Capitolo 25: Lame devastanti
"Attenti!", questo era stato l’urlo di Kela dell’Alce ai compagni di viaggio mentre la figura nell’ombra sferrava un fendente con l’oggetto nelle sue mani, un colpo che aprì un profondo solco fiammeggiante, diretto proprio contro Whinga dell’Oca Polare.
Solo un veloce movimento dell’Hayoka dalle chiare vestigia lo salvò da quell’attacco, dividendolo però dalla sua giovane parigrado, che rimase indietro, allontanata proprio da quel solco nel suolo; ma non vi era tempo per pensare a ciò, poiché già un nuovo fendente stava correndo verso di loro, originato dalla figura nell’ombra. Questa volta, però, il colpo d’energia fiammeggiante fu fermato da un attacco a questo simile, ma di matrice luminosa: tutti furono sorpresi nel voltarsi e notare che proprio l’Hayoka dell’Alce, armata del suo maestoso tomahawk, aveva prodotto quel colpo, distanziando se stessa ed il nemico dagli altri compagni.
"Kela!", urlò lo sciamano dell’Oca Polare, stupito, "Non ti preoccupare per me", sussurrò la ragazza, "Come dicevate? Bisogna avere fiducia nei propri compagni, quindi, Whinga, abbi fiducia in me", concluse sorridente la giovane guerriera. "Ha ragione, dobbiamo andare avanti, lascia a lei questa battaglia", concordò allora anche Camus dell’Acquario, "il palazzo di Erebo è ormai vicino, non possiamo rallentarci oltre", osservò il santo d’oro, trovando concordi sia Kain sia Freiyr. Whinga, notando la determinazione sia nella sua giovane parigrado sia nei tre alleati, concordò con un cenno del capo e poi si allontanò assieme ai guerrieri olimpici ed al Re di Asgard, "Combatti con il cuore, giovane Hayoka", fu l’unica cosa che il pellerossa disse all’altra nativa americana.
La sciamana non rispose alle parole del compagno, semplicemente attese di vederli distanziarsi, poi si voltò verso la nera figura che ormai stava avvicinandosi, "Ti ringrazio di averli lasciati andare, Generale Oscuro", esordì con tono gentile.
"Dinanzi al coraggio con cui hai deciso di affrontarmi, guerriera americana, non ho potuto fare altro che concederti tale gesto di rispetto; ma non temere, il mio maestro e gli altri compagni Generali sapranno fermarli, mentre tu cadrai ora, per i fendenti che quest’arma scatenerà", replicò con tono altrettanto quieto il nemico, rivelandosi.
Era un uomo particolarmente snello ed elegante, le vestigia, nere come le tenebre, rappresentavano chiaramente un pesce le cui pinne abbellivano le spalliere, mentre il corpo stesso della bestia, in un serpentario di scaglie, si univa sul tronco del misterioso nemico; quella che doveva essere la pinna dorsale dell’animale rappresentato costituiva i gambali, avvolgendosi agli arti inferiori, mentre il viso della bestia era diviso fra l’avambraccio destro ed il sinistro, lasciando solo la maestosa bocca come elmo, che celava appena una coda di capelli bluastri e lasciava brillare sinistri gli occhi neri. Il Generale oscuro impugnava una maestosa alabarda, grande quanto la sua stessa persona, la cui lama era seghettata lungo il filo di taglio, e di cui l’impugnatura rappresentava un pesce stilizzato.
"Io sono Blat del Pesce Sega Oscuro, allievo di Vize, supremo comandante dei Generali Oscuri", esordì il guerriero, presentandosi, "Il mio nome è invece Kela, l’Alce il simbolo che mi contraddistingue", replicò l’altra, roteando la maestosa ascia che teneva con la sola mano destra.
Per alcuni secondi i due nemici rimasero in silenzio, ad osservarsi con attenzione, mentre un sottile e soddisfatto sorriso si dipingeva sul viso della guerriera pellerossa, i cui occhi, all’improvviso, brillarono di determinazione, mentre si lanciava contro il suo avversario.
