I CAVALIERI D'ORO
Tornato al QG, Pegasus è informato sulla scomparsa dell'elmo, ma subito dopo si sente male ed Isabel, toccandogli la fronte, si rende conto che ha la febbre alta. Pegasus vorrebbe comunque iniziare le ricerche dell'elmo insieme a Cristal ed Andromeda, ma Isabel riesce, seppur a fatica, a convincerlo a riposare, e lo fa portare da Shadir alla clinica della fondazione. Al Grande Tempio, Arles sta facendo un bagno, innervosito dalla probabile sconfitta di Aracne, di cui non ha più notizie. Arles è convinto che la sacra armatura del Sagittario sia in mano a Lady Isabel, e ciò lo spinge ad una mossa definitiva. "Per fortuna, Lady Isabel ed i cavalieri dello zodiaco pensano che ci sia una sola sacra armatura al mondo, quella del Sagittario !" pensa uscendo dall'acqua. Poco dopo, il sacerdote, tornato nella sua sala, convoca Scorpio, cavaliere d'oro, che, vestito della sacra armatura dello scorpione e con un mantello bianco sulle spalle, si inchina davanti a lui, chiedendo "Per quale motivo avete convocato un cavaliere d'oro, signore ? Non era mai successo fino ad ora !" Arles risponde raccontando la sua versione dei fatti su come i cavalieri dello Zodiaco abbiano scatenato un'assurda guerra, ma Scorpio, che era già a conoscenza delle loro azioni, credeva che essi fossero stati vinti da tempo. Il sacerdote racconta allora del tradimento di Phoenix, che all'inizio era vicino alla vittoria, e poi delle sconfitte di tutti i cavalieri d'argento, che a più riprese avevano invano affrontato i nemici. Nonostante la loro forza, tutti i cavalieri d'argento, da Eris a Babel, da Argor a Vesta erano stati annientati dai cavalieri di Lady Isabel, i quali affermano, oltre ogni logica, che Atena è insieme a loro. Persino Tisifone, che pur di combattere ha disobbedito agli ordini, è stata più volte sconfitta. Scorpio, pur restando colpito da queste parole, continua a non capire perché è stato convocato, affermando che lui è un cavaliere d'oro e non può combattere contro nemici così inferiori, ne andrebbe del suo onore. Arles insiste, e Scorpio gli chiede perché tema tanto quei cinque ragazzi. Il sommo sacerdote spiega lo informa allora della scomparsa dell'armatura di Sagitter, che lasciò la Grecia cinque anni fa, portata via dal traditore Micene, e dei suoi sospetti che sia finita nelle mani dei cavalieri di Lady Isabel. Poi l'uomo racconta della fuga di Micene, che affidò l'armatura e la piccola Isabel ad Alman di Thule, e di come egli non sia mai riuscito a recuperare l'elmo. Detto ciò, Arles solleva un braccio ed apre il tendone alle sue spalle, mostrando a Scorpio sette scrigni d'oro contenenti sacre armature, da destra a sinistra quelli del Toro, Pesci, Acquario, Capricorno, Vergine, Cancro e Gemelli. Arles afferma che fino ad ora Scorpio è l'unico che egli sia riuscito a rintracciare, poi aggiunge che oltre a Micene vi sono altri due cavalieri d'oro traditori, che abbandonarono il Grande Tempio ed ora si nascondono nel mondo: Libra ed Ariete. Il cavaliere di Libra, che nonostante abbia già qualche centinaio di anni è un guerriero molto potente, si trova, secondo le ultime notizie, ai Cinque Picchi, in Cina, mentre il cavaliere d'Ariete pare sia sui monti tra l'India e la Cina e viva riparando armature. Costoro hanno sempre rifiutato l'autorità di Arles, il quale dichiara "E se l'armatura del Sagittario finisse nelle mani di Lady Isabel, e se Libra e Ariete si unissero ai cavalieri dello zodiaco, ci sarebbero tre cavalieri d'oro, compreso il Sagittario, a combattere con loro contro il Grande Tempio ! Non lo posso permettere !". Scorpio, dentro di se, è obbligato ad ammettere che, se anche alla fine dovessero vincere, si sarebbe verificata una lotta interna tra cavalieri d'oro, e ciò non deve accadere. A Nuova Luxor, Pegasus è già stanco di essere chiuso in una stanza d'ospedale e, passeggiando nel giardino, sta pensando ad un modo per fuggire, ma i suoi piani sono stroncate sul nascere da Lania, che lo rincorre per riportarlo in camera. Ciò che entrambi i ragazzi ignorano è che Tisifone li sta spiando di nascosto, pronta ad agire per eliminare Pegasus. Più tardi, la sacerdotessa entra nella stanza della clinica in cui Pegasus riposa e tenta di ucciderlo nel sonno, ma il ragazzo si sveglia giusto in tempo per evitare il colpo. Quando poi tenta di alzarsi, scopre che Lania lo ha legato per non farlo scappare, ma è comunque abile a liberarsi sfruttando il colpo di Tisifone e subito dopo, evitato il vaso che la sacerdotessa gli ha buttato contro, si lancia fuori dalla finestra proteggendosi col lenzuolo dai vetri infranti. Tisifone, che prima aveva