dalla Grecia. Il ragazzo, ora cavaliere di Pegaso, accettò con qualche ritrosia di combattere nel Torneo ed Aspides lo vide battere Geki senza particolari problemi. La forza e la velocità del ragazzo lo stupirono, ed Aspides comprese che il ragazzo sarebbe stato un duro avversario per la vittoria finale.

Il giorno seguente, dopo la presentazione ufficiale dei cavalieri al pubblico, venne il turno del combattimento tra Aspides e Cristal. A causa dell'assenza di quest'ultimo venne deciso di anticipare il combattimento successivo tra Pegasus e Sirio, ma proprio in quel momento Cristal apparve al Palazzo dei Tornei, desideroso di battersi. Soddisfatto di poter finalmente scendere in campo e fiducioso nei suoi mezzi, Aspides salì sul ring ed iniziò lo scontro con Cristal, che dal canto suo non pareva per niente preoccupato. Non volendo svelare subito le sue armi, Aspides iniziò ad attaccare con semplici pugni e calci, ma tutto sembrò inutile contro la solida armatura di Cristal, che non aveva neanche bisogno di provare a difendersi. Sperando di stupire il nemico, Aspides sfoderò allora i suoi artigli avvelenati, che si conficcarono nel bracciale dell'avversario.

L'essere riuscito a somministrare il suo veleno a Cristal convinse Aspides che la vittoria fosse vicina, ma il cavaliere del Cigno continuava a non essere per nulla impressionato dalle capacità del nemico. Non temendo l'atteggiamento del ragazzo e convinto di essere vicino ad una grande vittoria, Aspides usò di nuovo gli artigli, mostrando tra l'altro la loro capacità di ricrescere dopo essere stati rimossi e di spuntare anche dalle ginocchiere. Tutta la boria di Aspides però non bastò ad impensierire Cristal, che decise di mostrare i suoi poteri di dominio sulle energie fredde congelando il polso del nemico e portandolo a -100 gradi. Cristal poi rivelò che gli artigli non erano abbastanza potenti da poter superare l'armatura del Cigno, quindi il veleno dell'Idra non l'aveva mai raggiunto. Per la prima volta dall'inizio del combattimento Aspides comprese di essere in svantaggio e temette per il risultato finale. Nel vedere Cristal preparare il suo colpo segreto, la Polvere di Diamanti, Aspides, temendo per il suo onore, arrivò a supplicarlo di fermarsi, ma le sue parole non fecero cambiare idea al cavaliere del Cigno, che sferrò l'attacco. Aspides vide la sua armatura congelarsi ed andare in pezzi per l'effetto della Polvere di Diamanti, poi crollò a terra perdendo i sensi.

Il giorno dopo, il ragazzo si svegliò in un letto della clinica della Fondazione Thule, incolume ma profondamente ferito nell'orgoglio. Forse anche per questo motivo, Aspides preferì non andare al Palazzo dei Tornei e seguì in televisione il durissimo combattimento tra Pegasus e Dragone. Quando però alla fine Sirio, sconfitto, rischiò di perdere la vita per una ferita riportata al cuore, ed a sua volta Pegasus mise la propria a repentaglio per salvarlo, Aspides comprese che vi erano cose più importanti dell'onore e corse al Palazzo dei Tornei per dare almeno supporto morale ai cavalieri. Fortunatamente le cose si risolsero per il meglio, Pegasus riuscì a salvare Sirio ed Aspides potè festeggiare con gli altri cavalieri lo scampato pericolo.

Il giorno seguente, Aspides scelse comunque di seguire in televisione lo scontro tra Asher ed Andromeda. Il combattimento, in cui Andromeda era in netto vantaggio, fu interrotto dall'arrivo inaspettato del decimo cavaliere, Fenice, che si rivelò essere Phoenix. Aspides vide Phoenix sconfiggere Asher ed Aspides, dichiarare guerra a tutti i cavalieri e rubare l'armatura del Sagittario. Rendendosi conto di non essere abbastanza forte per poter fare qualcosa, Aspides non provò nemmeno ad andare al Palazzo dei Tornei ed affrontare Phoenix. Costretto ad ammettere a se stesso di non essere al livello di Cristal, Pegasus, Sirio, Andromeda e lo stesso Phoenix, Aspides decise di tornare in Finlandia per riprendere l'addestramento. Decisione simile venne presa da Asher, Ban, Geki e Black, e così i cinque, ottenuto il permesso di Isabel, lasciarono Nuova Luxor.

