IL REGNO DI NETTUNO
Sulla terra iniziano ad abbattersi maremoti ed inondazioni, che in breve tempo minacciano di sommergere il pianeta. Le maggiori città del mondo sono in ginocchio, ed anche a Nuova Luxor la pioggia imperversa. Nel palazzo della fondazione, Mylock e gli altri cavalieri di bronzo sono preoccupati per la mancanza di notizie da Pegasus e per la salute di Isabel. In quel momento sopraggiungono Asher e Black, che portano la notizia di nuove inondazioni nell'Europa del Nord. "Che cosa sta succedendo nel mondo ?!" si chiede Mylock preoccupato. Ad Asgard, Pegasus ed Andromeda tornano sconsolati al palazzo di Ilda dopo aver cercato invano tracce di Isabel. Pegasus, memore delle parole di Syria, capisce che Isabel è stata rapita da Nettuno, ma non sa come raggiungerne la reggia. Intanto, nel regno di Nettuno, nascosto nelle profondità marine, Isabel riprende i sensi e trova accanto a lei un ragazzo di nome Julian, sua vecchia conoscenza. Non molto tempo prima infatti la fanciulla, insieme all'inseparabile Mylock, aveva partecipato in Grecia alla festa per il 16° compleanno di Julian Kevines, l'unico figlio di una ricca famiglia di commercianti marittimi. Presentatosi a lei, Julian le chiese di parlarle in privato in terrazza, dove, dopo aver accennato alla potenza economica della propria famiglia, le disse "Lady Isabel, ti sto umilmente chiedendo di diventare mia moglie". Julian rivelò la sensazione di conoscere già da tempo Isabel, ma la fanciulla rifiutò e tornò in casa. Ora, nel regno sottomarino, Isabel capisce che Julian è Nettuno, il Dio dei mari, ed il ragazzo conferma, anche se all'epoca del loro primo incontro non ne era ancora consapevole. Julian decide di lasciar riposare Isabel e si allontana, ma la ragazza lo segue e gli chiede per quale motivo la tenga prigioniera senza averla ancora uccisa. Julian spiega di non volerla uccidere, ed afferma di aver sempre saputo che Ilda non avrebbe sconfitto i cavalieri dello zodiaco. "La regina di Asgard aveva solo il compito di distoglierti dal mio vero obiettivo: renderti debole" dichiara, e subito dopo le rivela le sue intenzioni: sommergere la terra con le acque e distruggere la razza umana, in modo da avere il dominio sul mondo. "L'unica persona che vorrei da questa rovina salvare sei tu, Isabel, l'unica donna che Julian amò quel lontano giorno a Nuova Luxor" conclude il Dio, per poi ricordare come nelle epoche mitologiche Atena abbia sempre fermato le ambizioni di Nettuno. Isabel però è decisa a contrastarlo e rifiuta di unirsi a Julian, affermando "La vita di Atena è votata a loro, agli uomini pacifici che vedono nella sacra giustizia l'unico baluardo contro i tiranni, l'unico baluardo contro le sopraffazioni. Dicono poi le leggende che di fronte a nuove minacce per l'umanità, sorgano i cavalieri dello zodiaco, disposti a tutto pur di proteggere Atena e la giustizia dalle forze del male. Finché i cavalieri saranno al mio fianco, io non avrò nulla da temere !" Julian decide allora di mettere alla prova Isabel scatenando su di lei il peso delle piogge che cadono sulla terra, e la donna accetta. Ad Asgard, Ilda e Flare mostrano a Pegasus e Andromeda un antico manoscritto, il libro delle leggende, nel quale si parla del regno di Nettuno e del suo ingresso, che si trova "Dove non c'è più neve ed esiste acqua senza fine, dove lo spessore del ghiaccio è sottile, dove le nere acque formano un gorgo che trascina nell'abisso, lì è l'entrata al regno dove il mare e l'oscurità sono trionfanti.". La leggenda termina con la severa proibizione per tutti gli abitanti di Asgard a non penetrare mai in quel luogo, ma ciononostante Ilda e Flare accompagnano i due cavalieri al luogo descritto: un vortice apparentemente senza fine nascosto tra i ghiacci. I due eroi, liberi dai vincoli che legano di abitanti di Asgard, decidono di tuffarsi, rincuorati anche dal fatto che, grazie all'armatura di Odino, Nettuno non attaccherà mai più il regno di Ilda. Improvvisamente, i due vengono risucchiati nel gorgo e sprofondano negli abissi, perdendo i sensi. Al risveglio si ritrovano nel regno sottomarino, il cui cielo è formato dalla massa marina. D'un tratto, i ragazzi sentono un canto melodioso e, memori di Syria, avanzano con circospezione verso la fonte. Di fronte a loro trovano un'armatura vuota a forma di sirena, ma all'improvviso la corazza si scompone, per poi essere indossata da una donna: Tetis, cavaliere sirena di Nettuno. Pegasus le chiede di condurli dal Dio, ma Tetis li attacca e poi inizia a correre velocissima, obbligando i cavalieri all'inseguimento. A fatica, i due eroi riescono a starle dietro, e finalmente la donna si ferma e decide di combattere seriamente, lanciando la "Sottile trama corallina". Pegasus e Andromeda sentono di nuovo il canto melodioso, e contemporaneamente vengono avvolti dai coralli che ricoprono il suolo, e che ora rischiano di soffocarli. Determinato a non lasciarsi sconfiggere, Pegasus si libera bruciando il suo cosmo, e poi scaglia il suo Fulmine contro la nemica, annullando l'effetto del suo colpo. Tetis è incerta sul da farsi, ma sopraggiunge un uomo di none Dragone del Mare, generale degli abissi. Con un solo gesto, il guerriero travolge i due giovani avversari.
Rialzatisi, Pegasus e Andromeda chiedono a Dragone del Mare notizie di Atena, ma il generale mostra di non voler perdere tempo con dei nemici inferiori, e dopo aver ricordato loro "Voi non siete cavalieri d'oro" li fa attaccare da un plotone di soldati marini. Il generale inizia poi ad allontanarsi, ma Pegasus e Andromeda si sbarazzano in pochi secondi dei guerrieri degli abissi e lo obbligano a ricredersi riguardo le loro capacità. Intanto, Julian sta ancora camminando insieme ad Isabel, sempre più preoccupata per la sorte dell'umanità. Dopo aver cercato invano di dissuaderla, Julian afferma "Dovrai sostenere le colonne d'acqua dei sette mari. Il cielo del mio regno, che per voi è il mare, diviso in sette oceani: l'Oceano Pacifico del Nord, l'Oceano Pacifico del Sud, l'Oceano Atlantico del Nord, l'Oceano Atlantico del Sud, l'Oceano Indiano, il mar Glaciale Artico e l'Antartide. La reggia di Nettuno è fondata su sette colonne che reggono i sette oceani. Per ogni oceano una colonna. Le colonne reggono la volta dei sette mari, ma una sola è colonna portante, una sola la colonna di Nettuno, la colonna su cui tutto si regge !" e poi le mostra l'enorme pilastro, il punto vitale del suo impero. Distrutta la colonna portante, il suo intero regno andrebbe in rovina. Julian fa entrare Isabel all'interno della colonna, e pur con qualche esitazione la ragazza varca la soglia. Nettuno però chiude la porta alle sue spalle, ed Isabel si ritrova nell'interno cavo del pilastro. La ragazza fa appena in tempo a salire su un piedistallo di pietra all'interno della colonna che da una finestra Julian le parla dicendo "La leggenda dei mari dice che il solo modo per rendere eterna la colonna di Nettuno è di porre al suo interno una forza giusta che ne impedisca la rovina, e quale forza è più giusta di te, lady Isabel Atena, Dea della giustizia e della pace ?!" Improvvisamente da quattro teste di drago sulle pareti della colonna iniziano a scorrere copiosi flotti d'acqua, e Julian rivela che quella è la stessa acqua che dovrebbe cadere sulla terra in forma di piogge ed uragani. Ben presto Atena annegherà, ma finché riuscirà a resistere, il suo sacrificio farà si che una quantità minore d'acqua si abbatta sulla terra. Disposta ad accettare il rischio e confidando nell'arrivo dei cavalieri, Isabel espande il suo cosmo, ma Julian l'avvisa che per poterla salvare i cavalieri dovrebbero abbattere prima le altre sette colonne, difese dai formidabili generali degli abissi. Contemporaneamente, un soldato marino avvisa Dragone del Mare e Tetis del fato di Atena, e su ordine del generale la fanciulla rivela la verità a Pegasus e Andromeda. Mentre Dragone del Mare si allontana, Tetis spiega agli sbalorditi nemici la storia delle sette colonne e della colonna portante. L'unico modo per salvare Atena è abbattere la colonna portante, e prima di essa le colonne dei sette mari. Tetis mostra ai cavalieri la direzione per le colonne, e Pegasus e Andromeda decidono subito di separarsi e, in attesa dell'arrivo di Sirio, Cristal e Phoenix, corrono verso i primi obiettivi. "Non avete mai incontrato nemici come i generali degli abissi." sorride Tetis nel vederli andar via. Intanto, in Cina, Sirio sta parlando con il maestro, che purtroppo ignora dove si trovi l'ingresso per il regno sottomarino, quando sopraggiunge Kiki, che lo informa della scoperta che Pegasus e Andromeda hanno fatto ad Asgard. Il cavaliere si prepara a seguire il bambino e saluta il maestro, ma per alcuni secondi esita di fronte allo sguardo affranto di Fiore di Luna. Alla fine però il ragazzo corre incontro al suo destino, e la fanciulla abbraccia il maestro in lacrime "Lo vedo sempre partire… senza sapere se tornerà !". "Purtroppo è suo dovere combattere per la giustizia, lo sai anche tu ! Finché la pace non tornerà sulla terra, Sirio dovrà combattere ! Le nuvole che incombono sull'umanità sono dense ora, fosche come mai… presto però il sole tornerà a splendere alto nel cielo, e sarà grazie a Sirio. Lui ridarà la speranza agli uomini, lui insieme ai cavalieri, ne sono sicuro. Le nubi saranno spazzate via per sempre e per l'umanità intera si aprirà un'era di pace dove la guerra sarà bandita per sempre ! La giustizia trionferà !" le risponde l'uomo, prima di notare che l'intensità della pioggia sta diminuendo. Nel regno sottomarino intanto Pegasus raggiunge finalmente il territorio del Pacifico del Nord e sconfitti alcuni soldati arriva in vista della colonna. Trovato il bersaglio l'eroe lancia un colpo del suo fulmine per abbatterla, ma incredibilmente qualcuno blocca l'attacco con una sola mano, e Cavallo del Mare, generale protettore del Pacifico del Nord, fa la sua comparsa. Presentatosi, il guerriero si appresta allo scontro contro il nemico. Ad Asgard, Ilda e Flare mostrano a Cristal l'ingresso per il regno di Nettuno, e senza esitare il ragazzo si tuffa nei flutti, proprio mentre, ai piedi della colonna del Pacifico Settentrionale, Pegasus lancia il fulmine contro il nemico, solo per scoprire che i suoi colpi sembrano non avere il minimo effetto. Con un rapido movimento, Cavallo del Mare si porta alle spalle dell'avversario e lo travolge con il suo Vortice del Pacifico, lanciandolo contro la base della colonna. Rialzatosi, l'eroe attacca ancora, ma anche stavolta i suoi colpi sembrano inutili, e così il cavaliere si ritrova indifeso di fronte al nuovo assalto di Cavallo del Mare.
