Capitolo 33: Due Squali
La corsa nel palazzo di Erebo di Kain, Freiyr e Camus era scandita solo dai loro passi, passi che lentamente si allontanavano dal luogo in cui Whinga dell’Oca Polare e la sua avversaria erano rimasti, l’uno colpito nel corpo, l’altra nello spirito.
La corsa dei tre continuò incessante lungo la prima scalinata, senza pericolo di qualche sorta: nessun nemico pareva attenderli lungo la scala, ma, d’altronde, avendo solo due avversari che ancora li attendevano, i tre cavalieri sapevano bene che questi li avrebbero attaccati in luoghi ben più congeniali.
Il primo di questi due avversari non tardò a farsi vedere: era Zahn di Black TigerShark.
"Ci s’incontra di nuovo, Generale dei Mari", esordì l’oscuro avversario, che attendeva i tre nella sala al primo piano del palazzo; quel luogo pareva essere una specie di fucina ormai in disuso, tant’è che v’erano anche delle fornaci ed attrezzi da fabbro in alcuni angoli, mentre la zona centrale dell’ampia stanza era decorata solo da un lungo e nero tavolo di pietra, che sembrava dividerla in due perfette metà.
"Amici miei, avanzate, costui non fermerà i vostri passi; come ha lasciato capire l’altra Generalessa, sono io il suo bersaglio", esordì dopo alcuni attimi di silenzio Kain di Shark, voltandosi verso i due compagni; "Ne sei sicuro, Generale?", domandò allora Freiyr, "Temete forse che non riesca a fermarlo, o a raggiungervi? Fin troppe battaglie abbiamo vinto per cadere adesso, in questo piccolo ed oscuro posto", replicò con sicurezza e sarcasmo il figlio di Ikki, ricevendo allora un gesto di assenso da Camus prima e dal Re di Asgard poi.
"Sì, passate pure, non temete nei miei attacchi, non contro di voi saranno portati", concordò anche Zahn, "lascio al comandante Vize il piacere di vincere contro la discendenza di Asgard, così che egli possa prendersi la sua vendetta, come ora io prenderò la mia", affermò con tono secco il Generale Oscuro, mentre osservava i tre confabulare.
Il trio d’eroi, d’altro canto, si scambiò un veloce sguardo, poi Freiyr e Camus, con uno scatto veloce, si lanciarono in avanti, oltrepassando senza problemi l’avversario e varcando così la porta che li avrebbe condotti al piano custodito dal comandante dei Generali Oscuri, il primo servitore di Erebo.
"Siamo dunque soli? È tempo di cadere per te, Generale dei Mari", avvisò allora Zahn, mentre già espandeva il vorticante ed oscuro cosmo di cui era padrone, "Prima però", lo interruppe Kain, "ho da farti una domanda, Generale Oscuro: perché? Per quale motivo mi porti un rancore che, ieri, non ho percepito nemmeno attraverso il Genmaken?", domandò il mariner di Nettuno.
"Vuoi sapere per cosa voglio vendetta? Ebbene, penso che, nel mio caso, parlare di vendetta, nel suo puro senso di giustizia contro un sopruso, sia errato. Non ti cercavo per vendicarmi, ma per dimostrare a me stesso che questi artigli, della Nera Tigre dei Mari, avevano superato quelli del mio maestro, un uomo che tu hai sconfitto: Raizen, la Tigre di Smeraldo dei Runouni", spiegò con voce secca il Generale Oscuro, espandendo nuovamente il proprio cosmo vorticante.
"L’allievo di Raizen, ma mi è stato detto che questi era Sesshuan, il Capricorno Nero", osservò allora Kain, "Ebbene? Non è strano che un maestro abbia due allievi", lo ammonì Zahn, "ma, al contrario di Sesshuan, io non ero il prediletto e perfetto allievo della Tigre di Smeraldo, tant’è che quando il cavaliere di Libra Oscuro chiese un suo discepolo, egli non ci pensò nemmeno per un attimo e propose l’abile spadaccino, impedendo che i miei artigli di vento andassero al servizio di Ate. Agli occhi di Raizen, e del suo pari, il potente Shishio del Drago di Giada, ero solo un fallimento come allievo, poiché troppo spesso la mia furia sanguinaria prendeva il sopravvento anche sulla lealtà, cosa che era cara a chi mi addestrò", concluse l’oscuro nemico.