Tornato in Finlandia dal suo maestro, Aspides passò mesi ad allenarsi senza sosta e fece in qualche modo riparare l'armatura. In questo periodo gli giunse notizia delle numerose imprese di Pegasus e compagni, che avevano sconfitto vari potenti nemici inviati dalla Grecia per ucciderli. Aspides venne anche a sapere che Phoenix si era ora unito al gruppo di Pegasus, ma la notizia più sorprendente giunse in un comunicato di Mylock, ora maggiordomo di Isabel, che gli rivelò una sorprendente verità: lady Isabel era in realtà la reincarnazione di Atena, la Dea a cui tutti i cavalieri devono fedeltà e obbedienza. Tale scoperta fece comprendere ad Aspides la futilità del cercare di conquistare la gloria paragonata alla missione di proteggere Atena. Deciso ad aiutare Pegasus e gli altri in questa missione, Aspides capì di dover aumentare ancora la sua forza e si impegnò ancora più a fondo negli allenamenti. Dopo alcuni mesi, soddisfatto, Aspides decise di poter finalmente tornare a Nuova Luxor. Qui ritrovò Asher, Geki, Black e Ban, ma venne anche a sapere che Isabel era appena partita per la Grecia insieme a Pegasus, Cristal e Andromeda per affrontare Arles, usurpatore del Grande Tempio di Atena.

Sempre decisi a portare aiuto, i cinque raggiunsero Atene. Appena arrivati, vennero a sapere che Isabel era stata ferita al cuore da una freccia d'oro e che sarebbe morta in poche ore se Arles non avesse estratto quel dardo. Per portare Arles da Isabel, Pegasus e gli altri avevano lasciato la fanciulla nel cuore del Grande Tempio, ai piedi della prima delle dodici case dello zodiaco. Per raggiungere Arles era infatti necessario superare, in non più di dodici ore, i dodici templi dedicati alle dodici costellazioni zodiacali, ma a difesa di ciascun tempio vi era uno dei cavalieri d'oro, i più potenti tra tutti i cavalieri. Aspides e gli altri dovettero ammettere con riluttanza di non essere al livello dei cavalieri d'oro, ma decisero lo stesso di raggiungere Isabel, in modo da proteggerla da eventuali attacchi. La loro idea si rivelò provvidenziale ed i cinque arrivarono giusto in tempo per salvare lei e Mylock da un manipolo di soldati. Facendo sfoggio della loro nuova forza, i cavalieri sconfissero con facilità i nemici e rimasero a vegliare lady Isabel.

Nell'attesa del ritorno di Pegasus, Aspides venne a sapere da Mylock maggiori dettagli sulla storia di Isabel, ed in particolare venne a conoscenza di Micene di Sagitter, il cavaliere d'oro che tredici anni prima aveva sacrificato la sua vita per salvare la fanciulla all'epoca in fasce. Aspides fu anche testimone della ricomparsa dell'armatura del Sagittario, invocata dallo scettro di Atena, e del senso di celeste quiete che portò in tutto il Grande Tempio. Nelle ore che seguirono, Aspides seguì, attraverso l'energia dei cosmi, lo svolgersi degli scontri, senza mai perdere la fiducia in Pegasus e gli altri. Uno dopo l'altro però, il ragazzo avvertì lo spegnersi dei cosmi di Sirio e Cristal e pianse per loro. Temendo per Isabel, Aspides appoggiò l'idea di Mylock di provare anche loro a raggiungere le stanze di Arles. Asher però fermò i compagni, convincendoli che un loro intervento a questo punto sarebbe stato più d'intralcio che di aiuto. Poco più tardi, Aspides avvertì anche il cosmo di Andromeda spegnersi.

Ancora più tardi, Aspides si accorse che mancavano solo pochi minuti alla morte di Isabel e temette per lei. All'ultimo momento però, una luce dorata proveniente dalla sala del Grande Sacerdote illuminò il corpo della ragazza, dissolvendo la freccia e guarendo la ferita. Col cuore colmo di gioia, Aspides vide Isabel rialzarsi finalmente in piedi. Ora più sollevato, il cavaliere accompagnò Isabel verso le stanze di Arles, salendo insieme a lei, Mylock, Asher e gli altri le scale delle dodici case. Aspides conobbe così per la prima volta i cavalieri d'oro superstiti: Mur dell'Ariete e suo fratello Kiki, Toro, Ioria del Leone e Scorpio. Nelle case di Capricorn, Acquarius e Fish poi vide Isabel donare nuove energie ai corpi quasi privi di vita di Sirio, Cristal e Andromeda, che, sebbene allo stremo delle forze, si rialzarono per raggiungere anche loro Arles.. Raggiunte le sale del sacerdote, Aspides e gli altri proseguirono fino alla statua di Atena, dove giunsero appena in tempo per salvare Pegasus e Phoenix da colui che si celava sotto la maschera di Arles, Gemini della terza casa.

Sbalordito, Aspides vide Sirio, Cristal e Andromeda trovare ancora le forze di aiutare gli amici contro Gemini. Quando anche questo tentativo fallì contro l'apparentemente invincibile nemico, Aspides vide Pegasus stesso rialzarsi nonostante le gravissime ferite ed unire il suo cosmo a quelli di Phoenix, Dragone, Cristal e Andromeda. Il terribile attacco che ne seguì, pur facendo perdere i sensi a Pegasus e gli altri, riuscì a travolgere Gemini, che venne poi affrontato verbalmente da Isabel. Le parole della fanciulla risvegliarono la parte buona di Gemini che, abbandonato anche dalla sua armatura, si suicidò davanti a lei.

