I CAVALIERI D'ARGENTO
Al Grande Tempio, Phaeton chiama Castalia e le ordina di uccidere Pegasus, ma la sacerdotessa esita. Sopraggiunge in quel momento Tisifone, la quale, ricordato che la donna è stata l'insegnante di Pegasus, si offre al suo posto. Phaeton però le ordina in tono imperioso di non discutere più i suoi ordini, dal momento che ora è lui il capo dell'esercito di Arles, mentre Gigars, che è stato destituito, è misteriosamente scomparso. Phaeton poi ripete l'ordine a Castalia, dichiarando che l'accompagnerà Eris, il cavaliere d'argento, uno dei più forti guerrieri di Atene. Alla baita, i cavalieri, compreso Sirio, brindano per Phoenix, che risponde "E' stato come svegliarsi da un terribile incubo !". Al pensiero di essere di nuovo insieme all'amato fratello, ad Andromeda viene da piangere, e lo stesso Phoenix, nonostante abbia sempre giudicato le lacrime un segno di debolezza, si commuove. Poi, i cavalieri parlano delle informazioni riferite da Sirio, ovvero che è Arles il loro misterioso nemico. Sia Cristal che Phoenix ricordano come i loro maestri siano stati plagiati dal sacerdote, che li rese malvagi. Isabel spiega poi che Arles desidera la sacra armatura poiché essa conferisce a chi la possiede il potere di dominare la terra, e vuole eliminare i cavalieri perché sono possibili candidati al ruolo di cavaliere d'oro. Pegasus e compagni hanno l'elmo, e priva di un pezzo l'armatura non può essere utilizzata, ma Arles possiede ancora le altre otto parti. In Grecia, Arles teme l'avvento del cavaliere d'oro, che potrebbe mettere fine ai suoi piani di conquista. Intanto, Pegasus vorrebbe condurre i cavalieri al Grande Tempio per affrontare il nemico, ma Isabel li ferma, consigliando loro di prendersi alcuni giorni di riposo dopo tante battaglie, ed alla fine riesce a convincerli. Il giorno dopo, Pegasus si reca all'orfanotrofio, dove Kiki e gli altri bambini stanno giocando a pallone. Poco dopo, Pegasus e Lania fanno una passeggiata sulla spiaggia, seguiti da Kiki. La ragazza afferma che l'amico è molto maturato rispetto a prima, ma si rattrista perché dovrà combattere ancora in futuro. I due guardano insieme il mare e la sua tranquillità, ma Kiki li riporta alla realtà vedendo una sconosciuta. Pegasus si volta e subito riconosce Castalia, con indosso la sua armatura dell'aquila, ma quando corre verso di lei, è fermato dall'apparizione di un altro cavaliere, con un mantello ed una armatura d'argento, più somigliante ad una donna che ad un uomo, che gli consiglia di uccidersi da solo in modo che lui non debba neanche sporcarsi le mani. Castalia lo presenta come Eris, cavaliere d'argento del Grande Tempio, e Pegasus, mandata Lania a telefonare a Lady Isabel per avvisarla, si accinge allo scontro. Eris però lo atterra con un singolo colpo allo stomaco, per poi calpestargli la testa con il piede. Pegasus blocca il calcio, suscitando le ire di Eris che non vuole essere toccato dalle sue "luride mani", e si rialza per combattere, apostrofando il nemico con sprezzanti parole "Rifatti il trucco, signorina, e quest'aria di sufficienza usala con qualcun altro !" Kiki usa allora i suoi poteri per far comparire l'armatura di Pegasus e, indossatala, il ragazzo scaglia il suo fulmine. Sorprendentemente però, tutti i colpi si infrangono sul corpo di Eris, senza procurargli neanche un graffio. Eris si accinge a contrattaccare, ma Castalia è più veloce e blocca Pegasus alle spalle, per poi colpirlo al cuore sfondando il pettorale della sua armatura. Tutti i cavalieri avvertono che il loro amico è in grave pericolo, ed infatti il ragazzo giace al suolo in un mare di sangue. Anche Eris si congratula con Castalia, che ha avuto il coraggio di uccidere il suo allievo. Lamia intanto telefona a Lady Isabel, che in quel momento sta constatando che solo la parte centrale del suo palazzo è stata distrutta, mentre la biblioteca e gli archivi sono rimasti intatti. Sulla spiaggia, Pegasus è stato seppellito sotto la sabbia e solo una croce di legno è stata messa come testimonianza del suo passaggio. Kiki tenta disperatamente di disseppellirlo, ma Eris lo lancia in aria con un solo dito. Castalia vorrebbe tornare al Grande Tempio, ma Eris le ricorda che deve uccidere altri quattro cavalieri e le risponde di tornare da sola, mentre lui aspetterà i rinforzi chiamati da Lania. Allontanandosi, Castalia capisce che nonostante i suoi sforzi, Eris sospetta qualcosa, ed infatti, rimasto solo, il cavaliere tira fuori Pegasus dalla sabbia. Il ragazzo è più vivo che mai ed il suo pettorale è intatto, quella di prima era solo un'illusione, ma Eris, che era stato messo in guardia da Tisifone circa la fedeltà di Castalia, si aspettava un trucco. Il guerriero passa poi all'azione, e lancia Pegasus in mare con un solo dito e poi lo deride "Sei una vera pena !" e aggiunge che lui preferisce uccidere senza sporcasi le mani. Stanco delle sue parole, Pegasus lancia il suo fulmine, ma Eris solleva le mani ed il colpo va a vuoto. Il ragazzo capisce che il nemico, sollevando le mani, ha eretto una barriera insuperabile a sua difesa. Eris, informatolo che Castalia sarà uccisa per tradimento, dà all'avversario 10 secondi di vita ed inizia un conto alla rovescia, al termine del quale lo eliminerà. Trascorso il tempo stabilito, Eris si leva il mantello e lancia le terribili "Dita d'argento" che colpiscono il ragazzo allo stomaco facendogli vomitare sangue, per poi precipitarlo in mare. Alcune gocce del sangue di Pegasus macchiano però Eris, che, scioccato dall'idea di essere sporco, si toglie i vestiti e l'armatura per andare a lavarsi in acqua. Egli è infatti convinto che un cavaliere debba rispecchiare un'idea di purezza e bellezza assoluta, e quindi non debba mai sporcarsi. "Sei completamente uscito di senno ?" grida una voce in quel momento, e, voltandosi, Eris vede che Pegasus è ancora vivo. Il ragazzo, lealmente, lascia che il nemico indossi di nuovo la sua corazza prima di riprendere lo scontro, poi lancia il "Fulmine di Pegasus" che ancora una volta si infrange sulla barriera d'argento. Eris lancia per l'ennesima volta il nemico in mare, affermando che la sua difesa è insuperabile, ma poi scopre con orrore che un colpo lo ha raggiunto al fianco, facendogli uscire sangue dalla bocca. Pegasus afferma che c'è una falla nella difesa del nemico, sbalordendo Eris, che mai prima d'ora era stato ferito. Il ragazzo, ricordando che bisogna sempre essere umili in battaglia, a differenza di quanto fa l'orgoglioso Eris, si lancia verso di lui. Il cavaliere d'argento agita le mani per creare una nuova barriera, ma Pegasus salta in aria ed inizia a ruotare su se stesso creando una cometa di luce e colpendo il nemico. Eris capisce che Pegasus ha convogliato in una cometa i colpi del fulmine, ma, per niente disposto ad arrendersi, lancia le Dita d'argento, solo per vedere il suo avversario fermare il colpo con le mani e rimandarlo al mittente. Eris è scioccato dalla forza del suo avversario, e non si accorge che l'eroe è ora alle sue spalle. Pegasus usa allora un altro colpo nuovo, la "Spirale di Pegasus", e trascina il nemico in acqua, dove la barriera d'argento perde la sua forza. Nella sua villa, parzialmente bruciata, Isabel suona il piano fino all'arrivo di Cristal, unico cavaliere ancora in città, e lo manda ad aiutare Pegasus alla darsena. Intanto, sulla spiaggia, Eris, sanguinante, esce dal mare e pensa "Quale lezione ho imparato oggi…e quante altre avrei potuto impararne se il mio essere fosse stato diverso ! D'altro canto ho vissuto una vita intera convinto di non avere nulla da imparare…e convinto anche di essere perfetto. Che…terribile… sbaglio !" per poi crollare privo di vita sulla sabbia. Pegasus, triste per la morte di un'altra vittima della malvagità di Arles, torna alla sua casa, preoccupato per Castalia e temendo che qualcun altro sappia del suo inganno. Al tramonto infatti la donna è accanto al cadavere di Eris, insieme ad altri due cavalieri d'argento, Asterione e Moses. Costoro, convinti che Pegasus sia morto, non capiscono chi abbia ucciso il loro compagno, almeno finché Moses non scopre che la tomba di Pegasus è vuota. Asterione, capace di leggere nel pensiero, smaschera la sacerdotessa, obbligandola a combattere. Castalia attacca Moses, che però, grazie ad Asterione che legge nella mente della donna e rivela le sue intenzioni, riesce a difendersi e può colpirla con il "Getto d'acqua devastante" ed atterrarla. Asterione però non gli permette di ucciderla, ed anzi decide di usarla come esca per attirare Pegasus. Così, i due legano la donna a testa in giù alla croce di Pegasus, e la mettono in mare, in modo che l'alta marea la faccia annegare. Moses non è certo che Pegasus verrà, ma Asterione lo rassicura, rivelando una sconcertante verità "Castalia è legata al giovane di Luxor da un doppio filo: non è stata solo la sua insegnante in Grecia, è anche colei che il nostro caro Pegasus cerca inutilmente da anni !", si tratta quindi di sua sorella, "Anche se quella maschera che è costretta ad indossare l'ha privata della memoria !". A casa sua, Pegasus avverte che la ragazza è in pericolo e, guidato da Kiki, la raggiunge. Moses però gli sbarra il passo e, sebbene il ragazzo lo atterri con un colpo solo, è troppo preoccupato per Castalia per finirlo. Moses può così colpire il nemico con il Getto d'acqua devastante, ferendolo gravemente alla testa. Desideroso di finirla, Moses lo lancia di nuovo in aria per usare il suo colpo, e nel farlo, gli dice che ben presto raggiungerà sua sorella. Pegasus, ancora in aria, sente queste parole e capisce che Castalia è sua sorella. Ricordando il momento in cui furono separati, e, felice di averla ritrovata, Pegasus brucia il suo cosmo ed alle sue spalle sembrano apparire due ali. Il cavaliere rompe con un calcio la mano dell'avversario, per poi annientarlo con il Fulmine e distruggere la sua armatura. Mentre il livello del mare sale pericolosamente e Cristal è sempre più vicino alla spiaggia, Asterione si accinge a lottare a sua volta contro l'eroe, avvantaggiato dalla capacità di leggere nel pensiero. Per nulla spaventato, Pegasus lancia il suo fulmine, ma poi si rende conto di aver colpito solo un tronco d'albero secco. Asterione infatti aveva usato i suoi poteri per ingannare