Nonostante la potenza del "Vortice del Pacifico", Pegasus, ferito e sanguinante, si rialza pronto allo scontro e dichiara "Devo superarti generale, per salvare Lady Isabel !". Cavallo del Mare è stupito dalla determinazione del giovane avversario, ma è comunque deciso a combattere e per dimostrare la sua forza scatena il suo attacco più potente, i "Flutti degli Abissi". La violenza del colpo è straordinaria, Pegasus viene lanciato impotente contro il mare che forma il cielo del regno di Nettuno. Ad Asgard, Sirio e Kiki, in procinto di entrare a loro volta nel reame sottomarino, avvertono il cosmo del cavaliere calare di intensità. Salutate Ilda e Flare, i due si tuffano nel vortice. Intanto, l'impeto dei Flutti degli Abissi ha lanciato Pegasus fino in superficie. "Possibile che i generali degli abissi siano possenti come i cavalieri di Atene ?" si chiede il ragazzo, che galleggia sull'acqua sbalordito dalla potenza del nemico. Lentamente, il cavaliere inizia ad affondare, ma sotto il pelo dell'acqua la sua armatura risplende d'oro. Nel regno sottomarino, Pegasus ritorna davanti allo sbalordito Cavallo del Mare in una cometa di luce. Lo scontro riprende, anche stavolta il Fulmine di Pegasus sembra infrangersi sulla barriera invisibile del generale, ma alla fine una crepa compare nella difesa del guerriero. "E' stato facile generale degli abissi, non costituisci eccezione, anche tu hai un punto debole, non sei invulnerabile !" dichiara Pegasus prima di lanciare una seconda scarica di colpi che infrange completamente il muro del generale, il quale per la prima volta viene raggiunto e travolto. Intanto, mentre Cristal corre alla ricerca dei compagni, Andromeda raggiunge finalmente la colonna del Pacifico meridionale. Lì la sua catena segnala una minaccia, e dal nulla di fronte a lui compare una figura. Il cavaliere scaglia la catena, ma ferma l'attacco quando scopre che si tratta di una fanciulla inginocchiata in preghiera. Dopo un attimo l'immagine scompare ed una voce deride il cavaliere "E' stato un grave errore fermare la catena, Andromeda. Errore di cui presto potrai pentirti !" Subito dopo la fanciulla riappare, ma stavolta le sue sembianze cambiano e si trasforma in un mostro orribile dal cui corpo scaturiscono delle bestie demoniache. La catena difensiva protegge l'eroe dall'assalto, ma all'improvviso le bestie scompaiono e davanti ad Andromeda compare il vero nemico: il generale Kira. Al Nord Pacifico, Cavallo del Mare non riesce a capire da dove provenga la forza di Pegasus quando l'armatura del ragazzo inizia a brillare e per alcuni secondi diventano d'oro. Nelle vicinanze, Cristal avverte che il cosmo di Pegasus è ormai quello di un cavaliere d'oro. Cavallo del Mare non capisce come tutto ciò sia possibile, e Pegasus gli spiega che "I cavalieri del grande tempio hanno dato nuova vita a quest'armatura, rischiando la loro. Le vestigia di Pegasus, come quelle di Sirio e degli altri, sono poi servite come difesa sicura nella battaglia di Asgard. Probabilmente questa prova ulteriore le ha temprate fino a renderle simili ad armature d'oro." Pegasus lancia un terzo assalto, e mentre scaglia il Fulmine alle sue spalle compare la figura di Ioria. Travolto in pieno, Cavallo del Mare cade di nuovo a terra. Poco lontano, anche Sirio avverte il cosmo di Pegasus, ma la sua corsa è interrotta dall'arrivo di Tetis, intenzionata a fermare lui e Kiki. Per non far perdere tempo al cavaliere, il bambino si offre di affrontare il nemico e la rallenta con i suoi poteri telecinetici. Dragone riesce ad allontanarsi, ma Kiki sottovaluta l'avversaria e viene rapidamente bloccato. Alla Colonna del Pacifico, Pegasus rivela finalmente come ha scoperto il punto debole del nemico: "E' stato grazie all'esperienza, la stessa che mi ha visto combattere contro un cavaliere tuo pari." dichiara prima di raccontare al nemico di Eris, il primo cavaliere d'argento. Eris era capace di erigere a propria difesa un'impenetrabile barriera creando delle onde circolari col movimento delle mani, e medesima cosa fa Cavallo del Mare. Proprio come allora Pegasus ha semplicemente dovuto concentrare i colpi in un unico punto per riuscire a superare la barriera. Il generale capisce che l'esperienza delle passate battaglie rende Pegasus un nemico molto pericoloso, ma dichiara che non servirà a nulla perché la sua armatura, fatta di scaglie d'oro, è capace di resistere a qualunque assalto e nessuno, forse neanche Nettuno, riuscirebbe mai a danneggiarla. Cavallo del Mare ride per la propria superiorità, ma nello stesso momento delle crepe compaiono sul pettorale della sua corazza, segno che il Fulmine ha avuto effetti ben più devastanti di quanto fosse sembrato. Pegasus critica il generale per averlo sottovalutato, e conferma le sue parole bloccando il Vortice del Pacifico con la sola forza delle braccia. Cavallo del Mare è sempre più sbalordito quando sopraggiunge Cristal, attirato alla colonna dal cosmo dell'amico. Pegasus però gli chiede di non intervenire e subito dopo espande al massimo il suo cosmo per l'attacco finale. Ancora una volta la sua armatura diventa d'oro ed il Fulmine che il ragazzo lancia ha una potenza straordinaria, tale da frantumare l'armatura di scaglie d'oro e travolgere in pieno Cavallo del Mare, che cade al suolo svenuto. In quel momento arriva anche Sirio, e così Pegasus può spiegare ad entrambi delle sette colonne e del rischio che Atena corre. Capito tutto, i due corrono verso altre colonne mentre Pegasus si prepara ad abbattere il pilastro del Pacifico del Nord in nome di Atena.
Mentre al Pacifico del Sud Andromeda si prepara ad affrontare Kira, al Pacifico del Nord Pegasus sta per attaccare la colonna, quando Cavallo del Mare, ormai in fin di vita, lo avverte che nessuno può distruggere quel che Nettuno stesso ha edificato. "La vittoria è mia…infine !" esulta il generale prima di perdere la vita. Non disposto a credere al nemico, Pegasus lancia i suoi colpi contro la colonna, che però non riporta neanche un graffio. Disperato, il cavaliere continua ad attaccare, ma il Fulmine è completamente inefficace. Intanto, Kiki è in pericolo contro Tetis, ma viene salvato dall'improvviso arrivo di Tisifone, giunta nel regno sottomarino per portare a Pegasus uno scrigno d'oro. Alla colonna, Pegasus inizia a perdere le speranze ed è sempre più stanco. Improvvisamente però Kiki si teletrasporta da lui e gli mostra lo scrigno d'oro, dono del maestro di Sirio: si tratta delle vestigia della Bilancia. Mentre Tisifone affronta Tetis, Pegasus ringrazia il Maestro dei 5 Picchi e spiega a Kiki che, pur non potendo indossare l'armatura d'oro, può usarne una delle armi col permesso di Libra. D'un tratto lo scudo d'oro si sgancia dall'armatura e vola nelle mani di Pegasus. Il cavaliere capisce che è questa l'arma da usare ed espandendo il suo cosmo scaglia lo scudo contro la colonna del Pacifico. L'arma torna indietro dopo l'impatto, e la colonna cade in frantumi sotto gli occhi di Pegasus e Kiki. I due festeggiano la vittoria prima di rendersi conto che il crollo della colonna ha causato un maremoto sul fondo marino. Altrove, Sirio e Cristal raggiungono Tisifone e Tetis, e tutti loro sentono il fragore causato dal crollo della colonna. Sbalordita, Tetis vorrebbe attaccare Sirio e Cristal, ma Tisifone si frappone e permette ai due cavalieri di proseguire verso altre due colonne. Al Pacifico del Nord, Pegasus capisce che il terremoto è causato da scosse di assestamento perché il mare sta cercando un nuovo sostegno, ed infatti il "cielo" del regno sottomarino si è leggermente abbassato. Anche Andromeda e Kira sentono il terremoto, e questo sprona il cavaliere di Atena ad iniziare lo scontro. Kira invece non sembra alquanto preoccupato e rivela il suo intero nome al nemico "Kira cavaliere di Scilla". A queste parole Andromeda ricorda il mito del mostro dello stretto di Messina e capisce il significato dell'illusione che aveva visto al suo arrivo: era Scilla, prima nelle sembianze di fanciulla e poi in quelle di mostro. Vedendo il terrore sul volto del nemico, Kira sorride ed attacca per primo. Andromeda solleva la sua difesa, ma ormai Kira la conosce ed i suoi colpi si trasformano in un'aquila che vola verso la preda. "Volo dell'aquila possente !" grida il generale, e l'aquila supera la difesa della catena e ferisce Andromeda al fianco. Poco lontano, Kiki e Pegasus raggiungono Tisifone. Il cavaliere vorrebbe restare ad aiutare la donna, ma la sacerdotessa lo convince a dirigersi verso una nuova colonna. Kiki corre verso il Pacifico del Sud, ma Tetis lo attacca obbligandolo a teletrasportarsi via per poi riapparire lontano e disorientato. "Ho perso l'orientamento" pensa il bambino guardandosi attorno, confuso sulla direzione da seguire per raggiungere Andromeda e troppo stanco per usare di nuovo il teletrasporto. Al Pacifico del Sud, Andromeda si rialza, ma Kira lo attacca di nuovo, con una nuova tecnica, le "Zanne del Lupo", ferendolo al braccio. Andromeda capisce che Kira può usare tutte le bestie di Scilla, ed il generale lo conferma scagliando la libellula, che centra in pieno petto il nemico. Purtroppo la catena sembra inutile contro le bestie, e così il cavaliere subisce anche le Spire di Serpente, che lo stringono con inaudita potenza, e poi il colpo del Vampiro, che lo colpisce alla gola succhiandogli il sangue. Infine, la sesta bestia, l'orso bruno, travolge l'eroe lanciandolo fino al cielo. Kira però non ha messo la massima potenza nei suoi colpi, in modo da mostrare tutte le bestie ad Andromeda. "Sceglierai tu quale delle sei vuoi che ti scagli contro alla fine di questa battaglia. E' giusto che sia la vittima a dover scegliere con quale colpo raggiungere il paradiso" ridacchia il generale. "Non ne scelgo nessuna !" urla Andromeda rialzarsi. Kira decide allora di scegliere lui e lancia la Libellula, ma stavolta il cavaliere è preparato e la sua catena si dispone come una ragnatela. "Hai osato troppo lanciando due volte lo stesso colpo. La libellula io l'aspettavo al varco, come qualsiasi altra delle sei bestie. E' pericoloso usare due volte lo stesso colpo, ti ha tradito la foga e così sei caduto in trappola. E dopo la difesa viene l'attacco, dell'attacco non sai nulla, non l'ho mai lanciato contro di te !" dichiara il ragazzo prima di lanciare la catena di attacco contro il nemico, distruggendo la libellula ed il bracciale destro della sua armatura di scaglie. Andromeda avverte Kira: oramai conosce le sei bestie di Scilla e può sconfiggerle tutte senza difficoltà, ma il generale non si arrende e sferra il Volo dell'Aquila Possente. Per nulla