Felice per la vittoria, Aspides giurò nuovalmente fedeltà ad Atena ed aiutò Isabel e gli altri a prendersi cura dei cinque eroi feriti. Quando Pegasus e gli altri iniziarono a ristabilirsi, Aspides tornò a Nuova Luxor con i compagni e si stabilì ancora una volta alla villa di Lady Isabel. Oramai Aspides era molto maturato e, messi da parte i desideri di gloria, desiderava solo aiutare Atena nella sua missione di giustizia. Nelle settimane che seguirono, il ragazzo visse pacificamente insieme agli amici, aiutando però Asher a mantenere i contatti con il Grande Tempio in modo da poter informare Isabel di qualsiasi fatto grave.

Purtroppo, la quiete non durò a lungo. Un giorno Asher portò la notizia che il cavaliere d'oro del Toro era stato sconfitto con un colpo solo da un misterioso assalitore, che era poi fuggito senza lasciare tracce. Insieme agli amici, Aspides corse ad avvisare Isabel, giusto in tempo per assistere all'arrivo del misterioso nemico, che si presentò come Mizar, cavaliere di Asgard, la terra del Dio Odino. Mizar non fece mistero di essere venuto per uccidere Atena, e così Aspides, pur essendo privo della sua armatura, cercò di fermarlo attaccando insieme ai compagni. Purtroppo per loro, Mizar rivelò una velocità ed una forza temibili e li sconfisse con un colpo solo, lasciandoli al suolo privi di sensi. Al risveglio, ore più tardi, Aspides seppe che Isabel era stata salvata da Pegasus e Andromeda. La fanciulla aveva deciso di andare ad Asgard ad investigare con i cavalieri ma Aspides, rendendosi conto di non essere all'altezza dei guerrieri del Nord, decise di non partecipare alla missione e rimase a Nuova Luxor insieme a Asher, Black, Geki e Ban. Isabel comprese le sue ragioni e non si oppose a questa scelta.

Circa un paio di giorni dopo la partenza di Isabel per Asgard, a Nuova Luxor e nel resto del mondo iniziò ininterrottamente a piovere. Aspides, già preoccupato per la mancanza di notizie da parte di Isabel ed i cavalieri, seguì con apprensione le notizie delle continue inondazioni che stavano sconvolgendo la Terra causando migliaia di vittime. Fortunatamente, alcuni giorni dopo, le piogge cessarono ed il sole tornò a splendere sul mondo. Solo in seguito Aspides seppe che le piogge erano state causate da Nettuno, Dio dei mari, e che Atena ed i cavalieri lo avevano sconfitto salvando il mondo.

Poche settimane più tardi, Aspides venne convocato insieme ad Asher e gli altri al Grande Tempio da Lady Isabel, che si era stabilita lì per riprendersi dalle fatiche dello scontro con Nettuno. Aspides fu stupito dal fatto che Isabel avesse convocato lui e gli altri ma non il gruppo di Pegasus, ma comunque obbedì senza esitazioni. In Grecia, Isabel ordinò ai cavalieri di collaborare con Tisifone per sorvegliare il Grande Tempio e supervisionare i soldati di guardia, ma non diede dettagli circa il perché di tale ordine. Un paio di notti dopo, Aspides, di pattuglia con Black, scoprì che alcune tombe dei cavalieri caduti nelle passate battaglie erano state aperte ed i cadaveri sottratti. I due riferirono a Tisifone, che per prima si accorse che le tombe erano state aperte dall'interno e non dall'esterno. Tale dettaglio, che sembrava indicare che i morti fossero usciti con le loro mani dalle tombe, lasciò perplesso il cavaliere ma preoccupò Tisifone. Insieme a lei e Black, Aspides continuò a perlustrare il cimitero dei cavalieri, trovando altre tombe profanate. Nel cimitero, i tre vennero raggiunti da Asher, a sua volta attirato da cosmi misteriosi. Alla fine, Tisifone, comprendendo che dietro tutto ciò si nascondeva un attacco di Hades, il signore dell'aldilà, diede ordine di bruciare le tombe.

Poco più tardi, Aspides, sempre in compagnia di Tisifone, Black ed Asher, fu testimone dell'arrivo di Cristal ed Andromeda, giunti al Grande Tempio dopo aver percepito un cosmo ostile ed essere stati attaccati da alcuni cavalieri d'argento redivivi. Aspides fu felice di rivedere gli amici ma Tisifone, obbedendo ad un ordine di Isabel, che voleva risparmiare loro la battaglia contro le forze di Hades, li attaccò. Non sapendo cosa fare, Aspides rimase immobile mentre la tensione tra Tisifone e Cristal cresceva. Alla fine comunque, la sacerdotessa decise di lasciar proseguire i cavalieri senza affrontarli, non volendo impedir loro di proteggere Atena. Aspides non venne coinvolto nelle battaglie che seguirono, ma alcune ore più tardi percepì il cosmo di Atena svanire e comprese disperato che Isabel era morta.

