CEO DEL FULMINE NERO
(DARK LIGHTNING COEUS)
ETA': Sconosciuta, esiste sin dalle epoche mitologiche.
ALTEZZA: Sconosciuta. 1.90 M circa
PESO: Sconosciuto. 100 Kg circa
OCCHI: Rossi
CAPELLI: Castano chiaro / verdino.
DATA DI NASCITA: Sconosciuta.
LUOGO DI NASCITA: ?
GRUPPO SANGUIGNO: /
SEGNI PARTICOLARI: /
PARENTI CONOSCIUTI: Crono, Iperione, Giapeto, Oceano, Crio, Temi, Tia, Teti, Rea, Febe, Mnemosine (fratelli), Urano (padre), Gaia (madre), Zeus (nipote). Tramite Zeus, è imparentato in vari gradi con la maggior parte delle divinità olimpiche.
COSTELLAZIONE / SIMBOLO: Ceo non ha una costellazione di appartenenza, ma i suoi simboli sono il fulmine nero e lo stocco, chiamato in inglese rapier nel fumetto, in cui la sua Soma si trasforma in forma assemblata.
ARMATURA / ARMI: Il corpo di Ceo è totalmente coperto dalla sua Soma, che lascia scoperto solo il viso. Associata allo stocco, la corazza è estremamente affilata, in grado di perforare un’armatura d’oro con la sola pressione delle dita se tale è la volontà di Ceo. In teoria dovrebbe anche essere armata di una spada, a forma di stocco appunto, ma il Titano non l’utilizza o mostra mai in battaglia. Come tutte le Soma ha una capacità difensiva altissima, superiore a qualsiasi altra armatura e tale da spaccare il pugno di una corazza che cerca di danneggiarla. Può tuttavia essere superata da tecniche indirette come il Photon Burst di Ioria.
STIRPE: Titano.
PRIMA APPARIZIONE: Episode G n°4, 5° capitolo (numero 8 in Italia) (manga).
EPISODI (SAGA): /
NUMERI DEL MANGA: Episode G n° 2, 4-7, 9, 10, 13-15 (3, 8-11, 13, 17, 19, 25, 27-30 in Italia).
COLPI SEGRETI / POTERI: Come tipico dei Titani, Ceo possiede numerosi colpi segreti, per lo più basati sull’utilizzo del Keraunos, ovvero il potere deicida del fulmine, che lui stesso aveva concepito all’epoca della Titanomachia. Di tutte le forme di energia infatti il fulmine è quella a cui Dei e Titani sono maggiormente vulnerabili. Il primo colpo segreto di Ceo è l’Ebony Illumination, con cui usa il suo cosmo per creare sfere nere di energia che può poi manipolare e dirigere contro il nemico. Una volta raggiunto il bersaglio esplodono, ferendo la vittima e liberando la luce nera che può temporaneamente intrappolarlo. Viene dato ad intendere che questa è la tecnica più basilare di Ceo, ma non sappiamo se ci sia un limite al numero di sfere che è in grado di creare. Il suo secondo colpo segreto è lo Sparkle Rapier, chiamato anche Sparkle Leipia in italiano per un errore di traslitterazione. È una delle tecniche legate alla sua Soma, grazie alla quale Ceo crea un’infinità di lampi di tenebra, dalla forma di mani nere. Esse sfrecciano contro il nemico con un movimento a spirale, come se fosse un ciclone orizzontale, ma raggiunto il bersaglio si concentrano in un unico punto, trafiggendolo e trapassandolo da parte a parte. Questa tecnica è in grado di superare la difesa dell’armatura senza però danneggiarla, concentrandosi invece sugli organi ed i vasi sanguigni della vittima. La forma assunta dalle mani congiunte nell’atto di colpire è quella di uno stocco, come se Ceo stesse idealmente trafiggendo il bersaglio. Terzo colpo segreto è l’Ebony Gale: Ceo muove il pugno a velocità immensa, concentrando ed affilando l’aria per poi rilasciarla di colpo, come se fosse una lama. Per molti versi è una tecnica simile allo Sparkle Rapier, visto che la lama d’aria può oltrepassare l’armatura e danneggiare il corpo sottostante. Ceo sembra però considerarla superiore alla tenica precedente, probabilmente perché non è un affondo ma un fendente, che quindi danneggia una porzione maggiore del corpo del bersaglio. A differenza dello Sparkle Rapier inoltre, l’Ebony Gale non dovrebbe dipendere dalla Soma e frantuma anche la terra, aprendo vistose fenditure.