La lama dell’ascia pellerossa cozzò contro quella dell’alabarda, producendo uno stridere tremendo, ma subito Blat continuò l’assalto, roteando su se stesso con sufficiente velocità da far scivolare la propria lama su quella dell’arma avversa, liberandosi da questa con una sottile fiammata, per poi tentare di raggiungerla tutta la violenza accumulata in quella veloce rotazione, che partì con un singolo fendente frontale; Kela non fu però da meno e con un abile gioco di mano spostò la posizione della propria lama verso il basso, producendo un altro sordo impatto fra le due armi, prima di distanziarsi con un balzo dall’avversario.
"Non avevo mai trovato qualcuno così bravo con cui misurarmi nell’uso del mio Tomahawk, è la prima volta che gusto l’emozione di una vera battaglia, le stesse che avevo percepito nelle anime di tutti coloro che abbiamo sigillato in questi anni di guerre. Ti posso solo ringraziare per quest’emozione, Blat del Pesce Sega", esordì dopo alcuni minuti l’Hayoka, chinando il capo in segno di rispetto, prima che l’energia cosmica color rosso acceso fluisse attraverso l’arma da lei chiamata "Tomahawk", pronta per scatenarsi in un nuovo assalto.
"Altrettanto posso dire io, che mai aveva visto armi simili a quella che tu usi nel periodo di addestramento con il mio potente maestro, né nei pochi scontri avvenuti contro gli altri Generali Oscuri, di cui ho saputo riconoscere in allenamento la potenza. Io, che ho le vestigia di un passato guardiano dell’Atlantico Settentrionale, sono qui a combatterti e la gioia di questa battaglia invade e fa ardere le mie carni, proprio come il mio cosmo", replicò con altrettanta gioia Blat, mentre ampie vampate esplodevano attorno alla gigantesca lama seghettata, pronta alla prossima carica.
Kela tentò a quel punto un nuovo assalto, caricando con il possente Tomahawk l’avversario, che mosse semplicemente l’alabarda, producendo, dopo l’impatto con la lama nemica, una fiammata che gettò indietro di diversi passi l’Hayoka. La guerriera, però, non si diede per vinta e bloccò la propria caduta piantando l’arma nel suolo per poi darsi la spinta con il braccio sinistro e colpire nuovamente l’avversario, che stavolta tentò un affondo contro di lei, schiantando la punta della propria arma contro quella dell’avversaria, che fu nuovamente gettata indietro dallo scontro delle due energie cosmiche.
Stavolta all’Hayoka bastò piantare i piedi ritti al suolo per evitare di indietreggiare e tentare un nuovo attacco, ma il Generale Oscuro divaricò le gambe, impugnando con ambo le mani la maestosa Alabarda, "Elicoide di Fuoco", esclamò con voce decisa Blat, prima di oscillare l’arma dinanzi a se; sembrò quasi, in quel momento, che una sottile dentatura di fiamme si generasse, come congiunzione dei movimenti della lama, producendo una spirale ascendente di fuoco diretta verso l’avversaria, che fu raggiunta dalla fortissima corrente incandescente, capace di sollevarla alta in cielo prima di farla schiantare di nuovo a terra, priva della propria arma.
Una risata proruppe dalle labbra dell’Hayoka, mentre si rialzava ferita al volto, "Davvero sorprendente quel colpo!", esclamò con tono gioioso la guerriera, "Sono stata completamente superata dalla sua velocità e dallo stupendo gioco d’immagini che hai saputo creare, Generale Oscuro", si complimentò la sciamana. "Devo dire che hai delle doti offensive incredibili, ma mi chiedo cosa sai fare in difesa", continuò Kela con un sorriso soddisfatto.
"Non tentare oltre la sorte, giovane guerriera; sei abile nel combattere con quell’arma maestosa, questo te lo concedo, ma le tue doti si concludono così, non puoi sperare di vincere le fiammeggianti abilità del Pesce Sega Oscuro", rispose Blat, che si lanciò subito all’assalto con l’alabarda fra le mani; "Ben altre sono le doti dell’Hayoka dell’Alce, il più portato all’offensiva fra i dodici sciamani posti a guardia della pace", lo contraddisse con tono gioviale Kela, mentre il cosmo luminoso circondava il braccio sinistro, sollevato sopra il capo.