Nonostante il dolore, Aspides decise di restare al Grande Tempio in modo da poter essere a disposizione se ci fosse stato bisogno di lui. Varie ore dopo, il ragazzo notò un'imprevista eclisse di sole che stava oscurando la Terra, e quasi contemporaneamente fu testimone del ritorno di Castalia. La sacerdotessa, da lungo tempo assente dal Grande Tempio, aveva portato con se una ragazza, ed Aspides fu sbalordito nel sentire che si trattava di Patricia, la sorella di Pegasus scomparsa anni prima. Castalia raccontò che Patricia aveva perso la memoria anni prima, mentre si trovava in Grecia alla ricerca del fratello, e che aveva vissuto da allora in un villaggio nelle vicinanze. La gioia per il ritorno di Castalia venne tuttavia interrotta da un attacco improvviso, opera di Thanatos, Dio della Morte. Thanatos non si trovava fisicamente al Grande Tempio e stava combattendo con Pegasus nei Campi Elisi. Volendo far soffrire il ragazzo, che era riuscito a farlo sanguinare, aveva deciso di uccidere Patricia usando il suo cosmo.

A causa del potere di Thanatos, Patricia iniziò a sentirsi male ed a sanguinare. Non disposto a tollerare tutto ciò e volendo proteggere la sorella del suo amico, Aspides seguì l'esempio di Asher, Castalia, Tisifone e Kiki e corse a proteggere la ragazza insieme agli altri cavalieri di bronzo. Gli otto eressero uno scudo attorno a patricia usando i loro corpi ed i loro cosmi. Alla fine il potere divino di Thanatos ebbe la meglio ed i cavalieri caddero con le armature quasi in frantumi, ma nonostante questo i loro sforzi riuscirono a salvare Patricia. Più tardi, ripresi i sensi, Aspides si accorse che l'eclisse era scomparsa e comprese che Pegasus e gli altri erano riusciti a sconfiggere Hades. A conferma di ciò, i cinque cavalieri e Lady Isabel riapparverso al Grande Tempio. La gioia di Asher nel rivedere Isabel viva fu grande, ma venne accompagnata dal dolore di scoprire che Pegasus era stato trafitto al cuore dalla spada di Hades e, seppur vivo, era ridotto ad un vegetale privo del cosmo e dei sensi.

Nei mesi che seguirono, Aspides rimase a guardia del Grande Tempio insieme a Tisifone e gli altri cavalieri. Un giorno, percepì un cosmo immenso raggiungere la zona e vide materializzarsi davanti a se Artemide. La Dea della Caccia impugnava loscettro di Atena ed informò lui e gli altri che il Grande Tempio d'ora in avanti le apparteneva, così come il controllo su tutti i cavalieri. Per motivi sconosciuti (vedi Note) Aspides accettò questo cambiamento e si mise agli ordini di Artemide. La Dea, prevedendo l'interferenza del redivivo Pegasus e degli altri quattro cavalieri gli ordinò di uccidere chiunque entrasse nel Grande Tempio. Qualche ora più tardi, com'era prevedibile, Pegasus, privo d'armatura ed ancora pesantemente convalescente, raggiunse il Grande Tempio. Aspides, Asher e Tisifone, obbedendo agli ordini di Artemide, lo attaccarono e, approfittando delle sue condizioni, lo sconfissero facilmente. Credendolo morto, Aspides non investigò oltre e, felice per la sua prima vittoria agli ordini di Artemide, tornò a pattugliare insieme ad Asher e Tisifone.

In qualche modo (vedi Note), le cose eventualmente tornarono alla normalità, con Isabel di nuovo in controllo del Grande Tempio ed Aspides ai suoi ordini. Fece seguito un breve periodo di pace, durante il quale Sirio e Fiore di Luna ebbero un figlio, il piccolo Ryuho, e Pegasus venne promosso a Cavaliere d’Oro di Sagitter. Come sempre, la pace fu di breve durata, stavolta a causa dell’attacco di Mars, dio del pianeta Marte, e del suo esercito. Pegasus ed i compagni di sempre corsero ad affrontarlo, e seguì una violenta battaglia. Prima della conclusione, lo scontro in qualche modo attirò sulla Terra un meteorite dai misteriosi poteri che, esplodendo, si fuse con tutte le armature esistenti, cambiandone l’aspetto e trasformandole, quando non indossate, in cristalli chiamati Cloth Stone. La caduta del meteorite interruppe per un po’ la guerra, anche perché un suo secondo effetto era stato modificare il cosmo, permettendo ora ai Cavalieri di dominare uno tra sette elementi: luce, tenebre, vento, acqua, fuoco, terra e fulmine. Il risvolto della medaglia era che tutto ciò richiedeva tempo, e che, senza il controllo del proprio elemento, non era praticamente possibile combattere. A differenza di Pegasus e gli altri, che impararono subito a dominare i loro elementi, Aspides incontrò parecchie difficoltà e si trovò, suo malgrado, totalmente in disparte. Poco tempo dopo, Mars tornò alla carica, forte dei poteri dell’oscurità. Pegasus lo affrontò per primo e riuscì a ferirlo, ma venne trascinato nelle tenebre e scomparve. Il suo sacrificio bastò a debellare la minaccia di Mars per qualche tempo, ma il risvolto della medaglia era che anche Isabel era stata ferita, ed ora non poteva più usare il suo cosmo. Prima di ritirarsi su un’isola insieme a Tisifone e Mylock, Atena fece costruire la Palaestra, un’accademia per Cavalieri ove potessero imparare a dominare i loro elementi.

