Corinto della Capra si era appena ripreso dall’assalto improvviso di Bellerofonte e primo fra i suoi pensieri fu la sorte di Ikki, l’unico cavaliere che non era riuscito a prendere sotto la propria ala protettrice.
- Cavaliere di Phoenix.. – pensò. - ..mi rammarica non aver potuto donare anche a te virtù, forza e conoscenza necessarie ad affrontare la Folgore Bianca. Temo di averti mandato incontro ad una prova sin troppo insidiosa, tu che nonostante tutto sei, tra i cinque cavalieri ad aver raggiunto la Divina Apoteosi Guerriera, forse il più abile..
Guardò poi oltre l’orizzonte celeste della notte di Mekar, in direzione del luogo ove aveva teletrasportato Ikki.
- Colui che presiede la casa della Tigre, pone nell'antico dualismo dello Yin-Yang e nella preservazione del naturale ordine delle cose, la fonte del suo immane potere d’asceta! Phoenix, non con la fiamma stellare nè con la forza mentale potrai aver ragione di lui... Sta in guardia, amico mio!
Ikki si risvegliò nei pressi d’un bosco dal selvatico aspetto; rigogliosa vegetazione ivi cresceva tutt’intorno, e sembrava ammantare di un verde salubre le fattezze semi-nascoste d’una sporgenza roccea di una decina di metri d’altezza. Come constituisse sottile trama della roccia, un velo d’acqua di sorgente scorreva leggero tra le insenature giù per essa, confluendo poi in uno splendido specchio d’acqua alla base del quale nuotava, incurante, una frotta scomposta di carpe dalle rosate sfumature. Ikki si guardò intorno, disorientato; d’un tempio dello Zodiaco Cinese, neanche l’ombra, d’un cosmo avverso tanto meno. I ricordi annebbiati dal teletrasporto, il dolore ancora acceso provocato dal calcio di Bellerofonte ed il disorientamento furono però presto soppiantati da un sentimento più pressante: "Shun, fratello!" si preoccupò Ikki. "A cosa alludeva Corinto quando ti voleva sulla strada prossima allo scontro più difficile della tua vita? Cosa può esser ancora peggiore di dover combattere interiormente l’oscuro Hades che in te s’era annidato??"
- Benvenuto nel secondo centro spirituale. E’ Corinto della Bianca Capra che qui conduce il menar del passo tuo, cavaliere d’Athena? – risuonò limpida una voce, che sorprese Ikki e il suo rimuginare. Nessuna figura si rivelò però agli occhi di Phoenix.
- Non erri! E’ stato il tuo collega ad avermi trasportato qui, sebbene il perchè mi sia tuttora ignaro. Palesati ordunque, cavaliere di platino!
Dall’alto della piccola cascata, una figura, celata ad Ikki da un raggio di sole, iniziò placidamente a discendere i gradini d’una scalinata d’aria; l’essere, la cui pienezza cilestrina quasi lo ammantava d’etere iperscutrutabile, sebbene ormai alla luce, agli occhi di Ikki risultava ancora distante, quasi posto via da lui a distanza siderale..
- Sei dunque tu... colui che ha sconfitto il mio caro amico Shaka... – sussurrò la figura nascosta nella luce.
- Tu conosci Shaka?? – sbottò con non poco stupore Ikki.
- E sì, d’altronde quell’uomo aveva da sempre commesso l’errore di sottovalutare ogni genere di potere che avesse la sua fonte in qualcosa che lui non riusciva ad apprezzare. Come la fede negli altri... – continuò con magistrale flemma il nuovo arrivato.
- La fede negli altri… Come sai tu di Phoenix?? – lo interrogò energicamente il cavaliere sacro ad Athena.
- La sensibilità che contraddistingue il cavaliere della Capra è assoluta e dona grandi vantaggi al primo Sacerdote spirituale di Mekar. Ebbene non meno di Corinto può Lao Hen della Tigre, Colonnello e seconda guida mistica della Folgore bianca, leggere nel tuo cuore. Un cuore forte e travolgente come un monsone, ed altrettanto tormentato…
Phoenix era basito. Questa creatura, che si professava amica di Virgo, aveva una virtù cosmica ed un’aura per nulla inferiori allo storico avversario della sesta casa. C’era in lui, a dirla tutta, un qualcosa di più divino, d’ancor più perfetto.
