ASMITA DELLA VERGINE

(VIRGO ASMITA)

ETA': Sconosciuta; 22 anni circa

ALTEZZA: Sconosciuta; 1.80 M circa

PESO: Sconosciuta; 90 Kg circa

OCCHI: Sconosciuto

CAPELLI: Biondi

DATA DI NASCITA: Sconosciuta. 1721 circa.

LUOGO DI NASCITA: Sconosciuto

GRUPPO SANGUIGNO: Sconosciuto

SEGNI PARTICOLARI: Nessuno.

PARENTI CONOSCIUTI: Nessuno. Da quel che sappiamo probabilmente è orfano.

COSTELLAZIONE / SIMBOLO: Vergine, sesta costellazione dello zodiaco.

ARMATURA / ARMI: Armatura d'oro della Vergine. L'armatura non ha caratteristiche particolari, ma come tutte le armature d'oro copre quasi interamente il corpo, è estremametne resistente e congela solo allo zero assoluto (- 273.16 °C).

STIRPE: Cavaliere d'oro di Atene del 1700 nella timeline alternativa di Lost Canvas, protettore della sesta casa del Grande Tempio.

PRIMA APPARIZIONE: Lost Canvas N° 1, 3° capitolo.

EPISODI (SAGA): 7, 8

NUMERI DEL MANGA: Lost Canvas 1, 4, 12, 18

COLPI SEGRETI / POTERI: Asmita è cieco dalla nascita, e in conseguenza di ciò, e di anni passati in meditazione, tutti i suoi altri sensi sono immensamente sviluppati, al punto da permettergli non solo di muoversi e combattere senza problemi, ma anche di percepire le sensazioni e gli stati d'animo altrui. Inoltre, a causa della privazione di un senso, il suo cosmo estremamente potente e gli conferisce una serie di poteri unici tra i cavalieri. Nel dettaglio, Asmita può levitare, almeno durante la meditazione, e creare una copia illusoria di se stesso, con cui viaggiare attraverso i mondi e le dimensioni. Tale copia è sostanzialmente una manifestazione del suo cosmo, e tramite essa il cavaliere può combattere, creare illusioni ed eseguire tutti i suoi colpi segreti, ma non essere ferito. Non è noto quali dimensioni Asmita possa raggiungere, ma di certo è capace di viaggiare fino all'Ade, che sembra aver esplorato abbastanza bene. E' inoltre possibile che sia in grado di viaggiare nel tempo, o almeno nel passato, assistendo agli eventi senza però poter interferire. Un altro potere di Asmita è la capacità di creare una specie di distorsione temporale, sostanzialmente paralizzando i nemici. Come ciò accada non è chiaro, ma il cavaliere sembra poter bloccare selettivamente alcuni nemici, lasciandone altri liberi di muoversi, quindi è probabile che agisca sui sensi delle vittime, spegnendoli temporaneamente. Chi subisce questo potere al risveglio non ricorda nulla di quel che è accaduto, e non ha ferite di altro tipo.

Asmita possiede anche numerosi colpi segreti veri e propri, sia d'attacco che di difesa. Il più basilare è il Khan, ovvero una barriera protettiva, capace di fermare attacchi anche molto potenti. La barriera viene evocata con un solo gesto, solitamente della mano, e circonda Asmita come una sfera, fermando, ed a volte anche rimandando indietro, i colpi nemici. La resistenza massima del Khan non è nota, ma è probabile che un colpo abbastanza forte, o una combinazione di attacchi, possa sfondarla.

Opposto del Khan è l'Om, che è invece la tecnica d'attacco più semplice del cavaliere. Si tratta praticamente di un accumulo di energia, di solito nelle mani, che Asmita può far esplodere per scaraventare via i nemici. È una tecnica poco potente, utile più che altro per prendere tempo, ma continuando ad accumulare l'energia il cavaliere può eseguire un colpo molto più pericoloso, la Sottomissione dei Demoni (Tenma Kofuku / Abbandono dell'Oriente). La Sottomissione dei Demoni è praticamente un normale colpo energetico, la cui unica particolarità è di colpire a ventaglio, senza bisogno di essere incanalato in sfere o fasci di energia. A differenza dell'Om però, possiede molta più potenza, tanto da frantumare numerosi Surplici della Terra al primo tentativo. Quando Asmita esegue questa tecnica, il suo cosmo forma l'immagine di una fanciulla incappucciata in groppa ad un cavallo bianco, circondata da angeli e teschi e con in mano una falce, a simboleggiare la fusione di armonia e corruzione. Come per il Khan, non vi è una posa precisa per eseguire la Sottomissione dei Demoni, se non un leggero gesto della mano, solitamente la destra ma a volte anche la sinistra, che viene sollevata con il palmo parzialmente aperto e con l'indice piegato verso il pollice.