"Dunque non vuoi vincermi per vendetta, ma per dimostrare quanto il tuo maestro sbagliava nel valutarti", rifletté il figlio di Ikki, la cui mente spaziava fino al giorno in cui aveva affrontato la Tigre di Smeraldo, ricordò l’odio che provava verso costui, che s’era macchiato della morte di Argo di Calamary, ma anche come perse poi questo motore oscuro che lo animava, dinanzi alla potenza ed all’onore che il suo avversario aveva dimostrato di possedere.
"Esatto, Generale, ma ora basta con queste riflessioni", ammonì Zahn, portandosi dal versante opposto del grande tavolo, che divenne l’unica barriera fra i due combattenti. "Forza! Mostrami le abilità che soverchiarono il mio maestro Raizen", ringhiò il Generale di Black TigerShark, caricando il cosmo fra i palmi delle mani, "Zanne vorticanti", esclamò infine.
L’attacco che già nel Regno di Nettuno aveva dilaniato il terreno, ora si lanciava con spaventosa violenza contro il suo bersaglio, divorando letteralmente il tavolo che li divideva, di cui le schegge di dura pietra volavano al suolo e dirette verso il Mariner, che, però, non rimase immobile, anzi caricò il proprio cosmo maestoso e scatenò un attacco in tutta risposta: "Galaxian Explosion", tuonò infatti Kain.
L’Esplosione Galattica, però, parve decrementata rispetto al maestoso potere che aveva fronteggiato Zahn il giorno prima: l’attacco era più debole, ma fu comunque efficace per placare la carica delle zanne dello Squalo Tigre, che riuscirono a distruggere il tavolo, ma non raggiunsero il Generale di Shark.
Una risata scoppiò allora dalle labbra del Generale Oscura, malgrado la figura di questi non si vedesse a pieno, "Aveva ragione dunque", esordì Zahn, mentre le polveri del precedente impatto si quietavano, "trattieni la forza dei tuoi attacchi in questa angusta sala", concluse guardandolo.
Il figlio di Ikki non poté che contrarre il viso in una smorfia: in effetti aveva contenuto il potere dell’Esplosione Galattica, non voleva che un impatto furioso come quello che il giorno prima aveva scagliato entrambi distanti diversi passi fosse ora un pericolo per i compagni che stavano andando ad attaccare Erebo; se non si fosse contenuto, i colpi di cui era padrone potevano distruggere quella fucina e far crollare così il piano sovrastante, questo lo sapeva bene.
"Quando sono tornato sconfitto, ieri, il mio comandante Vize ha voluto una spiegazione sulle caratteristiche dei tuoi attacchi, così, quando ha capito quale violenza c’era nell’esplosione d’energia che mi avevi scagliato contro, probabilmente nemmeno il più potente dei tuoi assalti, decise che in una sala mediana di questo castello mi sarei dovuto confrontare con te, proprio perché tu fossi frenato dalla lealtà verso i compagni, sapendo che potevi far crollare sulle loro teste l’intera costruzione", spiegò con tono soddisfatto Zahn, "ora, io conosco due attacchi dello Squalo d’Oro, inoltre dovrai contenere la potenza anche degli altri, mentre tu hai visto solo il più debole dei miei colpi; inoltre, io non mi preoccupo né di chi mi comanda, né dei tuoi alleati", concluse con ironia, mentre già caricava l’oscuro cosmo.