intimorito, Andromeda erige una nuova difesa e la catena si dispone a forma di rete per rapaci, intrappolando l'aquila e frantumando la relativa parte dell'armatura di scaglie di Kira. "La catena ora è in grado di scegliere quale contromisura adottare. Deciderà quindi di volta in volta la difesa, a seconda della bestia che tu mi scaglierai contro" spiega il ragazzo. Kira tenta ancora una volta, ma la catena di Andromeda diventa una spirale che annienta il serpente, la terza bestia, e distrugge il bracciale destro del generale. Alla colonna portante intanto, Nettuno cerca di convincere Atena ad arrendersi ed unirsi a lui, ricordandole quando, ancora ignaro della sua identità, le chiese di sposarlo. Fu quella stessa sera che Julian scoprì di essere l'incarnazione di Nettuno. Dopo essere rimasto solo, una luce lo attirò in cima al promontorio di Capo Sounion e lì, infilzato nella roccia, trovò il tridente d'oro di Nettuno. "E' vostra regale proprietà !" gli disse Tetis, inchinata ai suoi piedi, prima di rivelargli di essere il Dio Nettuno. In principio Julian rimase confuso, ma Tetis lo portò con se alla reggia degli abissi. "Voi edificaste questo regno, poggiandolo su sette colonne" spiegò Tetis prima che Julian entrasse nel tempio sottomarino di Nettuno. Lì, alla vista dell'armatura del Dio, il suo cosmo si risvegliò. Indossata la corazza, Julian prese il comando degli abitanti del regno sottomarino ed iniziò la sua opera di distruzione del mondo di superficie. Anche dopo questo racconto però Isabel rifiuta di unirsi a Julian e continua ad avere fiducia nei cavalieri, consapevole che la salveranno riportando la pace. Furioso, il Dio si allontana, proprio mentre alla colonna del Pacifico meridionale lo scontro tra Andromeda e Kira infuria. Il generale lancia le Ali del Vampiro, contando sul grande numero dei pipistrelli e sulla loro abilità di volare senza vedere, ma la catena diventa un boomerang e frantuma le ali dell'armatura del guerriero. Con sole due bestie a disposizione, Kira sferra il colpo del lupo, ma la catena diventa tagliola ed anche l'elmo del generale va in pezzi. "Non c'è disonore nell'accettare la resa quando è inevitabile !" dichiara Andromeda, pregando il nemico di smettere di combattere, ma Kira non vuole arrendersi ed usa l'ultima bestia di Scilla, l'orso bruno. La catena però diventa una gabbia a spirale ed intrappola il generale, frantumando quasi completamente la sua armatura. "Non hai nulla da temere, la vita ti sarà risparmiata, puoi pure andartene se vuoi." afferma allora il cavaliere di Atena prima di lanciare la catena contro la colonna, ma l'arma torna indietro senza alcun esito. Kira spiega al nemico che la colonna, edificata da Nettuno, non può essere abbattuta in alcun modo, poi aggiunge "Ma attento, le sorprese non sono finite !" ed espande il suo cosmo, riuscendo a liberarsi dalla morsa della catena. Kira si complimenta col ragazzo per la sua forza, poi però decide di usare il suolo definitivo, il Gorgo di Scilla. Un terribile vortice travolge Andromeda, scaraventandolo contro la volta del regno sottomarino. Contemporaneamente, Sirio raggiunge finalmente la colonna dell'oceano Indiano, ma una lancia d'oro sfreccia contro di lui. Schivando l'arma con un salto, il cavaliere si rende conto che il semplice spostamento d'aria è bastato a procurargli un taglio sulla guancia, ed in quel momento davanti a lui appare Krisaore, il generale custode di quella colonna. Sirio capisce subito che la lancia del nemico è arma da non sottovalutare, ed il generale lo conferma spiegando che fu forgiata da Nettuno e che è "veloce, tagliente, imprevedibile e soprattutto indistruttibile". Krisaore si lamenta che lo scontro con un nemico inferiore non gli darà alcuna soddisfazione, poi attacca il ragazzo causandogli numerosi tagli superficiali. Altrove, Pegasus non riesce a trovare la colonna che era sua destinazione, ma all'improvviso vede Castalia che lo chiama. La donna poi si allontana, ed il ragazzo la insegue. Al Pacifico Meridionale, Andromeda, seppur debole, si rialza dopo il Gorgo di Scilla e prova di nuovo ad attaccare la colonna, ignorando Kira. Il generale lo travolge nuovamente col suo colpo segreto, ma anche stavolta l'eroe si rialza ed avanza verso la colonna. Kira sferra un terzo colpo, ma Andromeda continua ad ignorarlo per concentrarsi sulla colonna. Il cavaliere dichiara che la fede nella giustizia gli darà la forza per abbattere il pilastro, il generale ribatte dicendo che solo nella propria forza bisogna credere e si prepara a scagliare ancora il Gorgo di Scilla. Stavolta però il cavaliere non può lasciarsi travolgere e, invocando Atena ed i cavalieri d'oro, brucia al massimo il suo cosmo, riuscendo nell'impresa dividere il Gorgo di Scilla. Subito dopo l'eroe imprigiona di nuovo Kira con la catena. Il generale prova a liberarsi di nuovo, ma scopre con orrore che la catena e le vestigia di Andromeda sono diventate d'oro.
Come Pegasus prima di lui, anche Andromeda sembra essere diventato cavaliere d'oro. Questo però non basta a cambiare le cose, la colonna infatti resta un ostacolo insormontabile e nemmeno la forza di un cavaliere d'oro potrebbe bastare ad abbatterla. Andromeda però è pronto a tutto, e pur sperando in un miracolo, si prepara a sacrificarsi espandendo il suo cosmo al massimo e gettandosi contro la colonna. Kira è allibito dal coraggio del nemico e tenta invano di dissuaderlo, ma all'ultimo momento sopraggiunge finalmente Kiki con l'armatura della Bilancia, proprio mentre, altrove, Cristal cerca la colonna dei mari artici e Pegasus si rende conto di aver perso di vista Castalia. "Per abbattere quella colonna non ci sarà bisogno di alcun sacrificio ! Basterà usare questa, dono di un amico !" afferma Kiki nel mostrare lo scrigno d'oro ad Andromeda. Improvvisamente lo scrigno si apre e le barre gemellari volano nelle mani del cavaliere. Kira, temendo per il crollo della colonna, prova a liberarsi dalla catena, ma i suoi sforzi sono vani ed Andromeda lancia l'arma di Libra contro il pilastro. In un disperato tentativo di fermarlo, Kira cerca di proteggere la colonna con il suo corpo, ma il suo sacrificio è vano e la colonna cade in frantumi sotto gli occhi di Andromeda e Kiki. Il cavaliere di Atena soccorre l'avversario morente e gli chiede il perché del suo sacrificio. "Tu ed io siamo simili. Eri pronto a dare la vita per abbattere quella colonna. Ero pronto allo stesso sacrificio per impedirlo, per questo siamo simili. Ricorda, Andromeda, essere disposti a dare la vita per un ideale con fin troppa facilità rende deboli e indifesi. Trova un'altra via per salvare Atena." risponde il generale prima di spegnersi tra le sue braccia. Pegasus, Cristal e lady Isabel avvertono il crollo della seconda colonna e sono felici per il successo di Andromeda, ma al pilastro dell'oceano indiano, Sirio è in difficoltà contro Krisaore perché schivare gli affondi della lancia del nemico lo stanca troppo rapidamente. Ben presto Sirio si ritrova con la lancia alla gola, ma Krisaore decide di dargli un'altra possibilità ed indietreggia di qualche passo. Consapevole di dover cambiare strategia e bloccare la lancia, Dragone sfida il nemico a misurare l'arma contro il suo scudo. Krisaore è certo del suo potere superiore ed accetta la sfida, così entrambi i cavalieri bruciano i loro cosmi e si lanciano l'uno contro l'altro. Con grande sorpresa di Dragone però, la lancia di Nettuno perfora lo scudo e trapassa da parte a parte il suo fianco, ferendolo gravemente. Con uno sforzo di volontà, Sirio impedisce a Krisaore di estrarre la lancia e cerca di spezzarla usando il taglio della mano, ma anche questa tattica non ha effetto. "E' stata una mossa ingenua la tua, ed è infatti miseramente fallita !" dichiara il generale prima di estrarre l'arma e lasciar cadere al suolo il nemico sanguinante. Quasi privo di forze, Sirio inizia a temere di non poter sconfiggere l'avversario, e si chiede "che cosa mi resta ?". "Alzarsi e combattere !" risponde una voce attorno a lui, e sollevando lo sguardo l'eroe vede lo spirito di Capricorn, che dichiara "Sirio, non ti salvai la vita perché tu abbandonassi Atena. Nella battaglia di Atene ti concessi la vita a prezzo della mia perché avevo fiducia in te, perché credevo in te ! Non deludermi cavaliere, salva Atena !". Dragone ricorda gli ultimi istanti di vita del cavaliere d'oro, che lo salvò dal fuoco cosmico donandogli la sua armatura, e Capricorn afferma "Poco prima di lasciarti tornare sulla terra ti ho fatto un altro dono. Non te ne ricorderai perché eri svenuto e poco rimaneva di te. […] Unendo a te il braccio ti ho donato Excalibur ! E' giunto il momento di usarla ! Spezza la lancia di Nettuno, puoi farlo ! […] Il tuo cosmo è del tutto simile a quello di un cavaliere d'oro. La forza non ti manca, ora impugna Excalibur in nome di Atena !" dichiara prima di sparire. Con una nuova speranza nel cuore, Sirio si rialza e si prepara a fronteggiare di nuovo Krisaore. Ancora una volta i due avversari si lanciano l'uno contro l'altro, ma stavolta il cosmo di Sirio raggiunge i limiti massimi e la lancia di Krisaore si blocca sullo scudo, che diventa d'oro insieme al resto dell'armatura dell'eroe. Krisaore è sbalordito dalla trasformazione e Sirio, la cui armatura ritorna normale, solleva il taglio della mano per usare Excalibur e spezzare la lancia, ma con suo enorme stupore anche stavolta il colpo non ha alcun effetto, se non ferire la mano dello stesso cavaliere. Ridendo Krisaore afferma "Non sei più un cavaliere d'oro, Dragone !" e trafigge la gamba del nemico con la lancia. Il generale si appresta al colpo di grazia ed atterra Sirio, ma il cavaliere capisce che Excalibur è con lui solo nei pochi secondi in cui il suo cosmo è pari a quello di un cavaliere d'oro, e per raggiungere di nuovo questo livello si libera dell'armatura. "Per raggiungere il cosmo ultimo devo essere privo dell'armatura, è questa la condizione che mi è stata imposta !" dichiara il cavaliere espandendo ancora una volta il suo cosmo. "Excalibur, finalmente ti sento in mio pugno !" afferma l'eroe prima di schivare con dei salti gli assalti nemici e di portarsi abbastanza vicino da poter colpire. Stavolta Excalibur ha effetto e sia la lancia che l'armatura di Krisaore vanno in pezzi, lasciando il generale degli abissi apparentemente indifeso. Certo della vittoria, Dragone chiede al nemico di arrendersi, e Krisaore sembra ascoltarlo in quanto getta la lancia e si siede a terra in posizione da meditazione. Dopo pochi istanti però il generale si solleva a mezz'aria ed inizia ad espandere il suo cosmo.
