SHUN PRESENTA:

DOPO LA GUERRA SACRA:IL RITORNO DI HADES

 

"Torniamo ragazzi... torniamo al mondo della luce..."

Fu l’ultima cosa che Shun udì, la voce soave di Saori che li invitava a tornare ad un mondo che ancora una volta, erano riusciti a salvare dall’oscurità.

E l’ultima immagine, dalla quale non riusciva a distogliere l’attenzione, era il corpo esanime, probabilmente privo di vita, di Seiya, che giaceva tra le braccia della dea.

Poi, invece che luce, tutto fu oscurità per lui ; forse era quello che voleva in fondo...

Desiderava semplicemente lasciarsi andare, abbandonarsi a quell’oscurità che non era più spaventosa...

Prometteva solo riposo, e lui era stanco ; non si era mai sentito così demotivato, così infelice e vuoto nonostante la vittoria.

Tutto quello che desiderava, adesso, era l’oblio...

Quindi, non oppose alcuna resistenza quando sentì avvicinarsi quel torpore, quella debolezza...

Doveva solo chiudere gli occhi e per lui sarebbe finalmente giunto il momento della completa dimenticanza...

Dimenticare... Non gli sembrava vero : dimenticare sangue e violenza, dimenticare i sensi di colpa, le sofferenze che aveva subito e soprattutto quelle che aveva inferto... e quelle che leggeva sul volto dei suoi amati fratelli...

Doveva chiudere gli occhi, solo quello... e tutto sarebbe finito...

Lo fece, sussurrando una parola, l’unica che voleva portare con sé anche nell’oblio, l’unica che forse, avrebbe potuto ancora tenerlo legato al mondo del dolore :

"Ni... niisan..."

Poi più niente, a parte la sensazione di forti braccia che lo sorreggevano e una presenza... una presenza che furtivamente, si stava introducendo in lui...

No... non tu !

Non puoi farmelo di nuovo ! !

Lasciami andare... ti prego ! ! ! ! ! !

 

 

CAPITOLO 1

 

"Non ti libererai mai di me ! Ormai i nostri destini sono legati... indissolubilmente legati ! ! Preparerò la mia rivincita che avverrà per mezzo tuo ! ! Io e te, tu e io, saremo la causa della distruzione del mondo ! Siamo una cosa sola, tu sarai me... Andromeda non sarà più la tua guida ! ! !"

Galleggiava nel buio, con quella voce che lo avvolgeva, più oscura delle stesse tenebre...

Dov’era l’oblio tanto desiderato ?

Non era questo che voleva ; la sofferenza era più acuta che mai, una sofferenza spirituale...

Era ferito, sì, ma quella ferita gli lacerava l’anima e il cuore, non il corpo.

"Perché ? Perché sei tornato da me ? Perché proprio io ? Perché mi odi così tanto ? !"

"Sei fuori strada piccolo Shun... credi che desidererei così intensamente il tuo corpo se ti odiassi ? Che vorrei fondermi con te, essere tutt’uno con te ? No... io ti ho scelto ancora prima che nascessi perché voglio il meglio per me... Volevo l’essere perfetto, che alla bellezza del corpo unisse quella dell’anima... l’essere più puro... io ti ho scelto perché tu incarni la perfezione, ti ho scelto perché amo questa perfezione... quindi non ti odio Shun... io ti amo... e ti amo perché sei me, adesso... ho preso per me la tua purezza, e la tua perfezione umana è unita alla mia perfezione divina... Adesso, io sono anche Shun, tu sei anche Hades...

Conviviamo in un unico meraviglioso corpo... Andromeda non esiste più..."

Le parole si trasformarono in un’agghiacciante risata.

Shun cominciò a urlare, urlò come non aveva mai urlato prima d’ora...

Credeva che non si sarebbe più fermato.

 

...

 

Hyoga si precipitò verso il letto sul quale giaceva Shun.

Dopo che ebbero sconfitto Hades, quando stavano per tornare, Shun, che aveva usato tutta la grinta di cui era capace per lanciarsi contro il dio degli Inferi, si era improvvisamente accasciato tra le braccia di Ikki.

Era passata una settimana da allora e Shun aveva trascorso quei sette giorni in uno stato di semiincoscienza e di shock.

Quando apriva gli occhi, i suoi compagni vedevano specchiato in essi qualcosa che non capivano del tutto : c’era terrore, tristezza, angoscia, tutto questo insieme e anche qualcos’altro che non riuscivano a spiegarsi.

In quei momenti, il cavaliere di Andromeda non riconosceva nessuno di loro e rimaneva chiuso nel suo guscio di dolore, assente e lontano da tutto il resto...

Evidentemente, la tensione e le sofferenze della Guerra sacra erano state una prova troppo dura per l’emotivo Shun : l’aveva superata egregiamente, ma ne era uscito male.

Quando tutto era finito, la tensione accumulata in quella guerra e in quelle precedenti si era fatta sentire e Shun si era semplicemente lasciato andare, si era arreso all’angoscia e si era rinchiuso in essa, lasciando tutto il resto al di fuori.

Athena e i suoi sacri guerrieri disperavano di rivederlo tornare quello di un tempo e comunque, nessuno di loro sarebbe più stato lo stesso.

In un modo o nell’altro, quell’atroce guerra aveva inciso su tutti quanti.

Ma nessuno era nelle condizioni di Shun.

Il ragazzino non aveva più dato segni di consapevolezza, non aveva più parlato.

E ora Hyoga, che non si allontanava mai neanche di un passo dall’ospedale in cui l’amico e fratello era ricoverato, lo vide mettersi seduto per la prima volta, prendersi la testa tra le mani e aprire la bocca in un urlo che era la voce stessa dell’angoscia, la voce di chi si sente perduto, di chi sa di trovarsi immerso nella più cupa disperazione e di non avere alcuna via di uscita.

In pochi secondi fu accanto a lui, per avvolgerlo in un abbraccio protettivo, per cercare di sussurrargli parole di conforto ; ma Shun non sentiva, non vedeva nulla a parte l’incubo che lo teneva prigioniero... non riconobbe Hyoga : le urla si accentuarono, cercò di divincolarsi dall’abbraccio :

"LASCIAMI ! ! ! STAMMI LONTANO ! ! UCCIDIMI, MA LASCIAMI LIBERO ! ! !"

Hyoga era profondamente sconvolto :

"Ti prego Shun.... cerca di guardarmi.... sono Hyoga.... sono il tuo amico..."

In quel momento, la porta della stanza si spalancò :

"Hyoga ! Che succede ? !" esclamò un ansioso Ikki avvicinandosi al letto.

Il cavaliere del Cigno scosse la testa :

"Non lo so... improvvisamente si è messo seduto ed ha cominciato a urlare... non riesco a calmarlo !"

Shun non urlava più, si era abbandonato all’abbraccio, ma non perché aveva riconosciuto l’amico : era un abbandono rassegnato... ora singhiozzava come un bambino, con gli occhi sbarrati fissi nel vuoto, persi in un punto lontano, terrorizzati da qualcosa che vedeva solo lui :

"Athena... dove sei ? Amici... Niisan... Hyoga... aiuto.... perché mi avete lasciato ?"

Ikki imprecò e, dopo averlo afferrato per le spalle, cominciò a scuoterlo con enfasi sempre maggiore... anche i suoi occhi erano pieni di lacrime :

"Maledizione Shun ! Guardami ! Sono qui, non ti ho abbandonato ! ! Hyoga è qui vicino a me, i nostri amici non sono lontani... siamo tutti qui, anch’io, perché volevo restare al tuo fianco, volevo riavere mio fratello... il fratello di un tempo ! ! ! Shun, ascoltami, ti prego ! ! ! "

Shun non parlava più ; tremava e respirava affannosamente...

"Torna da me fratellino..." proseguì Ikki "torna da noi.... da chi ti ama e vuole rivedere il tuo sorriso solare... Torna, Shun ! !"

In quel momento, il velo che offuscava quegli occhi grandi e verdi, un tempo così luminosi da sembrare cieli stellati, cominciò lentamente a dissolversi, il respiro rallentò.

Il giovane santo di Andromeda sbatté le palpebre, deglutì e si guardò intorno... per la prima volta dopo la terribile battaglia... era uno sguardo smarrito, colmo di incertezza e di paura, ma comunque un minimo segno di consapevolezza...

Li guardava entrambi, alternativamente ; le sue labbra si mossero, come per dire qualcosa, ma tutto quello che uscì fu un singhiozzo flebile come lo squittio di un topolino in trappola.

Ikki gli sorrise tra le lacrime, uno di quei sorrisi pieni di tenerezza che il freddo cavaliere di Phoenix riservava solo a lui :

"Mi vedi cucciolo ? Ci sei ?"

Finalmente, Shun pronunciò la prima parola del suo risveglio, la stessa che aveva pronunciato prima di precipitare nell’incubo :

"Niisan..."

"Sì fratellino..." rispose Ikki con la voce incrinata.

Intanto, lo sguardo di Shun si era portato sull’altro ragazzo :

"Hyo... Hyoga..."

Anche Hyoga sorrise:

"Bentornato tra noi cavaliere di Andromeda..."

"Che succede qui ? !" esclamò una voce giovanile e vivace, seguita dall’entrata in scena di un ragazzino bruno e abbronzato.

"Seiya..." sussurrò Hyoga "Shun è tornato... il nostro Andromeda è di nuovo tra noi..."