Passarono così 13 anni, durante i quali Geki decise di smettere i panni di Cavaliere e diventare istruttore alla Palaestra. Nonostante i suoi sforzi, Aspides non riuscì a scoprire il proprio elemento ed a prenderne il controllo. Volendo comunque continuare a combattere, anche in memoria dei vecchi compagni, mise da parte l’orgoglio ed entrò nella Palaestra come studente, incurante del grande gap di età che ormai lo separava dalla nuova generazione di Cavalieri. Qui tenne un comportamento un po’ da bulletto, esigendo rispetto dai più giovani compagni per via delle imprese passate e intimorendoli. La cosa funzionò solo a metà, alcuni studenti effettivamente presero l’abitudine di salutarlo con un inchino, ma altri iniziarono a deriderlo per la sua età ed il non essere ancora riuscito a dominare il proprio elemento. Ad ogni modo, Aspides conobbe numerosi studenti, tra cui Yuna dell’Aquila, Eden di Orione, Soma del Leone Minore e Ryuho, il figlio di Sirio divenuto ora Cavaliere del Dragone. Con quest’ultimo in particolare si comportò sempre in maniera amichevole, anche se il suo amico più caro era ovviamente Geki, con il quale continuò a passare molto tempo nonostante i ruoli diversi. Sotto sotto però, in questi anni in Aspides crebbe un senso di risentimento nei confronti di Pegasus, Sirio, Andromeda e gli altri. In origine erano stati suoi compagni Cavalieri di Bronzo, ma col tempo l’avevano metaforicamente distanziato sempre di più, conquistando gloria, fama e rispetto, mentre a lui non restavano che le briciole. Il desiderio di emularli, di poter splendere come loro, si fece sempre più forte, mischiandosi all’astio e ad un senso di impotenza, figlio anche della sua incapacità di dominare gli elementi, o dell’ironia di molti studenti nei suoi confronti.

Un giorno, alla Palaestra arrivò anche Koga, il nuovo Cavaliere di Pegasus, quasi incapace di evocare l’armatura o il proprio elemento. Vedendo in lui un nuovo Pegasus, Aspides lo prese subito in antipatia, considerandolo un altro predestinato venuto a rubargli la gloria. Non disse però nulla, ed anzi, dopo un’accoglienza un po’ ostile, peggiorata dall’inesistente rispetto di Koga per qualsiasi forma di autorità, Aspides si trovò accanto a lui nelle sale di allenamento pratico e gli spiegò brevemente l’origine delle nuove armature Cloth Stone e degli elementi, legati tra loro da rapporti di forza e debolezza, sottolineando però come un cosmo abbastanza potente potesse permettere ad un guerriero di superare quell’ostacolo. Quella stessa notte, Aspides, in compagnia di Geki, assistette ad uno scontro tra Koga e Ryuho, ed entrambi finirono per ricordare il duello tra Pegasus e Sirio tanti anni prima, alla Guerra Galattica, ed a fantasticare su questa nuova generazione di eroi.

Ben presto però, ci fu altro a cui pensare. Per gli studenti era infatti arrivato il momento di cimentarsi con un torneo, il Saint Fight, il cui vincitore avrebbe ricevuto il titolo di Cavaliere d’Argento direttamente da Atena. Per accedere al Saint Fight però, era necessario superare un esame di selezione, svolto nei pressi di una montagna chiamata Cosmo Delta. Lì, una barriera assorbiva rapidamente il cosmo, obbligando gli studenti ad affrontare in condizioni svantaggiose i numerosi ostacoli naturali e non. Nel viaggio verso il campo alla base della montagna, Aspides sembrò sicuro di sé e della propria esperienza, ma, non appena la prova ebbe inizio, si perse nella foresta, non riuscendo quindi a completarla ed a superare il test di selezione. Costretto a guardare il Saint Fight tra il pubblico, ebbe anche la beffa di scoprire che sia Koga che Soma, entrambi secondo lui non particolarmente dotati, erano riusciti a raggiungere la fase finale. In realtà, sia il nuovo Pegasus che Leone Minore erano guerrieri più validi di quanto Aspides credesse, e diedero vita ad uno scontro bilanciato ed avvincente.

