Capitolo 3: L’agguato nella foresta
Nelle fredde terre di Asgard sembrava tornata la medesima pace che l’aveva avvolta dopo la guerra di più di vent’anni prima fra i God Warriors di Hilde di Polaris ed i Santi di Atena, condotti da Lady Isabel.
Pochi erano gli asgardiani che ricordavano quella lotta, prodotta, si diceva, per sete di conquista, ma in realtà guidata da una volontà esterna a quella della celebrante di Odino che, una volta rinsavita, aveva riportato pace e prosperità al proprio regno, per quanto possibile date le rigide condizioni del clima nordico, per venti lunghi anni in cui i nuovi God Warriors, guidati dall’allora Principe Freiyr, venivano addestrati. Giunsero però nuovi nemici, di cui gli asgardiani ne avevano un ricordo più vivo: dapprima i titani invasori che avevano ucciso la Celebrante Hilde e sua sorella Flare, poi l’assalto di Morrigan e delle sue sorelle; ed ora, per quasi un lungo anno, vi era stata la pace in quelle terre sacre ad Odino, pace che si rifletteva anche nelle gioiose risate che alcuni potevano sentire, avvicinandosi al bosco dei Megres, unica via per raggiungere il palazzo del Re Freiyr.
Quelle risate erano prodotte da due giovani che correvano, coperti dai folti abiti asgardiani, per quelle foreste ricche di ametista e, in alcuni angoli, ancora imbruttite da cupe statue di morte che il passato God Warrior della stella Delta, Alberich di Megrez, aveva saputo creare.
Lungo la loro allegra corsa, che, malgrado il tono delle risa, avrebbe sorpreso per quanto velocemente i due si muovevano, quella che dei due sembrava una fanciulla dai lunghi capelli azzurri, quasi d’argento, si fermò, all’ombra di un alto albero, mentre una lunga sciarpa del medesimo colore nascondeva il suo viso dal naso in giù.
"Voi sacerdotesse guerriere di Atena non dovreste tenere costantemente la maschera sul volto?", domandò allora l’altro che correva nel bosco, raggiungendola, "Sì, in caso qualcuno vedesse per intero il nostro viso, saremmo costrette ad ucciderlo", replicò l’altra, con il volto in parte coperto.
"Allora farai meglio a non perdere quella sciarpa", incalzò ironico il ragazzo, "Esatto, Bifrost, sarebbe meglio per te", aggiunse la sua interlocutrice, "Helyss, rischiare la vita in battaglia contro di te sarebbe uno scontro molto duro, specie dopo tutti questi mesi di riposo e pace", osservò allora il guerriero di Asgard e custode di quei boschi, "forse dovresti fare come tua sorella, evitando di toglierti la maschera", concluse sorridente.
"Zadra in effetti passa la maggioranza del suo tempo ad addestrarsi nelle fucine del castello, malgrado più volte Re Freiyr l’abbia invitata a riposare dal continuo allenamento", osservò la Sacerdotessa del Pittore, allontanandosi dall’ombra dell’albero.
"Tua sorella sa di essere l’ultimo Fabbro rimasto e, in visione di nuovi pericoli, ha deciso di abbandonare ogni piacere della vita per perfezionare fino ai livelli dei Tre defunti Fabbri di Efesto, le proprie abilità", rifletté Bifrost, appoggiando una mano sulla spalla della Sacerdotessa d’argento.
Helyss stava per voltarsi verso il God warrior quando un cosmo spaventosamente negativo si manifestò nella foresta come una scossa elettrica.
"Che cosa?", balbettò appena la Silver Saint, stupita da questa presenza nemica, "Helyss, torna al castello ed avvisa sua maestà Freiyr e Zadra, andrò io a vedere chi ha osato disturbare la pace di Asgard", affermò il fratello di Alberich.
"Sei privo di armatura, avrai bisogno di un supporto", avvisò allora la Sacerdotessa guerriero, "Appunto, vai a chiamare sia sua Maestà che la tua pari e sorella, tornerete tutti con le vestigia indosso, mentre le mie si trovano fra queste ametiste, pronte per servirmi di nuovo", concordò Bifrost, voltandosi sorridente verso l’alleata, "ora vai", concluse, scattando egli stesso verso il punto da cui proveniva il cosmo nemico.
