ASGARD
La battaglia al Grande Tempio è da poco finita, la pace sembra tornata sulla terra, ma, ad insaputa di tutti, eventi importanti stanno accadendo ad Asgard, città sita nelle lande ghiacciate dell'Europa settentrionale, i cui abitanti sono dediti al culto del Dio nordico Odino, guidati dalla celebrante Ilda di Polaris. Vicino al palazzo di Ilda, simile ad un castello e coperto da neve e ghiaccio, si trova l'enorme statua di Odino, raffigurante il Dio, in piedi su un vascello e con in mano una spada. Ilda sta pregando la divinità, in nome del suo popolo, che da sempre vive in quelle terre inospitali, dove il sole è quasi sconosciuto. "Ci è data questa vita per la sicurezza degli uomini, perché la pace regni nell'universo ! Di buon grado abbiamo accettato questa sorte, però, ti prego, non abbandonarci ! Fa che Asgard ascolti di nuovo la tua voce, che reca conforto !" supplica la donna, ma in quel momento il mare ghiacciato è pervaso da una grande energia, tale che Ilda inizialmente crede che si tratti di Odino. Una voce misteriosa però afferma di essere superiore al Dio di Asgard, per poi tentare di convincere la donna a conquistare Atene, luogo caldo ed assolato, così diverso da quella terra ghiacciata. Ilda risponde che il suo è un popolo pacifico, privo di desideri di conquista, e chiede chi sia a parlarle così. La voce però rifiuta di rivelare la sua identità e sommerge la celebrante con un'ondata d'acqua, gridando "Da questo momento sarai mia schiava ! Piegati a me !". Al suo risveglio, Ilda ha un anello d'oro attorno al dito e la sua personalità è radicalmente cambiata. Rialzatasi, la donna, che ora ha una luce malvagia negli occhi, invoca l'aiuto di Polaris, la sua stella, poi decide di liberare dai ghiacci le sette armature del nord, corrispondenti alle sette stelle dell'orsa maggiore e che dovranno essere indossate da sette cavalieri di Asgard. Al suo comando, le sette armature ricompaiono sulla terra, ed Ilda convoca uno per uno i suoi nuovi cavalieri. Poco lontano, una roccia va in pezzi, rivelando un'armatura blu scuro, raffigurante un drago a due teste, e davanti a lei avanza un ragazzo dai capelli chiari e gli occhi azzurri "Principe dei cavalieri e signore di somma virtù, lode a te, Orion, cavaliere di Asgard, favorito di Ilda e supremo difensore delle genti del Nord !" afferma la donna. Altrove, in una caverna vulcanica, dalla lava emerge un'armatura rossa ed argento, raffigurante Slepnir, il cavallo ad otto zampe di Odino. Di fronte a lei vi è un ragazzo, anch'egli con i capelli biondi e gli occhi azzurri "Padrone del caldo soffio del meriggio, lode a te Artax, cavaliere di Asgard !". In un'altra parte di Asgard, il ghiaccio si frantuma e da esso appare un'armatura viola, con l'aspetto di Midgard, l'enorme serpente della mitologia, davanti alla quale vi è un uomo enorme, alto e muscoloso, con in pugno un'ascia "E dopo Orion ed Artax, terzo, ma primo nel cuore di Odino, Thor dal mantello di Mjomnir, che frantuma i ghiacci ! Lode a te, cavaliere di Asgard, simile a roccia nel combattere e simile a serpente che nelle spire soffoca la preda !". Nel bosco innevato, un fulmine spacca in due un albero, rivelando un'armatura blu circondata da teschi e cristalli di ametista. Ritto di fronte a lei vi è un ragazzo dagli occhi verdi ed i capelli violetti "Forte della virtù dell'ametista, lode a te Megres, cavaliere di Asgard ! E' il taglio dell'ametista viola, che è capace di splendida ma fatale bellezza !". Nelle rovine di un antico palazzo, appare un'altra armatura, anch'essa blu, raffigurante il lupo che uccise Odino, e davanti a lei un ragazzo, con lunghi capelli grigi, circondato da un branco di lupi. "Re incontrastato delle foreste dove i lupi hanno sovranità, lode a te, Luxor ! Le zanne dei lupi nelle foreste a te sono schiave !". Vicino ad un lago semi ricoperto dai ghiacci, un ragazzo, con occhi e capelli verdi, assiste all'apparizione della sua armatura, di colore verde scuro, raffigurante una tigre dai denti a sciabola. "Nella corsa veloce ed agile, lode a te, Mizar, cavaliere di Asgard ! Le bianche unghie della tigre a te sono proprie, e così la felina agilità nei movimenti !". Infine, nelle profondità di una grotta, un'armatura rossa con la forma di un'arpa risplende davanti ad un ragazzo biondo. "Maestro di dolci, ma fatali melodie, lode a te Mime, cavaliere di Asgard ! Le note che la tua lira sprigiona nell'aria sono portatrici di quiete fatale, di quiete eterna !". Ora, con in pugno il suo scettro ed in testa una corona, Ilda ammira i suoi sette cavalieri, inchinati davanti a lei in segno di fedeltà. Qualche giorno dopo, ad Atene risplende il sole, ma all'improvviso l'entrata della seconda casa si ghiaccia e Toro, colto di sorpresa, riesce appena a vedere Mizar correre verso di lui che il guerriero lo colpisce, atterrandolo. A Nuova Luxor, Kiki rincorre le farfalle nel giardino, in compagnia di Lady Isabel, quando Asher, Mylock e gli altri le portano la notizia della sconfitta di Toro. In quel momento i fiori del giardino si ghiacciano ed appare Mizar che, presentatosi, afferma che il suo compito è quello di uccidere Atena. Mizar afferma che era andato al Grande Tempio per trovare Atena, al cui posto ha trovato il custode della seconda casa, poi, rassicuratola sulla salute di Toro, si prepara ad uccidere la fanciulla. Asher e gli altri cavalieri, sebbene privi delle armature, si lanciano contro Mizar, che però li atterra tutti con un colpo solo, ferendoli con i suoi artigli e ghiacciando il terreno. Indossato l'elmo, che finora aveva tenuto sotto il braccio, Mizar corre verso Atena, atterrando sia Mylock che Kiki, ma i suoi artigli sono fermati a pochi millimetri dalla gola della fanciulla dalla catena di Andromeda. Il cavaliere, con indosso un'armatura completamente nuova, appare alle loro spalle, rapidamente seguito da Pegasus, che si lancia dal tetto e colpisce Mizar al volto con un calcio urlando ironicamente rivolto a Lady Isabel "La lasciamo per un attimo, e lei già si va a cacciare nei guai !". Anche Pegasus indossa una nuova corazza, e Kiki la chiama "Pegasus di Fuoco", forgiata da Mur, proprio come "Andromeda la Notte". Mizar si rialza e riconosce i due nemici, delle cui imprese ha sentito parlare perfino ad Asgard, poi si prepara a combattere e dispiega i suoi artigli. Pegasus gli si fa avanti per primo, nonostante Asher lo avverta della sconfitta che costui ha inflitto a Toro, ed entrambi i cavalieri espandono i loro cosmi. Mizar lancia i "Bianchi artigli della tigre" ed affronta Pegasus a mezz'aria, avendo la meglio. L'eroe subisce infatti l'attacco e cade tra i fiori del giardino, immediatamente soccorso da Andromeda, il quale nota che l'armatura dell'amico è semi congelata. Kiki chiede ad Isabel che posto sia Asgard, e la fanciulla lo informa di quel luogo situato tra i ghiacci eterni, aggiungendo che le sue genti sono sempre state pacifiche. Mizar avanza di nuovo, affermando che le stelle del Nord rimpiazzeranno quelle di Grecia ed il popolo di Asgard potrà vivere in un posto baciato dal sole. Pegasus vorrebbe riprendere il combattimento, ma Andromeda, resosi conto che l'amico è ancora debole, si offre al suo posto e scaglia la catena contro il nemico, che a sua volta usa i Bianchi Artigli della Tigre. Inizialmente la catena è ghiacciata, ma subito dopo si libera, stupendo Mizar, il quale decide di spostare il luogo dello scontro nella foresta di querce antistante. Andromeda accetta il cambiamento e lancia la sua arma ad inseguire Mizar. Il cavaliere d'Asgard salta da albero in albero, ma la catena lo raggiunge comunque, mancandolo di poco. Mentre Mizar è nascosto in cima ad una quercia, in mezzo al fogliame, Andromeda ordina alla sua arma di trovare il nemico, e, dopo qualche secondo, ha successo. Mizar però salta verso il sole, la cui luce acceca Andromeda, il quale non riesce così a difendersi dall'attacco del nemico, che lo atterra con i bianchi artigli. A salvare Andromeda da un colpo letale sopraggiunge Phoenix, con indosso l'armatura "Phoenix la Luce". L'eroe espande il suo cosmo per lo scontro, ma è fermato da Pegasus, il quale, ripresosi del tutto, vuole continuare il duello con Mizar. Pegasus lancia il suo Fulmine, ma all'inizio Mizar ne para tutti i colpi. Col passare dei secondi però, questi diventano più forti e veloci, fino a superare le difese del guerriero d'Asgard ed a scaraventarlo al suolo. Mizar si congratula con Pegasus per la sua forza, mai nessuno era riuscito anche solo a colpirlo, ed aggiunge che se il fulmine non ha raggiunto la velocità della luce è stato solo perché lui ha colpito il ragazzo all'addome con i suoi artigli. Pegasus si guarda lo stomaco ed in effetti appaiono le ferite causate dal nemico. Mizar, dopo aver invano detto al nemico di cedere il passo, si prepara ad attaccare di nuovo, ma lo scontro è fermato da Lady Isabel, la quale, ricordato che la battaglia al Grande Tempio è appena finita, non vuole altro sangue, ed aggiunge che ora il cavaliere d'Asgard tornerà da dove è venuto. Pegasus vorrebbe continuare a lottare, ma una voce afferma "Disobbediente come sempre, eh ?", ed il ragazzo vede Sirio, appena arrivato insieme a Cristal. I due, con indosso rispettivamente "Dragone di Smeraldo" e "Cigno d'Argento", hanno saputo della seconda casa e sono accorsi per difendere la giustizia. I cinque cavalieri circondano Lady Isabel, e, nel vederli tutti uniti, Mizar decide di tornare ad Asgard, affermando che, pur a conoscenza della loro forza, non li sapeva così risoluti. Egli continua dichiarando che per Asgard la vittoria sarà difficile, ma alla fine arriverà comunque, suscitando le ire di Pegasus, a stento trattenuto da Cristal, poi scompare. Quella sera, a palazzo, Isabel parla ai cavalieri di Asgard, affermando che è strano che Ilda, da sempre amante della pace, si comporti a quel modo. Cristal decide di andare in esplorazione ad Asgard per scoprire qualcosa, mentre Sirio si recherà dal suo maestro per avere informazioni. Isabel annuisce, preoccupata per la nuova minaccia proveniente dal Nord.
Qualche giorno dopo, ad Asgard, Cristal, con indosso il Cigno d'Argento, sta fuggendo nella tormenta, portando con se una ragazza dai lunghissimi capelli biondi, di nome Flare. Costei è la sorella minore di Ilda e sta seguendo spontaneamente il ragazzo poiché vuole incontrare Atena, in cui ha sempre creduto. Dopo una breve sosta, i due riprendono la corsa, mentre nel suo palazzo, Ilda non riesce a credere che la sorella l'abbia tradita. Cristal e Flare intanto sono trovati da un gruppo di soldati di Asgard, che credono che la ragazza sia stata rapita. Quando Cristal si presenta come cavaliere di Atena, i soldati dicono a Flare di venire con loro, e quando la ragazza si rifiuta spontaneamente, affermando che lei non vuole la guerra, la giudicano una traditrice ed attaccano. Cristal vince facilmente i nemici, ma uno di loro riesce a fuggire e corre verso il palazzo di Ilda. Flare, certa che è questa la strada che Odino ha scelto per lei, si rialza per riprendere il cammino, ma in quel momento un raggio di sole appare tra le nubi, e sotto di esso avanza Lady Isabel, circondata dalla luce del suo cosmo, e con lei Pegasus, Andromeda e Kiki. Flare riconosce subito il cosmo della donna, portatore di pace, ed Isabel le si fa incontro. Flare, portati gli amici nel luogo da cui Ilda celebra Odino, racconta alla fanciulla dello strano cambiamento di sua sorella, che ella non sa spiegare, e che è iniziato giorni prima, mentre la celebrante si era recata da sola a pregare il Dio. Cristal poi informa gli amici che i ghiacci di Asgard si stanno rapidamente sciogliendo, e Flare aggiunge che la stessa cosa sta accadendo ai ghiacci dei poli, per poi aggiungere che l'intera umanità rischia di essere distrutta. Flare spiega che il compito di Ilda è pregare Odino affinché i ghiacci non si sciolgano, ma sua sorella da troppo tempo non adempie più ai suoi doveri, e, quando i ghiacci si scioglieranno, l'umanità intera sarà sommersa dalle acque. Manca poco tempo allo scioglimento dei ghiacci, e lo stesso Pegasus afferma "Dobbiamo assolutamente fare qualcosa ! Non ho alcuna voglia di imbarcarmi su una nuova arca di Noè, dovete credermi !" con un tono molto preoccupato. Flare supplica Isabel di fare qualcosa e la ragazza le chiede di portarla a palazzo, dove cercherà di parlare ad Ilda, ma in quel momento tutti percepiscono un cosmo molto ampio ed oscuro, all'interno del quale ve ne sono altri sette. Flare riconosce il cosmo di Ilda, al quale si sono uniti quelli dei sette cavalieri, ed infatti compare la donna, sul dorso di un'enorme cavallo bianco. Accanto ad Ilda vi sono i sette cavalieri, tutti vestiti delle loro armature del nord. La celebrante di Odino attira un fulmine, per poi lanciarlo contro Pegasus, che comunque lo evita agilmente. Il secondo attacco è diretto a Lady Isabel, ma la fanciulla lo contrasta col cosmo di Atena, ed i loro poteri si fronteggiano a mezz'aria. Contemporaneamente, il cosmo di Pegasus si scontra con quello di Orion, mentre la catena di Andromeda è disposta a difesa di fronte alla musica della lira di Mime ed il cosmo di Cristal tiene testa a quello di Mizar. D'un tratto, Ilda smette di attaccare ed ordina a Flare di venire con lei, ma quando la ragazza si rifiuta, la celebrante la rinnega come sorella e la dichiara traditrice. Lady Isabel tenta di convincere Ilda della minaccia proveniente dai ghiacci, ma la ragazza non le crede e solleva la mano sinistra, dalla quale proviene un luccichio. Lady Isabel riconosce immediatamente l'anello d'oro che Ilda porta sul dito e chiede a Flare da quanto tempo lo abbia. Flare ricorda che la prima volta che lo notò fu quando Ilda iniziò a comportarsi in maniera strana, ed Isabel spiega che è proprio quel malefico anello la causa del cambiamento della celebrante. Lady Isabel afferma infatti che quello è l'anello del Nibelungo, causa di tante sciagure nei secoli, capace di donare un grande potere ma anche di plagiare chi lo porta per asservirlo al male. Ilda è dunque sotto l'influsso di una volontà malvagia, ed è per questo che si comporta così. L'unico modo per salvarla è sfilarle l'anello dal dito, e per questo compito Pegasus dice a Cristal ed Andromeda di seguirlo. Isabel afferma che lei non potrà aiutarli, deve impedire lo scioglimento dei ghiacci, e subito dopo avanza fino ad un picco ghiacciato, per poi isolarlo dal resto della terra ferma in modo che nessuno possa seguirla. Da questo picco, pregherà Odino al posto di Ilda per impedire lo scioglimento dei ghiacci. La celebrante ride della nemica, dichiarando che resisterà solo fino al calar della notte, poi la temperatura glaciale l'ucciderà. I cavalieri si rendono conto di avere solo poche ore di tempo a disposizione per sfilare l'anello, ma Isabel ricorda loro la durissima battaglia del Grande Tempio e li esorta a non arrendersi, poi il suo cosmo inizia a ripristinare i ghiacci. Thor lancia il suo martello contro la fanciulla ma l'arma, respinta la catena di Andromeda, non riesce comunque a superare il cosmo di Atena e ritorna dal suo padrone. Pegasus esorta gli amici a seguirlo e lascia Kiki e Flare a vegliare su Atena, ma quando Orion e gli altri cavalieri si accingono a sbarrare loro il pasto, Ilda li ferma, affermando "Non giova affrontarli in campo aperto ! La fanciulla vuole rischiare la vita per evitare che i ghiacci si sciolgano ? Lo faccia ! I cavalieri vogliono rischiare la vita per proteggerla ? Che vengano loro da noi !". La donna ed i suoi cavalieri tornano così a palazzo, mentre Pegasus e gli altri pensano che ben presto arriveranno in loro aiuto anche Phoenix e Sirio, che è ancora ai Cinque Picchi.