Seiya fece qualche passo avanti, con i grandi occhi scuri spalancati, fissi su Shun ; rimase un attimo in silenzio, senza sapere come reagire ; un attimo dopo, gettò le braccia al collo del compagno :

"A... amico mio..."

Strinse Shun a sé, sempre più forte, come per timore che se ne andasse di nuovo per tornare nelle tenebre.

Shun era ancora profondamente scosso e tremava come una foglia ; faceva fatica a muoversi, a ricambiare quell’abbraccio.

"Seiya... tu... sei... sei qui anche tu..."

"Certo sciocchino... dove volevi che fossi ?"

"Tu... eri... la spada di Hades.... ti aveva colpito al cuore... eri..."

"Morto ? In effetti lo ero... ma ho vinto anche la morte... avevo appena ritrovato mia sorella.... mi sono rifiutato di morire ! ! ! E gli dei mi hanno aiutato !"

Finalmente Shun sorrise, un sorriso lontano da quelli che illuminavano in passato il suo viso angelico ; era un sorriso triste e sofferente, ma la felicità per la sorte di Pegasus era sincera, tanto che riuscì finalmente ad abbracciarlo a sua volta, nascondendo il volto sul suo petto e inondando di lacrime la maglietta dell’amico :

"Sei vivo ! E’ troppo bello per essere vero ! E hai ritrovato Patricia... Oh Seiya !"

"Eh, eh... sei sempre il solito !" lo canzonò Seiya ma senza troppa convinzione, troppo intenerito e commosso per prenderlo in giro.

Ikki e Hyoga si unirono all’abbraccio e Shun si sentì bene e protetto in quel lungo istante, circondato dalle braccia affettuose dei suoi fratelli...

Ma era davvero finita ? I giorni trascorsi in quel limbo oscuro in compagnia di Hades erano stati solo un terribile incubo dovuto agli strascichi della terribile Guerra Sacra ?

"Il cavaliere di Andromeda è tornato da solo alla vita ? Perché mi sento così strano ?"

 

 

 

CAPITOLO 2

"Mylock, smettila di brontolare ! Shun sta tornando dall’ospedale dopo tanti giorni e io voglio accoglierlo nel migliore dei modi !"

Con queste parole, Saori aveva zittito il suo grosso assistente che brontolava e protestava scandalizzato per quello che la duchessa di Thule aveva speso...

Per lui era inconcepibile : il denaro della fondazione gettato con leggerezza allo scopo di organizzare una festa in grande stile alla villa ; e tutto per quel ragazzino piagnucoloso.

"Stanno arrivando !" esclamò Saori appoggiata alla finestra, mentre osservava la vettura della fondazione che varcava il cancello dell’immenso parco "Andiamo ad accoglierli !"

Borbottando, Mylock si avviò dietro alla duchessa.

Giunsero all’esterno proprio mentre le portiere dell’auto si aprivano ; Ikki e Hyoga furono i primi a scendere ed entrambi porsero una mano a Shun, aiutandolo ad alzarsi.

Saori lo osservava intenerita : che strano vederlo così debole, bisognoso di aiuto per camminare ; era l’ombra di ciò che era un tempo, ancora più pallido, magro e... sussultò... vide qualcosa che non le piacque... un’ombra sul volto efebico del ragazzo... un’ombra che vedeva penetrare in lui, nel suo cuore.

Scosse il capo... no, doveva esserselo immaginato ; i lunghi giorni di degenza avevano reso Shun così cupo e nient’altro.

Gli andò incontro e gli sorrise, posandogli una mano sulla guancia scavata :

"Ciao Shun..."

Le labbra del ragazzo si piegarono per ricambiare quel sorriso, ma senza molto successo :

"Milady... mi dispiace presentarmi in questo stato pietoso..."

Saori scosse la testa :

"Sei uscito da quella stanza d’ospedale dopo tanti giorni ; devi riprenderti... presto tornerai in forma... ora vieni dentro".

Gli sguardi di Shun e Mylock si incrociarono ; l’inserviente si portò alla bocca una mano chiusa a pugno e tossicchiò nervosamente prima di borbottare :

"Ciao scricciolo... ehm... è un po’ che non ci si vede..."

Shun chinò il capo in segno di ringraziamento e, appoggiandosi a Ikki, varcò la soglia della villa.

Saori rivolse un sorriso divertito al suo assistente il quale, non appena se ne rese conto, si voltò imbarazzato.

"Non fare lo sciocco Mylock" ridacchiò la ragazza "Non devi mica vergognarti di dimostrare quanto sei affezionato a Shun e poi, io lo sapevo già !"

Senza aggiungere altro, seguì i suoi cavalieri già scomparsi all’interno.

 

...

 

Hyoga e Ikki condussero Shun nel salone dei ricevimenti ; trovarono il grande ambiente immerso nel buio...

Shun sobbalzò quando le luci si accesero all’improvviso mentre Seiya e Shiryu esclamavano, battendo le mani :

"Bentornato Andromeda !"

Attonito, Shun guardò tutti alternativamente ; Hyoga e Ikki gli sorridevano, continuando a tenere le mani sulle sue esili spalle.

I dolci occhi azzurro verdi scrutarono il salone addobbato a festa, la tavolata riccamente imbandita degna di un principe... e intorno al tavolo... tanti amici che sorridevano solo a lui : Kiki, i cavalieri di bronzo, le sacerdotesse di Athena, compresa June, senza la tipica maschera... Athena doveva avere abolito l’obbligo di portarla dopo la Guerra Sacra... e insieme a loro Miho, persino Patricia, la sorella ritrovata di Seiya... poi due giovani che se ne stavano un po’ in disparte, bellissimi ed eleganti... uno sembrava una ragazza ; Shun li riconobbe immediatamente... non riusciva a crederci... persino loro erano venuti ad accoglierlo : Julian Kedives e il flautista Sorrento.

Shun rimase immobile ; avrebbe voluto dire tante cose ma ogni suono, ogni parola rimase bloccata dentro di lui.

Fu June a salvarlo dall’imbarazzo : la ragazzina fece qualche passo nella sua direzione e infine si gettò tra le sue braccia ; finalmente Shun riuscì a ricambiare quell’abbraccio e a voltarsi verso Saori per sussurrare : "Milady... non so davvero cosa dire... grazie..."

 

 

 

Il pranzo si avviava alla fine..

Shun si guardava intorno, crogiolandosi nell’affetto da cui era circondato...

Tutti parlavano e ridevano ma lui non partecipava ; cominciava a sentirsi stanco, in preda a uno strano torpore...

Era logico, in fondo era tornato alla vita dopo giorni e giorni passati in un letto d’ospedale ; però tutti quei volti che piano piano sembravano scomparire nella nebbia, quelle voci che si facevano vaghe e soffuse... tutto contribuiva a creare un’atmosfera alquanto onirica che cominciava ad inquietarlo.

Socchiuse un attimo le palpebre... per un attimo fu tutto buio... due occhi dorati lampeggiarono improvvisi nell’oscurità.

Shun sussultò mentre una mano forte si stringeva sulla sua spalla :

"Tutto bene ?"

La voce di Ikki lo riportò alla realtà... tutti lo guardavano ansiosi ; anche June era accorsa al suo fianco.

Shun scosse il capo ridacchiando :

"Scusatemi... forse devo riabituarmi alla quotidianità... probabilmente mi stavo addormentando".

"Sei stanco... è normale" intervenne Saori, senza riuscire a mascherare del tutto l’inquietudine "Vai in camera tua e dormi un po’..."

Ikki gli porse una mano ; non era mai stato così affettuoso :

"Vieni... ti accompagno !"

Shun accettò volentieri di mettere la sua mano affusolata in quella del fratello :

"Grazie... però preferirei andare in giardino... sedermi sull’erba all’ombra di uno di quei bellissimi alberi..."

Ikki annuì e sorrise :

"Allora andiamo !"

I due fratelli salutarono i presenti con un inchino alla maniera nipponica e uscirono insieme a June e a Hyoga nel pieno di un pomeriggio soleggiato.

Shun, facendosi schermo con una mano, sollevò lo sguardo verso l’incandescente disco dorato e per un attimo, fu assalito da un pensiero angoscioso :

"Ci pensate ? La terra ha rischiato davvero di essere privata del sole... nessuno, per l’eternità, avrebbe più assistito al miracolo del giorno che si alterna alla notte... l’alba di un nuovo mattino non sarebbe più venuta e con lei, neanche la speranza di vedere ancora la luce..."

I compagni si soffermarono a ponderare quelle parole ; quei pensieri espressi dall’animo sensibile del giovanissimo cavaliere appartenevano a tutti loro.

Le loro attenzioni erano tutte per Shun, che ora appariva più che mai distante dal valoroso guerriero che dava tutto se stesso in battaglia : chi lo osservava vedeva solo un delicato adolescente di quattordici anni, dagli strani capelli verdi e dallo sguardo innocente e dolce come quello di un bimbo.

Eppure, quello stesso ragazzino, poco tempo prima, aveva ospitato l’anima feroce e spietata del dio Hades dentro di sé e l’aveva sconfitto ; aveva scacciato la presenza demoniaca semplicemente grazie alla purezza del suo cuore e ad un aiuto fondamentale di Athena, la dea in cui credeva e alla quale aveva consacrato la propria vita.

I compagni, che lo conoscevano bene, sapevano quale segreta forza si celasse in quel corpo apparentemente fragile... non si trattava di forza fisica...