Durante la veloce corsa nel fitto del bosco, le vestigia di Megrez ritornarono sul corpo del loro diretto padrone, che, dai tempi della battaglia contro Europa, la titana mutaforma, contro cui aveva combattuto assieme al defunto Yggdrasil di Phecda, non avevano mai abbandonato il loro custode, nemmeno durante la sua ultima lotta contro il prode Tethra, sposo di Nemain.
Questi pensieri tornarono alla mente di Bifrost prima che si fermasse dinanzi al nemico che stava espandendo un potente cosmo al centro di una zona pianeggiante fra le alte querce di Asgard.
Il fratello di Alberich si fermò poco fuori della zona pianeggiante, "Chi sei tu, cavaliere?", tuonò prontamente, mentre il suo nemico si voltava verso di lui, mostrando delle nere vestigia di scaglie: vestigia caratterizzata da una pomposa copertura cupolare sulle spalle e sul pettorale, mentre il resto dell’armatura sembrava costituita da sottili filamenti di scaglie, che ricoprivano per intero il corpo, escluse le braccia, da cui scivolavano sinuose due fruste rettangolari, ed il volto, che, scoperto, mostrava i lineamenti scuri ed i sottili occhi verdi, mentre una folta chioma scomposta di capelli grigi, che disordinati si alzavano verso il cielo, ornava il capo di questo invasore.
"Chi io sia non è di tuo interesse, poiché l’unica cosa che deve importanti, guerriero del Nord, è la tua funzione di merce di scambio", affermò, parlando con veemenza, il misterioso nemico, "Merce di scambio?", ripeté Bifrost, avvicinandosi al nemico, così da entrare nello spiazzo naturale fra gli alberi, "Esatto, specie ora che sei caduto nella mia rete", concluse il nemico, mentre, sollevando la mano sembrò produrre un terremoto.
Non era stato però quel gesto a scatenare il terreno, bensì i corpi di decine di guerrieri che uscirono dal sottosuolo, guerrieri con le medesime nere vestigia di scaglie che già avevano attaccato Kain; ve ne era uno fra ogni albero e, d’improvviso, i loro corpi furono circondati dal medesimo cosmo che aveva creato la rete subacquea, ma stavolta i filamenti d’energia cosmica passarono attraverso gli alberi, creando una gigantesca gabbia cilindrica, alta quanto le maestose querce, in cui Bifrost ed il suo nemico rimasero chiusi.
Era in trappola; di questo se ne era reso conto solo allora Bifrost, seppur non riusciva a capacitarsi di come non avesse percepito la presenza di quei guerrieri attorno a se, presenza che nemmeno adesso gli era ben chiara, come se tutti quei soldati fossero avvolti da un’oscurità che li rendeva assenti ai suoi sensi.
"Non ti preoccupare di questo mio Stormo, sono solo delle pedine che utilizzerò per tenerti in questo campo di battaglia ed impedirti la fuga, non dovrai affrontare loro, ma me, finché non ti avrò reso inoffensivo. Poi ti userò per farmi dare dal tuo re ciò che cerco", lo avvisò l’invasore.
"Pensi di potermi battere con tale facilità?", domandò allora Bifrost, "Sì, perché tu non hai mai incontrato qualcuno come me, uno dei Sette Generali Oscuri", avvisò il suo nemico deridendolo, "Generali Oscuri?", ripeté allora il God Warrior, "Sì, servitore della tenebra più profonda, fra tutti io, Ruck della Medusa Marina, sono forse il più terribile per furbizia", avvisò il nemico, prima di scuotere le fruste che portava ai polsi, dirigendole verso Bifrost.
Con un abile balzo il fratello di Alberich evitò le fruste, allontanandosi di qualche passo, "Costui è di certo un combattente per le medie e lunghe distanze, dovrò tenerlo occupato in uno scontro ravvicinato, almeno finché non verrà qualcuno a darmi supporto per questa gabbia", pensò fra se il guerriero di Asgard, richiamando a se il proprio cosmo d’ametista, "Hororo Ken", esclamò poi Bifrost, mentre la spada di violaceo minerale si formava nel suo pugno destro.
