Produttore: Toei Animation
Regista: Jooji Furuta
Direttori dell'animazione: Masahide Yanagisawa, Yoshiaki Tsubata
Durata: 13 episodi da 22 minuti
Recensione: "Saint Seiya Soul of Gold" è una serie animata del 2015 con protagonisti i Cavalieri d'Oro, tenporaneamente resuscitati immediatamente dopo il sacrificio al Muro del Pianto, cui questi eventi sono più o meno contemporanei. Posta nella continuity dell'anime, la serie è ambientata ad Asgard e introduce diversi personaggi nuovi, oltre a riprendere i classici Ilda, Flare e Orion. Come nel caso del film La Leggenda del Grande Tempio, il commento è diviso in tre aree tematiche: trama, personaggi e comparto tecnico.
- Trama: La serie conta tredici episodi, la prima metà dei quali utile soprattutto a introdurre il cast e l'ambientazione, mentre la seconda si concentra sui combattimenti, in un rapidissimo crescendo fino al finale. Purtroppo, il numero di puntate è assolutamente inadeguato per via dei tanti personaggi in scena, e la presenza di uno sceneggiatore evidentemente non molto capace produce una trama con più buchi di uno scolapasta. Un caos di contraddizioni continue, assurdità logiche, veri e propri crateri narrativi per i quali a un certo punto si rinuncia persino a tentare di dare una spiegazione, forse sperando nella scarsa attenzione dello spettatore. Dall'Eterna Eclisse che dura giorni e giorni ad armature che evolvono senza un perché, da personaggi che agiscono in maniera casuale a retcon continui su cose affermate neanche due episodi prima, Soul of Gold è il tripudio dell'assurdo, e soltanto la presenza dei Cavalieri d'Oro classici, forse i personaggi più amati in assoluto, consente ad - alcuni - fan di proseguire la visione fino alla fine. I limiti di sceneggiatura sono inoltre aggravati dall'evidente intento commerciale della serie, creata solo e soltanto per vendere i modellini Myth delle armature divine dei Cavalieri d'Oro. Ora, un intento commerciale non è un problema intrinseco, e la stessa serie classica all'epoca nacque esclusivamente per la medesima ragione, ma i pochi episodi a disposizione uniti alla presenza di ben dodici Cavalieri d'Oro crea puntate banali e ripetitive, con scontri quasi sempre fulminei che si risolvono sempre alla stessa maniera, con il custode dorato di turno che fa evolvere la corazza e vince al primo colpo. Le armature divine sono spinte di forza nella narrazione nonostante non se ne sentisse quasi mai il bisogno, e le battaglie lunghe tra i due e i quattro episodi della serie classica o di alcuni archi di Saint Seiya Omega sono solo un lontano ricordo, sostituite da scontri che raramente prendono più di mezza puntata. Da questo punto di vista, paradossalmente è negli episodi iniziali e conclusivi che la serie offre il meglio di sé, per una volta relativamente libera di divertirsi in qualche piacevole - a volte persino pregevole - finezza di caratterizzazione, di mostrare l'ambientazione o una battaglia finale più corale. Nel mezzo, però, c'è il vuoto.
- Personaggi: Se la trama rappresenta un vero punto debole per la serie, l'uso dei personaggi necessita di un discorso più complesso, che può essere riassunto con l'aggettivo "altalenante". I protagonisti - i Cavalieri d'Oro - sembrano soffrire di problemi di gestione, legati al dover dare a ciascuno di loro un mini arco narrativo o almeno qualche momento importante, obbiettivo non semplice in serie lunghe e praticamente quasi impossibile con soli tredici episodi per le mani. Vengono quindi fuori una serie di alti e bassi, da cui a trarre maggior beneficio è il trio normalmente più deludente della serie classica: Aldebaran del Toro, DeathMask di Cancer e Aphrodite di Pisces. Per motivi diversi, i tre questa volta riescono a spiccare, ottenendo momenti magari non eclatanti nell'ordine generale delle cose, ma sufficienti a entusiasmare i loro fan e a metterli finalmente un po' in risalto. Anche questo punto vincente non è esente da critiche, perché se Toro si limita a mostrare una maggiore convinzione e Fish tira fuori poteri nuovi ma giustificabili, Cancer ottiene la sua redenzione attraverso un totale capovolgimento della sua precedente caratterizzazione, ma è comunque dimostrazione di un apprezzabile tentativo dello staff di metterli finalmente in luce. Al contrario, la necessità di dare a tutti qualcosa da dire o fare si rivela devastante per Milo di Scorpio e, soprattutto, Camus di Aquarius, estremizzato nella sua storica incoerenza al punto che