Nel palazzo di Erebo, i tre generali attendevano in silenzio, ognuno intento a percepire il susseguirsi degli avvenimenti, "Sembra che, dopo la caduta di Ruck, anche il tuo fedele allievo, si sia fatto ingannare, lasciando che ben quattro nemici ci raggiungessero, quando invece si sarebbe dovuto occupare di ambo i pellerossa", osservò con tono insoddisfatto Zahn di Black TigerShark, "Non ti preoccupare di queste piccolezze, non sarà un misero Hayoka a rubarci il nostro diritto alla vendetta, a nessuno di noi", obbiettò allora il suo comandante, Vize.
"Aspettiamo che si avvicinino e godiamoci intanto il maestoso cosmo del mio prediletto allievo che si libererà in tutta la sua furia fiammeggiante, devastando l’avversario che ha scelto per se", propose con tono calmo la guida dei Generali Oscuri, "Non pensi che possa essere battuto anche lui? In fondo, come Riesig e Ruck, nemmeno il suo spirito è animato da desideri di vendetta; solo l’onore e la bellezza dello scontro lo animano", osservò con titubanza Zahn, "Non ti crucciare per queste piccolezze; Blat non è guerriero da poco e per quanto il suo punto di vista sulle battaglie sia ben diverso dal nostro, non sarà di certo questo a fermare la furia del cosmo che sa sprigionare", tagliò corto il comandante, tornando a concentrarsi sullo scontro.
Riflessioni analoghe erano discusse nel quartetto che stava avanzando verso il palazzo: "Sei preoccupato per Kela, vero?", domandò Kain di Shark, mentre avanzava vicino a Whinga, "Sì, preoccupato per la sua inesperienza e bontà d’animo", concordò l’Hayoka delle energie fredde; "Inoltre non era nemico da poco quello contro cui l’abbiamo lasciata a combattere", osservò Freiyr, "Ma la sciamana sembrava certa delle proprie abilità", lo ammonì Camus, che guidava il gruppo.
"A buon vedere ne era certa", aggiunse proprio Whinga, "poiché fra tutti e dodici noi guerrieri sciamani, l’Alce è, dall’era del mito, colui, o colei, che possiede le più devastanti capacità offensive; ciò che in vero mi preoccupa è come Kela vedrà quello scontro: cioè una nuova esperienza che vorrà gustare fino all’ultimo, mettendo così a rischio la propria vita più del dovuto", spiegò con tono cupo il guerriero dell’Oca Polare, mentre lo scontro che avevano lasciato alle loro spalle si animava di nuove violente azioni.
"Elicoide di Fuoco", tuonò nuovamente Blat del Pesce Sega Oscuro, mentre un’altra spirale fiammeggiante volava contro la giovane Hayoka che calò semplicemente il braccio sinistro contro l’attacco avverso.
"Lighting Blade", esclamò la guerriera, mentre il terreno sotto Blat andava frantumandosi e lo stesso Generale Oscuro veniva gettato indietro con violenza, cadendo rovinosamente al suolo; "nel mio braccio sinistro riposa il Thunder Tomahawk, l’ascia del Fulmine, come fu chiamata quando la forgiarono gli dei Guardiani, consegnandola all’ultimo, in ordine cronologico, fra i dodici Hayoka. Arma che viene passata da custode a successore fra coloro che indossano le vestigia dell’Alce, penso che gareggerebbe in potenza con alcune lame del mondo ellenico di cui ho sentito parlare", concluse con soddisfazione e ilarità la giovane combattente pellerossa, osservando quietamente il proprio avversario rialzarsi in piedi. "Ora sono io a consigliarti la resa, Generale Oscuro, non è mia intenzione toglierti la vita, né la tua né alcuna altra desiderio strappare, solo la divinità che vi guida deve essere nuovamente sigillata nell’Oscurità da cui cerca di uscire per l’alleanza compiuta con Amaterasu e Gea; il destino ci ha fatto avversari, ma non credo al dovere di strappare la vita allo sconfitto che contraddistingue molti guerrieri", avvisò Kela, puntando il braccio sinistro contro il nemico.