Mentre Isabel continua la preghiera, i tre eroi corrono lungo il sentiero che porta a palazzo, il quale da una parte costeggia una parete rocciosa e dall'altra una ripida discesa, interrotta da costoni coperti di neve e ghiaccio. All'improvviso la catena di Andromeda avverte la presenza di un nemico e dal nulla appaiono i due martelli di Thor, lanciati contro il nemico. I cavalieri evitano i magli, che provocano una piccola frana, poi vedono il loro nemico in piedi di fronte a loro, pronto ad affrontarli. Quando Thor solleva il braccio per lanciare di nuovo la sua arma, Andromeda lo blocca con la catena, mentre Cristal usa la Polvere di diamanti, congelandolo. I tre amici pensano di aver già vinto e corrono verso Thor per proseguire il cammino, ma il cavaliere d'Asgard ricorda a Cristal che, per chi come lui vive in quella gelida terra, i ghiacci della Siberia che il ragazzo usa sono ben misera cosa. Thor frantuma dunque il ghiaccio, ed al tempo stesso lancia una scarica di energia, che risale la catena di Andromeda ed atterra l'eroe, subito soccorso dai due compagni. Mentre il ragazzo si rialza, Pegasus afferma che non possono perdere tempo a combattere insieme e quindi si devono separare, come già alle dodici case. Egli quindi affronterà il nemico, per permettere ai due amici di proseguire nella corsa. Quando Thor lancia i due martelli, Pegasus li respinge col fulmine, mentre Cristal ed Andromeda superano il nemico. Pegasus deride Thor "Non è poi granché la tua ferraglia…fabbricata a basso costo ?", ma con suo grande stupore i magli tornano indietro, superando il gigante d'Asgard e colpendo Cristal ed Andromeda, che cadono svenuti. Thor lancia di nuovo la sua arma, stavolta contro Pegasus, ma il ragazzo, che arriva appena alle ginocchia del nemico, riesce a schivare i martelli e si prepara a scagliare il fulmine. I martelli però non sono l'unica arma di Thor, che usa il suo colpo segreto, il "Braccio di Titano", col quale centra in pieno il nemico, atterrandolo e facendolo rotolare lungo la superficie innevata fino ad uno dei costoni che si trovano più in basso. Thor salta accanto al corpo del nemico, iniziando a calpestarne la testa col gigantesco piede fino a seppellirlo nel ghiaccio. Bruciando il suo cosmo però, Pegasus si rialza, sollevando il piede del nemico, il quale reagisce saltando in aria per vibrare un calcio poderoso. Pegasus evita con un salto il colpo, che distrugge il ghiaccio, ma Thor avanza verso di lui e ferma con il palmo della mano il fulmine che il nemico ha lanciato, per poi spegnerlo semplicemente stringendo il pugno. Il cavaliere di Atena è stupefatto di fronte ad una tale prova di forza e subisce in pieno il Braccio di Titano, che lo manda a tappeto. Mentre la neve, spinta dal vento, inizia a ricoprire il corpo del ragazzo, Pegasus è sul punto di perdere i sensi quando in suo soccorso giunge Castalia, la quale gli dice di ricordare le battaglie contro i cavalieri d'oro, quando riuscì a vedere i colpi lanciati alla velocità della luce e ad acquisire il settimo senso. Prima di svanire, Castalia raccomanda a Pegasus di ricordare quello che è stato e trovare dentro di se la forza per reagire. Il ragazzo ricorda allora il duello con Toro, alla seconda casa, ed anche quando riuscì a distinguere i colpi di Ioria, alla quinta casa. Thor si avvicina a Cristal ed Andromeda, ancora svenuti, per finirli, ma Pegasus, di nuovo in piedi, lo ferma, nuovamente pronto allo scontro. Thor lancia il Braccio di Titano, ma stavolta Pegasus riesce a vedere il colpo ed a bloccare il braccio del nemico, per poi lanciarsi in aria insieme a lui ed atterrarlo con una tecnica simile alla "Spirale di Pegasus". Thor cade fra i ghiacci e, anche se si rialza quasi istantaneamente, è stupito dalla forza del suo nemico. Pegasus approfitta allora di un attimo di debolezza del gigante, ferito dall'attacco precedente, per travolgerlo col suo fulmine, scagliandolo contro le rocce. Il corpo di Thor è sepolto dalla neve e l'eroe è certo della vittoria, ma la sua sicurezza vacilla quando il guerriero si rialza, liberandosi dal ghiaccio. Thor, come ogni uomo del Nord, è infatti abituato alla lotta, prima contro il gelido clima, poi contro i nemici, ed ora lotta perché il suo popolo possa finalmente vivere in un posto dove risplenda il sole. Ilda sembra decisa a realizzare questo sogno ed i cavalieri la seguono, riconoscenti anche per le armature. Pegasus tenta invano di convincere il nemico che Ilda è stata plagiata dall'anello maledetto, poi Thor brucia al massimo il suo cosmo e colpisce il nemico col Braccio di Titano, scaraventandolo sul costone sottostante.
Ancora una volta, il cavaliere si rialza. Pegasus è preoccupato: riesce a vedere i colpi di Thor, lanciati alla velocità della luce, ma non a fermarli. Colpito di nuovo il nemico, Thor vorrebbe lasciarlo morire per non violare le nevi di Asgard, ma Pegasus si rimette faticosamente in piedi. Il guerriero di Odino si lancia allora all’attacco e scaglia ancora una volta il Braccio di Titano per finire l'avversario, ma il ragazzo è salvato appena in tempo dall'arrivo di Sirio, il quale, presolo in braccio, lo trascina con se fino al costone inferiore. Pegasus è felice di rivedere l'amico, che lo mette al corrente di quanto ha saputo in Cina dal suo maestro. L'anziano insegnante, che già sapeva che è l'anello del Nibelungo la causa del cambiamento di Ilda, ha spiegato infatti che l'unico modo per liberare la celebrante da quell'oggetto maledetto è usare Balmunk, la spada di Odino. Questa può essere ottenuta solo unendo tutti i sette zaffiri del Nord, i quali si trovano incastonati nelle armature dei cavalieri di Asgard. In ogni armatura c'è uno zaffiro, e sarà loro compito raccoglierli tutti e sette, o non riusciranno mai a liberare Ilda. I due amici sono interrotti dall'arrivo di Thor, ed in effetti vedono la pietra incastonata nella sua armatura, ma, quando Sirio consiglia all'amico di proseguire mentre lui affronterà il gigante, Pegasus risponde che lui ne conosce già i colpi e quindi è il più indicato per il combattimento. Dragone annuisce e corre da Cristal ed Andromeda, mentre Pegasus riprende lo scontro con Thor, ma nonostante i suoi sforzi, il cavaliere di Asgard sembra invincibile, e l'eroe, colpito duramente, è di nuovo a terra. Per nulla intenzionato ad arrendersi, Pegasus brucia il suo cosmo e fronteggia il nemico, ma non riesce comunque a difendersi dal Braccio di Titano, che lo colpisce in pieno, precipitandolo sul fondo del crepaccio. Thor corre poi ad occuparsi degli altri cavalieri, proprio mentre Sirio ha svegliato i due amici e spiegato loro degli zaffiri. I tre ragazzi iniziano la corsa verso il palazzo, ignari di essere inseguiti a breve distanza da Thor. Pegasus intanto è ancora svenuto, finché non giunge in suo aiuto la voce di Lady Isabel, la quale, come Castalia aveva fatto precedentemente, consiglia all'eroe di ricordare la battaglia al Grande Tempio. Rialzatosi, Pegasus espande il suo cosmo, deciso ad affrontare nuovamente Thor. Il gigante ha intanto raggiunto i tre cavalieri, bloccandogli la strada, e Sirio, temendo che la sua presenza significhi la morte di Pegasus, chiede a Cristal di poter essere lui a vendicare l'amico. L'eroe è però fermato dalla voce dello stesso Pegasus, la quale afferma "No, Cristal ! Non dare questo piacere a Sirio, non ha nessuno da vendicare !" Benché debole e ferito, Pegasus avanza verso Thor, il quale lo colpisce nuovamente. Il ragazzo crolla su un ginocchio, ma quando Cristal ed Andromeda vogliono intervenire in suo aiuto, Sirio li ferma, consapevole che l'amico riuscirà a cavarsela da solo, ed infatti l'eroe espande il suo cosmo fino ai limiti estremi, ed alla sua energia si unisce il cosmo di Isabel. Thor avverte il cosmo di Lady Isabel, il quale gli ricorda quello di Ilda la prima volta che la incontrò. Molto tempo prima infatti, Thor era inseguito da alcuni soldati poiché aveva cacciato degli animali nonostante la legge lo vietasse, e fu allora che incontrò Ilda, la quale, curate le sue ferite, lo invitò a palazzo. Thor rimase molto colpito dalla bontà d'animo della celebrante di Odino, ed ora non può fare a meno di pensare a quanto sia cambiata, ricordando quando qualche giorno prima gli ordinò di portare via Flare, la quale si era opposta alle sue idee. Thor non può comunque venire meno ai suoi doveri di difensore di Asgard e così scaglia il Braccio di Titano, ma, con suo immenso stupore, Pegasus riesce prima a parare il colpo con le mani, e poi persino a rilanciarglielo indietro, ferendolo alle gambe. Entrambi i cavalieri bruciano i loro cosmi, pronti per quello che sarà certamente l'ultimo duello, e si scontrano a mezz'aria, ma Thor alla fine si convince della veridicità delle parole del suo avversario e non affonda i colpi, subendo in pieno stomaco l'attacco nemico. Il Fulmine di Pegasus sfonda infatti il ventre del nemico, causandogli una ferita mortale. Thor, che ha ormai compreso che Pegasus aveva ragione riguardo ad Ilda, piange, ricordando la bontà della donna che aveva conosciuto, poi, crolla al suolo, mentre lo zaffiro cade dalla sua armatura del nord. I cavalieri raccolgono lo zaffiro, caduto dall'armatura, ma sono comunque molto tristi per la tragica morte di Thor, consci che poche pietre non possono richiedere così grandi sacrifici. Poi, i quattro amici riprendono la corsa, fino ad arrivare alla fine del sentiero. Qui, decidono di separarsi, dandosi appuntamento al palazzo di Ilda. Come al Grande Tempio infatti, hanno poco tempo, stavolta non segnato dai fuochi della meridiana ma dal sole, e così ciascuno di loro corre in una direzione diversa, mentre la neve inizia a ricoprire il cadavere di Thor.
Al picco di ghiaccio, Kiki, spinto da Lady Isabel tenta invano di convincere Flare a ripararsi da qualche parte. Ai ripetuti rifiuti della ragazza, che decide di restare per pregare insieme ad Atena, la stessa Lady Isabel ne accetta la presenza. I cavalieri intanto si trovano su vie diverse. Pegasus sta percorrendo uno stretto costone roccioso, Cristal è nella foresta, Andromeda sta salendo su una collina coperta di alberi secchi e Dragone si trova in una profonda valle. All'improvviso, una valanga cade verso l'eroe, che riesce ad evitarla saltando su un'enorme roccia, troppo alta per essere sepolta dalla neve. Lassù, Sirio ode la voce di Capricorn, e nel cielo appare lo spirito del cavaliere della decima casa, il quale gli raccomanda "Proteggi Atena al mio posto, abbi cura di lei !". Dragone afferma che lo farà, perché così ha promesso quel giorno, alla decima casa, e Capricorn si dice sicuro che Atena è in mani sicure. Dopo che l'anima scompare, Sirio, il quale ha preso su di se il compito che prima era Capricorn a portare, la difesa di Atena, non come fardello ma come onore che rende paghi, rammenta la battaglia della decima casa. Quel giorno Sirio portò il nemico con se nello spazio, ed il suo spirito di sacrificio colpì Capricorn, il quale capì che la neonata che Micene portava, era realmente la Dea Atena. Capricorn decise allora di fare quanto era in suo potere per salvare Sirio, ma prima gli chiese di promettere di proteggere Atena al suo posto. Sirio promise, ed ebbe salva la vita, Capricorn infatti si tolse l'armatura sacra, che si dispose sul corpo di Dragone. Poi, il cavaliere d'oro spinse il ragazzo verso la terra e, mentre il suo corpo bruciava nel fuoco astrale e saliva verso le stelle, gridò "Lascio Atena nelle tue mani, proteggila ! Hai promesso…ricordalo…ricordalo !". Queste furono le sue ultime parole, le ultime volontà di un uomo che, nonostante l'errore di credere ad Arles, era realmente fedele alla giustizia, ma la sua azione salvò Sirio, che atterrò alla decima casa, protetto dalla sacra armatura d'oro. La corazza poi si staccò dal corpo dell'eroe, lasciandolo disteso al suolo fra le rovine della decima casa. Deciso a mantenere la promessa fatta, Dragone riprende la corsa, mentre l'ululato di un branco di lupi si leva nell'aria. A palazzo, Megres informa Orion della sconfitta di Thor, cosa che li lascia alquanto stupiti, e della separazione dei cavalieri di Atena. Orion a sua volta informa Ilda che Luxor è sulle tracce di Dragone, e la celebrante, sentendo queste parole, ride, già certa della vittoria del suo cavaliere. Sirio intanto arriva ad una cascata ghiacciata e, sollevando la testa, vede un uomo ritto sulle rocce sopra di lui. Il cavaliere di Asgard resta nell'ombra, limitandosi ad emettere un breve, acuto fischio, in risposta del quale un branco di lupi avanza verso Sirio. I lupi sono tutti marroni, eccetto un'esemplare col pelo grigio, il quale risponde ululando ai fischi del cavaliere del nord. All'improvviso, i lupi si lanciano contro Sirio, il quale dopo averne abbattuti alcuni, è sopraffatto dall'assalto. Ben presto i lupi circondano e seppelliscono l'eroe, che però reagisce col il Dragone nascente, scaraventando al suolo gli animali. Furioso per quello che ha fatto ai lupi, il cavaliere del nord ordina ai superstiti di restare indietro e poi salta davanti a Dragone, presentandosi come Luxor. Sulla sua armatura del nord, Sirio vede lo zaffiro del nord, incastonato nella cintura. Sperando di evitare lo scontro, Sirio chiede a Luxor di cedergli il passo, e Luxor risponde beffardo "Perché non l'hai detto subito ? l'avrei fatto senza discutere. Si, ti avrei ceduto il passo volentieri, esseri inferiori come te non li considero come nemici, preferisco che siano altri a sporcarsi le mani con i miserabili !" Dopo uno scambio di battute, Luxor, che preannuncia a Sirio una fine lenta e dolorosa, attacca con i "Denti del Lupo", e per quanto l'eroe sia abile a difendersi con lo scudo, non riesce a vedere e parare tutti i colpi e subisce numerose ferite di taglio. Ancora una volta davanti a Dragone compare l'immagine di Capricorn, che gli ricorda la sua promessa di proteggere Atena, poi Luxor attacca di nuovo con i "Denti del Lupo" e scaglia l'avversario contro la parete di ghiaccio. Approfittando del momento, Luxor si porta vicinissimo a Sirio e con gli affilati artigli del bracciale della sua armatura, lo colpisce di taglio appena sopra gli occhi. Numerose gocce di sangue macchiano di rosso le immacolate nevi di Asgard, e Dragone si porta la mano agli occhi per cercare di schiarirsi la vista. Gli occhi infatti non sono stati colpiti direttamente, ma il sangue che sgorga dalla ferita rende difficile mantenerli aperti ed avere una chiara visuale. Luxor attacca di nuovo, e stavolta Sirio viene colpito in pieno e scagliato al suolo. Sotto le risate del cavaliere del nord, Dragone cerca di rialzarsi, ma Luxor afferma "Non ho voglia di finirti, ad altri lascerò il compito !" e subito dopo fischia per chiamare i lupi. Usando gli occhi della mente come aveva imparato a fare durante il periodo di cecità, Sirio si rende conto che Luxor ed il lupo grigio stanno avanzando verso di lui da direzioni opposte. L'eroe decide di usare il Drago nascente, unica sua speranza, ma è indeciso su chi colpire, ed in quel momento, i due nemici si lanciano all'attacco. Respinto il lupo con lo scudo, Sirio lancia il Colpo segreto del Drago nascente contro Luxor, il quale però lo evita agilmente. Il Drago nascente si infrange sulle rocce e Luxor è illeso e pronto a riprendere lo scontro. Indietreggiando, Sirio si porta sull'orlo del baratro, e Luxor grida "Sei pronto alla lotta, cavaliere ? Non è forse questo il vostro urlo di battaglia ?! Per te suonerebbe meglio…sei pronto al sacrificio ?" e subito si lancia contro il nemico mentre l'ululato dei lupi risuona minaccioso nell'aria.