"Anch’io ti conosco bene Shun... anch’io lo so... E’ una forza misteriosa la tua vero ? Una forza tutta spirituale, pura, ma travolgente, in grado di diventare implacabile e spietata se si tratta di usarla per quello in cui credi..."

Shun si guardò intorno, ma era consapevole dell’inutilità di quel gesto... sapeva già che nessuno dei suoi compagni aveva parlato e nessuno di loro aveva udito quella voce...

Non avrebbero potuto udirla... la voce era mentale, solo per lui e non proveniva da nessun altra parte se non da lui stesso.

Il ragazzo si fermò e, istintivamente, guardò ancora verso il cielo...

Il sole... si stava oscurando ? Era una sua impressione ?

"E’ questo che vogliamo, vero Shun ? Che il sole si oscuri... definitivamente... che la notte regni eterna sulla Terra !"

"No... io... non lo voglio..."

"Sì che lo vuoi... la tua forza piccolo... ricordi ? Ricordi quanto riesci ad essere devastante ? Ricordi quante persone hai ucciso quando hai deciso di farlo ? Sei stato capace di non mostrare pietà... il mio influsso è sempre stato con te e in questi momenti ha prevalso ; non mi conoscevi ancora, ma io sì, non te ne rendevi conto ma in quelle occasioni mi permettevi di uscire allo scoperto ! Non ce l’avresti mai fatta senza di me ! E mi hai accettato anche se inconsciamente !"

Shun si tappò le orecchie e scosse disperatamente la testa :

"Smettila ! !"

"SHUN !"

Si guardò intorno ; suo fratello era davanti a lui, June e Hyoga al suo fianco : lo osservavano perplessi e ansiosi... videro i suoi occhi smarriti vagare un attimo senza meta, pieni di domande.

"Cos’hai ?" chiese la voce preoccupata di Ikki.

Le mani del fratello erano premute con forza sulle sue spalle, gli occhi grigi fissi nelle sue iridi verdi.

Shun si sentiva strano, come se fosse tornato da un viaggio onirico, al di là del tempo e dello spazio...

Ma il sole era ancora luminoso, le foglie e l’erba splendevano ai suoi raggi come tante pietre preziose cosparse nel grande parco ; doveva aver sognato, si impose di crederlo... si era svegliato da poco da un coma di giorni, dopo avere affrontato una guerra dopo l’altra, vedendo sempre più massacro e sangue intorno a sé...

Aveva combattuto contro la sua indole, aveva assistito a cose che avrebbero scioccato qualsiasi ragazzo della sua età ; non era portato alla lotta e aveva combattuto ugualmente, sottoponendo il suo stesso cuore e la sua stessa anima a interminabili violenze per imporsi di continuare e di compiere il proprio dovere.

Ora che tutto era finito, il suo cuore e la sua anima si vendicavano, causandogli queste crisi... per i suoi compagni era più facile... le battaglie avevano segnato tutti ma lui le aveva sempre prese diversamente, molto peggio degli altri... e ora doveva accettare queste crisi... non era altro che questo il problema.

"Sto... sto bene..." sussurrò scostandosi una ciocca di capelli dagli occhi e sforzandosi di sorridere "Forse non mi sono ripreso del tutto..."

"Sarebbe meglio che andassi a riposare un po’" mormorò June, protettiva come una sorella fin dai tempi dell’Isola di Andromeda.

"No... voglio restare alla luce del sole... perché non ci sediamo sul prato ?"

Davanti agli occhi ancora ansiosi dei compagni, Shun si mise a correre...

Un pensiero unanime balzò nel cuore dei presenti : finalmente correva... le forze gli stavano tornando.

Adesso era come un bambino ridente : girò intorno ad un albero, poi compì qualche graziosa piroetta degna di un’elegante ballerino... sembrava di vedere le catene di Andromeda danzare intorno a lui, le sinuose spire roteare sempre più veloci per proteggere il fragile corpo del loro padrone.

Infine, Shun si lasciò cadere, rotolando sul prato con una risata cristallina e infantile ; possibile che stesse tornando quello di un tempo ?

La stessa domanda inespressa accomunava in quel momento i tre ragazzi che assistevano a quella contagiosa esplosione di gioia : stavano finalmente per riavere il loro prezioso cavaliere di Andromeda ?

Si sedettero intorno a lui sul prato ; Shun aveva incrociato le mani dietro la nuca e, disteso sulla schiena, osservava il leggero ondeggiare delle foglie che sussurravano tra loro... la brezza leggera fischiava tra i rami...

Quella musica, quel verde ornato dagli arabeschi dorati del sole, lo facevano sentire leggero...

"Bravo ! E’ così che devi comportarti... lasciati andare e smetti di resistermi !"

Shun se ne rese conto troppo tardi ; aveva allentato le difese, gli stava succedendo qualcosa di strano...

Qualcosa stava respingendo la sua personalità per sostituirvisi, la stava cacciando giù, in fondo, sempre più in fondo dentro di lui... la stava schiacciando per poter prendere il sopravvento.

"No..." lottò per riportare la propria anima in superficie "mi sembra di affogare... Aiuto ! Dove sono ? Dove sto andando ? Non..."

Poi, fu il buio totale...

Shun... Andromeda era nel nulla, risucchiato da qualche parte nel suo stesso corpo senza potersi ritrovare.

 

...

 

Le foglie stormivano più forte...

Non era più una semplice brezza... si stava alzando il vento, un vento gelido.

"Che cosa bizzarra" osservò June massaggiandosi le braccia "Così all’improvviso... un attimo fa si moriva dal caldo e ora fa quasi freddo".

"Che... vento strano..." sussurrò Hyoga senza rivolgersi a nessuno, lasciando vagare verso l’alto il suo sguardo di ghiaccio...

"Il mio ritorno è prossimo... questo è il messaggio che vi porta il vento !"

Si voltarono di scatto verso Shun...

Era stato lui a parlare, ma quella voce cupa, fredda, profonda, non sembrava affatto la sua.

Il ragazzo si alzò in piedi e rimase immobile, gli occhi socchiusi e vitrei, privi di qualsiasi espressione, vuoti, così vuoti da sembrare baratri oscuri senza fine...

Non potevano appartenere a Shun quelle orbite prive di ogni luminosità, quelle pozze di mistero puntate su qualcosa che solo loro vedevano, qualcosa di lontano.

Shun non era lì con loro.

I tre giovani seduti ai suoi piedi, persino Ikki, provarono un impeto di soggezione : il timido e insicuro cavaliere di Andromeda, in quel momento era una figura maestosa che li sovrastava, inquietante e bellissimo pur con quello sguardo arcano negli occhi, i lunghi capelli verdi che danzavano nel vento, intorno al bianco volto dai lineamenti perfetti.

Rimasero muti e attoniti, quasi incapaci di chiedersi qualsiasi cosa, soggiogati da quell’essere straordinario che si ergeva davanti a loro, con lo sguardo perso nel vuoto ma che sicuramente stava contemplando qualcosa... forse l’infinito...

Quanto durò quell’istante in cui il tempo sembrava essersi fermato, nessuno di loro avrebbe saputo dirlo..

All’improvviso, gli occhi di Shun si spalancarono, tornando quelli limpidi e ingenui di sempre ; il ragazzino sbatté più volte le palpebre e schiuse leggermente le labbra dalle quali sfuggì un leggero gemito.

Strinse i pugni e cominciò a tremare per poi perdere l’equilibrio. Ikki tese le braccia pronto ad accoglierlo e Shun si accasciò contro di lui, come una bambola priva di consistenza.

 

...

"Spiegami cosa è successo esattamente Hyoga !" chiese Saori mentre Ikki portava Shun, ancora svenuto, nella sua stanza, seguito dalla premurosa June.

Julian Kedives aveva lasciato il suo posto isolato accanto a Sorrento per affiancarsi alla duchessa di Thule e informarsi sul malessere di Shun.

"Milady... in realtà non lo so spiegare" rispose Hyoga cercando di mantenersi saldo e composto come sempre ma in realtà profondamente scosso "ricordo di avere notato il vento... un vento che sembrava avere spazzato via d’incanto il calore del sole.. forse sono stato l’unico a notare la nube che ha coperto l’astro in quell’istante.. solitaria in mezzo al sereno..."

"Una nube ?"

"Sì... una nube e un vento gelido... Shun si è alzato in piedi, ha pronunciato parole che nessuno di noi ha capito.."

"Quali parole ?" intervenne Julian corrugando la fronte.

Hyoga esitò un istante, fissandolo con incertezza ; non era più il dio dei mari... aveva il diritto di immischiarsi così nelle faccende dei santi di Athena ?

Guardò Saori come per chiederle conferma ; la ragazza annuì, quindi Hyoga concluse :

"Un messaggio... parlava di un messaggio... il vento porta il messaggio del mio ritorno... o qualcosa del genere..."

Saori sussultò ; la fronte di Julian si corrugò maggiormente :

"Milady" chiese il giovane dai capelli azzurri "posso parlarvi da solo per qualche istante ?"

La ragazza annuì e congedò Hyoga con poche gentili parole :

"Vai a vedere come sta Shun e restagli vicino !"

 

...

 

"Cosa volevate dirmi signor Kedives ?"

La lunga gonna di Saori frusciava sul pavimento del salone dei ricevimenti, così lucido che le sue scarpette di seta si specchiavano in esso mentre la fanciulla passeggiava inquieta verso la portafinestra.

Julian era rimasto immobile accanto all’uscio dopo avere richiuso la porta dietro di sé.

