I CAVALIERI DELLO ZODIACO

Siamo alla fine degli anni '90 e la terra è vittima di disastri naturali di dimensioni sempre maggiori. L'umanità esiste ancora, vivendo specie nelle grandi metropoli, ma sembra non poter far nulla contro i cataclismi che affliggono il pianeta. Un'antica leggenda però narra che nei momenti di maggior crisi, sorge a difesa dell'umanità una schiera di eroi, difensori della giustizia, i Cavalieri dello Zodiaco.

Nella città di Nuova Luxor, in Giappone, la gente è in delirio. E' infatti incominciata la Guerra Galattica, il grande torneo fra cavalieri dello zodiaco promosso da una delle maggiori società del pianeta, la fondazione Toole. Per il primo incontro si affrontano nel palazzo dei tornei, un'enorme edificio simile al Colosseo, Asher, cavaliere dell'Unicorno, e Ban, del Leone minore. Il premio per il vincitore del torneo e la Sacra Armatura d'oro, messa in palio dalla fondazione. Ogni cavaliere possiede infatti un'armatura di bronzo, che rappresenta la costellazione di appartenenza, ma l'obiettivo di tutti è conquistare la Sacra Armatura d'oro, rappresentante la costellazione del Sagittario. Attenta spettatrice dell'incontro è Lady Isabel di Toole, attualmente a capo della fondazione e promotrice del torneo, grande sogno di suo nonno Alman. Osservando l'incontro, Isabel pensa preoccupata all'assenza del cavaliere di Pegasus, che non è ancora giunto a Nuova Luxor nonostante il suo addestramento in Grecia dovrebbe essere ormai concluso. In effetti contemporaneamente in Grecia, Pegasus è pronto ad affrontare il gigante Cassios per ottenere l'armatura della costellazione di Pegasus. "Avete affrontato i nove giganti di Ebdera ed avete vinto !" afferma il Grande Sacerdote, la massima autorità del luogo, "Ora vi affronterete per il possesso dell'armatura di Pegasus !". Ascoltando il sacerdote, Pegasus osserva lo scrigno di bronzo contenente l'armatura, ed il suo rivale Cassios, approfittando della distrazione, lo atterra con un colpo terribile. Sulle gradinate dell'arena, moltissimi soldati osservano il duello, e con loro Castalia, maestra di Pegasus, e Tisifone, istruttrice di Cassios, entrambe sacerdotesse guerriere e per questo portanti una maschera sul volto. Castalia urla che il combattimento non era ancora iniziato, ma Tisifone risponde dichiarando che Pegasus è stato sciocco a distrarsi e per questo deve pagare. Cassios infatti ha sollevato Pegasus stringendolo con la mano destra e sta cercando di stritolarlo lentamente. Mentre il ragazzo si dimena, Cassios solleva l'altro braccio per staccargli un orecchio col taglio della mano, ma all'ultimo istante Pegasus si libera e colpisce Cassios alla testa, amputandogli proprio un orecchio. Sanguinante, Cassios si volta verso il nemico, ma Pegasus attacca rapidissimo colpendolo ripetutamente al volto e nello stomaco. Frastornato, Cassios cade a terra, ma poi si rialza gridando che l'armatura deve essere sua, che è greco, e non di Pegasus che è uno straniero. Dicendo ciò, Cassios scaglia un pugno poderoso verso Pegasus, ma il ragazzo lo blocca con una sola mano e senza alcuna difficoltà. Pegasus afferma che anche se Cassios ha una notevole forza fisica, non possiede dentro di lui la lucente forza delle stelle. Nel dire ciò, Pegasus ricorda un episodio del suo lungo addestramento con Castalia, durato cinque anni. In quell'occasione, Castalia aveva chiesto all'allievo di distruggere una pietra con un semplice pugno, ma il bambino non ne era stato capace. "E' una questione di forza di volontà " aveva spiegato allora la sacerdotessa. Tutti gli uomini hanno dentro di se un'enorme energia, il cosmo, l'energia di un'intera costellazione, e soltanto imparando ad usare quest'energia Pegasus diventerà un cavaliere dello zodiaco. Il bambino allora riuscì per la prima volta ad espandere il suo cosmo e con un pugno distrusse non solo la pietra, ma anche le rocce sottostanti. Soddisfatta per la prova dell'allievo, Castalia gli indicò la sua costellazione guida, la costellazione di Pegasus. Cassios è sconcertato dalla forza del suo avversario, ma non vuole comunque arrendersi e così si prepara ad attaccare di nuovo. Pegasus allora inizia ad agitare le braccia, disegnando nell'aria la costellazione di Pegasus ed espandendo il suo cosmo. Tisifone comprende la forza del ragazzo, ma non Cassios che, ignorando le sue urla di avvertimento, si lancia all'attacco. Pegasus allora urla "Pegasus, la tua forza è in me !" e per la prima volta lancia il suo colpo segreto, il "Fulmine di Pegasus", una serie di rapidissimi e potentissimi colpi alla velocità del suono. Cassios è completamente travolto dal colpo e cade al suolo svenuto. Vincitore, Pegasus corre allo scrigno dell'armatura, mentre il sacerdote afferma che ormai è diventato cavaliere e l'armatura gli appartiene. Dovrà però usarla solo per difendere la giustizia e mai per la sua gloria personale. "Non finirà così !" sibila furiosa Tisifone prima di allontanarsi con i suoi soldati. Quella sera, Pegasus è curioso di vedere la corazza, ma Castalia glielo impedisce, ricordandogli le parole del sacerdote. All'improvviso però la sacerdotessa avverte un pericolo, e corre verso il porto insieme a Pegasus, che ha lo scrigno dell'armatura sulle spalle, inseguita da numerosi soldati. Correndo, Castalia afferma che Tisifone non li avrebbe lasciati andare così facilmente, ed infatti davanti ad un dirupo la figura della donna si para di fronte a loro. Tisifone chiede di avere l'armatura di Pegasus, ed al rifiuto della sacerdotessa si prepara a combattere. Castalia però va a sedersi su una roccia, dicendo a Pegasus che dovrà combattere da solo perché queste cose non la riguardano. Approfittando dello stupore di Pegasus per quest'affermazione, Tisifone lo attacca con il suo colpo segreto, il "Cobra incantatore". Preso alla sprovvista, l'eroe cerca di reagire lanciando il suo fulmine, ma Tisifone, che riesce addirittura a contarne i singoli colpi, circa 80 al secondo, scaglia di nuovo il Cobra incantatore, strappando le cinghie dello scrigno e facendo cadere Pegasus nel dirupo. Ferito, il ragazzo tende la mano verso la maniglia dello scrigno ed ode la voce telepatica di Castalia dirgli di aprirlo, ora è un suo diritto. Obbedendo, il ragazzo tira la maniglia ed in un lampo di luce lo scrigno si apre, mostrando la splendida armatura di Pegasus. Non appena Pegasus ne tocca l'elmo, l'armatura si scompone nei singoli pezzi per poi disporsi sul suo corpo. Tisifone avverte l'enorme energia presente nel dirupo, e subito dopo un fascio di energia la colpisce alla spalla, travolgendola. Voltandosi, la sacerdotessa vede Pegasus con indosso l'armatura. "E' la prova che è un protetto di Atena, nessun altro sarebbe riuscito ad indossare quell'armatura !" pensa Castalia. Pegasus si lancia contro Tisifone ed i due si scontrano in aria, ma anche stavolta il ragazzo ha la peggio e, colpito allo stomaco, cade al suolo. D'un tratto l'armatura gli sembra pesantissima e gli impedisce i movimenti "E' diventata un peso anziché un sollievo !" pensa mentre subisce i colpi di Tisifone. La donna afferma che Pegasus non ha ancora imparato ad usare l'armatura e quindi merita di morire. Telepaticamente, Castalia spiega a Pegasus che l'armatura non ha un valore assoluto, è potente solo se chi la indossa non dubita ed è sicuro della propria forza. Scagliato al suolo però, Pegasus afferma che non può combattere contro una donna, anche se guerriera, e chiude gli occhi per il colpo finale. I soldati di Tisifone fermano però la padrona e, dicendole di non sporcarsi le mani, iniziano a colpire Pegasus con numerosi calci. L'eroe allora brucia il suo cosmo e rialzandosi lancia il "Fulmine di Pegasus" che annienta i soldati. Lo spostamento d'aria spezza la maschera di Tisifone e Pegasus ne vede il volto "Sei più carina di quanto pensassi " afferma ironicamente allontanandosi, ma la donna risponde che la prossima volta che si incontreranno, anche lei indosserà la propria armatura. All'alba, Castalia indica a Pegasus il porto di Atene, da cui il ragazzo raggiungerà Nuova Luxor e gli chiede "Pegasus, seguirai i miei consigli ?" "Mostrami il tuo volto ed avrai la risposta !" risponde il ragazzo, ma la sacerdotessa non si toglie comunque la maschera. Frattanto, a Nuova Luxor lo scontro fra Ban ed Asher ha avuto come vincitore quest'ultimo che, dopo essersi trovato in difficoltà è riuscito a stendere l'avversario con una serie di pugni ed a finirlo con una scarica elettromagnetica, frutto del suo cosmo. Il mattino dopo, Pegasus giunge al palazzo della fondazione ed incontra Lady Isabel ed il suo maggiordomo Mylock. Il ragazzo comunque conosceva già i due, Mylock era stato maggiordomo anche di Alman di Toole, colui che aveva riunito un gruppo di bambini orfani per inviarli nelle varie parti del mondo affinché diventassero cavalieri, e nella sua casa Pegasus aveva vissuto per un po’ insieme agli altri, conoscendo sua nipote Isabel. La ragazza parla a Pegasus della Guerra galattica e gli annuncia che il suo primo avversario sarà Geky dell'Orsa, ma il cavaliere rifiuta categoricamente di combattere. Egli infatti non è diventato cavaliere per sua volontà, ma perché obbligato da Alman che, dopo averlo fatto prelevare dall'orfanotrofio, rapì sua sorella Patricia, di poco più grande di lui. Alman però promise che li avrebbe fatti ricongiungere se Pegasus fosse diventato cavaliere, ed ora il ragazzo chiede ad Isabel che suo nonno mantenga quanto detto. Isabel però risponde informando Pegasus della morte di Alman di Toole, avvenuta poco dopo la partenza del ragazzo per la Grecia, e della fuga di Patricia, di cui nessuno sa più nulla. Pegasus allora corre verso la porta per andare subito a cercarla, ma Isabel gli propone un accordo, se lui infatti vincerà la Guerra galattica, la fondazione, che lei stessa ora dirige, ritroverà Patricia. La fondazione in effetti ha i mezzi per farlo e certamente prima o poi la ragazza sarà ritrovata. Pegasus esita a rispondere ma la conversazione è interrotta dall'ingresso di Asher che chiede bruscamente al ragazzo di lasciare lì almeno lo scrigno con l'armatura, che altrove non gli servirebbe a nulla. Fra i due nasce un