I MITI DEI PROTAGONISTI: SIGFRIDO
By Flare
Il suo nome significa "custode della vittoria" ed è l’eroe nordico per eccellenza. La sua vicenda propone la figura di un principe della luce, nemico delle forze dell’oscurità e del caos.
Egli è figlio di Sigmundr e della sua seconda moglie Hjördís; Sigmundr morì nella battaglia quando attaccò Odino e Odino frantumò la sua spada. Morendo Sigmundr lasciò in eredità al figlio nascituro i frammenti della sua spada e li consegnò alla moglie.
Hjördis sposò Álfr, figlio del re Hjálprekr, e mandò Sigurðr da Reginn, un nano sapiente, feroce e conoscitore di magie: allevò Sigurðr affinché lo accogliesse come figlio adottivo. Egli suggerì al ragazzo di farsi donare un cavallo dal re.
Hjálprekr disse che Sigurðr poteva scegliere il cavallo che preferiva, ma il giorno dopo, Sigurðr andò nella foresta e incontrò un vecchio sconosciuto, che gli domandò dove andasse.
Rispose che doveva scegliersi un cavallo e chiese un buon consiglio. Il vecchio allora gli fece condurre i cavalli al fiume; essi spinsero gli animali dove l’acqua era più profonda e tutti nuotarono verso la riva, tranne uno, che quindi fu scelto da Sigurðr. Il vecchio disse che quel cavallo era figlio di Sleipnir, e Sigurðr lo chiamò Grani. L’uomo che aveva incontrato in realtà era Odino.
Alla fine Reginn tentò Sigurðr raccontandogli la storia dell'oro della Lontra. Il padre di Reginnn era Hreiðmarr, i suoi fratelli erano Fàfnir e Otr. Reginnn era un bravo fabbro e Otr era un bravo nuotatore. Otr era solito andare alla cascate di Andvari, dove il nano Andvari viveva, e trasformarsi in lontra per catturare i pesci. Andvari spesso assumeva la forma di un luccio e nuotava nell'acqua. Un giorno Odino, Loki e Hœnir videro Otr con un pesce sulla riva e, credendo che fosse una lontra, Loki lo uccise. Portarono la carcassa alla vicina casa di Hreiðmarr per mostrargli la preda. Hreiðmarr, Fáfnir, e Reginnn chiesero allora agli dei una compensazione per la morte del fratello. La compensazione era di riempire il corpo del defunto con l'oro e di ricoprire la pelle con oro rosso.
Loki riuscì ad ottenere una rete dalla gigantessa Ran, catturò Andvari, e chiese al Nano tutto il suo oro in cambio della sua libertà. Andvari si separò dall'oro, ma volle tenere per sé un anello. Loki pretese anche l'anello, così il nano lanciò una maledizione sul gioiello: avrebbe portato alla morte il suo possessore. Gli dei imbottirono la pelle di Otr con il tesoro e ricoprirono d'oro la sua pelle. Hreiðmarr notò una piccola porzione di pelle rimasta scoperta, e pretese che anche questa fosse coperta da un monile d'oro. Gli Aesir la coprirono con l'anello di Andvari. La maledizione non tardò a manifestare i suoi effetti: Fáfnir uccise il padre e cacciò di casa il fratello, tenendo per sé l'oro.
Sigurðr accettò di uccidere Fáfnir, che si era trasformato in una serpe (un drago nella versione del Nibelungenlied, un poema epico composto verso gli inizi del XII secolo da un autore sconosciuto, successivo all'Edda).
Reginnn preparò per Sigurðr una spada, tuttavia quando l’eroe la provò sulla pietra si spezzò, e così accadde anche per la seconda spada forgiata dal nano. Sigurðr allora chiese a sua madre i pezzi della spada che era stata di suo padre Sigmundr e questa volta Reginnn ne trasse una spada a cui diede il nome di Gramr: era così affilata che nell’acqua tagliò di netto un ciuffo di lana da lui gettato nella corrente, e con essa riuscì a tagliare anche l’incudine di Reginnn. Nel Nibelungenlied, la spada di Sigurðr viene detta Balmung.
Sigurðr e Reginnn si recarono a Gnitaheiðr e trovarono le tracce di Fáfnir, là dove egli strisciava verso l’acqua.