Si inchinò rispettosamente prima di rispondere alla domanda :

"Immagino che lo sappiate benissimo..."

"Shun ?"

"Mi sembra l’argomento più urgente e pressante di cui parlare... a quanto pare il ragazzo non si è ristabilito affatto".

Saori si fermò e fissò lo sguardo sul verde panorama del suo immenso parco al di là dei limpidissimi vetri :

"E’ stato in coma per parecchi giorni... mi sembra logico che possa avere dei malesseri..."

"La vostra voce non suona convinta Milady.. avete paura di qualcosa... di qualcosa che credevate concluso e che forse non lo è !"

Saori si voltò di scatto e scrutò fermamente quel volto dolce ma enigmatico ; come poteva parlare così ? Lui non era più un dio ; si stava comportando come qualcuno che la sapeva lunga, eppure ormai doveva essere ritornato un semplice giovane aristocratico, dedito alla beneficenza e alle opere buone, completamente distaccato dalle faccende sacre.

"Dove volete arrivare Julian ?" lo apostrofò con chiara freddezza.

Il giovane non perse la sua flemma e non si scompose :

"Non è necessario che vi mettiate così sulla difensiva... io non sono più contro di voi... non è me che dovete temere !"

Allora ricordava ? Ricordava quello che era accaduto tra loro ? Ricordava di avere combattuto contro la dea Athena come reincarnazione di Poseidon ?

Era sconcertata e rimase in silenzio.

"Siete spaventata Saori... mi dispiace vedere il vostro bel viso così alterato dall’angoscia... ma non temete... voi e i vostri eroici ragazzi non sarete soli se lui dovesse ritornare..."

"Lui... ?" riuscì appena a sussurrare la fanciulla divina, come se quelle parole avessero portato definitivamente alla superficie un timore che cercava in tutti i modi di tenere sepolto nell’inconscio.

E la disperazione minacciò di travolgerla alle successive parole di Julian :

"Non fingete di non capire... voi sapete di cosa sto parlando..."

Era il colpo di grazia ; Saori si lasciò semplicemente cadere su una poltrona, puntando i grandi occhi azzurri sul giovane, ma in realtà fissando il vuoto, il baratro di terrore che le si era spalancato davanti.

Julian spinse la porta e, mentre usciva, la salutò con una promessa :

"Farò il possibile per esservi di aiuto... i miei sentimenti per voi non sono cambiati... ma questa volta li indirizzerò sulla strada giusta.. la vostra !"

Saori non rispose e forse neanche lo udì ; quando il giovane si chiuse la porta alle spalle, si nascose il volto tra le mani ed esplose in singhiozzi :

"No... o dei ! Padre Zeus ! Fa che non sia vero ! L’avevamo battuto ! Non può essere stato tutto inutile quel sangue sparso, l’estremo sacrificio di tanti miei cavalieri ! Julian si sbaglia ! deve sbagliarsi !"

Julian si soffermò qualche istante fuori dalla porta e ascoltò l’angoscioso sfogo della ragazza ; il suo viso impassibile e calmo si arrese ad una sorta di tristezza.

"Vorrei tanto sbagliarmi piccola Saori" sospirò tra sé "Non sai quanto lo vorrei... ma temo... siamo pochi questa volta... davvero pochi... e lui ? Forse gli è rimasto solo il corpo di Shun... ma potrebbe bastargli... un’arma a doppio taglio.. Potrebbe dipendere tutto dal cavaliere di Andromeda".

"Allora andrà tutto bene... io mi fido di lui !"

Solo allora, udendo quella voce strascicata e melodiosa, Julian notò il suo fedele flautista pochi passi più in là.

"Ne sei sicuro Sorrento ? Un fragile ragazzino contro un dio ?"

Il ragazzo ammiccò lanciando bagliori dagli occhi grandi e violetti :

"Non sottovalutatelo quel ragazzino.. se lui è fragile io sono una nullità dato che mi ha sconfitto.." si bloccò pesando le parole da lui stesso pronunciate e scambiando un istintivo sguardo d’intesa con Julian.

Questi sorrise e annuì :

"Allora ricordi anche tu... meglio così... mi sentirò meno solo... avrò almeno uno dei vecchi compagni al mio fianco".

Sorrento gli si accostò e prese le mani di Julian tra le sue :

"Io... sarò sempre al vostro fianco, mio signore..."

Il sorriso di Julian si fece terribilmente malinconico :

"Anche se ti chiedessi di rischiare ancora la vita ?"

"la mia vita non avrebbe senso se la trascorressi senza avere adempiuto ai miei doveri !"

Julian gli mise una mano sulla spalla, gli occhi azzurri luccicanti di lacrime ribelli che faticava a tenere prigioniere :

"Allora mi seguirai ? verrai con me... adesso ?"

"Dove mio signore ?"

"Al mare...devi aiutarmi a recuperare una cosa..."

 

 

 

CAPITOLO 3

Era da poco passata mezzanotte...

Shun era seduto sulla poltrona nel salone ; la sua testa cominciava a ciondolare e le palpebre a chiudersi... senza sapere perché si mise a fissare il grosso pendolo che scandiva i secondi sulla parete di fronte a lui.

I rintocchi gli riempirono le orecchie... non semplici rintocchi ma voci, voci che salivano fino a lui dai meandri più nascosti della terra, dagli angoli più profondi, più bui... da... dagli Inferi ?

Le voci sussurravano ad ogni oscillazione, ogni oscillazione era una parola, un nome.. un invito che pian piano lui riusciva a sentire, a capire :"Shun... Shun vieni... vieni da noi nostro signore, nostro dio... ci manchi... ti aspettiamo".

"Non... sono il vostro dio... io... non sono un dio..."

"La sua anima è lì, è già in te... ma ora deve tornare, ci manca... noi siamo nulla senza il nostro signore ; gli spiriti dell’Oltretomba ti invocano... SIRE HADES !"

Shun scattò in piedi :

"Lasciatemi in pace !"

Si voltò e fuggì via ; intorno a lui solo oscurità... tutti i suoi amici, le persone che amava, erano scomparsi..

Era solo... solo nelle tenebre.

 

...

 

Villa Thule era addormentata ; le luci ad ogni finestra si erano spente da un pezzo...

Ma qualcuno sussurrava passeggiando nel giardino : Saori e i suoi favoriti, ansiosi per quello che stava accadendo a Shun, erano usciti all’aperto per discutere della situazione.

Nessuno dei quattro ragazzi sapeva ciò che Athena sospettava e anche lei si rifiutava di crederci... rifiutava di pensarci e si lambiccava il cervello per trovare altre possibili risposte.

Non fece parola ai suoi santi riguardo alle sue paure... non voleva spaventarli... non ancora...

Qualcuno uscì precipitosamente dalla villa, sfrecciò davanti a loro, apparentemente senza vederli..

Nell’oscurità notturna, spiccava la salopette bianca grazie alla quale i ragazzi riconobbero immediatamente Shun.

Il giovanissimo cavaliere li oltrepassò in pochi istanti per scomparire poco dopo tra gli alberi del parco.

"Fermatelo !" esclamò Saori "Potrebbe farsi del male !"

Non c’era bisogno di dirlo ; Ikki e Hyoga erano già alle sue calcagna, immediatamente seguiti da Shiryu e Seiya.

 

...

 

Correva alla cieca in un mare di tenebre, non vedeva assolutamente nulla.

Mani bramose squarciavano a tratti quel muro di oscurità, cercando di afferrarlo ; lui si divincolava e continuava la sua corsa senza meta...

Finché la debolezza lo invase e cadde... cadde senza toccare il suolo ; precipitava in un baratro ; le mani si strinsero intorno a lui, mani scheletriche, così bianche che brillavano nel buio :

"Sire... nostro signore, ti abbiamo ritrovato... vieni... noi ti amiamo, ti riporteremo sul tuo trono..."

"Lasciatemi !"

Shun si dibatteva, ma appena riusciva a liberarsi di una mano, subito un’altra si aggrappava a lui ancora più saldamente.

 

 

Quando lo raggiunsero stava cadendo ; si gettarono avanti per soccorrerlo ma in quel momento accadde qualcosa di inspiegabile...

La terra tremò davanti a loro, si sgretolò... creature viscide e orribili si fecero largo tra le crepe risalendo dal sottosuolo, fino a formare un groviglio intricato davanti ai ragazzi : un’infinità di vermi bianchi e rosati, enormi, con denti disposti a cerchio nelle bocche spalancate, come corone d’avorio dalle piccole ma numerose punte aguzze.

Si contorcevano e tendevano quelle bocche minacciose verso i cavalieri ; avevano formato una barriera tra loro e Shun.

In preda al disgusto, Hyoga indietreggiò incespicando e finendo addosso a Shiryu, che giungeva in quel momento insieme a Seiya ; quest’ultimo si arrestò bruscamente con un’esclamazione.

Ikki era rimasto immobile per un attimo prima di gridare :

"Che diavolo significa ? ! Shun ! Shun mi senti ? !"

Come in risposta, un urlo di angoscia solcò l’aria giungendo alle sue orecchie ; ma non era possibile vedere assolutamente niente oltre quel muro sibilante.

"Shun ! Sono qui ! Sto arrivando fratello !"

Ikki si scagliò contro la barriera :

"Resisti fratellino" sussurrò "tra un attimo sarò da te... ALI DELLA FENICE !"

Il raggio infuocato di Ikki sortì il suo effetto e parecchi monconi sanguinanti piovvero intorno agli altri cavalieri...