diverbio, Pegasus, ricordando che Asher da bambino faceva da cavallino alla piccola Isabel, afferma che ora è diventato un cane da guardia. In risposta, Asher attacca Pegasus che, fermato il colpo, si prepara a rispondere. Lady Isabel però ordina ad entrambi di fermarsi e Pegasus si dirige verso l'uscita del palazzo. Asher allora lo attacca alle spalle con la scarica elettromagnetica, facendogli cadere lo scrigno. Il ragazzo risponde con un unico colpo, che, sfiorato il cavaliere d'unicorno, provoca un grosso foro nel muro alle sue spalle, poi, lasciato lo scrigno, si allontana ignorando i richiami di Mylock. Isabel si dice però certa del suo ritorno. Lasciato il palazzo, Pegasus si reca all'orfanotrofio dove aveva vissuto insieme a Patricia e ritrova Lania, una sua amica d'infanzia rimasta lì a dare una mano. Lania non sa dove sia Patricia ma consiglia a Pegasus di partecipare alla Guerra galattica. Il torneo infatti sarà trasmesso in tutto il mondo e così sarà la stessa Patricia a recarsi dal fratello. Pegasus approva l'idea dell'amica, cui non aveva pensato, e la ringrazia, suscitando l'ironia di uno dei bambini dell'orfanotrofio. Nel vedere Lania inseguirlo per averla messa in imbarazzo di fronte a lui, il cavaliere ripensa all'infanzia, quando, dopo aver fatto arrabbiare l'amica, si nascondeva dietro a Patricia per scapparle. Più tardi, Pegasus si reca al Palazzo dei tornei per affrontare Geky, sotto gli occhi del pubblico, degli altri cavalieri e delle telecamere di tutto il mondo. Indossata l'armatura, il ragazzo sale sul ring ed attende l'inizio del combattimento. Geky crede di dover affrontare un ragazzino qualunque, ma quando appoggia la mano sul coprispalla di Pegasus, è costretto a ritirarla ustionata. Il cosmo di Pegasus si sta infatti espandendo e l'armatura è incandescente. Al suono del gong, Pegasus salta in aria ed atterra subito Geky con un calcio straordinario, stupendo sia il suo avversario che gli altri cavalieri. Nonostante il colpo comunque Geky si rialza e si lancia con tutto il suo peso verso l'avversario. Pegasus frena la carica, ma Geky con una mossa improvvisa gli serra il collo con le mani e lo solleva in aria. "Con queste braccia stritolavo gli orsi durante gli anni dell'addestramento !" afferma Geky continuando a stringere ed esercitando una pressione che i computer dei cronisti giudicano pari a 1800 Kg. Lentamente, Pegasus inizia a perdere i sensi, ma dentro di se ode la voce di Castalia e ricorda un giorno dell'addestramento, quando la sua istruttrice gli spiegò che trovandosi di fronte ad un nemico più forte, si devono trovare e distruggere le sue armi. La pressione è intanto pari a 3000 Kg, il limite massimo di resistenza anche per un cavaliere, ma d'un tratto Pegasus inizia a stringere a sua volta le braccia di Geky, aprendo la stretta e frantumando i bracciali. Il ragazzo poi colpisce il nemico con un calcio e si libera da lui. Pegasus viene proclamato vincitore dell'incontro, ed in quello stesso attimo l'armatura di Geky si sbriciola ed il cavaliere cade svenuto a terra. Asher comprende che Pegasus ha colpito il suo avversario non con uno ma con molteplici calci alla velocità del suono. Tutti i cavalieri presenti restano stupiti della forza di Pegasus e comprendono che sarà un difficile avversario per tutti loro. Pegasus ed Unicorno sono dunque i primi due cavalieri ammessi al secondo turno di combattimenti. Verso il tramonto, Pegasus si reca alla darsena ad incontrare Lania ed alcuni bambini dell'orfanotrofio. La ragazza gli ha infatti procurato un piccolo ma accogliente appartamento al porto ed il cavaliere vi porta le sue poche cose. Quella sera al palazzo della fondazione, Mylock porta a Lady Isabel i giornali con i commenti entusiasti alla Guerra Galattica, ma la ragazza rifiuta di leggerli, preoccupata per l'assenza di due cavalieri. Otto guerrieri, Aspides di Idra, Geky dell'Orsa, Pegasus, Sirio il Dragone, Andromeda, Asher dell'Unicorno, Ban del Leone minore e Black il Lupo, sono già a Nuova Luxor, ma altri due, Cristal il Cigno e Phoenix, ancora mancano. Phoenix è irreperibile, Cristal ha invece mandato a dire che tarderà. Fra le distese di ghiaccio della Siberia, Cristal, cavaliere del cigno, è pronto a partire. Prima però colpisce la superficie ghiacciata del mare e, aperto un enorme varco nel ghiaccio spessissimo, si tuffa con in mano una rosa. Nuotando nell'acqua gelida, Cristal raggiunge il relitto di una nave affondata e, entrando in una cabina, raggiunge il corpo della sua defunta madre, morta quando il cavaliere era ancora un bambino. Messale la rosa fra i capelli, Cristal prega per lei e la mette al corrente della sua decisione di recarsi a Nuova Luxor per affrontare altri guerrieri suoi pari, poi, piangendo, ritorna in superficie. Lì gli viene incontro Jacob, un bambino del luogo che vive in un villaggio vicino e lo rassicura affermando che penserà lui a lei mentre Cristal sarà via. Ringraziato l'amico, Cristal si pone di fronte alla Montagna del Ghiaccio eterno, un ghiacciaio vecchio di migliaia di anni, e lo abbatte con un solo pugno. Dal ghiaccio emerge allora uno scrigno di bronzo, contenente l'armatura del cigno, che il cavaliere indossa ora per la prima volta. Cristal, che ha sentito della vittoria di Pegasus, è curioso di affrontare e vincere il cavaliere. Il giorno dopo a Nuova Luxor, Lady Isabel parla al pubblico circa la Guerra galattica ed il suo premio, la sacra armatura, ritrovata anni addietro da Alman di Toole. Quando la fanciulla smette di parlare, il cronista dichiara che lo scontro previsto per quel giorno, quello fra Cristal ed Aspides, non avverrà perché il cavaliere del cigno è ancora assente. Asher non è stupito di ciò, Cristal infatti non è di Nuova Luxor ma per metà russo, ma proprio in quel momento il cavaliere irrompe in sala e salta sul ring. "Dite addio ai proibiti sogni, Cristal il Cigno è venuto a vincere !" dichiara sicuro di se rivolto agli altri cavalieri e specie ad Unicorno, poi Aspides sale a sua volta sul ring e l'incontro inizia. Cristal resta immobile mentre il cavaliere d'Idra lo tempesta di pugni i calci. I colpi sono però troppo deboli per impensierire Cristal che, protetto dall'armatura del cigno, riporta solo ferite superficiali. Aspides decide allora di usare la sua arma segreta e non appena Cristal blocca uno dei suoi pugni, degli artigli velenosi fuoriescono dalla sua armatura, conficcandosi nel braccio del cavaliere del cigno. Ridendo, Aspides spiega che il suo veleno è mortale ma che agisce lentamente se somministrato a piccole dosi. Per nulla preoccupato, Cristal strappa via gli artigli e fronteggia nuovamente Idra. Aspides riprende a colpire Cristal con i suoi pugni, e di nuovo dal suo bracciale escono degli artigli, che stavolta si conficcano nel pettorale dell'armatura del cigno. Mentre Cristal li butta via, Aspides afferma che gli artigli della sua armatura crescono molto in fretta e tra poco Cristal morrà. Il cavaliere del cigno decide allora di contrattaccare e, bloccato il polso di Aspides, lo congela fino ad una temperatura di - 100 C°, il suo addestramento in Siberia gli ha dato infatti la padronanza delle energie fredde. Congelando il polso di Idra, Cristal ha impedito per sempre la fuoriuscita degli artigli. Frastornato, Aspides indietreggia, ma poi spicca un salto e colpisce col ginocchio il volto di Cristal. Il colpo non è molto forte ma all'improvviso anche dal ginocchio escono degli artigli, che si conficcano nell'elmetto del cigno. Convinto della vittoria, Aspides deride Cristal, ma d'un tratto gli artigli si ghiacciano e cadono dall'elmo del cigno. Cristal spiega che per quanto il veleno di Idra sia mortale, i suoi artigli sono troppo deboli per superare la difesa della sua armatura, poi lancia il suo colpo segreto, la "Polvere di Diamanti". In pochi istanti, l'armatura di Aspides ghiaccia, per poi sbriciolarsi. Il cavaliere di Idra cade così svenuto al suolo e Cristal è il vincitore dell'incontro. Scendendo, il cavaliere pensa alla madre, affermando che ben presto le sue fatiche finiranno e potrà tornare da lei, poi si rivolge a Pegasus, che potrebbe essere il suo avversario successivo. Dietro di loro però un altro cavaliere sorride, si tratta del prossimo avversario di Pegasus, Sirio il Dragone.

Il giorno dopo, tre bambini dell'orfanotrofio si recano al palazzo dei tornei per assistere all'incontro fra Pegasus e Dragone. In quel mentre giunge la limousine di Lady Isabel, che, seguita da Mylock ed Asher, entra nell'edificio. Trovati dei posti, i bambini attendono l'inizio dell'incontro e contemporaneamente Lania prega per Pegasus in una chiesetta. Al suono del gong, Pegasus si lancia verso Sirio con un calcio, ma Dragone lo evita e si volta verso l'avversario. Evitati un paio di pugni e bloccato un altro calcio con lo scudo della sua armatura, Sirio sferra un destro micidiale e colpisce Pegasus in pieno stomaco. Perdendo sangue dalla bocca a causa del durissimo colpo, Pegasus cade a terra svenuto. Gli altri cavalieri, Asher, Black ed Andromeda, assistono all'incontro esterrefatti dalla forza del colpo. Sirio è già convinto della vittoria, ma in quell'attimo ode una voce chiamarlo e, voltandosi, vede correre verso di lui Fiore di Luna, figlia adottiva del suo maestro. La ragazza si avvicina a Sirio e lo informa che il maestro è gravemente malato e sta per morire. Sirio ricorda allora l'addestramento avvenuto in Cina, fra le montagne Cinque Picchi di fronte alla cascata del Dragone. Per ottenere l'armatura, Sirio doveva far innalzare verso il cielo le acque della cascata, un'impresa che credeva impossibile, tanto da essere sul punto di rinunciare. "La tua è indolenza! cinque anni di esercizio e disciplina non ti hanno insegnato nulla !" gli disse però il maestro, per poi aggiungere "Il tuo potere è superiore alla forza di gravità !". Sirio allora riprese gli allenamenti, e dopo molti sforzi riuscì a colpire la cascata con un colpo terribile. Le acque allora prima si bloccarono, come paralizzate, poi presero a scorrere verso l'alto. "L'armatura del drago ha trovato un degnò padrone !" pensò soddisfatto il maestro mentre la cascata di innalzava verso il cielo.