rivelato di essere stata bandita dal Grande Tempio e di non poter tornare senza aver ucciso Pegasus, corre all'inseguimento e raggiunge il ragazzo davanti al boschetto del parco. Pegasus, ricordatole il loro primo scontro, quando le disse che preferiva non combattere contro una donna, chiede perché vuole a tutti i costi lottare contro di lui e la sacerdotessa risponde "Perché vorrei che mi considerassi un uomo !". Subito dopo, Tisifone parla delle dure regole che una donna deve accettare per diventare cavaliere, prima fra tutte indossare una maschera, che copre il volto ma al tempo stesso deve nascondere anche la femminilità. Nessuno può vederla senza maschera, ma Pegasus lo fece quel giorno ad Atene, e per questo deve morire. Comunque, anche un altro motivo muove la mano di Tisifone, che racconta un fatto avvenuto cinque anni prima di quell'episodio, poco dopo l'arrivo di Pegasus in Grecia. Il cavaliere ricorda allora quando, da bambino, inseguiva una lepre, e per farlo finì in un campo di addestramento femminile, dove una bambina stava lottando con le sue compagne allo scopo di allenarsi, battendole tutte. Ciascuna ragazza indossava una maschera, ma, quando ci furono dei minuti di pausa, la prima bambina, rimasta sola, notò la lepre e, toltasi la copertura dal volto, iniziò ad accarezzarla. Pegasus, che era proprio lì davanti, la vide e le parlò, ma quando la bambina cercò di punirlo per essere entrato in un luogo vietato ai maschi, si accorse di essere ferita ad un braccio. Pegasus allora le fasciò la ferita, ignorando le sue proteste e dichiarando di aver capito subito che in realtà è buona e generosa, poi si allontanò senza darle modo di rispondere. Quella bambina era Tisifone, e quella era la prima volta che qualcuno scopriva la sua femminilità da quando era giunta ad Atene. Tisifone spiega che è stata obbligata a rinunciare alla sua femminilità per diventare un guerriero e deve uccidere Pegasus, unico a conoscere il suo lato più dolce. Mentre al QG Benam comunica che anche gli otto pezzi della sacra armatura che erano al Grande Tempio sono scomparsi, e ciò sembra concretizzare i timori che una terza forza agisca nell'ombra per prendere il potere, Arles ordina a Scorpio di partire per eliminare i cavalieri, e finalmente il guerriero accetta, certo di vincere rapidamente contro avversari così inferiori. Una voce però lo blocca, e nella sala del trono si fa avanti Ioria, che è cavaliere d'oro del Leone, il quale chiede di avere lui la missione che era stata affidata a Scorpio. Quando egli afferma che è pronto ad affrontare Scorpio pur di avere la missione, Arles gliel'affida, zittendo le proteste dell'altro cavaliere, il quale, dopo che Ioria è uscito, ricorda al sacerdote che Ioria è fratello minore del traditore Micene e non ci si può fidare di lui, anche se è uno dei più forti cavalieri d'oro. Arles però risponde che ha scelto Ioria proprio per questo, egli infatti, dopo la fuga del fratello, si è esiliato da solo dal Grande Tempio per tredici anni, col solo pensiero di riparare il crimine di Micene, e questo lo rende l'uomo più adatto. Mentre Arles si allontana, Scorpio ne ammira l'astuzia, ma al tempo stesso si chiede se possa realmente fidarsi di un uomo così cupo e misterioso, di cui nessuno conosce il volto, perennemente nascosto dietro quella maschera inespressiva, e che molti vorrebbero uccidere, per fermarne la tirannia. Ioria, con lo scrigno d'oro del leone sulle spalle, giura di riparare i crimini di cui si è macchiato il fratello e si appresta a partire, mentre, nel bosco, Pegasus evita gli attacchi di Tisifone, rifiutandosi però di combattere con lei. La donna scoppia in lacrime ma continua ad attaccare, pur senza eccessiva convinzione, visto che il ragazzo riesce a schivare ogni colpo. In quel momento un raggio di luce atterra nel bosco, e contemporaneamente si diffonde un'energia cosmica di inaudita potenza, sotto forma di onde dorate. Tisifone riconosce quel cosmo e, terrorizzata, tenta di portare Pegasus in salvo, ma entrambi sono sollevati a mezz'aria dalla potentissima energia e trascinati fino alla base della colonna luminosa. Da essa, avvolto in un'immensa luce dorata e con un mantello bianco sulle spalle, emerge Ioria, con indosso l'armatura d'oro di Leo. Pegasus è stupito alla vista di un'altra sacra armatura, ma Ioria, confermato che ne esistono più d'una, dichiara che la più preziosa è quella di Sagitter, che è in mano dei cavalieri di Lady Isabel. Pegasus risponde che non è così, convincendo Ioria, il quale può facilmente capire dall'espressione degli occhi se qualcuno dice la verità o meno, ma l'obiettivo del