la mente del ragazzo, poi, deciso a vincere, usa il suo colpo "Inganno di Asterione" e subito la sua immagine si duplica all'infinito. Confuso, Pegasus non sa chi colpire, ed Asterione replica travolgendo il nemico con la "Croce d'argento" ed atterrandolo. Svenuto, Pegasus è alla mercé di Asterione, ma il colpo finale è fermato dal cosmo di Castalia, liberata da Kiki. Pronto alla lotta, Asterione tenta di leggere i suoi pensieri, ma stavolta la donna ha svuotato la mente, rendendo inutile il trucco del nemico. Asterione usa entrambi i suoi colpi, "Inganno di Asterione" e "Croce d'argento", ma Castalia riesce lo stesso ad individuarlo e colpirlo all'addome con il "Volo dell'aquila reale", avendo la meglio. In punto di morte, Asterione spiega che è stato costretto dal potere di Arles a comportarsi in quel modo e chiede aiuto alla sacerdotessa, ma ormai per lui è troppo tardi. Poco dopo, Cristal raggiunge la spiaggia e trova Pegasus e Kiki. Ripresosi, il cavaliere chiede subito di sua sorella, ma Castalia è scomparsa, lasciando sulla spiaggia la scritta "Seiya guard Athena" ovvero: Pegasus, proteggi Atena. I due cavalieri non riescono a capire il senso del messaggio, ma in quel momento Pegasus pensa soprattutto a Castalia. Quella sera, tutti i cinque cavalieri, Isabel e Mylock, che porta in mano l'elmo, sono fra le rovine del palazzo dei tornei, che Isabel è intenzionata a ricostruire prima o poi. Cristal, che con Pegasus è l'unico ad avere indosso l'armatura, chiede all'amico se Castalia può realmente essere sua sorella Patricia, ma il ragazzo risponde di non averne idea. In effetti, anche Castalia è di Nuova Luxor, e ciò potrebbe confermare tutto, ma l'eroe teme che sia stato tutto un trucco escogitato da Asterione per distrarlo, e ricorda quando lui e la sacerdotessa si incontrarono la prima volta, in Grecia, quando gli insegnò ad avere il controllo sulla materia e quando lo faceva allenare duramente. Intanto, l'oggetto dei pensieri del ragazzo decide di non tornare in Grecia, timorosa che Arles abbia in qualche modo saputo del tradimento. Fra le rovine del palazzo, Cristal racconta quando ha trovato Pegasus privo di sensi, e riferisce il particolare della scritta sulla sabbia lasciata da Castalia. Phoenix ricorda che, dai tempi del mito, i cavalieri hanno sempre protetto Atena, ma Sirio aggiunge che ora la Dea non è tra loro, e quindi il messaggio è oscuro. In quel momento però interviene Mylock, che dichiara solennemente "E' tornata a Nuova Luxor per proteggerci !" e guarda Lady Isabel. Confusi, tutti i cavalieri si alzano, e la stessa Isabel, pur non capendo il significato delle parole, prega Mylock di stare attento a ciò che dice. L'uomo però risponde che la volontà del defunto Alman gli impone di rivelare a tutti loro la verità, e racconta che una sera il duca lo convocò e gli disse di rivelare le sue parole solo quando Isabel avesse riunito attorno a se i cavalieri, non prima, a nessuno, neppure alla ragazza stessa. Alman raccontò che qualche anno prima era ad Atene e stava fotografando delle rovine, quando fu attirato dal vagito di un neonato, e trovò un cavaliere, gravemente ferito ed in punto di morte. Costui era Micene, cavaliere di Sagitter, e portava in braccio una bimba, mentre accanto a lui vi era lo scrigno d'oro della sacra armatura. Era la prima volta che Alman sentiva parlare dei cavalieri, ma prestò comunque attenzione alle parole del ragazzo, che disse che il Grande Tempio era stato profanato, un uomo mascherato aveva tentato di uccidere la bimba, e lui era riuscito a salvarla solo a prezzo della propria vita. Tutti i cavalieri del tempio erano stati plagiati da quell'uomo misterioso, solo lui era riuscito a reagire. Prima di morire, Micene affidò la bambina ad Alman e disse: "Dalla vita di questa bambina dipendono molte altre vite, dalla sua salvezza dipende la salvezza dell'umanità ! E' l'incarnazione di Atena, Dea della giustizia, che appare ogni volta che nel mondo compaiono uomini avidi di potere. L'unica speranza è che alcuni giovani cavalieri si riuniscano attorno alla Dea e lottino contro il male ! In quello scrigno d'oro è custodita la sacra armatura…la sacra armatura del Sagittario…che spetterà al più valoroso dei cavalieri che…" poi l'uomo morì. Isabel, sentendo che è solo la nipote adottiva di Alman, piange dall'affetto nei confronti di chi l'ha sempre amata nonostante non fosse realmente suo nonno. I cavalieri sono sconcertati dalla rivelazione, ed in quel momento i loro cosmi iniziano a bruciare per l'influsso di quello di Isabel, che ora si manifesta per la prima volta. Mentre anche l'elmo d'oro inizia a brillare, i cavalieri si rendono conto che il cosmo di Isabel è accecante ed emana una immensa energia, pur non essendo ella stessa un cavaliere. Alla fine, la figura di Atena compare alle spalle della ragazza, così come quelle delle rispettive costellazioni appaiono dietro i cinque cavalieri, che realizzano di essere al cospetto della Dea della giustizia. Mentre Pegasus, felice, pensa "Atena circondata dai suoi cavalieri: da quanto tempo ho aspettato quest'istante !" Isabel, ormai divenuta una sola cosa con Atena, afferma "Tutti voi siete stati scelti fra mille eroi per aiutare Atena nella lotta contro l'oscurità ! Siete pronti alla lotta, cavalieri ?" Prima che chiunque possa rispondere alla domanda retorica, delle fiamme si sprigionano fra le rovine, e da esse emerge un cavaliere. Mentre Andromeda e Phoenix si avvicinano a Lady Isabel e Mylock per proteggere loro e l'elmo, Pegasus, Cristal e Sirio si fanno avanti per fronteggiare il nemico, che si presenta come Babel, cavaliere d'argento, deciso a vendicare i suoi tre compagni sconfitti. Cristal apostrofa il nemico con sprezzanti parole, e, dopo un breve duello verbale, i due si preparano a scontrarsi. Subito, Babel attacca scagliando contro tutti i nemici delle sfere infuocate. L'armatura del cigno è in preda alle fiamme, e Pegasus, che oltre al cavaliere del cigno è il solo ad indossare una corazza, è troppo debole per intervenire. Nonostante la stanchezza, il ragazzo tenta comunque e lancia il suo fulmine, ma il colpo non sortisce effetto ed alla fine l'eroe crolla svenuto al suolo. Babel approfitta della debolezza del cavaliere per lanciargli contro "L'aurora infuocata", in seguito alla quale tutte le rovine del Palazzo dei tornei sono avvolte dalle fiamme, ma Sirio, pur privo dell'armatura, riesce a salvare l'amico ed a trascinarlo via svenuto. Babel si prepara a finire i nemici, ma in quel momento tre sfere luminose appaiono in cielo ed atterrano in un punto rialzato dell'arena, dove un tempo c'era lo scrigno d'oro. Costoro si rivelano essere tre ragazzi, e contemporaneamente tre armature sconosciute si dispongono sui loro corpi: il primo indossa una corazza rossa, ed alle sue spalle appare, un tucano, il secondo, una bianca ed arancione, mentre alle sua spalle appare una volpe, e l'ultimo, dietro il quale compare un pesce, una azzurra. I nuovi venuti non appaiono però intenzionati ad intervenire, e così lo scontro tra Babel ed i cavalieri dello zodiaco riprende. Babel attacca prima Cristal, che evita la sfera infuocata con un salto, poi Sirio, che trascina ancora con se Pegasus il quale, sebbene abbia ripreso i sensi, è troppo debole per camminare da solo. I due evitano il colpo, ma sono comunque travolti dall'esplosione, così come accade a Phoenix, bersaglio del terzo attacco. Cristal si lancia allora contro il cavaliere, proteggendosi col proprio gelo dai "Lobi di fiamma" del nemico, ma Babel contrattacca alla Polvere di diamanti con l'Aurora infuocata, creando una immensa sfera di fuoco. Cristal raggiunge allora gli amici, per poi usare il proprio gelo per difenderli tutti, ma l'attacco di Babel si fa sempre più serrato, ed il ragazzo finisce per cedere sotto il bombardamento dei "Lobi di fiamma". Isabel guarda i tre misteriosi cavalieri, chiedendosi se sono amici o nemici, mentre Cristal, seppur sempre più debole, tenta di difendere i compagni dai colpi sempre più violenti del nemico. Babel infatti lancia ripetutamente i Lobi di fiamma e l'aurora infuocata, ma quando si accinge a scagliare quello che probabilmente sarà il colpo finale, i tre cavalieri intervengono. Il cavaliere rosso si lancia nelle fiamme, aspirandone una parte con il bracciale delle sue armature, mentre i due compagni corrono attorno alle altre fino a spegnerle con la loro velocità. Costoro si presentano come i Cavalieri di Acciaio, quello azzurro è Lear, del mare, quello Arancione è Benam delle terre, quello rosso è Shadir, del cielo. Mentre Isabel afferma che quei tre non sono cavalieri di Atena, Shadir lancia contro Babel le fiamme che prima aveva aspirato. Cristal approfitta allora del momento e brucia il suo cosmo, per poi usare la Polvere di diamanti, che congela le fiamme di Babel e ferisce il cavaliere stesso. Il ragazzo scaglia poi L'aurora del Nord, scaraventando in aria il nemico. In punto di morte, Babel afferma che nessuno di loro sfuggirà all'ira di Arles, ma Cristal risponde che loro stessi stanno per invadere il Grande Tempio e cacciare Arles, poiché Atena è con loro. Isabel si avvicina allora al cavaliere e, mentre il cosmo di Atena la circonda, gli tocca la mano, liberandolo dall'influsso malvagio del Sacerdote. Piangendo dalla gioia per essere stato salvato da Atena, Babel si spegne fra le braccia di Lady Isabel. Voltatisi, i cavalieri scoprono che i cavalieri d'acciaio sono scomparsi, e discutono a lungo, incerti se siano amici o nemici. Costoro li hanno infatti aiutati, ma Phoenix teme che vogliano anch'essi la sacra armatura e che appartengano ad una terza forza che agisce nell'ombra. In Grecia, Phaeton subisce per il fallimento dei cavalieri di argento le ire di Arles, che minaccia di decapitarlo se non eliminerà presto Pegasus e gli altri. Più tardi, l'uomo chiede consiglio a Tisifone, la quale, intuito che il ragazzo intende invadere il Grande Tempio, chiede ed ottiene il permesso di affrontarlo, insieme ad un cavaliere a sua scelta. Il discorso è interrotto dalla campana che avvisa che dei disertori stanno tentando di fuggire. Ed infatti, numerosi soldati sono sulle tracce dei tre fuggiaschi, ma Ioria, che è anche molto preoccupato per Castalia, li raggiunge per primo, e, conscio che