"Devo tutto a quell'uomo !" pensa Sirio e si accinge a seguire Fiore di Luna in Cina. Con grande stupore di entrambi però, Pegasus, seppur sanguinante, si rialza pronto alla lotta. Avendo fretta di raggiungere il maestro, Sirio decide di usare il suo colpo più forte, il "Colpo segreto del drago nascente", e lo lancia contro Pegasus. L'eroe è completamente travolto e cade al suolo, ma, nonostante la forza devastante del colpo, si rialza ancora una volta. "Ho anch'io una ragione molto importante per combattere!" afferma prima di lanciare il suo fulmine contro Dragone. Inaspettatamente però, Sirio ferma tutti i colpi con lo scudo. Pegasus è sbalordito, il suo fulmine, in grado di superare qualsiasi corazza, anche la più resistente, non ha neanche scalfito lo scudo del dragone. Notando lo stupore dell'avversario, Sirio narra la storia dell'armatura del dragone, ritenuta dagli antichi la reincarnazione dell'animale e custodita per millenni sotto la cascata del drago. Le acque della cascata hanno reso l'armatura "forte e resistente come un diamante", e dell'armatura quello scudo è la parte più potente, nessuno può scalfirlo. Nonostante la forza del suo avversario, Pegasus rifiuta di arrendersi, ma Dragone lo attacca con un destro poderoso. Il cavaliere riesce a fermare il colpo con il braccio sinistro, ma la potenza del pugno è tale da distruggere il bracciale dell'armatura e colpire il volto di Pegasus, che cade ancora una volta al suolo. Stavolta per il giovane cavaliere sembra la fine, ma sul punto di arrendersi, Pegasus ode la voce di Castalia incoraggiarlo e quella di Lania dirgli di pensare a Patricia, la Guerra galattica è la sua ultima possibilità per ritrovarla. Il ragazzo così trova la forza di rialzarsi, stupendo Asher e gli altri che lo davano già per spacciato. I tre cavalieri non capiscono perché Pegasus voglia continuare a lottare, il suo avversario sembra invincibile, ma il sopraggiunto Cristal dichiara che Dragone ha un punto debole, se Pegasus lo troverà potrà ancora vincere. Rimessosi in piedi, Pegasus afferma "Preparati ad usare il tuo pugno ed il tuo scudo, Dragone, perché adesso te li distruggerò entrambi !", poi si lancia verso Sirio. Vedendolo arrivare, Dragone alza lo scudo, e, ad una velocità altissima, l'azione si compie. Pegasus è gravemente ferito al volto, ma sia il pugno che lo scudo di Sirio sono distrutti. Nessuno riesce a capire cosa sia successo finché non viene mostrato il replay rallentato. Le immagini mostrano che Sirio si è difeso con lo scudo dall'attacco di Pegasus, che schiantandosi con la testa contro quella difesa è rimasto gravemente ferito. Sirio ha poi scagliato un destro contro Pegasus, che abbassandosi ha fatto il modo che colpisse lo scudo. Sirio ha dunque distrutto da se il suo pugno ed il suo scudo. Cristal spiega che è un'antica disciplina dell'oriente detta "contraddizione", lo scudo può essere distrutto se colpito da un corpo che viaggia ad una velocità pari alla sua massa. Entrambi i cavalieri sono ora in difficoltà, Sirio è ormai privo di armi, Pegasus, pur ancora vivo grazie all'elmo, è gravemente ferito. Mentre Pegasus è a terra, Sirio si rivolge a Fiore di Luna affermando che lo scontro non è ancora finito, Pegasus è un osso duro e fra poco si rialzerà, e che quindi per ora non può seguirla ai Cinque Picchi. Seguendo le previsioni di Sirio, Pegasus si rialza, ancora pronto a combattere. Mylock chiede allora a Lady Isabel se non sia il caso di interrompere l'incontro, una disgrazia macchierebbe il buon nome della fondazione, ma la ragazza non risponde e continua a fissare il ring. Frattanto con un gesto improvviso, Sirio si toglie l'armatura, che giudica ormai inutile senza il bracciale e lo scudo, e Pegasus, seguendo le regole della cavalleria e dell'onore, fa lo stesso. Andromeda tenta allora di fermare i due contendenti, senza armature sono senza difese e rischiano la vita, ma entrambi non ascoltano le sue parole. Osservando Pegasus, Sirio comprende che non combatte per l'armatura ma per qualcosa di più importante, d'altra parte anche lui deve ottenere la vittoria, come ringraziamento al maestro per la sua paziente opera di addestramento. Lentamente, un tatuaggio a forma di Dragone compare sulla schiena di Sirio, per essere pienamente visibile non appena il cavaliere si prepara ad attaccare. Pegasus comunque non resta fermo ad aspettare l'avversario e lancia il suo fulmine, contro il quale Sirio non ha speranze senza il suo scudo. Sorprendentemente, Dragone evita l'attacco, per poi spiegare che su cento colpi sono solo cinque o sei quelli realmente veloci e pericolosi, gli altri sono prevedibili. Detto ciò Sirio si prepara ad usare il Drago nascente, ma all'improvviso cade al suolo e, toccandosi l'addome, scopre che uno dei colpi di Pegasus è andato a segno. Vedendo il suo avversario in difficoltà, Pegasus lancia una seconda scarica, e stavolta non uno ma tre colpi raggiungono il bersaglio. Sirio non riesce a capire come ciò stia accadendo, ma soprattutto è preoccupato perché quei colpi si stanno avvicinando sempre di più al suo unico punto debole. Dragone ricorda infatti le ultime parole del maestro prima della sua partenza per Nuova Luxor, quando gli spiegò che il suo unico punto vulnerabile è la zona contrassegnata dall'artiglio del drago sulla sua schiena ed a cui corrisponde il cuore. Quella zona è visibile solo quando Sirio attacca senz'armatura e resta scoperta solo per pochi decimi di secondo, ma è comunque un punto debole. Ora, sembra che i colpi di Pegasus si stiano avvicinando sempre di più a quel punto, che sul torace corrisponde al cuore. A conferma delle ipotesi di Sirio, Pegasus dichiara di aver trovato il suo punto debole e sfida l'avversario a lanciare il Drago nascente. Pur preoccupato, Sirio accetta la sfida ed entrambi i cavalieri scagliano i loro colpi segreti. Dragone colpisce Pegasus in pieno volto, ma il ragazzo centra il cuore del nemico, lasciato scoperto durante l'attacco. Sirio è catapultato fuori dal ring e nei pochi attimi prima di toccare terra, gli tornano in mente i momenti dell'addestramento. Pegasus è proclamato vincitore, ma dopo qualche attimo sviene esausto. Preoccupata per lui, Lania prende un taxi e corre al palazzo dei tornei, proprio mentre i medici della fondazione visitano i due combattenti. Pegasus è messo male e deve essere operato, ma Dragone è in fin di vita per un principio di infarto e sembra che nulla possa salvarlo. Fiore di Luna corre allora da Pegasus, che sta venendo portato via in barella, ed implora in lacrime il suo aiuto. Secondo il maestro infatti quando il cuore di un cavaliere viene fermato, solo un secondo colpo della stessa forza può riattivarlo. I medici allontanano la ragazza ma Pegasus, pur esausto, afferma "Vi prego, portatemi da Sirio !". Sceso barcollando dalla barella, Pegasus si avvicina a Dragone, sollevato da Andromeda. Il cavaliere dovrebbe riuscire a colpire l'artiglio del drago con la stessa forza di prima. Cristal fa indietreggiare il ragazzo di alcuni passi, un colpo da troppo vicino sarebbe comunque fatale per Sirio, ma la vista di Pegasus si annebbia ed il ragazzo non riesce a reggersi in piedi. Frattanto, il tatuaggio del drago sta rapidamente sparendo dalla schiena di Sirio, e quando sarà del tutto scomparso per il cavaliere non ci sarà più nulla da fare. Pegasus cerca di raccogliere le forze, ma è sul punto di svenire quando vede Lania fra il pubblico. La ragazza, appena arrivata, esorta il cavaliere a tentare. Rialzatosi, Pegasus urla "Non sparire maledizione !" e contemporaneamente lancia un unico fortissimo colpo, centrando l'artiglio del drago e travolgendo sia Andromeda che Sirio. Grazie al colpo subito, il cuore di Dragone riprende a battere, la sua vita è salva. Pegasus per qualche minuto è portato in trionfo sulle spalle di Geky, giunto al palazzo insieme a Ban ed Aspides, poi si accinge ad essere portato in ospedale. Cristal spera che il cavaliere si rimetta "Dovrai essere al meglio della forma per batterti contro Cristal il Cigno !", le luci si spengono e rapidamente il pubblico esce dal palazzo dei tornei. D'un tratto però la catena dell'armatura di Andromeda punta per alcuni istanti lo scrigno dell'armatura d'oro, avvertendo una minaccia. Il cavaliere non da peso alla cosa, ma il cielo si rannuvola e, non vista, una sagoma minacciosa appare alla luce dei lampi. Il giorno seguente, Pegasus si trova nella sua camera d'ospedale insieme a Lania ed i tre bambini dell'orfanotrofio e sta scherzando con questi ultimi quando qualcuno bussa alla porta. Dopo qualche istante entrano nella stanza Sirio e Fiore di Luna. "Ciao Pegasus, come stai ?" saluta Sirio entrando insieme alla ragazza. Fiore di Luna apre un pacchetto contenente varie specialità cinesi e lo offre a Pegasus e gli altri. Sirio è venuto a salutare Pegasus prima di partire per la Cina insieme a Fiore di Luna, poi, mentre gli altri escono, lo mette al corrente di un particolare importante. Il giorno prima, ripresi i sensi, Sirio ha avuto la sensazione che qualcuno stesse spiando il loro incontro, una presenza oscura ed inquietante. L'unico cavaliere ancora assente è Phoenix, creduto ormai morto da tutti, e, se si tratta di lui, allora il nemico sarebbe il cavaliere decaduto dell'isola della Regina Nera. Al palazzo dei tornei è il giorno dell'incontro fra Asher ed Andromeda. Indossate le armature, i due cavalieri salgono sul ring accolti da grida entusiaste del pubblico. Siccome molte ragazze inneggiano Andromeda, Asher afferma che il suo volto ricorda più quello di un attore che quello di un guerriero. In risposta, Andromeda afferma "Unicorno, mi stavo chiedendo perché dobbiamo batterci !". Il cavaliere infatti non sta gareggiando per vincere l'armatura ma per ritrovare suo fratello dal quale fu separato da piccolo. Entrambi furono inviati in luoghi lontani per diventare cavaliere ed ora Andromeda spera di ritrovarlo. Per nulla interessato alla cosa, Asher si lancia all'attacco, ma Andromeda, evitati un paio di colpi, dispone a spirale intorno a se la catena dell'armatura. La catena di Andromeda è un'arma formidabile e, una volta intuita la tecnica del nemico, ne anticipa le mosse con le sue spire. Pur essendo fondamentalmente un'arma di difesa può quindi diventare mortale in attacco. Non ascoltando gli avvertimenti di Andromeda, Asher attacca, ma la catena ne intuisce i movimenti e lo colpisce, danneggiando l'armatura. In ospedale, Sirio sta ancora parlando a Pegasus del loro misterioso nemico e, conoscendo le proprietà della catena di Andromeda, afferma che quella è ora la loro unica difesa. Dopo qualche minuto Lania, Fiore di Luna e gli altri rientrano nella stanza, ma vi trovano solo le bende di Pegasus. I due cavalieri sono infatti andati al palazzo dei tornei, dove Asher è stato di nuovo atterrato. Il cavaliere d'unicorno, la cui armatura è quasi a pezzi, tenta un attacco dall'alto ma "Stolto ! La cima della catena è anche la più resistente, Unicorno !" afferma Andromeda mentre la catena travolge in pieno Asher. Dopo aver atterrato il suo nemico però, la catena inizia a muoversi e forma la parola "Axia" sul pavimento. Black e Cristal, che stavano assistendo allo scontro privi dell'armatura, si avvicinano al ring, ma nessuno comprende il significato di quella parola. D'un tratto Asher prende la catena e la tira verso di se. Andromeda gli dice di fermarsi perché la catena sta cercando di metterli in guardia da una grande minaccia, ma senza ascoltarlo il cavaliere si lancia all'attacco. In un istante, la catena è percorsa da una fortissima scarica elettrica che travolge Unicorno. Andromeda spiega che quando è impugnata da chi non deve, la catena è attraversata dalla corrente elettrica. Non appena il ragazzo finisce di parlare, la catena riprende a muoversi, stavolta in direzione della sacra armatura. Black e Cristal salgono sul ring mentre Lady Isabel si alza in piedi. In quel momento, Andromeda comprende il significato della parola Axia che, in greco antico, vuol dire "cosa importante, di grande valore" "e la cosa di grande valore nella fattispecie