- Ancora una volta, ti chiedo di rivelarti, chiunque tu sia!
Il bagliore che velava di splendore la figura si diradò all’improvviso, spaccandosi in due come un frutto troppo maturo, aprendosi come una conchiglia di luce: da essa venne fuori un uomo in abiti cinesi. Le vesti marziali non celavano la corporatura snella e la muscolatura perfettamente definita; la vita stretta ingaggiava un armonico gioco di proporzioni con i pettorali e le large spalle, le gambe e le ginocchia semi-piegate gli donavano una postura maestosa di felino. Frange di capelli neri gli cadevano sulle tempie mentre una spessa treccia raccoglieva dietro le spalle il resto della capigliatura.
Il portamento, il cosmo, l’aspetto… Tutto in Lao Hen faceva pensare ad un radiante e clemente dio guerriero dell’antica Cina. Che fosse quindi avversario insormontabile? Di fronte a tale dubbio, Ikki non si scoraggiò affatto, anzi trovò quasi rinnovato vigore… Dopotutto, non era di certo la priva volta che si trovava a dover fronteggiare un Dio.
Una cosa però proprio non convinceva il cavaliere d’Athena. Perché questo nuovo avversario si era presentato in campo… senza indossare le vestigia? Un tal dubbio non poté che attanagliare la mente di Ikki nel sospetto. D’altra parte, come non aspettarsi nulla d’insolito da un amico di Shaka…?
- Mi scuso.. – esordí Lao Hen, riportando Phoenix alla realtà - ..se non mi sono mostrato prima a te. La luce che scaturisce dal Quadrante di Lao e nella quale io compio continua ascesi é ormai per me usuale fardello, tanto da non accorgermi più d’indossarlo.
- Il Quadrante di Lao? – lo interrogò Ikki, incuriosito.
- Non è mia intenzione tediarti ma fa un po’ conto che la luce che scaturisce dal Quadrante sia una barriera luminosa che attinge alla più intima e sacrale delle sorgenti dell’animo. Sorgente che Shaka chiamava.. "Om".
Ikki non poté non sgranare gli occhi. Se effettivamente Lao Hen padroneggiava una tecnica difensiva della statura dell’"Om", il suo dubbio che Lao Hen fosse fin troppo simile a Virgo era dunque fondato. Questo certo non era di buon auspicio; Shaka non era stato solo il più arduo dei suoi avversari: no, non solo... Era il cavaliere che Athena stessa aveva scelto per farsi accompagnare nell’Ade nella battaglia contro Hades, il primo Gold Saint ad acquisire l’Ottavo Senso… In breve, il piu’ potente santo posto a difesa della sua Dea.. E se Lao Hen gli fosse stato addirittura superiore?
Forse, si disse Ikki, era il momento di metterlo alla prova. Così pensando, si gettò sul nemico gridando:
- Vedremo se il tuo fantomatico Quadrante è all’altezza delle difese di Virgo… e a quella degli attacchi di Phoenix!
Decine di strali d’energia fiammeggiante proruppero dai pugni di Ikki, ma ognuno d’essi andò ad infrangersi miseramente sulla noce luminosa che ricrebbe attorno a Lao Hen. Con fare impassibile, questi rivolse lo sguardo penetrante ad Ikki: gli occhi del cavaliere di platino lo fissavano adesso come quelli di un felino in agguato, provocandogli gelidi brividi lungo la spina dorsale.
- Speri di varcare la luce del Quadrante dei Cieli con questi deboli colpi? Mi sottovaluti, Fenice…
- Vorrà dire che ti onorerò di un attacco diretto. – minacciò Ikki. - Difenditi! - proruppe nel lanciarsi in uno scatto frontale.
Mirando al volto dell’avversario, Ikki tentò di assestare un destro deciso ma il suo pugno fu bloccato dai polsi intrecciati di Lao Hen che, facendo presa sulle gambe semipiegate a cavaliera, lo fece ribaltare alle sue spalle. Ikki riuscì a rimettersi in assetto di combattimento ma, in un rapido voltarsi, ricevette un attacco di gambe sottomento, che lo fece capitombolare indietro e schiantare contro un albero alle sue spalle. Rialzandosi dolorante, il cavaliere d’Athena si rese conto di trovarsi di fronte un avversario davvero formidabile, ed a suo modo insolito.