Con un agile balzo, Sirio schiva il primo assalto, ma la vista gli si appanna per le ferite e così l'eroe subisce in pieno l'attacco successivo, che lo scaglia contro la parete ghiacciata della cascata. Raggiunto il nemico, Luxor lo colpisce numerose volte allo stomaco, servendosi degli artigli dei suoi bracciali, ed alla fine Dragone crolla al suolo, mentre un lago di sangue si allarga sul ghiaccio sotto di lui. Pegasus, Andromeda e Cristal avvertono che l'amico è in serio pericolo, ma purtroppo non possono correre in suo aiuto, altro non resta loro che confidare in lui. A sua insaputa, Cristal è spiato da un nuovo nemico. Luxor intanto si compiace della vittoria riportata su Dragone e permette ai lupi di avvicinarsi per leccare il sangue del cavaliere. Atena intanto sta ancora pregando sul picchio ghiacciato, osservata da Kiki e Flare, entrambi timorosi per la durezza della prova cui la ragazza si è sottoposta. La Dea però non teme per se stessa ma per il suo cavaliere, e bruciando il suo cosmo Sirio si rialza e colpisce i lupi che gli sono vicini. Luxor è inizialmente stupito, ma reagisce colpendo di nuovo Dragone ed atterrandolo ancora una volta. Luxor sferra numerosi calci alla schiena del ragazzo, per poi finirlo con uno al collo. Prostrato al suolo, Sirio, che perde flotti di sangue dalla bocca e dalle ferite agli occhi, ode le voci di lady Isabel e di Capricorn, entrambe lo esortano a risollevarsi e riprendere la lotta. Pur a fatica, l'eroe si rialza, stupendo Luxor, che gli chiede che cosa lo sostiene. Sirio tenta di spiegare al nemico dell'anello del Nibelungo e del fatto che Ilda è posseduta da una volontà aliena, ma le sue parole non convincono il cavaliere di Asgard, certo che la celebrante abbia dichiarato guerra ad Atena solo per dare un posto al sole alle genti del nord. "Non credo a niente, io !" afferma ad un tratto il guerriero, e quando Sirio gli chiede per cosa combatta allora, lui risponde che lo fa "Perché mi diverte, perché a questo mi hanno educato i lupi della foresta !" e subito dopo sferra un violento pugno al volto del nemico. Rialzandosi a stento, Sirio chiede a Luxor di spiegargli il senso di quelle misteriose parole, ed il cavaliere, considerandolo il "desiderio di un condannato" acconsente a raccontare la sua storia. Era un tempo il casato dei Luxor uno dei più importanti di Asgard e lui era cresciuto felice, circondato dall'affetto dei genitori. Una mattina, quando aveva sei anni, era uscito a cavallo con loro ed un seguito di guardie, ma all'improvviso dal nulla era apparso un enorme orso. Nel vederlo, il cavallo della madre di Luxor si imbizzarrì, disarcionando la ragazza e lasciandola indifesa di fronte all'animale. Con un colpo solo, l'orso uccise la donna, dilaniandola con gli artigli. Mentre il padre di Luxor, preso un ramo biforcuto, cercò di affrontare la bestia, il bambino corse vicino al corpo della madre è chiamò le guardie affinché la aiutassero, ma gli uomini, spaventati, fuggirono abbandonandolo al suo destino. Intanto, l'orso uccise anche il padre, ed invano Luxor chiamò il suo nome sperando che si rialzasse. Mentre il bambino piangeva, l'orso gli si avvicinò, ma dalla foresta apparve un branco di lupi, che attaccarono l'orso alla gola. Molti lupi caddero, uccisi dagli artigli, ed uno di loro, quello grigio, fu ferito alla fronte, ma alla fine l'orso scappò. Il motivo per cui i lupi soccorsero il bambino resta un mistero, ma lo stemma della famiglia dei Luxor era proprio il lupo e sembra come se gli animali fossero fedeli agli appartenenti a quel casato. Comunque, Luxor curò il lupo grigio ed entrò a far parte del branco, vivendo con loro e diventando col passare del tempo più forte ed agile. In poche ore comunque l'intera famiglia era andata distrutta e la casata dei Luxor fu abbandonata. Quello che era stato un nobile palazzo, divenne poco più di una costruzione in rovina, mentre il ragazzo cresceva nella foresta insieme ai lupi. "Abbandonai gli uomini, come loro abbandonarono me !" conclude Luxor. Sirio è colpito dalla triste storia del ragazzo, ma afferma che non si tratta di un valido motivo per passare alle forze oscure "Anch'io ho perso i genitori ma non per questo compio stragi." sostiene l'eroe. Furioso per queste parole, Luxor ordina ai lupi di sbranarlo, ma Dragone gli chiede perché, se odia tanto gli uomini, obbedisce ad Ilda. Luxor racconta allora ciò che accadde una notte di poco tempo prima, mentre dormiva fra le macerie del suo palazzo. All'improvviso, dalle rocce apparve la sua armatura, che già era stata di suo padre, e si dispose sul suo corpo. Subito dopo giunse Ilda, circondata da un cosmo ampio e potente, e di fronte a lei persino i lupi si inginocchiarono. Ilda disse a Luxor che era stata lei a donargli le vestigia e che avrebbe dovuto usarle per aiutarla a sconfiggere Atena ed a dare alle genti di Asgard un luogo assolato in cui vivere. Luxor giurò allora fedeltà alla celebrante. Tornati al presente, i lupi attaccano Sirio, ben presto imitati da Luxor, che sferra l'attacco chiamato "Lupi nella Tormenta", travolgendo in pieno il cavaliere. I lupi assalgono Sirio per sbranarlo, e per quanto lui si difenda, si trova ben presto in difficoltà. Atena però accorre in soccorso del ragazzo, ed il suo cosmo raggiunge Sirio ed ammansisce i lupi. Luxor e Sirio bruciano entrambi i loro cosmi e lanciano i loro colpi, ma i Denti del Lupo hanno la meglio sul colpo del Drago nascente e raggiungono in pieno il cavaliere della giustizia.
Ancora una volta i lupi si lanciano all'attacco, rassicurati da Luxor che Atena non interverrà alla battaglia, ma Sirio li scaglia via con un colpo deciso e bruciando il suo cosmo si rialza. Dragone supplica Luxor di cedergli lo zaffiro, in nome dell'amore per gli uomini che sperano nella pace, ma Luxor odia gli uomini per ciò che gli fecero in passato. Sirio lo rimprovera per il suo odio, ingiustificato nonostante la terribile esperienza che ha vissuto, e schivato il suo assalto, lo colpisce allo stomaco affermando "Perdere i genitori significa perdere se stessi !". Come Luxor, anche Sirio sa bene cosa significhi perdere i genitori, e così gli altri cavalieri "Noi cavalieri di Atena siamo stati scelti tra giovani che hanno subito il tuo stesso destino. Noi tutti abbiamo perso i genitori ! Non per questo ci siamo dati all'oscurità, anzi abbiamo unito le nostre forze e siamo diventati amici donandoci aiuto reciproco. Noi, sotto il segno di Atena ! Noi abbiamo reagito al destino e condiviso la sorte senza chiedere nulla in cambio, sei in torto, hai ceduto al male riservando agli uomini lo stesso destino che tu hai subito !" afferma espandendo il suo cosmo e colpendo l'avversario. I lupi avanzano minacciosi verso Sirio, ma Luxor, che ha deciso di combattere da solo contro il nemico, li allontana e sferra i "Lupi nella Tormenta". Dragone a sua volta lancia il suo colpo segreto, aprendo un enorme crepaccio nel suolo ghiacciaio. Cristal intanto è ancora impegnato nella corsa quando si imbatte nel suo nemico, che si presenta come Artax "il nome mio è vanto di Asgard, vanto e somma gloria !". Quando Cristal si presenta, Artax lo accusa di aver spinto Flare al tradimento e si dice pronto a sconfiggerlo, proclamandosi come uomo unico ad Asgard. Bruciando il suo cosmo, che rappresenta il cavallo ad otto zampe di Odino, Slepnir, Artax fa vibrare il suolo creando colonne di energia. Nel frattempo, Luxor e Sirio si stanno ancora confrontando. Luxor è deciso a non cedere lo zaffiro, per nulla preoccupato dello possibile sterminio che lo scioglimento dei ghiacci causerebbe, ma Sirio riesce ora ad evitare tutti i suoi colpi, per quanto vicini alla velocità della luce. Dragone è conscio che il Drago nascente non sortirebbe effetto sul nemico ed in quel momento nota la cascata di ghiaccio alle sue spalle. Entrambi i cavalieri si scagliano uno contro l'altro, ma Sirio evita i colpi del nemico ed usa il Dragone nascente, dirigendolo proprio contro la cascata di ghiaccio e provocando un'immensa valanga che travolge lui, Luxor e molti lupi. Mentre gli animali sopravvissuti, tra cui il lupo grigio, scavano per trovare il loro compagno Luxor, Sirio si rialza dai ghiacci, vivo anche se molto debole. I lupi intanto trovano Luxor, ma invano ne leccano il volto, il cavaliere del nord è ormai morto e la sua stella dell'orsa si spegne. Dragone raccoglie lo zaffiro, caduto poco lontano, e piange per Luxor, con cui sorte è stata crudele fino alla fine. "Riposa in pace, insieme ai genitori che hai ritrovato." pensa allontanandosi, ma i lupi, guidati dall'esemplare grigio e furiosi per la morte di Luxor, lo assalgono, trascinandolo con loro nel crepaccio. Pegasus, Andromeda e lady Isabel avvertono il cosmo di Sirio indebolirsi, ma alla fine la Dea comprende che l'eroe è salvo, ed infatti Dragone, con in pugno lo zaffiro, giace, solo svenuto, su uno spuntone roccioso. Cristal intanto è ancora alle prese con Artax e decide di attaccarlo per primo usando la Polvere di Diamanti. Per pochi istanti, Artax è bloccato dai ghiacci, ma subito dopo si libera bruciando il suo cosmo. Cristal attacca di nuovo, ma stavolta Artax ribatte il colpo, congelando per alcuni attimi lo stesso Cristal. Il cavaliere del cigno ricorda allora la battaglia all'undicesima casa dello zodiaco, quando raggiunse lo zero assoluto e vinse Acquarius, ottenendo il dominio sulle energie fredde. Conscio che è necessario acquisire di nuovo lo zero assoluto, Cristal espande il suo cosmo, ed il suo potere si confronta in aria con quello di Artax.
Cristal ripensa ancora una volta al duello con Acquarius, che fu fatale al custode dell'undicesima casa, poi gli chiede di cedergli lo zaffiro per salvare Ilda dagli influssi di una volontà aliena. All'inizio il cavaliere di Asgard sembra confusa, ma non appena Cristal nomina Flare, si lancia contro di lui. Il cavaliere di Atena evita il primo attacco, ma Artax non ha alcuna intenzione di arrendersi e lancia il suo colpo segreto, le Nevi di Asgard, col quale imprigiona il nemico fra i ghiacci. Con suo grande stupore però, Cristal si libera in pochi secondi e poi propone ad Artax di narrargli quello che è veramente successo ad Asgard. All'inizio il cavaliere lo ignora, ma quando Cristal aggiunge "Anche Flare è coinvolta nel fatto" accetta di ascoltare. Il ragazzo racconta la sua storia: in seguito all'attacco di Mizar, si era recato ad Asgard per investigare, ma ben presto era stato scoperto da alcune guardie. Non volendo rivelare la sua identità di cavaliere, non aveva posto resistenza e si era fatto incatenare nelle segrete del palazzo. Li non rivelò la verità neppure sotto i pugni di Thor, che lo colpì ripetutamente. A salvarlo giunse Flare, che quando non c'era nessuno entrò nella sua cella e lo liberò dalle catene. Davanti allo sguardo sincero della ragazza, Cristal rivelò la sua identità, e Flare gli chiese di salvare sua sorella Ilda, raccontandogli del suo misterioso cambiamento. Flare chiese a Cristal di portarla da Atena, in modo che potesse chiederle di riportare la pace ad Asgard, e lo condusse fuori dal palazzo. Lì, Cristal indossò l'armatura del Cigno e fuggì insieme alla ragazza, inseguito da un gruppo di soldati. Artax però non crede a questa storia e si convince sempre di più che Cristal ha in qualche modo ingannato la ragazza. La lotta tra i due riprende, ed Artax è ben presto in vantaggio, anche se di poco. A più riprese il cavaliere del nord accusa Cristal di aver diviso due sorelle e spinto Flare a tradire. Intanto, al picco ghiacciato, Kiki e Flare si accorgono con orrore che il ghiaccio ha ripreso a sciogliersi, segno che il cosmo di Atena si sta indebolendo. Nel frattempo, Artax ripensa all'infanzia ed all'adolescenza, divise tra l'addestramento a cavaliere e l'amicizia di Flare, ed in particolare ricorda il giorno in cui disse alla ragazza che stava per affrontare l'ultima prova per diventare cavaliere. Flare ne era triste, perché desiderava un mondo unito nella pace in cui non ci fosse bisogno di cavalieri. Le loro parole furono interrotte dall'arrivo di Ilda, che rimproverò dolcemente la sorella per aver distratto Artax dall'allenamento, e poi si allontanò con lei. "Per proteggerle sono diventato cavaliere !" afferma il guerriero pensando alle due sorelle, e poi confronta il suo potere con quello di Cristal, annullando l'Aurora del Nord col suo colpo segreto, il Fuoco del Meriggio. Cristal capisce che Artax domina sia il ghiaccio che il fuoco, ma prima che possa pensare ad un modo per ottenere la vittoria, il cavaliere del nord fugge in una grotta alle sue spalle. Senza esitare Cristal lo insegue, e man mano che si addentra nella grotta sente la temperatura alzarsi sempre di più. Rivoli di sudore scorrono sul volto del cavaliere, che ben presto si ritrova davanti ad un lago di lava incandescente. Su una roccia al centro del lago, Artax accoglie il nemico "Nell'unico luogo di tutta Asgard che non è ricoperto dai ghiacci eterni". Come Artax aveva pianificato, il caldo disorienta Cristal, che è incerto sull'attacco da usare. Artax attacca per primo, e Cristal, indebolito anche dal caldo intenso, evita a fatica i colpi infuocati del nemico, che alla fine lo atterrano. Al successivo assalto di Artax, Cristal viene avvolto dalla lava, ed al picco ghiacciato Kiki avverte il suo cosmo che si indebolisce. Concentrandosi, il bambino riesce a vedere l'amico tra le fiamme, e non appena lo dice a Flare, la ragazza capisce che il cavaliere del cigno sta lottando contro Artax nella caverna vulcanica. Senza esitare, la ragazza corre verso la grotta, ma Kiki è incerto se seguirla o restare a proteggere Atena. Nella grotta, Cristal sta cercando di proteggersi dalla lava grazie al suo gelido cosmo, ma Artax è pronto a sferrare il colpo finale.
Flare corre verso la caverna, proprio mentre, all’interno, Artax si convince sempre di più che la ragazza è stata plagiata da Cristal. Il cavaliere del cigno usa il suo cosmo per difendersi dal nuovo attacco del nemico, ma viene travolto dal Fuoco del Meriggio. A fatica, il ragazzo si rialza, spossato dai colpi nemici e dal caldo. Artax invece può resistere al calore grazie alla sua armatura, che Ilda fece emergere proprio dal lago di lava. Proprio lì infatti Artax si era allenato da bambino, prima nel riuscire a ghiacciare la lava, e poi nello sciogliere il ghiaccio con i colpi di fuoco. Il cavaliere del nord comunque è impressionato dall’abilità di Cristal di governare le energie fredde, e gli propone di unirsi a lui e servire Ilda. Ovviamente Cristal rifiuta ed Artax scaglia il colpo finale, atterrandolo. A palazzo, Megres informa Orion della sconfitta di Luxor per mano di Dragone. Il secondo di Ilda è preoccupato, ed insieme a Mizar teme di aver sottovalutato i nemici. Mentre Flare è sempre più vicina alla caverna, Cristal si rialza ancora una volta, e per un attimo riesce a vedere il nuovo attacco del nemico, anche se non ad evitarlo. Il cavaliere del cigno sviene di nuovo e cadendo a terra perde l’elmetto. Artax, in qualche modo impressionato dal coraggio del nemico, decide di tenere l’elmo come trofeo e di portare la notizia della vittoria a palazzo, ma mentre si allontana per uscire dalla caverna, Cristal lo ferma e si rialza, seppur a fatica. Il cavaliere di Atena tenta invano di convincere Artax della verità, poi lo scontro riprende e Cristal, prima di svenire nuovamente per il calore, lancia il Sacro Acquarius. Con un salto Artax evita il colpo, ma resta comunque sbalordito nello scoprire che quel colpo era abbastanza forte da congelare la lava vulcanica. Intanto, mentre Flare ha finalmente raggiunto la grotta, Isabel da a Kiki il permesso di seguirla, ed il bambino si teletrasporta via. Nella caverna, Artax sta per gettare Cristal nella lava, ma in quel momento arriva Flare, che lo supplica di lasciarlo. Riluttante, Artax lo lascia cadere a terra, e poi osserva inorridito Flare che corre da lui per accertarsi delle sue condizioni. La ragazza cerca di convincere Artax del mutamento di Ilda e gli chiede lo zaffiro, ma il cavaliere pensa che l'amica di un tempo sia stata plagiata da Cristal ed Atena e sostiene che Ilda si sta comportando in quel modo per dare al suo popolo una terra baciata dal sole. Convinto che uccidendo Cristal riuscirà a riportare la ragazza ad Asgard, Artax si prepara a lanciare il Fuoco del Meriggio, ma Flare si frappone fra lui ed il cavaliere di Atena. "Cristal, non sai quanto rancore è nell’animo di Artax !" afferma il guerriero, per poi chiedere a Flare di spostarsi. La ragazza però rifiuta ed Artax, seppur a malincuore, lancia il Fuoco del Meriggio contro entrambi. Fortunatamente, Cristal riesce a proteggere la ragazza con il suo corpo, ma entrambi vengono comunque lanciati contro la parete. Flare resta svenuta al suolo, ma Cristal si rialza, furioso per quello che Artax ha fatto. I due guerrieri espandono al massimo i loro cosmi, e Cristal ricorda Acquarius e raggiunge il settimo. Il Sacro Acquarius ed il Fuoco del Meriggio si scontrano a mezz’aria, ma alla fine il potere dei ghiacci ha la meglio ed Artax viene spazzato via. Il guerriero poi crolla al suolo, privo di vita, e Flare, piangendo, striscia fino a lui e gli stringe la mano. I ricordi dell’infanzia passata insieme ad Artax riemergono nella mente della ragazza che, sopraffatta dal dolore, sviene, proprio mentre Kiki appare all’interno della caverna.