i disertori sono puniti con una morte atroce, tenta di convincerli a tornare indietro. Le sue parole sono interrotte dall'arrivo di Argor, cavaliere d'argento, e subito dopo di Tisifone. I tre ragazzi chiedono pietà, ed Argor sembra accordargliela voltandosi di spalle, come per permettere loro di fuggire. I tre gridano la loro riconoscenza e non ascoltano gli avvertimenti di Ioria, che ha avvertito il pericolo imminente. Ed infatti, sulla schiena di Argor, nascosto dai suoi capelli, vi è un oggetto mortale: lo scudo di Medusa, su cui è scolpito il volto della Gorgone mitologica. Non appena i tre incrociano gli occhi di Medusa, scolpiti sullo scudo, si trasformano in statue di pietra, eternate in un'espressione di terrore. Tisifone, congratulatasi col cavaliere, gli propone di combattere al suo fianco contro Pegasus e compagni, allo scopo di vendicare Eris e punire i traditori del Grande Tempio. Argor, distrutta la testa di una delle statue con la mano, accetta, mentre Tisifone deride Ioria, affermando che anche Castalia farà la stessa fine. A Nuova Luxor, Isabel mostra ai cavalieri il loro nuovo Quartier Generale, interamente scavato nella roccia sotto il Palazzo dei tornei, e pieno di computer ed apparecchiature sofisticate. Pegasus e Sirio propongono di attaccare il Grande Tempio, mentre Cristal consigli una via più prudente. Isabel decide di preparare un piano particolare ed afferma che è necessaria prima una ricognizione, così Pegasus si offre come guida, visto che già conosce la Grecia, e sceglie come compagni Sirio ed Andromeda. Phoenix e Cristal vorrebbero venire anche loro, ma Pegasus, consapevole che sono stanchi per le recenti battaglie, risponde così al cavaliere del cigno "In nostra assenza chi proteggerà Lady Isabel dagli attacchi del nemico ? Tu, Cristal, insieme a Phoenix !", strappando una risata anche a Lady Isabel. I tre amici partono per l'aeroporto della fondazione, e da lì prendono un aereo jet per la Grecia, ma a loro insaputa sono spiati da alcuni uomini di Phaeton, che subito comunicano la notizia al loro capo, che a sua volta ordina a Tisifone di agire. Ore dopo, l'aereo sta sorvolando le isole dell'Egeo quando una forza misteriosa sembra attrarlo al suolo, verso una delle isole. Sirio entra nella cabina di pilotaggio, ed anche Pegasus ed Andromeda si avvicinano, solo per sapere dai piloti che tenteranno un atterraggio di emergenza. Sull'isola vi sono Argor, Tisifone ed un altro cavaliere, i cui poteri stanno facendo precipitare il volo. I piloti riescono comunque a compiere un atterraggio di emergenza, e Pegasus, Sirio ed Andromeda, indossate le armature, li tirano fuori proprio prima che il jet esploda. Mentre il comandante spiega a Pegasus la strana dinamica dell'incidente, i cavalieri vedono i tre nemici e, mandato l'equipaggio a nascondersi, si preparano alla lotta. Tisifone presenta subito il suo secondo compagno, Birdam, le cui onde mentali hanno abbattuto l'aereo, e Pegasus, incredulo, risponde "Che cosa ?! Quell'omuncolo è stato capace di fare deviare il nostro aereo con la sua mente ?" Stanca di parlare, Tisifone ricorda il suo ultimo scontro contro Pegasus, quando Castalia lo salvò. Poi la donna parla ad Argor, dicendo "Argor, io mi occuperò di Pegasus, e tu dei suoi leccapiedi !" irritando i due ragazzi. Birdam chiede di combattere a sua volta e decide di occuparsi di Sirio, mentre Argor affronterà Andromeda. Il cavaliere d'argento accetta con sprezzanti parole nei confronti del suo avversario " A me come al solito toccano i compiti più ingrati. Questo strano cavaliere, ad esempio, siamo sicuri che sia un maschietto ?" Tisifone attacca subito Pegasus, che salta su un costone soprelevato, ma lo scontro è equilibrato. Mentre Birdam e Sirio si studiano reciprocamente, Andromeda srotola la sua catena contro Argor, che però non sembra preoccupato. Dragone non riesce intanto a colpire Birdam, che con i suoi poteri mentali lo lancia a terra senza doversi neanche muovere. Sopra di loro, Pegasus lancia il suo fulmine, solo per vedere Tisifone fermare tutti i colpi. L'eroe salta allora in aria e lancia il suo nuovo colpo, la Cometa lucente, contro Tisifone, che viene travolta in pieno ed atterrata. La donna, che non conosceva questo attacco, gli chiede se lo abbia imparato da Castalia a Nuova Luxor, e quando il ragazzo, per difendere la sua insegnante da una possibile accusa di tradimento, le risponde che Castalia l'ultima volta ha tentato di ucciderlo, Tisifone lo informa che la sacerdotessa non è più tornata in Grecia da allora. Colpito da queste parole, Pegasus si distrae e subito la nemica ne approfitta per lanciare il Cobra Incantatore. Bloccato nella morsa del cobra, Pegasus sussurra "Se almeno avessi la certezza che Castalia è mia sorella ! Perché non mi ha mai detto niente ?!", e Tisifone, udendo queste parole, resta scioccata. Pegasus intanto si libera dal cobra e colpisce Tisifone con la Spirale di Pegasus, mandandola contro le rocce. Sia Birdam che Argor sono preoccupati per la loro comandante, che, sconfitta, supplica Pegasus di ucciderla perché non potrebbe giustificarsi con Arles se tornasse in Grecia, ma il ragazzo le risponde di avvisare il Sacerdote che i cavalieri presto occuperanno il Grande Tempio. Argor vorrebbe vendicare Tisifone, ma è ancora impegnato da Andromeda, mentre Sirio sta sempre subendo il potere di Arles, al punto che Pegasus corre ad aiutarlo. Stanco di Andromeda, Argor spicca un salto e volge le spalle al nemico, che subito lancia la catena contro di lui, ma l'arma perde ogni tensione e cade inerte al suolo. Incapace di capire, Andromeda osserva il nemico, che sposta i capelli in modo da scoprire lo scudo di Medusa che porta sulla schiena. Non appena il ragazzo osserva il volto della Gorgone, si trasforma in una statua di pietra, sotto gli occhi inorriditi di Pegasus e Sirio. Al QG, Mylock sta spiegando a Lady Isabel che l'unica informazione sui cavalieri d'acciaio è un filmato della Guerra Galattica, in cui i loro volti compaiono per qualche secondo fra il pubblico, quando giunge la notizia che l'aereo è scomparso. Mentre Cristal si fa spiegare il punto da cui è giunto l'ultimo segnale, Phoenix è preoccupatissimo per il fratello, ma non può comunque immaginare cosa gli sia accaduto. Sull'isola, Argor e Pegasus si scontrano a mezz'aria, riportando entrambi una leggera ferita, mentre Birdam teletrasporta Sirio vicino alla statua di Andromeda. Anche Pegasus si avvicina, ed i due guardano Argor, che rivela il suo segreto togliendo lo scudo dalla schiena e mettendoselo sul braccio sinistro. Argor spiega che sullo scudo è scolpito il volto di Medusa e racconta il mito della Gorgone e queste parole bastano a mettere in allarme Sirio. Mentre a Nuova Cristal e Phoenix, corrono in automobile verso l'aeroporto e sull'isola Birdam soccorre Tisifone, Argor solleva lo scudo, i cui occhi lentamente si aprono. Dragone invano urla a Pegasus amico di non fissare gli occhi della Gorgone, ma il ragazzo non capisce in tempo e diventa anche lui una statua di pietra. Certo della vittoria, Argor si compiace di se stesso, ma con suo grande stupore, Sirio è ancora vivo. Il ragazzo racconta di essersi protetto con lo scudo del Dragone dal potere di Medusa, ed aggiunge che il suo maestro lo aveva avvisato sul pericolo proveniente da quell'oggetto, ma purtroppo non avvisato in tempo l'amico, che così è stato pietrificato. I due si preparano allo scontro, consapevoli che una minima distrazione potrebbe causare la sconfitta, e nello stesso momento Phoenix e Cristal prendono l'aereo privato per raggiungere l'isola, mentre Birdam, deciso a vendicare Tisifone, corre ad aiutare Argor. Sirio lancia il Colpo segreto del Drago nascente ed in effetti raggiunge Argor, ma quest'ultimo se la cava senza un graffio e spiega che, nell'attaccare, Dragone aveva anche cercato di evitare lo sguardo di Medusa, e così il suo colpo non era stato particolarmente potente. E' infatti difficile attaccare e difendersi allo stesso tempo, e ciò mette Argor in posizione di netto vantaggio. In quel momento, Birdam blocca Sirio alle spalle, abbassandogli lo scudo e dicendo ad Argor di pietrificarlo subito. Il cavaliere d'argento solleva lo scudo, ma Sirio si libera giusto prima che gli occhi di Medusa si aprano, e così è Birdam a trovarsi davanti lo sguardo della Gorgone ed a diventare di pietra. Rimasti soli, i due guerrieri riprendono lo scontro, e l'eroe è obbligato a subire passivamente i calci del nemico per paura di essere pietrificato. Il ragazzo ricorda allora come nel mito Perseo uccise la vera Medusa, ovvero evitando di guardarla negli occhi e sfruttando il riflesso dello scudo che gli aveva dato Atena, e decide di usare lo stesso trucco. Si lancia così contro il nemico, guardando il riflesso del suo stesso scudo, ma d'un tratto Argor scompare. Il cavaliere d'argento ha infatti spiccato un salto verso il cielo e, nel tornare a terra, dichiara a Dragone "Quel trucco è vecchio, cavaliere !". Nello stesso momento, sembra che centinaia di serpenti escano dalla terra ed imprigionino il corpo di Sirio, che viene colpito al volto ed al petto dai violenti calci di Argor. In realtà, era solo un'illusione, ma abbastanza reale da ingannare Dragone, che si ritrova al suolo sanguinante. Argor deride il nemico, spiegando che conosceva alla perfezione il mito di Perseo, ma l'eroe, che vuole a tutti i costi salvare Pegasus ed Andromeda, si rialza nonostante le ferite e, strappata una striscia di stoffa dal suo vestito, si benda gli occhi. Fatto ciò, Sirio brucia il suo cosmo e corre verso Argor, convinto di essere al sicuro dal potere di Medusa, ma quando è vicino al nemico vede ugualmente gli occhi della Gorgone, cosicché la benda va in pezzi ed il braccio sinistro di Dragone, compreso lo scudo, diventa di pietra. Ridendo della vittoria ormai certa, Argor spiega "Povero stolto, se ti poni di fronte allo scudo vieni pietrificato comunque ! Lo scudo di Medusa è molto potente, possiede un raggio in grado di penetrare qualsiasi barriera !". Sirio si rende conto di essere spacciato e tenta invano di muovere il braccio destro mentre Argor lo colpisce con una serie di pugni e calci. L'attacco finale, che dovrebbe mutare l'eroe in pietra, è però fermato da Shadir, la cui armatura rossa