"Gentili parole le tue, ma la resa non mi è concessa, né la anelo. Ho deciso di diventare un guerriero e come tale non posso rinunciare agli scontri, inoltre, come lo leggo nei tuoi occhi, anche tu puoi vedere in me la gioia che questa battaglia alimenta. Mai avrei immaginato di trovare una così abile nemica fra individui pacifici come gli Hayoka e sarà un peccato doverti dare la morte", concluse con tono serio il Generale Oscuro, sollevando con ambo le mani la maestosa alabarda sopra la propria testa.
Il cosmo fiammeggiante di Blat circondò nuovamente la lama seghettata dell’alabarda, "Denti di Fuoco", tuonò poi il guerriero, lasciando schiantare la grande arma contro il suolo, così da creare un’imponente ondata d’energia e, allo stesso tempo, sviluppare un solco fiammeggiante nel terreno.
"Questo vuoi dunque? Attaccarmi con tanta potenza?", domandò indecisa Kela, sollevando di nuovo il braccio sinistro, "Lighting Blade", esclamò ancora una volta la guerriera, lanciando un altro fendente di luce, che frantumò con facilità il terreno, schiantandosi contro il solco fiammeggiante nemico, senza però bloccarne l’avanzata, nel cozzare delle due energia, si provocò un’esplosione tale da travolgere ambo i guerrieri.
Kela fu completamente travolta e schiantata contro una parete alle sue spalle, che andò in pezzi con un fragoroso rumore, crollandole addosso; Blat non fu però più fortunato: il fendente di luce infatti lo raggiunse, dilaniando le vestigia al centro e gettando indietro il suo corpo ferito dall’attacco dell’Hayoka.
Entrambi i combattenti erano ora a terra, privi apparentemente di sensi, ma questa pace durò solo pochi minuti, poiché quasi subito i due si rialzarono.
Kela uscì ferita dalle macerie sotto cui era rimasta per pochi attimi sepolti, ma ora, con il crollo di quella piccola parete, notò dietro di lei una vasta area ricca di palazzi, in parte diroccati, resti delle passate cittadine che erano esistite sull’Isola di Mur.
"So che l’ardore della battaglia ti riscalda e rende cieco al dolore, Generale Oscuro, ma comunque ti chiedo di riflettere sulle ferite da entrambi riportati: siamo stremati e poco pronti alla resa e questi due fattori uniti non possono che portare alla morte di uno di noi, cosa che vorrei evitare", propose con tono ora più serio l’Hayoka, "Non ti è concesso di scegliere per me, mia giovane e nobile avversaria, quindi, tutto ciò che puoi fare e continuare a combattere, anche con la tua arma, che ora ti è di nuovo vicina", replicò Blat, indicando il Tomahawk adesso poco lontano da Kela, dopo il volo che l’aveva fatta schiantare contro il muro.
La guerriera pellerossa parve per un attimo perplessa, quasi distratta, poi, con il capo chino verso la propria arma, parlò: "Immaginavo tale tua risposta, la gioia dello scontro ci invade entrambi, ma, preferisco contenere i rischi per le vite di ambo noi due cambiando campo di lotta", avvisò Kela, prima di impugnare nuovamente il Tomahawk e scattare verso il folto dei palazzi, subito inseguita dall’avversario ferito.
Per alcuni minuti i due si rincorsero, dispersi in mezzo ai decadenti palazzi. Blat aveva passato gli anni dell’addestramento in quel luogo devastato, perciò lo conosceva abbastanza bene, malgrado non potesse ricordare la morfologia di ogni palazzo, proprio per questo si chiedeva dove si trovasse la nemica, che in mezzo a quella fitta serie di macerie sembrava muoversi con estrema comodità, sfuggendo di continuo dalla visuale del suo avversario, saltando di palazzo in palazzo e nascondendosi alla loro ombra.