cavaliere d'oro è la morte del nemico, e così ciò con fa alcuna differenza. Tisifone supplica Ioria di potersi occupare lei di Pegasus, ma il cavaliere capisce che non lo potrebbe mai uccidere e l'avverte che sta rischiando un'accusa di tradimento. Pegasus afferma che Arles è un folle, innervosendo il nemico, ma Tisifone si frappone tra loro, pronta ad affrontare il cavaliere d'oro. La forza di Ioria è però immensa, tanto da permettergli di annullare il Cobra Incantatore, atterrare la sacerdotessa e lo stesso Pegasus con la sola punta di un dito. Il ragazzo è stupito da un tale, enorme, potere, ma si rialza per combattere, dichiarando di aver saputo da Castalia della tragica morte di suo fratello Micene. Ioria, risposto che il fratello è un traditore e lui vuole riabilitarne il nome, ricorda quando Micene lo allenava, insegnandogli che la forza di volontà è alla base della forza di un cavaliere perché può dominare la forza delle stelle che è dentro ciascun uomo. "Ero legato a mio fratello da un profondo affetto e da una grande ammirazione…era il mio eroe, un esempio da seguire…" afferma, ma ciò durò solo finché Micene non divenne un traditore, e lo stesso Ioria fu cacciato da tutti, per la sola colpa di essere suo fratello. Nel bambino subentrò l'odio, si allenò da solo allo scopo di cancellare le colpe del fratello. Pegasus gli rimprovera di aver preferito credere ad Arles piuttosto che domandarsi una spiegazione per le azioni del fratello e, toltosi la camicia, si prepara a lottare. Il Fulmine di Pegasus però non causa neanche un minimo graffio al nemico, il quale può vedere senza problemi ogni singolo colpo. Ioria rivela poi una sconcertante verità, spiegando che i cavalieri d'oro possono muoversi e lanciare colpi alla velocità della luce, 300.000 Km al secondo, e ciò li rende invincibili, capaci di percorrere circa 7 volte la circonferenza della terra in un solo, fuggente, attimo. Pegasus è sconvolto da un tale potere, a lui troppo superiore, e Ioria aggiunge "Non esiste in natura qualcosa che valga i nostri poteri !". Il ragazzo attacca comunque di nuovo, ma la successiva risposta di Ioria, il "Sacro Leo", è intercettato da Tisifone, che protegge Pegasus col proprio corpo, subendo nella schiena il fascio luminoso. Mentre parte dell'armatura del cobra va in pezzi, Tisifone cade tra le braccia di Pegasus, che le chiede perché ha agito così. La donna, morente, spiega che aveva solo due modi per salvarsi dal disonore: uno era uccidere Pegasus, l'altra era amarlo, ed è stata questa seconda via che alla fine ha preso il sopravvento. Tisifone si dice conscia di non meritare l'amore di Pegasus per il male che ha compiuto, poi, mentre il ragazzo cerca di rassicurarla, ella avverte il suo caldo cosmo e lo supplica di non lasciarsi mai sopraffare dall'oscurità e soprattutto di non odiarla per quanto ha fatto. Ioria è colpito dall'eroismo di Tisifone, che ha dato la vita per colui che amava, e mentre Pegasus scoppia in lacrime, si allontana, affermando che la donna si è sacrificata al posto suo. Furioso, il ragazzo lo ferma, chiedendogli perché non avesse fermato il colpo quando si era accorto di Tisifone, poi brucia il suo cosmo e lo colpisce al volto con un pugno. Ioria, che non ha fatto nulla per fermare o evitare il colpo, spiega di non essersi accorto di Tisifone finché non era troppo tardi, poi, chiesto il perdono di Pegasus, usa il suo cosmo per salvare la donna e, presala in braccio ancora svenuta, si appresta a riportarla al Grande Tempio per guarirla completamente, aggiungendo che comunque tornerà presto per eliminare il cavaliere. Invano Pegasus cerca di convincere Ioria che Arles è malvagio, ma il cavaliere d'oro, pronto ad andarsene, è fermato dalle voci di tre nuovi guerrieri, che gli dicono di lasciare la traditrice ed uccidere il nemico. Costoro, che erano stati probabilmente inviati per controllarlo, sono Orione, Dedalus ed Argetti, cavalieri d'argento. A palazzo, Isabel avverte una grande emanazione cosmica, cui sia il suo cosmo che l'armatura di Sagitter reagiscono. Intanto, i tre cavalieri d'argento provocano Ioria, affermando che rimane il fratello di un traditore, ma sono abbastanza saggi da non forzare troppo la mano, poi si offrono essi stessi di uccidere Pegasus. Il gigantesco Argetti usa una specie di tornado per lanciare in aria il ragazzo, che subito dopo deve subire anche il "Labirinto Oscuro" di Dedalus. I tre cavalieri d'argento si contendono l'onore di uccidere Pegasus, il quale si rammarica di non avere con se l'armatura, intanto un cosmo sconosciuto inizia a diffondersi nell'aria. I tre cavalieri hanno intanto deciso di