- La posizione dell’arciere propria al Judo.. Una proiezione laterale che sfrutta la forza inerziale dell’avversario contro lui stesso, principio base delle Tecniche di Tai-Chi.. Per finire, il calcio rovesciato, tecnica caratterisca del Tai-Kwun-Do… Tu non sei solo un asceta: il tuo stile di combattimento è un ibrido perfetto fra diverse arti marziali, un esperanto della lotta!
- Hai indovinato, Ikki. – rispose il Platinum Saint. – Il cavaliere della Tigre, da sempre vertice di spicco della Platinum Army, padroneggia le arti marziali d’Oriente dall’Alba dei Tempi, da molto prima che la stessa conoscenza fosse concessa agli uomini.. Ognuno di questi stili di combattimento riverisce Lao Hen come riconoscente prole. Perché sono stato proprio io a dare origine alle danze di lotta che nel mondo sono conosciute come arti marziali.
- Sei dunque il padre mitico d’ogni tecnica di lotta orientale?
- Sì, ed è per dare alle genti dell’estremo est della Terra una maniera per difendere se stessi e le terre a me care, che a loro donai tali virtù belliche. Un impero, quello di Cina, ha per secoli retto alle spinte colonialiste degli invasori dell’Ovest anche grazie a queste discipline. Gli uomini stessi hanno assimilato tali stili di lotta, modificandoli, rendendoli propri e talvolta anche migliorandoli: ad ognuno d’essi poi han dato nome nelle loro lingue-madri… E così che il Kung-Fu, l’Aikido, il Tai-Chi e via dicendo hanno avuto origine.
- Sembresti sincero.. – quasi lo interruppe Phoenix. - ..ma dietro queste tue parole si cela eccessiva sicurezza. A tal proposito, cavaliere, dove hai lasciato l’armatura?
- In questo momento.. – spiegò Lao Hen. – ..non mi occorrono le vestigia della Tigre per misurarmi a te.
- Mpf.. – sbuffò Ikki – Come pensavo.. Sei un pallone gonfiato travestito da santone.. Adesso in guardia, vengo da te! – continuò poi, gettandosi all’attacco sul lato destro dell’avversario, per poi caricarlo con una miriadi di colpi al fianco ed al costato. La velocità alla quale Ikki scagliava i suoi affondi eguagliava quella della luce, ma nonostante ciò Lao Hen, ancora parzialmente in posizione d’attesa, riusciva a parare tutti i colpi a lui rivolti utilizzando la sola mano destra. Visti gli scarsi risultati di quell’assalto, Ikki tentò di sorprendere il suo avversario scomparendo dal suo campo visivo e riapparendo in alto; in picchiata con la gamba sinistra, Phoenix saltò però su un’effimera immagine residua che ancora non s’era dissolta quando Lao-Hen lo sorprese alla spalla destra con un micidiale calcio rotante, che lo mandò in moto vorticoso contro la cascata, facedondolo incassare tra le rocce della stessa. Il cavaliere di platino voltò il capo dal lato opposto, in segno di delusione.
- Il "Sempuga" proprio all’Hensei-ken è una tecnica di lotta talmente diffusa anche fra i sant che mi stupisce sia bastato a sorprenderti. Cavaliere d’Athena, ancora t’ostini a non voler utilizzare i poteri del tuo cosmo contro di me, quasi volessi reprimerli… Cos’è il tuo? Una qualche sorta di accortezza tecnica o non sei forse all’altezza della reputazione che ti precede? – lo interrogò il Colonnello, mentre il cosmo della Fenice esplose in seno alla cascata, interrompendone momentaneamente il corso ed aprendo così un varco al fiammeggiante volatile del mito arabo, che andò a rimaterializzare Ikki di fronte al suo avversario.
- Non è nè espediente tecnico nè mancanza di abilità a frenare il pugno di Phoenix, ma rispetto per un avversario disarmato. – precisò con orgoglio il pupillo di Athena.