Ma subito, altrettanti vermi salirono fulminei in superficie, sostituendo i predecessori.

"Ma quanti sono ? !" esclamò Hyoga ancora nauseato.

"Maledizione !"

Erano rimasti tutti interdetti, quasi incapaci di connettere, ma l’imprecazione rabbiosa di Ikki li riscosse.

Il cavaliere di Phoenix era in trappola : i vermi si erano avvinghiati intorno al suo corpo ; le loro bocche, come ventose, erano attaccate alla sua pelle.

"Vogliamo stare con le mani in mano ancora a lungo ?" esclamò Seiya.

Un attimo dopo, i cavalieri si erano lanciati in soccorso del compagno, ma ottennero la stessa sorte, con mani e gambe imprigionati, senza riuscire a reagire.

Le bocche spalancate si attaccarono fameliche alla loro carne.

"Bruciate i cosmi cavalieri !" gridò Shiryu allarmato, il primo a rendersi conto del destino che li attendeva "Queste creature assorbono la nostra energia !"

"E’ vero" rispose Hyoga con voce soffocata "Sento... come se mi stessero prosciugando...."

"Io... mi sento debole..." sussurrò Seiya "Dannazione... cosmo di Pegasus... dove sei ?"

Ikki si guardò disperatamente intorno : erano tutti deboli, lui compreso...

Il cosmo era, tra le altre cose, l’energia vitale di un sacro guerriero : un cavaliere indebolito difficilmente sarebbe riuscito a richiamare il cosmo.

A Ikki rimaneva solo la forza della disperazione per urlare, sempre più debolmente, chiamando la persona che aveva promesso di proteggere e che era la sua ragione di vita :

"Shun ! Fratello mio ! SHUUN !"

 

...

 

Era rassegnato, abbandonato a quelle mani... stanco... troppo stanco per dibattersi ancora.

Che fine aveva fatto il suo cosmo ? Perché non aveva il coraggio di chiedere il suo aiuto ?

Probabilmente a causa della cappa soffocante che oscurava il suo animo.

"Voglio... dormire..."

"No... Sarà l’anima di Andromeda a dormire per sempre ma io e te, Shun, avremo molto da fare !"

"vattene ! Mi ucciderò piuttosto che lasciarti entrare ancora dentro di me !"

"Ma non hai capito ? Io sono già dentro di te e qualsiasi cosa farai sarà irrimediabilmente condizionata da me... ti occorrerà il mio permesso per fare qualsiasi cosa !"

Alla stanchezza si sostituì una rabbia furiosa che raramente Shun esternava, ma che anche lui sapeva provare :

"Ti dimostrerò il contrario bastardo ! Sono ancora padrone di me stesso e lo resterò !"

"Non è da te un simile linguaggio... ma io potrei esprimermi così... Non ti dice niente ? E’ come se fossi stato io a parlare !"

"No ! Ti sbagli ! Sono io ad essere furioso... lo so essere anch’io ! Non è la tua influenza ! O forse ti diverti a insultare te stesso ? !"

"Ma bravo, un tocco di ironia non guasta nella tua personalità così limpida !"

La rabbia aveva restituito a Shun un po’ di energia, di desiderio di reagire, ma ancora non era abbastanza per liberarsi degli artigli scheletrici stretti intorno al suo corpo.

Un urlo squarciò le tenebre, sovrastò perfino la voce che lo tormentava :

"FRATELLOOO !"

Shun sussultò, spalancando gli occhi :

"Niisan..." mormorò in un sussurro soffocato.

Un attimo dopo, dei cosmi esplosero nella sua mente, solo per un istante prima di spegnersi con un lampo di agonia.

"I miei compagni...."

Avevano bisogno di lui, erano in pericolo, forse proprio a causa sua, forse era già troppo tardi ; il comportamento dei loro cosmi non era rassicurante... e lui non poteva fare nulla.

"Che fare ? Cosa posso fare ? Andromeda... aiutami... cosmo di Andromeda brucia, fammi sentire che sei ancora con me, ti prego..."

Un calore intenso salì dal suo cuore, un lieve bagliore rosato lo avvolse, un bagliore che era il suo... la sua luce, il suo cosmo...

Come se avessero compreso che qualcosa stava per accadere, le orride mani infernali strinsero maggiormente la morsa delle loro dita fino a lacerargli la carne ; ma lui non sentì dolore, troppo concentrato sul volto femminile che vedeva delinearsi nelle tenebre... un viso delicato, incorniciato da una cascata di riccioli biondi, lunghissimi, fluttuanti intorno al corpo esile ed etereo, occhi grandi, verdi e dolcissimi, perfettamente uguali ai suoi ; in tutta quella figura era possibile notare una singolare somiglianza con il ragazzo.

"Andromeda..." mormorò Shun.

La bocca fine e delicata dell’apparizione accennò un sorriso :

"Io sono ancora con te mio cavaliere, ma con grande fatica riesco a farti sentire il mio spirito ; la forza oscura che ti opprime è forte, troppo forte... è divina e io non lo sono. Ma anche tu sei forte... devi aiutarmi a non abbandonarti... insieme possiamo sconfiggerlo, anche se è così difficile".

"Grazie !" esclamò Shun "Brucia cosmo di Andromeda ! Fammi uscire da questa situazione !"

La luce rosata esplose squarciando le tenebre.

A Shun parve di udire un urlo di agonia ; erano forse i proprietari di quegli artigli scheletrici ? Gli abitanti degli Inferi ?

Si ritrovò sul prato, in ginocchio e con il respiro affannoso ; ma il pensiero dei suoi fratelli in pericolo lo spinse a reagire immediatamente.

Si alzò e spiccò una velocissima corsa, guidato dai cosmi sempre più deboli di Ikki e degli altri.

Percorsi pochi metri si trovò di fronte ad uno spettacolo raccapricciante : i corpi ormai immobili dei quattro santi di Athena erano avvinghiati in una brulicante selva di esseri mostruosi e sibilanti che si stavano nutrendo della loro linfa vitale.

Shun si bloccò e si portò una mano alla bocca, con un singulto nauseato.

Per qualche istante rimase paralizzato dallo spavento.

"Svegliati Shun" si disse mentalmente, cercando di esortare se stesso "Questa volta non puoi permetterti di cedere allo sconforto... Ikki-niisan non può venire a salvarti perché sei tu a dover salvare lui !"

Ma come fare ? Non aveva il tempo necessario per andare a prendere la sua armatura custodita nella villa.

L’unica risorsa a sua disposizione era il cosmo... e le catene che poteva materializzare dal nulla.

Chiuse un attimo gli occhi e si concentrò con tutte le sue forze...

Perché faceva tutta questa fatica solo per richiamare la propria arma ? Non era mai accaduto dai tempi dell’addestramento.

Finalmente sentì gli anelli metallici materializzarsi tra le proprie dita ; la catena di attacco e quella di difesa erano ancora pronte ad obbedire ai suoi ordini... si sentì sollevato.

Spalancò gli occhi, puntandoli con determinazione sul groviglio di quelle creature infernali ; il suo cosmo era così sveglio e attivo che le catene tra le sue mani sembravano scintillare di vita propria nella luce rosata.

Shun prese lo slancio, gettandosi in avanti e liberando allo stesso tempo la catena di attacco.

L’arma si mosse spontaneamente, la punta triangolare tesa e minacciosa, gli anelli guizzanti come un lampo improvviso, accompagnata dall’urlo di battaglia del suo padrone :

"ONDA DEL FULMINE !"

La scintillante saetta colpì l’orrida creatura che teneva Ikki imprigionato tra le sue spire e scomparve nella carne molle e viscida dell’essere, il quale non si scompose minimamente e rimase saldamente avvinghiato al corpo di Phoenix.

Shun ritrasse la catena, deciso a colpire nuovamente, ma si bloccò con un’esclamazione costernata nel lanciare un’occhiata alla propria arma: era completamente avvolta nel liquido verdastro del verme che aveva colpito e aveva perso ogni ombra di vitalità… Shun non aveva bisogno di provarla per capirlo: la sentiva rigida e pesante tra le mani, chiaramente inutilizzabile… non c’era ombra del flusso energetico che, in condizioni normali, lo metteva in comunicazione con quel magico oggetto; era ridotto a un normalissimo ammasso di metallo.

In preda alla disperazione non si diede per vinto e, pur sapendo dentro di sé che non sarebbe servito a nulla, lanciò nuovamente la catena..

Come aveva sospettato, l’arma non rispose alla sua volontà e fu solo la forza delle sue braccia a scagliarla all’attacco.

Questa volta non raggiunse neanche l’obiettivo e cadde pesantemente a terra, mollemente abbandonata e inerte.

Shun portò lo sguardo inorridito dalla catena ai quattro ragazzi prigionieri.

Cosa poteva fare? La catena di difesa non sarebbe servita a nulla; doveva attaccare questa volta e non proteggere il proprio corpo.

C’era un’unica soluzione: la sua mossa più potente, alla quale ricorreva solo in casi estremi… e quale caso poteva essere più estremo di questo?

Si concentrò nuovamente, immergendosi in se stesso per trovare, nel proprio microcosmo, la forza necessaria.

La galassia di Andromeda si delineò davanti alle sue palpebre abbassate; Shun rivolse tutta la propria attenzione a quell’immagine e alla figura femminile di Andromeda che prendeva vita in essa.

Si fuse con le sue stelle protettrici, divenne tutt’uno con esse, tutt’uno con Andromeda, fino a sentire il cosmo alla massima potenza esplodere dentro di sé.