è la sacra armatura !". Contemporaneamente le luci si spengono e lo scrigno d'oro è circondato da scariche rossastre. Andromeda, Asher, Cristal e Black restano immobili mentre Sirio e Pegasus entrano nell'edificio e si avvicinano al bordo del ring. Dopo alcuni interminabili istanti, da dietro lo scrigno si alza una colonna di luce e ne esce Phoenix, il cui volto è coperto da una visiera. Lady Isabel ordina di accendere i riflettori e tutti vedono il cavaliere in piedi davanti allo scrigno. Il cronista annuncia al pubblico l'identità di Phoenix, il decimo cavaliere, ma il guerriero si volta per poi salire sopra lo scrigno d'oro. In quel momento tutti percepiscono il cosmo oscuro e malvagio del cavaliere mentre la catena di Andromeda sfugge al controllo del ragazzo per avvolgersi intorno al polso di Phoenix. I cavalieri comprendono che Phoenix è un nemico e si preparano a combattere. Andromeda ancora non ha capito chi sia il nemico ma Sirio lo informa che quel guerriero è proprio suo fratello. Aperti gli occhi, Andromeda si gira verso Phoenix felice di aver ritrovato il suo amato fratello, ma il cavaliere si mostra ostile e lancia un potente colpo ferendo il ragazzo alla spalla. Andromeda non riesce a credere che quello sia suo fratello, Phoenix era sì fortissimo ma anche molto nobile, mentre costui è carico solo di odio. Il cavaliere solleva allora la visiera ad Andromeda lo riconosce, ma mentre il ragazzo piange per la gioia, Phoenix afferma "Non sei affatto cambiato Andromeda, piangi ancora come una femminuccia e questo non l'ho mai sopportato ! Ti ucciderò per primo, i deboli non hanno il diritto di combattere per la sacra armatura !", poi salta verso il fratello atterrandolo con un calcio. Phoenix si accinge a dare il colpo di grazia ad Andromeda ma Asher lo ferma dicendo che non è il suo turno di combattere. Per nulla impensierito, Phoenix sferra un pugno verso il cavaliere d'unicorno. Convinto di aver evitato il colpo, Asher si prepara a lottare, ma il suo coprispalla si frantuma ed Unicorno cade a terra svenuto. Pegasus non riesce a capire cosa abbia cambiato Phoenix al punto di fargli attaccare il fratello Andromeda, cui aveva sempre voluto bene, e ricorda l'ultimo giorno che trascorsero a Nuova Luxor prima di essere inviati nelle varie parti del mondo a conquistare le armature. Tutti loro si stavano allenando nella palestra di Alman di Toole, ed Andromeda stava lottando contro Black. Atterrato, il bambino aveva iniziato a piangere, ma Phoenix era subito corso a consolarlo. Dopo aver atterrato Black, che rideva di Andromeda, Phoenix spiegò che suo fratello si comporta in quel modo solo per la sua grande sensibilità, e non perché è un vigliacco. In quel mentre, Mylock chiamò tutti i bambini vicino a lui, era il momento che fossero decise le loro destinazioni. Mylock mise in una scatola dieci foglietti sui quali erano scritte dieci diverse località di addestramento ; ognuno di loro avrebbe estratto un foglio a caso e sarebbe stato mandato nella località corrispondente. Così risultò che Asher andasse in Algeria, Sirio in Cina, Pegasus in Grecia, Black in Liberia, Cristal in Siberia, Geky in Canada, finché rimasero solo due foglietti e toccò ad Andromeda. Il bambino pescò l'Isola della regina nera, un'isola vulcanica posta nell'oceano Pacifico all'altezza dell'equatore. Quasi nessuno era mai tornato da lì ed i pochi sopravvissuti erano cambiati nel corpo e nello spirito. Sentendo queste parole, Phoenix chiese di andare lì al posto del fratello e nonostante l'opposizione decisa di Mylock ottenne il permesso da Alman di Toole in persona. In quella stessa occasione, Pegasus ottenne di riottenere Patricia se fosse riuscito a diventare cavaliere. Phoenix fece promettere ad Andromeda di essere forte, poi fu imbarcato su una nave diretta alla regina nera, non prima di aver subito una durissima punizione da Mylock che, per il suo comportamento, lo colpì decine di volte con una spada di bambù.

Pegasus conclude dunque che è stata l'esperienza ad indurire a tal modo il cuore di Phoenix. In quel momento Black indossa l'armatura e sale sul ring, secondo il tabellone del torneo è lui l'avversario di Phoenix e non Andromeda o Unicorno. Il cronista annuncia allora l'inizio dell'incontro, ma Phoenix grida a tutti di non essere venuto lì per partecipare alla competizione quanto per avere la sacra armatura, fino ad ora ha osservato gli altri scontri di nascosto, ma non ha visto nessuno alla sua altezza. Lupo si prepara a lottare ma senza neppure voltarsi Phoenix solleva il pugno verso di lui e lo colpisce con il "Fantasma diabolico", un colpo che permette di intrappolare la mente del nemico in un incubo terribile. Black resta immobilizzato sul ring ma nella sua mente si vede inseguito dal pugno di Phoenix, che frantuma senza difficoltà la sua armatura. Anche nella realtà lo scontro fra i due è già finito, subito il colpo Black è rimasto come ipnotizzato ed a Phoenix basta un dito per atterrarlo. Liberatosi di Black, il cavaliere della fenice atterra con colpi velocissimi anche Mylock, per vendicarsi della punizione di quel giorno, Pegasus, Cristal e Sirio, poi si ferma, e ad un suo cenno compaiono dei misteriosi guerrieri. Costoro, indossanti un'armatura identica a quella di Phoenix ma completamente nera, sono i cavalieri oscuri. Cristal ricorda di aver sentito parlare di loro, un tempo uomini valorosi, decisero di passare alle forze dell'oscurità. Loro nemica giurata è Atena, la protettrice dei cavalieri, loro signora è la notte senza stelle. "Ed io sono il loro capo !" afferma Phoenix ridendo, mentre alcuni dei suoi uomini circondano Pegasus, Sirio, Cristal ed Andromeda. Essendosi divertito abbastanza, Phoenix rivela il suo vero obiettivo, la sacra armatura. Il cavaliere la indica ed in quel momento lo scrigno d'oro si apre e la corazza ne esce fuori. Subito, i cavalieri oscuri se ne impossessano, poi Phoenix ordina di andarsene e tutti loro scompaiono nel nulla. Lady Isabel ordina subito a Mylock di chiamare la polizia, Phoenix non deve assolutamente riuscire ad impossessarsi dell'armatura, mentre Cristal, pur essendo ancora senza armatura, si lancia all'inseguimento. Subito Pegasus, Sirio ed Andromeda lo seguono, ma Lania e Fiore di Luna gli si parano davanti, chiedendo loro di non andare. Sia Pegasus che Dragone sono infatti feriti e per loro affrontare Phoenix potrebbe essere pericoloso. Pegasus però risponde che non può permettere che la sacra armatura sia rubata ed inoltre finché non avrà ritrovato Patricia non potrà succedergli nulla. Dopo che anche Dragone ha tranquillizzato Fiore di Luna, i tre cavalieri escono dall'edificio. Nelle strade, i cavalieri oscuri scappano saltando da un'auto all'altra diretti verso il porto, ignari del fatto che Cristal li sta seguendo correndo sui cornicioni dei grattacieli. Anche gli elicotteri della polizia stanno cercando i fuggitivi sorvolando l'intera città. Al porto, uno degli elicotteri si imbatte nei cavalieri oscuri, ma il pilota fa appena in tempo a segnalare la sua posizione che un colpo di Phoenix abbatte il mezzo. Poco distante, Sirio, Pegasus ed Andromeda hanno perso le tracce, i loro nemici sono troppo lontani perché la catena del cavaliere possa individuarli. Per guidare gli amici, Cristal provoca una piccola nevicata, seguendo la quale i guerrieri riescono a trovarlo. Intanto però i cavalieri oscuri si sono nascosti in uno dei capannoni del porto, in attesa di una nave per la Regina Nera. Raggiunto Cristal all'ingresso del porto, i cavalieri non sanno dove andare, ma Pegasus, ricordando che Phoenix fu imbarcato proprio da quel porto il giorno in cui venne inviato sull'Isola della Regina Nera, comprende i suoi piani. I cavalieri si separano ed iniziano a perlustrare la zona, ma contemporaneamente Phoenix, toltosi l'armatura della fenice, sta per indossare quella del sagittario. Nello scomporsi, l'armatura d'oro provoca un lampo di luce accecante tanto forte da uscire fuori dal capannone e da essere notato da Pegasus. Il cavaliere aggrappandosi al gancio di una gru riesce a sfondare le pareti ed entra nell'edificio proprio nell'istante in cui Phoenix sta indossando l'armatura d'oro. Pegasus colpisce il nemico con un calcio ed i pezzi dell'armatura d'oro, non ancora totalmente assemblata, cadono dal corpo di Phoenix per spargersi nella stanza. Dopo aver ordinato ai suoi guerrieri di raccoglierli, Phoenix colpisce Pegasus, ed in quello stesso momento sopraggiungono Sirio, Cristal ed Andromeda. I cavalieri non riescono però a fermare i nemici che fuggono rapidamente insieme al loro capo. Andromeda prega Phoenix di fermarsi, ma senza dargli retta il cavaliere si dilegua nella notte. Andromeda vorrebbe seguirlo, ma Pegasus lo convince che ora è più importante inseguire i soldati con i pezzi della sacra armatura. Uno di loro raggiunge una zona ferroviaria, ma voltandosi vede davanti a lui Cristal. Il guerriero attacca immediatamente il cavaliere del cigno, che, evitati i colpi, inizia ad espandere il suo cosmo provocando una nevicata. Cristal lancia la polvere di diamanti, che racchiude in se la stessa forza che impedisce alle nevi perenni di sciogliersi al sole, e ghiaccia il suo nemico. Il ragazzo recupera così un pezzo della sacra armatura, il bracciale sinistro. Nel porto, altri due soldati oscuri si separano, imbattendosi uno in Dragone, l'altro in Andromeda. Sconfitti i nemici, i due cavalieri recuperano rispettivamente il braccio destro e lo schiniere sinistro. Andromeda chiede al suo nemico cosa abbia mutato Phoenix a tal punto, ma il guerriero risponde dicendo che chiunque vada sull'Isola Nera prima o poi subisce quella trasformazione. Altrove, anche Pegasus sta inseguendo uno dei soldati, ma di fronte a lui si parano altri sei guerrieri. Sconfitti i nemici, nessuno dei quali ha con se qualche pezzo dell'armatura, Pegasus continua la corsa fino a raggiungere il cavaliere oscuro in un parcheggio. Il ragazzo sconfigge il nemico con il suo Fulmine e recupera lo schiniere destro, poi chiede al guerriero la sua identità. Il cavaliere oscuro però risponde affermando di essere un'ombra, un soldato dell'esercito di Phoenix, addestrato da lui e da altri quattro formidabili cavalieri neri, e prima di morire afferma "Phoenix, con l'aiuto dei quattro cavalieri neri, governerà la terra in nome di …". I cavalieri hanno dunque recuperato quattro pezzi dell'armatura d'oro, ma Phoenix ha ancora gli altri cinque, l'elmo, il bavero, il pettorale, la cintura ed i coprispalla. Riunitisi, Pegasus e gli altri fanno il punto della situazione, ciò che li mette in svantaggio è l'impossibilità di poter usare le armature di Pegasus e del Dragone, entrambe frantumatesi durante lo scontro fra i due cavalieri. Sirio allora si offre di portare le due corazze dall'unico uomo al mondo che possa ripararle e, ottenuto il permesso di Lady Isabel, parte per la Cina. I tre cavalieri salutano Sirio mentre si allontana con i due scrigni sulle spalle, ma a loro insaputa anche un cavaliere nero, nascosto dietro un albero, assiste alla partenza di Dragone. Il giorno dopo, Lady Isabel tiene una conferenza stampa nella quale annuncia che la fondazione farà tutto il possibile per recuperare la sacra armatura per poi sottolineare come il gesto di Phoenix abbia umiliato tutti loro. Lo scopo della Guerra galattica era infatti trovare il cavaliere più valoroso e meritevole, ma Phoenix ne ha provocato l'interruzione ed ha rubato per se la sacra armatura. In quel momento giungono nella casa un cane poliziotto ed il suo addestratore, ma né Lady Isabel né Mylock li hanno convocati. A chiamarli è stato Pegasus che, senza chiedere il parere di Lady Isabel, ha pensato che il fiuto del segugio li avrebbe potuti aiutare a trovare Phoenix, il cui odore è rimasto sui quattro pezzi dell'armatura in loro possesso. Lady Isabel non si oppone al piano del cavaliere e lo lascia libero di agire, ma allo stesso tempo lo guarda con durezza, mostrando di non tollerare la mancanza di disciplina del ragazzo, che sembra non rispettare alcuna forma di autorità. Pegasus comunque