- Ah, avrei dovuto capirlo subito… - disse Lao Hen. - ..è il fatto che io non indossi le mie vestigia ad impedirti di usare contro di me la stessa grinta per cui sei famoso, quella senza la quale non avresti mai potuto mettere Shaka sotto scacco. Ma rimedierò subito, togliendoti ogni scrupolo di tal sorta! – vaticinó, mentre il suo cosmo iniziava a bruciare, per la prima volta con chiara intenzione offensiva. Ikki, dal canto suo, alzò lesto le sue difese, pronto a fronteggiare qualcosa di straordinario e terribile. Purtroppo per lui, le intenzioni di Lao Hen gli erano oscure…
Ponendosi in guardia, piegando la gambe in avanti ed il busto all’indietro, il cavaliere di platino assunse una posizione il cui improbabile baricentro s’addiceva più ad una fiera che non ad un umano. Le mani di Lao Hen presero la forma di minacciose zanne di tigre, le nocche delle dita quasi a disegnare il volto del feroce animale. Le pupille del cavaliere, poi, non avevano più nulla d’umano: ora Lao Hen, agli occhi di Phoenix, appariva come una maestosa tigre da battaglia..
- Dall’alto del Quadrante dell’Ovest d’Oriente, ti invoco, Bianca Tigre dei Cieli! Pervengano a me le tue fauci divine e si fiondino sulle vesti belliche del mio avversario, facendo di lui inerme preda alle tue infallibili zanne! Fauci della Clemenza!!!
Il colpo lanciato dal Colonnello aggredì Ikki ad una velocità incalcolabile. Ciò che al cavaliere di Phoenix sembrò di distinguere, fu la figura rifulgente di una tigre siberiana che s’avventava contro di lui, abbracciandolo nella luce più intensa. Poi nulla più che un sibilo. Senonch
nell’arco di alcuni secondi Ikki si ritrovò in piedi, ed assolutamente illeso.
- Ma cosa…?? – si chiese il cavaliere d’Athena, accorgendosi qual’era stato in vero l’effetto del colpo. Le vestigia di "Phoenix La Luce" erano state completamente polverizzate, anzi le si sarebbe dette scomparse se non fosse stato per i mucchietti di cenere bluastra che Ikki si ritrovò ai piedi.
- Il tocco delle Fauci della Clemenza agisce come preciso bisturi che incide esattamente dove e come l’impassibile chirurgo richieda. Non è un volgare colpo distruttivo, e spicca appunto per manovrabilità. La tigre di Lao non è semplice fiera furente: le sue zanne operano nel metodo…
Ikki pensò fra se che non era nemmeno la grande abilità con la quale Lao Hen aveva portato il suo colpo ad averlo così sorpreso e trovato impreparato. No, era piuttosto la velocità alla quale si muoveva il suo avversario che, sebbene suonasse irreale, era di certo superiore a quella della luce… Che la natura del luogo nella quale si trovava potesse aver reso possibile ciò che la fisica stessa proibiva??
- Adesso che la Fenice è ridotta in cenere, fino alla prossima risurrezione, non dovrai preoccuparti di frenare il pugno contro di me.. Mostrami le carte con le quali hai messo a spalle a muro Shaka!
- Molto bene… - sospirò Ikki. - …non avrei voluto utilizzare il mio colpo massimo contro un avversario privo di corazza, ma sembra che a questo punto il dado sia tratto. E’ quindi il mio turno di attaccare, tu preparati alla difesa! – proseguì, in un’esposione di fiamme e bagliori incandescenti.
- La Fenice non è stata ridotta in cenere con l’armatura, perché essa risiede nel mio pugno! – gridò Phoenix, pronto ad attaccare. – Eccotene il volo impetuoso, Colonnello… Quel volo al quale perfino Shaka di Virgo ha dovuto piegarsi! Ali della Fenice!!!
La leggendaria tecnica di Phoenix scatenò un inferno rosso contro il cavaliere di platino, apparentemente soprendendolo e avvolgendolo nel calore. Proprio nel momento in cui Ikki accennava un sorriso però, la verità si palesò sconcertante ai suoi occhi: Lao Hen era in piedi di fronte a lui, non un centimetro più in là da dove lo aveva lasciato; lingue di fuoco vorticavano compostamente intorno a lui, danzando per ricongiungersi all’altezza delle sue braccia liddove… No, ciò che adesso era reale, non aveva precedenti, né nella storia, né nel mito! Fu un momento, poi Ikki dovette riprendersi dallo sbalordimento. E vide… vide Lao Hen sorridere ad una mansueta creatura che si era appollaiata sul suo polso sinistro, mentre con il palmo della mano destra ne accarezzava dolcemente il capo: e si trattava proprio la sua Fenice! Lo spirito del suo animale-guida, finora solo apparso per portare distruzione per poi rispiccare il volo, si era materializzato, fermato un attimo a ricevere le carezze di costui, costui che sembrava essere in grado di addomesticare perfino il leggendario volatile simbolo dell’immortalità… Mentre ancora Ikki cercava di barcamenarsi nello stupore, Lao Hen, come un falconiere professionista, inarcò elegantemente il braccio per poi rialzarlo rapidamente, facendo così volare via l’uccello fiammeggiante, che disparve nella luce del sole appena levatosi.