"Molto bene, Tigre Nera, ottimo lavoro. Ora che il tuo nemico ha ben chiaro il suo stato d’inferiorità, come le sue tecniche siano rischiose più per i compagni che per te, avrai un vantaggio mentale non indifferente. Non rischierà di abbattere te e le fucine assieme, portando nell’Ade anche i due che già mi stanno per raggiungere", si complimentò Vize dell’Aragosta Nera, quasi avesse dinanzi a se il proprio parigrado, "al contrario, tu potrai scatenarti negli attacchi che più ti competono, perché potenti, ma non abbastanza da abbattere un palazzo. L’odio che ti domina è folle ed incontrollabile, privo della fonte su cui sfogarsi e capace ora solo di riversarsi su Kain di Shark. Dunque riversalo, con tutto il fragore e la devastazione che ciò potrà portare", concluse il comandante dei Generali Oscuri, aspettando, appoggiato sui talloni, l’arrivo dei suoi nemici, in una posizione quasi meditativa.
Zahn si lanciò in avanti, annullando in pochi attimi la distanza che un tempo era coperta dal tavolo di pietra, quindi provò un primo affondo con il pugno sinistro, un attacco che andò rapidamente a vuoto perché con altrettanta prontezza di riflessi Kain si chinò, evitando il colpo per poi sopraggiungere a sua volta con un potente gancio all’addome, carico d’energia cosmica, attacco che, però, fu abilmente evitato dal Generale Oscuro poggiando la mano destra sul pavimento così da compiere una capriola a mezz’aria, che gli permise di distanziarsi di nuovo.
"Non puoi sperare di vincermi sulla velocità, te ne ho già dato prova ieri: non ti sono da meno, inoltre, tu di certo non solchi le incredibili movenze che furono di Raizen", avvisò allora il figlio di Ikki, "mentre io ho avuto modo di testarne le virtù belliche su me stesso", concluse, scattando prontamente verso l’avversario.
Il guerriero di Black TigerShark sembrò infuriarsi per quelle parole, ma poi un sadico sorriso si dipinse sul suo volto, "Questo è vero", replicò mentre già Kain gli si lanciava contro, "ma posso ovviare alla velocità scatenando una potenza che tu non puoi permetterti in questo luogo", lo ammonì con soddisfazione, scagliandosi anch’egli contro l’avversario.
L’ultimo mariner caricò il proprio cosmo in un gancio sinistro, un pugno che con incredibile violenza si stava dirigendo verso il bersaglio: malgrado le numerose battaglie, Kain doveva ammettere a se stesso che spesso aveva fatto più affidamento sulla forza devastante del proprio cosmo che su quella del corpo, non era abituato agli scontri da breve distanza a cui l’attuale avversario lo stava costringendo, per non scatenare tutta la potenza degli attacchi dello Squalo d’Oro dei Mari, ma doveva comunque vincere, per la salvezza, per i due che gli avevano affidato quella battaglia e per coloro che avevano lasciato indietro, feriti, ma vivi; fra questi vi era anche una fanciulla destinata a percorrere la stessa via che già lui aveva imboccato, ciò lo sapeva bene.
La mente di Kain era cosciente di questa sua pecca, ma non per questo il suo corpo si fermò, anzi il gancio investì con violenza il viso dell’avversario, frantumandovi l’elmo e segnandolo con un taglio ed un’ustione, mentre già un diretto sinistro di Zahn, incrinava appena le scaglie dello Squalo, schiantando indietro il figlio di Ikki per la violenta corrente d’aria che lo circondava.
"Ora, Generale dei Mari, proverai il secondo attacco della Tigre Nera. Se il primo si basava sulla continua rotazione delle correnti, il secondo è un colpo di pura potenza distruttrice", avvisò allora il guerriero nero, mentre ancora il suo avversario si rimetteva in piedi.
Una scura corrente andò quindi circondando il braccio destro di Zahn, fino ad essere distinguibile ad occhio nudo, "Pinna Dorsale!", tuonò allora il nemico, calando con inesorabile determinazione l’arto che spazzò l’aria dall’alto verso il basso, così da creare un’ondata di vento devastante che frantumò il suolo fra i due avversari, diretta con violenza contro Kain.