provare simpatia nei suoi confronti diventa difficile anche per i fan più accaniti, a causa di un arco narrativo concepito male e gestito peggio, per poi venir liquidato con due parole nella puntata finale. Tra i due estremi, vari gradi di pochezza con Mu, Doko e Shura pressoché inutili, Shaka e Saga palesemente troppo difficili da gestire al meglio ma con momenti apprezzabili di caratterizzazione, e un Aiolos che tende a confermarsi più a suo agio nei panni di leggenda ispiratrice che poi nei fatti sul campo. Più piacevole l'uso di Aioria, ormai da anni riconosciuto come il Cavaliere d'Oro protagonista grazie a Episode G, ma che qui agisce e risolve la situazione senza preponderare troppo, sfruttando l'aiuto dei compagni (e delle divinità) senza eclissarli, e confermandosi quindi degno Pegasus dei custodi dorati. Discorso totalmente diverso va fatto per gli antagonisti, i tristissimi nuovi Cavalieri di Asgard. La necessità di non far sfigurare i Cavalieri d'Oro fa sì che gli asgardiani militarmente risultino totalmente soverchiati, con figure barbine ai limiti del patetico ancora di più accentuate dalla presenza di vari power up a loro vantaggio. Evidentemente consapevole, la serie cerca di rimediare approfondendone la caratterizzazione, ma i flashback tanto cari alla vecchia Asgard qui sono privi dello spazio necessario per avere un loro peso specifico, finendo per essere affrettati come quasi tutto ciò che riguarda i novelli guerrieri dei ghiacci. Tra contraddizioni e misteri irrisolti, alla fine il solo Frodi si rivela umanamente degno di nota. In parte, la pochezza generale coinvolge anche l'antagonista principale, Andreas/Loki, ma qui per una volta la serie si prende il giusto tempo, diluendo la sua vicenda in ben quattro episodi che riescono almeno a renderlo una minaccia credibile. Nel mezzo, infine, i personaggi di supporto: Ilda e Flare, inutili figure sullo sfondo che sembrano inserite più che altro per accontentare i vecchi fan, e Lyfia, simpatica nella sua umanità ma progressivamente sfruttata solo come incomprensibile deus ex machina per portare avanti la trama.
- Comparto tecnico: Se la trama è deludente e le caratterizzazioni variabili, è il lato tecnico della serie a rappresentarne il punto più debole. Un totale disastro, triste dimostrazione della voragine qualitativa in cui l'animazione giapponese è caduta negli ultimi anni. A livello di disegni, siamo di fronte al peggior prodotto animato della storia di Saint Seiya, e solo grazie a una buona regia si evita il nadir delle animazioni rappresentato dai tristemente noti capitoli Inferno ed Elisio della serie classica. A causa dei tempi ristretti, ed evidentemente dello scarso budget, gli episodi presentano regolarmente errori marchiani, visi deformi e abbozzati, pose improbabili, per fortuna in parte corretti nell'edizione blu-ray, ma che stridono ancora di più durante gli occasionali flashback della serie classica - ridisegnata, in brutto, a venticinque anni di distanza. Un problema che, in misura minore, aveva funestato anche parte finale di Saint Seiya Omega, e che qui si presenta in maniera talmente preponderante da rovinare l'esperienza visiva nonostante degli sfondi accattivanti - seppur caotici con il loro misto di architettura greca, europea e nordica - e un character design piacevole da parte di Ayana Nishino. Meglio, ma sempre priva di guizzi particolari, la colonna sonora, che conta anche un buon numero di pezzi considerando i soli tredici episodi a disposizione.
Nel complesso quindi si può considerare Saint Seiya Soul of Gold un fallimento, un prodotto dove i piacevoli - a tratti anche belli - momenti di caratterizzazione di alcuni Cavalieri d'Oro vengono rapidamente eclissati da tutto il resto. Chi non può vivere senza i Cavalieri d'Oro classici e chi non sopporta gli spin-off incentrati su nuovi personaggi troverà momenti di emozione o esaltazione, in particolare se sostenitore di Toro, Cancer o Fish, ma per il fan che preferisce opere ad ampio respiro, che cerca bei disegni o predilige una buona trama, Soul of Gold è solo una gran perdita di tempo.
I pro: La ripresa di Asgard; l'uso di Toro, Cancer e Fish; alcuni momenti di caratterizzazione.
I contro: Una trama piena di buchi logici e contraddizioni; scontri troppo brevi; alcune caratterizzazioni stravolte; un elemento commerciale troppo preponderante; un comparto tecnico penoso.
Consigliato: A chi non può fare a meno dei Cavalieri d'Oro classici.
Recensione by: Shiryu