quando non è indossata ha la forma di una specie di piccolo aereo e permette di volare. Il guerriero veste poi la sua corazza, mentre i suoi due compagni arrivano a loro volta. Benam sopra la sua armatura, che possiede delle ruote, e Lear saltando dalle rocce. Tutti e tre fronteggiano Argor, che, stupito, dichiara di non aver mai sentito parlare di loro. Al QG, Mylock informa Isabel che è arrivato un messaggio dei cavalieri d'acciaio, che conferma il luogo dove è precipitato l'aereo, quasi a testimoniare che sono alleati, ma la ragazza consiglia di attendere il rapporto di Cristal e Phoenix, che comunque in quel momento sono ancora molto lontani dalla Grecia. Sull'isola, Lear attacca per primo, imitato da Benam e Shadir. Quest'ultimo riesce ad aspirare il raggio pietrificante, ma in generale lo scontro volge ben presto a favore di Argor, che inganna i tre nemici con il trucco dei serpenti, chiamato "stratagemma della Gorgone" atterrandoli come aveva fatto con Sirio. I tre stanno per essere pietrificati, ma Dragone ferma il nemico, e ricordatogli che è contro di lui che dovrà combattere prima, afferma "Sei stato distratto dall'intervento dei cavalieri di acciaio, e questo mi ha dato il tempo di riflettere ! La gorgone ha già mietuto troppe vittime, è ora di finirla !" e contemporaneamente solleva la mano in modo da tenere chiusi l'anulare ed il mignolo e tesi l'indice ed il medio. Fatto ciò, Sirio si volta, e tutti capiscono cosa ha deciso di fare. Egli infatti si acceca con le sue stesse mani, e quando si gira di nuovo verso Argor, flotti di sangue escono dai suoi occhi chiusi. Dragone spiega che il suo sacrificio salverà Pegasus ed Andromeda, poi brucia il suo cosmo, pronto a lottare anche in quelle condizioni. Argor lo colpisce con una serie di pugni al volto ed allo stomaco, ma l'eroe rifiuta comunque l'intervento dei cavalieri di acciaio, dichiarando "State lontani…è pericoloso…è poi, riesco a vederlo bene !" A queste parole, Argor crede che Sirio stia mentendo e continua a colpirlo, ma il ragazzo, seppur cieco, vede l'immagine di Atena, e davanti ad essa Argor che corre verso di lui. Egli sussurra allora "Ecco ! Atena mi indicherà dove dovrò colpire !", poi espande al massimo il suo cosmo e lancia il Drago nascente alla massima intensità, centrando e sfondando prima lo scudo di Medusa, poi il pettorale ed il cuore del nemico. L'armatura di Argor va in pezzi ed il guerriero, compreso che è stata Atena a guidare gli occhi di Sirio, muore. Dragone si chiede quanto ancora durerà quest'assurda guerra, poi, debole e ferito, cade fra le braccia di Shadir. I cavalieri di acciaio corrono a soccorrerlo, ma Sirio chiede loro soltanto se Pegasus ed Andromeda stanno tornano normali, ed i tre, osservate le statue che stanno riprendendo colore, lo rassicurano. Sirio piange allora di gioia per aver salvato i due amici, mentre, poco lontano, il jet di Cristal e Phoenix si avvicina. Sull'isola però, è Birdam il primo a tornare in vita e, visto il cadavere di Argor, tenta di vendicarlo, ma le sue onde mentali sono fermate dall'elmetto di Lear, capace di annullarle. Birdam prende allora con se Tisifone, ancora svenuta, e fugge dall'isola con i suoi poteri. In quello stesso momento, anche Pegasus ed Andromeda tornano in vita, e Sirio, lasciati i cavalieri di acciaio, avanza a tentoni verso di loro. Pegasus tende la mano all'amico, solo per scoprire, inorridito, che è diventato cieco. "Si è accecato con le sue mani ! Lo ha fatto per salvare voi due !" lo informa Shadir.
"Cosa ?!" "Lo ha fatto per noi !" sono le parole sconcertate dei due cavalieri, che si avvicinano a Sirio, cui Pegasus prende la mano, commossi per la sua generosità, ma Dragone risponde soltanto "Pegasus, Andromeda, vi ho ritrovati !". Sirio informa poi gli amici che i cavalieri di acciaio lo hanno aiutato, ma i tre non rispondono comunque alle domande di Pegasus. Andromeda esorta però il compagno a lasciarli perdere, Sirio ha perso molto sangue ed ha bisogno di cure immediate, ma loro non sanno come lasciare l'isola. Benam li avvisa allora che un jet sta per venirli a prendere, poi scompare insieme ai compagni, ma prima Shadir afferma "Se morite dalla voglia di conoscerci meglio, chiedete al professor Rigel, il direttore del centro di ricerche !". Sirio sta sempre peggio ed urla per il dolore delle ferite, ma per fortuna il jet arriva in tempo. Quella sera, Andromeda è seduto in ospedale, davanti alla sala operatoria in cui è in corso l'intervento per cercare di salvare Dragone, mentre Pegasus, Cristal, Phoenix e Lady Isabel si recano al centro ricerche del professor Rigel, al cui interno trovano i tre cavalieri d'acciaio, intenti ad allenarsi. Non appena vedono i visitatori, i tre chiedono di Sirio, ma Pegasus risponde che è sotto i ferri in quel momento. Isabel chiede loro che razza di cavalieri siano, e Benam risponde che non combattono bruciando il cosmo, e Shadir aggiunge che le loro armature sono meccaniche, progettare da Alman di Thule e dal professor Rigel. In quel momento sopraggiunge proprio il professore, che racconta ciò che accadde una notte di molti anni fa, quando Alman, tornato dalla Grecia, lo convocò a palazzo per chiedergli di costruire tre armature entro sei anni, incarico questo che doveva avere priorità assoluta. Alman mostrò alcuni progetti al professore, e gli offrì pieno appoggio economico e di mezzi, aggiungendo che quelle armature sarebbero poi dovute essere affidate a tre ragazzi, che avrebbero dovuto contare solo su quelle corazze per combattere. Fra mille difficoltà ed insuccessi, dovuti al fatto che le armature dovevano al tempo stesso essere solide ma leggere, resistenti ma sottili ed adattabili a funzioni come il volo, il lavoro procedette, finché, dopo la morte di Alman, il professore riuscì a realizzare il progetto. Isabel chiede perché lei non fosse mai stata informata, ma il professore risponde che questa era la volontà di Alman, il quale desiderava che i cavalieri di acciaio comparissero solo dopo che Isabel avesse raccolto intorno a se i cavalieri dello Zodiaco, in quel momento la ragazza sarebbe stata abbastanza forte da controllare la situazione. Isabel ringrazia il professore per ciò che ha fatto, mentre Phoenix ammira l'abilità di Alman, che aveva organizzato un progetto a così lunga scadenza, ma ben presto tutti iniziano a pensare all'operazione di Sirio, pregando che vada tutto bene. Più tardi, Isabel ed i cavalieri hanno raggiunto Andromeda all'ospedale, proprio pochi minuti prima che l'intervento si concludesse. Non appena escono i medici con Sirio steso sul lettino, Pegasus e gli altri corrono dall'amico, ma un'infermiera li informa che il ragazzo è ancora sotto anestesia. Isabel chiede allora al chirurgo l'esito dell'intervento, e l'uomo risponde "Supererà la crisi, questo è certo…anche se la sua vista…non sarà più la stessa ! La chirurgia non può fare miracoli !", per poi confermare che Dragone resterà cieco. A queste parole, tutti i cavalieri restano sconvolti, e Pegasus corre in lacrime verso il lettino, gridando "Vi prego…fate qualcosa per i suoi occhi ! E' cieco ! Sirio è cieco per colpa mia !"Qualche giorno dopo, Sirio è nella sua stanza d'ospedale con Kiki e Fiore di luna, la quale piange dal dolore di vedere l'uomo che ama in quelle condizioni. Sirio avverte le sue lacrime, ma solo poiché la cecità ha arguito leggermente gli altri sensi, compreso l'udito. Fiore di luna tenta allora di consolarlo, e lo rassicura che resterà sempre con lui, per aiutarlo a superare quel difficile momento. Kiki spera che suo fratello Mur possa fare qualcosa, ma Dragone sembra pessimista. In quel momento, bussano ed entrano Isabel, i cavalieri dello zodiaco ed i cavalieri d'acciaio, e tutti si avvicinano a Sirio, eccetto Phoenix, che resta vicino alla porta. Dragone li informa che il dolore si è molto attenuato, ma che non può comunque vedere. Andromeda afferma che è colpa loro se lui ora è ridotto così, ma Sirio risponde "No, Andromeda, non si dicono queste cose. Siamo amici uniti da un legame indissolubile ! Al mio posto avresti fatto lo stesso ! Per tutti noi l'amicizia è una cosa seria !", e Cristal conferma le sue parole. Benam dà a Dragone un mazzo di fiori, omaggio da parte dei cavalieri di acciaio, ma Sirio si rammarica di non poter più aiutare gli amici. Pegasus gli dice di non preoccuparsi e di pensare solo a guarire, affronteranno loro Arles. Poi Isabel stringe le mani del cavaliere, che subito avverte il calore e la pace che viene dal suo cosmo. Poco dopo, Sirio e Fiore di Luna partono per tornare in Cina, e, nel vederlo andare via, Pegasus spera di rivederlo presto. In Grecia, Phaeton informa Arles che intende approfittare dell'assenza di Dragone per uccidere i cavalieri, ma il Sacerdote risponde che il legame che unisce i loro nemici è Lady Isabel, che va rapita. Poco dopo, Tisifone chiede invano un'ultima possibilità di affrontare Pegasus, ma Phaeton la informa che Arles in persona ha scelto Damian per rapire Lady Isabel. Allontanatasi, Tisifone ricorda quando Pegasus vide il suo volto, conscia che quando ciò accade ad una sacerdotessa restano solo due possibilità, una delle quali è uccidere colui che l'ha vista. La donna decide dunque ignorare gli ordini e di affrontare il nemico, nonostante il pericolo di essere accusata di insubordinazione. A Nuova Luxor, i cavalieri sono riuniti nel Quartier Generale, dove Isabel sta mostrando loro alcune riprese satellitari della Grecia. Quando l'immagine si avvicina alla zona dove dovrebbe essere il Grande Tempio, scompare e non è possibile ripristinarla. Pegasus vorrebbe subito guidare una spedizione in Grecia, ma Cristal gli ricorda che stavolta non potrebbero contare sull'aiuto di Dragone, di cui hanno bisogno. Pegasus, in ansia per l'amico, risponde "Eppure dobbiamo fare qualcosa ! Sapere di Dragone ridotto in quello stato mi spezza il cuore ! Almeno cerchiamo di vendicarlo !". Isabel cerca di rassicurare il cavaliere, affermando che Dragone tornerà presto, ma Phoenix, che fino ad ora era rimasto in disparte, dichiara "Gli occhi del Dragone non rivedranno più la luce […] Dragone passerà il resto dei suoi giorni accanto a Fiore di Luna, che lo guiderà !" Queste parole suscitano l'ira di Pegasus, ira che aumenta quando Phoenix paragona