Roteando l’arma nella propria mano, per riprendervi l’abitudine, dopo quasi un anno di pieno riposo, il cavaliere si lanciò contro il suo nemico, cercando di colpirlo con un veloce affondo allo sterno, un colpo che, però, andò completamente a vuoto.
"Sei lento, guerriero del Nord", lo ammonì il nemico, cercando di spostarsi di alcuni passi indietro per colpirlo con un movimento veloce della frusta, ma anche Bifrost fu abbastanza accorto da parare il colpo con un secco gesto della spada d’ametista, che subito distanziò la liana dal suo corpo, riportandolo nella possibilità di attaccare con un fendente a spazzare all’altezza del petto.
Ruck, però, bloccò con le mani la spada d’ametista, "Simpatico minerale, ma una volta che il tuo attacco è bloccato, guerriero del Nord, solo rinunciando alla tua arma puoi sperare di evitare l’impatto con le mie fruste", esclamò soddisfatto il combattente oscuro, mentre le sinuose fruste, quasi avessero una loro volontà, si mossero, legandosi alla zona scoperta dell’armatura attorno alle gambe.
"Saette minori", tuonò con voce possente il guerriero della Medusa Marina prima che le sue fruste brillassero di un’intensa luce chiara, che subito si scaricò sulle gambe di Bifrost, il quale, scosso da una violenza inevitabile, riuscì appena ad emettere un urlo, prima che degli sprizzi di sangue fuoriuscissero dalle sue gambe e la spada gli cadesse di mano.
Ruck osservava sorridente le urla di dolore, poi, ritrasse le fruste, lasciando andare anche la spada, "Patetico, così poca resistenza alla più debole delle scosse che so emettere", affermò, mentre il corpo privo di forze di Bifrost cadeva al suolo, apparentemente immobile e di certo ferito alle gambe.
"Sembra che infine abbia ottenuto la merce di scambio di cui necessitavo, ora il Re di queste terre mi dà senza altre titubanze l’oggetto che mi serve, la sfera che il mio padrone ha richiesto, per concludere il patto con i suoi alleati", concluse fra se Ruck, mentre si avvicinava alla barriera, pronto a dare il segnale affinché fosse abbassata, ma, proprio in quel momento, una figura arrivo rapida dalla boscaglia, era Helyss con indosso le vestigia del Pittore.
"Bifrost!", urlò la sacerdotessa guerriero, "Chi sei tu, fanciulla? Forse una sua alleata?", domandò allora Ruck, "Ad ogni modo la tua presenza non è necessaria in questo luogo, vai anzi a chiamare per me il Re di queste terre, che venga di persona a contrattare per la liberazione del suo servitore", affermò il guerriero dalle nere vestigia, "Non servirà chiamare Freiyr per abbatterti, basterò io", esclamò in tutta risposta, ponendo delle veloci runes sulla barriera d’energia cosmica che vi era fra due alberi ed indebolendola notevolmente.
"Sembri una guerriera ben più capace di questo tuo alleato, poiché con un semplice movimento hai saputo scalfire la barriera cosmica di questo Stormo, interessante, ma mi chiedo quanto sia utile ciò, se in questo modo mi concedi la possibilità di colpire per primo", esordì allora Ruck, la cui frusta saettò veloce in mezzo alle runes e si avvinghiò al corpo di Helyss, "Saette Minori", esclamò di nuovo il nemico ed ancora una volta la macabra scossa travolse la vittima designata lasciandone il corpo al suolo, sanguinante.
"Mi chiedo perché il tuo volto è nascosto sotto quella maschera, incredibilmente ben colorata", osservò allora il Generale Oscuro, prima di voltarsi di nuovo verso Bifrost, "Sembra che ora abbia persino due merci di scambio", concluse ironico, prima che, d’improvviso, delle nuove presenze lo circondarono, due figure che apparvero dal nulla, portandosi alla destra ed alla sinistra della barriera.
"Chi va là?", tuonò subito l’oscuro guerriero, "Alleati di Asgard e portatori di pace, coloro che bloccheranno le tue azioni prima che sia troppo tardi, servitore dell’Oscurità", avvisò uno dei due, prima che entrambi innalzassero una nenia molto simile a quella che già Whinga dell’Oca Polare era decantato nel Regno sottomarino.