Capitolo 8: Le due Portatrici ed i tre Hayoka
Nella vasta landa ai piedi del Santuario di Atene, due scontri stavano compiendosi; quelli stessi luoghi, che tempo prima avevano visto l’assalto dei Titani guidati da Belinda la Titana dalle Sei Spade ed in seguito gli assalti dei Cavalieri d’oro Nero e delle Furie comandate dagli Horsemen, ora erano scenario di battaglie ben più quiete, in vero, ma altrettanto particolari, poiché oltre a nemici ammantati di Luce, in supporto ai santi di Atena erano giunti dei guerrieri pellerossa.
Sull’altura sovrastante il santuario, le figure di Lorgash ed Elettra si erano ormai riprese dalla melodia che, la loro avversaria, di nome Mai, aveva dovuto interrompere per il sopraggiungere di un terzo guerriero: un pellerossa dalle vestigia color viola e magenta, con alcuni riflessi rossi, rappresentanti, di certo, un serpente; dell’animale vi era infatti la testa sulla spalliera sinistra, mentre la coda copriva la sinistra, sulle braccia e sulle gambe delle coperture squamate, come quelle che nascondevano il tronco, lasciando solo la zona centrale adornata da un rombo simile ad un rubino per bellezza e pregiata forma. Il guerriero aveva capelli verdi ed occhi del medesimo colore, la fronte adornata da un diadema simile e colorata con delle zanne rosse.
"Come osate voi, Hayoka, guerrieri di divinità minori, disturbare gli ordini che la nostra Eccelsa Sovrana ci ha impartito?", tuonò infuriata la Portatrice di Luce, voltandosi verso il nuovo giunto, "Chi credi di essere per permetterti tale libertà", ringhiò ancora.
"Vake del Serpente è il nome impartitomi dal divino custode dell’Autunno, che di me fece un Hayoka dal dente avvelenato, e fin qui sono giunto per ordine delle divinità che seguo, proprio come te, ma, al contrario di voi, servi della Luce, noi aneliamo alla pace, che il risveglio della Bestia impedirebbe di certo", affermò il nuovo giunto, mentre manteneva salda la presa della propria frusta sul polso avverso.
"Non so chi tu sia, guerriero che ti definisci Hayoka, ma ti ringrazio per il supporto portatoci", esordì subito dopo Lorgash di Capricorn, di nuovo pronto alla lotta, "Ora, però, lascia a noi questa musicista, che le sue note abbiano fine per mano di chi ha cercato di eliminare", continuò determinata Elettra, mentre una risata di sfida si dipingeva sul volto della Portatrice del Ki-Lin, "Così tanto mi sottovalutate?", domandò all’improvviso.
Ai piedi del Tempio dell’Ariete, intanto, Botan e Real della Lira osservavano la figura oscura apparsa dinanzi a loro, un altro nativo americano, proprio come la giovane armata d’ascia che li aveva supportati, fermando le schiere di invasori morti; era un pellerossa dalle vestigia nere come la notte, costituite, apparentemente, da piume oscure che si disponevano con eleganza sulle braccia e sulle spalliere, ricoprendole e congiungendole con qualcosa che ricordava delle vere ali, cioè un mantello nero costituito dalle medesime placche a forma di piume. Le medesime decorazioni erano stilizzate sul tronco dell’armatura e sui gambali, mentre al centro del petto, in rilievo, era rappresentato il volto di un nero volatile dal becco scuro e dagli occhi rossi come il fuoco, lo stesso animale era rappresentato anche sul diadema dell’Hayoka, che si confondeva con facilità con i lunghi capelli oscuri e con gli occhi scarlatti del nativo americano.
"Portatrici di Luce?", esclamò la Sacerdotessa d’oro, che solo dopo alcuni secondi superò la sorpresa per le due figure che le erano apparse dinanzi, "Chi sarebbero costoro che dite ci stanno attaccando? E, più di questo, chi siete voi, Hayoka?", domandò con tono deciso Botan.
"Noi Hayoka siamo custodi della pace e dell’equilibrio del mondo, noi abbiamo sigillato le anime delle divinità malefiche, portandole al silenzioso riposo cui le vostre azioni e battaglie le hanno condotte; io, in particolare, sono Ash del Corvo, primo fra i tre Sciamani dell’Autunno", esordì con voce fredda e distaccata il guerriero pellerossa, "Sigillare le anime? Di cosa vai parlando?", incalzò allora Real della Lira, stupito da quelle sibilline parole.