Per un paio di giorni, il Saint Fight proseguì senza problemi ma, nel corso delle semifinali, le armate di Mars, da poco ricomparso, attaccarono la Palaestra. Incitati da Geki, gli studenti tentarono eroicamente di resistere, ma, fiaccati da un potente cosmo di tenebra, vennero sconfitti ed imprigionati in una colonna di cristallo all’interno della Torre di Babele, eretta da Mars al posto del Grande Tempio. Lì, i loro cosmi vennero lentamente risucchiati. Riuscito in qualche modo a fuggire, Aspides considerò il da farsi, finché non venne a sapere che Mars e sua figlia Sonia si erano sostituiti ad Atena, e stavano donando armature d’argento ai Cavalieri che passavano dalla loro parte. Al pensiero di poter diventare un Cavaliere d’Argento, tutta la rabbia nei confronti di Pegasus e gli altri predestinati tornò in superficie, mischiandosi a sogni di gloria e rivalsa. Cedendo alla tentazione, Aspides mise da parte quelli che sarebbero dovuti essere i suoi ideali, ed andò ad offrire i suoi servizi al nemico. A facilitare la sua causa, c’era il fatto che Koga, Soma, Yuna, Ryuho e Haruto del Lupo, un altro studente, avevano rapito Aria, la presunta Atena, e stavano girando per il mondo per distruggere i nuclei di cosmo che potenziavano la Torre di Babele. Pur di ottenere l’armatura d’argento, Aspides offrì a Michelangelo dello Scalpello di tradirli e attirarli in trappola. Michelangelo acconsentì e convinse Sonia a dare ad Aspides l’armatura d’argento di Hydrus, dotata di poteri simili a quelli della vecchia corazza dell’Idra.

Felice, quasi incredulo al pensiero di essere stato promosso Cavaliere d’Argento, Aspides non si fermò a considerare il prezzo e anzi organizzò un piano con Michelangelo, scoprendo la sua capacità di creare e animare golem di pietra. Appena Koga, Soma, Yuna, Haruto e Aria arrivarono nei pressi del nucleo di terra protetto da Michelangelo, Aspides si unì a loro, raccontando della sua fuga e fingendo di volerli aiutare. Insieme, guidati da un bambino del posto, arrivarono al nucleo di terra, dove vennero attaccati dai golem di Michelangelo. Rivelando il suo tradimento, Aspides ferì di sorpresa Yuna e Soma con i suoi artigli, indossando poi l’armatura e iniziando a combattere con Koga, su cui riversò tutta la sua rabbia e il suo risentimento. In questo scontro, il Cavaliere mostrò la sua pericolosità, frutto di anni di esperienza grazie ai quali aveva dominato praticamente da subito la nuova armatura ed i suoi poteri. Koga però continuò a resistere, chiedendogli le ragioni del suo comportamento e costringendolo a confessare la gelosia nei confronti di Pegasus, Sirio e gli altri. Nel sentire le sue spiegazioni, il ragazzo lo criticò duramente, accusandolo di aver dimenticato le vere motivazioni di un Cavaliere, di aver girato le spalle ad Atena e di aver agito da vero perdente, accecato solo da sogni di gloria. Punto sul vivo, Aspides cercò di finirlo, svelando anche un nuovo colpo segreto, ma venne sconfitto dal Fulmine di Koga.

Rimasto solo, con l’armatura in pezzi, scoppiò in lacrime miste di rabbia e vergogna, finché il bambino che aveva fatto loro da guida non gli offrì una bottiglia d’acqua, strappandogli un sorriso al pensiero che c’era ancora chi credeva in lui. Aspides rimase completamente inattivo durante il resto della guerra contro Mars ma, in segno di ritrovata fedeltà ad Atena, abbandonò l’armatura di Hydrus, tornando a vestire quella di Idra. Dopo lunghi e sanguinosi scontri, Koga e compagni riuscirono finalmente a salvare Isabel, oltre che Geki e gli altri, e persino Pegasus fece ritorno sulla Terra.

Uno dei primi ordini di Atena fu la ricostruzione della Palaestra, sempre sotto la supervisione di Geki. Verosimilmente perdonato per le sue azioni passate, Aspides vi fece ritorno, fiero della sua armatura dell’Idra al punto da indossarla anche quando non strettamente necessario, finendo per beccarsi i rimproveri del vecchio amico. Quando l’edificio venne attaccato da un nuovo nemico, Loge, guerriero fedele alla Dea Pallas, Aspides cercò di affrontarlo, ma venne messo fuori combattimento dai pungiglioni delle api dell’avversario, in grado di perforare la sua corazza. Al risveglio, seppe che Koga e Soma avevano vinto la battaglia.

Ben presto, la guerra tra Atena e Pallas scoppiò in pieno, e Aspides venne convocato al Grande Tempio insieme a tutti gli altri Cavalieri. Lì, Genbu della Bilancia ordinò loro di dare la caccia ai Pallasite, i seguaci di Pallas in grado di fermare il tempo degli esseri viventi. Aspides partì quindi per adempiere a questa missione, e passò qualche tempo combattendo in giro per il mondo.

Come accade in tutti i conflitti, ben presto la guerra iniziò a coinvolgere anche le persone normali. Palaestra venne così riorganizzata in un centro di raccolta per superstiti man mano raccolti in giro per il mondo dai Cavalieri, che a loro volta vennero richiamati per proteggerla. Anche Aspides fece ritorno, e collaborò alla gestione delle truppe di soldati semplici insieme a Dalì della Corona Boreale e a Spear di Dorado. A capo di Palaestra vi era adesso Genbu. Poco tempo dopo, anche Koga, Ryuho, Soma, Yuna, Haruto e il giovane Cavaliere d’Acciaio Subaru fecero ritorno, in compagnia di Ban e Black, i vecchi amici di Aspides divenuti ora istruttori dei Cavalieri d’Acciaio. Impegnato nei suoi incarichi, Aspides non ebbe però modo di salutarli subito, e poco dopo Palaestra venne improvvisamente attaccata da un’armata di nemici, guidati da Aegir, Pallasite di seconda classe, che Genbu decise di affrontare da solo. Aspides fu così costretto a seguire lo scontro dalle retrovie, rimanendo brevemente pietrificato quando Aegir ricevette in aiuto la spada divina del suo superiore Hyperion. Il sacrificio di Genbu salvò lui e gli altri, ma sottolineò anche la situazione sempre più precaria dei Cavalieri, che cambiò soltanto quando Isabel e Pegasus si presentarono di persona a Palaestra, mettendo in fuga un secondo assalto di nemici.

