I MITI DEI PROTAGONISTI: LEONE
By Aledileo, Fagian
1° versione
Nelle varie leggende il leone ha diverse discendenze.
- In un racconto si legge che era nato dall’unione di Tifone, un gigantesco mostro che lambiva con la testa il firmamento e con le braccia aperte arrivava ai limiti estremi dell’oriente e dell’occidente, e di Echidna un essere metà donna e metà serpente;
- un’altra narrazione, invece, afferma che Echidna avrebbe generato il leone unendosi con il cane Ortro.
- Una diversa versione attribuisce a Selene (Dea della Luna) la procreazione del leone: ella lo generò con un terribile sobbalzo che lo fece "schizzare" via dal suo seno e lo proiettò sulla Terra, presso Nemea, sul monte Treto, proprio davanti ad uno dei due ingressi di una grotta; lo lasciò in quel posto perché facesse scempio degli abitanti del luogo che si erano resi inadempienti di un sacrificio a lei precedentemente promesso. -- Qualcuno racconta, invece, che Selene creò il leone servendosi della spuma del mare che era rinchiusa in una grossa teca e che Iride, usando la propria cintura come guinzaglio, lo guidò tra i monti Nemei fino alla caverna con le due aperture e qui lo lasciò perché vendicasse l’onta che Selene aveva subito dalle genti del luogo.
Eracle, nel corso delle sue fatiche, doveva uccidere il terribile Leone Nemeo, la cui pelle era invulnerabile a qualsiasi arma. Il semidio tento' prima con la clava, poi con arco e frecce, ma niente riusciva nell'impresa. Sul punto di essere sbranato, Eracle ricorse all'astuzia e strangolo' il leone con le braccia, uccidendolo quindi senza perforarne la pelle. Ad impresa compiuta, scuio' la bestia con i suoi stessi artigli, e fece del suo manto la propria corazza. A memoria dell'impresa, il Leone venne posto in cielo.
2° versione
Intorno al IV millennio a.C., la figura del leone fu associata al Sole del solstizio d’estate, impetuoso ed ardente come la regale belva che Eratostene ed Igino sostengono fosse posta in cielo perché è il re degli animali.
3° versione
Non si sa con certezza chi abbia legato la figura del leone alla costellazione che ne porta il nome: c’è chi l’attribuisce ai Sumeri, altri invece agli Egizi.
I mito-astronomi egiziani, comunque, non furono del tutto estranei ad un qualsivoglia accostamento leone-gruppo stellare; essi, infatti furono attratti da un singolare fenomeno: i leoni del deserto, per sfuggire alla siccità si spostavano in massa nella valle del Nilo proprio nei giorni del solstizio d’estate quando il fiume saliva al massimo livello fino a straripare spargendo sui campi il benefico limo e quindi donando l’abbondanza dei raccolti.
L’associazione dell’animale con la benefica acqua del fiume ispirò gli scultori a riprodurne la testa sulle cateratte che regolavano l’apertura-chiusura dei canali d’irrigazione della vallata. E il simbolo fu riprodotto anche nelle fontane dove l’acqua usciva da una bocca leonina.
Questa pseudo-sacralità dell’animale indusse gli antichi sacerdoti che sovrintendevano alle opere sacre a progettare i canali e le condotte delle fontane sacre a forma di leone e per la stessa motivazione, ancora oggi nelle campagne, per propiziarsi un raccolto abbondante, si fa una libagione con vino che sgorga dai tini attraverso dei rubinetti a forma di leone.
Nella elaborazione teologica degli Egizi, il leone assunse il significato allegorico della discesa del "Nume triforme" in Horo, cioè nel Sole divino che era nutrimento cosmico e faceva straripare il Nilo con le sue benefiche conseguenze.
Gli antichi Arabi, avevano raffigurato nel cielo un immenso leone comprendendo varie costellazioni: iniziava con gli astri dei Gemelli, continuava col Cancro, l’attuale Leone e la Vergine per concludersi con la Bilancia mentre a nord comprendeva l’Orsa maggiore e a sud l’Idra. A quell’immensa raffigurazione avevano dato il nome di Assad: il Leone.