Nel suo secondo duello contro Ioria, Ceo mostra altri tre colpi segreti, a partire dalla Thunder Black Rotation, chiamata anche Rotazione Planetaria in italiano. A differenza delle altre, è una tecnica difensiva, creata appositamente per contrastare il Photon Burst di Ioria. Ceo per eseguirla sfrutta l’astro a lui associato, facendolo ruotare ad altissima velocità per creare una sfera nera, che genera sia elettromagnetismo che una potente forza gravitazionale. Combinate, queste due energie deviano e assorbono la forza degli assalti nemici. L’unico modo per annullare la Rotazione Planetaria è sferrare attacchi rasoterra, che però perdono in velocità, oppure distruggere prima il cosiddetto Pianeta della Folgore. La seconda nuova tecnica è l’Ebony Plasma, che in realtà è semplicemente una versione nera del Lightning Plasma o Sacro Leo di Ioria. Usando il suo cosmo, Ceo ne prende infatti il controllo, rimandandolo indietro avvolto di energia nera e potenziato. Non sappiamo se quest’arma possa essere adattata in modo da controllare anche diverse tipologie di colpi segreti o meno. Infine, il colpo finale di Ceo sembra essere l’Ebony Rapier, che è una versione potenziata dello Sparkle Rapier unita all’Ebony Gale. Sfrutta l’immensa velocità di Ceo, il cui pugno genera un potente fulmine nero che trapassa la vittima nonostante l’armatura. Per di più, il colpo è accompagnato da numerosi fulmini neri, che avvolgono il bersaglio impedendogli di muoversi. Ioria la definisce una tecnica in grado di unire attacco e difesa, proprio perché rende impotente la vittima nel momento stesso in cui la raggiunge.
A parte tutti questi colpi segreti, Ceo ha diversi poteri, per lo più legati al suo status di Titano. In quanto divinità, è quasi immortale e può rigenerare la maggior parte delle ferite grazie all’Ichor, il sangue divino che scorre nel suo corpo. C’è però un limite ai danni che può ricevere, specie nella condizione indebolita in cui si trova durante la maggior parte di Episode G, e ferite estremamente gravi possono, alla lunga, essergli fatali. E’ inoltre molto superiore agli esseri umani per forza fisica e resistenza. Tra i Titani, Ceo ha due primati: è il più veloce ed il più saggio, venendo per questo chiamato sia "Fulmine Nero" che "Colui che Comprende". La sua velocità è superiore a quella della luce di Ioria e si manifesta sotto forma di movimenti rapidissimi simili per stile alle stoccate di una spada ma dall’aspetto di fulmini neri. Proprio questi fulmini sono l’arma principale del suo arsenale, e gli permettono di colpire più volte il nemico con scariche di energia. Il pugno di Ceo inoltre può compiere centinaia di movimenti al secondo, riuscendo per esempio a intercettare tutti gli assalti del Sacro Leo. La sua velocità è ancora più impressionante considerando che Ceo combatte mentre è soggetto al peso dell’attrazione del Tartaro, che poco dopo si mostra tale da spingere i Cavalieri d’Oro in ginocchio. La saggezza invece permette a Ceo di analizzare rapidamente persone, tecniche e situazioni, fino a concepire una soluzione o trarre un giudizio corretto. Questo però non significa che il suo intelletto sia a livelli sovraumani, visto che in diverse occasioni egli stesso appare perplesso o sorpreso, almeno inizialmente, e che comunque ha bisogno di tempo per scoprire i piani di Ponto e Mnemosine. Una definizione più corretta è quella di persona particolarmente dotata ed intuitiva. D’altra parte, come tutti i Titani i suoi poteri sono spesso limitati dalla perdita dei ricordi, dall’attrazione del Tartaro e dalla scomparsa del Theos Sema, quindi non conosciamo le sue vere capacità in condizioni normali. Infine, Ceo possiede un astro sotto la sua custodia, chiamato Pianeta della Folgore. Può evocarlo a suo piacimento, e sembra abbastanza piccolo, tra i pochi centimetri ed il metro e mezzo di diametro. Lo utilizza per la Rotazione Planetaria, e non sappiamo se abbia altri poteri.