Ora doveva solo liberare quell’energia desiderosa di uscire; e lo fece accompagnandola con un grido:

"NEBULA STORM!!"

La tempesta cosmica si scatenò; Shun sperava solo di non danneggiare i compagni, ma non poteva fare altro per salvarli.

Pochi secondi… e il ciclone si estinse con un ultimo sbuffo di vento senza avere risolto nulla… Dove erano finiti gli effetti devastanti della sua tempesta nebulare?

Riprovò ma il suo cosmo sembrava distante questa volta, estraneo, come se si rifiutasse di accorrere in suo aiuto.

Shun cadde in ginocchio:

"Perché Andromeda? Dove sei? Mi hai abbandonato di nuovo?"

Sentì una voce lontana, la stessa voce che un tempo nasceva dal suo stesso spirito e che ora era esterna a lui, distante… quasi estranea… una voce femminile che piangeva:

"Perdonami mio cavaliere… non ce la faccio… lui è troppo forte… mi sta cacciando dalla tua anima!"

"NO!" esclamò Shun… la consapevolezza di non essere più tutt’uno con la propria costellazione lo gettò nel più profondo sconforto… eppure era così… lo sentiva chiaramente… non riusciva a richiamare il suo cosmo e questo era un segnale allarmante; aveva un peso opprimente sul cuore, una cappa nera gli oscurava lo spirito… e quel velo era sempre più intenso, più soffocante, come una macchia d’olio che si espandeva senza pietà per inquinare ogni granello di purezza dentro di lui.

Si raggomitolò su se stesso, disperato per non poter aiutare i ragazzi, terrorizzato di ciò che sarebbe potuto diventare lui stesso.

Una risata agghiacciante lacerò l’aria, roca e stridula, la voce stessa della malvagità e dell’orrore.

Shun si guardò intorno smarrito, in cerca del proprietario di quella tenebrosa voce.

Un uomo in armatura si materializzò dalla massa brulicante e avanzò verso di lui.

Le scaglie nere come la notte della corazza gli ricoprivano interamente il busto e le spalle; da tutta l’armatura si dipartivano filamenti simili a vermi; potevano essere metallici o veri e propri esseri viventi… Shun non avrebbe saputo dirlo.

L’elmo, dentato sulla fronte e sul mento, racchiudeva un viso smunto e crudele, pallido, dagli occhi infossati e ironici.

L’oscuro rivestimento aveva tutto l’aspetto di un Surplice, le armature sacre assegnate da sempre ai cavalieri di Hades… i cavalieri di Hades… gli Spectre… i temibili Spectre erano rinati insieme al loro signore?

Come c’era riuscito? Li avevano uccisi tutti.

"Così credevate.. come credevate di avere ucciso me, ma in alcuni dei miei fedeli seguaci non si era estinta del tutto la vita… Ioria di Leo aveva commesso una leggerezza affrontando Laimi, non si era assicurato di averlo ucciso, non si era degnato di dargli il colpo di grazia… e il mio potere gli ha restituito la vita, come ha fatto con altri… non saremo senza servitori mio caro Shun!"

La voce si spense con una cavernosa risata; Shun sentiva un dolore acuto attraversargli l’anima ogni volta che la sentiva echeggiare dentro di sé, come se quella voce, solo parlando, torturasse il suo spirito con miriadi di spine roventi.

Cercò di non farci caso e di concentrarsi sul nuovo arrivato.

"Laimi…" mormorò mettendosi sulla difensiva.

"Esatto!" ghignò lo Spectre "Laimi di Worm, della stella della Terra Nascosta… piacere di conoscerti…" concluse con un ghigno sarcastico.

Rivolse lo sguardo al verme che teneva prigioniero Hyoga; ad un cenno dello Spectre le spire si allentarono, cosicché il cavaliere del Cigno poté scivolare a terra; era ancora privo di sensi e cadde piuttosto malamente.

Laimi gli strinse una mano intorno al collo e lo sollevò con rudezza.

"HYOGA!" gridò Shun gettandosi in avanti.

Ma fu fermato da uno sferzante monito dello spectre:

"Se fossi in te resterei fermo… mi basta un gesto per schiacciare definitivamente gli ultimi barlumi della sua vita… sarà sufficiente stringere un po’ le dita sulla sua gola… non se ne accorgerà neanche!"

Shun si immobilizzò stringendo i pugni; i suoi occhi disperati erano fissi sul compagno, incosciente e inerme, completamente vulnerabile.

E lui si sentiva perduto, impotente… completamente inutile… era colpa sua, Hades era ritornato per lui, i suoi compagni erano in quella situazione perché avevano cercato di aiutarlo.

Lacrime di dolore e rabbia appannarono le luminose iridi del cavaliere di Andromeda.

Ma cosa avrebbe risolto piangendo?

"Come al solito è l’unica cosa che so fare" si disse odiandosi terribilmente.

Laimi continuava a fissarlo con quel ghigno divertito; gradualmente le sue dita si stringevano come una tagliola implacabile sul collo sottile, con voluta e sadica lentezza. Shun poteva vedere sulla pelle del compagno, le fessure lasciate dai polpastrelli scheletrici dello spietato spectre.

Il ragazzino era consapevole che, sia che si fosse mosso o meno, Laimi non avrebbe risparmiato l’amico.

Era così terrorizzato da non riuscire a ragionare; eppure doveva fare qualcosa, tentare qualsiasi cosa.

"Lo sai che se solo lo volessi, potresti ordinargli di lasciarlo libero e lui ti obbedirebbe?"

Hades, maledizione! Ci mancava solo lui!

"Basta solo che tu ti fonda con me e lui ti obbedirà, si ucciderebbe se tu glielo chiedessi!"

Era questo il terribile patto; avrebbe potuto salvare i suoi amici solo accettando di lasciarsi guidare dalla personalità di Hades; non poteva fare niente da solo? Era davvero così incapace?

 

 

"Il cavaliere di Andromeda sembra in difficoltà" osservò il giovane dai lunghi capelli blu, giunto in tempo per assistere all’arrivo dello spectre e alle sue minacce nei confronti di Hyoga.

"Dobbiamo aiutarlo" sussurrò il suo compagno con gli occhi dardeggianti di lampi viola e rosati, estraendo da qualche tasca nascosta il suo inseparabile flauto.

"Non posso fare niente, finché non ritrovo una cosa essenziale non sarò altro che un uomo comune nonostante i ricordi!" esclamò Julian.

"Io sento di potermi rendere utile" continuò l’altro risoluto, stringendo con forza il flauto tra le dita sottili.

"Che cosa hai in mente Sorrento?"

"Fidati di me mio signore… ti prego… ora lo so… ricordo quali sono le possibilità del mio flauto, delle mie melodie; basta che io lo voglia e non si limiteranno a confortare il prossimo!"

Senza che Julian potesse aggiungere altro, il giovane musico fece qualche passo avanti, fino a portarsi a pochi metri dal groviglio infernale e dallo spectre; nessuno si era ancora accorto di lui… molto bene, un vantaggio.

Assunse una posa elegante, le gambe unite e un piede leggermente davanti all’altro, quindi, con grazia, si portò lo strumento alle labbra e chiuse gli occhi.

"Aiutatemi creature incantate degli oceani… ninfe dei mari, ammalianti fate di melodie ingannatrici, tornate al mio servizio ora, come quando ero un generale, fedele servo del nostro divino signore e come presto sarò di nuovo; mostratemi che sono ancora in grado di padroneggiarvi, che il grande Poseidon può ancora contare su di me!"

La prima nota… il richiamo per le creature invocate; avrebbero risposto? Un’energia che non sapeva più di avere si diffuse come un fiume in piena dentro di lui, scorrendo insieme al sangue che si fece più fluido e veloce.

Ebbe un attimo di terrore, si sentì spaesato e assalito da quel fluido energetico che così a lungo era rimasto sopito in lui. Era stato sepolto per tanto tempo nel suo inconscio ma gradualmente ricordava, rifaceva sue quelle sensazioni… quella potenza gli apparteneva, non doveva temerla. Le melodie incantatrici avevano risposto al suo richiamo… e la paura si dissolse; ritrovò tutto l’orgoglio di un generale dei mari.

Le note che uscirono dal suo flauto, non erano la solita, dolce melodia che donava il sorriso ai visi innocenti dei bambini. Anche questa incantava ma l’incantamento non avrebbe condotto alla serenità, alla gioia di vivere… Sorrento, ora, suonava per uccidere o almeno per nuocere; sperava soltanto che non ne risentissero anche Shun e gli altri sacri guerrieri, impossibilitati a difendersi.

 

 

Shun stava per cedere; per salvare i compagni doveva fondersi con Hades; ma una volta che avesse accettato questo patto, sarebbe riuscito a controllare il dio degli inferi? Gli avrebbe davvero permesso Hades di dare a Laimi l’ordine di liberarli?

Le note argentine di un flauto giunsero a lui accompagnate da una brezza gentile; Shun conosceva quella musica e si guardò intorno: la figura snella e sinuosa di Sorrento si ergeva in lontananza, ma comunque abbastanza vicina da far giungere le note fino a lui… e fino a Laimi e alle sue demoniache creature.

Shun conosceva benissimo quanto potessero essere letali gli effetti di quelle note e intuì immediatamente che ora, Sorrento era tornato ad essere un generale dei mari: suonava per ferire, non per portare gioia.