mette in atto la sua idea e corre dietro al segugio che, appena annusato l'odore di Phoenix, corre fuori dalla villa per seguire le tracce di Phoenix. Andromeda intanto si reca al parco di Nuova Luxor e trova l'albero dove il fratello era solito allenarsi da bambino. Andromeda ricorda bene come Phoenix si allenasse per ore a prendere a pugni quell'albero, sulla cui corteccia sono rimasti i segni dei colpi, per cercare di diventare forte e coraggioso, e come chiedesse lo stesso anche a lui, per fargli superare la sua debolezza. Alzando lo sguardo, Andromeda nota sulla corteccia il segno di una croce, ed in quel disegno riconosce la croce del Nord, il simbolo di Cristal. In quel momento il cavaliere avverte una presenza ostile e contemporaneamente inizia a nevicare. Saltando di lato, Andromeda lancia la sua catena, ma l'arma è congelata ed inutilizzabile, e solo il potere di Cristal può fare ciò. Andromeda si guarda intorno e da dietro un albero esce un cavaliere del tutto identico a Cristal ma con capelli ed armatura completamente neri. Il misterioso guerriero altri non è che uno dei quattro cavalieri neri di Phoenix, Cigno nero, giunto a Nuova Luxor di sua iniziativa per eliminare Andromeda e gli altri cavalieri. Cigno nero attacca Andromeda con il suo colpo segreto, la "Polvere di diamanti nera" e scaglia il nemico contro un albero, ma proprio quando sta per dargli il colpo di grazia, il suo braccio ghiaccia. Voltandosi, Cigno nero vede i suoi cristalli di ghiaccio diventare da neri bianchi, poi, fra i fiocchi di neve, appare Cristal, pronto ad affrontare il suo doppio. In quello stesso momento arriva Pegasus, guidato dal fiuto del cane che ha seguito l'odore lasciato da Phoenix nel parco anni prima, ma Cristal rifiuta il suo aiuto affermando di voler lottare da solo per stabilire una volta per tutte a chi spetti il simbolo della croce del Nord. La battaglia ha inizio e subito Cigno nero lancia il suo attacco, che imprigiona Cristal in una coltre di ghiaccio. Il cavaliere però si libera subito e con la Polvere di diamanti congela la gamba destra di Cigno nero, ora completamente indifeso. Cristal si accinge a finire il suo nemico ma una catena nera lo ferma. Dalla nebbia appaiono gli altri tre cavalieri neri, Andromeda nero, Pegasus nero e Dragone nero che, dopo aver informato Cigno nero che Phoenix vuole vederli, affermano ridendo "Un saluto dai quattro cavalieri neri !" per poi sparire di nuovo nel nulla insieme al loro compagno. Pegasus e gli altri hanno dunque finalmente conosciuto i loro nemici, più forti di quanto sembrino visto che, terminata la lotta, Cristal si rende conto di essere stato ferito alla mano dal colpo di Cigno nero. Più tardi, Lady Isabel si reca nell'osservatorio astronomico della sua villa, luogo in cui il nonno le insegnava a riconoscere le costellazioni e le narrava la loro storia, e nel quale si rifugia sempre nei momenti di sconforto. Qui prega il nonno di darle aiutarla, per quanto si impegni la fanciulla non riesce a guidare i cavalieri e non sa cosa fare per recuperare l'armatura d'oro. In risposta alle sue suppliche, un fascio di luce fuoriesce da una delle stelle poste sulla volta dell'osservatorio, ed alla ragazza appare lo spirito del nonno. Alman afferma di aver previsto da tempo quegli ostacoli ed aggiunge che solo con l'aiuto dei cavalieri, e di Pegasus in particolare, Isabel potrà riuscire nei suoi intenti. La fanciulla obietta che è difficile guidare i cavalieri, il loro spirito è libero, la loro indole è ribelle e Pegasus in particolare non sopporta alcuna forma di disciplina, ma Alman risponde paragonando la nipote ad Atena, la Dea della giustizia e della guerra, che istituì l'ordine dei cavalieri. Atena guidava i cavalieri dello zodiaco pur non rinunciando alla sua femminilità, allo stesso modo Isabel non dovrà comportarsi con inflessibilità e durezza, la sua dolcezza naturale conquisterà i cavalieri. Prima di sparire, Alman avverte però che Phoenix è solo una piccola parte delle forze del male che si annidano nell'universo e che è suo dovere sconfiggere. Altrove, su un promontorio in riva al mare, Phoenix divide con i suoi cavalieri neri i pezzi dell'armatura in suo possesso. A Pegasus nero va la cintura, a Dragone nero il pettorale, a Cigno nero il coprispalla, ad Andromeda nero il bavero, solo l'elmo resta in mano del cavaliere della fenice. Compito dei cavalieri neri comunque non sarà solo custodire i pezzi in loro possesso ma anche conquistare gli altri, e ciò significa uccidere i cavalieri dello zodiaco.

La mattina dopo, Isabel si fa portare al molo, sotto la casa di Pegasus, e bussa alla sua porta. Il ragazzo, che si stava lavando i capelli, aperta la porta presentandosi a torso nudo e con un asciugamano sulla testa, resta sbalordito nel trovarsi davanti il capo della Grande fondazione. Lasciando Lady Isabel fuori la porta, Pegasus corre dentro ed in pochi secondi finisce di asciugarsi i capelli, ordina la casa, pulisce il pavimento con l'aspirapolvere ed indossa la maglietta. Fatta entrare la ragazza, Pegasus si scusa del suo comportamento, ma non si sarebbe mai aspettato di doverla ricevere lì, e senza neanche un po’ di preavviso. Tralasciando i convenevoli, Isabel mostra a Pegasus il motivo della sua visita, una lettera di Phoenix in cui il guerriero dà appuntamento ai cavalieri nella valle della morte, una zona rocciosa non molto lontana da Nuova Luxor. Nella lettera, Phoenix specifica di portare i pezzi della sacra armatura in loro possesso, ovvero gli schinieri ed i bracciali. Appare ovvio che il cavaliere sa di Sirio e vuole approfittare della sua assenza, ma quando Lady Isabel dichiara di sperare che il Dragone torni presto con le armature riparate, Pegasus risponde adirato "Sei preoccupata per la sacra armatura, Lady Isabel ? La vita di Dragone e degli altri cavalieri non conta niente per te ? Sirio era ferito, ed è partito lo stesso !" Isabel però afferma di essere molto preoccupata per Sirio, ma di esserlo anche per Pegasus, che potrebbe essere costretto a combattere senza armatura, poi lascia la casa del cavaliere. Allontanatasi la fanciulla, Pegasus spera anche lui che il cavaliere ritorni presto, ma non solo per le armature "Eppure vorrei tanto anch'io che il Dragone fosse qui. La sua presenza mi da sicurezza, non è un cavaliere come gli altri, per me è un amico !". In quello stesso momento, in Cina, Sirio si trova di fronte al suo maestro, tutt'altro che in fin di vita come Fiore di Luna gli aveva riferito. Il maestro afferma di aver ordinato alla ragazza di mentirgli per saggiare l'autocontrollo del suo allievo. Nel corso dell'incontro con Pegasus infatti, preoccupato per le condizioni del proprio maestro, Sirio ha usato subito il Drago nascente, mostrando all'avversario il suo punto debole. Al contrario, il ragazzo avrebbe dovuto mantenersi freddo, ed in quel caso avrebbe vinto. Dragone chiede perdono al maestro per il suo errore, ma dentro di se è felice che sia ancora vivo. Sirio poi mette al corrente l'anziano istruttore della sua intenzione di andare nello Jadir, una regione montuosa a 6000 metri sul livello del mare, per incontrare il Grande Mur, l'unico uomo al mondo capace di riparare le armature. A questa affermazione, l'uomo risponde che prima di raggiungere il suo obiettivo, Dragone dovrebbe attraversare il deserto dei cavalieri, un luogo da cui nessuno ha mai fatto ritorno. Sirio però afferma che deve correre il rischio per ricambiare Pegasus di quanto ha fatto, e così il maestro decide di metterlo alla prova. Alzatosi in piedi, l'anziano istruttore inizia a concentrarsi e subito dalla cascata fuoriescono fasci di luce diretti verso il cavaliere. Dragone evita o para tutti i colpi, ma il maestro gli ordina di riprovare, stavolta avanzando verso la fonte dei fasci di luce e non indietreggiando come prima. Obbedendo, Sirio riprende l'esercizio e viene più volte colpito, ma, nonostante le suppliche di Fiore di Luna, non vuole comunque arrendersi, ben consapevole che Pegasus lo sta aspettando. Tre giorni dopo, il cavaliere vaga fra le montagne con i due scrigni delle armature sulle spalle, respirando a fatica a causa della rarefazione dell'aria dovuta all'altezza, finché non si trova in una zona nebbiosa. Temendo di essersi perso, Sirio allontana la nebbia con dei colpi, ma dinanzi a lui non si vede altro che una distesa di ossa umane. L'eroe si rende conto di essere giunto nel deserto dei cavalieri, ed in quello stesso momento quattro teschi si alzano in aria e gli vietano di proseguire poiché quella zona appartiene al Grande Mur. Nell'apprendere che Sirio è un cavaliere, i teschi si riattaccano ai loro corpi scheletrici ed anche le altre ossa prendono vita, cosicché il ragazzo si trova a dover fronteggiare decine di scheletri viventi. I soldati di questo macabro esercito attaccano Dragone che, dopo averne distrutti molti, si sente mancare il fiato per l'altitudine proprio mentre gli scheletri si dispongono in una lunga fila ed attaccano insieme il cavaliere. Il ragazzo è costretto ad indietreggiare, ma la voce telepatica del maestro gli giunge in aiuto, esortandolo ad avanzare e così, seguendo il consiglio, Sirio usa il Colpo segreto del Drago nascente ed annienta i nemici. Non appena gli scheletri cadono, la nebbia si dirada del tutto e voltandosi il cavaliere comprende di aver combattuto su una sottilissima striscia di roccia sospesa su un dirupo pieno di spuntoni acuminati. Se fosse indietreggiato oltre o se si fosse spostato di lato, Dragone sarebbe stato perduto. Proseguendo, il ragazzo giunge finalmente in vista di una torre, residenza del Grande Mur, ma non appena si avvicina è sepolto da una frana di massi. Il crollo però non è stato casuale, da una finestra della torre si affaccia infatti un bambino, i cui poteri telepatici hanno provocato tutto. Frantumando le rocce, Sirio si rialza, ma il bambino lo sfida a farlo scendere dalla torre, che non ha porte, se ci riuscirà, forse deciderà di aiutarlo. Dragone allora espande il suo cosmo e con un colpo deciso distrugge la parte inferiore dell'edificio, facendo cadere a terra il bambino che però rivela di non essere Mur, ma suo fratello Kiki, ed afferma che l'uomo che Sirio sta cercando è stato alle sue spalle per tutto questo tempo. Voltandosi di scatto, Dragone vede per la prima volta Mur, di cui prima non aveva neppure percepito la presenza. "Io sono Mur, il grande !" afferma voltandosi verso Sirio e chiedendogli il motivo della sua visita. In risposta, Sirio apre i due scrigni di bronzo e mostra a Mur le armature danneggiate, chiedendo che siano riparate. L'uomo osserva per qualche attimo le due corazze, poi dichiara "Purtroppo non posso aiutarti !" e si volta verso il suo palazzo distrutto alzando l'indice. Non appena il dito tocca l'edificio, le due metà distrutte si ricompongono e la torre ritorna in piedi. Mur spiega che la sua telepatia ha avuto effetto perché ha agito sulla vita che vi era in quel palazzo, ma le due armature sono ormai morte e non possono più essere riparate. Non accettando questa spiegazione, Sirio si inginocchia davanti a Mur, supplicandolo di aiutarlo, "Se c'è un prezzo da pagare, lo pagherò !" afferma, ma l'uomo gli tende la mano e lo esorta a rialzarsi, per poi rispondere "Questo prezzo è la tua vita !". Mur dichiara che se Sirio vuole che le armature siano riparate dovrà sacrificare la sua vita, solo in quel caso ci saranno delle possibilità. Dragone ripensa allora agli ultimi momenti del suo scontro con Pegasus ed a come il cavaliere gli ha salvato la vita, "Senza quelle armature io e Pegasus siamo perduti ! Ed io devo la vita a Pegasus !" poi accetta. Contemporaneamente a Nuova Luxor, dove ormai è notte, Pegasus ha un incubo, vede Dragone gettato in un burrone da un uomo, molto simile a Mur. Non riuscendo a riaddormentarsi, Pegasus va al molo e pensa "Stanotte non posso fare a meno di pensare a lui. Ritorna Sirio Dragone, altrimenti domani sarà una giornata tragica, voglio che tu ritorni ! Dragone, non ho la stessa forza senza di te. Ritorna, ed insieme sconfiggeremo i cavalieri neri !"