Kela, dal suo canto, correva con estrema agilità fra quelle costruzioni vecchie di millenni; abituata alle foreste del nord America, quei luoghi erano per lei un piccolo campo in cui poter giocare con l’avversario, cosa che le era di certo più naturale del combattere; non scappava l’Hayoka, anzi, cercava il momento propizio per avvicinarsi al nemico e stordirlo, senza essere così costretta ad ucciderlo, inoltre, un’entità cosmica molto debole stava sopraggiungendo dalla strada che lei aveva percorso, di certo uno dei compagni feriti e l’Hayoka non voleva che finisse in mezzo a quello scontro.
Il momento adatto a stordire Blat sembrò arrivare quando questi si ritrovò fra tre palazzi le cui pareti costituivano un angolo morto, impossibilitandolo ad avanzare frontalmente, allora la sciamana pellerossa gli arrivò sul fianco destro, cercando di raggiungerlo con il palmo della mano sinistra, azione inefficace poiché, con un malizioso sorriso, il Generale Oscuro si voltò di scatto e con decisione mosse l’alabarda per colpirla.
Il tomahawk bloccò però l’arma avversa, trattenendone i movimenti il tempo necessario perché Kela si avvicinasse tanto da tentare un diretto sinistro, gesto che fu però impedito a sua volta da una veloce rotazione circolare della lama nemica, che costrinse l’Hayoka a ritirare repentinamente l’arto sinistro per non rischiare di perderlo.
Ritrassero entrambi le armi allora, quasi in un ballo coordinato fra i loro corpi, ma non per allontanarsi l’uno dall’altra, bensì per una più potente carica delle rispettive lame, illuminate dalle energie cosmiche dei padroni, energie che cozzarono l’una contro l’altra, producendo un’esplosione talmente distruttiva da abbattere la maggioranza dei palazzi circostanti, già molto danneggiati dalle intemperie del tempo, e sbalzare entrambi al suolo, feriti e con le vestigia danneggiate.
Una figura avanzava, con passo incerto, fra le rovine di Mur: era Zadra dello Scultore.
La sacerdotessa d’argento aveva percepito la fine dello scontro fra Helyss e l’avversario, ne aveva sentito la vittoria ed era certa che, malgrado le ferite, sua sorella e Bifrost fossero vivi, stremati e celati sotto la città, ma vivi; poteva solo sperare che riuscissero a risalire in superficie.
La guerriera sacra ad Atena avanzava lungo la strada in cui aveva percepito camminare gli alleati, finché non percepì l’esplodere di due cosmi spaventosamente potenti e taglienti, come quello del cavaliere di Capricorn, notò anche lei; una battaglia sembrava infuriare fra questi due avversari ed in uno di loro, dopo un po’, Zadra riconobbe la giovane sciamana con cui aveva parlato la sera prima, la guerriera dell’Alce, la cui forza la sorprese parecchio.
La Malefica Scultrice seguì il susseguirsi dello scontro da lontano, mediante la percezione dei due cosmi atti a combattersi, finché la battaglia non sembrò spostarsi in un altro luogo, i palazzi che la sacerdotessa vedeva già all’orizzonte, palazzi che, dopo alcuni interminabili minuti, crollarono, come spazzati via da un’esplosione d’energia senza pari; fu allora che Zadra decise di correre verso il luogo dello scontro per soccorrere l’alleata.
Ancora una volta i due guerrieri si erano rialzati, disarmati adesso; entrambi privi delle loro armi ed entrambi determinati nel portare a termine le loro missioni, si ersero nelle loro figure, quella oscura, ma elegante, di Blat e quella, altresì elegante e tagliente, di Kela; entrambi aprirono le mani, come per tagliare l’aria con queste.
Il Generale Oscuro congiunse i palmi dinanzi al petto, mentre l’Hayoka posizionò il braccio sinistro parallelo al capo, piegandosi lievemente in avanti; "Comunque vada lo scontro, Blat del Pesce Sega Oscuro, sarei stata molto felice di conoscerti ed esserti amica, combattendo per perfezionare i nostri stili con le armi, piuttosto che averti come nemico", esordì con voce gentile la sciamana, "Anch’io, Kela dell’Alce, avrei desiderato conoscerti nel periodo in cui il potente Vize mi addestrava, forse avremmo potuto impedire tale massacro, con un ben più onorevole duello, che risolvesse la guerra prima ancora che questa s’accendesse", concordò cupo il guerriero dell’Erebo, prima di ispirare tristemente.