Reginnn consigliò a Sigurðr di scavare una buca e nascondervisi per colpire il drago da sotto, trafiggendogli il cuore. Tuttavia non volle rispondere quando Sigurðr gli domandò come avrebbe potuto difendersi dal sangue del mostro; lo accusò di non essere abbastanza coraggioso e se ne andò via. Sigurðr allora cominciò a scavare la buca. Giunse lì un vecchio (naturalmente era ancora Odino) che gli domandò che cosa stesse facendo. Sigurðr glielo disse. Il vecchio lo mise in guardia, avvertendolo che quello era un cattivo consiglio. Gli disse che doveva fare più buche e lasciare che il sangue vi scorresse dentro e farci il bagno dopo averlo ucciso; fare il bagno nel sangue di Fáfnir conferisce l'invulnerabilità. Sigurðr fece così e uccise Fáfnir, poi si immerse nel suo sangue(anche questo particolare non deriva dall'Edda ma dal Nibelungenlied, nell'Edda Sigurðr beve il sangue di Fáfnir), in modo che tutto il suo corpo si bagnasse eccetto una parte della spalla dove una foglia è caduta.
Reginn chiese a Sigurðr il cuore di Fáfnir arrostito, e mentre il nano dormiva, Sigurðr preparò un fuoco e vi arrostì il cuore della serpe; per vedere se era cotto lo toccò ma si scottò e quindi portò il dito alla bocca: improvvisamente riuscì a comprendere il linguaggio degli uccelli che lo misero in guardia su Reginn, dicendogli che l'aveva ingannato e che l' avrebbe ucciso. Così lo decapitò e mangiò lui il cuore di Fáfnir e bevve il suo sangue: ebbe in questo modo il dono della profezia. Poi cercò la tana di Fáfnir, prese l’oro, lo sistemò sul dorso di Grani e cavalcò via. In seguito Sigurðr si diresse a sud e improvvisamente, su un monte, vide una grande luce, che risplendeva fino al cielo. Quando giunse là trovò un bastione di scudi. Vi entrò e vide che là giaceva un uomo addormentato con tutta l’armatura, gli tolse l’elmo, e notò che era una donna. Egli fendette la corazza con la sua spada e la liberò dai vincoli che la tenevano prigioniera di quel sonno. Ella prese un corno colmo di idromele e gli offrì la bevanda del ricordo. Poi rivelò di chiamarsi Sigrdrifa (o Brunilde; era una valchiria).
Poiché conosceva notizie riguardanti tutti i mondi, Sigurðr le chiese di insegnargli la saggezza; ella allora gli porse un calice di birra e gli donò le rune. Predisse infine che egli non avrebbe avuto vita lunga a causa di lotta spietate. Poi Sigurðr e Sigrdrifa si scambiarono promessa d’amore.
Sigurðr andò alla corte di Heimir, che era sposato con Bekkhildr, sorella di Sigrdrifa (qui Sigurðr diede l’anello del tesoro a Sigrdrifa come pegno d’amore), e poi alla corte di Gjúki, dove andò a vivere. Gjúki aveva tre figli e una figlia da sua moglie, Grimilde, che conosceva bene la magia. I figli erano Gunnarr, Högni, e Guthormr, e la figlia era Goðrún. Grimilde fece una pozione per far dimenticare a Sigurðr Sigrdrifa e lui poi sposò Goðrún. Tempo dopo Gunnarr volle corteggiare Sigrdrifa. Il bastione di Sigrdrifa era circondato da fiamme e lei promise che si sarebbe unita soltanto a colui che azzardava così tanto da passarci in mezzo. Solo Grani, il cavallo di Sigurðr, l'avrebbe fatto e solo montato da Sigurðr. Sigurðr scambiò le forme con Gunnar, cavalcò oltre le fiamme e vinse Brunilde in cambio di Gunnarr.
Successivamente, Sigrdrifa rinfacciò a Goðrún di avere un marito migliore, e Goðrún raccontò tutto ciò che era successo a Sigrdrifa e spiegò l'inganno. Per essere stata illusa e ingannata del marito che aveva desiderato, Sigrdrifa tramò vendetta. Prima di tutto, si rifiutò di parlare con chiunque e divenne triste e taciturna, meditando continuamente su come fosse stata ingannata e decise di vendicarsi. Ma Sigurðr andò da lei, dicendole che gli era ritornata la memoria e le promise nuovamente l’amore, dicendo che avrebbe lasciato Goðrún. Ma Sigrdrifa istigò Gunnarr a uccidere l’eroe e suo figlio Sigmundr (che aveva avuto da Goðrún). Gunnarr e Högni tramarono la morte di Sigurðr e ammaliarono il loro fratello, Guttorm, ad una pazzia per compiere il delitto. Guttorm uccise Sigurðr a letto, e Sigrdrifa uccise il figlio di tre anni di Sigurðr. Sigrdrifa poi desiderò uccidersi, e fu costruito un rogo funebre per Guttorm (ucciso da Sigurðr negli ultimi istanti di vita), Sigurðr, Sigrdrifa (che si tolse la vita), e il figlio di Sigurðr.