Preso lo zaffiro del nord e sepolto Artax, Cristal affida Flare a Kiki e riprende il cammino verso il palazzo. Proprio lì, Ilda avverte il cosmo di Artax che si spegne, ma Orion la rincuora, ed oltre a lui anche la misteriosa voce degli abissi, che la esorta a non temere Atena. Intanto, Pegasus sta camminando sul ciglio di un burrone quando ha un mancamento dovuto ai postumi dello scontro con Thor e precipita nel baratro. Fortunatamente, l'armatura resiste all'impatto salvandogli la vita, ed al ragazzo torna in mente il giorno in cui fu forgiata. Accadde tutto al Grande Tempio, alla prima casa, poco tempo dopo la morte di Gemini. Mur, Toro, Ioria, Virgo e Scorpio vollero ringraziare i cavalieri per il loro coraggio, e come prova della loro riconoscenza decisero di riparare le loro armature, andate distrutte in quella battaglia. Siccome è necessario sangue di cavaliere per riparare un'armatura, si tagliarono i polsi, e coprirono col loro sangue i frammenti delle corazze. Grazie al loro sangue ed ai loro cosmi, le armature risorsero, mutate nell'aspetto e persino più forti di prima. "Hanno rischiato la vita" pensa Pegasus, consapevole che in quel momento i cavalieri d'oro sarebbero stati vulnerabili in caso di attacco, e spinto dalla riconoscenza verso di loro si rialza ed inizia ad arrampicarsi sulla parete. Intanto, mentre Cristal continua il cammino e Sirio è ancora svenuto, Andromeda avverte il cosmo degli amici indebolirsi. Il ragazzo è triste, perché sperava di non dover mai più combattere dopo la battaglia di Atene, che era costata la vita a uomini valorosi come Capricorn, Acquarius, Fish e Gemini, ed invece una nuova minaccia l'ha obbligato a riprendere le armi. Allontanati questi pensieri, il cavaliere riprende la corsa, mentre a palazzo Ilda pensa che Mime, il quarto guerriero di Asgard, riuscirà a sconfiggerlo facilmente. Ben presto, Andromeda sente una musica di cetra provenire da alcune rovine. La sua catena non segnala presenze ostili, ma in pochi istanti il cavaliere incontra Mime, colui che sta suonando quella dolcissima musica. Il guerriero del nord ha avvertito la gentilezza nel cuore del nemico e quindi gli chiede di ritirarsi. Andromeda rifiuta ed attacca il nemico, ma la catena si rifiuta di colpire Mime e cade a terra priva di tensione. Mime infatti non è apertamente ostile, e quindi la catena non può colpirlo. Libero di agire, il cavaliere di Asgard lancia affilatissimi raggi di luce, simili a delle righe di pentagramma, ed alla fine ha la meglio anche sulla catena difensiva e travolge il nemico. Andromeda si rialza e, dopo aver esortato l'avversario ad arrendersi, attacca di nuovo. Stavolta però Mime usa la musica per moltiplicare la sua immagine e confondere la catena, che colpisce solo delle illusioni e si avvolge attorno ad una roccia. Portatosi alle spalle di Andromeda, Mime colpisce di nuovo il nemico, lanciandolo contro le rocce. Mime chiede ad Andromeda perché combatte, e quando il ragazzo risponde "Devo salvare l'umanità dal pericolo di nuove guerre", gli ricorda che sono stati loro ad invadere Asgard, e prima ancora il Grande Tempio, e quindi afferma che sono loro a portare la guerra. Andromeda, scioccato dalla veridicità delle parole del nemico e dalla nobiltà insita nel suo animo, si chiede se la giustizia è un ideale tale da valere il sacrificio di così tante vite umane. "Possibile che la pace non possa trionfare se non a costo di così tanta violenza ?!" si chiede cadendo in ginocchio a terra. Il ragazzo chiede perdono agli amici e decide di arrendersi, ma quando Mime sta per finirlo, sente la voce di Phoenix. "Purtroppo non c'è risposta alla domanda che ti poni. La guerra è la peggior arma che si possa usare, ma che cosa ne sarebbe degli uomini se le forze oscure prevalessero per sempre ?! Pensa ad un mondo senza giustizia, governato da uno, dieci, cento tiranni. Pensa a cosa ne sarebbe di gente pacifica costretta a vivere sotto un giogo che rende schiavi. Pensa ad un mondo dove gli onesti debbano continuamente piegarsi ai soprusi. Pensa a cosa sarebbe… e decidi !" dice il cavaliere, ed Andromeda decide di rialzarsi e riprendere la lotta contro l'oscurità.
La battaglia riprende, e di nuovo Mime usa la musica della sua cetra per moltiplicare la propria immagine. Neanche la catena riesce ad individuare il vero Mime, che quindi non ha difficoltà a colpire Andromeda. Intanto, nella capanna, Flare, ancora priva di sensi, sogna Artax ed Ilda. La celebrante inizialmente è gentile come sempre ed esorta la sorella ad amare ed apprezzare Asgard nonostante il suo gelido clima, poi però diventa malvagia e l'accusa di tradimento, dando ordine ad Artax di ucciderla. A palazzo intanto Ilda è delusa della sconfitta di Artax, ma non è comunque rattristata dalla morte dei suoi cavalieri. Sul campo di battaglia, la catena continua ad essere inefficace ed Andromeda è ancora alla mercé di Mime, i cui colpi lo centrano in pieno. Il cavaliere di Atena cerca di capire il segreto della velocità dell'avversario, e soprattutto non capisce perché la catena non considera Mime un nemico neanche ora che sta attaccando apertamente. Ignorandolo, Mime riprende a suonare, e ben presto la sua immagine si moltiplica, confondendo il giovane. Andromeda capisce che la musica della cetra plagia il pensiero e si sforza di ignorarla. Per sua fortuna poi un raggio di sole appare tra le nubi e proietta al suolo l'ombra del vero Mime, indicandone chiaramente la posizione. Finalmente libero di agire, Andromeda lancia la sua catena, che stavolta colpisce il nemico, facendogli volare via l'elmetto. Il cavaliere di Atena afferma che era la musica a plagiare la sua mente, facendogli apparire Mime come un amico ed impedendo alla catena di trovarlo, ma il cavaliere di Asgard sorride e si libera senza fatica dalla catena che gli legava il polso. Andromeda è sbalordito perché ora Mime non sta suonando la cetra, e ciononostante la catena non lo avverte come nemico. "Perché sei nobile e gentile e tale nobiltà è così radicata nel tuo animo che non ho bisogno di musica per farmi amare da te. E' bastato illuderti un attimo della mia bontà, volevi credere ad ogni costo." Dichiara il guerriero, che poi si prepara a suonare la musica fatale che porrà fine alla battaglia. Incredibilmente però, Andromeda si toglie l'armatura, dimostrando di essere pronto a morire per Atena, e poi aggiunge "Non è la tua musica a renderti nobile, ma tu lei". Il cavaliere chiede al nemico perché Mime combatte, ma quando costui risponde che lo fa per conquistare una nuova terra per la gente di Asgard, non gli crede. Andromeda ha infatti avvertito il cosmo di Mime, che non è assetato di gloria, ma finge di esserlo, e dichiara "Tu sei nobile d'animo e rifuggi la violenza, esattamente come me". E' quindi per questo che la catena non lo attacca, perché percepisce la gentilezza nel suo animo. Mime nega la veridicità delle parole del nemico, e per provarlo si prepara ad attaccare, ma Andromeda non è disposto a farsi sconfiggere ed inizia ad espandere il suo cosmo. Il vento che prelude alla Nebulosa di Andromeda si scatena, e Mime è paralizzato dalla corrente. Andromeda chiede lo zaffiro, ma quando Mime rifiuta di darglielo è obbligato a scatenare il suo potere e spazza via il nemico, proprio mentre, altrove, Pegasus ha finalmente completato la scalata e può riprendere il cammino. Andromeda osserva sconsolato il paesaggio, dopo il passaggio della nebulosa le rovine che erano sul campo di battaglia sono distrutte. All'improvviso però nota che le corde dell'arpa di Mime sono legate alle macerie, ed infatti il cavaliere le ha usate per ancorarsi a terra ed evitare gli effetti devastanti del colpo nemico. Tornato a terra, Mime sfodera la sua arma migliore, la Melodia delle Tenebre. Le corde dell'arpa si avvolgono attorno ad Andromeda e gli penetrano nelle carni, facendolo sanguinare in più punti. Man mano che Mime suona, la morsa si stringe sempre di più, ed alla fine il musico pizzica l'ultima nota, quella che ucciderà il ragazzo tagliandogli. Il cavaliere sta per lasciarsi andare, e la catena ancora non accorre in suo aiuto, ma all'ultimo momento delle piume metalliche tagliano le corde e Phoenix compare sul campo di battaglia. Soccorso il fratello, Phoenix si prepara a prendere il suo posto nel combattimento.
La battaglia tra Phoenix e Mime comincia, e quest'ultimo, grazie all'esperienza acquisita affrontando Gemini, riesce a schivare gli attacchi nemici. Mime inizia allora a suonare la cetra e moltiplica la sua immagine, mentre la sua musica intorpidisce Phoenix, che rischia di addormentarsi. Andromeda grida invano al fratello di ignorare la musica, e così Mime può facilmente approfittare del suo torpore per colpirlo. Tutt'altro che sconfitto però, Phoenix si lancia all'attacco, ma il suo pugno viene bloccato dal nemico. Il cavaliere della fenice commenta le affinità tra i suoi poteri e quelli dell'avversario, entrambi basati sull'illusione, poi però, fissandolo negli occhi, riesce a scorgere nel suo cuore, triste e combattuto tra due emozioni. Alla fine il potere di Mime ha il sopravvento e Phoenix viene spinto indietro "E' la prima volta che fronteggio un cavaliere così abile" si complimenta il guerriero del nord. A palazzo, Ilda nutre delle incertezze sulla vittoria di Mime, ma Orion la rassicura ricordandole che Mime è figlio di Folken, uno dei più grandi guerrieri di Asgard, ed è persino superiore al defunto genitore. Sul campo di battaglia, Mime chiede a Phoenix "Come mai hai messo la tua fiera e orgogliosa forza al servizio di Lady Isabel ?". Il cavaliere della fenice risponde che è li per portare la pace, ed aggiunge "Noi non abbiamo invaso Asgard, voi l'avete fatto ! Essere invasore per me ha un altro significato, è invasore colui che usando violenza vuole asservire un intero popolo o addirittura l'umanità alla sua sete di potere !". Phoenix ricorda come un tempo combatteva da solo, in nome dell'ambizione, ma poi si è unito ai cavalieri ed ha deciso di combattere per la giustizia. Le parole dell'eroe però non impressionano Mime, e quando Phoenix attacca ne blocca il pugno con un'unica corda di cetra, per poi spingerlo addirittura indietro. Il cavaliere di Atena tenta di schivare i colpi nemici, lanciati alla velocità della luce, ma alla fine cede e viene travolto. Stanco delle parole, Mime si prepara ad eliminare Phoenix, ma il cavaliere della fenice ribatte dicendo che anche nel suo cuore c'è amore. Per negare quest'affermazione, Mime racconta a Phoenix la sua storia: da piccolo, non voleva imparare a combattere ed amava suonare la cetra. Suo padre Folken, glorioso guerriero di Asgard, era però contrario e voleva fare di lui un prode cavaliere. Mime, molto diverso da lui, si sentiva incompreso e solo, finché un giorno, completato l'addestramento, corse a casa cercare il padre. L'uomo non era lì, ma su un mobile Mime trovò un medaglione, al cui interno c'era la foto di una giovane coppia con un figlio neonato. "Sono i tuoi veri genitori !" tuonò Folken alle sue spalle, per poi raccontare che, anni prima, era stato inviato in una città di provincia per risolvere delle questioni diplomatiche. Alla fine però si scontrò col padre del bambino, che era consigliere della città, ed uccise sia lui che la giovane moglie, salvando solo il loro bambino neonato. Saputa questa verità, Mime accusò il padre di averlo usato per mettere a tacere la sua coscienza, e prima che l'uomo potesse spiegarsi lo uccise con un colpo solo. Da allora il suo animo si volse al male e l'odio ebbe il sopravvento. Phoenix però non crede del tutto a questa storia e ritiene ancora Mime un uomo nobile. Per provare le sue parole, il guerriero lancia il Fantasma Diabolico, e nella mente di Mime riappaiono dei ricordi sepolti in profondità nel suo cuore. Mime vede Folken che si prende cura di lui quando è malato, che lo protegge dal freddo, che gli stringe la mano. Folken chiese perdono prima di morire e raccontò la verità: aveva dovuto uccidere i suoi genitori perché costretto e poi, dopo averli sepolti, si prese cura di Mime a costo della sua vita. "Invece di capirlo lo hai ucciso" accusa Phoenix "Tu amavi Folken !". Mime è confuso e si stringe la testa con le mani, ma alla fine l'odio ha il sopravvento ed il cavaliere si rialza, pronto a finire Phoenix.
Phoenix tenta ancora di convincere Mime che non Folken ha ucciso i suoi veri genitori, "Ma la guerra, la stessa guerra che vuoi portare a me." e gli chiede lo zaffiro per evitare nuovi spargimenti di sangue, ma il guerriero del nord lo colpisce duramente. Mentre Phoenix è a terra, Mime ricorda i primi allenamenti fatti con Folken, il quale, dopo avergli parlato della potenza dei cavalieri, lo esortava a trovare dentro di se la forza per riuscire nel suo intento. Attimi dopo, Phoenix si rialza, e con un nuovo assalto riesce a superare le difese di Mime e ad atterrarlo. Phoenix sostiene come la giustizia sia un ideale superiore alla brama di gloria, che lui stesso ha conosciuto in passato, ma lo scontro successivo finisce in parità ed entrambi i cavalieri vengono lanciati contro le rocce. Dal picco ghiacciato, Isabel esorta Phoenix a ricordare Atene e la battaglia alla casa di Virgo, durante la quale acquisì il settimo senso. Mentre Pegasus e Cristal continuano il loro cammino, seppur doloranti, e Sirio è sempre svenuto nel crepaccio, Mime decide di usare la sua arma più forte: la cetra. Il guerriero suona la Melodia delle Tenebre, e le corde dello strumento si stringono attorno a Phoenix, iniziando a stritolarlo. Ben presto, le corde penetrano nell'armatura e nelle carni del guerriero, che si contorce a terra, incapace di reagire. Nonostante tutto, Phoenix non vuole implorare il perdono del nemico, che stringe la morsa delle corde. Andromeda, che fino ad ora aveva solo assistito al combattimento, indossa di nuovo il bracciale della sua armatura e quando Mime sta per suonare l'ultima nota, gli blocca la mano con la catena. Il cavaliere della fenice però gli ordina di richiamare la catena perché vuole trovare dentro di se la forza per vincere quello scontro. Mentre Mime pizzica la corda dell'ultima nota, Phoenix ricorda la battaglia alla sesta casa e brucia al massimo il suo cosmo, frantumando sia la sua armatura che le corde. Mime si guarda attorno, alla ricerca del nemico, e vistolo in piedi sopra una roccia alle sue spalle gli chiede come ha potuto liberarsi da quella stretta mortale. "Sacrificando l'armatura e ricordando una cosa dimenticata." grida Phoenix bruciando il suo cosmo e lanciando le Ali della Fenice. Mime tenta di ribatterle, ma viene travolto e lanciato al suolo, mentre la sua cetra va in pezzi per la durezza dell'impatto. "Spiegami Phoenix, che cosa in te è stato superiore, quale virtù ?" chiede Mime, ed il cavaliere risponde "E' la sicurezza della giustizia", che in battaglia dona forza incredibile. Phoenix esorta il nemico a giudicare onestamente il suo passato, come lui ha stesso ha fatto un tempo. Mime allora riconosce le sue colpe e chiede perdono all'anima di Folken, poi si alza e grida "Non Folken ha ucciso i miei veri genitori, ma la guerra, la guerra che tutto travolge !". Sotto gli occhi sbalorditi dei nemici, il guerriero getta via la sua armatura, in modo da essere alla pari con Phoenix, ma nonostante tutto decide di non arrendersi, perché combattere è suo dovere di difensore di Asgard. La catena di Andromeda assume la posizione di riposo, segno che non c'è più odio in Mime, ed il ragazzo osserva Phoenix e Mime che si scontrano per l'ultima volta. Il cavaliere di Atena ne esce ferito, ma alle sue spalle Mime afferma "Dovete riuscire ! Dovete salvare Atena, ed Ilda insieme ad Atena, perché la pace ritorni sulla terra" e poi crolla al suolo dopo aver aggiunto "Un giorno ci rivedremo nel paradiso dei cavalieri. Lassù regna la quiete, la dolce quiete, lassù potremo finalmente essere amici". Sorridendo, perché presto ritroverà Folken ed i suoi genitori, Mime affida a Phoenix ed Andromeda la difesa di Asgard e si spegne. Nelle sue mani, Andromeda trova lo zaffiro di Odino. Phoenix esorta il fratello a riprendere la corsa ed a non voltarsi indietro, ma non appena Andromeda si allontana dice "Addio, Atena" e crolla a terra privo di sensi. Poco lontano, Andromeda, che ha di nuovo indosso l'armatura, avverte il cosmo del fratello che cala di intensità, ma decide comunque di continuare la corsa. A palazzo, prima Mizar e poi Orion vorrebbero andare incontro al nemico, ma Megres li deride entrambi, e dopo aver dichiarato che contro i cavalieri la sola forza non basta, afferma "Potreste seguirmi, ma da lontano, e vedere come agisce un cavaliere che non ha alcuna pietà !". A queste parole sia Mizar che Orion si incupiscono. Intanto, Phoenix è ancora al suolo, in bilico tra vita e morte.
