UN ALTRO ANNO…
La sera del 31 Dicembre.
Era da almeno 1 ora che stava lì, seduto sui gradini dell’undicesima a guardare il cielo, ma non voleva ancora tornare dentro. Era da tanto tempo che non si sentiva così e voleva gustare appieno il momento.
I miliardi di piccole luci che lampeggiavano armoniosamente sopra la sua testa, disposte in numerose ed affascinanti costellazioni, si stavano specchiando nell’azzurro dei suoi occhi e sembravano volergli sorridere.
Che cosa strana.
Fino a pochi giorni fa, come cavaliere d’oro di Atene, stava rischiando la vita con i suoi compagni per un sogno di pace, che in ogni secondo avrebbe potuto cadere e frantumarsi in pezzi microscopici.
Ma non l’aveva fatto.
Dopo aver già varcato le porte della morte, si era ritrovato improvvisamente vivo, nella sala del Gran Sacerdote al Santuario, assieme a tutti gli altri gold saint, riportati in vita dal cosmo dorato della sua dea.
Poteva solo immaginare quanto fosse difficile per lei il compito assegnatole dal destino.
Così fragile e così forte allo stesso tempo.
Si accorse che la sua sigaretta stava finendo, e imprecando sottovoce si rese conto che era l’ultima rimasta nel suo pacchetto.
‘Pazienza’ si disse con un sospiro ‘andrò a comprarne di nuove, sempre se mi rimangono abbastanza soldi’.
Frugò nelle tasche del suo vecchio paio di jeans, raccimolando ben 3 euro e 20 cent.
Sì, senza dubbio gli sarebbero bastati.
Chissà cosa stavano facendo gli altri ora.
Lady Saori aveva dato delle vacanze a tutti, e alla nostra richiesta di spiegazioni ( "Ma dea Atena, in nostra assenza il Santuario resterà privo di difese contro un eventuale attacco nemico!" ndAiolia) lei aveva risposto con un sorriso: "Siete i difensori della pace, e ora che la pace regna, credo che tutti abbiamo bisogno di rilassarci, no?"
Ikki e Shun avevano deciso di passare il Natale assieme, e Lady Saori era stata felicissima di poter prestare loro la sua villa a Tokio. Ricordava ancora la faccia stupefatta del vecchio zucca pelata quando aveva saputo la notizia.
Tra l’altro, era diventato di un colore a dir poco violaceo quando Seiya e Shiryu erano scesi dalle nuvole e avevano annunciato di voler unirsi a loro.
In quel momento una morsa gli strinse lo stomaco.
Doveva ammetterlo: in tutti quegli anni, avevano fatto più loro che non tutti i gold saint messi assieme.
Aveva sempre l’impressione di aver fatto troppo poco, e questo proprio non lo digeriva.
Lui era abituato all’azione, e se non faceva qualcosa si sentiva inutile, senza vita.
Quando si parlava dei 13 anni in cui Saga aveva guidato il Santuario come falso Gran Sacerdote, perché se ne parlava molto più spesso di quello che si potrebbe immaginare, si sentiva ancora un idiota per non aver saputo riconoscere l’inganno.
E non erano servite a niente l’allegria di Aldebaran, i consigli di Mu, i discorsi filosofici di Kanon, i litigi quasi quotidiani con Aiolia, che erano estremamente salubri per entrambi.
In quel momento pensò a quei quattro e un lieve sorriso affiorò sul suo volto.
Aldebaran se n’era tornato in Brasile. Da quello che aveva capito, aveva accennato durante una cena di avere appena scoperto di una sua zia ancora in vita e voleva andare a trovarla.
Mu come al solito si era ritirato con Kiki nel Jamir. Mu gli era sempre sembrato un tipo piuttosto misterioso, e il fatto che avesse passato quasi la sua intera esistenza in un eremo nel Tibet aveva contribuito notevolmente ad incrementare il suo interesse verso di lui.
Gli sarebbe piaciuto conoscerlo meglio se fosse rimasto al Santuario. Anche perché se fosse andato nel Tibet a trovarlo, cosa mai gli avrebbe potuto dire? "Ciao Mu, ero passato per farti un salutino. Sai che mi piacerebbe conoscerti un po’ meglio? Stai sempre rinchiuso qui fra queste quattro montagne…non ti fa bene, se restassi in Grecia potremmo uscire e berci qualcosa!" e via dicendo.
Mu d’altronde, non avrebbe potuto fare altro che farlo entrare nella sua casa anche solo per 5 minuti, tanto per evitare di causare ulteriori danni, per poi rimandarlo a casa nel modo più cortese possibile. E lui sarebbe tornato a casa, senza riuscire a cambiare nulla.
‘E Kanon? Mi ha solo detto che doveva andare con Saga a sbrigare un paio di faccende giù ad Atene, ma non me la raccontano giusta quei due. Spero solo che non siano andati a cacciarsi ancora nei guai. Sono contento per loro, si sono riavvicinati molto dopo Ade. Dopo tutto quello che hanno passato, era anche…’
Ma una voce familiare lo riscosse dai suoi pensieri.
"Allora Milo, vuoi venire dentro, per la centesima volta? Per quanto ancora dovrò ricordarti che hai la febbre?"
Era il proprietario dell’undicesima, nonché suo migliore amico: Camus.
Gli unici due gold saint rimasti al santuario.
"Uffa, certo che sei proprio noioso Camus: assomigli ad una vecchietta"
"Vecchietta o no, ti trascino dentro: forza, devi prendere qualcosa di caldo e stare a letto!"
Era sempre così il mio vecchio, quand’era preoccupato per qualcuno.
Guardai per caso verso la meridiana dello zodiaco: l’ultimo fuoco si era appena spento.
"Buon anno vecchio mio"
"Buon anno Milo. Vieni dentro, apro una bottiglia" gli rispose sorridendo.
Così si incamminarono, ognuno sperando che quella pace potesse durare ancora per molto.