"Cosa credi sia stato delle anime dei Quattro Horsemen dopo che i vostri compagni li hanno sconfitti? Pensi che tanta malvagità potesse restare ad aleggiare sul mondo senza degli effetti?", incalzò la seconda guerriera, senza muoversi dalla propria posizione, dinanzi al solco che lei stessa aveva creato nel terreno per travolgere le schiere di guerrieri morti; "Noi Hayoka, sotto la guida delle divinità Guardiane delle Stagioni, abbiamo compiuto il supremo atto di sigillarle, finché una quantità d’energia pari ed altrettanto oscuro non le risveglierà", spiegò cupamente il secondo pellerossa; "ma non per le presentazioni siamo qui, bensì per accettarci che ciò che i Portatori reclamano dal Santuario di Atene non venga da loro preso", affermò ancora, volgendo lo sguardo impassibile verso la vallata dove avevano compiuto i loro passi i guerrieri privi di vita.
"Ancora questo termine", replicò allora Botan, "chi sono questi Portatori?", incalzò allora la Sacerdotessa dorata, "Chiedilo ad una di loro, chiedilo a lei", replicò semplicemente il gelido pellerossa, indicando la giovane che aveva cercato la fuga dallo schieramento di morti, il cui volto adesso aveva un sorriso malefico dipinto, mentre un maestoso cosmo di luce iniziava a circondarla.
La domanda di Mai del Ki-Lin non attese risposta alcuna, la guerriera, piuttosto, utilizzò il flauto ricurvo che già aveva portato alla bocca come arma da lancio, scagliandolo mediante la mano libera proprio contro Vake, "Come pensi di evitarlo se devi tenermi imprigionata?", domandò allora la Portatrice di luce, mentre già la mano libera si portava all’ultimo corno sulla sua corona, prendendolo ed utilizzando questo come flauto ricurvo, "Mugen Onki", esclamò, riprendendo la precedente oscura melodia.
L’effetto fu immediato su tutti i presenti: Vake, che ancora stringeva la presa sulla propria frusta, sentì la forza venirgli meno alle mani, come alle gambe, che non si muovevano a sufficienza da evitare il colpo avverso, mentre Elettra, che già si era scagliata in soccorso dello sciamano del Serpente, ebbe un momento di squilibrio e barcollò verso terra, come Lorgash, che rimase immobile dinanzi all’oscura melodia. Almeno ciò fu quello che vide la Portatrice di Luce, che quasi non si accorse della rapida ripresa del santo d’oro, il quale scattò prontamente a sorreggere l’alleata Amazzone e poi si gettò contro l’Hayoka, così da evitargli l’impatto con il corno avverso, che tornò, senza aver ferito alcun nemico, nelle mani della sua padrona.
La musicista asiatica, liberatasi dalla presa della frusta quando Vake fu buttato a terra da Lorgash, posò al suo posto il corno che impugnava con la mano destra, poi, preso il secondo, che aveva lanciato, lo posizionò sulla nuca, mentre il terzo era ancora nell’altra mano, intento a suonare di oscure note.
"Non possiamo continuare a combatterla mentre innalza le sue cupe melodie", osservò subito il santo della Decima Casa, "Ma anche usare i tuoi fendenti, o le sue fiamme sarebbe inutile dinanzi a quella musica, sareste entrambi squilibrati, né io potrei attaccarla di nuovo di sorpresa come poco fa", osservò allora lo Sciamano del Serpente, "ci vorrebbe un musico come il Picchio, o il vostro compagno che sta proteggendo il Santuario", continuò, "o", affermò con ironico sorriso, "possiamo tentare di muoverla verso la direzione che preferiamo", concluse, avvicinandosi ancora di più ai momentanei alleati.
La musicista asiatica non si curò delle parole che i tre si rivolgevano, continuò piuttosto la propria melodia, finché il guerriero pellerossa, con grosse difficoltà, non si rialzò in piedi, espandendo il proprio cosmo, "E’ tempo che ti mostri di cosa sono capace", affermò, alzando il pugno destro dinanzi a se, "poiché la frusta che poc’anzi ti ha toccato è ben misera cosa dinanzi alle immense distanze che il Serpente del Deserto Americano sa raggiungere", avvisò subito dopo.