A palazzo, la discussione tra Mizar, Orion e Megres continua. "Fino ad ora abbiamo combattuto con lealtà e coraggio, e abbiamo sempre perso. Ho deciso di cambiare tattica, non avrò più pietà !" afferma quest'ultimo. Megres chiede ad Orion il permesso di agire a modo suo, ma il cavaliere esita. In quel momento sopraggiunge Ilda, che ha sentito della sconfitta di Mime. Orion conferma la notizia, ma prima che possa proseguire, Megres interviene nella discussione e chiede alla regina di avere carta bianca, se non altro in nome dell'amicizia tra le loro famiglie. "Conduci la battaglia come più ti aggrada" acconsente Ilda allontanandosi. Soddisfatto, Megres si alza in piedi e, dopo aver usato il suo cosmo per provocare Orion, colpevole di aver esitato a dargli il permesso, esce dal palazzo. Intanto, Pegasus, pur rallentato dal dolore delle ferite, continua ad avanzare, e così fanno Cristal ed Andromeda, mentre Phoenix è ancora svenuto accanto al cadavere di Mime. Altrove, Sirio finalmente si risveglia e scopre di avere ancora in mano lo zaffiro di Luxor. Nonostante il suo corpo sia semi congelato, il ragazzo inizia la scalata per uscire dal crepaccio, resa più difficile dalla roccia liscia e priva di appigli. Fuori dal palazzo, Megres pensa a quanto sia cambiata Ilda, che in passato non aveva apprezzato la sua astuzia. Poco tempo prima infatti la donna l'aveva scacciato per via della sua ambizione e degli inganni che ordiva per ottenere più considerazione. Megres si incammina nella foresta, ma all'improvviso nota qualcuno che corre tra gli alberi e lo insegue. L'intruso è troppo veloce per essere un cavaliere avversario, ma dopo un breve inseguimento ed un accenno di lotta finalmente Megres lo raggiunge. Si tratta di Castalia, evidentemente giunta ad Asgard per aiutare i cavalieri. La donna cerca di evadere le pressanti domande del nemico, ma il cavaliere capisce dalla maschera che si tratta di una sacerdotessa guerriera, e ben presto indovina che è li per Pegasus. I due si affrontano e Megres le mostra delle teche di ametista al cui interno sono intrappolati degli scheletri umani. Megres vuole usare la donna come esca per Pegasus, ma dopo un iniziale vantaggio si trova in difficoltà sotto i suoi colpi e viene atterrato. Con un gesto improvviso però spruzza dell'acido sulla maschera di Castalia e poi la colpisce duramente. Poco lontano, Pegasus avverte il cosmo dell'insegnante e capisce che è in difficoltà. Castalia intanto usa il Volo dell'Aquila Reale, ma commette l'errore di lanciarlo due volte di fila e così Megres ha la meglio. La donna cade ferita al suolo e Megres ha la possibilità di lanciare il suo colpo segreto, la Teca Viola dell'Ametista. Castalia viene così imprigionata ed il suo cosmo diventa impercettibile. Pegasus, sempre più preoccupato per l'insegnante, entra nella foresta e ben presto trova il nemico. Megres si presenta e chiede "Preferisci combattere con me per lo zaffiro di Odino o per la salvezza della tua amata Castalia ?" in modo da scegliere con quale arma ricattarlo. Pegasus però evade la domanda e, schivata la Teca Viola dell'Ametista, travolge l'avversario con il suo Fulmine. Megres si finge sconfitto per attaccare di sorpresa, ma Pegasus non si lascia cogliere di sorpresa ed usa la Spirale di Pegasus. "Dimmi dov'è Castalia e poi consegnami lo zaffiro di Odino !" ordina al nemico, ma così facendo svela involontariamente che fra le due cose è Castalia quella a cui tiene di più. Ridendo per la scoperta, Megres gli mostra la bara di ametista, aggiungendo che presto la sua forza vitale le sarà sottratta dal cristallo e la donna morirà. Telepaticamente, Castalia dice a Pegasus di proseguire, ma il ragazzo non vuole prendere in considerazione quell'ipotesi. Megres allora lo ricatta, dicendo che per prendere il suo zaffiro dovrà ucciderlo, ma in questo caso nessuno potrà liberare Castalia, mentre per ottenere la liberazione della donna dovrà dargli lo zaffiro di Thor e rinunciare alla lotta. Pegasus si prepara ad attaccare, ma Megres lo ferma facendo leva sulla riconoscenza che lo lega alla sacerdotessa e gli chiede lo zaffiro di Thor. Incerto sul da farsi, Pegasus resta immobile.
Di fronte ai ricatti di Megres, Pegasus esita e, nel ricordare quanto deve alla donna, abbassa i pugni e considera l'idea di consegnare lo zaffiro di Thor al nemico. Alla fine però decide di lottare e, convinto che Lady Isabel riuscirà a salvare Castalia, travolge Megres con il suo Fulmine. Il cavaliere di Asgard accusa il ragazzo di sacrificare la vita di chi gli è caro, ma, seppur preoccupato per Castalia, Pegasus è pronto a combattere. Intanto, Cristal è rallentato nel cammino dai postumi dello scontro con Artax, mentre Sirio è vicino ad uscire dal crepaccio in cui era caduto. Nella foresta, Megres minaccia ancora di lasciar morire Castalia, ma quando il nemico lo attacca, decide di ricorrere a maniere più drastiche ed impugna una spada di ametista, che a suo comando si infiamma. L'arma, forgiata da Artax e donata a Megres da Ilda, mette in difficoltà Pegasus, che non sa come difendersi. Il cavaliere di Atena schiva i primi fendenti, poi blocca le mani di Megres e cerca di respingerlo. Il guerriero di Asgard però distrae il giovane col pensiero di Castalia, e ne approfitta per ferirlo di striscio alla spalla e soprattutto alle gambe, facendolo cadere a terra in ginocchio. Con un gesto improvviso però, Pegasus si rialza ed usa il suo Fulmine contro la spada d'ametista. Il suo attacco va a segno e Megres è disarmato, ma il braccio di Pegasus è ferito a causa delle fiamme ed il cavaliere crolla di nuovo a terra. Approfittando della situazione, Megres lancia la Teca Viola dell'Ametista ed imprigiona il nemico accanto a Castalia. Cristal, appena entrato nella foresta, avverte il cosmo del compagno che diminuisce, e così fanno Sirio ed Andromeda. Megres osserva lo zaffiro di Thor e pensa "Ilda di Polaris, la regina di Asgard, ha mire di dominio sulle terre del sud. E' il tenebroso influsso dell'anello del Nibelungo.". Il cavaliere infatti era presente il giorno in cui Ilda venne aggredita dalla volontà marina e, dopo un'iniziale esitazione, decise di restare in silenzio ad osservare lo svolgere degli eventi. Fu soltanto dopo la scomparsa della forza misteriosa che corse in suo aiuto, e così facendo notò l'anello e capì tutto. Il piano di Megres è recuperare gli zaffiri ed usare Balmung per uccidere Ilda e dominare "Su Asgard, sulla terraferma e sugli oceani ! Voi tutte creature tremate nel terrore, è nel pugno di Megres la vostra inutile vita !" immagina il guerriero. Per fare ciò ha ovviamente bisogno degli zaffiri di Mizar ed Orion, e di quelli in mano ad Andromeda, Cristal e Sirio. Proprio il cavaliere del cigno è ormai nel fitto della foresta e ben presto trova le teche di Castalia e Pegasus. All'improvviso, il cavaliere avverte il cosmo di Megres, ed infatti il nemico si mostra a lui. Megres dice di aver rinchiuso Pegasus nella teca per salvarlo da una grave ferita e di aver ottenuto in cambio lo zaffiro, ma Cristal non gli crede ed espande il suo cosmo, per poi attaccare. Megres però si difende bene con la sua spada e mette ben presto l'avversario in difficoltà. La Polvere di Diamanti infatti può congelare le fiamme della spada solo per pochi secondi, e così il ragazzo cerca di usare il suo potere sulle gambe del nemico. Megres però lo colpisce alla schiena con la spada e poi usa le fiamme per liberare le gambe dal ghiaccio. Una volta libero, il guerriero si avventa su Cristal, inerme ai suoi piedi.
A fatica, Cristal evita i colpi di Megres, e riesce persino a respingerlo e ad usare l'Aurora del Nord. Per pochi attimi Megres è intrappolato nel ghiaccio, ma Cristal non fa in tempo a preoccuparsi per la sorte di Pegasus che il nemico si libera grazie al calore della spada. Distruggendo alcune vecchie teche, Megres mostra di poter infrangere o distruggere le teche di ametista, e quindi le vite di Pegasus e Castalia dipendono da lui. Megres afferma che se lui dovesse morire, i due resterebbero per sempre intrappolati, e per la prima volta Cristal prende in considerazione l'idea di cedere lo zaffiro di Artax. Alla fine però, il cavaliere, come Pegasus prima di lui, decide di non tradire la causa di Atena e, pur esitando, lancia il Sacro Acquarius. Megres risponde con la Teca d'Ametista e sembra avere la meglio perché Cristal, preoccupato per gli amici, sta frenando i colpi. Alla fine però il cavaliere si avvicina abbastanza per colpire efficacemente, e Megres è obbligato a saltare per evitare l'assalto nemico. Ancora una volta la spada d'ametista è bloccata dal ghiaccio, e questo da l'occasione a Cristal per colpire con un calcio. I colpi del ragazzo però sono esitanti e Megres non riporta seri danni. Il guerriero del nord cerca di ingannare Cristal dicendo che salverà lui Lady Isabel, ma quando il ragazzo non cade nel tranello inizia a saltare di ramo in ramo, in modo da attirarlo in un'altra parte della foresta. Intanto, Sirio, vicino al ciglio del burrone, scivola e precipita su uno spuntone. Il ragazzo sta per cedere alla stanchezza, ma la voce del maestro giunge in suo soccorso e lo esorta a non fermarsi perché "Se cedi ora potresti cadere in un sonno senza risveglio". Spronato, Sirio riprende la scalata, mentre nella foresta Cristal sta ancora inseguendo il nemico, ignaro del fatto che Megres lo sta conducendo in una trappola. Finalmente, Sirio è uscito dal crepaccio e ringrazia il maestro per l'aiuto. "Ricorda l'anima, l'anima da cui ti viene la forza, l'anima che può arrivare fino al cuore della natura." Risponde la voce dell'insegnante. Dragone riprende la corsa, e nello stesso momento Cristal è arrivato in una piccola radura tra gli alberi della foresta. Megres ha bisogno di ferire Cristal per intrappolarlo nella teca, e persino Isabel avverte che il suo cavaliere è in pericolo. Megres solleva la spada davanti a se ed espandendo dichiara "E' in nome dell'antico casato dei Megres che vi invoco, anime della natura !". Dal suo corpo partono delle sfere di luce, che però non si dirigono verso Cristal ma verso gli alberi della foresta. Improvvisamente, gli alberi iniziano a muoversi ed attaccano Cristal lanciandogli contro frammenti acuminati di legno. Centrato in pieno, Cristal cade, ed attorno a lui gli alberi prendono vita perché Megres ha invocato le oscure anime della natura, che fino ad ora erano sopite. Gli spiriti maligni minacciano Cristal, che afferma "Dalle tenebre donde venite, anime della natura, al buio ritornate adesso" e cerca di difendersi ghiacciando i rami più vicini. I poteri di Megres però non si limitano solo agli alberi e la terra si spacca sotto i piedi dell'eroe. Cercando di salvarsi, Cristal salta, ma così facendo viene intrappolato dai rami, che lo stritolano. Sirio, appena giunto nella foresta, sente l'amico urlare e corre in suo soccorso. Cristal intanto riesce a liberarsi dalla stretta bruciando il suo cosmo, ma altri rami lo colpiscono ripetutamente, ed alla fine il ragazzo crolla a terra privo di forze. A palazzo, Mizar comunica ad Orion la vittoria del compagno su Pegasus e Cristal. Quest'ultimo sa che Megres sta tramando qualcosa, ma decide di lasciarlo fare, almeno per ora. Nella foresta, Megres lancia la Teca d'Ametista contro Cristal, che ormai è ferito e può essere imprigionato. Il cavaliere del cigno sta per cedere, ma Sirio arriva appena in tempo per parare l'assalto con lo scudo. Cristal ringrazia l'amico per l'intervento, poi accenna al pericolo che Pegasus e Castalia corrono e sviene per la stanchezza. Megres conosce Sirio perché suo padre aveva un tempo affrontato il Maestro dei Cinque Picchi, venendo sconfitto. Megres vuole lavare l'onta paterna ed al tempo stesso conquistare lo zaffiro che era stato di Luxor, che sarebbe il quarto dopo il suo e quelli di Thor ed Artax. Ai Cinque Picchi, l'anziano maestro ricorda il suo scontro col padre di Megres. L'uomo era venuto in Cina per imparare, ma non appena il maestro, all'epoca giovane, aveva rifiutato di insegnargli la Pienezza del Dragone, lo aveva attaccato. Megres padre sapeva invocare le anime della natura, con le quali aveva messo Libra in difficoltà, ma alla fine il cavaliere aveva vinto concentrandosi al punto da rendersi impercettibile per gli spiriti maligni e poi lanciando il Drago Nascente. Il maestro dice a Sirio di concentrarsi e restare immobile fino ad entrare in sintonia con la natura. Megres attacca il nemico, ma scopre a sue spese che lo scudo del Dragone può respingere sia la teca d'ametista che la spada infuocata. Il cavaliere del nord invoca allora le anime della natura, e la terra si spacca sotto i piedi di Dragone.
Sirio viene messo in difficoltà dagli assalti degli alberi e ben presto un ramo lo intrappola, stritolando. Dragone rifiuta di cedere lo zaffiro di Luxor ed in suo aiuto giunge la voce del maestro che gli dice "Devi renderti leggera brezza e impercettibile come un alito di vento". Sirio si concentra e né Megres né le anime della natura riescono più a percepire la sua presenza. Le anime si ritirano e Dragone, libero, si prepara ad attaccare. Non appena lo fa però, gli spiriti maligni avvertono di nuovo la sua presenza ed i rami tornano ad attaccarlo. Di nuovo il cavaliere resta immobile, ma purtroppo fermando le anime non ferma anche Megres, che lo attacca e poi, per distrarlo, accenna al rischio che stanno correndo Pegasus e Castalia. Il cavaliere non sa bene cosa sia successo ai due, le cui bare d'ametista sono in un'altra parte della foresta, e così la sua concentrazione si rompe ed il ragazzo, preoccupato per gli amici, cerca di distruggere gli alberi ma viene rapidamente atterrato. Rialzatosi, Sirio riprende a concentrarsi, fermando temporaneamente le anime della natura. Per distrarre il nemico, Megres gli svela allora i suoi piani di conquista, e Dragone, indignato, si muove e viene colpito da un ramo. Megres racconta di aver letto in un antico libro che un giorno un uomo del suo casato sarebbe stato destinato a salvare la regina di Asgard da una minaccia aliena. Il libro parlava anche dell'anello del Nibelungo, dei sette zaffiri, di Balmunk e dei sette cavalieri del nord. Megres pensò inizialmente di essere lui il destinato a salvare Ilda, cosa che gli avrebbe donato gloria eterna, ma poi pensò "Perché limitarsi a questo ?" e sognò di ottenere la spada per avere il potere assoluto e soggiogare la terra. L'occasione venne quando Ilda, posseduta dall'anello, richiamò le sette armature, rendendo quindi possibile la conquista degli zaffiri. La venuta dei cavalieri di Atena diede a Megres il pretesto di cui aveva bisogno per dare il via ai suoi piani. "Sei folle !" afferma Sirio alle sue parole, per poi continuare indignato "Folle perché per un sogno irrealizzabile mediti di uccidere la tua regina e i cavalieri tuoi amici. Da me vuoi lo zaffiro di Luxor ?! Non te lo darò mai ! Preferisco perire nel tentativo di impedirtelo ! Megres, la tua mente è malata !" grida prima di attaccare. Per alcuni secondi, l'eroe riesce a respingere gli assalti delle anime della natura, ma ben presto è obbligato a fermarsi e concentrarsi. Dragone ignora le provocazioni di Megres, ma è consapevole che non può vincere restando immobile. Intanto, Andromeda è finalmente arrivato ai piedi del palazzo. Nella foresta, Megres, consapevole di essere ancora in vantaggio perché l'avversario non può muoversi, si lancia all'attacco e centra il cavaliere, facendogli crollare addosso un albero. La caviglia di Sirio resta intrappolata sotto l'immenso tronco e Megres ne approfitta per colpirlo con un calcio. Ora che Dragone è ferito, Megres può usare la Teca dell'Ametista contro di lui. Il ragazzo rischia di essere intrappolato, ma all'ultimo momento riesce a sollevare lo scudo, che respinge la tecnica nemica. Deciso a rischiare il tutto per tutto, Sirio si toglie l'armatura, scudo compreso, con un gesto improvviso, e dichiara "Devo inchinarmi di fronte al più forte !". Ormai certo della vittoria, Megres lancia la Teca d'Ametista, ma Sirio, finalmente libero di muoversi, reagisce con il Colpo Segreto del Drago Nascente. Entrambi i cavalieri subiscono in pieno la tecnica nemica, ma il colpo di Sirio è mortale e Megres crolla a terra privo di vita e perde lo zaffiro. Stremato però, anche Sirio sviene. Contemporaneamente alla morte di Megres, le teche di Castalia e Pegasus vanno in pezzi, e ben presto i due si riprendono. Mentre, poco lontano, anche Cristal riprende i sensi ed osserva inorridito i corpi di Sirio e Megres, Pegasus cerca di prendersi cura di Castalia. La donna però lo schiaffeggia e lo esorta a proseguire senza perdere tempo, avvisandolo di stare attento a Mizar. In quel momento, Cristal raggiunge i due amici e mostra loro i quattro zaffiri recuperati da Sirio, che, prima di svenire per la stanchezza, gli ha detto di andare avanti senza di lui. Benché preoccupato per Castalia, Pegasus riprende la corsa con Cristal, mentre la donna sviene nella neve. A palazzo, Mizar rassicura Ilda affermando che, anche se i nemici possiedono cinque zaffiri, per vincere hanno bisogno servono tutti e sette.