Se la Sottomissione dei Demoni è una tecnica diretta, un altro colpo segreto di Asmita, le Sei Vie della Trasmigrazione (Rikudo Rinne / Volta di Minosse) è principalmente un attacco indiretto. È una tecnica complessa, in parte illusoria ed in parte reale, con cui Virgo separa l'anima della vittima dal suo corpo, facendogli attraversare i sei mondi di Ade. Questi mondi sono l'Inferno, dove cadono i malvagi dopo la morte; il Mondo degli Spiriti, dove le anime degli egoisti sono condannate alla fame eterna; il Mondo delle Bestie, dove coloro che in vita seguivano solo i propri istinti ora vivono e combattono sotto forma di animali; Ashura, il Mondo della Guerra, popolato da coloro che in vita furono violenti, ora condannati a battersi per sempre; il Mondo degli Umani, in cui si è condannati al dolore di vivere, eternamente divisi tra bene e male senza mai riuscire a raggiungerli veramente ; Il Mondo Celeste, in cui si smette di soffrire, ma si è anche costantemente a rischio di cadere in uno degli altri Mondi. Normalmente, dopo aver visto i sei mondi, l'anima della vittima resta intrappolata in quello che più gli si addice, anche se, in base ai poteri di cui si è dotati, è possibile riuscire a fuggire e ritornare nel proprio corpo, che non viene danneggiato fisicamente. In caso di bisogno, Asmita può in qualche modo modificare questa tecnica, facendo rivivere al nemico delle immagini del suo passato o una serie di incubi. Per eseguire la Volta di Minosse, solitamente Asmita accumula il cosmo in entrambe le mani, e non in una sola come per il Tenma Kofuku, e poi lo fa esplodere, indicando con una mano il cielo e con l'altra la terra.

Il quinto colpo segreto di Asmita sono la Conquista del Cielo degli Spiriti Malefici (Tenkûhaja Chimimôryô / Conquista del Cielo dei Mostri Malvagi) è di nuovo un misto di illusione e realtà, in quanto fa apparire degli spettri, che dovrebbero portar via con se le anime delle vittime. Asmita usa per la prima volta questa tecnica dopo aver attivato il Rosario dei 108 grani, dando l'impressione che le due cose siano collegate, e che il colpo funzioni solo contro gli Spectre, in modo da sigillarne le anime. L'esatta modalità di esecuzione non viene mostrata, ma, se è simile a quella di Virgo nella serie classica, scatta dopo che il cavaliere ha agitato il rosario e lo ha sollevato sopra la testa, liberando gli spettri. L'efficacia di questa tecnica non è chiara, visto che nella serie classica viene annullata da Gemini, ed in Lost Canvas non produce effetti apparenti, visto che subito dopo Asmita ricorre al Sacro Virgo.

I Sacri Anelli Celesti Danzanti (Tembu Horin / Sacro Virgo) è la tecnica suprema della Vergine, e sembra essere l'unica che Asmita non possa eseguire dalla sua normale posa di meditazione. E' un colpo che unisce attacco e difesa, perchè ha come scopo il privare la vittima dei cinque sensi, rendendola sostanzialmente incapace di continuare a combattere, ma anche di salvarsi la vita. Per sferrarla, il cavaliere avvicina le mani davanti al petto, come per pregare, e poi compie un rapido gesto d'attacco con la mano, producendo delle onde di luce che avvolgono il nemico, privandolo di uno dei cinque sensi. Ripetendo l'attacco, la vittima viene privata di un altro senso, finchè non resta ridotto come un vegetale, incapace di qualsiasi contatto sensoriale con il mondo. Ogni volta che esegue i Sacri Anelli Celesti Danzanti, Asmita può scegliere quale senso rimuovere, ma non può toglierne più di uno alla volta. Solitamente, il suo primo bersaglio è il tatto, in modo da ridurre la capacità di movimento del nemico. In caso di necessità, Asmita può privare anche del sesto senso, ma, a quanto pare, non del settimo o dell'ottavo. Quando Asmita esegue i Sacri Anelli Celesti Danzanti, l'esplosione del suo cosmo di manifesta con una serie di immagini di Buddha, che ricoprono il campo di battaglia.