Il corpo di Krisaore è protetto da una barriera prodotta dal cosmo ultimo del generale, "frutto di una profonda meditazione", che impedisce a Dragone di avanzare ed addirittura lo respinge. Sirio è temporaneamente paralizzato, ma bruciando il suo cosmo riesce a liberarsi e ad attaccare. Anche stavolta però il suo assalto viene respinto ed il cavaliere viene travolto dal suo stesso colpo. Krisaore tenta di convincere l'avversario della necessità dell'avvento di una nuova era, che Nettuno intende portare sulla terra "Noi oggi viviamo in un'era oscura, le genti sono nel peccato, il male regna ormai ovunque. Dove volti lo sguardo nel mondo, lì regnano la corruzione, la menzogna, la paura unita alla diffidenza, madre di ogni terrore. Le genti della terra hanno dimenticato l'amore e la pietà che un tempo li governavano. Presto verrà un nuovo diluvio, le acque travolgeranno gli uomini tutti, finché non sarà giunta una nuova era, la nuova era di cui ti parlavo, Nettuno ne sarà il signore incontrastato !" dichiara. Dragone però rivendica i diritti degli innocenti e dei puri di cuore, che verrebbero spazzati via per colpe non loro, e quando Krisaore afferma che l'avvento di una nuova era vale il sacrificio di pochi innocenti, Sirio risponde "Ma non ti rendi conto, generale, che sono proprio gli uomini come te la causa prima dell'oscurità di questi tempi !" e si lancia di nuovo all'attacco tentando il Drago Nascente. Anche questo colpo però viene respinto dalla barriera di Krisaore, ed il generale rivela che la sua fonte è il Mantra, che esiste in tutti gli uomini ma che solo pochi sanno realmente utilizzare. Dragone capisce che il Mantra corrisponde al cosmo dei cavalieri ed intuisce che anche Krisaore deve avere un punto debole. Il generale però decide di non dargli più tempo e scaglia il suo colpo segreto, l'Unione Spirituale. Sirio sta per essere travolto, ma sulla sua schiena appare il tatuaggio del Drago, segno che il suo cosmo è oramai giunto al limite estremo. Raccogliendo tutte le forze, Sirio lancia ancora una volta il Drago Nascente, ma anche stavolta il colpo viene respinto sullo stesso cavaliere, oramai sempre più debole. Krisaore stesso ammette che il Mantra è barriera insuperabile e non è facile trovarne la chiave, ovvero il punto debole. Deciso a tentare, Sirio si rialza, ma improvvisamente si rende conto che la sua vista inizia ad annebbiarsi. "Il tuo corpo si sdoppia… è un trucco, oppure la mia vista comincia a indebolirsi ?! Che stia diventando cieco ?" si chiede, ed il generale conferma questa teoria, spiegando che la luce dell'Unione Spirituale è troppo intensa perché la vista riesca a sopportarla. Krisaore si prepara a lanciare il colpo di grazia, ma Dragone invoca l'aiuto di Atena affinché le mostri il punto debole del nemico, anche se questo dovesse significare perdere la vista. Per un attimo il cosmo di Lady Isabel si unisce a quello di Sirio, che riesce a vedere i sette punti deboli di Krisaore, disposti lungo il suo asse corporeo. Krisaore e Dragone sferrano contemporaneamente l'Unione Spirituale ed Excalibur. Il cavaliere di Atena viene travolto, ma il Mantra è spezzato e Krisaore crolla a terra privo di vita. Sirio ha vinto, ma non ha più forze e sviene prima di poter tentare di abbattere la colonna. Cristal intanto ha finalmente raggiunto la colonna dell'Antartico, quando davanti a lui appare Acquarius. "Che cos'è ?! Un sogno ? un incubo ?" si chiede il ragazzo, ma l'uomo dichiara di essere realmente il cavaliere d'oro dell'undicesima casa. Cristal però non gli crede e lo attacca, accusandolo di essere solo un'ombra venuta ad ingannarlo. Acquarius però blocca prima la Polvere di Diamanti e poi l'Aurora del Nord con la sola forza delle mani e subito dopo, per confermargli ulteriormente la sua identità, congiunge le mani sopra la testa e sferra il Sacro Acquarius, travolgendo il cavaliere. Cristal non viene gravemente ferito, e quando Acquarius lo soccorre, si convince finalmente di avere di fronte il maestro di un tempo e piange di gioia fra le sue braccia. Alla colonna dell'oceano Indiano, Kiki raggiunge finalmente Sirio, ripresosi ma molto debole, proprio mentre Pegasus, raggiunta quella che crede essere la colonna dell'Atlantico del Nord, trova Castalia ad attenderlo. Incredibilmente la donna cerca di convincere il cavaliere ad abbandonare la battaglia e tornare con lei ad Atene, al punto che il ragazzo inizia a credere di non avere realmente di fronte la sua antica istruttrice. "E' vero, non lo sono. E' Castalia solo un velo, che nasconde la mia vera identità, e tu conosci il mio vero nome, Pegasus !" dichiara la donna prima di dire "Il mio vero nome è… Patricia !". Il cavaliere continua a non crederle, ma Castalia per convincerlo si toglie la maschera, svelando proprio il volto di Patricia, la sorella perduta di Pegasus. L'eroe è allibito e, ripensando ai giorni felici trascorsi da bambino insieme alla sorella, si lascia abbracciare. La dolcezza del cosmo della ragazza riesce a convincere il cavaliere, che piangendo di gioia risponde all'abbraccio. A sua insaputa però l'ombra di Patricia cambia aspetto. Sirio intanto ha impugnato la spada di Libra, ma oramai è cieco ed ha bisogno che Kiki gli indichi la colonna. Seppur confuso e preoccupato per l'amico, il bambino indica a Dragone la direzione, e così l'eroe riesce ad abbattere la colonna con un fendente della spada. Andromeda, sentendo il crollo, si affretta verso la colonna dell'Atlantico del Sud, ma ai piedi del pilastro trova i corpi di Pegasus e Cristal, esanimi ma privi di ferite. Improvvisamente la sua catena lo allerta di un nemico, e voltandosi il cavaliere si trova davanti al fratello Phoenix. Andromeda è felice che il fratello lo abbia raggiunto in battaglia, ma il cavaliere lo attacca con una mossa improvvisa, ed è solo grazie alla catena che il ragazzo riesce a difendersi in tempo.
Grazie alla catena, Andromeda riesce a difendersi da Phoenix ed addirittura a contrattaccare. La luce sinistra negli occhi del fratello permette al cavaliere di capire che non si tratta realmente di lui, ed infatti i lineamenti di Phoenix cambiano e l'uomo si trasforma in Lemuri, generale degli abissi. Andromeda, consapevole della leggenda dei lemuri, chiede al nemico cosa ha fatto a Pegasus e Cristal. "Li ho distrutti" è la risposta del generale, che poi racconta come ha approfittato delle distrazioni dei nemici per abbatterli con un colpo solo, al collo per Cristal ed all'addome per Pegasus. Disgustato dalla crudeltà del nemico, Andromeda piange per il dolore che Cristal e Pegasus devono aver provato per l'essere attaccati da una persona cara e giura di vendicarsi. Bloccato il polso del nemico con la catena, il cavaliere cerca di metterlo davanti alla sua crudeltà "Chissà com'erano felici Cristal e Pegasus di aver ritrovato due persone che credevano scomparse ! Per Cristal, Acquarius era il maestro che aveva donato la vita, nonostante gli fosse difficile vedere l'allievo che superava il maestro. Per Pegasus invece Castalia era ancora di più, era l'affetto di una sorella che lo aveva cresciuto come una madre, come Castalia, colei che lo aveva reso cavaliere !" afferma commosso, ma Lemuri non è affatto impressionato, anzi è fiero della sua crudeltà. Andromeda decide allora di passare alle vie di fatto e lancia la sua catena, ferendo il nemico al fianco. Lemuri tenta di evitarla scomparendo, ma alla fine l'arma riesce a trovarlo e lo imprigiona. Lemuri però dice "Far breccia nel tuo cuore sarà facile, cavaliere di Andromeda. Più facile ancora di quanto già sia stato con Pegasus e Cristal ! Colpiscimi ora… se puoi !" e si trasforma nuovamente in Phoenix. La metamorfosi fa esitare il cavaliere, ma alla fine Andromeda lancia la catena contro il nemico, affermando che oramai nulla potrà fermarla. Phoenix però continua a supplicarlo di lasciarlo andare, ed alla fine le sue parole fanno breccia nello spirito del cavaliere, che blocca all'ultimo momento la catena, ferendosi alla mano. In lacrime, Andromeda si rende conto di non poter colpire qualcuno identico a suo fratello e libera Lemuri dalla stretta che lo imprigionava. Libero di colpire, Lemuri riprende il suo vero aspetto e lancia il suo colpo segreto, gli Occhi della Salamandra, travolgendo l'avversario che cade a terra in fin di vita. Lemuri si avvicina per sferrare il colpo di grazia alla sua terza vittima, ma improvvisamente compare un cosmo potentissimo. Alla colonna dell'Oceano Indiano, Dragone esorta Kiki ad abbandonarlo e portare l'armatura di Libra alla colonna dei mari antartici. Il bambino esita, ma poi capisce che deve comportarsi da cavaliere e corre via a malincuore, lasciando solo Sirio che sviene di nuovo. Lemuri intanto si interroga sul cosmo che ha sentito quando si accorge che anche Andromeda ha percepito quella presenza. Il cavaliere mormora il nome di Phoenix e Lemuri, pensando che si stia riferendo alla sua illusione di poco prima lo prende ripetutamente a calci. Improvvisamente però viene travolto da un potente colpo e quando si rialza Phoenix appare davanti a lui. "Perché tanta premura, la vita ti è giunta a noia ?" minaccia il cavaliere avanzando verso il nemico. Phoenix usa il Fantasma Diabolico su Lemuri, che vede l'avversario trasformarsi in se stesso. Il generale è incapace di colpire qualcuno col suo aspetto, perché se stesso è la cosa che ama più al mondo. Phoenix però interrompe l'illusione e, desideroso di vendetta per gli amici, travolge il guerriero con due terribili pugni. Lemuri prova a reagire con gli Occhi della Salamandra, ma a Phoenix basta una mano per fermare il colpo e risponde scagliando le Ali della Fenice, che investono il generale danneggiandone gravemente l'armatura. Phoenix cerca di soccorrere i compagni feriti, ma Lemuri si rialza e si trasforma in Andromeda. Con questo aspetto cerca di convincere il cavaliere ad arrendersi e lo ferisce al volto con la catena. Convinto di avere in pugno la vittoria, Lemuri si lancia contro di lui, ma nonostante il suo aspetto Phoenix lo colpisce mortalmente al cuore, affermando che il vero Andromeda era troppo vicino. Lemuri riprende le sue vere sembianze ed accusa l'avversario di non avere sentimenti in quanto ha pur sempre avuto il coraggio di colpire a morte qualcuno con l'aspetto di suo fratello. Phoenix replica dicendo di conoscere l'amore e pensa ad Esmeralda, la figlia del suo maestro all'Isola della Regina Nera. Pur moribondo, Lemuri riesce a scorgere la figura della ragazza ed a prenderne l'aspetto. Phoenix si trova dunque di fronte ad Esmeralda, che corre verso di lui brandendo un pugnale. Incapace di difendersi, il cavaliere si lascia trafiggere ed abbraccia la fanciulla in lacrime, ma Lemuri non ha forze per colpirlo in profondità e muore, felice di aver risvegliato un amore che lo stesso cavaliere della fenice credeva sopito. Subito dopo sopraggiunge Kiki e Phoenix, dopo aver curato le ferite dei compagni ancora svenuti, abbatte la quarta colonna con il tridente di Libra. Nel vedere il pilastro crollare, Phoenix ripensa per un ultima volta ad Esmeralda. "Mi piace pensare che sia stato questo amore, questo e nient'altro, a permettermi di abbattere questa colonna !", poi decide di andare direttamente da Nettuno. Kiki è preoccupato per Pegasus e gli altri, e Phoenix spiega che, anche se ha curato le loro ferite, i loro cosmi sono molto deboli, e solo dentro di loro possono trovare la forza per rialzarsi. Mentre Kiki e Phoenix sono ancora davanti alla colonna dell'Antartico, Cristal si riprende e dice al compagno di non preoccuparsi di lui e degli altri e di riprendere la corsa. Senza voltarsi a guardarlo, Phoenix si allontana. Cristal è amareggiato perché la battaglia con Lemuri gli ha tolto la fede in se stesso, che in passato lo aveva sempre sostenuto, ed ha risvegliato il suo punto debole: cedere ai sentimentalismi. Dopo essersi bendato la ferita al collo strappando un lembo del suo vestito, il cavaliere lascia i due compagni svenuti alle cure di Kiki e corre verso la quinta colonna. Già