lui e gli altri a "dei ragazzini incapaci di ragionare !", al punto che il ragazzo tenta di colpire il cavaliere della fenice con un pugno. Phoenix però si abbassa ed evita il colpo, per poi centrare Pegasus al mento ed atterrarlo. Subito dopo, il cavaliere si avvia verso l'uscita, affermando che d'ora in poi starà solo, ed ignora anche l'ordine di Lady Isabel, che invano gli dice di restare, ed i richiami di Andromeda. Prima di uscire, Phoenix rassicura comunque tutti dicendo che non tornerà da Arles. Fuori dall'edificio, Phoenix pensa che Dragone ritroverà la vista e ritornerà con i cavalieri, le parole di prima erano solo un pretesto per abbandonare il gruppo, che al momento non ha bisogno di lui. Allontanandosi, Phoenix nota decine di corvi intorno al palazzo dei tornei. Più tardi, Isabel è tra le rovine dell'edificio, sconsolata per non essere riuscita a fermare Phoenix e convinta di non essere degna di essere la reincarnazione di Atena, mentre, più in basso, i cavalieri stanno discutendo sullo strano atteggiamento di Phoenix, quando avvertono il cosmo di un cavaliere e contemporaneamente sentono le grida di Lady Isabel. La ragazza è stata infatti attaccata dai corvi, che la tengono legata a loro con dei sottili fili e la stanno portando via in volo. Pegasus corre ad indossare l'armatura per l'inseguimento, mentre a Cristal ritorna in mente di aver sentito parlare di Damian, cavaliere d'argento capace di attirare i corvi per poi usarli in battaglia. Frattanto, la corsa di Pegasus è fermata da alcuni soldati, ma Cristal ed Andromeda si occupano di loro per permettere all'amico di salvare Isabel. Pegasus segue così i corvi fino alle montagne, dove gli animali hanno raggiunto il loro padrone Damian, che ha dato loro da mangiare per poi accingersi a mandarli verso il Grande Tempio insieme ad Isabel, e si appresta ad affrontare il nemico. Prima di iniziare a combattere, Damian fischia, ed al suo comando tutti i corvi si sollevano in aria. Il cavaliere d'argento lancia il suo attacco, "L'ala nera di Damian", ma Pegasus la evita e risponde con il suo fulmine, che colpisce numerosi corvi. Il ragazzo deride l'avversario dichiarando che L'ala nera di Damian "Sembra più il titolo di un film che il nome di un terribile colpo segreto !", ma poi le piume dei corvi che ha colpito iniziano ad attaccarsi alla sua armatura fino a ricoprirlo, al punto da impedirgli di respirare, e si rivelano anche incredibilmente pesanti. Pegasus, del tutto sepolto dalle piume, crolla al suolo, e, mentre Cristal ed Andromeda si avvicinano, Damian manda i corvi verso il Grande Tempio, per poi prendere a calci il ragazzo. Pegasus inizia allora a bruciare il suo cosmo in nome di Atena e crea un piccolo vortice, che lo libera dalle piume. Damian è allibito dal potere del suo avversario, ma Pegasus non ha tempo di occuparsi di lui e corre dietro ai corvi, che stanno rapidamente portando via Lady Isabel, seguito dalle risate del nemico, certo della vittoria. I corvi ormai sono molto in alto, troppo perché Pegasus possa raggiungerli, ma il ragazzo non si perde d'animo e, dandosi la spinta sulle rocce, salta in cielo e colpisce gli animali con il suo fulmine. Molti corvi cadono, ed i pochi rimasti non riescono a sopportare il peso di Lady Isabel, che precipita verso il suolo. Conscio che la ragazza si sfracellerebbe, Pegasus si lancia nel vuoto per prenderla al volo, avvantaggiato dal fatto che cade più in fretta della fanciulla grazie al peso dell'armatura. Il cavaliere atterra su uno stretto costone roccioso, ma nel fermare la propria caduta si spezza il braccio sinistro. Nonostante il dolore accecante, il ragazzo riesce comunque a prendere al volo Lady Isabel e ad issarla sul costone, giusto in tempo per evitare il calcio del sopraggiunto Damian, cui fa poi lo sgambetto in modo da farlo cadere nel vuoto. Pegasus osserva il volto di Isabel, ancora svenuta, mentre Damian, atterrato su uno spuntone sottostante, tenta invano di arrampicarsi sulle rocce. I pensieri del ragazzo sono però interrotti dall'arrivo di un nuovo nemico, si tratta di Tisifone, desiderosa di vendicarsi del cavaliere per le sconfitte subite, e nello stesso tempo anche Damian riesce alla fine ad arrampicarsi. Preoccupato, Pegasus si rende conto che non ha speranze contro Tisifone e Damian con un braccio rotto, da solo, e con Lady Isabel ancora svenuta, anche se per fortuna i due nemici non si sono accorti della sua ferita. Tisifone dice a Pegasus di lasciare Isabel a Damian ed affrontarla, ma l'eroe, nonostante sia con le spalle al muro, rifiuta di abbandonare la fanciulla, che in quel momento riprende i sensi. Il cavaliere rassicura la ragazza, affermando che la porterà in salvo poiché è suo dovere, ma le sue parole ed il suo comportamento suscitano l'ira di Tisifone, che sembra non sopportare di vederli così vicini ed uniti. La sacerdotessa ordina al ragazzo di combattere, ma in tutta risposta il cavaliere decide una mossa disperata e, stretta la fanciulla fra le sue braccia, si lancia nel baratro davanti a lui. Damian crede che Pegasus si sia suicidato, ma Tisifone, che conosce bene il suo avversario, pensa "Pegasus… ha sempre amato le uscite spettacolari ! Il suo volo assomigliava all'arco di una cometa…che sfreccia, libera nel cielo !" La donna avvisa poi Damian che Pegasus ha cercato di ingannarli ma in realtà non si è suicidato, deve essere ancora vivo, e probabilmente è atterrato in qualche anfratto nascosto, ma è comunque ferito, neppure un cavaliere può infatti rimanere illeso dopo una caduta del genere. La cosa migliore è cercarle lui ed Isabel con calma il mattino seguente, alla luce del sole. Tisifone poi pensa "Pegasus, sei l'unico sulla terra che sia riuscito a vedere il mio volto ! Avevo due possibilità tra cui scegliere…ma ora…me ne è rimasta solo una !". Il giorno dopo, all'alba, Damian dorme ancora, mentre Tisifone si lancia alla ricerca dei due nemici. Molto sotto di lei, su una sporgenza in cui è cresciuto in prato fiorito, Isabel si risveglia e vede Pegasus steso poco lontano. La fanciulla, ripensando a quanto il cavaliere ha rischiato per lei, gli corre vicino per assicurarsi che sia ancora vivo. Poi, dopo aver osservato l'abisso in cui si trovano, gli pulisce con la mano un rivolo di sangue che ha sul volto e, piangendo per le condizioni in cui si è ridotto per salvarla, si china su di lui per baciarlo sulle labbra. Il suo gesto è però fermato dalle parole di Tisifone, che le ordina di lasciare a lei il cavaliere svenuto, in cambio del quale le risparmierà la vita, ma Isabel risponde che non lo abbandonerà, e non indietreggia neppure quando la sacerdotessa minaccia di colpirla. In quel momento giunge anche Damian, il quale, ricordato alla compagna che Isabel è affar suo, si avvicina alla sua preda insieme ai propri corvi. Isabel rifiuta ironicamente l'invito di Damian di seguirlo al Grande Tempio, affermando che Pegasus ha bisogno di lei. Quando Damian si avvicina di nuovo, Isabel inizia ad emanare la sua immensa energia cosmica, che immobilizza Damian e Tisifone. La sacerdotessa si rende conto che quel cosmo, caldo e luminoso, grande quanto l'universo, può venire solo dalla Dea Atena, che è quindi reincarnata in Lady Isabel. La fanciulla, alzatasi in piedi, libera Damian dal suo potere e gli ordina di tornare al Grande Tempio e di far venire Arles da lei, ma il cavaliere in tutta risposta le manda contro il suo esercito di corvi. Isabel solleva allora le braccia, e tutti i volatili si acquietano al suolo, disobbedendo agli ordini del loro padrone, per poi attaccarlo non appena costui ripete l'ordine. Tisifone è ormai certa che Isabel è Atena, ma Damian, furioso, si lancia contro la fanciulla per ucciderla. La sua mano è però fermata dalla catena di Andromeda, finalmente arrivato insieme a Cristal, ed Isabel non appena vede i due eroi, li informa delle precarie condizioni di Pegasus. Mentre Damian ordina invano ai suoi corvi di attaccare, Tisifone corre verso Pegasus, ma anche lei è bloccata dalla catena di Andromeda che, atterrati i due nemici con un movimento repentino, lancia un nuovo attacco. Damian evita la catena, più che fortuna che per abilità, ma è ormai impazzito da quando ha visto che i corvi non gli obbediscono più, al punto di cadere da solo nel burrone. Tisifone, rimasta sola, si lancia contro i due nemici correndo sulla catena di Andromeda e colpendone il padrone al volto con un calcio, per poi travolgere Cristal con il Cobra incantatore. Il cavaliere del cigno riceve anche numerosi colpi allo stomaco, ma Andromeda ferma la sacerdotessa con la catena, dando modo a Cristal di lanciare l'Aurora del nord, grazie alla quale Tisifone è precipitata anche lei nel baratro. Vinta la donna, i due amici soccorrono Pegasus, che però è pieno di ferite, ha un braccio rotto e deve anche aver battuto la testa e quindi necessita di cure immediate, ma quando si accingono a portarlo via, la catena di Andromeda segnala l'arrivo di due nuovi avversari, Agape e Vesta, cavalieri di argento. Costoro vogliono Lady Isabel e, al rifiuto da parte dei due eroi di consegnargliela, li attaccano. L'arma di Vesta è la catena chiodata, che subito si scontra con la catena di Andromeda, mentre Agape lancia i suoi dischi rotanti, taglienti come rasoi. Andromeda difende Cristal dai dischi, ma subito dopo deve affrontare la palla chiodata di Vesta, che alla fine lo blocca alla caviglia trascinandolo verso di lui. Cristal usa la polvere di Diamanti contro i dischi rotanti, congelandoli, ma uno di loro lo raggiunge comunque alla schiena e lo atterra. Vesta gli lancia allora l'altra estremità della sua catena attorno alla caviglia, per poi ruotare vorticosamente in aria la sua arma ed infine lanciarla nel baratro, insieme ai due cavalieri, che ad essa sono legati. Isabel teme che i due ragazzi siano morti, ma in realtà in fondo al burrone c'è solo Damian, sfracellato sulle rocce, mentre i cavalieri sono stati salvati da un arbusto che spuntava dalle rocce, in cui la catena si è impigliata, e di Tisifone non vi è traccia. I due sono comunque svenuti e non possono accorrere in soccorso di Lady Isabel, che è ora nelle mani di Agape e Vesta, ma quando i cavalieri di argento si avvicinano alla fanciulla, un cosmo molto potente si manifesta a fermarli, e