"Snake Whip", esclamò infine Vake, mentre il terreno sotto i suoi piedi si agitava, come se dalla roccia fosse nato un vero serpente, maestoso e sotterraneo, che segnava il suolo ad ogni suo movimento, diretto proprio contro la Portatrice di Luce.
La guerriera asiatica, però, si accorse prontamente del pericolo sotterraneo e balzò indietro, spostandosi di continuo verso destra e verso sinistra, pronta ad evitare i diversi movimenti della serpe d’energia. "Ora, cavaliere", esclamò d’improvviso Vake, e solo allora la Portatrice si rese conto di aver diminuito l’intensità della propria melodia per seguire i movimenti dell’attacco nemico, lasciando tempo ai due seguaci di divinità olimpiche di riprendersi: infatti Lorgash era già alla sua sinistra, con il cosmo saettante d’energia dorata, "Colpisci, Sacra Excalibur", sentenziò semplicemente, prima che un fendente partisse dalla sua mano, segnando il terreno e creandovi una crepa.
La Portatrice del Ki-Lin evitò anche quest’attacco, ma inatteso ne arrivò un terzo, portato da Elettra, "Horse Fire Gallop", esclamò infatti l’Amazzone, sferrando i furenti calci di fuoco, che, costrinsero Mai a fermare la propria melodia, impugnando ora due corna ricurve per bloccare la serie d’attacchi.
L’impatto fra le due guerriere fu tale da gettarle entrambe indietro, ma mentre Elettra con un’abile capriola atterrò a pochi passi da dove era partito il suo assalto, Mai non trovò più il suolo sotto i piedi, poiché i colpi di Vake e Lorgash lo avevano dilaniato, e fu costretta ad atterrare, con una piroetta, sul bordo del dirupo su cui affacciava quell’altopiano.
"Ora, Servitrice della Luce, ritirati, è l’unica speranza che hai di sopravvivere a tutti noi", avvisò prontamente Vake, "noi Hayoka non siamo guerrieri sanguinari, ma se continuerai a sfidarci non fermerò il mio pugno, come non lo faranno questi nuovi alleati", sentenziò deciso, "rinuncia alla Chiave per liberare la Bestia e dì alla divinità che ti guida che solo la stoltezza poteva spingerla a tale alleanza", concluse il pellerossa del Serpente.
"Le tue parole costeranno molto a voi Hayoka, nessuno ha mai osato dare della stolta alla mia Sovrana e ciò che tu hai appena fatto è pari ad una bestemmia, per questo voi sarete spazzati via da noi Portatori e dai nostri alleati, è una promessa cui i miei compagni sapranno dare forma reale", sentenziò Mai di Ki-Lin, prima di scomparire nella luce.
"Ad ogni modo è scappata con la coda fra le gambe", sentenziò subito dopo la scomparsa del suo cosmo Vake, sorridendo ai due cavalieri olimpici.
"So che tante domande avranno già invaso le vostre menti, nobili guerrieri, ma vi prego, raggiungiamo il Santuario dove i miei compagni stanno aiutando i vostri e poi, se riterrete giusto, spiegheremo tutto a voi ed al vostro Sommo Sacerdote", sentenziò semplicemente l’Hayoka, "Sia, poiché reputo che solo un amico ci avrebbe aiutato a tal punto, ti guideremo al Santuario e potrai passare per certo la Decima Casa dello Zodiaco", replicò con tono deciso Lorgash, prima che i tre si allontanassero da quel luogo.
La battaglia ai piedi del Santuario, mentre gli altri ancora affrontavano la musicista asiatica, era in un momento di stasi, poiché tutti erano fermi ad osservare il cosmo luminoso che aveva circondato la misteriosa ancella, ora in piedi.
"Complimenti, Sciamano pellerossa, mi sorprende che un così misero ordine come il vostro abbia percepito la mia vera identità", osservò ironica la voce della donna, "Non delle semplici illusioni riescono ad ingannare le menti degli Hayoka, abituate a percepire e purificare il male in ogni essere vivente", replicò impassibile Ash, mentre la luce attorno alla misteriosa donna stava lentamente svanendo.
Un’armatura argentea e dorata la ricopriva, armatura al quanto strana, poiché dal capo sembravano scendere numerosi capelli d’oro ed argento, che si disponevano sul resto della cloth, piuttosto semplice, un’armatura adornata sul tronco da un sole e che ricopriva il petto dalla gola fino all’inguine, per poi congiungersi con due gambali lunghi dal ginocchio ai piedi e, all’altezza della gola, con due spalliere.