Comprendendo la gravità della situazione, Isabel sacrificò parte del suo cosmo per scoprire l’ubicazione della base di Pallas, la città di Pallasvelda, e diede ordine a tutti i Cavalieri di attaccare. Aspides fu tra i primi ad obbedire, prendendo il comando di alcuni Cavalieri d’Acciaio e combattendo in varie schermaglie nelle strade della città, che in un’occasione lo coinvolsero anche marginalmente in una battaglia tra Yuna, Soma e il Pallasite Methone. L’assalto a Pallasvelda prese rapidamente la forma di una guerra totale, combattuta senza tregua al prezzo di moltissime vite, specie tra le file dei Cavalieri d’Acciaio. Per curare i feriti, venne assembato una sorta di ospedale da campo, dove tra l’altro Kiki, divenuto nuovo Cavaliere di Ariete, riparava le armature danneggiate. Evidentemente ferito in battaglia, anche Aspides ebbe bisogno del suo aiuto e si fece sistemare la corazza, per poi unirsi a Ban, Black, Geki e Tisifone che avevano creato una linea difensiva attorno all’ospedale. Respinto un contingente particolarmente numeroso di nemici con l’aiuto di Kiki, Aspides festeggiò vocalmente la vittoria.

Poco più tardi, Isabel, scesa in campo di persona, raggiunse le mura interne di Pallasvelda ed entrò insieme al gruppo di Koga, i Cavalieri d’Oro e a Pegasus, Sirio, Cristal, Andromeda e Phoenix, nel frattempo unitisi alla battaglia. Aspides e gli altri rimasero nuovamente indietro, stavolta a fare la guardia al portone per impedire ai Pallasite di entrare a loro volta e prendere i compagni alle spalle. Trascorsero così diverse ore, durante le quali avvertirono anche lo spegnersi dei cosmi di Sirio, Kiki e Fudo di Virgo contro Hyperion, oltre alla violenta esplosione dell’Atena Exclamation. Quando la vittoria sembrava ormai vicina, la situazione prese una piega imprevista: Subaru si rivelò essere l’avatar di Saturn, dio supremo del tempo che aveva utilizzato quella forma per studiare da vicino gli esseri umani. Potenziati dal suo cosmo, schiere di soldati Pallasite più potenti di prima attaccarono Aspides e gli altri, che riuscirono a resistere ma vennero feriti.

Nel frattempo però, Saturn si rivelò essere un nemico quasi invincibile per Koga, Isabel, Pegasus e gli altri. Sconfitta facilmente ogni resistenza, paralizzò tutti gli esseri viventi del pianeta con il Chrono Conclusion Eternal, intenzionato a lasciarli così per tutta l’eternità. Aspides, come tutti i suoi compagni, ne rimase vittima e venne pietrificato. Con il solo Koga rimasto a combattere, Isabel però fece spiritualmente appello a tutti i presenti, chiedendo loro di donargli i loro cosmi e aiutarlo. Aspides accettò con entusiasmo, inviando al giovane Pegasus il suo cosmo e la sua anima. Con la forza di tutti, Koga riuscì a tenere il passo con Saturn, che, colpito dall’energia che gli esseri umani possono sviluppare quando collaborano, accettò di liberarli e ritirarsi, ponendo di fatto fine alla guerra.

Con il conflitto finalmente concluso, Aspides presumibilmente tornò al Grande Tempio.

NOTE: Le informazioni presenti in questo profilo provengono dagli episodi 2, 3, 5, 42, 61-66, 68-69, 71-74, 100, 114, 116, 120 e 125 dell'anime, dal 5° OAV, dagli episodi 4-10, 15, 53, 58, 61-62, 69, 74, 78, 87-88, 93-94 e 96 della serie Saint Seiya Omega e dai numeri 1-3, 10, 19, 28-29 del manga (edizione Starcomics). Che Aspides sia orfano è evidente dal fatto che ha vissuto sin da piccolo in orfanotrofio. Non ci sono flashback del suo passato, quindi è impossibile determinare a che età sia rimasto orfano, ma a quanto pare sin da piccolo ha avuto gli occhi neri e la cresta di capelli bianchi. Il suo atteggiamento bullo è stato accennato in alcuni flashback, specie nel ricordo / illusione di Phoenix nel 58° episodio.