STORIA: Come i suoi fratelli e sorelle Titani, Ceo nacque in epoche antichissime, figlio di Urano, il Cielo, e Gaia, la Terra. Urano però era un tiranno ebbro di potere e ben deciso a restare saldo sul proprio trono. Esiliò così la maggior parte dei suoi figli ed allontanò anche i Titani da corte, finché Gaia, amareggiata per questa situazione, non li incitò alla rivolta. Donò così a ciascuno di loro un’armatura, chiamata Soma, rappresentante una di dodici armi. A Ceo andò la Soma rappresentante uno scotto o rapier, per la sua velocità e precisione in battaglia. Il più giovane tra i Titani, Crono, uccise Urano con la propria falce, la Megas Drepanon, e liberò le altre stirpi divine degli Ecatonchiri e dei Ciclopi. Per questo suo trionfo, Ceo e gli altri Titani lo nominarono re.
Per un numero imprecisato di secoli, i Titani dominarono sul mondo e su tutte le creature viventi. Ceo sposò la sorella Febe, e acquistò una reputazione per la sua spaventosa abilità in battaglia, che gli valsero il titolo di più terribile tra gli assassini, ma anche per la sua arguzia e capacità di intuire e dedurre qualsiasi piano o disegno, persino quelli di divinità più antiche o potenti. Per questo motivo, venne chiamato anche "Colui che Comprende" e rispettato da fratelli e sorelle. Tra tutti, il più vicino a lui era Iperione il Nero, con il quale Ceo condivideva alcuni punti di vista. In particolare, pur considerando loro stessi e gli altri Titani ben superiori agli esseri umani, sia Iperione che Ceo provavano rispetto per gli uomini che li seguivano e veneravano, riconoscendo di avere loro stessi dei doveri nei loro confronti, in particolare quello di proteggerli e prendersi cura di loro in cambio della loro fedeltà. Questo punto di vista non era comune tra i Titani, che anzi tendevano a disprezzare gli umani indipendentemente dalla loro fedeltà, o a darla per scontata, ma sia Ceo che Iperione lo prendevano relativamente sul serio e la cosa rafforzò molto la loro amicizia. Nonostante queste aperture comunque, Ceo era un fermo sostenitore della superiorità divina, alla quale gli esseri umani non potevano opporsi, e del dominio del fato. Pur senza trascendere nell’arroganza, era fiero di sé e della propria forza, oltre che della propria immortalità dovuta in larga parte all’Ichor, il sangue divino che scorreva nel suo corpo. Sempre in questo periodo Ceo divenne custode di un astro, chiamato Pianeta della Folgore, da richiamare ed usare in battaglia a suo piacimento.