Nella capanna, Flare avvisa Kiki su Mizar, un guerriero temibile, proprio mentre Cristal e Pegasus si avvicinano a palazzo. Pegasus è ancora debole per lo scontro con Megres, ma memore delle parole di incitamento di Castalia, prosegue comunque la corsa. Poco lontano, Andromeda entra finalmente nell'enorme corridoio del palazzo di Ilda. La sacerdotessa è infuriata per l'ingresso di Andromeda a palazzo, e neppure le parole di Orion la rassicurano del tutto, specie dopo le morti di Mime, Thor, Luxor, Megres ed Artax. All'interno, il cavaliere di Atena percorre i corridoi finché la sua catena non avverte la presenza di Mizar, col quale il ragazzo si era già battuto a Nuova Luxor. Andromeda ricorda brevemente quello scontro, poi sferra la catena, che però Mizar evita con facilità sorprendente. Il primo assalto del cavaliere del nord va invece a segno, ma l'arrivo di Pegasus e Cristal salva il cavaliere da una probabile fine. Cristal mostra al compagno i quattro zaffiri in suo possesso, ed Andromeda gli da quello che un tempo apparteneva a Mime. Pegasus si prepara ad affrontare Mizar, che rammenta il suo precedente duello col ragazzo, poi entrambi bruciano i loro cosmi. Pegasus si chiede quale segreto Mizar nasconda, ma prima che possa attaccare, Andromeda lo ferma e gli chiede lasciar battere lui. Il cavaliere, ancora fresco di forze grazie all'aiuto di Phoenix nella battaglia con Mime, è convinto di avere più speranze rispetto ai compagni e, seppur riluttanti, i due acconsentono. Grazie alla catena, Pegasus e Cristal superano il nemico e proseguono la corsa. Nascosta nell'ombra, una figura li osserva passare. Lo scontro tra Mizar ed Andromeda riprende, ma entrambi i cavalieri riescono inizialmente a schivare i colpi avversari. Il cosmo di Mizar infatti riesce a fermare la catena, e la sua agilità fa il resto. Nella foresta, Castalia, svenuta nella neve e prossima al congelamento, viene salvata da una figura incappucciata, che si rivela essere Tisifone. Avvolta l'alleata col proprio mantello, Tisifone cerca di curarla, ma Castalia le dice di avvisare Pegasus, e le racconta una cosa dettale in Grecia da Toro. Castalia infatti stava curando il cavaliere d'oro dopo lo scontro con Mizar, ed il guerriero le aveva rivelato "No, non sono stato vinto da Mizar". Benché colto di sorpresa, Toro aveva evitato l'assalto di Mizar, ma qualcun altro lo aveva colpito dietro la nuca, alle spalle. Preoccupata, Castalia era corsa ad Asgard, e fortunatamente aveva incontrato Kiki e Flare. Proprio quest'ultima le aveva rivelato "Dicono in molti che sia seguito da un'ombra che lo protegge", riferendosi ad Alcor, la stella gemella che splende accanto a Mizar nell'orsa. Intuendo la minaccia, Castalia aveva cercato Pegasus, ma lo scontro con Megres le aveva impedito di spiegargli tutto. Saputa la verità, Tisifone, seppur riluttante a lasciare la compagna da sola, corre verso il palazzo in modo da avvertire Pegasus. Nel corridoio, Mizar schiva con facilità la catena, rallentata dal gelo del suo cosmo. La catena di attacco infatti è ricoperta dal ghiaccio, e neppure il cosmo di Andromeda sembra sostenerla. Mizar sferra allora i Bianchi Artigli della Tigre, ed alla fine supera la catena difensiva e travolge il nemico. Determinato a lottare, anche per mostrare la sua riconoscenza ai cavalieri d'oro per Andromeda la Notte, l'eroe brucia il suo cosmo. Intanto, la via di Pegasus e Cristal è bloccata da una frana. Cristal usa l'Aurora del Nord per aprire un varco in una parete, ma dalla breccia soffia la gelida aria di Asgard, che atterra entrambi i guerrieri. Cristal e Pegasus cadono privi di sensi proprio mentre, più indietro, Andromeda sembra soccombere agli assalti di Mizar. Ad insaputa di entrambi, un'ombra osserva di nascosto la lotta.
Con Andromeda a terra, Mizar rivela che anche Pegasus e Cristal presto moriranno congelati. Solo Cristal potrebbe salvare se stesso e l'amico, ma non ne ha la forza a causa delle battaglie con Artax e Megres. Deciso a salvarli, Andromeda, seppur debole, si rialza e lancia la sua catena. Inizialmente il cosmo di Andromeda sembra avere la meglio su quello gelido di Mizar, ma il cavaliere del nord blocca la catena con una sola mano e poi la congela mandandola in frantumi. Investito dal gelo, Andromeda si accascia a terra e subisce in pieno il nuovo assalto di Mizar, i Ghiacci Eterni. Il ragazzo viene scaraventato contro il soffitto del corridoio, e poi precipita violentemente a terra, quasi privo di sensi. Avvicinatosi, Mizar afferma "Ti onoro dandoti degna sepoltura nei silenti ghiacci !" ed usa il suo cosmo per intrappolarlo nel ghiaccio. Poco lontana, Tisifone corre verso il palazzo, proprio mentre Andromeda, svenuto, è sul punto di lasciarsi andare. In suo soccorso giunge però la voce di Phoenix, che dichiara "Non subirai passivamente il tuo destino !". Il cavaliere esorta il fratello a rialzarsi, dicendogli che Pegasus, Cristal e Lady Isabel hanno bisogno di lui e ricordandogli la battaglia alla dodicesima casa, in cui Andromeda raggiunse il settimo senso. "Raggiungere il settimo senso e credere in te è la medesima cosa. Devi credere in te stesso !" afferma il guerriero, che si sta lentamente riprendendo dal duello con Mime. Deciso a credere in se ed a ringraziare i cavalieri d'oro per Andromeda la Notte, il ragazzo frantuma il ghiaccio e si rialza, sotto gli occhi sbalorditi di Mizar, ormai certo della vittoria. Pronto a raggiungere il cosmo ultimo, Andromeda si toglie l'armatura, perché nel profondo del suo cuore vuole dare una possibilità di salvezza al nemico. Usare la Nebulosa contro Fish gli fu doloroso "Era più la tristezza per la sua caduta che la gioia per la vittoria. Ma ora Pegasus ha bisogno di me !" dichiara l'eroe prima di iniziare ad espandere il suo cosmo, incredibilmente ampio nonostante la stanchezza. Le onde di luce ed il vento prerogativa della Nebulosa di Andromeda iniziano a scatenarsi, aprendo anche una breccia nel soffitto del corridoio. Inizialmente sembra che il cavaliere di Atena, indebolito anche dal gelo esterno, non abbia forza sufficiente per usare la sua arma, ma lentamente il suo cosmo inizia ad aumentare ed annulla l'aria fredda proveniente dall'esterno. Mizar è preoccupato dall'incredibile energia del nemico, ma conta sulla sua stanchezza ed espande il proprio cosmo in modo da indebolirlo ulteriormente. "E' Asgard contro Atene ora ! La gelida Asgard contro la calda e assolata Atene !" afferma, ignaro che un'ombra sta osservando tutto lo scontro e che Tisifone è appena entrata a palazzo. Mizar scaglia i Ghiacci Eterni di Asgard, ma Andromeda risponde con la Nebulosa lanciata alla massima energia. "E' vento di insopportabile intensità, i ghiacci eterni non resistono, s'abbatte la tempesta !" grida prima di subire in pieno l'impeto del colpo. Qualcuno lancia un attacco contro Andromeda, ma il colpo viene fermato da Tisifone e né il cavaliere di Atena né Mizar si accorge di niente. Travolto dalla Nebulosa, Mizar cade a terra agonizzante e mormora "E' la fine di un sogno di eterna gloria, cullato per anni. E' la fine dell'impudico sogno. Non mi rimane che l'altra faccia, e neppur la medaglia. Né di vita o di gloria ho piene le mani. Oh, la gloria, quale inganno !" per poi morire con gli occhi ancora aperti. Triste per la dolorosa vittoria, Andromeda si avvicina al corpo per prendere lo zaffiro, e solo allora nota Tisifone, ferita alle braccia. La sacerdotessa lo incita a proseguire e dice "Mizar ha un cavaliere ombra !". Esitante, Andromeda cerca di riprendere la corsa, ma l'ombra si rivela e, dopo aver facilmente atterrato Tisifone, lo colpisce in pieno. Tisifone spiega al compagno che quello è il doppio di Mizar ed appartiene alla stella Alcor. Il cavaliere ombra, del quale nessuno sapeva eccetto Ilda, è la causa di molte vittorie di Mizar, inclusa quella su Toro. Ora, Alcor vuole uscire dalle tenebre ed assaporare il gusto della vittoria. Ad Atene, era stato lui a colpire Toro alle spalle, in modo da evitare pericolose sorprese. Tisifone giudica Alcor un codardo che attacca alle spalle, ma il cavaliere la ignora e chiede ad Andromeda lo zaffiro di Mizar, l'unica cosa che gli manca per diventare cavaliere di Asgard. Sulla terrazza del palazzo, Orion non approva l'intervento di Alcor, che Ilda gli ha appena rivelato, ma la donna lo ignora e gli ricorda che è solo la vittoria che conta. Nel corridoio, Alcor ferma con la punta del dito il pugno di Tisifone e para facilmente i suoi assalti successivi. La donna viene atterrata da una scarica di colpi, ma si rialza e lancia il Cobra Incantatore. Purtroppo per lei l'attacco è inutile contro Alcor, troppo agile e potente per lei. "L'ombra si rivela ora, dopo una calma troppo a lungo durata !" grida Alcor prima di attaccare. Andromeda cerca di proteggere la donna col suo corpo, ma entrambi vengono travolti e cadono a terra. Alcor lancia il colpo di grazia, ma qualcuno fa crollare una colonna davanti a lui, e dalla polvere delle macerie emerge Phoenix, con indosso la sua armatura.
Alcor, che sa della battaglia tra Phoenix e Mime, riconosce il cavaliere della fenice, che però è ancora amareggiato per aver dovuto porre fine alla vita di un uomo nobile come il guerriero del nord, molto simile a suo fratello Andromeda. Per salvare Isabel però Phoenix è pronto a lottare, sebbene sia convinto che "La nobiltà d'anime è bene inestimabile". Il cavaliere ringrazia il fratello perché grazie a lui ha imparato ad apprezzare questo valore, ma Alcor risponde "E' questo che chiamano tenero e dolce affetto fraterno ? E' una sciocchezza !", ed espande il suo cosmo. Phoenix ribatte esaltando il valore dell'affetto fraterno, che ha permesso sia a lui che ad Andromeda di crescere e maturare, ma Alcor non vuole parlare e si prepara alla battaglia. Lo scontro inizia e sin dalle prime battute Phoenix è in difficoltà. Pur venendo atterrato però, il cavaliere fa volare via l'elmo del nemico, rivelando un volto identico a quello di Mizar. Alcor, che crede fermamente nella solitudine, non ha remore a confermare che Mizar era suo fratello gemello. "Nati da stessa madre… ma così diversi !", dichiara il guerriero. Vicino ad una fontana, Orion è ancora titubante per l'ingresso di Alcor in battaglia e teme la sua ambizione, che lo ha spinto persino a lasciar morire Mizar. Ilda però gli impedisce di andare ad affrontare Alcor, e dopo avergli ricordato che in guerra conta solo la vittoria, lo minaccia espandendo il suo cosmo. Nel corridoio, Alcor spiega a Phoenix di essere sempre vissuto all'ombra del fratello, che però non sapeva della sua esistenza, e rivela di non aver salvato Mizar dalla Nebulosa per ottenere lo zaffiro e diventare cavaliere di Asgard. "A che mondo appartieni tu che non hai pietà per un fratello ?!" risponde furioso Phoenix, che poi si lancia all'attacco. Alcor però schiva facilmente tutti i colpi perché aveva assistito al duello tra Phoenix e Mime e quindi conosce le tecniche del nemico. Ben presto, i Bianchi Artigli della Tigre hanno la meglio, e Phoenix viene travolto. Alcor calpesta il volto di Phoenix, ed Andromeda, ancora debole per i colpi subiti, viene atterrato con la punta di un dito non appena tenta di intervenire. Alcor però si concentra su Phoenix, ormai alla sua mercé, perché non ha accettato le sue parole sull'affetto fraterno. Prima di finirlo però, decide di raccontargli la sua storia: molti anni prima, una nobile famiglia di Asgard ebbe due figli, ma a quel tempo la legge impediva di avere più di un figlio perché il cibo a disposizione era poco. L'altro figlio quindi era destinato ad essere abbandonato nel bosco, alla mercé del freddo. Questo fu quanto accadde ad Alcor, ma per sua fortuna un uomo senza figli sentì i suoi vagiti e, trovatolo, decise di prenderlo con se. Per anni Alcor ignorò il suo passato, ma un giorno, mentre stava cacciando un coniglio nella foresta, il destino volle che incontrasse proprio Mizar. Quest'ultimo gli chiese di salvare il coniglio, ed in cambio gli diede il suo pugnale, del tutto identico a quello che era stato lasciato sul fagotto di Alcor il giorno in cui era stato abbandonato. Nel vedere l'oggetto Alcor capì tutto e riconobbe il fratello. Poco dopo sopraggiunsero i genitori del bambino, e guardando con quanto affetto trattavano Mizar, Alcor fu sopraffatto dal rancore. Allontanandosi, Mizar sorrise al ragazzo, che però lo considerò un sorriso di scherno. Furioso con il destino, così a favore del fratello, Alcor iniziò ad allenarsi per diventare cavaliere, ma alla fine fu scelto Mizar al suo posto. Alcor però venne nominato cavaliere ombra e, sebbene non volesse, ebbe il compito di difenderlo in caso di necessità. "Mizar è cavaliere di Asgard e tu la sua ombra ! Però… ricordati, se tuo fratello verrà sconfitto, o se mi deluderà, o se non sarà all'altezza del suo compito, o se anche morirà… sarai tu cavaliere al posto suo !" disse però Ilda. Mizar comunque era un buon cavaliere, e nei rari momenti di difficoltà Alcor doveva aiutarlo perché era suo dovere di cavaliere ombra, finché la mano di Tisifone non ha permesso ad Andromeda di sconfiggerlo, dandogli finalmente campo libero. "Sono Alcor, cavaliere d'Asgard !" esulta il guerriero dopo aver colpito ripetutamente Phoenix. Alla fine però, Phoenix brucia il suo cosmo e si rialza affermando "Provo pena per te, cavaliere ! Dici di voler passare alla storia come valente condottiero… pover'uomo, le leggende di eroi non sono fatte per gente come te, non parlano di fratelli che odiano fratelli !". Phoenix poi racconta come anche lui ed Andromeda abbiano avuto un'infanzia difficile, che li aveva spinti a scelte di campo del tutto opposte, rendendoli nemici ed opposti nel carattere. Nonostante tutto però, fra loro l'affetto fraterno è sopravvissuto. Deciso a dimostrare la debolezza dell'ambizione paragonata alla giustizia, Phoenix espande il suo cosmo e riesce persino a resistere agli assalti di Alcor ed a respingerli. Il cavaliere del nord brucia a sua volta il proprio cosmo, e la sua energia si confronta in aria con quella di Phoenix.