dal nulla compare Phoenix. Il guerriero spiega comunque che non ha intenzione di tornare nel gruppo, poi crea con il dito una linea nel terreno, avvisando i due nemici di non provare a valicarla, ed infine si mette Pegasus sulle spalle per portarlo da un medico. Agape si avventa allora contro di lui, oltrepassando la linea, e subito Phoenix lo colpisce col Fantasma Diabolico. Nel burrone, Cristal ed Andromeda si rendono conto di essere ancora vivi ed iniziano a risalire, ma il ramo si spezza e solo la catena dell'eroe li salva da sicura fine. Sopra di loro, Phoenix si presenta finalmente ai due nemici, cui finora aveva tenuto nascosto il proprio nome, e Vesta, dichiarato che c'è una forte ricompensa per chi lo eliminerà, lo attacca con la palla chiodata, solo per vedere il nemico fermarla con una sola mano per poi rilanciargliela indietro. Vesta lancia allora numerose palle chiodate, ma Phoenix le frantuma tutte con il suo cosmo, e subito dopo usa le Ali della fenice contro il nemico, scagliandolo contro le rocce. Il ragazzo afferma sprezzante "E aveva la spudoratezza di definirsi cavaliere ! E' senza fine la follia dell'uomo !" e, mentre Andromeda e Cristal continuano a risalire, si appresta ad andarsene, venendo quindi colto di sorpresa dal nuovo attacco di Agape, il cui disco lo decapita. Agape è certo della vittoria, ma subito dopo vede con orrore il corpo senza testa di Phoenix avanzare verso di lui con una mano tesa. Lanciato di nuovo il disco, Agape taglia la mano del nemico, ma quando l'arma ritorna verso di lui, si rende conto di averne perso il controllo, ed infatti questa gli mutila entrambe le braccia all'altezza del polso. Mentre centinaia di lame rotanti colpiscono Agape, Phoenix, di nuovo tutto intero, inizia a ridere, spiegando che il nemico ha subito il Fantasma diabolico, in seguito al quale aveva creduto di aver vinto, ma in realtà era solo un'illusione. Agape, le cui ferite sono reali, ricorda quando Phoenix lo ha colpito, non appena oltrepassata la linea al suolo, poi un ultimo disco lo finisce, distruggendo la sua armatura ed uccidendolo. Isabel, colpita dalla fine orribile del nemico, chiede a Phoenix perché non abbia fermato il disco, ma il guerriero risponde che l'arma era controllata dalla volontà di Agape, scomparsa in seguito al Fantasma diabolico, e lui quindi non poteva fare nulla. Isabel lo informa poi di Cristal ed Andromeda, ma anche stavolta il cavaliere non sembra interessato e ribatte "Se non riescono a trovare una maniera per risalire da soli, non sono degni nemmeno di portare il nome di cui vanno tanto fieri !", poi, preso di nuovo in spalla Pegasus, si incammina con la fanciulla, non accorgendosi che Vesta è ancora vivo. Il cavaliere d'argento, deciso a vendicare l'orribile morte di Agape, lancia la sua palla chiodata, che si lega al braccio di Phoenix. Il suo secondo attacco è però fermato dalla catena di Andromeda, risalito insieme a Cristal e pronto alla lotta. Liberatosi, Phoenix lascia Vesta al fratello e Pegasus a Cristal per poi andarsene di nuovo, incurante dei richiami di Lady Isabel. Vesta tenta di inseguirlo, ma è obbligato allo scontro contro Andromeda, il quale, difesosi dagli attacchi del nemico, lo affronta a mezz'aria. Il cavaliere del Grande Tempio riunisce tutte le sue palle chiodate in una sola, enorme, e la lancia contro Andromeda, ma l'eroe l'imprigiona e la distrugge con la propria catena, per poi bruciare il suo cosmo e colpire il nemico, precipitandolo nel burrone. La battaglia è vinta, ma Isabel, preoccupata per Pegasus, pensa "Prima è toccato a Sirio ed ora a Pegasus…quando finirà, questo gioco assurdo ?"
Il giorno dopo, i due cavalieri sono con Lady Isabel in ospedale, dove Pegasus non ha ancora ripreso conoscenza ed ha la febbre alta. Né Andromeda né Cristal riescono a capire lo strano atteggiamento di Phoenix, ma le loro parole sono interrotte da Lady Isabel, la quale, riferendosi al cavaliere della fenice, afferma che "Una grande energia cosmica è molto vicina al suo cuore !". In quel momento Phoenix è sull'isola vulcanica della Regina Nera, dove ricevette l'addestramento, e subito deve affrontare tre cavalieri neri, che comunque vince facilmente precipitandoli nei laghi di lava con le Ali della Fenice. Riprendendo a camminare, Phoenix si chiede che razza di essere sarebbe diventato se fosse rimasto per sempre in quell'isola maledetta, finché i suoi pensieri sono interrotti dalla vista di uno splendido fiore, cresciuto solitario fra le rocce. Phoenix pensa "Quale miracolo della natura può verificarsi anche qui…" e guardandolo gli torna in mente l'amata Esmeralda. Phoenix ricorda un giorno in cui Esmeralda gli fece interrompere l'allenamento per portarlo ad ammirare un prato fiorito, cosa rara su un'isola rocciosa ed inospitale come quella. Poi, la ragazza gli chiese perché voleva diventare cavaliere, affermando che si sono cose molto più belle per cui valga la pena di morire, e mostra all'amico uno dei fiori del prato, testimonianza che la bellezza esiste anche su quell'isola. Le sue parole furono però interrotte da un colpo del maestro, che l'atterrò, furioso perché la figlia aveva distolto Phoenix dall'addestramento. Il ragazzo cercò di difenderla, ma non volle dare il colpo mortale all'uomo, che in tutta risposta lo attaccò. Il colpo del maestro sfiorò soltanto Phoenix, ma uccise Esmeralda, ed invano il ragazzo ne invocò il nome in lacrime. Accecato dalla rabbia per la crudeltà del suo maestro, che non solo aveva ucciso sua figlia ma non ne era neppure dispiaciuto, Phoenix bruciò il suo cosmo ed attaccò l'uomo senza pietà, uccidendolo e ricevendo l'armatura della fenice. (N.d.R. questa versione della morte di Esmeralda non coincide del tutto con quella che viene data nel 15°episodio, raccontata nel file "La guerra galattica ed i cavalieri neri") . Colto il fiore, Phoenix rassicura in cuor suo lo spirito di Esmeralda, affermando che ora ha capito ciò per cui vale veramente la pena di lottare, grazie all'affetto di Andromeda e l'amicizia dei cavalieri. Il ragazzo continua a camminare, ignaro che un nuovo nemico lo sta osservando dall'alto. Al Grande Tempio, Phaeton informa Arles che Jango ed i suoi si occuperanno di Phoenix, ma al tempo stesso non si dice convinto della fiducia di quegli uomini. Il sacerdote però risponde che Phoenix troverà la morte sull'isola, e non solo lui. Intanto, Lear sta sorvolando il Pacifico con un elicottero poiché Lady Isabel sente che Phoenix è in quella zona, ed in effetti ben presto avvista l'Isola della Regina nera. In ospedale, Pegasus, da poco ripresosi, viene informato da Andromeda che Phoenix è tornato sulla sua isola, sulla quale ora però governa Jango, un despota che ha riunito attorno a se alcuni cavalieri decaduti. Costui era stato cresciuto da uno dei capi della malavita di Nuova Luxor e fu inviato sull'isola per diventare una specie di sicario, ma poi, presane il controllo, non tornò più. Cristal capisce che Phoenix è tornato sull'isola per rimediare al male che aveva fatto, ma Andromeda afferma di essere preoccupato per suo fratello, aggiungendo che andrà anche lui alla Regina nera. Pegasus, nonostante sia ancora in precarie condizioni, decide di accompagnarlo, ignorando sia gli avvertimenti dei due amici sia quelli di Lady Isabel, che afferma "Su quell'isola sono in atto forze cosmiche terribili ! […] forze cosmiche legate ad Arles !". Il ragazzo dichiara di dovere la vita a Phoenix e corre fuori dall'ospedale, proprio mentre, sull'isola, Phoenix sta per deporre sulla tomba di Esmeralda il fiore che aveva colto. Questo viene però distrutto da un colpo improvviso, e voltandosi Phoenix vede Jango il quale, informatolo che ora è lui il sovrano dell'isola, vuole l'armatura della fenice. L'eroe è pronto a lottare, ma accanto a Jango compaiono Phoenix nero e tre soldati dell'isola, i quali colpiscono il ragazzo con i propri artigli, spezzando le cinghie dell'armatura. Approfittando del momento favorevole, Phoenix nero usa il Fantasma diabolico, con l'aspetto di una fenice nera. Mentre Arles sta concentrando i suoi poteri malvagi sull'isola e Pegasus e gli altri, a bordo di un veloce elicottero, sono sempre più vicini, Phoenix si sente soffocare dagli artigli della fenice nera, ed è sul punto di lasciarsi andare. Il suo spirito corre da Esmeralda, verso il luogo del non ritorno, ma la ragazza lo respinge, chiedendogli di continuare a vivere e difendere gli uomini, com'è suo dovere di cavaliere fare, e nello stesso tempo si sentono nell'aria le voci di Andromeda, Pegasus e Cristal, che hanno effettivamente raggiunto l'isola. I cavalieri vedono Phoenix immobile, ancora sotto l'effetto del Fantasma Diabolico nella forma della fenice nera, ma in suo soccorso giunge lo spirito di Esmeralda, che dichiara "Sei Phoenix, il cavaliere della speranza ! Non devi arrenderti…non puoi farlo !", e le sue parole danno al ragazzo la forza di liberarsi. Indossata l'armatura, Phoenix annienta il suo doppio malvagio con le ali della Fenice, poi, mentre i cavalieri affrontano i soldati e li vincono facilmente, l'eroe fronteggia Jango. Lear, che dall'elicottero ha seguito lo scontro, corre ad informare Lady Isabel, che si trova insieme a Shadir e Benam sulla propria barca, ormeggiata poco lontana, ma la ragazza avverte che il pericolo è imminente poiché l'energia di Arles è vicina. Phoenix subisce intanto il Pugno Infuocato di Jango, ma subito dopo lancia il Fantasma Diabolico sul nemico, il quale si vede bruciare nella lava e muore per il terrore. Pegasus scherza con Phoenix e tutti i cavalieri si mettono a ridere, ma intanto Arles sta completando la sua opera di distruzione. Il sacerdote si rivolge alle anime di tutti gli uomini malvagi che sono morti sull'Isola della regina nera, chiedendo il loro aiuto, poi dal Grande Tempio lancia un colpo verso l'isola, raggiungendone le profondità e provocando una serie di eruzioni a catena. La terra si spacca e fiumi di lava scorrono sull'isola, che inizia ad esplodere, bloccando i cavalieri. Phoenix corre verso la tomba di Esmeralda, ma viene travolto da un'esplosione, che distrugge anche la croce di legno, ultima memoria della fanciulla. L'isola poi si inabissa, ma Atena salva i suoi cavalieri avvolgendoli in sfere luminose e traendoli in salvo.
