AGRIOS
(AGRIOS)
ETA': Sconosciuta. Esiste sin dalle epoche mitologiche.
ALTEZZA: 2.50 M.
PESO: Sconosciuto.
OCCHI: Sconosciuto
CAPELLI: Sconosciuto
DATA DI NASCITA: Ere mitologiche.
LUOGO DI NASCITA:. Sconosciuto.
GRUPPO SANGUIGNO: /
SEGNI PARTICOLARI: /
PARENTI CONOSCIUTI: Urano (padre), Gaia (madre), Encelado, Thoas, Pallas (fratelli), Tifone (fratellastro).
COSTELLAZIONE / SIMBOLO: /
ARMATURA / ARMI: L'armatura di Agrios è una Adamas, o armatura di diamate. E' composta da poligoni di cristalli azzurri e copre interamente il corpo. Non è dotata di armi ma è molto resistente, probabilmente più o meno quanto un'armatura di Scaglie d'oro (vedi Note). Ha il potere di proteggere dagli effetti deleteri del Campo di Flegra e l'elmo può servire da filtro contro il gas. Verosimilmente, offre anche una notevole protezione contro il calore. Viene danneggiata da Pegasus e poi perforata facilmente da Tifone (vedi Note).
STIRPE: Gigante.
PRIMA APPARIZIONE: Gigantomachia, tomo primo, capitolo 2 "I Cavalieri di Atena".
EPISODI (SAGA): /
NUMERI DEL MANGA: /.
COLPI SEGRETI / POTERI: Agrios possiede un cosmo abbastanza potente, superiore a quello normale dei cavalieri anche se difficile da quantificare visto che, nell'affrontarlo, Pegasus è indebolito dal Campo di Flegra. Viene dato a intendere che è fisicamente il più forte tra i Giganti risvegliatisi inizialmente, e questo traspare dal suo colpo segreto, la Pressione di Roccia. E' una tecnica basata sulla forza ed il peso del corpo di Agrios, che concentra nel suolo tutte le proprie energie, lanciandosi poi contro il nemico in modo da frantumarne le ossa o schiacciarlo a terra. Seppur abbastanza rozza, questa tecnica è sufficentemente forte da danneggiare l'armatura di Pegasus. A parte questo, Agrios è capace di muoversi ad una velocità pari a quella dei cavalieri e può frantumare la roccia con il pugno. Come tutti i Giganti, è immortale e non può essere ucciso definitivamente, ma solo sigillato o assorbito.
STORIA: Figlio di Urano e Gaia, Agrios nacque insieme ai fratelli Encelado, Thoas e Pallas dal sangue che cadde al suolo quando Crono uccise il padre con la grande falce. Persino più grosso e violento dei suoi fratelli, si guadagnò presto il soprannome di Forza Bruta, e sparse il panico tra la gente. Dopo alcuni secoli, i Giganti, incapaci di coesistere con gli esseri umani, decisero di porre fine al regno di Zeus e degli Olimpici e, forti delle loro armature chiamate Adamas, donategli da Gaia, dichiararono guerra agli Dei. I Cavalieri di Atena scesero in campo per fermarli, dando vita ad un grande conflitto chiamato Gigantomachia.
A causa della loro origine divina, e delle loro Adamas, i Giganti si portarono in vantaggio, ma la situazione si ribaltò quando Atena scese personalmente in campo. Dopo una lunga battaglia i Giganti vennero sconfitti, ma, a causa della loro natura immortale, Atena non riuscì ad ucciderli definitivamente. Non avendo scelta, fu obbligata ad imprigionarli in Sicilia, nelle profondità del monte Etna, e pose su di loro numerosi sigilli affinchè non si risvegliassero mai più. In realtà però, a contribuire in maniera determinante alla loro prigionia fu Tifone, fratello dei Giganti dalla parte materna, e imprigionato a sua volta sotto l'Etna da Zeus anni prima, dopo una grande battaglia sul monte Olimpo. Tifone sapeva che avrebbe avuto bisogno dei Giganti un giorno per tornare sulla Terra, e così, ad insaputa di Atena, sigillò i loro corpi e le loro anime nelle profondità della Terra. Ignari di ciò, i Giganti trascorsero millenni venerando Tifone come un Dio ed odiando Atena.
Resosi conto che il momento propizio per il suo ritorno era giunto, Tifone prese parzialmente possesso di un aspirante cavaliere, Mei, e lo usò per sciogliere i sigilli che imprigionavano Encelado, Agrios, Thoas e Pallas. Sempre attraverso Mei, Tifone comunicò ad Encelado che, per tornare, avrebbe avuto bisogno di un sacrificio umano, e di una grossa quantità di sangue e cosmo. Stabilitisi nelle caverne sotterranee dell'Etna, i Giganti causarono varie eruzioni, obbligando gli abitanti a fuggire dalla vicina Taormina, e ritrovarono l'altare sacrificale grazie al quale Tifone sarebbe tornato sulla Terra. Tale gesto attivò anche il Campo di Flegra, una barriera capace di indebolire e sottrarre il cosmo ai nemici entrati al suo interno, ma da cui Agrios e gli altri erano immuni grazie alle Adamas. Desiderosi di vendicarsi su Atena per l'antica sconfitta, ma consapevoli di non poter sconfiggere da soli tutti i suoi cavalieri, i Giganti organizzarono un piano e decisero di rapire la sacerdotessa Yulij del Sestante, certi che alcuni cavalieri sarebbero venuti a salvarla.