Il regno di Crono durò per molto tempo, ma alla fine, come profetizzato da Urano, scoppiò una guerra contro la giovane stirpe divina nata proprio dal Titano, e guidata da Zeus. Quest’ultimo, desideroso di salvare i propri fratelli e sorelle che Crono aveva ingoiato per timore di una ribellione, diede origine al più grande conflitto della storia, la Titanomachia. Per un periodo interminabile, Ceo, gli altri Titani e le loro armate umane si scontrarono con Zeus e la sua stirpe, in una guerra a lungo in equilibrio senza che alcun lato riuscisse a prevalere. Dopo lungo tempo, fu proprio Ceo a comprendere la chiave per la vittoria, il potere deicida che avrebbe potuto permettere loro di sconfiggere le armate nemiche: il Keraunos, ovvero il fulmine, nella sua forma più pura. Il cosmo di Ceo, dotato, al pari di quello degli altri Titani, del potere chiamato Dunamis, era infatti già avvezzo all’uso del fulmine, ma in una forma nera ed impura, potente ma non più letale di qualsiasi altra. Il Keraunos invece sarebbe potuta essere l’arma definitiva, e per questo, pur temendo la morte e devastazione che avrebbe potuto sprigionare, Ceo lo creò lo stesso con le sue mani. Dopo averlo fatto però se ne pentì, inorridito, e concluse che al mondo non dovevano esistere poteri votati solo alla distruzione. Senza farne parola con nessuno, rinnegò quel potere, seppellendolo nei recessi della sua memoria e cercando di dimenticarlo. La sorella Mnemosine, padrona proprio della memoria, carpì però il suo segreto e lo rivelò a Zeus, insieme al quale aveva concepito le nove Muse. Ciò fornì al giovane Dio l’arma necessaria per la vittoria, mentre Ceo si accorse troppo tardi del tradimento. Vide così cadere uno dopo l’altro i suoi fratelli e morire la gente che aveva giurato di difendere, finché alla fine la folgore di Zeus non si abbatté anche su di lui, sigillandolo all’interno della sua Soma ed imprigionandolo nel Tartaro insieme a tutti gli altri Titani a parte Crono ed agli esseri umani ancora fedeli a loro. Per di più, riconoscendo la sua pericolosità, e soprattutto la sua capacità di comprendere gli eventi, gli Dei lo cancellarono dal mito, tramandando solo il suo nome ma non i suoi gesti.
Ceo trascorse così millenni prigioniero della sua Soma, a sua volta racchiusa nel Tartaro, condannato ad uno strazio eterno. La sofferenza della morte non fu inutile, grazie ad essa infatti egli riuscì a potenziare sempre di più il suo cosmo, acquistando un potere superiore a quello dell’era mitologica. D’altra parte però, era privo di una parte di sé, i ricordi sottrattigli da Mnemosine che aveva cancellato il proprio tradimento ed i dettagli della loro sconfitta dalla sua memoria. Tale stato incompleto rendeva Ceo imperfetto, indebolendolo. Il cambiamento più profondo però avvenne sulla sua personalità: già pacata e razionale, apprese l’umiltà davanti al dolore della sconfitta e la vergogna per esserne stato lui la causa, apprezzando forse per la prima volta i propri limiti.
Alla fine, la libertà giunse per mano di Ponto, divinità ancestrale e apparente alleato di Crono, risorto come spirito e deciso a riconquistare il suo corpo e muovere di nuovo guerra agli Dei dell’Olimpo. Ceo fu il terzo Titano ad essere liberato, dopo Iperione e Giapeto, e proprio il primo lo riaccolse tra i viventi, spiegandogli la situazione. I Titani erano in guerra contro i Cavalieri d’Oro di Atene per conquistare la Soma di Crono, chiamata Megas Drepanon, e liberare il loro signore. Tra i nemici, uno era particolarmente importante: Ioria del Leone, chiamato "uomo della sventura" e predestinato a liberare lui stesso Crono, ma anche a rappresentare un problema costante per i Titani. Il cosmo di Ioria infatti era basato proprio sul potere del fulmine, che lo rendeva un potenziale deicida, anche se Ceo, sempre privo di molti suoi ricordi, non rammentò il Keraunos e non fece inizialmente il collegamento. Ad ogni modo, il risveglio di Ceo permise al cosmo oscuro dei Titani di estendersi sulla Terra, richiamando alla vita creature dell’oscurità a lungo sepolte, e dando loro tempo di studiare i movimenti del nemico. Ceo vide così Ioria affrontare diversi mostri mitologici e, informato di un suo precedente scontro con Iperione terminato più o meno in stallo, ebbe modo di apprezzarne la forza, ma anche di criticarne la mancanza di maturità, dovuta a numerosi traumi del suo passato tra cui la tragica morte del fratello maggiore Micene.