Intanto, Dragone è ancora Cinque Picchi, nella speranza di recuperare la vista. Il sonno dell'eroe è però attraversato da terribili incubi nei quali il ragazzo rivede gli ultimi attimi dello scontro con Argor, ma, subito dopo che lo sconfitto il nemico, la sua armatura va in pezzi e Sirio cade a terra rendendosi conto di essere cieco. In quel momento, sente la voce di Pegasus che lo chiama, e, felice di saperlo vicino, risponde "Pegasus, dove sei ? Per carità, dove sei ?", ma l'amico non dice nulla. Subito dopo, Sirio sente anche Cristal ed Andromeda chiamarlo, ma non può raggiungerli, finché i tre, stanchi di aspettarlo, vanno via lasciandolo solo. Invano Dragone li supplica di aspettarlo affermando "No, aspettate, Pegasus, io…non vedo niente !", poi, mentre il cavaliere inciampa e ricade a terra, alle sue spalle si innalza Argor, gigantesco e terribile. Urlando, Sirio si sveglia portandosi le mani agli occhi, coperti da una benda. Subito Fiore di Luna lo rassicura e, toltegli le bende, gli porge una tisana che lei stessa ha preparato. All'inizio, il ragazzo la rifiuta, affermando che tutte le erbe dei Cinque Picchi non basteranno a guarirlo, ma poi l'amica lo convince, dichiarando che lui non può arrendersi, i suoi amici non lo farebbero. Al pensiero di Pegasus, che attende la sua guarigione, Sirio accetta la tisana, ma non riesce a prendere la tazza, che cade sul pavimento spaccandosi. Poco dopo, il ragazzo cerca di allenarsi con delle rondini a lottare sfruttando l'udito, ma, anche se sente i versi degli uccelli e può evitarli, non riesce comunque a colpirli, finché, scoraggiato, si inginocchia sulle rocce. Dragone si rende conto che non potrà più combattere accanto a Pegasus ed i cavalieri e si chiede "Verrà mai un giorno in cui potrò tornare ad essere l'eroe di una volta ?", per poi frantumare le rocce in un impeto di ira. Poco lontano, Fiore di Luna soffre quanto Sirio stesso nel vedere l'uomo che ama in queste condizioni, ed anche il maestro è abbattuto. A Nuova Luxor, anche Isabel è preoccupata per Sirio, e come lei i cavalieri di acciaio, che si offrono di andarlo a cercare, ma le loro parole sono interrotte dalle grida che provengono dal salone del palazzo, dove Pegasus sta litigando con Phoenix.
"Che cos'hai detto, Phoenix ? Ripetilo se hai il coraggio !" grida mentre Cristal lo trattiene. "Dragone non riacquisterà la vista ! Ammesso che riesca a sopravvivere non sarà mai più quello di prima !""Ma, Phoenix…"
"Adesso basta, sei incapace di qualsiasi sentimento, caro il mio lupo solitario, e quel che è peggio non hai dimenticato il tuo passato ! Secondo te dovremmo rinnegare il Dragone solo perché è stato ferito gravemente, sei pazzo ! Noi cavalieri siamo una cosa sola ! Anche se Sirio non guarirà sarà sempre uno dei nostri, vero, Andromeda ?, Cristal ?"
grida prendendolo per il colletto, ma, liberatosi, Phoenix risponde"I tuoi discorsetti sull'amicizia e sulla lealtà saranno anche interessanti, ma una missione al Grande Tempio richiede uomini efficienti, e Sirio ci sarebbe solo d'intralcio !"
"Che cosa ?!"
"Forse Phoenix ha ragione ! Anche se non condivido il suo modo di fare, sono d'accordo, quest'impresa non è uno scherzo, ed è per questo che abbiamo bisogno anche di Sirio per portarla a compimento ! Sono sicuro che Dragone guarirà presto, e sarà di nuovo il grande eroe che era un tempo !"
"Cerchiamo anche di non dimenticare che Sirio è protetto dalla costellazione del Dragone e che non è un uomo da lasciarsi abbattere ! E' un cavaliere, e dei più forti"
Ridendo, Phoenix decide di andarsene perché tra loro ci sono troppe divergenze. Pegasus cerca di convincere i due amici a venire con lui in Cina per guarire Sirio, ma Andromeda gli ricorda "Siamo cavalieri, non medici !". Il ragazzo decide allora di correre da Mur per chiedere il suo aiuto e si precipita nei corridoi, ma è fermato dalla voce di Lady Isabel, la quale, rassicuratolo che neanche lei vuole abbandonare Sirio, cerca di fargli capire le reali motivazioni di Phoenix che in realtà è molto preoccupato per Dragone, anche se apparentemente non sembra. Fuori, i pensieri di Phoenix, che si augura che Sirio torni presto insieme a loro, danno ragione alle parole della ragazza. In Cina, Fiore di Luna sta accompagnando Dragone a fare una passeggiata tenendogli la mano, finché non arrivano alla cascata. Lì Fiore di Luna si avvicina all'acqua, e Sirio la rassicura dicendo che se vuole può nuotare, lui l'aspetterà sulla riva. La ragazza, che non voleva lasciarlo solo, accetta e, toltisi i vestiti, nuota nel fiume sotto la cascata, mentre Sirio pensa a quanto sia fortunato ad averla vicino "Se sapessi quanto sollievo mi reca la tua gioia, Fiore di Luna. Grazie, angelo mio !" Poco dopo però il ragazzo si insospettisce, non sente più la voce allegra della ragazza ed al tempo stesso la corrente del fiume sembra essere diventata più forte. Infatti, a sua insaputa, Fiore di Luna sta venendo trascinata via dalle acque e rischia di annegare. Compreso il pericolo, Sirio si alza ed avanza a tentoni, ma le urla di Fiore di Luna sono coperte dal rumore della cascata e il cavaliere finisce per inciampare in un sasso e cadere a terra. A salvare Fiore di Luna si tuffa un altro ragazzo, che, tiratala fuori dall'acqua, anche se svenuta, e copertala con la sua camicia, si avvicina a Sirio, il quale ne riconosce subito la voce: si tratta di Demetrios, compagno di Dragone ai tempi dell'addestramento. Demetrios poggia a terra la ragazza, ma quando Sirio lo ringrazia, salta in aria e, avvisatolo che l'ha salvata soltanto perché non l'aveva riconosciuta, dichiara di volerlo sconfiggere e si prepara alla lotta. Entrambi ricordano quando da bambini erano allievi del maestro, ma Demetrios non seguiva gli ordini dell'anziano insegnante, preferendo andare al villaggio vicino per combattere contro i ragazzi più grandi. Una volta Demetrios cercò di convincere Sirio a lottare contro di lui, ma il bambino, fedele agli ordini del maestro che aveva vietato duelli, si lasciò colpire senza reagire, finché l'altro, insoddisfatto, lo lasciò solo. Ad insaputa di entrambi il maestro aveva però visto ogni cosa, ed alla fine cacciò Demetrios dai Cinque Picchi. L'uomo non spiegò la sua decisione, limitandosi a dire che Demetrios, pur essendo fisicamente più forte di Sirio, non sarebbe mai stato degno dell'armatura, ed il bambino si convinse che l'insegnante volesse in questo modo avvantaggiare Sirio poiché era il suo allievo preferito. Fuggendo dai Cinque Picchi, Demetrios non volle ascoltare le parole di Sirio, che voleva spiegargli tutto, ed anzi gli giurò che un giorno si sarebbe vendicato. Dopo quel giorno, il ragazzo continuò ad allenarsi passando da un'avventura all'altra, e col tempo perse l'interesse nei confronti dell'armatura, ma non riuscì mai a dimenticare l'ingiustizia subita. Raccontato questo, Demetrios attacca Sirio con il "Turbine della tigre" lanciandolo contro le rocce e come mai in tutta la sua vita, Dragone ha paura perché si sente incapace di reagire. A salvarlo interviene Fiore di Luna che, ripresasi, informa piangendo Demetrios della cecità del ragazzo. Il giovane non si era accorto di nulla nella foga del momento e Sirio non voleva che lui sapesse, al punto che, ricaduto al suolo, vorrebbe continuare la lotta. Demetrios però gli risponde che ora sarebbe impossibile stabilire chi è veramente il più forte poiché in quelle condizioni Sirio gli è palesemente inferiore. Demetrios si allontana, ma le sue parole feriscono Dragone più in profondità di quanto non avesse fatto il Turbine della tigre poiché egli si rende conto di non essere più considerato un guerriero ed anzi di suscitare pena. Più tardi, mentre Pegasus tenta di scalare le montagne dello Jadir per raggiungere Mur, Sirio, scoraggiato perché è ridotto quasi ad un vegetale e certo che non guarirà mai, rifiuta la compagnia di Fiore di Luna, la quale lo supplica di lasciar perdere Demetrios ed i cavalieri e restare con lei, e raggiunta la cascata si immerge sotto le sue acque, riflettendo sulla sua condizione. Dentro di se, il ragazzo ripensa alle parole di Demetrios, rendendosi conto che insieme alla vista ha perso anche la fiducia in se stesso. In quello stesso momento, Fiore di Luna piange davanti al maestro per le condizioni in cui si trova l'uomo che ama, ma l'insegnante risponde che Sirio dovrà trovare dentro di se la forza per reagire, e nello stesso tempo, mentre Pegasus continua il suo viaggio, Demetrios decide di obbligare alla lotta il compagno di un tempo. Il giorno dopo, al tramonto, Demetrios, usata la sua forza per procurarsi il cibo, sta arrostendo dei pesci quando sopraggiunge l'anziano maestro. L'uomo, sedutosi su un ceppo d'albero, fa i suoi complimenti al ragazzo che ha molto migliorato le sue tecniche, poi entrambi ricordano un giorno dell'addestramento. Allora, Demetrios mostrava a Sirio la sua abilità nel frantumare le pietre con un pugno, ma prima che anche l'altro bambino potesse provare, giunse il maestro, affermando che stavano solo sprecando energie. Irritato, Demetrios tirò un calcio all'acqua del fiume sulla riva del quale si trovavano, ma il maestro disse "Se vuoi bloccare il flusso dell'acqua, usa la calma !" Entrambi i bambini furono stupiti da queste parole perché ritenevano impossibile bloccare lo scorrere di un fiume, poi Demetrios decise di tentare, ma tutti i suoi pugni non facevano altro che provocare degli schizzi, senza riuscire nell'obiettivo. Il maestro andò allora al centro del fiume e, poggiato il palmo della mano sull'acqua, emanò un cosmo dorato che creò un vuoto intorno a lui. Ai due increduli allievi, il maestro spiegò che bastava non lasciarsi trasportare dall'emotività ed essere concentrati, concludendo "Siete ancora giovani, ne farete di strada…". Attorno al fuoco, Demetrios spiega al maestro che non gli è possibile essere calmo come egli aveva sempre voluto, a causa di ciò che gli accadde da piccolo. La sua famiglia fu infatti trucidata da alcuni sconosciuti sotto gli occhi del bambino, che non poté fare niente per loro, e quei momenti lo hanno sempre perseguitato, specie quando fu cacciato dalla Cina. Col tempo, Demetrios ha accumulato sempre più odio e rancore, ed ne ha dato la colpa a Sirio. Il maestro risponde che il suo odio è mal riposto poiché egli non ha ancora capito il