lanciare in aria Pegasus, chi lo colpirà per primo avrà il diritto di ucciderlo, ma quando Argetti obbedisce, un'energia dorata circonda l'eroe, sul cui corpo si dispone la sacra armatura di Sagitter, con immenso stupore di tutti, Ioria compreso. Il cosmo di Pegasus annienta i tre nemici, che cadono al suolo privi di vita mentre le loro armature vanno in pezzi, poi, mentre il nuovo cavaliere d'oro tocca terra, Ioria si prepara alla lotta. Poggiata Tisifone, Ioria indossa l'elmetto, che finora aveva tenuto in mano, ed attacca il nemico col "Sacro Leo", abbattendo numerosi alberi ma mancandolo. Pegasus, la cui forza è amplificata dall'armatura, ha infatti evitato l'attacco con un salto, per poi rispondere col suo fulmine, anch'esso molto più forte di prima, al punto da atterrare Ioria. Il cavaliere d'oro comunque è tutt'altro che sconfitto e, rialzatosi, si toglie il mantello, per poi usare il Sacro Leo, ad una forza molto maggiore di prima, tanto che Pegasus crolla a terra nonostante la protezione dell'armatura. Ioria spiega che ci vuole tempo per imparare ad usare l'armatura d'oro, e risponde alle domande di Pegasus riguardo la sua fedeltà ad Arles dicendo che chi detiene il potere al Grande Tempio deve essere per forza un uomo giusto. Il colpo di grazia è fermato dall'arrivo di Cristal ed Andromeda, privi delle corazze, che restano stupefatti sia alla vista della sacra armatura sul corpo di Pegasus sia a quella di Ioria, che prova l'esistenza di altri cavalieri d'oro. Pegasus dice loro di fuggire perché non hanno speranze contro un cavaliere d'oro, ma i due tentano lo stesso di aiutare l'amico in pericolo, venendo atterrati da un semplice movimento di Ioria. Il cavaliere ammira il coraggio dei due ragazzi, pronti a rischiare la vita in nome dell'amicizia, ma afferma di aver ricevuto un ordine preciso da parte di Atena, che parla per bocca di Arles, e rifiuta di credere alle parole dei cavalieri, che cercano di avvisarlo sulla malvagità del sacerdote. Ioria atterra facilmente Cristal ed Andromeda, che perdono i sensi, poi si volge verso Pegasus, ma la sua mano è fermata dal cosmo ampio e lucente di Lady Isabel. Ioria è stupito dall'enorme potenza del cosmo della fanciulla, la quale, ignorando gli avvertimenti di Pegasus, ripete che Arles è passato alle forze oscure. Il cavaliere del leone sente Pegasus pronunciare il nome della ragazza e la riconosce come colei che ha organizzato i cavalieri dello Zodiaco, ma non crede comunque che Arles sia un usurpatore. Isabel gli racconta allora la sua storia, rivelando che era lei la bambina che Micene portò via tredici anni prima, non per rapirla ma per salvarla. Micene era stato nominato tutore della neonata, scelto come il cavaliere più valoroso del Grande Tempio, e queste parole colpiscono Ioria, che al tempo stesso avverte l'immenso cosmo della fanciulla, persino superiore al suo. "Esiste una sola persona capace di sprigionare una simile energia, superiore a quella di un cavaliere d'oro: la Dea Atena !" pensa, mentre il dubbio inizia ad aleggiare nella sua mente. Isabel rievoca gli eventi che si svolsero tredici anni fa, quando, la notte prima della cerimonia di iniziazione alla Dea Atena, Arles, allora primo ministro, si recò di nascosto nelle stanze della neonata, intenzionato ad ucciderla con un pugnale. Il fendente fu però fermato da Micene, che prese la bimba in braccio e disse "Avete paura di questa bambina indifesa, primo ministro ? Che cos'è che vi spaventa tanto ? Avete forse avvertito in lei il potere di Atena, temete che alla cerimonia di domani il suo cosmo si riveli agli occhi di tutti ?". Arles attaccò il cavaliere, che però si difese spingendolo contro la parete e facendogli cadere la maschera. Alla luce delle torce, Micene riconobbe il volto del suo nemico, che, smascherato, dichiarò "Conosci il mio segreto ora. Morirai per questo !" ed attaccò con un fascio di energia. Ferito, Micene fu obbligato a fuggire saltando dalla breccia nella parete aperta dal colpo di Arles, il quale, rimessosi la maschera, gridò "Tradimento ! Micene ha profanato il Grande Tempio ed è fuggito con la bambina !". Isabel continua il racconto dicendo che Micene prese la sua armatura sacra e fuggì verso le rovine di Atene, dove incontrò Alman di Thule, al quale consegnò sia la neonata che lo scrigno d'oro. Col tempo, Alman creò una nuova schiera di cavalieri dello Zodiaco, fedeli alla giustizia, e che avrebbero sconfitto le forze oscure guidati dal nuovo cavaliere di Sagitter, ma, in Grecia, Arles era divenuto Grande Sacerdote, usurpando il trono del fratello. Ioria non sa cosa pensare, il racconto è convincente