Ceo espresse comunque il desiderio di affrontarlo, e l’occasione non tardò. Per fermare gli effetti nefasti del cosmo dei Titani, il Cavaliere d’Oro Virgo si recò in meditazione in India, allo scopo di potenziare il proprio cosmo e contrastare l’aura mortifera dei nemici. Su consiglio di Ponto, il Grande Sacerdote di Atene, in realtà il Cavaliere traditore Gemini all’apparenza alleato segreto dei Titani, inviò proprio Ioria a fargli da guardia del corpo. Nei loro piani, il ragazzo, che reputava Virgo uno dei colpevoli per la morte del fratello, non avrebbe alzato un dito per difenderlo dal sicario dei Titani, che si rivelò essere proprio Ceo. Raggiunto il ragazzo, il Fulmine Nero si complimentò con lui per il valore mostrato contro Iperione ed espresse il desiderio di affrontarlo in futuro. Sorprendendolo però, Ioria si erse comunque a difesa di Virgo, obbligando il Titano ad ingaggiare battaglia. In segno di rispetto, Ceo lo affrontò con tutte le forze, tempestandolo di assalti e mandando a segno diversi colpi segreti grazie alla sua velocità. Ben presto il duello si spostò anche sul piano filosofico, con Ioria non disposto ad accettare la tesi secondo cui gli uomini sono schiavi del fato e degli Dei, perché questo implicherebbe che la tragica sorte di Sagitter fosse decisa sin dalla nascita, e Ceo al contrario convinto che gli esseri umani dovessero piegarsi ai disegni divini. Dopo i primi scambi di colpi, la superiorità del Titano parve evidente, e Ioria crollò al suolo moribondo, ma proprio quando Ceo stava per muovere il suo attacco a Virgo, lo spirito del Leone si riprese, manifestandosi con l’istinto assassino di una belva. Lentamente, Ceo iniziò ad ammirare la tragica ma determinata resistenza del suo avversario, ed a notare che la sua forza stava lentamente crescendo, permettendogli di tenergli testa in modo migliore. Soprattutto, grazie al suo spirito di osservazione, Ceo si accorse che il nemico stava caricando un colpo potenzialmente molto pericoloso, ma che ancora non riusciva a dominare. Tentò così di finirlo, ma tutti i suoi sforzi non riuscirono ad impedirgli di eseguire quella tecnica, Photon Burst. Sorpreso dalla sua forza devastante, Ceo rischiò di perdere la vita, e solo l’improvviso e provvidenziale intervento di Iperione, che comparve a portarlo via, lo salvò.
Il fratello riportò Ceo nel Tartaro, e guarì le sue carni straziate donandogli il proprio Ichor che, insieme ai poteri rigenerativi della Soma, sembrò curare le sue ferite. In realtà però la situazione era più tragica: imperfetto a causa della perdita dei ricordi, Ceo non riuscì a rigenerare del tutto il suo corpo divino, più complesso di uno umano. In altre parole, si trovò nella situazione di un malato terminale, destinato a morire e in grado solo di ritardare il momento della fine. D’altra parte, proprio questa situazione, che Ceo tenne segreta, gli permise di cambiare profondamente, apprezzando per la prima volta il valore di una vita dalla durata limitata, proprio come quella degli esseri umani, e la nobiltà insita nel volerla vivere senza rimpianti. La sua ammirazione per gli uomini aumentò progressivamente, come pure quella per Ioria, di cui però ancora percepiva i limiti come uomo e guerriero, legati alla prematura morte di Micene ed alla mancanza di un vero maestro che affinasse le sue tecniche. Ad ogni modo, presto Ceo ebbe altro su cui concentrarsi, perché Ponto riuscì a sciogliere i sigilli restanti e liberare tutti gli altri Titani a parte Crono. Riunito con i suoi fratelli e le sue sorelle, il Fulmine Nero ammirò il rinascere del loro palazzo, il Chronos Labyrinthos, ed il comparire nel cielo del Theos Sema, il sigillo la cui completezza aumentava la loro forza. Ancora privo dei ricordi precisi della Titanomachia, Ceo salutò i redivivi parenti, concordando con loro sulla necessità di liberare Crono e poi dare vita ad una nuova guerra contro la stirpe di Zeus. Il primo di questi desideri non tardò ad avverarsi, visto che, a causa di una serie di eventi legati a Ioria, Crono riuscì a riconquistare la Megas Drepanon e tornare in possesso del proprio corpo. Il trionfo fu però macchiato da un problema, l’inaspettata perdita di ricordi del Dio, secondo Mnemosine dovuta ad un secondo sigillo apposto da Zeus sulla Megas Drepanon.