lontano, Phoenix spera che i compagni possano capire perché li ha abbandonati. "Dovete trovare dentro di voi la forza per risollevarvi dal vostro stato di sconfitti !" pensa correndo verso il tempio di Nettuno. Cristal intanto ripensa a come Lemuri lo ha sconfitto ed alla debolezza che ha mostrato di fronte all'immagine di Acquarius. "Ricordi, sentimenti… devo gettarli alle spalle, dimenticarli, perché la vittoria sia mia !" si dice quando giunge in vista della quinta colonna, che sostiene i mari Artici. Appena arrivato, il cavaliere viene accolto da cristalli di ghiaccio simili a quelli generati dal suo stesso cosmo, e davanti a lui appare il generale custode della colonna, che dichiara "Cristal, mai più mi sarei aspettato di rivederti ! E' passato tanto tempo da allora, ma tu non sembri affatto cambiato !". Nonostante queste parole però Cristal non riconosce il nemico, il cui volto è coperto dalla maschera dell'armatura. L'uomo allora acconsente a toglierla e finalmente Cristal capisce chi è: Abadir, suo compagno di addestramento in Siberia. Cristal, che credeva il ragazzo morto, è felice di rivederlo e mormora "Ti devo così tanto… oltre all'investitura la vita !". Abadir gli si avvicina, ma le sue intenzioni sono tutt'altro che amichevoli e lo travolge con un calcio, ricordandogli che è un generale degli abissi e quindi un nemico. Il cavaliere di Atena è confuso e non può credere che l'amico di un tempo abbia fatto una scelta di campo così diversa dalla sua e sia diventato un generale di Nettuno. Cristal ricorda quando anni prima, da bambino, conobbe Abadir per la prima volta: era appena arrivato in Siberia ed il Maestro dei Ghiacci lo aveva presentato al suo unico altro allievo. Abadir aveva accolto bene il "compagno ed avversario" e, pur mettendolo in guardia contro le difficoltà dell'addestramento, lo aveva incoraggiato ad impegnarsi e resistere. Per anni i due si allenarono insieme sotto la supervisione del Maestro dei Ghiacci, ed anche se Abadir era fisicamente più forte di Cristal, diventarono buoni amici. Un giorno, i due ragazzi, ormai cresciuti e vicini alla fine dell'addestramento, si ritrovarono a parlare del loro sogno comune: diventare cavaliere del cigno e proteggere la giustizia sulla terra. "Perché, Abadir, hai voluto rinunciare al tuo sogno di giustizia ? proprio tu, un amico, che mi ha donato la fede in Atena !" chiede Cristal, incapace di rivedere il compagno di un tempo nel generale che gli è di fronte. Dopo essere stato colpito di nuovo però, il ragazzo nota che l'occhio sinistro di Abadir è coperto da una profonda e lunga cicatrice. "E' la ricompensa per averti salvato !" risponde adirato il generale, e Cristal, in lacrime, decide di permettergli di ferirlo allo stesso modo. Senza esitare, Abadir trafigge con il dito l'occhio sinistro di Cristal, anche se la ferita che provoca è solo superficiale. Sanguinante, Cristal chiede di sapere cosa ha reso il ragazzo un generale degli abissi. Abadir gli risponde raccontando la leggenda di Kraken, un enorme mostro marino che appare all'improvviso e fa naufragare le navi che trasportano uomini malvagi colpendole con la forza di una tempesta. Già anni prima Abadir aveva confidato a Cristal di ammirare la forza di Kraken, nonostante il maestro li avesse diffidati dal seguirne il crudele esempio. All'epoca Abadir era convinto che anche Cristal si stesse addestrando per diventare cavaliere di Atena, ma un giorno il ragazzo gli rivelò che il suo unico scopo era diventare abbastanza forte da frantumare il ghiaccio e poter finalmente immergersi per rivedere il corpo di sua madre, annegata proprio in quella zona anni prima. A questa scoperta Abadir si infuriò ed accuso di tradimento il compagno, colpendolo duramente e criticando la sua debolezza di spirito. Alla fine fu sul punto di ucciderlo, ma decise di allontanarsi, avvisandolo che il fondo marino è attraversato da correnti improvvise e molto pericolose, e quindi cercando di sconsigliarlo dall'immergersi. Cristal però non gli diede ascolto e, non appena ebbe la forza sufficiente, frantumò il ghiaccio e si tuffò. Riuscì a raggiungere il relitto del vascello, ma fu colto di sorpresa dalle correnti, che lo trascinarono via. In superficie, Abadir, trovato il varco nel ghiaccio, decise di tuffarsi per salvarlo e lo trovò svenuto, ma aggrappato con forza al sartiame della nave. Colpito dal suo coraggio, Abadir lo prese per riportarlo in superficie, ma all'improvviso le correnti riapparvero, travolgendo anche lui e spingendolo lontano dal varco verso la superficie. Abadir venne lanciato contro una stalattite di ghiaccio, che lo trafisse all'occhio sinistro, accecandolo per metà. Compreso che lui e Cristal non sarebbero riusciti a tornare all'apertura da cui erano entrati, Abadir cercò di frantumare di nuovo il ghiaccio, ma sott'acqua la sua forza era ridotta. Alla fine però ebbe successo e riuscì a lanciare Cristal in superficie prima di cedere alle correnti. Privo di forze, Cristal non poté soccorrerlo ed Abadir andò alla deriva, finché, in punto di morte, non vide una luce misteriosa, che credette essere Kraken. Perse i sensi, ed al risveglio si ritrovò nel regno di Nettuno. Il Dio gli offrì di diventare generale, ma Abadir esitò perché sapeva che era nemico di Atena. In seguito però seppe che Cristal era diventato cavaliere del cigno, e soprattutto che aveva ucciso in battaglia sia il Maestro dei Ghiacci che Acquarius. Considerando lui e gli altri cavalieri di Atena uomini malvagi, Abadir decise di accettare l'offerta e seguire il piano di Nettuno per la creazione di un nuovo mondo. Cristal cerca di spiegare al vecchio compagno le ragioni che lo spinsero ad uccidere i suoi maestri, ma Abadir espande il suo cosmo e scaglia il colpo di Kraken, l'Aurora Boreale, travolgendo l'eroe.
Travolto in pieno dall'Aurora Boreale, Cristal viene scaraventato al suolo. Intanto, alla colonna antartica, anche Andromeda si riprende ed è pronto ad un nuovo scontro. Il cavaliere dice a Kiki di correre da Cristal, e seppur esitante per il dover lasciare da solo Pegasus, ancora svenuto, il bambino acconsente. Alla colonna dell'artico, Cristal riesce a rialzarsi dopo l'Aurora Boreale con sommo stupore di Abadir, che solo ora inizia a rendersi conto quanto l'amico di un tempo sia cambiato. "Le battaglie nelle dodici case e poi in Asgard mi hanno reso più forte… e forse migliore ! Si, prima ero solo e cercavo conforto nei miei ricordi, finché non ho conosciuto l'amicizia di altri cavalieri. E' stata proprio quest'amicizia a farmi superare la solitudine e ad allontanare da me i ricordi che opprimevano il mio cuore, e così ora non sono più solo ! Perché è la solitudine a rendere peggiori gli uomini, è lei la nostra più infida nemica, lei solamente ! Cercare rifugio nei ricordi è l'unico scampo per chi si sente abbandonato da tutti… ed io l'ho capito a mie spese !" afferma il ragazzo. Abadir ammette di aver provato anche lui l'amaro sapore della giustizia, ma spiega di aver reagito diversamente, asservendosi a Nettuno per avere finalmente giustizia e spazzare via il male dalla terra, anche a prezzo della fine dell'umanità. Cristal non riesce ad accettare le parole del generale, che quindi si appresta a riprendere lo scontro. Il cavaliere però blocca con un semplice gesto della mano i suoi cristalli di ghiaccio, e contemporaneamente la sua armatura inizia ad emettere riflessi dorati. Incurante di ciò, Cristal dichiara "Mi dispiace, dovrò vincerti ! Purtroppo non c'è più amicizia tra noi, anche quella si è persa tra i ricordi !", prima di chiedere al nemico di arrendersi, avvisandolo che il suo cosmo si sta avvicinando ai limiti massimi. Pur di non dover combattere contro Abadir però, Cristal è disposto a qualunque cosa, e così si lascia colpire dall'Aurora Boreale senza reagire. Il terribile colpo fa perdere i sensi all'eroe, ma Abadir si accorge che Cristal non si è difeso e sembra dubbioso. Le sue riflessioni sono interrotte dall'arrivo di Kiki con l'armatura della Bilancia. Consapevole dell'importanza delle vestigia d'oro per abbattere le colonne, Abadir ordina a Kiki di cedergliele, ma il ragazzo cerca di difendersi sollevando delle pietre con i suoi poteri telecinetici. Abadir però non scherza, "Io non bado molto a chi mi sta di fronte ed essere un ragazzo non ti salverà dalla mia ira !" dichiara prima di congelare le pietre e farle precipitare su Kiki stesso. Il bambino viene sepolto, ma nonostante tutto non lascia andare lo scrigno d'oro, e continua a resistere ai colpi di Abadir, che lo sommerge di calci. "Difendere quest'armatura è la mia prima missione di cavaliere !" grida Kiki rifiutando di farsi da parte. Quando però Abadir sta per finirlo, la voce di Cristal lo ferma. Il cavaliere del cigno, ripresosi dall'Aurora Boreale, ignora il generale e soccorre il bambino, complimentandosi con lui per il suo coraggio ed appoggiandolo delicatamente a terra. "Nuove imprese ti attendono !" dichiara il cavaliere, prima di volgere di nuovo la sua attenzione ad Abadir. Stavolta Cristal è pronto a combattere sul serio ed a mettere da parte la sua amicizia col generale "Presterò finalmente ascolto all'insegnamento di Acquarius: via ogni ricordo che impedisce l'azione decisa !" afferma bruciando il suo cosmo. Ancora una volta le vestigia del cigno emettono riflessi dorati e Cristal scaglia la Polvere di Diamanti, travolgendo Abadir. Stupito, il generale si rialza, ed alle spalle di Cristal vede apparire le anime del Maestro dei Ghiacci e di Acquarius, accorsi in difesa del cavaliere. "Volevano darti una prova, una semplice testimonianza della loro più completa disapprovazione !" minaccia Cristal prima di lanciarsi di nuovo all'attacco. Stavolta però il ragazzo frena il colpo ed Abadir riesce a resistere. Consapevole che Cristal non lo finirà, Abadir lancia l'Aurora Boreale, ma il cavaliere la blocca con le mani e nello stesso momento la sua armatura diventa d'oro, segno che il suo cosmo è vicino ai limiti massimi. L'energia dell'Aurora Boreale fa riaprire la ferita al collo di Cristal, che sanguina copiosamente, ma l'eroe la ignora e ferma del tutto l'Aurora Boreale. Il cavaliere chiede per l'ultima volta ad Abadir di abbandonare Nettuno, ma il generale, seppur persuaso, non vuole lasciarsi sconfiggere e si prepara allo scontro finale. Intanto, in Grecia, alla prima casa, Ioria vorrebbe andare in aiuto di Pegasus e gli altri, ma il Maestro dei 5 Picchi ha misteriosamente ordinato a tutti i cavalieri d'oro di non lasciare il Grande Tempio e Mur, pur ammettendo di non capire il perché di quell'ordine, è disposto ad obbedire. Alla colonna dei mari artici, Abadir si prepara ad usare l'Aurora Boreale, ma Cristal assume la posizione della tecnica suprema delle energie fredde, il Sacro Acquarius. Il generale è spaventato, ma attacca comunque e così i due colpi si scontrano a mezz'aria. Alla fine però l'energia del Sacro Acquarius ha la meglio ed Abadir, dopo essere stato travolto, giace a terra in fin di vita. Il generale si complimenta col ragazzo per la forza che ha saputo dimostrare, poi Cristal può finalmente abbattere la quinta colonna con la lancia bracciale di Libra. Con le ultime forze però Abadir chiama l'eroe per rivelargli un importante segreto: "la persona da cui devi guardarti, la più pericolosa, non è Nettuno !" afferma sibillino, prima di continuare "Nettuno è posseduto da un altro uomo […]. Nettuno è soltanto un uomo, un uomo ed è governato da un demone. Perché colui che ha iniziato tutto non è altro che un demone, un uomo delle tenebre…" dichiara, prima di rivelare il nome di quest'essere misterioso. Subito dopo Abadir muore tra le braccia di Cristal, che è sbalordito da quanto ha appena scoperto "se così fosse… Atene, Asgard e questa battaglia negli abissi… tutto sarebbe stato previsto e pianificato !" pensa sconvolto. Intanto Phoenix, vicino al tempio di Nettuno, è felice per la vittoria del cavaliere del cigno e si appresta ad attaccare direttamente il re dei mari, ma improvvisamente Dragone del Mare si para davanti a lui.