Le Ali della Fenice ed i Bianchi Artigli della Tigre si scontrano, ma quest'ultima tecnica ha la meglio e Phoenix viene travolto. Alcor sta per finire il nemico, ma le parole di Andromeda circa le ragioni per cui Ilda ha fatto di lui un cavaliere ombra gli fanno cambiare obiettivo. Con una raffica di colpi Alcor atterra Andromeda, che perde gli zaffiri di Mizar e Mime. Alcor li prende entrambi, il primo per diventare cavaliere a tutti gli effetti, il secondo "Per servilismo verso Ilda". Phoenix si rimette in piedi, ma anziché intervenire in difesa del fratello, dice "Fa pure, Alcor". Il guerriero del nord crede che il nemico stia agendo in questo modo per codardia e deride l'affetto fraterno, ma Andromeda spiega che "Phoenix non ti lascia libero di colpire perché vuole abbandonarmi, ma perché ha piena fiducia in me !", raccontando come il fratello gli ha sempre infuso il coraggio senza mai farglielo pesare. Sia Phoenix che Andromeda espandono i loro cosmi a difesa delle loro ragioni. Dal picco ghiacciato, Isabel esorta Pegasus e Cristal a risvegliarsi, ed il cavaliere del cigno riesce a riprendere i sensi. Resosi conto che la via è bloccata dalla frana e che il freddo presto ucciderà sia lui che Pegasus, Cristal espande al massimo il suo cosmo e distrugge le rocce. Più indietro, Phoenix e Andromeda preparano le Ali della Fenice e la Nebulosa di Andromeda, ma Alcor li colpisce entrambi prima che possano usare i loro colpi, e solo l'intervento di Tisifone salva Andromeda dall'attacco mortale del nemico. Phoenix accorre in aiuto dei due, e pur venendo colpito a ripetizione, riesce a lanciare il Fantasma Diabolico. Alcor crede di esserne immune, a differenza di Mime, ma in pochi secondi il Fantasma Diabolico ha effetto, ed il guerriero vede se stesso affrontare Mizar in un duello mortale per il titolo di cavaliere. Pur uscendone vincitore però, Alcor non riesce a dare il colpo di grazia al fratello. Ripresosi dall'illusione, Alcor si mostra sprezzante, ma Phoenix gli chiede "Perché sei corso in aiuto di Mizar quando Andromeda l'ha colpito con la Nebulosa ?". Il cavaliere ricorda quei momenti ed afferma di essere intervenuto perché era suo dovere, ma Phoenix dichiara "Tu sei intervenuto solo per salvare tuo fratello !". Alcor nega, ma il dubbio inizia a farsi strada nella sua mente, spinto dalle parole di Phoenix "Nutri affetto sincero per tuo fratello Mizar !". Il cavaliere della fenice continua sottolineando il fatto che non è stata colpa di Mizar se Alcor è stato abbandonato, è che quindi il ragazzo può provare risentimento verso i genitori o le leggi di Asgard, ma non verso il fratello. Osservando il corpo di Mizar, Alcor inizia a tentennare, ed i suoi dubbi aumentano quando Phoenix espande il suo cosmo mostrando una forza inaspettata. Mentre, senza essere notato, Mizar riprende i sensi, Alcor contrasta di nuovo le Ali della Fenice con i Bianchi Artigli della Tigre, ma stavolta ha la peggio e viene travolto in pieno e ferito al braccio. Rialzandosi, il cavaliere ombra capisce che la forza di Phoenix viene dall'affetto fraterno, e proprio in quel momento Mizar si rialza e blocca Phoenix alle spalle, esortando il fratello a colpire. Stranamente, Phoenix non cerca neppure di liberarsi dalla stretta di Mizar, molto debole per gli effetti della Nebulosa, ma Alcor è indeciso se colpire o meno, perché così facendo ucciderebbe anche il fratello. Mizar gli ricorda che il volere di Ilda è sacra legge, e che quindi i cavalieri di Atena devono essere sconfitti a qualsiasi costo, poi, spinto da Phoenix, rivela di aver sempre saputo di Alcor, del loro rapporto di parentela e dell'ambizione del fratello, e conclude "Era tuo diritto odiarmi, non te ne faccio una colpa. Però sappi una cosa: io, nostro padre e la mamma non ti abbiamo mai dimenticato ! Mai, neanche un giorno della nostra vita. […] E quando ho capito che eri tu a proteggermi come un'ombra allora io mi sono sentito sicuro, perché di quest'ombra potevo fidarmi. Ero sicuro che non mi avresti mai tradito perché so che sei buono, da quel giorno che hai salvato quel coniglio nella foresta.". Infine, Mizar gli grida di nuovo di attaccare, ed anche Phoenix dichiara che non cercherà di difendersi perché il suo nemico prova affetto fraterno ora. Alcor solleva la mano, ma alla fine decide di non colpire, ed un attimo dopo Mizar sviene per la stanchezza. Avvicinatosi al fratello, Alcor si chiede perché non sia mai riuscito a mostrargli affetto, e Phoenix spiega "E' l'alba della vita, la nascita, che ci vede innocenti e pieni di amore e comprensione gli uni verso gli altri. Le ore del giorno, poi l'adolescenza e la maturità, ci tendono insidie che possono rendere nemico chi era amico, straniero chi si amava come fratello. Le ore del giorno possono portare lontano ! Dobbiamo imparare ad amarci, prima che scenda la notte ! E per amarci, imparare a conoscerci… e capirci… come fratelli.". Appreso il significato delle parole del cavaliere, Alcor solleva il corpo esanime di Mizar e, illuminato da un raggio di sole, si avvia con lui verso l'uscita del palazzo. "Tu Phoenix, stai combattendo per un mondo dove regni giustizia e dove regni la pace. Ti auguro di riuscire nel tuo intento, perché ho capito che sei giusto, cavaliere di Atena. Pregherò per te dal luogo in cui andrò portando Mizar !" afferma prima di uscire nella tormenta di neve. Sulla terrazza, Ilda è furiosa per il tradimento di Alcor, ormai resta solo Orion a sua difesa, ma il cavaliere la rassicura dicendo che per lei è pronto a dare la vita. Nel corridoio, Pegasus si rialza e scopre che la strada è libera. Cristal però è debolissimo per lo sforzo e non può accompagnare il compagno che, a malincuore, è obbligato a lasciarlo lì. Più indietro, anche Phoenix ed Andromeda, che ora indossa di nuovo l'armatura, corrono verso le sale di Ilda. Fuori, nella bufera, Alcor decide di portare Mizar a casa e pensa "Ti ripudio, Ilda di Polaris. Ho ritrovato mio fratello, qualunque sia l'esito della battaglia, io ho vinto ! Addio per sempre, Asgard !"
Nella capanna, Flare, seppur debole, vuole tornare al picco ghiacciato per essere vicina ad Atena, la cui vita corre un rischio sempre maggiore ora che la notte si sta avvicinando. Kiki cerca invano di dissuaderla, e la ragazza lo invita a guardare le stelle dell'orsa, spiegando che l'unica che brilla ancora è quella di Orion, cavaliere che è già parte del mito. Nel corso dell'addestramento infatti uccise un dragone che infestava la zona e si bagnò del suo sangue, ottenendo l'invulnerabilità. A palazzo, Phoenix ed Andromeda trovano Cristal, ancora disteso a terra. Cristal li incita a proseguire, ma Phoenix gli tende la mano, convincendolo a venire con loro. L'unico a mancare ora è Dragone, ancora svenuto nella foresta dove aveva sconfitto Megres. Pegasus intanto ha raggiunto il piazzale ai piedi dell'enorme statua di Odino e sta osservando i quattro zaffiri che ha in meno quando di fronte a lui compare "Orion, cavaliere d'Asgard ! Colui che ti sconfiggerà !". Presentatosi, Orion bolla come menzogne le parole di Pegasus sull'anello del Nibelungo, obbligando il cavaliere ad attaccare. Il Fulmine di Pegasus però non ha il minimo effetto sul cavaliere, che lo contrasta restando immobile. "E' privo di ogni efficacia qualsiasi colpo su di me, anche il più pericoloso e deciso !" dichiara Orion prima di evitare l'assalto successivo e colpire Pegasus con un pugno poderoso. Travolto, il cavaliere perde i quattro zaffiri che aveva in mano. Desideroso di vendicare i suoi compagni caduti in battaglia, Orion lancia la Spada di Asgard contro il nemico, che crolla al suolo sotto gli occhi di Phoenix, Cristal e Andromeda, appena arrivati. Mentre Flare, raggiunto il picco ghiacciato, si unisce nella preghiera ad Isabel, sempre più debole, nella foresta Sirio avverte la voce del maestro che lo incita a rialzarsi prima di morire per il freddo. In un lampo di luce, Dragone si libera dalla neve che lo copriva. A palazzo, Cristal è troppo stanco per lottare e così, affidato il compagno ad Andromeda, è Phoenix ad affrontare il cavaliere di Asgard. I suoi assalti però non hanno maggior fortuna di quelli di Pegasus, e la fenice si trova ben presto in serie difficoltà. Dopo alcuni secondi di sostanziale equilibrio infatti, Phoenix si ritrova alla mercé dei colpi nemici, sotto lo sguardo attonito di Cristal e Andromeda. L'eroe riesce a salvarsi dal colpo di grazia di Orion, ma esce gravemente ferito dallo scontro successivo. "Hai vinto molti nemici, non ti sia d'illusione però ! Tra tutti quelli che hai incontrato, nessuno era come me ! Nessuno era invulnerabile !" dichiara Orion mentre il nemico crolla privo di sensi a terra. Battuto Phoenix, Orion si concentra su Andromeda e Cristal, debole al punto da non reggersi in piedi. Andromeda dispone la catena difensiva attorno a se ed all'amico, ma Orion usa di nuovo la Spada di Asgard, infrangendo le difese del cavaliere e travolgendolo insieme al compagno. In pochi minuti i quattro cavalieri sono stati sconfitti ed i sei zaffiri sono sparsi al suolo. Mentre Ilda esulta per la vittoria e Sirio si avvicina al palazzo, Orion raccoglie lo zaffiro di Artax e ricorda un giorno di non molto tempo prima, quando lui ed il giovane cavaliere tranquillizzavano Ilda e Flare dicendo che in caso di guerra le avrebbero protette. Flare non prendeva sul serio le loro parole, ma Ilda era seriamente preoccupata dall'eventualità di una guerra. Sirio nel frattempo raggiunge i cancelli del palazzo, ma perde i sensi prima di entrare, proprio mentre Pegasus si rialza per combattere, ed anche Phoenix mostra di essere ancora vivo. Pegasus comunque è l'unico ad avere ancora la forza di combattere ed espande il suo cosmo, stupendo Orion, che pensa "Non vi è simile fermezza d'animo in un invasore ! Chi invade non ha solide ragioni morali !". Ilda esorta telepaticamente il cavaliere a non indugiare, ma Orion inizia a titubare alle parole di Pegasus riguardo la possessione di Ilda, specie perché tempo prima anche Flare gli aveva mostrato gli stessi timori. Alla fine però Orion decide di combattere com'è suo dovere di cavaliere del Nord, e si prepara a sferrare contro il nemico il suo colpo più forte: gli Occhi del Drago. Tisifone, appena arrivata sorreggendo Sirio, cerca di proteggere l'amato con il suo corpo, ma sotto gli occhi di Dragone entrambi vengono travolti.
Sirio si guarda attorno, e scopre con orrore che non solo Pegasus e Tisifone, ma anche Andromeda, Cristal e Phoenix sono stati sconfitti. Quest'ultimo ha appena ripreso i sensi e, pur essendo troppo debole per lottare di nuovo contro Orion, dice all'amico "La tua sapienza lo vincerà !" e poi promette di consigliarlo in battaglia. Orion e Sirio sono uno di fronte all'altro. Il cavaliere di Asgard ha sentito parlare del nemico ed è stupito del fatto che non indossi l'armatura. "E' stato Megres a privarmene, ma con le vestigia non mi ha tolto il coraggio !" ribatte Sirio prima di lanciarsi all'attacco, sotto lo sguardo attento di Phoenix, Pegasus e Tisifone, ancora a terra. I suoi primi assalti centrano il bersaglio, ma Orion non riporta alcun danno. "Le ferite in battaglia non le ho mai conosciute, né mai le conoscerò !" esclama trionfante il guerriero, per poi attaccare a sua volta. I due eroi si scambiano dei colpi velocissimi, ma mentre Sirio è impegnato a parare o schivare gli assalti nemici, Orion si limita a restare immobile, contando sulla sua invulnerabilità. Dopo un iniziale equilibrio, Sirio inizia a subire la forza degli attacchi del nemico, e così, mentre sulla sua schiena compare il tatuaggio del dragone, decide di tentare il Drago Nascente. Orion sembra stupito dal cosmo del ragazzo, ma subito dopo si concentra, lasciandosi circondare dalla sua energia. Sotto gli occhi sbalorditi dei cavalieri, il colpo del Dragone si infrange sul corpo del cavaliere del nord, che non riporta alcun danno. "Possibile che la leggenda del drago sia vera ?!" si chiede Sirio nel ripensare al mito del drago del nord. L'eroe non ha però abbastanza tempo per cercare un eventuale punto debole del nemico, Orion infatti dichiara "La fonte dei nostri poteri è la stessa… peccato però che le mie risorse siano superiori !" e poi scaglia la Spada di Asgard. Nonostante le grida di Phoenix e Pegasus, Sirio viene investito in pieno dalla forza dell'assalto, ma in suo soccorso giunge la voce di Lady Isabel "Dragone, rare sono state le volte che ho dovuto infonderti coraggio e fiducia… forse questa è la prima volta… ma ora da te dipende la salvezza dell'umanità. Perdonami per le parole che ti dico: ricorda il tuo passato, cavaliere, il tuo passato !". Nel precipitare al suolo, Sirio si chiede a quale parte del suo passato si riferisca la donna, poi ricorda la battaglia con Capricorn alla decima casa e la pienezza del Dragone, il colpo che dona il potere assoluto. Convinto che sia questa l'arma cui Isabel si riferisce, Sirio riprende la lotta e, bloccato Orion alle spalle, inizia ad espandere il suo cosmo verso i limiti massimi. Orion è spaventato dalle intenzioni suicide del cavaliere, che è pronto al sacrificio, certo dell'approvazione di Atena e Capricorn. Proprio la voce del cavaliere della decima casa però lo ferma, affermando "Se perdi te stesso insieme ad Orion, che cosa ne sarà dello zaffiro di Odino ? Cenere forse." Sirio comprende di essersi lasciato trasportare dalla foga perché usando la Pienezza del Dragone non resterebbe nulla del settimo zaffiro, e quindi non sarebbe più possibile ottenere Balmunk e salvare Atena. Orion approfitta di quest'esitazione per colpire il guerriero all'addome e liberarsi dalla sua stretta, poi grida "Userò il colpo che mi venne dato in dono dal drago della leggenda !" e sferra gli Occhi del Drago, travolgendo l'eroe sotto gli occhi sconvolti dei compagni. Vivo, ma gravemente ferito, Sirio si chiede se Orion è davvero invulnerabile, ed in suo soccorso giunge la voce del maestro, che gli ricorda il giorno dell'addestramento in cui il ragazzo si esercitava con le spade. Lo scopo dei duelli che Sirio combatteva con altri giovani era quello di individuare il momento esatto per colpire, il breve attimo in cui la guardia è scoperta ed il nemico è vulnerabile. Rinfrancato da questi ricordi e deciso a salvare Atena e l'umanità, Sirio si rialza, pronto a cercare di colpire il punto debole di Orion. Il cavaliere del nord è sbalordito dalla resistenza del suo giovane avversario, ancora vivo dopo aver subito gli Occhi del Drago senza neanche indossare l'armatura, poi salta di fronte a lui e si prepara a ripetere l'attacco mortale. Dragone però resta immobile ad osservare l'avversario, ed in una frazione di secondo scopre che, nell'attaccare, Orion lascia scoperto il cuore. Individuato il punto debole, Sirio lancia il Drago Nascente, proprio mentre Orion usa gli Occhi del Drago. Entrambi gli attacchi vanno a segno, Sirio viene colpito al volto e precipita al suolo, dove una pozza di sangue si allarga sotto il suo corpo, ma anche Orion, raggiunto al torace, si accascia a terra. "E' così ci sei riuscito !" commenta il guerriero di Asgard stringendosi il petto. Pegasus chiede spiegazioni e Sirio, gravemente ferito, gli ricorda l'incontro della Guerra Galattica in cui loro si affrontarono. In quell'occasione Pegasus vinse riuscendo a scoprire il punto debole del suo avversario "Il torace, che è lo stesso punto debole di Orion. Ricordi come mi colpisti quel giorno durante la Guerra Galattica ? nello stesso modo dovrai colpire Orion !" dichiara Dragone, che poi racconta un particolare della leggenda di Orion. Dopo aver ucciso il drago, Orion si bagnò del suo sangue, ma una foglia si posò sulla sua schiena, impedendo al sangue di coprirlo in quel punto. "E' sempre stato il suo timore più grande quello di essere colpito alle spalle, ma noi non lo faremo perché siamo cavalieri di Atena. Dovremo arrivarci dal torace ! Proprio nel momento in cui Orion abbassa il pugno per colpire, proprio quando sta per attaccare. E' quello l'attimo !" spiega l'eroe. Rialzandosi, Orion si complimenta con l'avversario, ma, togliendo la mano, svela che il Dragone Nascente non è riuscito a superare l'armatura del nord. Pegasus e Phoenix sono amareggiati, ma Sirio si rimette in piedi ed afferma "E' bene così, posso dire di aver assolto il mio compito ! Sono pienamente soddisfatto ! L'unico mio intento era quello di indicare a Pegasus dove colpire. Nient'altro, solamente questo: mostrargli il punto esatto, ma non con parole, con azioni." Sotto gli occhi dei compagni e di Orion, stupefatto da tanto coraggio, Dragone sviene a terra, e nello stesso momento Pegasus si rialza, pronto a riprendere la battaglia. "Grazie a Sirio non rischierò la vita, no, non più di tanto. Lui mi ha indicato la strada, a me non resterà che seguirla ! E' stata un'ennesima prova della sua amicizia, ha rischiato la vita al posto mio ! Non lo deluderò !". Il nobile sentimento di sincera amicizia che ha spinto Sirio, ed ora sorregge Pegasus, aumenta i dubbi di Orion, sempre meno convinto della causa per cui combatte. Sulla terrazza, Ilda avverte l'esitazione del cavaliere, ma improvvisamente una voce risuona nelle sue stanze "Ilda di Polaris, l'obiettivo che ti è stato dato lo stai fallendo !" dichiara qualcuno, che, pur restando nell'ombra, si presenta come fedele servitore di colui che ha donato alla donna l'Anello del Nibelungo. Ignari di tutto ciò, Pegasus ed Orion sono pronti ad affrontarsi nello scontro decisivo.