La mattina dopo, il cavaliere, pur essendo ancora senza armatura, si reca in elicottero alla valle della morte, insieme a Cristal, Andromeda, Lady Isabel e Mylock. Durante il volo, Pegasus chiede ad Isabel se per lei siano più importanti le loro vite o l'armatura, ma Mylock risponde per primo affermando "E' la sacra armatura la più importante !". Stupendo tutti però, Isabel controbatte "Non è vero !". Qualche minuto più tardi, l'elicottero raggiunge il punto stabilito ed i cavalieri, dopo essersi divisi i pezzi dell'armatura d'oro, si lanciano nel vuoto, ed attutiscono l'impatto lasciandosi scivolare sulla neve delle montagne. Fermata la discesa, i tre eroi si guardano intorno e contemporaneamente la voce di Phoenix risuona nell'aria. Il cavaliere oscuro invita i tre a raggiungerlo alla roccia dell'artiglio, una strana conformazione rocciosa poco distante. Andromeda allora mostra ai compagni quattro campanellini e consiglia ciascuno di prenderne uno e di legarselo intorno al polso, finché ne sentiranno il suono, sapranno che gli altri sono vivi. I cavalieri accettano l'idea e Pegasus prende anche un secondo campanello per Dragone, ma non appena hanno finito di legarli attorno ai polsi, quattro figure nere saltano giù dalle rocce e si sparpagliano. I cavalieri allora si separano, dirigendosi ciascuno in una direzione diversa, e Pegasus resta solo. In quel momento, il ragazzo sente un rumore di passi e voltandosi vede una sagoma correre verso di lui con uno scrigno sulle spalle. Non appena l'ombra si avvicina, Pegasus riconosce Sirio e corre felice verso di lui. Quando però è giunto a pochi passi, la figura di Sirio inizia a sparire ed al suo posto appare un drago verde che si alza verso il cielo per poi sparire. Pegasus è sbalordito, sembra che sia giunta solo l'armatura, ed a conferma dei suoi pensieri lo scrigno si apre e ne fuoriesce la corazza completamente riparata. Il cavaliere indossa la sua armatura, tornata a nuova vita, ma non riesce a capire perché non essa non sia tornato anche Sirio. D'un tratto, Pegasus percepisce qualcosa e lancia un colpo verso lo scrigno vuoto, dal quale cade Kiki, che lamentandosi afferma di essere stato lui a portare l'armatura "Visto che Dragone non poteva portartela personalmente, mio fratello, il Grande Mur, ha dato l'incarico a me !". Queste parole preoccupano Pegasus, che stringe il bambino con forza, poi, calmatosi, si fa raccontare cosa sia accaduto. Kiki parla a Pegasus della condizione posta da Mur e dello svolgersi dei fatti. Per poter riparare le armature, Mur aveva bisogno di 2/3 del sangue di Sirio, ma il corpo umano muore se la perdita è maggiore di 1/3 del totale. Nonostante ciò, Sirio, per riconoscenza verso Pegasus, accettò la condizione e, tagliatisi i polsi con il taglio della mano, iniziò a far scendere il sangue sulle due armature. "E visto che per me non c'è speranza, lo offrirò tutto per l'armatura di Pegasus !" pensò l'eroico cavaliere voltandosi solo verso la corazza dell'amico. Kiki era terrorizzato dalla vista di tutto quel sangue, Mur invece rimase impassibile Ben preso Sirio, il cui corpo stava ormai diventando bianco per la mancanza di sangue, svenne e cadde al suolo, ma in quel momento Mur intervenne e, preso al volo il ragazzo, gli guarì i polsi sfiorandolo con le sue mani. "Quest'uomo crede nell'amicizia, non posso lasciarlo morire !" pensò Mur, e si fece portare da Kiki l'occorrente non solo per riparare le armature ma anche per guarire il cavaliere. Nonostante il suo intervento però, le condizioni di vita di Sirio restano disperate, la sua anima è a cavallo fra la vita e la morte, se sopravviverà o meno dipenderà solo dal suo cosmo, dalla sua forza interiore. A quel punto, Kiki dovette partire per portare a Pegasus l'armatura, ma fino ad allora Dragone era ancora vivo.

Commosso per questa prova di amicizia, Pegasus da a Kiki uno dei due campanellini chiedendogli di darlo a Sirio, poi, presi i pezzi dell'armatura d'oro in suo possesso, si incammina verso Phoenix. Dopo pochi metri però, il cavaliere si imbatte in Pegasus nero che, non perdendo tempo, si lancia all'attacco. Evitati i calci del nemico, Pegasus contrattacca, ma manca l'avversario che può rispondere lanciando il "Fulmine di Pegasus nero". Convinto di aver vinto, Pegasus nero ride del suo nemico, ma voltandosi si rende conto che i suoi colpi sono stati inutili. Pegasus afferma che senza armatura, sarebbe morto con un colpo soltanto, ma ora è praticamente invulnerabile, ed inoltre sente dentro di se lo spirito guerriero di Sirio. Pegasus nero decide allora di colpirlo al fianco, dove l'armatura non lo protegge, ed i due cavalieri lanciano insieme i loro colpi segreti. Il fulmine di Pegasus annienta il nemico, ma i colpi di Pegasus nero si riuniscono in uno e centrano il bersaglio. Vinto lo scontro, Pegasus prende la cintura d'oro, caduta al nemico, che però prima di morire dichiara "Dopo il Fulmine di Pegasus nero, conoscerai la morte atroce !" Nonostante la minaccia, il cavaliere si incammina, ma ben presto il punto dov'è stato colpito gli fa male ed inoltre inizia a mancargli l'aria. Rotolandosi a terra, Pegasus scioglie della neve in bocca per respirare meglio, poi, toltisi i bracciali dell'armatura, nota delle macchie nere. Rapidamente, il cavaliere si spoglia della parte superiore dell'armatura e scopre con orrore che tutto il suo corpo è coperto di macchie che si ingrandiscono a vista d'occhio e sembrano bruciare. "E' questa la morte atroce di cui Pegasus nero parlava poco fa !" sibila cercando di rimettersi in cammino con l'armatura d'oro, ma poi perde l'equilibrio e cade nel dirupo accanto, trascinando i pezzi della corazza con se. Fortunatamente, la caduta è interrotta da uno spuntone roccioso, ma il cavaliere è comunque svenuto. Poco lontano, Cristal affronta Cigno nero, i cui colpi sono troppo deboli per avere effetto. Il cavaliere del cigno blocca il nemico con gli "Anelli di ghiaccio" una delle sue tecniche segrete, e gli consiglia di arrendersi, poi, al suo rifiuto, decide di usare il suo colpo più forte, "L'aurora del Nord", e lo travolge in pieno. Cigno nero è ora quasi completamente congelato, oltre alla testa Cristal gli ha lasciato libero solo un braccio, per dargli qualche possibilità di salvezza, ma ridendo, il cavaliere stacca il piccolo cigno del suo elmetto ed inizia ad espandere il suo cosmo. Cigno nero dichiara di conoscere ormai tutte le tecniche di Cristal e le memorizza su quel cigno, che invia telepaticamente a Phoenix. Subito dopo, il corpo del cavaliere esplode per lo sforzo eccessivo, ma il piccolo cigno giunge comunque a destinazione. Cristal intanto prende i coprispalla e si dirige verso Phoenix, passando vicino al punto dove si trova Pegasus, che invano tenta di arrampicarsi. Il cavaliere comunque non riesce a sentire il suo del campanello e raggiunge Phoenix, che ormai conosce ogni momento dello scontro fra Cristal e Cigno nero. Dopo qualche scambio di battute, i due cavalieri si scontrano, ma Phoenix respinge con facilità la Polvere di diamanti e spiega che un colpo segreto è tale solo la prima volta, e lui ha già visto la tecnica di Cristal durante la guerra galattica. Il cavaliere decaduto poi dichiara che Cristal è ancora in preda al dolore per la morte di sua madre, di cui ha saputo leggendogli nel pensiero, e colpisce il nemico con il Fantasma diabolico. Il cavaliere del cigno vede se stesso far visita al cadavere della madre nel vascello sommerso, ma ad un tratto tutto sembra distruggersi ed il corpo della donna si trasforma in un mostro orrendo in via di putrefazione. Sconvolto dal dolore, Cristal cade a terra, ma poi, furioso, si rialza pronto a lottare. L'eroe afferma che l'unico risultato che Phoenix ha ottenuto con il suo gesto è stato renderlo ancora più pericoloso, calpestando quanto amava, poi lancia l'Aurora del Nord e travolge il nemico. Le forze iniziano però ad abbandonare l'eroe, la vista gli si appanna, e dunque Cristal è costretto ad interrompere l'attacco. Rialzato lo sguardo, il cavaliere del cigno vede di fronte a se soltanto l'armatura vuota di Phoenix, che frattanto si è portato alle sue spalle. Ridendo, Phoenix dichiara di conoscere alla perfezione anche l'Aurora del nord, grazie al sacrificio di Cigno nero. Il cavaliere oscuro aveva infatti memorizzato le tecniche di Cristal sul piccolo cigno inviato al suo signore, che dunque ora conosce tutti i colpi del suo avversario. Cristal cerca di reagire, ma a causa del Fantasma diabolico è ormai completamente paralizzato ed alla mercé di Phoenix. Il guerriero solleva il braccio destro e colpisce Cristal al cuore con un pugno mortale, frantumando il pettorale della sua armatura. Flotti di sangue scorrono via dalla ferita, ma l'eroe non si arrende e, bloccato il braccio di Phoenix, inizia a congelarlo. Il cavaliere della fenice si prepara allora a colpire il volto di Cristal col braccio sinistro, ma ad un tratto si accorge che Cristal è già morto ed ha lasciato la presa. Phoenix ritira verso di se il braccio, parzialmente congelato, mentre Cristal cade al suolo esanime. Sulla sua ferita però, ad insaputa del nemico, vi è un medaglione d'oro e rubini a forma di croce. Poco lontano, Kiki, giocando col campanello datogli da Pegasus, decide di andare ad assistere alla battaglia, quando sente una presenza. Creata una sfera luminosa, Kiki la usa per diradare la nebbia in lontananza, e di fronte a lui vede la sagoma familiare di Sirio, con indosso la sua armatura, completamente riparata. Non credendo ai suoi occhi e felice di rivederlo, Kiki corre da Dragone, e, dopo averlo salutato, gli chiede se ha intenzione di