eppure non riesce a credere che Arles sia un essere malvagio. Isabel allora gli propone di scegliere fra il combattere contro di loro e l'unirsi a loro contro il male, e Ioria le chiede di provargli la sua identità, fermando il Sacro Leo senza riportare ferite. Pegasus non vuole che la fanciulla accetti, ma la ragazza acconsente ad affrontare il Sacro Leo, cosicché Ioria si prepara a lanciare il suo colpo segreto. Il cavaliere del leone scaglia il suo attacco, ma Pegasus ferma la sfera luminosa con la sola forza della mano, affermando di essere riuscita a vederla, nonostante viaggiasse alla velocità della luce. Pegasus riesce anche a contenere la sfera, con grande stupore di Ioria, ma poi il cavaliere d'oro alza lo sguardo e vede lo spirito di suo fratello Micene che protegge il nemico. Micene rimprovera il fratello, che è incapace di riconoscere la differenza fra il bene ed il male e non ha riconosciuto Atena. Pegasus intanto riesce a controllare la sfera ed a lanciarla contro Ioria, atterrando il cavaliere. Rialzatosi, Ioria conferma che Pegasus ha vinto, ed al tempo stesso piange per la gioia di sapere innocente suo fratello, il cui spirito scompare. In quel momento, l'armatura di Sagitter, ormai inutile, si stacca dal corpo di Pegasus ritornando a formare la statua. Ioria avverte che altri cavalieri d'oro verranno dopo di lui, poi si inginocchia davanti a Lady Isabel e le giura fedeltà, infine, ripresa in braccio Tisifone, si dirige al Grande Tempio, deciso ad espiare le sue colpe. Ad Atene, Arles, di nuovo immerso nell'acqua, parla tra se e se, ma con due voci diverse, pensando a quanto gli sia stato difficile fingere di essere fedele ad Atena e decidendo di intraprendere un'azione decisa. Intanto, nel boschetto, un fascio di luce parte dall'armatura di Sagitter, indicando la strada per il Grande Tempio, e Lady Isabel comprende che la battaglia finale è vicina.
Qualche giorno dopo, Cristal ed Andromeda sono nella casa di Pegasus, alla darsena, preoccupati per la potenza dei cavalieri d'oro e per la prolungata assenza di Dragone e Phoenix. Pegasus spera che Sirio abbia ricevuto l'acqua della vita e si augura che torni presto con loro. In Cina, Kiki ha portato l'acqua magica a Sirio, che però non ha comunque ritrovato la vista. Il bambino è deluso, specie pensando a quanto Pegasus ha rischiato per prendere quell'acqua, ma Dragone afferma "Lasciamo che sia il tempo a decidere la mia sorte…per il momento sono felice così ! Ho imparato molte cose da quando ho perduto l'uso della vista. E' stato…come se qualcosa dentro il mio animo si fosse mosso, nonostante il buio intorno a me ! Ho capito per cosa stavo lottando. Mantenere la pace e salvare il mondo dall'oscurità…questo mi darà la forza per reagire ! L'ho potuto capire vedendo chiaramente dentro di me, anche grazie a voi, amici, che siete stati i miei occhi in questi momenti così difficili !". Fiore di Luna è commossa dalle parole di Sirio, ma la conversazione è interrotta dal ritorno del maestro, il quale spiega che le magiche proprietà della vita vanno unite ad una ferrea volontà. Quando Sirio riuscirà a raggiungerla, l'acqua farà il suo effetto ed il ragazzo ritroverà la vista. Dragone afferma di essere stato molto preoccupato per la scomparsa dell'anziano insegnante, il quale gli dice di seguirlo alla cascata perché è giunto il momento che l'allievo sappia tutto. Lasciati Fiore di Luna e Kiki, i due raggiungono la cascata, ed il maestro ricorda quando Sirio conquistò l'armatura del Dragone, invertendo il corso dell'acqua dopo tanti sforzi. Poi, l'uomo dice "Hai sempre creduto che esistesse una sola sacra armatura, quella di Sagitter, ma sono dodici le armature d'oro […] di cui Arles vuole impossessarsi allo scopo di scatenare contro Atena e voi, suoi difensori, la furia dei cavalieri d'oro a lui devoti […]. Per questo motivo ho lasciato i Cinque Picchi, per espandere il mio cosmo ed aiutare voi cavalieri dello zodiaco nella battaglia contro il Grande Sacerdote. E' giunto il tempo che anch'io scenda in campo, figliolo ! L'ora decisiva sta per scoccare !". Il maestro si era infatti recato in un luogo isolato da cui aveva manifestato il suo cosmo, di colore dorato. Sirio non riesce a capire il senso di queste parole, ma in quel momento avverte un'energia terrificante provenire dalla cascata alle spalle del maestro, e da essa emerge un cavaliere d'oro, con indosso la propria sacra armatura ed un mantello bianco. Il maestro lo riconosce come Cancer, della costellazione del cancro, e si dice onorato che sia lui il sicario mandato da Arles per ucciderlo. Dragone sente queste parole e si lancia