Oltre a tutte queste tecniche segrete, Asmita ha i normali poteri di un cavaliere d'oro, inclusa la capacità di muoversi alla velocità della luce. Dal modo in cui arriva in Jamir, è possibile che sia anche capace di teletrasportarsi, ma le immagini rendono difficile stabilire che non si tratti di un normale spostamento alla velocità della luce. Infine, Asmita possiede l'ottavo senso, l'Arayashiki, che permette di raggiungere l'aldilà restando in vita, e non venendo soggiogati alle sue leggi. Tale potere rende il cosmo della Vergine superiore anche a quello degli altri cavalieri d'oro, ma è ignoto quanto il ragazzo sia in grado di controllarlo.

STORIA: Verosimilmente orfano di entrambi i genitori e cieco dalla nascita, Asmita venne alla luce in India (vedi Note). Di profonda fede Buddhista, ancora bambino venne in qualche modo venne a sapere dell'esistenza di Atena e dei suoi cavalieri, decidendo di diventare uno di loro. Come ciò sia accaduto è completamente ignoto, ma di certo la sua scelta di campo non fece venir meno la sua fede Buddhista e le sue convinzioni sulla vita e sulla morte.

I dettagli dell'addestramento sono sconosciuti, ma è probabile che si sia incentrato sulla meditazione, in modo da permettere al bambino di accrescere il proprio cosmo e di potenziare gli altri sensi, ovviando alla mancanza della vista. Ciò però portò risultati inattesi, perchè permise ad Asmita di percepire il dolore che è parte integrante della vita, e che gli uomini devono affrontare giorno dopo giorno. Consapevole che, secondo i dettami del Buddhismo, il destino degli esseri umani è quello di continuare a reincarnarsi, fino al raggiungimento del Nirvana, e quindi di continuare a provare dolore, Asmita divenne disilluso e cominciò a nutrire dubbi sulla missione dei cavalieri di Atena, e sulla Dea stessa, ipotizzando che la morte fosse in realtà l'alternativa migliore. Verosimilmente fu nel corso dell'addestramento che Asmita conobbe il vecchio saggio che viveva nel Jamir (vedi Note), dal quale apprese molti segreti circa le antiche guerre sacre contro Hades, Dio dell'aldilà, ed il ruolo svolto in esse da Atena e dal cavaliere di Pegasus, l'unico uomo che un tempo fosse riuscito a ferire il Nume. In seguito a tale ferita, Hades decise non far più uso del suo corpo leggendario, e di reincarnarsi di volta in volta in quello dell'essere umano più puro al mondo. Col tempo, il saggio ed il ragazzo svilupparono un rapporto di profonda stima reciproca, ed Asmita ebbe persino in dono una delle stanze nella torre in cui l'uomo viveva, che arredò con varie immagini del Buddha, statue e tappeti.

Alla fine, Asmita raggiunse il settimo senso, prerogativa dei cavalieri d'oro, i supremi difensori di Atena, divenne cavaliere di Virgo e si trasferì al Grande Tempio di Atene, dimora dei seguaci della Dea, senza però mettere da parte la sua fede Buddhista, sebbene quest'ultima, non compresa dagli altri cavalieri, desse alito a varie voci e misteri sul suo conto. Un giorno, il Grande Sacerdote chiese il suo aiuto per un piano che avrebbe dovuto mettere alla prova la fedeltà del Cavaliere dei Gemelli, Aspros. Il Sacerdote poteva infatti sentire una traccia di oscurità nel suo cuore, e temeva che in futuro ciò avrebbe potuto comprometterne l’integrità. Dopo aver sparso la voce di volersi ritirare e di voler lasciare a Sisifo del Sagittario il suo ruolo, il Sacerdote, ben consapevole che Aspros ambiva a sua volta alla somma carica del Santuario, chiese ad Asmita di fargli da guardia del corpo in caso di attacco. I suoi timori si rivelarono fondati, ed una notte Aspros attaccò insieme al fratello gemello, Defteros. Asmita intervenne, accorgendosi subito che la mente di Defteros era stata plagiata dal colpo che controlla la volontà, il Genro Mao Ken, ma anche che ciò era stato reso possibile dai dubbi e dai timori che si agitavano nel cuore del ragazzo, da sempre considerato da tutti come un uomo di sventura. Facendogli notare i suoi errori, Asmita gli permise di liberarsi dal controllo di Aspros e di uccidere il fratello, anche se poi Defteros preferì ritirarsi a vivere come un eremita sull’isola di Kanon.