Che Aspides sia stato addestrato in Finlandia, precisamente al lago Halts, viene detto nell'enciclopedia del manga, contenente i dati di base su tutti i protagonisti della serie. L'identità e la costellazione del suo maestro non vengono mai rivelate. Che Aspides vivesse a palazzo si deduce dalla totale mancanza di riferimenti ad una sua abitazione a Nuova Luxor, anche se è presumibile che se ne procuri una tra la fine della saga di Arles e quella di Nettuno.

La decisione di Aspides di tornare dal suo maestro per continuare ad allenarsi è accennata nel 61° episodio. Il periodo esatto della sua partenza è sconosciuto, ma probabilmente è precedente alla vittoria di Pegasus e gli altri su Phoenix, visto che 16° episodio non c'è traccia di lui nella villa di Isabel. Il suo comportamento con gli altri cavalieri alla fine della saga del Grande Tempio suggerisce che è a conoscenza dei fatti principali avvenuti in quel periodo.

Le ragioni per cui Aspides non si reca ad Asgard non vengono dette nella serie, ma vista la sconfitta per mano di Mizar sono abbastanza ovvie. Per di più, nel 100° episodio il ragazzo è ancora nella villa di Isabel e sembra ignaro dei dettagli della battaglia di Asgard.

Come per Asher e Tisifone, gli avvenimenti del V OAV, Overture al Tenkai, sono difficili da spiegare, dal momento che Aspides si comporta in modo completamente diverso rispetto al resto della serie. I dialoghi negano la possibilità che il ragazzo abbia solo fatto finta di voler uccidere Pegasus, e nulla viene detto a suggerire che Artemide abbia soggiogato lui e gli altri con i suoi poteri. Per di più il V OAV ha il finale tronco per preparare alla serie vera e propria del Tenkai, e quindi non conosciamo le ragioni dello strano comportamento di Aspides.

Saint Seiya Omega è una serie animata del 2012, con nuovi protagonisti ed ambientata circa 13 anni nel futuro. A detta della Toei, è in continuity con l’anime, Hades incluso, ma non con il manga o con il suo seguito Next Dimension, anche se, per ora, le due serie non si escludono a vicenda. La serie Omega introduce numerose novità, a partire dalle armature Cloth Stone e gli elementi nel cosmo, indispensabili per combattere. Aspides, non essendo riuscito a scoprire il proprio, ha praticamente perso la capacità di usare il cosmo ed è regredito al livello di un apprendista. Secondo il sito ufficiale Toei, pur avendo la possibilità di ritirarsi, come fatto da Geki, ha comunque deciso di rimanere Cavaliere anche in memoria dei "compagni caduti", ma non viene specificato di chi si tratti. La sua nuova armatura Cloth Stone compare solo sotto forma di bracciale ed ha mantenuto il colore violaceo.

Nella prima parte della serie Omega, Aspides è usato praticamente come elemento comico, e rimedia una serie di figure barbine abbastanza imbarazzanti nonostante l’esperienza accumulata in passato. Che sia una coincidenza o meno, oltre a Koga, sembra non andare particolarmente d’accordo con Soma, che ha ereditato l’armatura del Leone Minore del suo amico Ban. Rimane invece in ottimi rapporti con Geki, nonostante quest’ultimo gli sia tecnicamente superiore nei panni di istruttore. Non lo vediamo tra gli studenti che cercano di opporsi all’esercito di Mars, e solo in seguito scopriamo che è riuscito a scappare e si è venduto al nemico in cambio di un’armatura d’argento. Le ragioni addotte stridono con il comportamento visto nella serie classica, specie quando protesse Patricia a rischio della vita, ma sono coerenti con il V OAV e con il suo ruolo estremamente minore. Inoltre, va preso in considerazione l’effetto di tredici anni di derisione, proprio mentre Pegasus e compagni raggiungevano addirittura fama di Cavalieri leggendari, e non sappiamo quanto Aspides sapesse del rapimento di Isabel o della prigionia di Geki. Ad ogni modo, nei panni di Cavaliere d’Argento si dimostra un avversario pericoloso, in grado di mettere in difficoltà Koga anche senza aver ancora scoperto il suo elemento.

Dopo una lunghissima assenza, Aspides torna nel 53° episodio, di nuovo dalla parte di Atena, anche se non è chiaro se sia stato ufficialmente perdonato, o se Koga e compagni non abbiano mai rivelato il suo tradimento. Parimenti, non sappiamo se tornare Cavaliere di Bronzo sia stata una sua scelta o se sia stato degradato. Usato sempre come macchietta comica, sembra almeno essere tornato in possesso della sua armatura originale, per di più con l’aspetto classico e non quello di Cloth Stone intravisto in precedenza. L’armatura d’argento ricompare però di tanto in tanto, venendo alternata con quella di bronzo. Dovrebbe trattarsi di un errore dei disegnatori, e si presume che l’armatura corretta sia quella originale di bronzo.

Aspides, come Geki e Tisifone, non partecipa allo scontro con Aegir, e di conseguenza non arriva a svegliare una frazione di Omega come Asher, Ban e Black.

L’elemento di Aspides non viene mai rivelato nella serie, ma compare in alcuni prodotti derivati. Nel videogioco Saint Seiya Ultimate Cosmos, gli viene assegnata la terra, mentre nelle card Crusade ha l’acqua.

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