Per spezzarlo, i Titani decisero di servirsi di nuovo di Ioria e di attirarlo al Labirinto rapendo la sua ancella, Lythos. Dal palazzo, Ceo vide così il Leone fare irruzione nel loro regno insieme ad alcuni compagni, ed iniziare ad affrontare i Titani, ottenendo una sorprendente vittoria su Giapeto e Temi, la cui morte indebolì il Theos Sema. Ceo era inoltre preoccupato per la sorte dei loro soldati umani che, insieme alle loro famiglie, avevano seguito i Titani nell’esilio di sofferenza imposto loro da Zeus. Concorde con Iperione, il Fulmine Nero era deciso a prendersi cura di loro ed a ripagare la loro fedeltà conducendoli al mondo esterno ed alla luce del sole, sentimenti non necessariamente condivisi dagli altri, inclusa la sua sposa Febe. Soprattutto, Ceo stava continuando a cambiare. Le ferite, che aveva continuato a mantenere segrete, e la progressiva trasformazione in essere umano liberarono pian piano i ricordi perduti, permettendogli lentamente di rammentare gli eventi della Titanomachia, il furto del Keraunos ed il tradimento di Mnemosine. Quando anche Crio cadde in battaglia, Ceo decise di rischiare il tutto per tutto e, in un tentativo di migliorare l’abilità combattiva di Ioria, salutò Iperione, dicendogli che gli esseri umani compiono miracoli perché conoscono il valore della vita che, proprio perché breve ed effimera, permette loro di bruciare il cosmo al massimo, e la moglie Febe, poi tornò di nuovo sul campo di battaglia per affrontare il Leone una seconda volta.
Il nuovo duello fu persino più feroce del primo. Ceo era indebolito dalle ferite, dalla pressione del Tartaro che cercava di attirarlo a sé e dai danni al Theos Sema, ma aveva anche recuperato quasi tutti i ricordi, e formulato una strategia per contrastare il Photon Burst che tanto gli era costato in precedenza. A lungo in vantaggio, usò il duello per indicare a Ioria le sue debolezze, trasmettendogli indirettamente degli insegnamenti per renderlo più forte. In particolare, accennò alla presenza di un disegno superiore che manipolava Cavalieri e Titani, e al fatto che la morte di Micene aveva interrotto la sua crescita come guerriero, rendendolo incompleto. Come previsto, i suoi assalti, seppur massacranti, spronarono Ioria, permettendogli di ricordare il sostegno avuto da uno dei suoi servitori, nonché amico di Micene, Galan, che gli aveva insegnato il valore del coraggio. Accettando i propri limiti, Ioria riuscì a superarli, conquistando il pieno dominio del settimo senso, prerogativa dei Cavalieri d’Oro, e riuscendo a raggiungere la perfezione come guerriero. Ceo fu ferito a morte, ma sorrise comunque al nemico perché aveva finalmente scorto in lui la forza necessaria a forgiare il futuro. A scontro concluso, poté infatti rivelargli quanto appreso dopo che gli era tornata la memoria, e gli narrò della Titanomachia, del tradimento di Mnemosine e soprattutto del Keraunos. Preoccupato, Ponto iniziò allora a rubargli il cosmo rimasto, per accellerare la sua morte, e la pressione del Tartaro iniziò a risucchiarlo.