scendere in campo nonostante le sue precarie condizioni. Mur ha infatti avvisato Sirio che, se perderà anche una sola goccia di sangue, morirà. Nonostante il rischio però, Dragone è deciso a lottare per aiutare i suoi amici, e così Kiki gli da il campanellino di Pegasus. Altrove, Andromeda trova l'armatura di Pegasus, abbandonata sulle rocce, e guardando nel dirupo, vede su uno spuntone i tre pezzi dell'armatura d'oro, e più in basso il cavaliere, il cui corpo è ora quasi completamente coperto dalle macchie e che, nel tentativo di arrampicarsi, è scivolato più in basso. Sul punto di arrendersi, Pegasus sente la voce di Castalia dirgli di espandere il suo cosmo, ma il ragazzo è comunque troppo debole per riuscire a risalire, e così perde la presa. Andromeda lancia allora la sua catena attorno al polso di Pegasus ed inizia a tirarlo su, ma dopo qualche istante una catena nera si lega al suo polso sinistro. Alzando lo sguardo, Andromeda vede il suo nemico, Andromeda nero, in piedi sulle rocce. Il cavaliere nero dichiara che Pegasus ben presto morirà perché ormai le macchie nere lo hanno coperto quasi completamente, poi ordina ad Andromeda di lasciare andare l'amico e lottare contro di lui. Andromeda però si rifiuta di abbandonare Pegasus e non reagisce al nemico, che lo ferisce più volte con la catena. Le condizioni del cavaliere si fanno disperate, il suo braccio destro sanguina per l'attrito della catena con cui sostiene Pegasus ed i colpi di Andromeda nero lo stanno lentamente uccidendo. All'improvviso, l'ultimo cavaliere oscuro, Dragone nero, salta accanto ad Andromeda nero e, dopo averlo informato che Andromeda è fratello di Phoenix, gli consiglia di finirlo subito. Andromeda nero usa allora il suo colpo speciale e le catene che lancia ad Andromeda si trasformano in serpenti, che mordono ripetutamente il corpo del cavaliere. Vedendo l'amico in pericolo, Pegasus gli chiede di lottare contro Phoenix per l'armatura sacra, poi, con le forze residue, spezza la catena che lo sosteneva, precipitando lungo il dirupo. Andromeda nero ride per la decisione di Pegasus, ma Andromeda espande il suo cosmo e dilania i serpenti, che si ritrasformano in catene. L'eroe poi scaglia la sua catena contro il cavaliere nero e, infrante quelle del nemico, distrugge la sua armatura e lo uccide. Dal corpo di Andromeda nero cade il bavero dell'armatura d'oro e, vedendolo, Dragone nero lascia cadere il pettorale in suo possesso. Il cavaliere nero poi sfida a duello Andromeda, chi vincerà otterrà i pezzi dell'armatura d'oro, compresi i tre che Pegasus aveva con se. Convinto della vittoria, Dragone nero inizia a ridere, ma sopraggiunge Sirio che, deciso ad affrontare il suo nemico, dice ad Andromeda di andare a salvare Pegasus. Dragone nero tenta di fermare il cavaliere, ma Sirio, bloccato il colpo del nemico con lo scudo, si prepara a lottare. Andromeda assicura la catena alle rocce ed inizia a calarsi nel dirupo, e contemporaneamente lo scontro inizia. Sirio e Dragone nero si lanciano l'uno verso l'altro, attaccando ed evitando i colpi dell'avversario, ma ben presto uno dei calci del cavaliere nero, causa una ferita superficiale all'eroe, che inizia a perdere sangue. Sirio inoltre è ancora indebolito per il sangue donato a Mur, e così subisce i colpi del nemico. Ben presto, numerosi flotti di sangue iniziano a scorrere sul corpo di Dragone che, sempre più debole, non può far nulla per contrastare il nemico. Per finirlo, Dragone nero decide di usare il suo colpo segreto e, levato l'indice verso il nemico, lancia una scarica di energia che scaglia Sirio verso la parete rocciosa e poi, per il contraccolpo, al suolo. Stupito dalla resistenza dell'armatura del Dragone, il guerriero nero rammenta che occorre sangue di sangue di cavaliere per riparare un'armatura, e, compreso il sacrificio fatto da Sirio, gli chiede cosa lo abbia spinto a scendere in campo in quelle condizioni. Dragone risponde che lo ha fatto per amicizia, ma Dragone nero, disprezzando quel sentimento, colpisce il nemico con tutte le sue forze, atterrandolo. Il cavaliere nero poi si avvicina alla catena di Andromeda ed inizia ad allargarne gli anelli per spezzarla. Vedendo gli amici in pericolo, Sirio decide di disobbedire per la prima volta della sua vita al maestro e di usare il Drago nascente. Il maestro gli aveva vietato di ricorrere a quel colpo qualora si fosse trovato in cattive condizioni, poiché per usarlo è necessaria un'energia che non sempre si possiede. Quando si usa il Drago nascente, il sangue scorre al contrario, ma se il corpo è debole, lo saranno anche i capillari ed i vasi sanguigni, che si spaccherebbero per la pressione, provocando un'emorragia mortale. Nonostante il pericolo, Dragone si rialza e chiama il nemico, poi, non riuscendo a reggere il peso dell'armatura, se ne priva e si appresta ad usare il Colpo segreto del Drago nascente, dichiarando di essere felice di morire per salvare un amico. I due cavalieri si scontrano a mezz'aria e Sirio ha la meglio, colpendo Dragone nero che, scagliato contro le rocce, resta sepolto. Il cavaliere, ormai spacciato, l'emorragia è inarrestabile, afferma "Con questo sangue se ne scorre via anche la mia vita !", poi cade a terra in un lago di sangue. Sul punto di cedere però, Sirio sente la voce di Dragone nero e, con la coda dell'occhio, vede il nemico liberarsi dalle rocce e dirigersi verso di lui con l'indice sollevato. Convinto che Dragone nero voglia usare il suo colpo mortale, Sirio chiude gli occhi, ma il cavaliere al contrario gli conficca il dito nel torace e ferma l'emorragia. Prima di morire, Dragone nero rivela di essere rimasto colpito dalle parole e dalla lealtà di Sirio, "L'aver creduto nell'amicizia mi salverà !". Triste per la morte del cavaliere, Dragone tira su Andromeda, che ha sulle spalle Pegasus, e vede con i suoi occhi le condizioni dell'amico, il cui corpo è completamente nero. Deciso a salvarlo, Sirio interviene e, postosi di fronte a Pegasus, lo colpisce conficcandogli due dita nella parte sinistra del torace. Spaventato, Andromeda cerca di fermarlo, ma Sirio risponde che salverà Pegasus riattivando le sue stelle dominanti. Dragone spiega che ad ogni cavaliere corrisponde una costellazione, ed ogni costellazione ha le sue stelle dominanti, che ne disegnano la figura in cielo. Alcune parti del corpo di un cavaliere corrispondono a quelle stelle dominanti, e colpendole, Sirio le riattiverà, salvando Pegasus. I colpi di Pegasus nero infatti non avevano fatto altro che oscurare le tredici stelle dominanti del cavaliere. "A Pegasus devo la vita !" afferma l'eroe prima di riprendere l'opera. Colpiti i tredici punti, dai quali inizia a defluire il sangue, completamente nero, Sirio ed Andromeda lasciano Pegasus e si incamminano con i pezzi dell'armatura d'oro. Durante il tragitto Sirio, che ha di nuovo indosso la sua armatura, rassicura Andromeda sulle condizioni di Pegasus e lo esorta a pensare a Phoenix, sconfitto il quale non dovranno più lottare , ma il cavaliere non risponde nulla. Ben presto, i due raggiungono la roccia dell'artiglio e Phoenix si mostra loro, facendogli capire la fine fatta da Cristal ed avvisandoli che anche per loro la morte è vicina. Volendo occuparsi da solo della questione, Andromeda con una mossa repentina blocca Sirio con la catena e lo colpisce alla testa, facendolo svenire. Fatto ciò, il cavaliere si inginocchia davanti al fratello e lo supplica di rinunciare ai suoi folli propositi, offrendogli la sua vita. Privo di qualsiasi scrupolo, Phoenix colpisce il fratello e si prepara a finirlo, ma è fermato dai colpi dell'accorrente Pegasus, che, ripresosi ed indossata l'armatura, si è subito lanciato all'attacco. Nonostante tutto però, il cavaliere è ancora troppo debole a causa delle sue precarie condizioni, e così inciampa nelle rocce, ritrovandosi indifeso di fronte a Phoenix, pronto ad usare il Fantasma diabolico. All'improvviso, qualcuno lancia un campanellino, ed alzando lo sguardo verso la cima di una roccia, i cavalieri vedono in piedi Cristal, sanguinante ma ancora vivo. Il cavaliere del cigno raggiunge gli amici ed anche Sirio si rialza, cosicché Phoenix si ritrova da solo contro tutti i quattro eroi. Volendo evitare lo scontro, Andromeda corre verso il fratello e gli stringe la mano, cercando di ricordagli il giorno in cui si divisero, quando Phoenix gli fece promettere di essere forte, "E mi stringesti la mano come ora io stringo la tua. Non puoi averlo dimenticato !" Prima che il guerriero reagisca però, Cristal allontana Andromeda e si volge contro Phoenix, pronto a lottare. Per nulla intimorito, il cavaliere della fenice sfida i nemici a ribattere il suo pugno diabolico, e Cristal accetta la sfida. Phoenix lancia il Fantasma diabolico, Cristal la polvere di diamanti, dandole però uno strano effetto dal basso verso l'alto. In questo modo, la polvere di diamanti agisce da specchio ed il Fantasma diabolico, già vicino al bersaglio, è riflesso sullo stesso Phoenix, colto alla sprovvista. Subito il colpo, Phoenix immagina di trovarsi in una valle insieme ai suoi cavalieri neri, ma quando ordina a Pegasus nero di attaccare Pegasus, il guerriero gli si rivolta contro, e così i suoi tre compagni, che colpiscono il loro signore con le proprie tecniche segrete. Rimasto paralizzato a causa del Fantasma diabolico, Phoenix è indifeso, ma quando Cristal sta per dargli il colpo di grazia, è fermato dalla catena di Andromeda. Il cavaliere non può permettere che suo fratello sia ucciso, nonostante il male che ha compiuto. Cercando di convincere Andromeda a liberargli il polso, Cristal si distrae e così è