I vermi si contorsero: i santi prigionieri caddero al suolo. Con sibili nauseanti, le creature si ritiravano una ad una, scomparendo tra le crepe che esse stesse avevano aperto.

Laimi si tappava le orecchie, imprecando come un ossesso e lo stesso Shun faceva sforzi terribili per controllarsi; ma non era la prima volta che provava quelle sensazioni… adesso era in grado di dominarle.

Quando i vermi furono tutti spariti, la musica si spense con un’ultima nota, lasciando Laimi a contorcersi e Shun in ginocchio, in preda ai tremiti.

Sorrento si avvicinò a quest’ultimo, porgendogli una mano:

"Tutto bene? Mi dispiace, non era mia intenzione nuocerti".

Shun gli sorrise, pronto a tranquillizzarlo ma un gemito e un leggero movimento di Hyoga attirarono la sua attenzione; un attimo dopo si era gettato sul compagno e lo stringeva tra le braccia.

Il cavaliere del Cigno sbatté le palpebre e mormorò debolmente:

"Shun… allora sei salvo… per fortuna…"

Shun annuì, commosso; Hyoga non aveva pensato minimamente al pericolo che lui stesso aveva corso: il primo pensiero era stato per il suo migliore amico.

Il ragazzino si guardò intorno: anche gli altri compagni cominciavano a riprendersi.

Ikki si sollevò sulle ginocchia e gli sguardi dei due fratelli si incontrarono subito. Dimenticando immediatamente la debolezza, Ikki spiccò un balzo verso di lui e lo avvolse in un abbraccio soffocante e silenzioso: non c’era bisogno di parole.

"Mi sento svuotato" stava dicendo Seiya in un sussurro soffocato, mentre lui e Shiryu si sostenevano vicendevolmente.

"Mi dispiace" sospirò Shun "E’ tutta colpa mia!"

"Non tua, ma di colui che ti vuole!"

Julian aveva raggiunto i ragazzi e li scrutava con i suoi occhi calmi e enigmatici; anche Saori era apparsa al suo fianco.

Laimi si stava puntellano sulle mani e sulle ginocchia, ancora frastornato per le note letali che gli avevano colpito non le orecchie, ma la mente.

Ikki si staccò dal fratello e, con rinnovato vigore, si diresse a grandi passi verso lo spectre.

Accadde tutto in un attimo; il cavaliere della Fenice, con una mossa decisa, spezzò definitivamente la vita di quell’essere già indebolito. Il colpo di grazia arrivò rapido e indolore.

"Niisan!" esclamò Shun scattando in piedi, rendendosi conto all’ultimo momento di quanto era accaduto.

Non poteva fare altro che osservare agghiacciato la freddezza dell’adorato fratello maggiore, mentre compiva quel gesto definitivo contro un nemico indebolito e allo stremo, che ormai non poteva difendersi in alcun modo.

Con gli occhi chiusi, sentendo su di se lo sguardo disperato e, in qualche modo, accusatore del fratellino, Ikki commentò senza guardare nessuno, con voce apparentemente piatta ma in realtà un po’ tremante:

"Non potevamo lasciarlo in vita… è chiaro che dobbiamo affrontare un nuovo problema. Se l’avessimo risparmiato e si fosse ripreso, avremmo avuto un nemico in più contro cui combattere!"

Shun ripensò alle parole di Hades, alla leggerezza che aveva già mostrato Ioria quando non si era accertato di avere veramente ucciso Laimi.

Le ragioni di guerra avanzate da Ikki erano valide, lui lo sentiva ma questo non significava che gli fosse altrettanto facile condividerle ed approvarle… meno che mai sapendo di essere lui, questa volta, l’oggetto della contesa tra le forze del bene e le forze del male.

Cadde di nuovo in ginocchio, nascondendosi il viso tra le mani e esplodendo in singhiozzi incontenibili, strazianti per tutti coloro che erano attorno a lui.

Angoscia, disperazione, un terrore assoluto comunicava quella voce sperduta. Ikki lo prese tra le braccia, cullandolo come se fosse stato un bambino.

Ma ormai tutti avevano compreso che un semplice conforto non avrebbe potuto aiutare Shun: Hades stava tornando e voleva di nuovo portarlo via con sé.

 

 

CAPITOLO 4

Saori si passò una mano sugli occhi. Erano ore che non dormiva… e come poteva? La pace era finita… un’altra volta. Tutto il sangue sparso, i sacrifici per abbattere Hades si erano rivelati inutili… lui era tornato… e con lui i suoi spectre… ma quanti?

La cupola dell’osservatorio dei Thule si stendeva sopra di lei, con il suo cielo artificiale ma allo stesso tempo così vero.

Quante volte aveva rivolto lo sguardo a quelle stelle fittizie, in attesa di veder materializzarsi in esse il volto che da sempre era stato capace di conferirle sicurezza, quella sicurezza che, in quanto dea della saggezza, avrebbe dovuto esserle propria.

Sospirò soffocando un singhiozzo:

"Ecco la dimostrazione di quanto mi senta spesso più donna che dea! Anzi, bambina, debole e sfiduciata come sono ora! Cosa devo fare nonno? Dovrei essere io a dare sicurezza a Shun, a proteggerlo dalla presenza ostile che lo minaccia, che vuole strapparlo a noi, rendercelo nemico! Eppure ho paura quanto lui, non per me stessa… ho paura per gli uomini, per i miei cavalieri che dovranno ancora rischiare le loro vite… Non ci sono più i santi d’oro, i santi d’argento sono ridotti a due sacerdotesse e i santi di bronzo sono pochi, tremendamente pochi! Come potranno da soli affrontare Hades, che ha seminato stragi tra i miei uomini più forti? Ho paura di non essere all’altezza, di non essere in grado di guidarli di nuovo verso una morte quasi sicura! Nonno!"

La voce dapprima sommessa, si era trasformata in un grido d’angoscia; la dea, o più probabilmente la fanciulla che conviveva con la dea nelle sue forme terrestri, aveva sollevato le braccia verso l’universo stellato, indifesa e fragile di fronte agli avvenimenti di portata divina che era costretta ad affrontare.

"Ho tanta paura, per Shun, per i miei cavalieri... i miei amici !"

"Piccola Saori, avevi sperato che le lotte fossero giunte al termine e la dura realtà ti sconvolge... ma la affronterai, come hai sempre fatto, con la fermezza e il coraggio divino che hai in te... Athena !"

La voce amata riecheggiava tra le stelle ; Alman era il dio che, con la sua presenza, impregnava quell’universo in miniatura. Lui l’aveva creato e la sua anima, scomparsa dalla terra, era ancora viva e presente lì dentro, in ogni piccola stella, in ogni minuscolo granello di polvere.

L’antico ascendente aveva ancora effetto su Saori ; si sentì meglio, le lacrime scomparvero, gli occhi grandi e tristi ma nuovamente fermi si socchiusero e la giovane donna si erse con una fierezza tale, che nessuno avrebbe fatto caso alla statura relativamente ridotta. L’innata maestosità slanciava la snella figura verso l’alto, congiungendola con gli astri, i quali si accesero di luce fulgente per salutare la divinità ritrovata.

"Grazie nonno" queste le prime parole poi, i pensieri della ragazza cambiarono direzione "Non ti sei ancora arreso... ebbene aspettaci ! Saremo noi a venire da te, a snidare le vipere che tieni nascoste, pronte ad attaccarci ! Nessuno spectre sfuggirà all’ira di Athena !"

 

...

 

Saori e Julian si incontrarono all’uscita dell’osservatorio.

La fanciulla salutò come al solito il giovane rampollo dei Kedives, con una fredda cordialità ; non poteva dimenticare la proposta di matrimonio presentatale dal ragazzo mesi prima... non poteva dimenticare che Julian nelle vesti di Poseidon, l’aveva rapita.

Non gli attribuiva la responsabilità delle azioni del dio ma la sua parte umana non poteva accantonare del tutto la diffidenza.

Di fronte a quell’ostinato distacco, Julian sospirò tristemente :

"Non puoi proprio fare a meno di temere che, desiderando la tua vicinanza, io sia guidato da secondi fini ? Come posso dimostrarti che non avrò più fretta Saori ? Come posso farti capire che mi saprò accontentare della tua amicizia fino a quando non sarai tu stessa a desiderare qualcosa di più ?"

"Perdonami... probabilmente ho torto... ma più di un fatto contribuisce a sconcertarmi... tutto quello che dimostri di sapere, i poteri ritrovati di Sorrento... E’ intervenuto in aiuto di Shun ma... io mi sento molto vulnerabile... non so di chi debba fidarmi !"

L’imperscrutabile Julian si lasciò andare ad un sorriso pieno di dolcezza :

"Non posso biasimarti per le tue paure... Athena... Non ho mai dimostrato di essere degno della tua fiducia... ma adesso, lui non si rivolgerà più contro di te !"

Gli occhi di Saori divennero enormi :

"Allora... hai proprio deciso ? Vuoi farlo rinascere ?"

"E’ già rinato in parte, grazie alla mia presa di coscienza... ma è forse da te che dipende il suo totale ritorno !"

Julian fece un passo avanti mentre, nello stesso istante, Saori indietreggiava.

"Julian... cosa... cosa vuoi da me ?"

"Niente di pericoloso Athena ! Tu l’hai imprigionato nella giara. Basta che tu lo voglia e il sigillo da te imposto si annullerà, liberandolo !"

"Julian... io... non posso..."

"Perché no ? Non hai più nulla da temere da noi ! Non voglio che tu e i tuoi ragazzi lottiate da soli contro Hades ! Lascia che ti aiutiamo !"