contro il nemico, che sta per colpire il maestro, ma il suo calcio è fermato senza alcuno sforzo. Rialzatosi, Sirio si prepara a combattere, mentre Kiki, che è ancora con Fiore di Luna, avverte l'energia proveniente dalla cascata. Sirio intanto attacca Cancer, che si toglie il mantello, ma i suoi colpi sono troppo lenti per poter raggiungere il nemico, il quale, parimenti a Ioria, può muoversi alla velocità della luce. Cancer colpisce numerose volte Dragone, anche se con colpi non mortali. Sirio si rende conto che il suo nemico è troppo veloce, poi, quando Cancer vuole finirlo, salta in aria e lancia il Drago nascente, sotto gli occhi di Fiore di Luna e Kiki, appena arrivati. Con grande stupore del ragazzo però, Cancer ferma il colpo del dragone con la punta di un dito, poi ruota il braccio vorticosamente, lanciando in aria il nemico, ed infine lo colpisce con un fascio di luce, precipitandolo nella cascata. Mentre Fiore di Luna sviene, sorretta da Kiki, Cancer si avvicina al maestro, chiamandolo col suo vero nome, ovvero Libra, cavaliere d'oro. Kiki chiede perché l'anziano insegnante non abbia fatto nulla per salvare Dragone, che intanto sta sprofondando nelle acque verso il fondo della cascata. Libra ignora le proteste del bambino e si rivolge a Cancer, dicendo che non è stato lui a tradire Atena, ma Arles stesso, ed aggiungendo che molti uomini sono stati plagiati dalla volontà del Sacerdote, ma i cavalieri d'oro sono immuni a queste cose e quindi devono seguirlo di loro spontanea volontà. Cancer si giustifica dicendo che il confine tra il bene ed il male è molto sottile, e quindi anche se Arles ha commesso delle ingiustizie, queste diverranno "Atti di giustizia necessaria, dovuti alle circostanze dal bisogno" non appena il sacerdote avrà trionfato. Il maestro risponde definendo Cancer uno stolto ed affermando "L'ingiustizia non potrà mai mutarsi in una cosa giusta ! Le stragi, le uccisioni, le sopraffazioni dei popoli e delle genti…tutto ciò si lascia alle spalle il tetro odore della morte, e non potrà mai essere chiamato con un nome diverso… quello che porta gli uomini alla guerra ed alla distruzione non avrà mai il nome di giustizia per se ! Le forze oscure da tempi immemori combattono con le armi del male. Loro confidano nella guerra e non credono nella benigna forza delle stelle !". Intanto, sul fondo della cascata, lo scrigno con l'armatura del Dragone si apre e la corazza si dispone sul corpo di Sirio, proprio mentre Cancer sta per eliminare il maestro, incurante delle sue parole, che definisce "Bugiarde e ingannatrici". Quando il cavaliere d'oro sta per colpire, le acque della cascata si aprono in un vortice, e da esse emerge un piccola tromba marina, sulla cui cima si trova Dragone, il quale indica il nemico e dichiara "Chi combatte Atena sapendo di agire per le forze oscure è un traditore !". Sirio lancia il Drago nascente alla massima intensità, imprimendo una forza superiore alle altre volte, e persino Cancer è travolto. Il maestro è contento dell'abilità dell'allievo, che ha riversato nel colpo tutta la sua energia, e ciò dimostra che la guarigione è vicina, ma Cancer, furioso per essere stato colpito, si appresta ad usare il suo colpo segreto. Sollevate le braccia, il cavaliere crea un piccolo buco nero, spaventando persino Libra. Dragone è trascinato dall'energia del buco nero e rischia di essere risucchiato, ma in suo aiuto giunge un altro cavaliere d'oro, il cui cosmo salva il ragazzo. Cancer riconosce il nuovo nemico, si tratta del grande Mur, cavaliere d'oro dell'ariete, il quale, con indosso la sua sacra armatura ed il mantello bianco, appare sulle rocce dei Cinque Picchi, deciso ad aiutare i cavalieri di Atena contro le forze oscure. Mentre Fiore di Luna si riprende e Kiki è allibito nello scoprire che suo fratello è un cavaliere d'oro, Cancer si allontana, affermando che non tradirà mai Arles ma che ora non ha speranze contro due cavalieri d'oro, poi scompare fra le acque della cascata, così com'era venuto. Mur si avvicina al maestro, felice di rivederlo. Poco dopo, il maestro spiega a Dragone che fino ad ora non era necessario che egli rivelasse di essere il cavaliere di Libra, poi si congratula con lui per l'abilità dimostrata contro Cancer. Kiki capisce che Sirio era stato messo alla prova, per questo il maestro non l'aveva aiutato, e l'anziano uomo conferma, affermando che Dragone ha superato tutte le difficili prove che finora ha dovuto affrontare ed ora è pronto ad affrontare il Grande Tempio contando solo sulle sue forze. Sirio piange, commosso dalla fiducia che il maestro ripone in lui, poi pensa a Pegasus, pensando che presto lo raggiungerà nella lotta contro Arles.