Dragone del Mare spiega di essere lì e non alla colonna del Nord Atlantico perchè "la non è necessaria la mia presenza" dal momento che Phoenix è l'unico cavaliere ancora fresco di forze e quindi l'unico che potrebbe ancora rappresentare una minaccia. Il generale, deciso ad impedire al cavaliere di incontrare Nettuno, avanza verso di lui espandendo il suo cosmo, e Phoenix ne riconosce le caratteristiche "la stessa energia… la stessa morte nel cuore… la stessa oscurità…". Terrorizzato, il cavaliere resta immobile e si lascia travolgere dall'Esplosione della Galassia del generale di Nettuno. Ferito, l'eroe trova la conferma dei suoi sospetti in quanto già conosceva la terribile tecnica di Dragone del Mare, e chiede al nemico di mostrargli il suo volto, finora coperto dall'elmo. Il generale acconsente rivelando un viso che lascia sbalordito il cavaliere della Fenice: quello di Gemini, defunto cavaliere d'oro della terza casa di Atene. "Gemini ! Come puoi proprio tu avermi scambiato per mio fratello !" dichiara però il generale, prima di presentarsi col suo vero nome: Kanon della costellazione di Gemini. Il guerriero spiega subito la differenza tra se ed il defunto fratello: "Lui era un uomo dalla doppia personalità, aveva un lato buono ed uno cattivo, in eterna lotta tra loro. Non mostro due facce io, ma una solamente, la faccia oscura, la più buia e impenetrabile dell'intera galassia !". Phoenix gli chiede allora perché combatte in nome di Nettuno, ma Kanon interrompe il dialogo, poi, consapevole che il cavaliere può rinascere dalle proprie ceneri come la fenice da cui prende il nome, decide di non eliminarlo, ma di imprigionarlo in un'altra dimensione. Non la stessa dimensione oscura di Gemini però, precisa prima di disegnare in aria un triangolo, col quale apre un varco dimensionale. "Esiste un luogo del non ritorno, terrore delle umane genti, chiamato Triangolo delle Bermuda. E' temuto da chi lo incrocia per rotta marittima o per via aerea. Ciò che cade nelle sue vicinanze, scompare !" spiega dopo aver lanciato il Triangolo D'oro, che inghiotte l'impotente Phoenix. Scomparso il nemico, Kanon si rallegra, perchè a differenza di Gemini lui non ha un lato buono che possa ostacolare le sue ambizioni. Altrove, Tisifone, ancora in lotta con Tetis, avverte il cosmo di Phoenix spegnersi, proprio mentre, alla colonna Antartica, Pegasus riprende finalmente i sensi. Alla colonna portante però Isabel è ormai sommersa dalle acque, e consapevole di ciò Tisifone decide di correre lei stessa al tempio di Nettuno. Tetis tenta di fermarla, ma la sacerdotessa ateniese ha la meglio grazie al Cobra Incantatore, che travolge l'avversaria. Prima di svenire, la guerriera dei mari però consiglia a Tisifone di non intromettersi in quella contesa tra divinità in quanto è solo una donna. La sacerdotessa però ignora il consiglio e raggiunge la porta del tempio di Nettuno, sulla quale spicca a rilievo la figura di un tridente. Prima di aprirla, la donna esita e si chiede chi troverà dall'altra parte, un uomo, Julian Kevines, o un Dio, Nettuno, poi varca la soglia e ben presto si trova davanti al signore dei mari, seduto sul suo trono. Il cosmo che emette Julian però è immenso, pari solo a quello di Lady Isabel. Il ragazzo chiede alla nuova venuta la sua identità, e quando Tisifone si rifiuta di rispondere, le spezza la maschera con la sola forza del cosmo. Tisifone rivela allora di essere cavaliere di Atena e si lancia contro il Dio, ignorando il suo ordine di fermarsi. Nettuno allora la blocca senza neanche aver bisogno di muoversi, e siccome Tisifone tenta di reagire, la priva di ogni forza, lasciandola cadere esanime al suono. Prima di perdere i sensi, la donna invoca il nome di Pegasus, ed il cavaliere, non molto lontano, ode il suo grido d'aiuto. Alla colonna dell'Oceano Indiano in tanto Sirio riprende i sensi, proprio mentre, vicino al tempio di Nettuno, Kanon si rallegra della scomparsa del cosmo di Tisifone per mano di Nettuno. "Sono ormai perduti i Cavalieri dello Zodiaco, e con loro anche cinque generali degli abissi ! Molto bene, tutto procede secondo i miei piani !" pensa, ma all'improvviso viene fermato dal suono del flauto di Syria, il generale che si era scontrato con Orion ad Asgard, e che apparentemente era morto insieme a lui. Syria chiede a Kanon perché si trovi lì invece che alla propria colonna, e soprattutto avanza sospetti sul modo in cui si stanno svolgendo gli eventi. "Ricordi, Nettuno ci chiamò a raccolta per dare un nuovo ordine a questa epoca. Le terre emerse dovevano essere invase, e le genti travolte da una pioggia purificatrice. Lo scopo ? dare inizio alla costruzione di una nuova città, su cui splendesse per sempre il sole dei mari. Perchè questo fosse possibile dovevano essere vinti i Cavalieri dello Zodiaco. Loro, con ogni mezzo, lottavano per Atena. Noi li abbiamo contrastati al prezzo di molte vittime. Ora mi chiedo: che Nettuno volesse proprio questo ?" afferma il generale, per poi continuare "Chi abiterà la nuova città una volta finita la guerra ?! Su quale popolo il signore del mare potrà governare ?! Nettuno ama la sua gente, non vuole che il suo popolo venga sacrificato, non ha una volontà così oscura !". A queste parole Kanon si insospettisce, e Syria, guardandolo negli occhi, dichiara "Generale, qual'è il tuo nome, chi sei veramente ? E' strano, ma ho l'impressione che tu sappia qualcosa di più di quanto sembra. E' un'idea che mi ossessiona, l'idea che tu sappia di più di quanto ti sia dato sapere. Dimmi, che cosa hai da nascondere, Generale ?". Con uno sguardo gelido, Kanon si avvicina al compagno e risponde soltanto "E' meglio che tu taccia, il silenzio ti sarebbe buon amico in questo momento, non lo credi anche tu ?". Per alcuni secondi i due restano immobili a fissarsi, poi qualcosa attira la loro attenzione, un cosmo vasto e potente proveniente dalle colonne dell'Atlantico. Decidendo di rimandare a dopo i chiarimenti, i generali tornano alle loro colonne, e poco dopo Andromeda raggiunge quella dell'Atlantico del Sud, che proprio Syria difende. Nel riconoscere il nemico, Andromeda ricorda gli ultimi istanti della sua battaglia con Orion e si chiede come abbia fatto a sopravvivere. Il generale racconta, quando ormai lui ed Orion erano vicini alle stelle dell'Orsa e quindi alla fine, riuscì a spaventare il nemico con un'illusione ed a estrarre la mano dal suo petto. Così facendo potè suonare il flauto, col quale indebolì la volontà del cavaliere di Asgard, e riuscì a liberarsi appena in tempo, ricadendo sulla terra mentre Orion scompariva nel cielo. Ora il generale è pronto ad affrontare lo stanco avversario, ma viste le sue condizioni gli chiede di andarsene. Il tempo delle indecisioni per Andromeda è però finito, ed il cavaliere scaglia la catena. Purtroppo, l'assalto risulta inefficace e la catena viene respinta da un semplice movimento del flauto. Quasi a malincuore, Syria inizia a suonare il flauto, e neppure tapparsi i timpani con le mani sembra bastare a proteggere il cavaliere. All'ultimo momento però, un canto melodioso si diffonde nell'aria e ferma la musica di Syria. Il canto proviene dalla colonna portante, è la voce di Atena, colma di tristezza.
Sia Syria che Kanon prestano ascolto al canto di Atena, poi, mentre la voce della Dea scompare, il primo si appresta a riprendere lo scontro con Andromeda, mentre il secondo avverte un cosmo vicino al tempio di Nettuno. Pochi secondi dopo, Pegasus, barcollante, raggiunge la sala del trono del Dio, e trova Tisifone priva di sensi al suolo. Temendo per la sua vita, il cavaliere la soccorre, ma un flebile respiro è l'unica risposta della donna. Improvvisamente la parete alle spalle del trono si solleva, rivelando la Colonna Portante dove Isabel è imprigionata. Nettuno invita Pegasus ad abbandonare ogni speranza perchè la fanciulla dev'essere per forza morta, ma il cavaliere non è intenzionato ad andarsene ed avanza verso il Dio. Bruciando il suo cosmo, il cavaliere scaglia il Fulmine, ma incredibilmente i suoi colpi tornano verso di lui. "I colpi che si indirizzano verso gli Dei si rivolgono contro chi li ha lanciati. E' così che vuole il mito !" avverte Nettuno. Pegasus però si rialza "Le difese che vedi non sono mie soltanto, appartengono agli uomini, alla pace, e quindi alla giustizia ! E tu non potrai abbatterle, mai, non potrai sconfiggere chi lotta per ristabilire la giustizia in nome di un ideale !" dichiara, e mentre parla la sua armatura diventa d'oro. Nettuno però disprezza le convinzioni del nemico, e per dimostrarglielo frantuma la sua corazza con la sola forza del cosmo. Sbalordito, Pegasus è indifeso all'attacco successivo del Dio, ma Dragone accorre in sua difesa e ferma il colpo con lo scudo. Ringraziando l'amico, Pegasus sviene, e Sirio resta da solo a fronteggiare il Dio. Anche Cristal però è vicino, mentre all'interno della colonna Lady Isabel è ancora viva. Alla prima casa, Scorpio, Toro e Virgo si uniscono a Mur e Ioria. Anche loro vorrebbero accorrere in aiuto degli altri cavalieri, e non capiscono il perché degli ordini del maestro dei Cinque Picchi. Neppure Mur ne capisce la ragione, ma è comunque deciso ad obbedire agli ordini. Al tempio di Nettuno, Sirio tenta il Drago Nascente, ma anche lui viene respinto con facilità. In suo soccorso giunge Cristal, che, dopo essersi accertato delle condizioni di Pegasus, è pronto ad attaccare. "Terzo sei giunto, Cristal, e per primo morirai !" afferma Nettuno attaccando il cavaliere col potere del suo cosmo. Sirio salva il compagno con lo scudo, ma stavolta l'arma va in pezzi, e con essa le armature del Dragone e del Cigno. I due eroi vengono travolti insieme all'inerme Pegasus, quando all'improvviso e per pochi attimi Atena riprende il suo canto. Dimenticandosi dei nemici, Julian si volta verso la colonna ed urla "Sei ancora viva, Isabel ?". Alla domanda non giunge risposta, ma Nettuno è comunque impressionato dalla resistenza della rivale. Alle sue spalle, Pegasus è di nuovo in piedi ed avanza bruciando il suo cosmo, nonostante i compagni lo invitino a desistere viste le sue condizioni. Stanco dell'insistenza del ragazzo, Nettuno si prepara a finirlo. In Grecia, Ioria decide di andare nel regno sottomarino, e quando Mur gli ricorda gli ordini, risponde "Rispettiamo un ordine sbagliato !". Ben presto la tensione tra i due sale pericolosamente, e Scorpio è obbligato a calmarli. Il custode dell'ottava casa, pur non capendo gli ordini, decide di obbedire. In quel momento, una luce dorata parte dalla nona casa e vola verso il regno degli abissi. Mur capisce che Micene sta correndo in aiuto di Pegasus ed Atena, e ben presto anche Kanon avverte il cosmo del cavaliere d'oro. Il generale è preoccupato perché Julian sta affrontando troppi nemici insieme, ma non osa allontanarsi per timore che la sua colonna venga abbattuta, e così, nel tempio di Nettuno, l'armatura di Sagitter si dispone sul corpo di Pegasus sotto lo sguardo sorpreso del Dio e degli altri cavalieri. Alla colonna dell'Atlantico Meridionale, lo scontro tra Syria e Andromeda prosegue, a vantaggio del generale. Dopo aver colpito il nemico col flauto, Syria decide di affrettare i tempi ed inizia a suonare la sua melodia fatale. Andromeda dispone la catena a difesa, facendola ruotare così velocemente da impedire all'aria, e quindi alle onde sonore tramite le quali si diffonde la musica, di attraversarla. Anche questo stratagemma però si rivela inutile, la musica di Syria infatti oltrepassa la difesa e frantuma l'armatura del cavaliere, che cade in ginocchio. Ma, sul punto di cedere, il cavaliere brucia al massimo il suo cosmo, scatenando il vento della Nebulosa. Ben presto Syria si ritrova paralizzato, incapace persino di suonare il flauto. "Pensa a quanto è racchiuso in questa mia ultima risorsa: tutta la rabbia che non sono stato mai capace di provare, tutta la decisione che non ho mai posseduto." afferma l'eroe. Syria comprende la potenza di quella tecnica, ma risponde "Non ti basterà comunque !", e poi aggiunge "Perché ricorda, la musica può arrivare dappertutto !". "Tu sei nobile, proprio come Mime !" ribatte allora il cavaliere di Atena, prima di capire che Syria è stato maestro di Mime di Asgard, e di concludere "Chi è capace di suonare così dolcemente, non può essere malvagio !". Le parole di Andromeda stupiscono Syria, ma il senso del dovere è comunque superiore, ed il generale riprende a suonare la sua melodia. Con le spalle al muro, l'eroe è obbligato a scatenare la Nebulosa alla massima potenza ed a travolgere l'avversario.