L’attacco, però, andò a vuoto, perché già il generale dei Mari si trovava alle spalle del suo nemico.
"Complimenti, guerriero di Nettuno, sei stato veloce, ma non ti servirà evitarmi per sempre", avvisò il Generale Oscuro, ma, voltandosi, non vide più il figlio di Ikki dinanzi a se, bensì Raizen della Tigre.
"Questo è un altro dei tuoi inganni mentali…", iniziò a balbettare il guerriero di Erebo, prima che la scena si spostasse in un luogo lontano, fra le montagne cinesi, il luogo in cui lui e Sesshuan erano stati addestrati dal Runouni della Tigre.
"Ricordo quel giorno, quando apparve dinanzi a noi Sairon della Bilancia Oscura. Qualcuno, probabilmente la sua divinità Ate, gli aveva detto che presso Raizen avrebbe trovato un custode per le vestigia del Capricorno Nero. Lui ci mise alla prova, me e Sesshuan, entrambi affrontammo una sfida contro le strane armi di cui era dotato ed entrambi riuscimmo a respingerle, ciò lo sbalordì: eravamo entrambi potenti come cavalieri d’oro nero a suo dire, perciò la scelta toccava al nostro maestro", ricordò Zahn, rivivendo in un istante quella lunga giornata.
"Se deve combattere al nostro fianco contro i cavalieri di Atena ed i loro alleati, che già hanno sconfitto Urano ed i suoi titani, oltre a Pontos ed i celtici di cui si serviva, allora direi che il più adatto e potente è di certo Sesshuan", quelle furono le parole che il giovane Generale Oscuro ricordò del suo maestro, prima di vedere allontanarsi il compagno d’addestramento con Sairon.
"Dopo quella scelta, Raizen mi scacciò, disse che dovevo abbandonare quei luoghi, non ero degno di continuare a servirlo; io però obbiettai, mi opposi con tutta la forza che avevo in corpo, tanto da lanciare contro di lui il primo dei miei attacchi, l’unico che allora avevo sviluppato", ricordò Zahn, mentre vedeva se stesso scagliare le "Zanne Vorticanti" ed il Runouni evitarli con spaventosa velocità, prima di segnare il suo petto con la "Tiger Cross".
Ricordò il generale Oscuro di come fu abbandonato, ferito e solo, fra le vaste montagne, della fatica con cui raggiunse il primo villaggio, ormai moribondo e solo grazie alla sorte ed alla sete di vendetta si riprese. Rivide dinanzi a se i quasi due anni passati ad allenarsi da solo, fra le città della Cina, fino all’apparizione di Vize, che lo condusse nelle profondità dei Mari, promettendogli l’investitura che Raizen non gli aveva concesso.
"Puoi scegliere, giovane guerriero. Le vestigia dell’Aragosta mi appartengono e già ho trovato dei custodi per la Manta ed il Pesce Sega, ma ancora ve ne sono quattro, una di loro sarà per te, odi il suo richiamo e falla tua", esclamò quel giorno il comandante dei Generali Oscuri, mostrando le armature del Dinichtys, dello Springhual, della Medusa e di TigerShark e fu proprio l’ultima ad attirare Zahn.
"Come Raizen era la Tigre di Smeraldo, così adesso, nelle profondità marine, io sarò la Tigre Nera", esultò con furore il giovane guerriero, mentre già le scure scaglie si disponevano sul suo corpo, ricoprendolo e dandogli la carica di Generale di Erebo.
Quel ricordo, però, si fermò, e dinanzi al guerriero oscuro apparve di nuovo Raizen, "Ora credi di essere una Tigre Nera, Zahn? A me sembri appena un micio spelacchiato, come già eri un tempo", avvisò la voce determinata del Runouni, "non credi anche tu, Sesshuan?", chiese ancora l’asiatico maestro, rivolgendosi all’altro allievo, ora apparso dinanzi al Generale Oscuro.