Colpito e toccato da quei suoi insegnamenti indiretti, Ioria lo salvò, ma Ceo, consapevole che la sua ora ormai era giunta, si limitò a chiedergli di salvare il suo popolo, ovvero gli esseri umani che avevano seguito i Titani, e di donare loro un futuro radioso. Come ultimo gesto donò al leone la sua Dunamis ed il Keraunos, poi scomparve, lanciando un ultimo messaggio nel suo cosmo per informare gli altri Titani della verità riguardante il furto dei ricordi.
NOTE: Le informazioni presenti in questo profilo provengono dai numeri 2, 4-7, 9, 10, 13-15 di Episode G, edizione originale. Dopo Iperione, Ceo è il Titano più particolareggiato della serie, con la sua evoluzione da divinità mite ma convinta della propria superiorità ad estimatore degli esseri umani e della loro forza. In italiano, la rapier è erroneamente traslitterata come lepia nei primi numeri, prima di essere riconvertita all’originale e tradotta occasionalmente come sciabola. Ceo ne mostra la forza quando sfonda gli schinieri di Ioria con la sola pressione delle dita. A differenza di Iperione o Oceano però non impugna mai fisicamente l’arma.
Anche se non viene detto esplicitamente, Ceo dovrebbe essere il più veloce tra i Titani, in grado di muoversi alla velocità della luce nonostante la pressione del Tartaro. Nella serie, per giustificare il fatto che i Cavalieri d’Oro sono in grado di tener testa ai Titani, questi ultimi vengono indeboliti da una serie di elementi esterni, come la mancanza dei ricordi o lo scioglimento del Theos Sema. Di conseguenza, in teoria la vera forza di Ceo dovrebbe metterlo al livello delle divinità dell’Olimpo. Visto l’affetto di Ceo per le creature viventi che gli sono fedeli, c’è da presupporre che il suo Pianeta della Folgore sia disabitato, o non lo userebbe a cuor leggero come arma. Più che un pianeta vero e proprio in realtà sembra una piccola stella, che ruotando forma un buco nero. Le altre tecniche invece sono abbastanza simili a quelle di Ioria stesso, facendo del Titano il nemico perfetto per il Cavaliere. La capacità di comprensione di Ceo emerge per la prima volta nel numero 5, ma è nello scontro finale che passa in primo piano al punto da essere temuta anche da Ponto. Sin dall’inizio, Ceo mostra di padroneggiare i fulmini, il che sembra un errore visto che quella è l’unica fonte di energia in grado di liberare Crono dal sigillo. In seguito la cosa viene chiarita indicando che i fulmini di Ceo sono impuri, e per questo neri e diversi dalle normali saette. Tramite il Keraunos, Ceo dovrebbe padroneggiare anche loro, ma non li usa mai in battaglia.
La profonda amicizia tra Ceo ed Iperione viene sottolineata sin dal ritorno alla vita di quest’ultimo, e confermata più volte nel corso dell’opera. Sembra nascere dal fatto che entrambi hanno caratteri relativamente pacati, almeno rispetto a Titani come Giapeto, e dall’affetto verso gli esseri umani che gli sono fedeli. Anche per questo motivo, Iperione è l’unico a ricevere il suo messaggio finale. Al contrario, il matrimonio con Febe viene per lo più ignorato, nonostante occasionali dialoghi tra loro in cui Ceo la chiama "amata" e le chiede di fidarsi di lui. Ceo prende particolarmente sul serio il suo ruolo di divinità ed i relativi doveri, pur applicandoli solo agli uomini che lo seguono ed alle loro famiglie. Non è chiaro quando esattamente egli recuperi il ricordo del tradimento di Mnemosine, visto che dopo il duello con Ioria è più volte in sua compagnia senza dir nulla. La sensazione è che avvenga sicuramente dopo l’arrivo dei Cavalieri d’Oro nel Tartaro, e più o meno durante o subito dopo la sconfitta di Giapeto.
Il luogo in cui si trova il Chronos Labyrinthos è fonte di qualche contraddizione. All’inizio Ceo afferma di sentire di essere di nuovo sulla Terra, ma più avanti viene dato a intendere che è in un’altra dimensione, e poi addirittura nel Tartaro.
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