- Le ali della Fenice non mi sono avverse. – commentò il cavaliere di Mekar. – Ti dirò di più: la Tigre e la Fenice sono, insieme alla Tartaruga e al Drago, i quattro guardiani spirituali delle porte del cielo d’Oriente. L’immortale rapace è custode del quadrante celeste del Sud, la sempiterna testuggine di quello del Nord, il dragone poi, che dell’Oriente rappresenta l’effige per antonomasia, esercita la sua influenza sul quadrante dell’estremo Est… Per finire, la Bianca Tigre presiede il quadrante occidentale dei cieli di Cina, portando con se fortuna e vitalità, scacciando gli spiriti infausti ed i fantasmi, reppellendo le fiamme ed i ladri…
Ikki notò la grande tranquillità con la quale Lao Hen aveva proferito quella sua breve ma esauriente spiegazione, i suoi occhi color miele avevano ora le pupille dilatate e quasi umane. Quella compostezza così paradivina, si rese conto Phoenix, gli ricordava molto quella di Shaka…
- Se questo era il tuo colpo massimo, mi rifiuto di credere che Shaka possa essere stato battuto da te! – sentenziò Lao Hen.
- Ed infatti non posso dire di aver riportato vittoria completa su di lui. – spiegò Ikki, con grande sincerità. – Anzi, tutto sommato devo proprio a lui se sono potuto ritornare dal limbo nel quale mi ero volontariamente precipitato…
- Spiegati meglio. – lo invitó il cavaliere di platino.
- Nel corso della mitica battaglia alle dodici case, Shaka mi privò dei cinque sensi grazie al Sacro Virgo, quella tecnica che concilia alla perfezione attacco e difesa infallibili. Fu il sacrificio che dovetti compiere per poter ottenere la conoscenza ultima del mio cosmo, per poter raggiungere il "settimo senso". Questo scotto, insieme alla rinnovata fede nel prossimo che pocanzi hai menzionato, mi diedero l’opportunità di sorprendere Shaka e di costringerlo a salire con me ai cieli estremi della mia costellazione, sulle ali della Fenice. Ricordo ancora le sue parole, poco prima che ci perdessimo nell’alto del cosmo... "Non rimarrà niente di noi, ci oscureremo in un mondo di luce!" e poi ancora "A che serve una vittoria se non sei più vivo per gioirne?"
- A salvare la vita degli amici, è chiaro! – sovvenne Lao Hen, che fino ad allora sembrava essere completamente assorto nel racconto. - E’ per questo che eri pronto al sacrificio, per salvare la vita degli altri cavalieri dello zodiaco! Non certo per dimostrare a Virgo la tua superiorità! Ben più nobile era il tuo intento… Non è forse così, Phoenix?
Ikki, ancora una volta, era in preda allo stupore. Molta era la somiglianza di Lao Hen nel cosmo, nel portamento, nell’operare a Virgo, è vero… Eppure nel cavaliere della Tigre, risiedeva un ego ancor più ineccepibile, inafferrabile, pieno di celeste armonia. Semmai, ciò rendeva imperfetto Shaka, in Lao Hen invece abbondava: pietá e comprensione di fronte ai sentimenti mondani, lui che pure non era nemmeno un essere umano, o non del tutto... Fu proprio in quel momento che Ikki realizzò il perché Corinto lo aveva recato proprio al cospetto di quest’uomo grandioso. Ed insieme a siffatta consapevolezza, ne realizzò un’altra: il Capitano della Capra era effettivamente un suo alleato.
- Adesso capisco tutto. – riprese Lao Hen. – La tua vittoria su Shaka è ideologica, non bellica. Perché la tua saggezza, mio nobile amico, ha origine proprio nel punto in cui quella di Shaka difettava: la potenza del cuore umano, che vive delle sue proprie regole, senza subordinare la forza dei sentimenti a quella del destino… Una consapevolezza che agli Dei è sempre mancata, e che ha già decretato la caduta di molti di loro.