"Vi abbatterò entrambi", ringhiò con furia Zahn, sollevando ambo le braccia, "Pinna Dorsale!", incalzò ancora, scagliando per ben due volte l’assalto d’aria violentissima, travolgendo però solo il cavaliere del Capricorno Nero.
"Sei ancora troppo lento per me", concluse Raizen, alle spalle dell’allievo, sul cui corpo s’erano aperte le ferite frutto del "Thunder Claws", che ora dilaniavano il corpo di Zahn, riducendolo a pezzi.
Con un urlo il giovane guerriero di Erebo si riprese dal suo incubo: dinanzi a lui vi era ancora Kain, illeso, appoggiato alla parete contro cui lo aveva scagliato poco prima dell’illusione, parete su cui non era mai arrivato il suo attacco, la sua "Pinna Dorsale".
"Sì, ancora prima che il tuo colpo fosse scatenato avevo utilizzato il Genmaken, nel momento stesso in cui mi hai colpito con il pugno, mentre mi allontanavo da te, ho usato il Fantasma Diabolico", affermò il figlio di Ikki, "e solo ora ho capito ciò di cui hai veramente paura: anche ieri non hai temuto che per la tua vita, ma la velocità del mio assalto, quella ti ha terrorizzato. Tu non cerchi vendetta contro di me, ma contro Raizen, i cui colpi ti hanno segnato fin nell’anima, più che nel corpo", spiegò il Generale dei Mari, rialzandosi in piedi.
"Tu hai sconfitto la Tigre di Smeraldo, allora sconfiggendo te, io lo sorpasserò, avrò la mia rivincita su colui che mi scacciò", ringhiò con furia Zahn, espandendo il proprio scuro cosmo, che ora parve vorticare come un vero e proprio tornado.
"Ciò che dici è pura follia, Generale Oscuro, anche se avessi affrontato Raizen in un luogo del genere, lui non si sarebbe ritrovato con i miei medesimi freni, una sola delle cariche di quei devastanti artigli di Giada ti avrebbe sconfitto, mentre qui, chiuso fra queste insicure mura, non posso mostrarti tutta la furia dello Squalo d’Oro", lo ammonì Kain, "Poco m’importa di ciò, quello che voglio è una vita che mi dimostri la superiorità dei fatti sulle parole, la mia superiorità, per cui preparati, Mariner, ora proverai il colpo più potente della Tigre Nera, nemmeno utilizzerò su di te la Pinna Dorsale, passerò direttamente all’ultimo, il terzo", concluse con fare furioso il nemico.
All’esterno del palazzo, fra le rovine dell’Isola di Mu, tre figure avevano interrotto i loro scavi nel terreno ed ora, la prima di questi tre, Zadra dello Scultore, sosteneva una corda con ambo le mani, porgendola, a malincuore, a Blat, il Generale Oscuro che l’Hayoka non aveva voluto eliminare; proprio quest’ultima, Kela, si era legata la corda alla cinta, calandosi nella fossa scavata per prendere i corpi svenuti di Bifrost e Helyss, sostenendoli entrambi con il solo braccio destro, mentre mediante il sinistro, s’aiutava a tirarsi su, supportata dagli altri due.
Proprio quando furono di nuovo tutti e cinque fra le rovine e la sacerdotessa d’argento si poté sincerare delle condizioni della sorella, un maestoso cosmo, vorticante come un tornado, attirò l’attenzione di tutti; "Sembra quasi che un tifone si sia scatenato all’interno del palazzo, per poi quietarsi", esclamò Kela, stupita, "Dunque, dopo la Manta Oscura, ora è la Tigre Nera a combattere", osservò allora il Generale Oscuro ferito.
"Intendi dire che questo cosmo, così violento e maestoso, è di un tuo compagno?", domandò preoccupata Zadra, "No, aspetta, sacerdotessa, non senti come si è ora quietato?", incalzò subito Kela, per rassicurarla, "Purtroppo, non si è quietato, bensì è la furia di Zahn che ora è un unico devastante agglomerato", spiegò con tono dispiaciuto Blat, sedendosi al suolo.