Nonostante l'investitura, con il passare degli anni, i dubbi di Asmita sulla decisione di Atena di proteggere gli esseri umani aumentarono, specialmente dopo che il Grande Sacerdote, capo supremo dei cavalieri in assenza della Dea, gli ebbe fatto conoscere la bambina in cui Atena si era incarnata, Sasha. Vedendo che la Dea aveva preferito una vita di sofferenza come essere umana, invece di un'esistenza trascendentale come divinità, il cavaliere dubitò del suo giudizio, ed indirettamente della propria scelta di campo.

A complicare le cose, un giorno Sasha venne a trovarlo nella sesta casa, dicendogli con semplicità che il dolore che provava, legato all'aver lasciato due carissimi amici per venire al Grande Tempio, era in realtà fonte di gioia, perchè indicava che non li aveva dimenticati. Tale interpretazione, e l'idea che la vita non fosse solo dolore ma anche gioia, confuse ulteriormente il cavaliere, ora incapace di stabilire se la sua scelta di campo fosse quella giusta o meno. Anche per questo, Asmita passò le sue giornate in solitudine, meditando nella sesta casa ed esplorando nuove dimensioni con lo spirito, senza mai fraternizzare con gli altri cavalieri d'oro, che incontrava solo in alcune riunioni occasionali. Un giorno, durante un viaggio spirituale nell'aldilà, il cavaliere si imbattè casualmente in un albero, che lo colpì profondamente, in quanto era l'unica cosa viva nel mondo della morte. Riflettendo lungamente su questo fatto, Asmita intuì che doveva esserci un altro senso dopo il settimo, una sorta di ottavo senso, raggiungibile solo con un cosmo innalzato al massimo, e capace di far entrare da vivi nell'aldilà. Raggiunto il Jamir, il cavaliere ne parlò con il saggio, che fu d'accordo con le sue conclusioni, ed intuì anche che, nell'imminente guerra contro Hades, quell'albero, e soprattutto i suoi frutti, avrebbero potuto rappresentare l'ago della bilancia tra vittoria e sconfitta.

Come previsto, alla fine la Guerra Sacra contro Hades scoppiò in pieno, ed un tentativo fallimentare di sconfiggere il Dio in Italia, dove era comparso, portò alla morte di Tenma, allievo di Dauko della Bilancia e cavaliere di Pegasus. Consapevole che i guerrieri legati a questa costellazione avevano sempre avuto un ruolo chiave nelle guerre sacre, e che il ragazzo sarebbe presto ritornato in vita grazie all'aiuto del vecchio saggio, Asmita decise di metterlo alla prova, nella speranza che, così facendo, si sarebbe potuto finalmente liberare anche dai propri dubbi. Raggiunto l'Ade in spirito, il cavaliere d'oro attese Tenma vicino all'albero, verso il quale il ragazzo era stato mandato dal saggio insieme alla sua allieva Yuzuriha ed a Yato dell'Unicorno, allo scopo di raccoglierne 108 frutti.

Quando i tre arrivarono, Asmita paralizzò Yato e Yuzuriha, ed iniziò un lungo combattimento con Tenma, curioso di vedere fino a che punto il ragazzo sarebbe riuscito ad aumentare il suo cosmo. Asmita vedeva infatti nella forza di Tenma un riflesso di quella di Atena, ed aveva deciso che, solo se il ragazzo l'avesse sconfitto, avrebbe appoggiato la Dea nella guerra contro Hades, i cui propositi in quel momento non gli sembravano completamente sbagliati, ma anzi addirittura condivisibili. La battaglia che seguì fu impari, vista l'enorme superiorità del cavaliere d'oro, ma Asmita fu colpito nel vedere che Tenma continuava a rialzarsi, sostenuto da una filosofia tanto semplice quanto convincente: lottare per proteggere i suoi amici e le persone cui voleva bene. Sempre più interessato a saggiare la forza del cuore del ragazzo, Asmita lo colpì con tutti i suoi colpi segreti, cercando di convincerlo dell'inutilità della crociata di Atena, ma non ottenendo niente. Alla fine, il cavaliere d'oro tentò il tutto per tutto e, privato il nemico dei cinque sensi, gli fece vedere un'illusione in cui uccideva Sasha. Questo gesto spinse Tenma, vicinissimo alla sconfitta, ad innalzare il proprio cosmo fino al settimo senso, ribaltando le sorti del combattimento, ferendo la sua copia illusoria e soprattutto facendo germogliare i frutti dell'albero dell'Ade, che avevano appunto bisogno di cosmo per poter nascere.