A Nuova Luxor, la partenza dei cavalieri è ormai imminente ed i ragazzi si sono recati insieme a Lady Isabel all'orfanotrofio St. Charls, dove osservano i bambini giocare a calcio e ricordano i tempi del collegio, quando erano loro a divertirsi in quel modo. Andromeda afferma che quella potrebbe essere la loro ultima visita lì, visto che domani partiranno alla volta di Atene. Cristal chiede ad Isabel se verrà anche lei in Grecia e, quando la ragazza gli domanda infastidita se teme che lei possa essere d'impaccio, il cavaliere precisa che non vuole farle correre rischi contro i cavalieri d'oro. Isabel apprezza la premura di Cristal, ma aggiunge che non può lasciare andare i suoi cavalieri da soli incontro al pericolo, è suo compito lottare perché le generazioni future vivano in un mondo migliore. Le sue parole sono interrotte dal fischio di Lania, arbitro della partita dei bambini, e, voltandosi, i tre cavalieri decidono di giocare anche loro, in ricordo dei vecchi tempi. I ragazzi corrono allora in campo e giocano contro la squadra dei bambini, cavandosela abbastanza bene. Pegasus fa anche qualche bel dribbling, pur esagerando un po’, ma alla fine i cavalieri perdono 3-0. Al tramonto, i cavalieri escono dall'orfanotrofio e salutano i loro piccoli amici, raccomandando loro di fare i bravi, ma Lania fissa Pegasus con aria triste e Lady Isabel, capito ciò che la ragazza sta pensando, convince il suo cavaliere a restare ancora un po’, mentre lei e gli altri torneranno a palazzo. Quella sera, Pegasus ammira il cielo stellato con Lania, ma la ragazza, che per tutto il tempo è rimasta in silenzio, ricorda quando l'amico partì per la Grecia tanti anni prima. Quel giorno, la bambina era riuscita ad introdursi a palazzo ed a parlare con l'amico, rassicurandolo sulla salute di Patricia. Lania non voleva che l'amico partisse ed i due litigarono, ma comunque, quando il giorno dopo Pegasus salì sulla macchina che lo avrebbe condotto all'aeroporto, corse a salutarlo. Lania dice di essere stata molto felice quando rivide il ragazzo, subito dopo il suo ritorno da Atene, ma ora è triste perché lui sta per partire di nuovo, senza neanche salutarla. Pegasus le chiede come faccia a sapere della partenza, ma la ragazza risponde che lo conosce da troppi anni per non capire una cosa così importante semplicemente dall'ansia che lui ha negli occhi. Lania chiede perché Pegasus non possa vivere come ogni altro ragazzo della loro età, godendosi la giovinezza, e debba invece lottare continuamente, ma lui risponde che gli piacerebbe vivere in quel modo, ma ha una missione da compiere. Pegasus non può venire meno al suo destino e, parimenti agli altri cavalieri, non è nato sotto una stella benigna ma ha dovuto affrontare mille difficoltà. Egli ricorda il suo addestramento in Grecia, la separazione di Phoenix ed Andromeda quando partirono per l'addestramento, la madre di Cristal, le battaglie combattute, la crudeltà del maestro dell'isola nera, la cecità di Dragone ed il sacrificio di Micene. Pegasus deve quindi continuare a lottare, per sua sorella Patricia, per Atena, per Lania stessa e per l'intera umanità. Piangendo, la ragazza gli chiede di tornare, e lui le risponde "Tornerò Lania, tornerò per te ! Te lo prometto !". I due si guardano intensamente negli occhi per qualche attimo, ma la magia del momento è interrotta da tre bambini dell'orfanotrofio, che cadono dall'albero dal quale stavano spiando la scena. La mattina dopo, Andromeda si reca all'aeroporto attraverso una strada isolata, quando davanti a lui appare Nemes, sua antica compagna sull'Isola di Andromeda e sacerdotessa guerriera, col volto coperto da una maschera. La ragazza, con una frusta in mano, chiede se è vero che Andromeda sta andando ad affrontare i cavalieri d'oro e, quando il ragazzo glielo conferma, lo informa che proprio i cavalieri d'oro, hanno distrutto la loro isola, o meglio uno solo di loro. Nemes racconta che si era sparsa voce che Andromeda fosse al fianco di Lady Isabel contro Arles, tanto che molti guerrieri dell'isola avrebbero voluto chiarire le cose col Sacerdote, per evitare che li giudicasse tutti dei traditori. Il loro maestro Albione però rifiutò questa ipotesi, sia per fiducia nei confronti di Andromeda, sia a causa di alcuni suoi sospetti sul Grande Tempio, e prese una posizione di neutralità. Questa scelta non fu accettata da Arles, che inviò sull'isola il cavaliere d'oro di Scorpio. Costui sconfisse con una facilità sorprendente Albione e gli altri guerrieri e distrusse l'intera isola. Albione, prima di soccombere, riuscì a