"Che cosa vuoi dire?", ringhiò sempre più impaziente l’Asgardiana dai capelli rossi, "I colpi di Zahn di Black TigerShark sono tre, da ciò che mi disse il mio maestro. Il primo si basa sulla rotazione continua di alcune lame di vento, il secondo sulla violenza distruttrice delle stesse, ma il terzo colpo è il peggiore, il più efficace: concentra assieme una rotazione insostenibile da occhio umano con una potenza distruttrice che incrementa per la velocità in maniera costante, così crea un attacco, all’apparenza innocuo, ma che semplicemente possiede una chirurgica e devastante capacità offensiva", rispose con rammarico il guerriero oscuro.
"Perciò, chi lo sta affrontando cadrà per questo attacco?", rifletté preoccupata Kela, "No, Hayoka, non sarà così facile per questo Generale Oscuro vincere, poiché chi lo sta affrontando non è guerriero da poco, bensì è Kain, lo Squalo d’Oro sacro a Nettuno e figlio della Fenice Divina sacra ad Atena, ne ho riconosciuto poc’anzi il cosmo", spiegò con maggiore sicurezza la Sacerdotessa di Atena, tornando a curare le ferite della sorella.
"Globe of Jaws", sussurrava in quelli stessi istanti Zahn, dinanzi al suo avversario, mentre un vortice oscuro, grande quanto il pugno del Guerriero di Erebo, si andava a concretizzare sul palmo destro, "questo è l’attacco con cui avrei voluto uccidere Raizen, ma che userò su di te", ringhiò con determinazione verso Kain, lanciandosi contro il Mariner.
Il figlio di Ikki si mosse con rapidità, spostandosi sulla sua destra, per evitare quell’assalto, ma, proprio all’ultimo, il vortice d’aria sembrò allentarsi, diventando una sequela di lame di vento che cozzarono contro le vestigia di Shark, producendovi solchi sempre più profondi, prima che il Generale stesso cadesse a terra, per la violenza del colpo.
"Le fauci che trattengo nel mio pugno possono anche liberarsi, per impedire che nemici troppo veloci si allontanino con facilità", avvisò Zahn, mentre già il globo si ricostituiva nel suo pugno, "ed ora vediamo di tarpare le zampe a questa bestia", sussurrò, calando con inesorabile violenza la sfera contro l’avambraccio sinistro di Kain, tanto da perforare le scaglie dorate e dilaniarne pelle ed ossa.
Un urlo fu la replica del Generale a tale assalto, il primo di una serie di tre, dovuta ad altri due affondi, contro le sue gambe, divorando anche lì vestigia e carni, "Proprio come le fauci di uno Squalo Tigre agisce questo attacco, grazie alla massima rotazione, e, siccome non potrai tu mostrarmi le tue, di fauci, ora sazierò la vendetta che cerco strappandoti le carni e l’armatura, tanto da poter prendere il cuore dell’uomo che vinse Raizen", concluse Zahn, sollevando nuovamente la sfera roteante verso il petto del nemico.
Quando la sfera stava già producendo rapide scintille sulle vestigia dello Squalo, però, rapida calò la mano illesa di Kain a stringersi in una morsa attorno al braccio del nemico, allontanandolo dal corpo, "Ancora opponi resistenza?", tuonò infuriato il Generale Oscuro.
"In questo momento non stai combattendo contro un singolo uomo, servitore di Erebo, tu sei rimasto solo perché il tuo maestro ti ha rifiutato, ma, in tutta la mia vita, io non ho mai sofferto la solitudine, solo in questo periodo di pace ho provato la cupa e vuota sensazione del silenzio che assale nelle profondità del Regno Marino, lì dove non si trova più nessuno dei Generali oltre me. In realtà, però, io non ero solo, me lo hai ricordato proprio tu, mostrandomi come spontaneamente hai cercato la distanza dagli uomini, alimentato dalla tua vendetta", lo ammonì il figlio di Ikki.