- Ed io devo ammettere che m’ero sbagliato sul tuo conto; sei un uomo dai grandi valori, Tigre, e forte è il rispetto per la vita che permea dalla tue parole. – ammise Ikki a sua volta.
- Difatti, proprio per rispetto della vita umana ti chiedo adesso di rinunciare al tuo intento. Cessa qui la tua battaglia, non costringermi ad azioni di cui non vorrei macchiarmi. Un cuore puro come il tuo, specie nel corpo d’un guerriero, è come una perla inestimabile incastonata nel betume…
- ‘Spiace anche a me, Lao Hen, ma mi vedrò costretto ad abbatterti se non mi concedi il riconoscimento del tuo segno. Te lo chiedo in nome della Giustizia: non porti ancora sul mio cammino!
- Purtroppo, non posso concederti qualcosa di cui non ti sei dimostrato ancor degno. Inoltre, è mio preciso interesse impedire di proseguire a chiunque voglia nuocere al naturale ordine degli eventi… E quindi a tutti voi cavalieri di Athena!
- Molto bene, in questo caso sarà battaglia! – concluse Ikki sconsolato, gettandosi sull’avversario con un micidiale calcio a sforbiciata.
Lao Hen si spostò però rapidamente sul lato destro di Phoenix e gli assestò una gomitata in viso che ruppe ad Ikki il setto nasale. A dispetto del dolore, questi saltò contro una sequoia di fronte a lui e, spingendosi con le gambe, volò ancora una volta contro il nemico, pronto ad assestargli un affondo di destro; purtroppo per lui, anche questa volta l’avversario riuscì a schivare il colpo, chinandosi e raggiungendolo all’addome con un singolo dito, la cui pressione fu sufficiente per farlo capitombolare in aria e poi schiantare rocambolescamente al suolo. Combattendo il dolore lancinante, Phoenix si rimise nuovamente in piedi, per trovarsi di fronte Lao Hen che galleggiava a mezz’aria, a pochi passi dal suolo.
- Sei davvero abile nello scontro corpo a corpo, questo te lo concedo. – ammise Ikki. – Ma i tuoi poteri, il tuo cosmo… attingono da una ben più mistica fonte.. Una fonte che solo Shaka, tra i miei passati avversari, potrebbe condividere. Perché, cavaliere? Chi sei veramente? – lo interrogò. – Qual’è la natura del rapporto che ti lega al cavaliere di Virgo, l’uomo che si dice essere il più vicino a Dio…?
- Ebbene, cavaliere d’Athena.. – rispose il Colonnello. - .. se ti preme così tanto sapere della storia di Lao Hen, e del ruolo che Shaka ha giocato in essa… ti accontenterò, per rispetto alla tua lealtà.
Ikki pendeva ormai dalle labbra del gentile cavaliere di platino, le orecchie tese, la salivazione azzerata. Finalmente avrebbe compreso quali misteri si celavano dietro la divina virtù guerriera di Lao Hen e soprattutto dietro il menzionato rapporto col cavaliere d’oro custode della sesta casa.
Il giovane erede dei Solo non sapeva d’essere ormai così prossimo alla chiave di una verità destinata ad alterare profondamente il senso degli eventi, in particolare quelli della corrente battaglia nei meandri di Mekar… Sin da quando l’essenza di Nettuno, oramai libera dall’influenza di Athena, s’era risvegliata in lui durante la battaglia di Hades, la sua coscienza umana conviveva con quella divina con grande incostanza: Poseidone sembrava rivelarsi solo quando ve ne era un preciso motivo, per poi lasciare a Julian la possibilità di continuare il suo viaggio di redenzione in compagnia di Sorrento, l’unico Generale degli Abissi ad essersi salvato dalla battaglia nel limbo d’Atlandite. Il flauto di Sorrento e le provvigioni fornite generosamente dal giovane magnate avevano ormai per anni allietato le sofferenze dei bambini più poveri del mondo. Adesso però a Julian il fato richiedeva un tuffo nel passato, nella persona dello spirito di Nettuno che a lui aveva chiesto di recarsi in Cina per ricercare un tesoro di cui si dice che, sin dalla notte dei tempi, sussurino le Nereidi site nella costa occidentale dell’Oceano Pacifico, nei loro echeggianti racconti...