reale motivo per cui fu cacciato, "Anche tu eri nel mio cuore quanto lui, ma l'armatura del Dragone non poteva andare a chi contro il prossimo sfoga la sua collera. Chi colpisce solo perché mosso da rancore è molto pericoloso e con l'armatura del Dragone può diventare mortale !", poi si allontana, ma Demetrios, offeso dalle sue parole, lo attacca alle spalle. Il maestro emana allora il suo cosmo dorato, come fece quel giorno al fiume, ed immobilizza Demetrios, per poi andarsene lasciandolo solo. Il pomeriggio del giorno seguente, Sirio è in meditazione e ripensa agli ultimi eventi "E' stata…è stata la prima volta in cui ho avuto paura. Avevo di colpo perduto ogni fiducia in me stesso ! Demetrios non aveva torto, avevo perso prima ancora d'iniziare ! E' vero, se ho perso con Demetrios come posso pensare di combattere insieme a Pegasus ed i cavalieri ! Ormai le forze mi hanno abbandonato, non mi sento più un guerriero, sono un uomo che ha smarrito le sue ragioni…ma cambierà…com'è vero che mi chiamo Dragone, cambierà !" Più tardi, Sirio, con lo scrigno sulle spalle, si reca dal maestro, affermando che affronterà Demetrios e chiedendogli di custodire l'armatura fino al suo ritorno. Solo vincendo sarà certo di esserne degno. L'anziano, che sta pescando, annuisce ma aggiunge "Ricordati che il coraggio non ti sarà sufficiente per battere Demetrios ! Dentro di te deve essere chiaro il motivo per cui combatti, se non sei in grado di sapere per cosa rischi la vita non riuscirai mai a generare dentro di te l'energia cosmica sufficiente per vincere il tuo nemico !". Allontanatosi, Sirio guarda di nascosto Fiore di Luna lavorare delle erbe, ma non si mostra a lei, preferendo che non sappia del combattimento. Pegasus intanto è di fronte al palazzo di Mur, ma il ponte di legno che lo separa dall'edificio va in pezzi sotto i suoi piedi, obbligandolo ad arrampicarsi. Il cavaliere non vuole infatti a nessun costo abbandonare l'amico che tanto ha fatto per lui. Dragone ha nel frattempo raggiunto Demetrios, che prima di iniziare a combattere si benda gli occhi per essere alla pari col nemico, poi, sotto lo sguardo attento del maestro, il duello inizia. Per i primi attimi i due si equivalgono, poi Sirio deve indietreggiare di fronte agli artigli della tigre, finché Demetrios non lo ferisce all'addome. Sirio blocca i due colpi successivi, ma poi perde l'equilibrio e cade nel fiume sottostante insieme al nemico, perdendo i sensi. Ripresosi, Dragone subisce il nuovo attacco di Demetrios che lo stringe alla gola. Il guerriero è certo della vittoria, ma Sirio fa leva sul braccio dell'avversario per sferrare una violenta ginocchiata e spezzargli l'arto. Sirio travolge poi il nemico con il Colpo segreto del Drago nascente, colpendolo allo stomaco e scagliandolo contro le rocce, ma con suo immenso stupore il ragazzo si rialza e, pur ferito, si dice certo della vittoria. Demetrios spiega infatti che ora, dopo lo sforzo fatto per lanciare il Drago Nascente, Sirio è troppo stanco e debole per continuare la lotta, ed anche il maestro, che sta seguendo lo scontro da una roccia insieme a Fiore di Luna, appena giunta e preoccupatissima per Dragone, ammira l'astuzia dell'allievo di un tempo. Demetrios corre verso Sirio per dargli il colpo finale, incurante delle urla di Fiore di Luna che lo supplicano di fermarsi. Sirio pensa allora ai suoi amici, che lo stanno aspettando, poi ricorda le parole del maestro ed infine si prepara ad usare di nuovo il Drago nascente affermando "La morte non mi spaventa Demetrios, troverò l'energia per lanciare il Drago Nascente dentro il mio cuore ! Lì risiede la forza di un cavaliere, nel cuore che guida le azioni generose. Sarà il cuore a donarmi la forza ! […] Riuscirò a sconfiggerti Demetrios, perché lo voglio, perché lo desidero ardentemente, non per vendicarmi di te o per qualche risentimento…lo desidero soltanto per poter iniziare di nuovo a lottare contro il male ! Troverò la forza nel mio cuore di cavaliere !" e subito dopo lancia il suo colpo segreto contro Demetrios. Drago e tigre si scontrano a mezz'aria, e Sirio ha la meglio, suscitando l'approvazione del maestro, che si dice orgoglioso di lui. Nel fiume, la benda che copriva gli occhi di Demetrios è portata via dalla corrente ed il ragazzo, in fin di vita, è fra le braccia di Sirio e si complimenta con lui. Dragone afferma che se Demetrios avesse avuto il braccio sano, avrebbe vinto sicuramente, ma il ragazzo risponde che la sua forza veniva dalla rabbia e non da un nobile ideale, ed era quindi destinata alla sconfitta. Il maestro, udendo queste parole, piange perché il suo allievo ha finalmente capito, guadagnandosi un posto nel suo cuore accanto a Sirio. Prima di morire, Demetrios supplica Sirio di promettergli di tornare il guerriero di un tempo, e più tardi, dopo averlo seppellito ed aver eretto una lapide in sua memoria, Dragone giura sull'anima dell'amico ritrovato di non arrendersi mai, poiché oggi ha acquisito un dono molto più importante della vista. Intanto, mentre Pegasus ha raggiunto il palazzo di Mur solo per essere informato da Kiki che l'uomo è scomparso, una grande energia cosmica entra sia nel palazzo di Lady Isabel che nel Grande Tempio. Sia l'elmo che gli altri otto pezzi escono dagli edifici e, dopo aver volato per centinaia di chilometri, ad insaputa di tutti, si riuniscono sulle calme acque di un lago, nel quale l'armatura, finalmente ricomposta, si immerge. Giorni dopo, nel QG, Lear cerca invano ai computer una spiegazione plausibile sulla scomparsa dell'elmo, ed anche le ricerche di Benam sono inutili. Tutti iniziano a temere che l'elmo sia finito nelle mani di Arles, ma Isabel non perde il controllo e cerca di organizzare la situazione, in attesa del ritorno di Pegasus, che Shadir è andato a prendere. Al Grande Tempio c'è la medesima confusione, dovuta alla scomparsa degli otto pezzi, e Phaeton subisce la collera del Grande Sacerdote. Phaeton aggiunge di aver già mandato Aracne, un cavaliere d'argento, nel Jadir per portare ad Atene il grande Mur, i cui poteri potrebbero essere di aiuto per ritrovare gli otto pezzi scomparsi. Nessuno sa che l'armatura è al sicuro in un lago lontano. Dragone intanto è ancora in Cina e si sta rilassando zappando la terra, ma in cuor suo è preoccupato per il maestro, scomparso improvvisamente. Sirio ha deciso di tornare dai cavalieri, ma prima vorrebbe salutare il maestro. Al palazzo di Mur, Pegasus inizia a diventare impaziente per l'assenza del proprietario, specie quando Kiki gli dice che il fratello a volte scompare per venti giorni o un mese. Pegasus non vuole aspettare così tanto, conscio che Dragone sta soffrendo per la sua cecità, ma in quel momento Kiki si ricorda della miracolosa acqua della vita, che sgorga sulla sommità del monte Jandana ed capace di guarire qualsiasi malattia. A queste parole, Pegasus prende con se il bambino e corre verso la montagna, ansioso di trovare l'acqua e guarire Sirio. Giunti alle pendici del monte, Kiki tenta di teletrasportarsi sulla cima ma una misteriosa energia glielo impedisce. L'unico modo per raggiungere la vetta è una scalata, impresa in cui neppure Mur è riuscito, ma Pegasus pensa "Non aveva un amico da salvare…io si ! Abbi fede in me, Sirio. Presto riacquisterai la vista !"poi, lasciato il bambino, si incammina con una borraccia vuota legata alla cintura. Ben presto, si trova su uno stretto ponte roccioso e dal quale salgono violente correnti ascendenti. Mentre il monte è pervaso di una grande energia, Pegasus perde l'equilibrio e cade, ma riesce a far presa sulle pietre ed a risalire. Dietro di lui, le rocce vanno in pezzi e solo con un salto il ragazzo riesce ad aggrapparsi all'altra estremità, ma, issatosi su uno spuntone roccioso, ha appena il tempo di alzare lo sguardo e vedere un masso enorme rotolare verso di lui. Il ragazzo viene sepolto dalle pietre, ma subito dopo si libera bruciando il suo cosmo e frantumando il macigno. Ripreso fiato, Pegasus continua la sua corsa fino ad essere su una piccola pianura quasi in cima al monte, ma lì è attaccato da numerose aquile, che sul monte hanno nidificato. Il cavaliere lancia allora un fascio di energia, che allontana le aquile ma al tempo stesso ferisce uno dei loro cuccioli. Calmatosi, Pegasus prende in braccio l'aquilotto, lo accarezza ed in cuor suo gli chiede perdono per averlo ferito. La bestiola vola verso il cielo, che subito si rischiara dalle nubi, e le aquile più grandi si fanno da parte, aprendo un sentiero che conduce alla fonte della benefica acqua della vita, che brilla dei colori dell'arcobaleno. Alla base del monte, Kiki sta ancora aspettando Pegasus quando è raggiunto da un guerriero, il quale si presenta come Aracne, cavaliere d'argento del Grande Tempio, e che vuole sapere dov'è Mur. Quando Kiki gli risponde che non ne ha idea, Aracne lo lancia contro le rocce, ma il bambino è preso al volo da Pegasus, di ritorno con la borraccia piena di acqua della vita. Consegnatala al bambino, Pegasus si appresta alla lotta, ma Aracne, assume una stranissima posizione di combattimento, simile a quella di un ragno. Mentre Isabel si augura che Pegasus torni presto, in Grecia Arles è furioso per non avere più notizie di Aracne e degli otto pezzi, ma rifiuta comunque il consiglio di Phaeton di rivolgersi ad Atena. Pegasus, stanco per la scalata, si trova intanto in difficoltà ed Aracne, colpitolo più volte, lo imprigiona nella sua "Tela del Ragno" (o "Morsa della Tarantola"), che lo immobilizza e gli succhia le energie. Pegasus avverte il proprio cosmo disperdersi, ma il colpo di grazia è fermato da Shadir, che aspira la tela del nemico ed al tempo stesso dice a Pegasus di raccogliere le proprie forze. Il ragazzo si gira allora a guardare la borraccia con l'acqua della vita e pensa a Sirio, poi brucia il suo cosmo liberandosi dalla tela e, mentre Shadir tiene occupato Aracne, indossa l'armatura, giunta in suo soccorso. Con indosso la corazza, Pegasus lancia il suo mortale Fulmine, uccidendo il nemico al primo assalto. Il ragazzo vorrebbe correre con Kiki in Cina, per portare l'acqua da Sirio, ma Shadir lo informa della scomparsa dell'elmo, e l'eroe si trova combattuto tra l'amicizia ed il dovere. Alla fine, Pegasus decide di mandare solo Kiki ai Cinque Picchi con la borraccia, mentre lui tornerà a Nuova Luxor.