"Tu non saresti solo?", ripeté Zahn, facendo forza con tutto il peso del proprio corpo, "No, in me vive il ricordo dei miei sei compagni: il coraggio di Reptile dell’Anaconda, che si sacrificò per sconfiggere Pontos; la forza d’animo e la gioia di vivere di Argo di Calamary, sconfitto dal tuo maestro; il valore di tre compagni caduti prima del loro tempo quali erano il nobile Zero di Megadolon, l’abile Anfitride di Syren ed il portentoso Yakros di Triton; ma più di tutti loro in me vive la determinazione di Neleo di Hammerfish, lui che più e più volte rinforzò queste vestigia che ora attacchi, è come se tuttora fosse qui presente e mi incitasse alla battaglia, e come lui anche mio padre Ikki ed i miei defunti fratelli. Per tutti loro e per chi, ai piedi di questo palazzo, aspetta di poter incontrare il vero destino, quello che il suo amato maestro gli voleva concedere, per tutti loro ora ti abbatterò, non con violenza, ma con la terribile freddezza di un colpo che lascia nella vera solitudine", con quelle parole Kain strattonò il nemico, allontanandolo di appena due passi, sufficienti perché potesse disegnare con le mani un triangolo dorato dinanzi a se.
"Golden Triangle", urlò il Generale dei Mari, mentre già l’abisso fuori dal tempo appariva attorno al guerriero nero, "questo luogo è lo stesso da cui mio padre una volta uscì, ma non le ali della Fenice sono a te proprie, seguace di Erebo, bensì l’odio e la solitudine, perciò, per quanto odi sfruttare questo attacco per concludere la battaglia, abbandonati al vuoto senza tempo, perditi nel Precipizio del Tempo", concluse con determinazione il figlio di Ikki.
Zahn di Black TigerShark tentò un ultimo disperato contrattacco, liberando la furia delle fauci inglobate nel suo pugno, ma ormai il varco dimensionale aveva inghiottito per intero la sua persona e l’unica cosa che riuscì ad ottenere, in quello spazio senza tempo, fu di subire, egli stesso, la ferocia del proprio attacco, che ne dilaniò carni e vestigia, lasciando la carcassa moribonda perdersi nel triangolo d’Oro del Nord Atlantico, mentre Kain ricadeva al suolo, stremato e particolarmente ferito.
"Il Generale dei Mari c’è riuscito, ha sconfitto Zahn", osservò stupita Schon, interrompendo le proprie lacrime non appena il cosmo del suo pari scomparve, "Sì, questa è la forza dei guerrieri di Nettuno, la stessa che unisce i santi di Atena e coloro che li aiutano, una forza che, in tutti questi anni, tu hai usato inconsapevolmente e male", la avvisò Whinga, ancora immobilizzato al suolo.
"Che intendi dire?", incalzò allora la Manta Oscura, "La forza dell’amicizia, il legame che unisce tutti questi guerrieri è la fiducia che gli uni hanno verso gli altri, una fiducia che sfocia, in molti casi, in pura amicizia, dove non è il legame di sangue, o un medesimo maestro, ad unirli. Tu eri spinta dalla fiducia verso ciò che il tuo maestro, Jacov, ti aveva detto prima di partire per l’Isola di Deathqueen, ma non hai voluto credere a ciò che ti aveva accennato dopo, inconsapevole che solo allora il cuore di lui si era aperto ad una verità più grande del semplice odio per Hyoga e suo figlio. Ora, guerriera oscura, ti chiedo di aprire anche il tuo di cuore a questa fiducia, se non vuoi credere a tutto ciò che ti abbiamo detto finora, che già ti ha scosso nell’animo, allora credi a ciò che sai del maestro che amavi", la ammonì l’Hayoka, mentre già lo sguardo cupo di Schon tornava a chinarsi verso il suolo e, in un altro luogo, i passi di Freiyr e Camus si avvicinavano sempre di più a Vize, comandante dei Generali di Erebo.