Anche le braccia, naturalmente, erano difese dalle vestigia, ma ciò che le distingueva per fattura era solo l’elmo, simile ad una vera e propria testa da cui scendevano questi capelli d’oro ed argento che si appoggiavano in appositi solchi nel resto della corazza congiungendo i diversi lembi, dal tronco a spalle e gambe e dalle spalliere ai bracciali. Lo stesso volto era interamente celato in questa miriade di capelli metallici.
"Ma cosa?", balbettò appena Kela, chiaramente stupita, come tutti i presenti, dalle vestigia dell’avversaria, ma meno capace di trattenere il proprio stupore.
"Sono Shime di Hari Onogo, giunta fin qui per ottenere la Chiave di cui la mia Sovrana ha bisogno", avvisò decisa la misteriosa nemica, mentre già il cosmo animava le numerose ciocche che la circondavano.
"Sacerdotessa d’oro, difendi il musico tuo compagno, poiché ancora la sua melodia è necessaria alla difesa del Santuario, io mi occuperò di proteggere la mia parigrado", avvisò allora Ash del Corvo, senza particolare titubanza, scattando rapidissimo verso Kela.
"Inutile è la fuga, le ciocche, che come petali si disperderanno, sono formidabili cecchini, capaci di colpire qualsiasi nemico desideri", avvisò nello stesso momento Shime, mentre il cosmo, lasciava scuotere le lunghe chiome dorate e d’argento, "Kami Hare", esclamò infine.
Decine di ciocche, simili a petali, proruppero dalla folta chioma, circondate da un’energia senza pari che le rendeva più dei proiettili d’energia che dei petali o capelli, mentre con furia investivano tutto ciò che si trovava attorno alla Portatrice di Luce.
Botan concentrò attorno a se il possente cosmo dorato, aprendo tramite questo il Varco con il mondo dei morti di cui era padrona e lasciando che lei e Real lo usassero per spostarsi, così da evitare con facilità i diversi proiettili lanciati dall’avversaria, ma nello stesso tempo poté notare come prontamente l’uomo di nome Ash facesse da scudo con il proprio corpo alla giovane Kela.
L’impatto fra le ciocche e le nere vestigia del Corvo fu devastante, ma, malgrado ciò il guerriero si rialzò prontamente, l’armatura segnata da più e più danni, ma il corpo illeso, anzi, come ben presto la stessa Botan poté notare, e come lei anche Shime e Real, le ferite riportate dall’Hayoka si richiusero prontamente dopo l’impatto.
Ancora una volta lo stupore portò alla stasi nella vallata ai piedi del Tempio dell’Ariete, ma tale pausa fu interrotta dal cosmo della seconda Portatrice che scompariva, poco prima che altri tre si facessero sempre più vicini.
"La tua compagna ha perso, seguace della Luce, rinuncia alla battaglia se non vuoi incorrere nel triste destino dei mortali", sentenziò gelidamente Ash del Corvo espandendo un cosmo incredibilmente simile a quello di Botan, seppur meno splendente, "Un guardiano dell’Oltretomba", sussurrò fra se la Sacerdotessa d’oro, prima di notare come la loro comune nemica stava indietreggiando. "Sembra che per questa volta debba rinunciare a ciò che la mia Sovrana anelava, ma sappiate, Hayoka, che il prossimo di voi che mi sbarrerà il passo, cadrà di certo", avvisò decisa Shime, prima di scomparire nella luce per la chiara situazione di svantaggio in cui si trovava.
Quando anche Vake, Lorgash ed Elettra si trovarono ai piedi del Santuario, i tre Hayoka riproposero la medesima richiesta già fatta dallo Sciamano del Serpente: "Vi preghiamo di condurci dal vostro sommo Sacerdote, così che noi si possa spiegargli tutto ciò che è iniziato adesso, la nuova battaglia ed il pericolo che tutti voi ed i vostri alleati cinge nuovamente", sentenziò con tono sereno Ash del Corvo, il cui sguardo impassibile non era ancora cambiato.
Lorgash e Botan si volsero uno verso l’altra, "Sia pure, guerrieri pellerossa, seguiteci nelle stanze del Sommo Sacerdote Golia", sentenziò la Sacerdotessa di Cancer, invitando tutti i presenti a seguirla.