Travolto, Syria viene scagliato contro la colonna, proprio nel momento in cui sopraggiunge Kiki con l'armatura di Libra. Grazie alle armi dorate, il cavaliere abbatte la colonna, e nello stesso momento Pegasus, forte delle vestigia del Sagittario, si prepara ad affrontare Nettuno. Nonostante tutto però, il Fulmine viene ancora respinto. Alla colonna del Nord Atlantico, l'unica rimasta, Kanon è preoccupato perché teme che i cavalieri possano risvegliare in Julian lo spirito divino, "rovinando un piano studiato nei minimi particolari". In quel momento però, il cosmo che a lungo era apparso minaccioso, si manifesta apertamente, e Phoenix ricompare. Il cavaliere, avendo superato in passato la Dimensione Oscura di Gemini, non ha avuto problemi ad uscire dal Triangolo d'Oro di Kanon. Il Generale non vuole essere considerato inferiore al defunto fratello, ma Phoenix blocca il suo attacco e poi lancia il Fantasma Diabolico. Obbligato da questa tecnica, Kanon racconta come tutto ebbe inizio, anni prima. All'epoca, al Grande Tempio, Kanon stava cercando di convincere Gemini ad uccidere Atena ed il Grande Sacerdote, approfittando del fatto che nessuno sapeva che erano due gemelli, e quindi avrebbero potuto tramare con facilità. Indignato, Gemini si era opposto all'idea, ma Kanon aveva sottolineato che, sebbene tutti lo credessero un uomo nobile e generoso, nel profondo dell'animo del cavaliere della terza casa era assopito il male. "E' forte in te il desiderio di potere, prevarrà sul lato buono anche se ora tenti di cacciarlo !" gli disse tentando di convincerlo. "L'angelo sul volto, il demone nel cuore" lo definì. Non avendo altra scelta, Gemini lo considerò un cospiratore e lo imprigionò in una prigione di roccia sul livello del male. Da quel luogo sarebbe potuto uscire solo dopo essersi sinceramente pentito, altrimenti avrebbe rischiato di annegare con l'alta marea, quando l'acqua invadeva la piccola grotta. Pur rifiutando di pentirsi per i suoi piani, Kanon minacciò Gemini, facendogli notare che un'azione del genere, imprigionare il proprio fratello, avrebbe risvegliato la malvagità in lui sopita e lo avrebbe portato a cercare di uccidere Atena. Gemini non rispose nulla, ma per un attimo una luce oscura gli apparve negli occhi, e Kanon rise nel rendersi conto che la sua profezia si era già avverata. Rimasto solo, Kanon passò parecchi giorni nella prigione e spesso rischiò di morire annegato, finché un giorno, sul punto di cedere, non avvertì un cosmo caldo e luminoso venirgli in soccorso salvandogli la vita. Quella sera, il cavaliere si stava interrogando sulla fonte di quella luce, quando notò un luccichio nella parete alle sue spalle. Frantumatala, trovò un anfratto nel quale era conficcato il tridente di Nettuno, Dio dei Mari, e su di esso era posto il sigillo di Atena. Kanon capì che quel tridente era il simbolo della vittoria conseguita da Atena su Nettuno dopo la loro ultima guerra sacra, e sforzandosi con tutte le sue energie riuscì ad estrarlo, mentre il sigillo, oramai inutile, volò via. Appena nelle sue mani, il tridente lo fece sprofondare oltre la roccia ed il suolo marino, portandolo nel regno degli abissi, in rovina dopo secoli di abbandono. Davanti a lui vi era il tempio di Nettuno, ed entratovi trovò le armature del Dio e dei suoi sette generali, e davanti a loro un'anfora, anch'essa recante il sigillo di Atena. Kanon la aprì e da essa uscì l'anima del Dio, finalmente libera di ricongiungersi alla propria armatura. Risvegliatosi da un sonno di secoli, Nettuno chiese spiegazioni a Kanon per il suo gesto, affermando che aveva già intenzione di tornare alla vita. Kanon allora lo informò della resurrezione di Atena, e questo sorprese il Dio, che non credeva che la nipote avesse già previsto il suo risveglio. Nettuno chiese a Kanon il suo nome, ed il ragazzo, non volendo rivelare la sua identità, disse di chiamarsi Dragone del Mare, leggendo il nome da uno dei capitelli sui quali poggiavano le armature dei Generali. Nettuno, considerandolo un suo servitore, gli rivelò il proprio segreto: ogni volta che decide di tornare in vita si impadronisce del corpo di un membro della famiglia Kevides, ed ora questa famiglia ha un erede, il piccolo Julian, predestinato a diventare sua reincarnazione. Julian però è troppo piccolo, e per questo attenderà fino al suo sedicesimo compleanno, approfittando del fatto che anche Atena è ancora in fasce. Nel frattempo il suo cosmo riedificherà il tempio distrutto e convocherà gli altri generali degli abissi, al cui comando sarebbe stato posto proprio Kanon. Il compito principale del ragazzo però sarebbe stato quello di risvegliare completamente lo spirito del Dio quando sarebbe giunto il tempo. Kanon giurò di obbedire, ed immediatamente lo spirito di Nettuno abbandonò l'armatura per entrare nel corpo del piccolo Julian. "La sorte mi ha concesso una seconda possibilità, da prigioniero io potrò diventare sovrano ! Dio dei mari, mi hai chiesto di non destarti finché non sarà il momento… non temere, non lo farò, non è miei piani. Rimarrai prigioniero per sempre nel corpo di Julian Kevides, ed io saprò ben sfruttare a mio giovamento gli eserciti che puoi schierare in campo !" esultò allora Kanon nell'indossare l'armatura del Dragone del Mare. Subito dopo però il generale ha un incubo, in cui vede Gemini rimproverarlo ed il suo corpo sfaldarsi, come se quella fosse la vendetta degli Dei. In realtà quest'ultima scena era opera del Fantasma Diabolico di Phoenix, ma tutto il resto era realtà, ed ora il cavaliere di Atena sa come tutto ebbe inizio. Il piano di Kanon è di sfruttare Nettuno per dominare sulle terre e sui mari. Ripresosi dal Fantasma Diabolico, Kanon riprende il duello con Phoenix, forte di un errore appena commesso dal nemico: non averlo ucciso quando ne aveva la possibilità. Al tempio di Nettuno intanto, Pegasus, dopo essere stato nuovamente respinto dal Dio, decide di tentare una mossa disperata ed impugna l'arco del Sagittario.
La freccia d'oro, l'ultima speranza per Pegasus, viene incoccata e puntata verso il bersaglio. La forza dell'arma è grande, capace persino di perforare le vestigia di Nettuno, ma il Dio avverte "che cosa succederà, Pegasus, se la freccia, come prima il fulmine, tornerà indietro ?". Il cavaliere non aveva pensato a questa eventualità, tornando indietro la freccia potrebbe persino oltrepassare la sua armatura d'oro ed ucciderlo, ma decide comunque di rischiare, vista la posta in palio. Nonostante il parere contrario di Tisifone, Sirio e Cristal, il cavaliere espande il suo cosmo e scocca la freccia. Il dardo vola verso il nemico, ma improvvisamente il cosmo del Dio la fa roteare in aria, per poi farla piombare verso l'eroe, che viene trafitto al cuore. Ferito e demoralizzato, Pegasus crolla a terra, ma il suo cuore, seppur debole, batte ancora. Certo della vittoria, Nettuno si chiede se Isabel sia ancora viva, ma all'improvviso Pegasus si rialza ancora, miracolosamente salvato dall'armatura d'oro, che ha attutito il colpo. Barcollando, il ragazzo si estrae la freccia dal corpo e tende nuovamente l'arco. Nettuno lo avverte che ripeterà solo lo stesso errore, ed anche gli altri cavalieri cercano di dissuaderlo, ma Pegasus, fiducioso in Micene e nella freccia, tenta ancora, pur consapevole che l'armatura non lo salverà una seconda volta. Anche ora la freccia torna indietro, e certo della fine Pegasus chiude gli occhi. All'ultimo istante però, sente la voce di Tisifone dire "Amore…", e scopre con dolore che la donna lo ha protetto con il proprio corpo ed è stata trafitta dalla freccia in piena schiena. "Tu eri pronto a donare la vita per gli uomini, non impedire a me di donarla a te. La vita è un bene prezioso, ma senza di te non avrebbe senso, non ne avrebbe per me ! Non rifiutare il mio sacrificio, non stavolta !" lo supplica Tisifone appoggiandosi a lui. Ad Atene intanto, una nuova cometa d'oro parte dal Grande Tempio, stavolta dalla casa dell'acquario, per dirigersi al regno degli abissi. Nel tempio di Nettuno, Tisifone esorta Pegasus a provare ancora con la freccia, assicurandolo che lei continuerà a fargli da scudo, e poi, pur rischiando di rendere ancora più grave la propria ferita, si estrae il dardo e lo porge al cavaliere. Il ragazzo stavolta esita, ma il coraggio di Tisifone lo convince a tendere di nuovo l'arco. Nettuno critica la scelta del nemico, ma Pegasus lancia di nuovo la freccia d'oro, purtroppo sempre col medesimo risultato. Per proteggere Tisifone però Pegasus l'abbraccia e si volta, in modo da esporre la propria schiena al pericolo. "Tisifone, perdonami, ma non posso permetterti di sacrificare la tua vita per me, non solamente perché tu sei donna, ma soprattutto perché la tua vita mi è molto cara !" dichiara prima di stringerla a se e chiudere gli occhi. Stavolta però è Dragone a proteggere l'amico col proprio corpo, ricevendo la freccia in pieno torace sotto lo sguardo sorpreso di Nettuno. Pegasus e Tisifone sono stupiti dal gesto del compagno, ma Sirio, grondando sangue, estrae la freccia del petto e spiega "Pegasus, è vero, avevi ragione tu, non abbiamo diritto di chiedere a nessun altro di sacrificare la sua vita al posto nostro !" Anche Cristal è d'accordo e, dopo essersi asciugato il sangue dall'occhio ferito alcuni minuti prima, si rialza ed affianca Sirio davanti a Pegasus, esortando il cavaliere a tentare ancora la freccia. "Anch'io mi unirò a loro !" dichiara in quel momento una terza voce, e barcollando Andromeda entra nel tempio e si dirige dagli amici, pronto anche lui a difendere Pegasus. "E' il momento della verità amici, uniamoci per l'ultima battaglia !" afferma l'eroe, poi insieme a Sirio e Cristal offre la freccia a Pegasus, che decide finalmente di accettarla e ritentare. Supplicando Micene perché guidi la sua mano, Pegasus lancia per l'ultima volta la freccia, stavolta protetta dai cosmi uniti dei cinque cavalieri. Contro tale potere persino Nettuno è impotente, e così la freccia lo raggiunge, facendogli volare via la maschera e ferendolo superficialmente alla fronte. Un rivolo di sangue scorre sul volto del