Il modo in cui Tenma aveva reagito, non curandosi del fatto che la vita è dolore, e combattendo con tutto se stesso per qualcosa di semplice come i suoi amici, fece finalmente comprendere ad Asmita che l'umanità meritava di essere protetta. Dopo aver liberato Yato e Yuzuriha, e detto loro di raccogliere 108 frutti dell'albero e di tornare nel mondo dei vivi, il cavaliere pose fine alla sua illusione e tornò al Grande Tempio. Recatosi da Sasha, in quel momento impegnata per impedire la resurrezione dei guerrieri di Hades uccisi finora, Asmita potè finalmente dirle di aver compreso il valore della vita e chiederle perdono per le sue esitazioni. L'esito della missione di Tenma però aveva un significato persino più profondo per lui, e, dopo aver raccontato a Sasha dell'incontro con Tenma, definito impetuoso, impulsivo e capace di sbagliare, ma in fondo anche molto umano, Asmita le chiese il permesso per un viaggio senza ritorno.

Privo di rimpianti, il cavaliere lasciò il Grande Tempio per arrivare in Jamir, dove si trovavano Yato, Tenma, Yuzuriha ed il saggio, che aveva riunito i 108 frutti raccolti in Ade in un rosario, capace di intrappolare le anime degli Spectre ed impedire la loro resurrezione. Attivare questo rosario però richiedeva un cosmo pari a quello dell'albero, ovvero padrone dell'ottavo senso, che probabilmente avrebbe bruciato la vita di chi lo raggiungeva. Consapevole di essere l'unico a poterlo raggiungere, Asmita si offrì per la missione e, dopo aver donato il proprio sangue al saggio affinchè riparasse e potenziasse l'armatura di Tenma, si recò nella sua stanza a meditare, concentrando ed espandendo il proprio cosmo. In cuor suo, il cavaliere era felice, perchè dopo aver passato una vita in meditazione per aumentare il cosmo, finalmente tutto avrebbe avuto un senso.

Alla fine, Asmita riuscì nel suo intento, raggiungendo l'ottavo senso ed attivando il rosario, che subito iniziò ad intrappolare le anime degli Spectre sconfitti. L'energia rilasciata fu tale che gli occhi di Asmita acquistarono la luce, e per la prima volta in vita sua, il cavaliere potè vedere il mondo attorno a se, stupendosi del viso giovanile di Tenma e gioiendo nello scoprire che, proprio come gli aveva detto Sasha, la vita non è solo dolore ma anche felicità. Con un sorriso di commiato sul volto, il ragazzo disse addio a Tenma, chiedendogli di prendersi cura di Sasha, e svanì nel nulla, interamente consumato dal cosmo, lasciando dietro di se solo la propria armatura ed il rosario.

In seguito, il suo spirito si scoprì abitare l’armatura di Tenma, ed una notte apparve brevemente a Defteros, incoraggiandolo a scendere in campo come Cavaliere di Gemini.

NOTE: Le informazioni presenti in questo profilo provengono dai numeri 1, 4, 12 e 18 di Lost Canvas, ed in particolare dai capitoli 3 e 26-34. Fisicamente, Asmita è quasi identico al Virgo della serie classica.

Come per quasi tutti i personaggi della serie, non si hanno notizie sull'infanzia di Asmita o sulle circostanze che lo hanno portato a diventare cavaliere di Atena, ma è verosimile che sia orfano visto che è così per quasi tutti i cavalieri. Inoltre, è possibile che sia nato in India, come la sua controparte attuale, e che si sia addestrato da solo, visto che vari cavalieri d'oro della serie classica sono autodidatti e non ci sono accenni ad un maestro. Il fatto che usi le stesse tecniche di Virgo, e che anche lui sia molto legato al Buddhismo per filosofia e convinzioni, suggerisce che queste caratteristiche accomunino tutti i cavalieri d'oro della Vergine. A differenza di Virgo, che raggiunse l'ottavo senso a soli 6 anni però, Asmita sembra non padroneggiarlo fino al momento in cui attiva il rosario, espandendo al massimo il suo cosmo. Questo suggerisce che i suoi poteri siano leggermente più deboli rispetto alla controparte moderna, anche se la cosa non può essere confermata con certezza.

Le circostanze dell'incontro di Asmita con il saggio del Jamir sono ignote, ma è chiaro che i due si conoscono da molto tempo, visto che a disposizione del cavaliere d'oro c'è persino una stanza apposita nella torre. La poca fiducia degli altri cavalieri d'oro nei confronti del parigrado della Vergine è invece espressa da Toro, nel capitolo 27.

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