I MITI DEI PROTAGONISTI: TORO

By Pandora e Aledileo

1° versione

Europa, il cui nome significa "colei che ha grandi occhi", era la bellissima figlia di Agenore, re dei fenici e di Telefassa, nome dal valore etereo: "colei che splende da lungi". Zeus si era acceso d’amore per la meravigliosa creatura. Un giorno, mentre la fanciulla raccoglieva fiori nella campagna della Fenicia per confezionarne mazzi da regalare alle sue compagne, vide un magnifico toro dal manto di un colore meraviglioso e che emanava odore di zafferano; l’animale la guardava mansueto, poi si accostò e si accovacciò vicino a lei. Europa cominciò a giocare con quella magnifica bestia: lo adulava, lo carezzava, infine gli salì in groppa e si fece portare in giro per i campi. Il toro, prima docile, cominciò a trottare sempre più velocemente, alla fine giunse sulla spiaggia e si addentrò nell’acqua. Cominciò a nuotare vigorosamente sempre mantenendo sulla groppa la giovane Europa, che peraltro non era minimamente impaurita, finchè giunsero a Creta. Qui la giovanetta sposò il dio e gli diede tre figli: Minosse, Radamanto e Sarpedonte. A perpetua memoria di questo evento, Zeus stesso volle la sua presenza in cielo in sembianze di toro.

2° versione

Secondo un’altra versione il toro è quello da cui Pasifae (moglie di Minosse), presa da folle amore, ebbe per figlio il Minotauro. Il Minotauro è il mitico mostro dal corpo umano con testa turina, nato appunto dall’unione di Pasifae con il toro che Poseidone aveva fatto balzare dal mare su richiesta di Minosse. Questi, contrariamente alla promessa fatta, sacrificò al dio un toro meno bello nascondendo quello di Poseidone nelle sue stalle e di cui si innamorò sua moglie. Il Minotauro fu chiuso nel labirinto e ogni nove anni erano offerti, in tributo espiatorio, sette fanciulli e sette fanciulle, finchè questo mostro non fu ucciso da Teseo, aiutato da Arianna, figlia del re. La stella più brillante della costellazione del Toro è Aldebaran, chiamata anche "Occhio del Toro".

3° versione

Io, sacerdotessa di Era, nacque, meravigliosa creatura, da Inaco, re di Argo e Melia.

Giove, quando vide la bellissima giovane, se ne innamorò perdutamente ma Era, la gelosa moglie del dio, inferocita per l’ennesimo tradimento, trasformò la fanciulla in una giovenca. Zeus, allora, prese le sembianze di un toro e si unì all’amante.

Era, più infuriata che mai per questo affronto, dispose che la giovenca venisse affidata alla custodia di Argo, il mostro dai cento occhi, affinché la proteggesse dall’assalto di qualunque bestia ivi compresi i tori.

Giove, allora, incaricò Ermes di uccidere Argo e così liberò Io, ma Era le scatenò contro un assillante tafano che prese a tormentarla.

Disperata, tentando di sottrarsi alla tortura, Io cominciò a vagare per vari luoghi e si spostò da Creta all’Egitto. Lì riprese le sembianze umane e diede alla luce Epafo, il figlio che aveva avuto dall’unione con Zeus.

Note a margine

Nella costellazione del Toro sono contenuti due meravigliosi ammassi stellari: le Iadi e le Pleiadi anche essi legati alla mitologia greca.

Le Iadi erano sette ninfe sorelle, figlie di Atlante e di una Oceania, divinità minore del mare. Narra la leggenda che le sette sorelle avevano trovato in una grotta sul monte Niso, un neonato bellissimo e credendolo abbandonato lo presero fra loro curandolo e vezzeggiandolo.

Zeus, un giorno, si manifestò fra le sette ninfe e confidò loro che quel fanciullo, dal nome Dionisio, era figlio suo e di Semele e che lo aveva nascosto nella grotta dove lo avevano trovato per sottrarlo alle furie di sua moglie Era. Per ricompensare la generosità delle Iadi, Giove le assunse in cielo e le tramutò in sette meravigliose stelle che posizionò a forma di V sul muso del Toro che è la sua raffigurazione astrale.

Una seconda versione del mito, vuole che le sette giovani fossero sorelle del cacciatore Laoonte che trovò la morte per opera di un cinghiale durante una battuta di caccia. Per il dolore le fanciulle si tolsero la vita e per questo atto d’amore fraterno furono assunte in cielo col nome di Iadi, dal verbo greco yein (piovere) perché comparivano in coincidenza delle piogge di primavera.

Anche le Pleiadi erano sette sorelle, figlie di Atlante e Pleione. Tutte, le bellissime creature, avevano sposato delle divinità, meno che una: Metope che aveva sposato il mortale Sisifo. Per questo, quando furono assunte in cielo per la loro saggezza, le sei sorelle spose di immortali ebbero una luminosità superiore a quella di Merope che per la vergogna della sua inferiorità si nasconde agli uomini: infatti, sei delle Pleiadi sono visibili ad occhio nudo mentre la settima si manifesta solo a chi possiede una vista acuta.