Particolarmente selvaggio e bramoso di vendetta, Agrios accompagnò Thoas, Pallas ed Encelado in Grecia. Mentre l'ultimo causava il caos con un'azione evasiva, Agrios ed i compagni entrarono nel Grande Tempio, massacrando alcuni soldati di guardia. Questo gesto li portò in conflitto con uno dei cavalieri, Pegasus, la cui ignoranza riguardo la Gigantomachia provocò subito l'ira di Agrios. Rissoso al punto da rischiare il successo della missione, Agrios iniziò a combattere con Pegasus, rivelando parte della sua forza, ma venendo anche sorpreso dalle capacità del nemico. Dimentico del vero scopo del suo viaggio, Agrios avrebbe continuato lo scontro se Mei, travestito, non fosse riuscito a rapire Yulij, spingendo i Giganti a lasciare una richiesta di riscatto e tornare in Sicilia.
Come prevedibile, i cavalieri non si fecero aspettare e corsero al salvataggio, così Agrios ed i fratelli li affrontarono di nuovo, stavolta sulle pendici dell'Etna. Carico di astio nei confronti di Atena, Agrios non esitò a parlare di lei in modo sprezzante ed odioso, suscitando le ire dei nemici. Separato Pegasus dai compagni, Agrios potè riprendere lo scontro iniziato al Grande Tempio, portandosi subito in vantaggio grazie ai poteri del suo cosmo ed agli effetti del Campo di Flegra, che indeboliva il nemico. Usando il proprio colpo segreto, la Pressione di Roccia, Agrios quasi uccise Pegasus, al punto da doversi trattenere per non far fallire il piano. La capacità di reazione del nemico però lo sorprese, e dopo essere stato smascherato e ferito dalla Cometa Lucente, ed aver visto il proprio colpo segreto annullato, il Gigante venne apparentemente abbattuto dalla Spirale di Pegasus.
In realtà, Agrios era ancora vivo, perchè il Campo di Flegra aveva indebolito gli assalti nemici, ed avrebbe potuto continuare a combattere, ma, ritenendo conclusa la missione, preferì ritirarsi. Pegasus aveva infatti consumato molte energie, che erano state assorbite e sarebbero state utili per il ritorno di Tifone, ed uccidendolo avrebbe rischiato di incorrere nelle ire del fratellastro, che temeva e adorava come un Dio. Più tardi, in compagnia di Thoas, Agrios raggiunse il tempio sotterraneo di Tifone, dove si trovavano Encelado, Pegasus, Andromeda e Mei, che era fratellastro e guida dei due cavalieri. Nel tempio, Agrios potè assistere al ritorno di Tifone, che, dopo aver quasi ucciso Pegasus prese del tutto possesso del corpo di Mei. Il Dio però si rivelò mentalmente instabile ed insoddisfatto di quel nuovo ricettacolo, e l'improvviso arrivo di Atena, giunta in aiuto dei cavalieri, fece peggiorare le cose per i Giganti. Bisognoso di cosmo e sangue per aumentare i propri poteri, Tifone uccise con un colpo solo Agrios e Thoas, perforando le loro Adamas e trafiggendoli all'addome. Comunque felice di morire per il suo signore, Agrios gli offrì volontariamente non solo il proprio sangue, ma anche il resto del suo cosmo, venendo completamente assorbito e svanendo.
Ironicamente, tale sacrificio fu inutile, visto che alla fine Tifone venne comunque sconfitto e nuovamente sigillato da Mei.
NOTE: Le informazioni presenti in questo profilo provengono dal capitoli 2-4 del primo volume della Gigantomachia. Questo romanzo è basato sugli eventi del manga, ma è comunque fuori continuity visto che i riferimenti al suo interno lo porrebbero sia tra la serie di Nettuno e quella di Hades che dopo quest'ultima. E' inoltre in aperta contraddizione con Episode G, dove i Giganti compaiono con nomi e poteri diversi, sebbene alcuni tratti fisici e caratteriali di Agrios possano essere ritrovati in Lava Rossa. L'aspetto di Agrios non viene mai descritto nei dettagli, si sa solo che è alto due metri e mezzo, più di Thoas o Pallas, che è molto muscoloso e che la sua Adamas è azzurra. Quando Pegasus gli rompe l'elmo, i suoi tratti sono definiti solo "alteri e marcati".
Nel romanzo, viene stabilito che le Adamas sono più resistenti delle armature di Atena fatte di Orialcon, ma Pegasus, seppur indebolito dal Campo di Flegra, riesce ad incrinare quella di Agrios. Questo suggerisce che siano al massimo al livello delle armature di Scaglie, ma comunque inferiori a quelle d'oro. Viene inoltre stabilito che i Giganti sono immortali, che Atena dovette sigillarli non potendoli uccidere, ma in seguito Tifone uccide Agrios e Thoas. Verosimilmente quindi anche gli immortali sono vulnerabili al potere del Dio.
Agrios è il Gigante con più astio nei confronti di Atena per la lunga prigionia, ma ironicamente finisce per sacrificarsi per Tifone, a sua insaputa il vero responsabile dei millenni passati nell'oblio.
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