preso di sorpresa da Phoenix che, ripresosi, lo colpisce nello stesso punto in cui lo aveva già ferito precedentemente. Stavolta però Phoenix si accorge del medaglione, e ritirando il braccio lo estrae, per poi riconoscere la Croce del Nord, simbolo dei ghiacci, lasciata a Cristal in eredità da sua madre. Phoenix comprende che è stata proprio la croce a salvare Cristal la prima volta, impedendo al suo pugno di raggiungere il cuore del cavaliere, poi, disprezzando quello che definisce "Il regalino della mamma !", la lascia cadere a terra. Prima che la battaglia riprenda, Cristal chiede il motivo per cui il Fantasma diabolico non ha avuto un reale effetto su di lui, ma il guerriero risponde spiegando che il suo colpo agisce sui bei ricordi, e lui non ne ha. Detto ciò, Phoenix si prepara ad attaccare i nemici con il suo colpo più forte, le "Ali della Fenice" e con una sicurezza persino maggiore di prima, afferma "Un solo battito d'Ali della fenice e voi tutti, cavalieri da quattro soldi, perirete !". Il colpo del guerriero è effettivamente terribile, tanto potente da distruggere alcune delle rocce lì attorno e travolgere in pieno i cavalieri, che cadono svenuti al suolo. Vinti i nemici, Phoenix si volta verso i pezzi della sacra armatura, ma solo per scoprire con stupore che questi, eccetto l'elmo che è ancora nelle sue mani, si sono assemblati da soli davanti a Pegasus, come per proteggerlo dal pericolo. Ciò sta dunque a significare che la sacra armatura è contraria all'ambizione di dominio di Phoenix, e Pegasus, confortato da questa scoperta, si prepara ad attaccare, pur essendo l'unico ancora in piedi fra i quattro cavalieri. Pegasus lancia il suo fulmine contro Phoenix, che, schivati i primi colpi, viene infine spinto contro le rocce. Per nulla disposto ad arrendersi Phoenix si rialza, i due guerrieri si fronteggiano di nuovo ed i loro pugni si scontrano a mezz'aria. Entrambi i cavalieri sono atterrati dal contraccolpo, ed entrambi, appena rimessisi in piedi, si lanciano di nuovo l'uno contro l'altro, ma stavolta Pegasus riesce ad abbassarsi in tempo ed evita il pugno di Phoenix, diretto al suo volto, per poi colpire il nemico nella parte alta del torace, scagliandolo in aria. Nel ricadere a terra, Phoenix si chiede come è possibile che lui, che è il più forte, stia venendo sconfitto. Ancora una volta comunque il cavaliere si rialza, ma la sua armatura mostra di non aver retto il colpo precedente e va in pezzi, davanti agli occhi sbalorditi del guerriero. Vedendo il vento sparpagliare i minuscoli frammenti di quella che era la sua corazza, Phoenix si stringe la testa con le mani ed urla in preda alla disperazione. "Anche per Phoenix è giunto il momento della resa !" pensa Pegasus osservando il nemico, per poi lanciare di nuovo il "Fulmine di Pegasus" ed atterrarlo. Convinto della vittoria, Pegasus corre verso Phoenix, ma improvvisamente e con suo grande stupore, l'armatura di Phoenix si ricompone indosso al suo padrone. Ridendo, Phoenix si rialza e dichiara "L'armatura di Phoenix è eterna !", ed infatti come l'araba fenice nel mito risorge sempre dalle sue ceneri, così l'armatura della fenice si ricompone ogni volta che viene distrutta, sempre più forte e resistente di prima. Pegasus è sbalordito da queste parole, mentre Phoenix, ritrovata la sua sicurezza, avanza minaccioso. Non volendo arrendersi, l'eroe lancia di nuovo il suo fulmine, ma stavolta Phoenix para tutti i colpi e reagisce con un destro micidiale diretto al cuore del suo nemico. Pegasus sembra spacciato, ma nel momento in cui il pugno sta per raggiungere il bersaglio, lo scudo del dragone si dispone sul suo braccio, fermando il colpo. Allibito, Phoenix si volta verso Sirio, che però è ancora svenuto, e comprende che l'unica spiegazione possibile è che lo scudo si sia mosso da solo per salvare Pegasus, disponendosi sul suo braccio sinistro. La spiegazione sembra assurda, ma Pegasus controbatte "Assurdo o verosimile, ha poca importanza ! Sta di fatto che questo scudo è potentissimo, nemmeno tu riuscirai ad oltrepassare la sua barriera !". L'obiettivo di Phoenix non è però lo scudo del Dragone ma il corpo del suo nemico, cosicché il guerriero lancia il Fantasma Diabolico, ma anche stavolta il suo pugno è fermato a mezz'aria, stavolta dalla Catena di Andromeda, che, lasciato il cavaliere suo padrone, si dispone sul braccio destro di Pegasus. Il ragazzo dichiara allora che "Qualsiasi contromossa tu ora decida di usare, una cosa sola è certa : noi saremo in quattro a fronteggiarla !", ed infatti i quattro cavalieri ormai sono legati da una grande amicizia ed è come se stessero combattendo tutti insieme contro Phoenix. Pegasus attacca con tutte le sue forze, usando sia il suo fulmine che la catena di Andromeda e difendendosi dai colpi del nemico con lo scudo del Dragone, e contemporaneamente grida "Siamo in quattro contro uno cavaliere, e tu non hai speranza, perché hai rinnegato amore, amicizia e solidarietà !". Ignorando le parole del suo avversario, Phoenix lancia le Ali della Fenice, ma Pegasus, pur venendo spinto indietro dall'energia scaturita, riesce comunque a fermare il colpo con lo scudo, per poi reagire con il "Fulmine di Pegasus". Inizialmente, Phoenix riesce a resistere ai colpi, ma poi al Fulmine si unisce la Polvere di diamanti ed il cavaliere è costretto a cedere. Pegasus colpisce al cuore il nemico, sfondando il pettorale dell'armatura. Ferito gravemente, Phoenix ricorda le parole del suo maestro, che gli aveva insegnato a diventare sempre più forte, per poter essere un giorno il capo dei cavalieri, ed afferma "Erano le parole di un uomo che non aveva mai visto la forza dei cavalieri dello zodiaco uniti insieme !". In quel momento, Sirio, Cristal ed Andromeda si rialzano, e sia lo scudo del Dragone che la catena ritornano da soli ai legittimi proprietari. Spossato per la fatica, Phoenix cade al suolo, ma Pegasus, presolo al volo, gli chiede cosa abbia visto di così terribile sull'isola della Regina nera. "Quello era l'inferno !" risponde il guerriero. Pegasus cerca di saperne di più, ma Phoenix reagisce allontanandosi con un balzo e lanciando le "Ali della Fenice". Il cavaliere è però troppo debole ed il colpo risulta inefficace, dando modo a Pegasus di rispondere all'attacco ed atterrare l'avversario. Rialzandosi, Phoenix afferma di non essere stupito di aver perso, ma non appena i cavalieri lo circondano per aiutarlo, gli tornano nella mente le parole del suo maestro "Devi odiarli" gli ripeteva costantemente. Di fronte alle richieste sempre più insistenti dei cavalieri, Phoenix racconta il suo terribile addestramento. L'isola della Regina Nera, la piccola isola vulcanica del Pacifico dove fu mandato a conquistare l'armatura, era un luogo orribile ed inospitale, ma vivere li non era nulla rispetto alle fatiche dell'allenamento. Il maestro infatti non esitava a colpire Phoenix con tutte le sue forze, ripetendogli che era l'odio la chiave per diventare un guerriero potente. Solo odiando chiunque con tutte le sue forze, il ragazzo sarebbe diventato cavaliere. Unico sollievo per Phoenix era la presenza di Esmeralda, la giovane figlia del maestro, che all'insaputa del padre, si prendeva cura del ragazzo curandogli le ferite. Esmeralda inoltre somigliava moltissimo ad Andromeda, ed il ricordo del fratello era sempre vivo in Phoenix. Erano infatti proprio il ricordo di Andromeda e l'affetto di Esmeralda a sorreggere Phoenix giorno dopo giorno. Tra l'altro, la ragazza gli raccomandò di stare attento, perché il padre, dopo un pellegrinaggio al Grande Tempio di Grecia, era improvvisamente cambiato. L'addestramento durò per sei anni, al termine dei quali Phoenix doveva sconfiggere il maestro per ottenere l'armatura. Lo scontro fu durissimo, ma alla fine il ragazzo vinse. Phoenix comunque, in procinto di uccidere il maestro, fermò il pugno. Il guerriero reagì senza alcuna riconoscenza ed anzi lanciò contro l'allievo un attacco mortale. Phoenix fu ferito solo di striscio alla fronte, ma il colpo raggiunse in pieno torace Esmeralda, sopraggiunta per soccorrere l'amico. Ferita a morte, la ragazza si accasciò fra le braccia di Phoenix, che invano cercò di farle forza. "Trasformati in una fenice e vola lontano" furono le sue ultime parole prima di spegnersi davanti allo sconvolto Phoenix. Il ragazzo in lacrime cercò di scuoterla, ma taglienti come coltelli giunsero le fredde parole del maestro, per nulla addolorato dalla morte della figlia "Sei stato tu ad uccidere Esmeralda" disse, accusando Phoenix di aver obbligato la ragazza ad amarlo fino alla morte. Furioso e con le lacrime agli occhi, Phoenix iniziò ad odiare il maestro con tutte le sue forze e ad espandere il suo cosmo, al punto che alle sue spalle apparve la fenice. Phoenix attaccò con tutto se stesso ed alla fine uccise il maestro colpendolo al cuore. "Il vecchio Phoenix è morto ed è nato quello nuovo." Furono le parole dell'uomo, finalmente soddisfatto del suo allievo. Ucciso il maestro, Phoenix indossò l'armatura della fenice e divenne un guerriero spietato. Tutti i cavalieri, specialmente Andromeda, sono colpiti da questa triste storia, ma Pegasus propone ugualmente a Phoenix di cambiare ed unirsi a loro. "Io non sono l'unico ostacolo alla vostra lotta contro il male. Il tempio Pegasus…il Grande tempio !" è la misteriosa risposta del guerriero, ma prima che egli possa dare ulteriori spiegazioni, la terra è scossa da un violento terremoto. Enormi crepe si disegnano al suolo e l'armatura d'oro, in procinto di cadere in una di queste, è afferrata da sconosciuti soldati.

 

Continua "Il Grande tempio ed i cavalieri d'argento"