Ed è così che Julian Solo si trovava ora presso un tratto angusto e sospettosamente desolato delle scogliere di Qutang, presso lo Yangtze,, in attesa di avere tra le mani la chiave del mistero che tanto affliggeva la sua controparte olimpica. D’un tratto, una vocina stridula richiamò la sua attenzione, accompagnata da una prorompente esplosione cosmica.
- Straniero! – disse la snella sagoma seminascosta da un manto bianco di fine fatture appena comparsa dinnanzi a lui. – Questo è luogo proibito! Come hai potuto mettere piede neglia Scogliera del Drago, quando il divieto più assoluto è ormai in vigore dalla notte dei Tempi??
- Non è affar tuo. – rispose Julian, mentre in virtù della sua volontà divina, tranciava via in un istante la copertura della nuova arrivata, rivelandone la figura esile vestita di protezioni in oro dal bianco candore.
- Ma tu.. - balbettò la donna, basita. - ..Voi siete Divinità??
- E’ così. – confermò Julian con quel portamento assolutamente divino che già Seiya e compagni avevano potuto ammirare.
- Come osate Voi, che siete un Dio greco.. – lo interrogò l’avversaria. - ..insidiare questi luoghi sacri alle divinità dell’Est senza legittima?? Io, Yang Li, appartenente al corpo di guardia delle Draghesse, non lascerò inpunito un tale sacrilegio!
Alle spalle della Donna, sembrò disegnarsi la figura minacciosa d’un drago dalle luminescenze color cobalto.
- Donna.. – la avvisò Solo con un tono che esprimeva insieme comando e minaccia. – Non t’arrischiare. Potresti pentirtene amaramente!
- Non mi lascerò intimidire da Voi! – gridò la guerriera dalle bianche vestigia. - EccoVi la furia del Leviatano dell’Est, Baxia dei Porti! Su di Voi, maestoso e mortale come un ciclone acquatico, piova l’"Alluvione del Drago"!!!
- Pensi davvero di poterti opporre al volere del Dio dei Mari?? – tuonò una voca baritonale che non era ormai più quella del giovane erede dei Solo. Nel frattempo, dietro le sue spalle, ruggivano furenti gli oceani.
Proprio un secondo prima che Yang Li liberasse il suo attacco contro Nettuno, un’incantevole quanto triste melodia di flauto risuonò leggiadra tra le insenature della scogliera. Sul piccolo promontorio, apparve la figura di un bellissimo guerriero rivestito da una corazza in scaglie d’oro.
- Felice di vederti, Sorrento. – lo accolse Julian.
- E tu chi saresti?? – lo interrogò Yang Li.
- Sono l’ultimo dei generali degli Abissi ancora in vita, Sorrento delle Sirene, e sono qui per suonare per te una dolcissima e fatale melodia di requiem, se solo oserai levare la tua mano impura contro il Dio dei Mari. – sussurrò il nuovo arrivato.
- Sei bravo a minacce, Generale. – se ne fece scherno colei che si era definita una delle Draghesse. – Vedremo però cosa saprai fare a fatti! – continuò, prima di liberare l’attacco di Baxia contro Sorrento, che scatenò in un putiferio acquatico la figura del possente drago marino d’Oriente. Il generale degli abissi rispose all’attacco disegnando nell’aria un cerchio perfetto con il suo flauto traverso, creando una barriera contro la quale l’attacco della Draghessa s’infranse ingloriosamente.
- Com’è possibile?? – tuonò irata la guerriera. – La furia del dragone acquatico Baxia, capace di sconvolgere la calma delle coste e perfino l’equilibrio degli oceani non può essere arrestata così facilmente!!