Dio, che barcolla incredulo mentre il suo cosmo scompare. Pegasus capisce che Julian è tornato un normale essere umano, ed approfittando del momento favorevole i cavalieri corrono verso di lui e lo oltrepassano, in modo da avere la via libera per la Colonna Portante. Dietro di loro, Julian però non è affatto sconfitto, in un bagliore il suo cosmo inizia ad aumentare vertiginosamente ed il ragazzo impugna il suo tridente d'oro. Ora però non più Julian Kedives, "mi sono definitivamente destato, è Dio Nettuno il mio nome celeste !" afferma, mentre il suo cosmo immenso pervade l'intero regno sottomarino. Alla colonna del Nord Atlantico, Kanon, ancora impegnato nel duello con Phoenix, capisce che i cavalieri hanno risvegliato completamente Nettuno, e quindi il suo piano di conquista è definitivamente fallito. Phoenix è spaventato dalle dimensioni di quel cosmo, e Kanon conferma "La terra verrà definitivamente distrutta !". "La terra o il tuo sogno personale, sii più chiaro !" afferma in quel momento qualcuno, e Kanon vede arrivare Kiki e Syria, finalmente a conoscenza dei piani del compagno. Syria dice a Kiki di dare a Phoenix lo scudo d'oro, poi, alle domande di Kanon, risponde "Mi ero convinto di servire Nettuno e invece servivo te ! Ma questo finirà adesso, mi dispiace, non ho più intenzione di obbedire ai tuoi ordini !". Contento della scelta di Syria, Phoenix lancia lo scudo contro la colonna, che crolla in frantumi, poi chiede a Kanon "C'è un modo per fermare Nettuno ?! Dimmi qual'è !". Al tempio del Dio, Pegasus e gli altri sentono il fragore del crollo della settima colonna e capiscono che ora possono salvare Lady Isabel, ma in quel momento in cosmo spaventoso li travolge alle spalle, atterrandoli. Solo Pegasus riesce a rialzarsi, grazie all'armatura d'oro, e voltandosi vede Nettuno, di nuovo in piedi e con in mano il tridente. Pegasus capisce che Julian non esiste più, ora c'è solo Nettuno, ma non ha la forza per contrastare il nemico, che sferra un nuovo assalto. Cristal però intercetta il colpo ed esorta l'amico a proseguire mentre lui lo difenderà. Pegasus esita e Nettuno attacca ancora, ma il nuovo assalto viene fermato dall'armatura dell'Acquario, giunta a difesa del ragazzo. L'armatura si dispone sul corpo del cavaliere del cigno, ora nuovamente pronto a fronteggiare Nettuno. Sebbene Pegasus gli consigli di fare attenzione, Cristal risponde al terzo attacco del Dio scatenando il Sacro Acquarius alla massima potenza. Per alcuni secondi le due energie sono in equilibrio a mezz'aria, poi però la forza di Nettuno ha il sopravvento e Cristal rischia di subire in pieno il colpo del tridente. Deciso a non spostarsi, l'eroe è salvato da Sirio, che impugna lo scudo d'oro della Bilancia. Anche l'armatura d'oro della settima casa ha infatti raggiunto il tempio, ed in un lampo di luce viene indossata da Dragone. Uniti, i tre amici sono pronti a fronteggiare Nettuno per lo scontro finale.
"Pegasus, uniamo di nuovo le forze e conduciamo l'attacco !" suggerisce Dragone, ed i tre amici uniscono i loro colpi segreti contro Nettuno. Il Dio prova a contrastarli col tridente, ma la forza dei tre attacchi combinati sembra superiore e Nettuno viene travolto. L'ultimo ostacolo è ora la colonna portante. Sirio, impugnato lo scudo di Libra, si lancia contro il pilastro, ma, sotto lo sguardo sbalordito dei compagni, l'arma della Bilancia viene respinta, e con essa il cavaliere del Dragone. Incredibilmente, la colonna è intatta, mentre lo scudo d'oro è gravemente danneggiato. Preoccupati, Pegasus e Cristal valutano il da farsi, proprio mentre, a quel che resta della colonna del Nord Atlantico, Kanon si sta prendendo la sua rivincita su Phoenix, incapace di contrastare la forza del suo avversario. Kanon è furioso perché il suo piano di conquista è ormai inattuabile, ma quando sta per dare il colpo di grazia all'avversario, viene fermato dalla musica del flauto di Syria. "Mi dispiace, Kanon di Gemini, ma io voglio la tua vita !" afferma il generale, che ha deciso di vendicare tutti i compagni che sono caduti a causa delle ambizioni di Dragone del Mare. Di fronte alla musica di Syria, anche Kanon sembra impotente, ma Phoenix ferma il generale perché l'uomo è il solo a poter dire loro come imprigionare di nuovo Nettuno. Egli infatti è l'unico a sapere dove si trovi l'anfora di Atena, il contenitore dal quale Kanon stesso aveva liberato lo spirito del Dio dei mari anni prima. Al tempio di Nettuno, Pegasus, Sirio e Cristal hanno scoperto a loro spese che nessuna delle armi di Libra è efficace contro la Colonna Portante. Pegasus però non è disposto a lasciarsi andare allo sconforto ed afferma "Sirio, preparati a lanciare il Drago Nascente, e tu, Cristal, la Polvere di Diamanti. Mi abbandonerò alla loro potenza per poi scagliarmi contro la colonna del signore del mare !". Dragone e Cristal sono contrari a questo piano, convinti che l'amico sacrificherebbe la vita inutilmente, ma Pegasus insiste, ricordando loro che non avevano speranze neppure contro Gemini o l'Anello del Nibelungo, ma grazie alla fede nella giustizia hanno sempre vinto le loro battaglie. I due cavalieri allora accettano, ignari che, pochi metri più indietro, Nettuno sta riprendendo i sensi. Anche Andromeda si risolleva e brucia al massimo il proprio cosmo, rigenerando la sua armatura distrutta e facendola diventare d'oro. Al regno del Nord Atlantico, Phoenix tenta di convincere Kanon a svelargli il nascondiglio dell'anfora, e per farlo rivela al nemico che fu Atena a salvarlo, anni prima, quando rischiava di annegare nella prigione di roccia. Incredulo, Kanon decide comunque di dirgli il segreto: l'anfora è nel luogo più sicuro del regno degli abissi, la Colonna Portante, e quindi nessuno potrà recuperarla. Scoperta la verità, Phoenix si allontana, affermando che ormai non vale più la pena di combattere con lui. Stessa cosa dice Syria "Sei un uomo sconfitto, qualunque sia l'esito finale, tu hai perso ! I tuoi sogni sono andati in fumo ! Non capisci ? tutto dipende da Atena ! Se resisterà fino all'arrivo dei cavalieri, Nettuno sarà perduto, e tu con lui. Se soccomberà, Nettuno prenderà la sua rivincita su di te. E' lei l'ago della bilancia di questa battaglia, è nelle sue mani il mio destino e il tuo, come quello di tutti gli uomini sulla terra ! Ma qualunque cosa accada il tuo destino ormai non cambierà ! L'unica cosa certa è la tua sconfitta ! Comunque vada non governerai la terra ! Non governerai il mare, il Nord Atlantico, più nulla… e sei rimasto solo !" dichiara prima di andarsene. Alla colonna portante, Sirio e Cristal si stanno preparando a lanciare Pegasus, ma il cosmo di Nettuno, nuovamente in piedi e pronto alla lotta, li ferma. I tre amici non sanno cosa fare, il Dio sembra ancora più potente di prima, ma all'improvviso Phoenix compare alle sue spalle e lo trattiene. Il cavaliere dice agli amici di recuperare l'anfora di Atena all'interno della colonna. Liberi di agire, Sirio e Cristal lanciano rispettivamente il Drago Nascente e la Polvere di Diamanti, che si uniscono per avvolgere Pegasus. L'eroe vola a tutta velocità verso la colonna, ma Nettuno si libera della morsa di Phoenix e lo atterra, per poi prepararsi ad ucciderlo col tridente. Andromeda salva il fratello, ma alla fine anche lui viene travolto dal potere del Dio, proprio come Sirio e Cristal. Il prossimo obiettivo è Pegasus, ma i quattro amici uniscono i loro cosmi d'oro e creano attorno a lui una barriera insuperabile che resiste al potere del tridente. Veloce come una meteora, Pegasus si scontra contro la colonna e riesce a penetrare al suo interno. Attimi dopo, profonde crepe si allargano dal punto dell'impatto, e sotto gli occhi sconcertati di Nettuno, la Colonna Portante crolla in pezzi. Privo di qualsiasi sostegno, il mare inizia ad invadere il regno sottomarino, e nello stesso momento, dalle macerie della colonna, esce Pegasus, con in braccio Lady Isabel, svenuta ma viva. Nettuno è deciso a vendicarsi e Pegasus è ormai senza forze, ma in sua difesa accorre il cosmo di Atena. Lady Isabel infatti si frappone tra il Dio ed il cavaliere. "Nettuno, il tuo sogno è svanito ! Accetta la sconfitta !" afferma la fanciulla, che poi mostra di avere in mano l'anfora sacra. Nettuno però non vuole lasciarsi imprigionare di nuovo e scaglia il tridente contro la Dea. Ad intercettare l'arma è Pegasus, che viene trafitto all'addome ed ha appena la forza di estrarre l'arma prima di crollare a terra. Ancora disposto alla lotta, Nettuno colpisce Isabel con una serie di sfere d'energia, ma, dopo un'iniziale difficoltà, la donna riesce a difendersi grazie al suo cosmo, sostenuto dalla fede per la giustizia, ed alle energie unite dei cinque cavalieri. Le costellazioni dei cinque eroi ed il cosmo della Dea sovrastano Nettuno, la cui anima esce dal corpo di Julian e viene imprigionata nell'anfora. Alla colonna Atlantica, Kanon capisce che Nettuno è sconfitto, ma è Titis la prima a soccorrere l'esanime Julian. Kiki e Tisifone raggiungono gli altri, proprio mentre il tempio sottomarino viene completamente sommerso. Il cosmo di Atena però conduce in salvo gli eroi, e sulla terra le pioggie finalmente cessano. Ilda, Flare, Mylock e gli altri cavalieri di bronzo, l'anziano maestro, Fiore di Luna, i Cavalieri d'oro del Grande Tempio e Castalia si rallegrano per la ricomparsa del sole, e nel cielo compaiono anche i volti di Micene, Gemini, Capricorn ed Acquarius, che dall'alto del Paradiso dei cavalieri hanno assistito alla guerra. "Le forze oscure sono state vinte e le stelle ora governano sulla Terra. Nettuno, despota e tiranno, dorme un sonno privo di sogni. Cinque giovani cavalieri che credono nella giustizia l'hanno riposto negli abissi del mare !" commenta soddisfatto il cavaliere di Libra, consapevole che l'anfora sacra giace abbandonata tra le rovine del tempio sottomarino. Anche Julian è vivo e giace svenuto vicino al promontorio dove aveva trovato il tridente, mentre ale sue spalle una sirena nuota nel mare. Finalmente in pace, Atena ed i cavalieri contemplano il sole che brilla tra le nuvole.
Riassunto by Shiryu