Orion è sorpreso dalla forza che sorregge Pegasus, ma vuole comunque combattere per difendere la sua terra da chi considera invasore e lancia gli Occhi del Drago, ai quali il cavaliere di Atena risponde col suo fulmine. Pegasus viene centrato in pieno, ma subito dopo Orion scopre che il Fulmine ha danneggiato la sua armatura attorno al punto colpito poco prima da Sirio. Al picco ghiacciato, il tramonto è vicino ed Isabel è sempre più debole. A terra, Pegasus avverte che la sua Dea è in pericolo e, sorretto dai cosmi di Sirio, Cristal, Andromeda e Phoenix, che gli donano le loro ultime energie, si rialza ancora una volta. Orion vede i loro cosmi, uniti e lucenti, e si chiede "Che sia questa la forza della giustizia, di cui costoro sono sempre andati fieri ? La forza di cinque amici che una donna dall'alto protegge come… una vera sovrana ?!". A questa visione il cavaliere esita, ma alle sue spalle compare Ilda, che gli ordina di uccidere gli invasori. Il guerriero resta immobile e la sacerdotessa, dopo averlo dichiarato un traditore, solleva il suo scettro per colpire Pegasus. Orion però intercetta il raggio di luce con la mano e dichiara "Perdonatemi se ho osato interferire, ma il mio gesto non è stato di tradimento. E' sete di giustizia a muovermi, voglia di sapere ! Porterò un attacco deciso, e dalle conseguenze cercherò di capire se costui appartiene alla giustizia, come va affermando. E se così sarà…" La donna è infastidita da questa minaccia, ma Orion la ignora e si prepara ad affrontare Pegasus per l'ultima volta. I due cavalieri espandono i loro cosmi e, dopo essersi osservati per qualche istante, lanciano i rispettivi colpi segreti. In un lampo di luce, i colpi si contrastano a mezz'aria, poi il fulmine ha il sopravvento ed Orion viene centrato al cuore e travolto. Pegasus raggiunge il corpo privo di sensi del nemico e si appresta a prendere lo zaffiro, ma improvvisamente una melodia si diffonde nell'aria, ed in cima ad una scalinata compare un nuovo guerriero, con in mano un flauto. "E' Syria delle sirene il mio nome celeste, abitante dei mari. Lontana da qui è la reggia in cui vivo, alla corte di re Nettuno" si presenta il cavaliere, che poi continua "Delle terre emerse è regina Atena, che governa la Grecia, dell'Ade è giudice Minosse, dei cieli è signore Giove, dei mari è signore Nettuno, un Dio che regna su abissi profondi e silenziosi ! E' per ordine di Nettuno che sono venuto qui, in veste di fedele servitore !". Syria conclude spiegando che Ilda ha deluso Nettuno, che quindi ha inviato lui a sistemare le cose. Pegasus deduce che è stato Nettuno a donare ad Ilda l'Anello del Nibelungo, e Syria conferma, dichiarando che il suo signore è stanco di governare solo sui mari, e vuole ottenere il dominio della terra. Per farlo però deve uccidere Atena, baluardo contro le invasioni, e per farlo aveva donato l'anello ad Ilda. "Era tutto vero. La volontà di Ilda apparteneva a mente aliena" afferma Orion, che, appena ripresosi, ha sentito tutto. Syria risponde dicendo che Nettuno domina anche su Asgard, che è costruita sul mare Artico, e poi critica i cavalieri del nord, incapaci di sconfiggere i cavalieri di Atena. Ilda ordina ad Orion di farsi da parte, in modo che Syria possa finire i nemici. Il guerriero di Nettuno inizia a suonare il suo flauto, ed i sensi di Pegasus impazziscono, confondendolo. L'immagine di Syria si moltiplica, schivando i colpi del Fulmine, ed un assalto deciso travolge Pegasus. Orion però si sposta, dando a intuire che voglia dare lui il colpo di grazia al nemico. Syria decide di lasciarlo fare, ma il cavaliere del nord anziché attaccare si colpisce all'addome ed estrae lo zaffiro dall'armatura, cedendolo spontaneamente a Pegasus. Venuto a conoscenza della verità, Orion vuole attaccare Syria e vendicare Ilda, che Nettuno ha plagiato, rendendola pronta a sacrificare i suoi cavalieri per sete di dominio "Lei che amava Asgard e la sua gente più della sua stessa vita ! La mia regina !". Ignorando gli ordini di Ilda, Orion si lancia contro Syria, ma le melodie del flauto, simili ai canti suadenti delle sirene, lo rallentano. Neppure coprire le orecchie riesce a proteggere Orion, che quindi compie un gesto disperato e si sfonda i timpani con le dita. Incredibilmente però, la musica continua perché le melodie di Syria arrivano fino al cervello. Vicino alla vittoria, Syria colpisce il nemico, ma Orion resiste e, pronto al sacrificio, si lancia contro il guerriero. La mano di Syria gli sfonda il petto, ma il cavaliere del nord lo blocca con le braccia ed espande al massimo il suo cosmo. Orion ha deciso di sacrificare se stesso per permettere a Pegasus di salvare Ilda, ed in un lampo di luce, i due cavalieri salgono verso le stelle dell'Orsa. Syria supplica l'aiuto di Nettuno, mentre Orion dà il suo addio al mondo "Addio, monti di ghiaccio sorgenti dall'acqua. Pegasus, abbi cura di Ilda, te ne supplico. Fa che sia salva, io raggiungo le stelle dell'Orsa Maggiore, lassù ritroverò gli amici persi in questa battaglia !". Sotto lo sguardo amareggiato di Pegasus, i due cavalieri scompaiono nel cielo. Commosso, Pegasus osserva i sette zaffiri, ormai tutti in suo possesso, e si appresta ad affrontare Ilda, che però dichiara "Come pensi di vincere, adesso che hai promesso ad Orion di proteggermi. […] Non oserai levare la tua mano su di me, sarò libera di agire a mio piacimento !". Illuminata dai fulmini, la battaglia si appresta a riprendere.
Scomparso Orion, Pegasus è pronto ad affrontare Ilda, ma è frenato dalla parola data al cavaliere del nord. Usare Balmung contro Ilda infatti potrebbe dire porre fine alla sua vita, e questo andrebbe contro la parola data. Approfittando delle sue esitazioni, Ilda lo colpisce ripetutamente con sfere di energia lanciate dallo scettro. Gli altri cavalieri cercano di soccorrere il compagno, ma riescono appena a strisciare a causa della fatica. Con un attacco improvviso Pegasus avrebbe modo di sconfiggere l'avversaria, ma si blocca all'improvviso, consapevole anche del fatto che, se Ilda dovesse morire, sarebbe la fine per Lady Isabel. Il cavaliere corre verso la statua di Odino, ma Ilda lo colpisce alle spalle, spingendolo nel baratro che separa la piazza dalla statua. Il ragazzo riesce ad aggrapparsi alle rocce, ma sembra non avere la forza di risalire e si chiede "Perché poi risalire se non posso affrontare Ilda senza mettere a repentaglio la vita di milady". Quando sta per cedere però, in suo soccorso giunge la voce di Gemini, il suo antico nemico, che lo esorta a ricordare la loro battaglia alle dodici case ed afferma "Riuscisti a prevalere perché in te avevi la forza della giustizia, unita al cosmo di altri cinque amici. Riuscisti a prevalere perchècredevi fermamente in te, e perché avevi dato parola di cavaliere come Dragone e gli altri. Parola di salvare Atena dalla minaccia delle forze oscure, parola che riuscisti a mantenere acquisendo il settimo senso, dono di Atena. La parola che ora hai dato riguarda Ilda, la vera regina di Asgard. Lei devi salvare, non il suo fantoccio. La parola che hai dato riguarda la vera regina di Asgard, ricordalo, perché le tue azioni non possono servire in alcun modo la malvagità di Nettuno. Ricorda la promessa che hai fatto ad Atena !" Il cavaliere poi scompare, e Pegasus, commosso dal suo intervento, inizia ad arrampicarsi e ben presto esce dal crepaccio, raggiungendo di nuovo Ilda. Ignorando la donna, il ragazzo avanza verso la statua di Odino, ma improvvisamente Ilda lo attacca con una sfera di luce. Cristal però protegge il compagno col suo corpo e prima di cadere gli dice "Balmung deve essere tua". Non appena Ilda risolleva lo scettro, anche Sirio ed Andromeda si pongono a difesa del cavaliere, che, sofferente, riprende il cammino. Uno dopo l'altro i due cavalieri crollano a terra, ma ormai Pegasus è vicinissimo alla statua. Ilda lancia allora lo scettro contro di lui, ma stavolta è Phoenix a intervenire, e l'arma gli si conficca nell'addome. "Pegasus, tutto è in te ora" afferma sanguinante l'eroe prima di essere travolto dal potere dell'anello del Nibelungo. Dietro di lui, Pegasus tende gli zaffiri verso Odino e chiede la spada Balmung, ma purtroppo non accade nulla. Sorridendo, Ilda ricorda al cavaliere che, come ha detto Syria, è Nettuno a governare su Odino, che quindi non lo tradirà mai, e poi travolge il giovane con l'anello, gettandolo nuovamente nel baratro. Mentre l'eroe precipita, i sette zaffiri cadono dalla sua mano ed improvvisamente iniziano a brillare e, assunta la configurazione dell'Orsa Maggiore, si dispongono sull'elmo di Odino. Con un fragore incredibile, la statua si inclina e dalla sua mano cade la spada di Balmung, dall'interno della quale compare l'armatura del Dio, avvolta in una sfera di luce. Avvolto dalla medesima luce, Pegasus riemerge dal baratro e vola verso le vestigia del Dio. Improvvisamente, Pegasus di Fuoco si stacca dal suo corpo, ed al suo posto il cavaliere indossa l'armatura di Odino, completa di Balmung. L'eroe atterra davanti alla stupefatta Ilda e solleva la spada, ma la donna è ancora pronta a combattere. Il potere dell'anello si scontra con la spada, ma Pegasus sembra poterla respingere ed è pronto al fendente finale quando Ilda gli ricorda che così facendo ucciderà anche un'innocente. Timoroso al pensiero di ucciderla per errore, Pegasus abbassa la spada, e la celebrante ne approfitta per travolgerlo col suo potere. Mentre la notte sta per calare, le voci dei compagni esortano l'eroe a rialzarsi, ma a convincerlo è l'apparizione della voce di Odino, che si trasmette attraverso la spada e l'armatura. "Pegasus, non avere paura, non temere ! La terra di cui sono signore, Asgard, è stata per secoli costretta alla guerra. Finalmente era venuta la pace, ma Nettuno ha chiesto nuovi sacrifici per la sua smisurata sete di potere. Le stelle dell'Orsa, i cavalieri del nord, si sono spente in nome suo, ed amavano Asgard, e credevano in me ! […] Pegasus, impugna la spada Balmung e non temere, non avere paura. Libera la terra dall'incantesimo dell'anello ! Spezza la magia oscura ! La sorte di Asgard, di Atena e degli uomini tutti è nelle tue mani, e nel polso di un cavaliere della giustizia ! Credi in me, non esitare, alzati !" sostiene il signore del Nord, e Pegasus si rimette in piedi con la spada in pugno. Fiducioso nelle parole di Odino e col supporto dei compagni, Pegasus solleva la spada e brucia al massimo il suo cosmo, superando il potere dell'anello e colpendo la donna.
Fiducioso in Odino, Pegasus sferra il suo fendente contro Ilda, il cui diadema va in pezzi per l'impeto del colpo. Mentre il mantello le vola via, la donna crolla a terra, e nello stesso momento l'anello del Nibelungo si spezza in due metà e scompare nel nulla. La gioia per la vittoria però dura pochissimo, Pegasus è inorridito nel vedere Ilda al suolo, apparentemente priva di vita. In un lampo di luce l'armatura di Odino e la spada Balmung abbandonano il cavaliere, e nello stesso momento un lago di sangue si allarga sotto il corpo di Ilda. Al picco ghiacciato, Isabel cede alla fatica e sviene. Pegasus avverte la scomparsa del cosmo di Isabel, e, mentre Asgard inizia a tremare in preda ad un violento terremoto, causato dallo scioglimento dei ghiacci, pensa "E' successo, ciò che più temevo è successo: non ho salvato Atena, non ho salvato la pace per gli uomini, ed ho privato della vita… Ilda !". Disperato, il cavaliere si inginocchia a terra, ed anche gli altri eroi piangono la scomparsa di quella che era l'ultima speranza. La terra continua a tremare in tutta Asgard, anche vicino ai corpi dei cavalieri del Nord, ma Pegasus quasi non se ne accorge per la disperazione, ed urla la sua rabbia contro Odino, colpevole di aver tradito la sua fiducia e di aver lasciato morire Ilda. Improvvisamente però, il sangue di Ilda inizia a splendere e, sotto gli sguardi incerti dei cinque cavalieri, tutti di nuovo in piedi, la donna si rialza ed avanza verso di loro. Ignorati i ragazzi però, Ilda stringe la lama di Balmung ed invoca "Ti prego, Odino, aiutami, vieni in mio soccorso ! Espierò le colpe di cui mi sono macchiata! Posso farti dono della vita se lo chiedi, purché Atena e l'umanità siano salve !" La donna piange ed espande il suo cosmo, pregando il Dio di fermare lo scioglimento dei ghiacci e salvare Asgard e Atena "Ripristina i ghiacci di Asgard !". Compreso che la donna è dalla loro parte, i cavalieri e Tisifone si incamminano verso il picco ghiacciato. Ilda chiede perdono per la morte dei cavalieri del nord, ma tutto ciò sembra non bastare, visto che il mare sta iniziando ad invadere Asgard. Ma la donna, le cui lacrime si diffondono in tutto il regno, stringe la spada ancora più forte, al punto da sanguinare, e continua nella sua preghiera, stavolta rivolgendosi ad Atena "Lady Isabel, perdona le mie azioni, erano guidate da un'insana sete di potere. Perdonami se non ho saputo contrastare l'influsso dell'anello del Nibelungo, e se ho subito la volontà di Nettuno. Ho fallito, ed ho fatto accadere cose terribili sotto l'influsso dell'anello, ho visto la fine dei cavalieri a me fedeli, li ho visti ad uno ad uno cadere in combattimento, li ho visti subire una terribile sorte e per colpa mia, perché loro in me credevano." dichiara, e davanti ai suoi occhi ricompaiono le tristi immagini dei cavalieri di Asgard, tutti caduti in suo nome. "Nettuno mi privò della volontà, rendendomi schiava dell'anello maledetto, ma dentro di me ero la stessa, la stessa di sempre ! Dovetti assistere con gli occhi del cuore alla rovina che mi vedevo attorno ! Ero costretta a farlo, perché Nettuno mi aveva lasciata cosciente delle mie azioni, mi aveva lasciata in balia del male che commettevo. Era come se la mia anima, prigioniera in un angolo nascosto, assistesse alla crudeltà in me, e non riuscivo a ribellarmi… l'anello del Nibelungo non me lo consentiva. La perdita dei migliori uomini del nord avrebbe dovuto smuovermi… ma non l'ha fatto. Ero prigioniera, irrimediabilmente prigioniera dell'anello del Nibelungo, prigioniera di Nettuno. Perdonami se non sono riuscita. Avrei dovuto farlo, ad ogni costo !" piange la celebrante. Pegasus e gli altri, cui si è unita anche Castalia, hanno intanto raggiunto il picco ghiacciato, ed osservano preoccupati la marea che sale e rischia di sommergere Atena. Ilda continua nella sua preghiera finché, spossata, cade in ginocchio, ma proprio quando anche il palazzo sembra sul punto di crollare, il cosmo di Odino si espande attraverso l'armatura, ed i ghiacci di Asgard si ricompongono. Le acque del mare si congelano, e sotto gli occhi dei cavalieri, il cosmo di Isabel appare, mostrando che la donna è viva. "La pace può tornare sulla terra !" grida Pegasus mentre la fanciulla espande il suo cosmo e si rimette faticosamente in piedi. "Pegasus, grazie !" sono le sue prime parole, e tutti i presenti si commuovono nel vederla sana e salva. Accorre anche Ilda, stanca ma viva, e chiede nuovamente perdono ad Isabel ed a Flare. Attraverso il suo cosmo, Isabel rincuora Ilda, chiedendole solo di governare per sempre Asgard nella pace. Ilda acconsente, affermando che sia l'armatura di Odino che gli spiriti di Orion e gli altri l'aiuteranno nella sua opera. Isabel sorride, ma proprio quando tutto sembra finito, nel mare alle sue spalle compare un vortice, e tutti vengono travolti da un'onda gigantesca, perdendo i sensi. Al risveglio, Pegasus ed i cavalieri osservano con gli occhi sbarrati il picco ghiacciato: Isabel è scomparsa. "Nettunooooo" grida furioso il ragazzo, ed infatti nel suo tempio sottomarino il Dio dei Mari stringe il corpo della fanciulla.
Riassunto by Shiryu