permettere la fuga di un piccolo gruppo di loro. Andromeda si sente in colpa per ciò che è accaduto, ma rifiuta comunque le parole di Nemes, la quale vorrebbe che lui non affrontasse i cavalieri d'oro. Decisa a fermarlo per impedirgli di andare incontro a morte certa, Nemes colpisce il ragazzo con la sua frusta, facendogli cadere lo scrigno dell'armatura. All'aeroporto, Isabel, Pegasus e Cristal sono pronti a partire, e con loro c'è anche Mylock, vestito con una specie di costume da Kendo ed armato di una spada di bambù. Quest'abbigliamento suscita l'ironia di Pegasus "Affronterai i cavalieri d'oro con una spada di bambù ed un grembiule da cucina …vuoi terrorizzarli !", poi tutti restano in attesa di Andromeda, ignari che in quello stesso momento il ragazzo sta cercando di evitare i colpi della frusta di Nemes. La donna gli blocca il braccio ed Andromeda è costretto ad atterrarla, facendole cadere sia la frusta che la maschera. Nemes supplica in lacrime il ragazzo di non partire, ma all'improvviso giungono altri due cavalieri dell'isola di Andromeda: Reda e Sanzius, i quali, armati delle loro catene, vogliono uccidere l'eroe e portarne la testa ad Arles in segno di perdono. All'aeroporto, i cavalieri iniziano a preoccuparsi per Andromeda, al punto che i cavalieri d'acciaio vanno a cercarlo a casa. Poco lontano, Nemes, vedendo Andromeda in pericolo, cerca di aprire lo scrigno della sua armatura, ma è atterrata da Reda, il quale poi attacca l'eroe insieme a Sanzius. I due imprigionano Andromeda con le loro catene, stringendolo in una morsa mortale e paragonandolo alla regina Andromeda che, nel mito greco, fu sacrificata per placare l'ira di Poseidone, proprio come ora lui sarà sacrificato per placare Arles. I cavalieri d'acciaio intanto comunicano che non ci sono tracce di Andromeda e tutti capiscono che deve essere stato attaccato da qualche misterioso nemico, ma, quando Pegasus cerca di correre verso la strada che avrebbe portato l'amico all'aeroporto, Isabel lo ferma, affermando che devono avere fiducia nei loro compagni ed in loro stessi, o non sopravviveranno mai al Grande Tempio. Riluttante, Pegasus accetta di restare ad aspettare, mentre Andromeda è atterrato dagli attacchi del nemico. Anche i cavalieri d'acciaio vorrebbero andare a cercare il ragazzo, ma stavolta è Pegasus a fermarli, dando ragione a quanto Lady Isabel ha detto prima. Al molo, Reda e Sanzius tentano di convincere il loro nemico che chiunque abbia Andromeda come costellazione guida è destinato a sacrificarsi, poi tirano entrambi le loro catene, per farne a pezzi il corpo. Andromeda perde i sensi, pensando che non può opporsi al suo destino, ma poi sente la voce di Phoenix, il quale gli ricorda quando, appena tornati dall'Isola della Regina nera, si recarono entrambi alla spiaggia di Nuova Luxor. In quell'occasione, Phoenix parlò al fratello del loro triste destino, che li ha sempre visti separarsi, e persino lottare da avversari. Da Esmeralda, Phoenix imparò ad amare le cose belle, mentre Pegasus e gli altri gli insegnarono il valore dell'amicizia. Phoenix disse che, sebbene esista un destino cui si deve sempre guardare, l'uomo è capace di cambiarlo con le proprie forze, come ha fatto lui stesso. Ora, tocca ad Andromeda ribellarsi al suo triste destino e vincere i due nemici. Il cavaliere brucia allora il suo cosmo e spezza le catene, tenendone un frammento, con cui sconfigge Reda e Sanzius. Raggiunta Nemes, Andromeda la porta in braccio con se fino all'aeroporto, per poi affidarla ai cavalieri di acciaio, che resteranno a Nuova Luxor. Finalmente, l'aereo decolla, diretto al Grande Tempio. In volo, Andromeda racconta agli amici ciò che è accaduto alla sua isola, dicendosi deciso a ricostruirla. Isabel si chiede invece se sia vero che Arles è succeduto al precedente Grande Sacerdote, ed i cavalieri ipotizzano che ci siano due sacerdoti. La ragazza stessa nega questa possibilità, i due si annullerebbero a vicenda. Cristal pensa allora che i due siano la stessa persona, ma Pegasus nega, visto che egli conobbe il precedente sacerdote, il quale gli consegnò l'armatura dopo il duello con Cassios. L'ipotesi più probabile alla fine è che il Grande Sacerdote abbia due facce, una buona ed una malvagia. Isabel informa poi i ragazzi che i cavalieri d'oro sono in totale dodici, uno per ogni segno zodiacale, ed ipotizza che Arles sia un cavaliere d'oro decaduto che, dopo aver conquistato l'armatura quando apparteneva ancora ad Atena, sia passato alle forze oscure. Ciò sembra confermare che Arles abbia due facce, ed Isabel, preoccupata, pensa che esiste un solo segno con
due facce: i gemelli.