- Può invece.. – assicurò Sorrento. – Specie quando della tua forza non ne è rimasta che un decimo.. La melodia delle sirene t’ha ormai stregato, alla musica di requiem del mio flauto non v’è via di scampo. Le note del mio flauto penetrano il sistema nervoso, e ne contraggono i nervi, fino ad uccidere…
La Draghessa si rese conto di essere quasi paralizzata; i suoi riflessi erano molto rallentati e si sentiva d’avere in corpo migliaia di sottilissimi aghi. Ma proprio mentre Sorrento bruciava il suo cosmo, pronto a portare l’attacco decisivo, il cielo s’oscuro all’improvviso; una forte raffica di pioggia energetica aggredì il generale e Julian, borbardandoli con una tale veemenza da lasciarli entrambi al suolo e lasciando Yang Li libera dagli effetti della melodia di requiem. Un volto di uomo si disegnò sulle oscure nubi che ora li sovrastavano e, come per incanto, parlò in lingua cinese con la Draghessa, appena ripresasi. Questa gli rispose con tono di voce ubbediente e subito dopo il volto dell’essere che l’aveva salvata disparve con i cumuli grigiastri che ne avevano accompagnato l’apparizione.
- La mia presenza è richiesta altrove. – si scusò la guerriera cinese con un elegante e composto inchino. – Dio dei Mari, per ora devo andare! Ma riferirò al mio sposo della Vostra incursione! Se voleTe un consiglio, non Vi immischiate ulteriormente in questioni che non Vi riguardano!
Così dicendo, si inabissò nelle acque sottostanti con un’elegante avvitamento. Il cielo tornò in breve a farsi sereno. Julian, rimasto quasi illeso dalla grandine di energia in virtù della sua natura divina, corse subito a soccorrere Sorrento, che invece aveva riportato gravi danni alle vestigia in scaglie d’oro, che erano rimaste forate in ogni punto.
- Sorrento! – chiese Julian sorreggendolo. – Come stai?
- Non si preoccupi. – lo rassicurò il generale. – Non sono ferito gravemente.. Le vestigia dei Mari mi hanno protetto. Ma quale indicibile potenza arrecava quella pioggia di luce?
- Gocce di un’energia così impetuosa da riuscire a sorprendere un Dio. – riflettè il giovane Solo.
- Ed era solo un attacco a distanza… - proseguì Sorrento. – Non nego il timore di scoprirne un giorno la fonte…
- Quella donna.. – riprese Nettuno, cambiando il focus della discussione. – Anche da lei proveniva un cosmo quasi divino.. Eppure sei riuscito a metterla in difficoltà. Devo dire.. – si complimentò Julian, orgoglioso. - .. che, sebbene in questi anni tu ti sia dedicato solo a portare la gioia nel cuore dei bambini sfortunati del mondo, la tua virtù guerriera non ne è rimasta per nulla scalfita. Tu, unico fra i miei generali a poter dire di avere sconfitto un cavaliere d’oro.
Gli occhi di Julian insidiarono quelli di Sorrento: nei lunghi anni passati insieme a girare per il mondo, il rapporto che li legava si era evoluto da semplice patto di fiducia-devozione tra un dio e il suo protetto, a qualcosa di più profondo e, se vogliamo, più mondano…
- La ringrazio.. - disse timidamente il generale di Syren. – Credo che la presenza di quella donna, qui, non fosse casuale. Tanto più che i draghi della tradizione cinese sono soliti guardare segreti inestimabili...
- E’ evidente: stava facendo la guardia a qualcosa… Non c’è da stupirsi che quel libro si trovasse proprio qui. – disse Julian nello svolgere il fagotto di panni che Sorrento aveva riportato con se dalla profondità delle scogliere, per poi estrarre un manoscritto rilegato in carta di papiro e legno di bambù, che recava su una facciata l’effige di un drago e sull’altra la ruota dello zodiaco cinese.
- Cosa sospettate di preciso? – chiese a questo punto l’abile flautista.
- Non so dirtelo… Ma sento che c’è, nella battaglia che Athena sta combattendo, qualcosa di non chiaro… e di sbagliato. Come se lottare contro questi cavalieri di platino rappresentasse un errore irrimediabile, come se ci fosse sotto un piano maligno studiato ad arte di fronte al quale l’inganno di Kanon sembrerebbe puerile bravata…
- Addirittura?? – sovvene intimorito Sorrento. - Quindi potrebbe trattarsi di una battaglia da non combattere, una guerra che vedrebbe solo versato del sangue ignaro per contentare gli intenti malvagi di una qualche entità malefica!
- Forse, ma sta’ tranquillo. Se i miei sospetti sono fondati, questo manoscritto ne conterrà sicuramente la chiave d’interpretazione. Ora non ci resta che decifrarlo. – disse nell’aprire il sigillo del Dragone.