Negli occhi celesti di Saori prese vita un arduo conflitto di emozioni :

"E’ questo che vuoi Julian ? Aiutarmi contro Hades ?"

"Sì... è questo !"

La ragazza crollò il capo, socchiudendo le palpebre :

"Come posso fidarmi ? Come posso essere sicura che tu, Julian, non sia soltanto assetato di potere... e di me ? E se tu stessi dicendo il vero, come posso sapere che, una volta libero, Poseidon non oscurerà totalmente la tua volontà, approfittando del momento difficile per schierarsi ancora contro di me ?"

Julian si asciugò una goccia di sudore dalla fronte... si stava rivelando più difficile del previsto ; il muro di diffidenza che Athena... o più probabilmente la maggiormente insicura Saori... aveva eretto tra loro era incrollabile.

"La mia parola Athena ! Sono un uomo d’onore !"

Allungò una mano aperta, con il palmo verso terra :

"Il mio è un giuramento ! La mia vita, e con questo intendo sia quella umana che quella divina, è al tuo servizio ! Nessuna mia azione sarà guidata da un fine che non sia la tua salvezza e quella della terra !"

Un teso silenzio si levò intorno ai due ragazzi. Julian era immobile, in solenne attesa. Saori lo fissava con i suoi specchi d’infinito azzurro, la bocca semiaperta e tremante ; Julian percepì la sua tremenda solitudine... da ogni decisione della fanciulla potevano dipendere le sorti dell’intera umanità... ed era sola in questa responsabilità gravosa e immensa.

"Oh Saori... anche dalla tua solitudine ti vorrei salvare" pensò Julian "noi due siamo così uguali ! Perché insisti nel tenermi lontano ?"

"Ti prego Saori, fai in modo che io possa aiutarti !" esclamò con una foga che ancora non aveva mostrato.

Giunse la sentenza della fanciulla e il suo tono risuonò come definitivo :

"Non posso ! Correrei un rischio ancora maggiore se la liberazione di Poseidon si rivoltasse contro di me !"

La mano di Julian ricadde lentamente ; un lampo di involontaria rabbia attraversò gli occhi dolci ma si dissolse quasi subito, lasciando solo un velo di profonda tristezza :

"E va bene Athena... mi arrendo... ma non rinuncio ad aiutarti. Mi costringi a fare da me e questo potrebbe richiedere un atto di atroce crudeltà che avrei voluto evitare. Avresti potuto liberare Poseidon senza che nessuno ne avesse a soffrire... e invece mi costringerai a privarmi di ciò che ho di più prezioso al mondo... forse più di quanto lo sia tu.."

Furono le sue ultime parole prima che si allontanasse con passo fermo.

Lo sguardo inebetito di Saori seguì fino all’ultimo la scia di capelli che ondeggiava nell’aria, le volute azzurrine che si fondevano con il blu intenso del cielo.

 

...

 

"Mio signore !"

Sorrento gli correva incontro, aggiungendo un raggio di sole alla già luminosa giornata con il suo fanciullesco sorriso ; e la morsa che dilaniava il cuore di Julian si fece ancora più opprimente, lacerandogli l’anima.

Il sensitivo musico comprese, ad un primo scambio di sguardi, che qualcosa non andava.

Anziché deprimersi lui stesso, non smise di sorridere e strizzò un occhio al vecchio amico :

"Non ne ha voluto sapere eh ?" ridacchiò.

"Già" sospirò Julian senza guardarlo.

Non poteva fissare quegli occhi e pensare che...

Si portò una mano a massaggiare stancamente le palpebre.

Cinque dita magrissime e gentili si strinsero sulla sua spalla :

"Non prenderla in questo modo" cantilenò la voce melodiosa e sbarazzina di Sorrento "Saori probabilmente sta male quanto te per il rifiuto che si è sentita in dovere di opporti !"

Julian allargò le braccia con uno sbuffo spazientito :

"Ma perché non vuole darmi un po’ di fiducia ? e ispiro davvero così poca ? !"

"Non a chi ti conosce bene..."

Julian si sentì sprofondare in quello sguardo che lo avvolgeva, adorante. Si trattenne a stento da stringerselo al petto scoppiando a piangere, con il volto nascosto sulla sua spalla.

"Oh Sorrento !" esclamò "Al diavolo Athena, al diavolo i suoi cavalieri e al diavolo anche la terra ! Che Hades se la prenda pure ! Lasciamo tutti nel loro brodo e pensiamo a noi !"

Il sorriso svanì dalle labbra del flautista :

"Così mi deludi... non possiamo farlo ! Io voglio aiutare la terra, voglio soprattutto dimostrare a Shun tutto quello che lo scontro con lui mi ha insegnato ! Voglio dimostrargli che è riuscito a far emergere la nobiltà del mio animo ! Mi disse che il mio animo è nobile come il suo ! Voglio dimostrargli che ha avuto ragione e che io l’ho capito !"

"Ma lo sai cosa significa amico mio ? Io non voglio neanche pensarci !"

"Mi renderesti infelice se mi proponessi di battere in ritirata e sappi che non lo farò ! Se non vuoi far rinascere Poseidon io mi unirò ai guerrieri di Athena e combatterò al loro fianco.... finirei per farmi uccidere perché non potrei convivere con il ricordo della tua rinuncia !"

Il tono adirato si spense quando Sorrento notò la lacrima che solcava la guancia di Julian. Gli afferrò le mani ; le sue nuove parole furono di supplica :

Ti scongiuro mio signore... volevi riparare al male che abbiamo fatto... non tradire ciò per cui io sento il bisogno di donare la vita !"

Julian comprese che non c’era altro da fare. Annuì rassegnato ma questa volta non si trattenne e avvolse Sorrento in un soffocante abbraccio che questi ricambiò, mormorando un sommesso "grazie" tra le lacrime.

 

...

 

"E’ giunto il tempo... vieni.. segui la tua, la nostra strada... prendi il tuo posto..."

Shun seppellì la testa sotto il cuscino, in un vano tentativo di eludere quella voce che lo tormentava ininterrottamente, ripetendo all’infinito le medesime frasi.

Cercare di cacciarla era inutile e Shun lo sapeva ma l’istinto della disperazione lo spingeva ancora a provarle tutte.

"Il palazzo ci aspetta... supera gli ostacoli per arrivare... cercheranno di fermarci ma appena ci riconosceranno avremo via libera. Più ordini darai in nome mio, più ti riconoscerai come Hades più io e te saremo una cosa sola e Shun verrà spinto sempre più lontano, fino all’annullamento !"

Il ragazzo afferrò il cuscino con tutte le sue forze e lo sbatté con rabbia contro la parete, urtando una statuetta di porcellana che fu salvata dalla morbida moquette.

Ma non gli importava nulla di quella ballerina senz’anima non si sarebbe neanche accorto se fosse andata in frantumi.

Si prese la testa tra le mani :

"Voglio vedere come farai ad obbligarmi" sibilò "come farai a dirigere le mie gambe fin laggiù !"

"Vuoi vedere come farò ? Credi che mi sarà difficile ?"

"Non discutere più con lui mio cavaliere ! Accetta !"

Shun si drizzò sbarrando gli occhi : una voce femminile si era sovrapposta a quella della divinità.

"Sta attento... cerca di ascoltare me... lui non può sentirmi perché è a Shun che sto parlando... tu ci sei ancora Shun... lui è un dio, è forte, ma la tua anima è così speciale... usa Hades, approfitta del suo potere per giungere al centro del palazzo e lì potrai sconfiggerlo !"

"Ma... ma come..."

"Sto soffrendo... mi costa un grande sforzo parlarti ancora... Sarò con te quando arriverai a destinazione... l’ultima volta... ma da quel momento ci fonderemo per sempre... devo andare o mi sentirà. Ce la farai mio cavaliere, anche senza il mio aiuto, io credo in te, non solo nelle stelle risiede la tua forza !"

Il sottile legame cosmico svanì ma era stato sufficiente : Shun aveva compreso.

"Grazie... grazie Andromeda !"

Scostò le coperte e posò i piedi sulla pallida scia di luna che si allungava sulla moquette. Rimase un attimo immobile, concentrandosi su se stesso, poi emise un respiro profondo...

Il colloquio con la propria costellazione gi aveva fatto comprendere che esisteva ancora la sua identità, separata da quella di Hades, autonoma da Hades... che era solo Shun... Hades non lo possedeva interamente : il fatto che avesse potuto dialogare con Andromeda dimostrava che il dio degli Inferi non poteva leggere totalmente in lui.

Dominare Hades...

Rimuginava su queste parole... Shun... deve... dominare... Hades...

Era possibile una cosa del genere ? Lui, il piccolo, timido Shun usare una divinità per condurla alla distruzione ?

Sospirò e cominciò a vestirsi. Quindi attraversò con passi felpati le stanze immerse nel buio silenzioso. Ad una ad una oltrepassò le porte oltre le quali i compagni erano immersi in un sonno inconsapevole... inconsapevoli che, l’indomani, uno di loro sarebbe mancato all’appello... e vi sarebbe mancato per sempre.

Quando giunse in strada, Shun si voltò un’ultima volta verso il colossale palazzo dei Thule.

"I vostri volti mi accompagneranno e mi daranno coraggio... perdonatemi... e dimenticatemi..."

Si asciugò una lacrima e, con il cuore stretto e la mente risoluta, si avviò verso il proprio destino... il destino di Andromeda.