"Ondata fiammeggiante", esclamò pochi attimi dopo Blat, mentre dalle mani scaturiva una tale condensazione di calore da palesarsi in una gigantesca onda di fuoco che correva decisa verso l’avversaria; "Axe Horns", fu la risposta di Kela che nel compiere l’affondo con il braccio sinistro produsse dei profondi solchi nel terreno, che si ramificarono come le corna di una vera Alce in carica verso il suo nemico.
Gli occhi di Kela si dipinsero di un triste riflesso, mentre con un potente diretto destro al terreno produceva uno smussamento tale da sollevare una placca di terra dinanzi a lei, con la quale rallentò la furia distruttiva dell’ondata di fuoco, da cui fu comunque investita frontalmente, senza però riportare ferite mortali.
Si rialzò dopo alcuni minuti la guerriera pellerossa e subito corse, per ciò che poteva date le ferite subite, verso Blat, trovandolo sanguinante sia alle gambe che al tronco; sembrava che avesse subito in pieno la carica dell’Alce, senza riuscire ad evitarla, si trovava ora al suolo, incapace di rialzarsi e ferito.
"Infine mi hai sconfitto, ora prendi pure la mia vita; non immaginavo che, oltre al braccio sinistro, avessi anche nel destro una tale potenza offensiva", concluse con triste sarcasmo il Generale Oscuro.
"Come il braccio sinistro è spada tagliente, grazie al Thunder Tomahawk, così il destro è un maglio inesorabile, perché potenziato dall’utilizzo dell’altro mio Tomahawk, che pesa tre volte me e per maneggiarlo con una sola mano, senza rallentarmi, ho dovuto per molto tempo allenare il fisico a reggere un tale fardello", spiegò Kela, il cui tono era ora grave e serio, mentre puntava l’avversario con la mano sinistra, "inoltre, il Generale Oscuro, mi pareva di essere stata chiara: non voglio la tua vita", concluse l’Hayoka, con un bonario sorriso, andando ad appoggiarsi al suolo, poco distante da dove Blat, ferito ed incapace di muoversi, la osservava stupito.
Una risata scoppiò poi sulle labbra del guerriero di Erebo, "Sei davvero strana, combattente pellerossa; mi hai sconfitto sotto ogni aspetto, ora spero solo che il mio maestro perdoni tale disfatta", sussurrò fra se, spostando la folta chioma sulla spalla destra, mentre anche Kela iniziava a sorridere divertita.
L’esito dello scontro era ora chiaro all’interno del palazzo di Erebo, "Dunque il tuo caro allievo si è arreso all’avversario, cosa hai più da dire in sua difesa?", domandò con tono critico Zahn, ma non ricevette risposta alcuna da Vize che, piuttosto che ascoltarlo, si avvicinò alla Manta Nera.
"Raggiungi la base del palazzo, i nostri nemici sono ormai troppo vicini, lascio a te la prima battaglia", ordinò con tono secco il comandante, prima di voltarsi, con occhi carichi d’ira, verso il generale di Black Tigershark, "Tu, Zahn, vai al piano sottostante, semmai qualcuno sorpasserà questa prima difesa, dovrai combattere", disse indicando la sottile ombra della Manta Nera perdersi lungo la scalinata. "Tu cosa farai, comandante?", chiese allora l’altro, "Andrò a scusarmi per gli errori finora commessi con il nostro signore Oscuro, prima di attendere, come ultimo baluardo, qualsiasi avversari mi raggiunga", concluse l’altro.
Anche Whinga, con estrema gioia, aveva avvertito l’esito dello scontro, "Quindi alla fine Kela ha potuto risparmiare la vita del suo nemico, come sperava lei stessa", sussurrò a se stesso, prima che la voce del Re di Asgard lo riportasse alla realtà: "Attenti, siamo ormai prossimi alla nostra meta, il palazzo di Erebo", avvisò il figlio di Siegfried, mentre già l’oscura costruzione faceva ombra su di loro.