δελφοί –epilogo-

 

I due fratelli giungono così nel piccolo cimitero, situato su di una bassa collinetta poco distante dal villaggio. Filari di alti salici costeggiano le tombe offrendo riparo dalla calura e dalla luce che fioca penetra tra il fogliame fitto. Un innaturale ma dovuto silenzio regna tutt'intorno e solo il frinire insistente delle cicale sugli alberi si avverte nell'aria.

Aiolos qualche passo avanti rispetto al fratello, incede sicuro nel dedalo di tombe come faceva da fanciullo, quando dopo la morte della madre si recava a salutare, quasi ogni giorno, i due genitori. E con la coda dell'occhio osserva Aiolia che a capo chino cammina lentamente e sembra perso in chissà quali foschi pensieri.

Giunti quasi alla fine del cimitero, d’un tratto il Sagittario si ferma davanti a due semplici lapidi di pietra e per qualche istante le guarda intensamente, poi s’inginocchia e con le dita sfiora i nomi incisi su di esse. Aiolia rimasto qualche metro distante gli si fa vicino, vorrebbe dire qualcosa ma teme di infastidire l'Arciere assorto, così rimane in silenzio e posa anch'egli lo sguardo sulle lapidi scurite dal tempo.

"Admeto" è scritto su di una "Alcesti" su l'altra.

"Aiolia..." chiama dopo qualche breve istante il santo d'oro, senza mai distogliere lo sguardo dai due nomi "...avvicinati, coraggio".

Lo invita Aiolos, ed il fiero Leo gli si inginocchia di fianco, guardando sottecchi il fratello che dopo essersi segnato con la croce congiunge le mani sul petto ed inizia una muta preghiera, i begli occhi verdi nascosti dalla palpebre abbassate. Il giovane si chiede se non sia blasfemo da parte di chi, come loro, è devoto a una divinità come Atena innalzare preghiere verso un altro dio.

"No, se lo fai con rispetto e devozione" risponde Aiolos quasi gli avesse letto nel pensiero.

Ma in realtà il giovane Leone d'oro non si è accorto di aver formulato quella riflessione a voce alta. Per la seconda volta nel giro di poche ore i loro sguardi s’incrociano, ma adesso Aiolia volta il capo dall'altra parte un po' per l'imbarazzo di essersi lasciato sfuggire quella domanda senza neanche rendersene conto, un po' perché ora non riesce a sopportare la luce senza macchia che sgorga dagli occhi del Sagittario.

Ed Aiolos, per quanto paziente sia non può evitare di lasciarsi sfuggire un sospiro dispiaciuto. Comprende bene, il nobile Arciere, la difficoltà del giovane fratello e la sua indicibile sofferenza, ma vorrebbe che per lo meno con lui Aiolia si sentisse capace di esprimere ogni tipo di sentimento. Com’era sempre stato. Sa bene Aiolos che il rancore, che il giovane cova dentro di sé è tutto rivolto contro se stesso, contro quella che crede essere la sua più grande colpa.

"È orgoglioso e testardo" pensa il santo di Sagitter, mentre si volta di nuovo verso la semplice tomba che raccoglie i resti di Admeto e dalla sua sposa Alcesti.

"Papà, mamma perdonate, se vi ho fatto attendere così tanto."

Aiolos si rivolge ai genitori come questi fossero là con loro. Aiolia ascolta senza dire nulla.

"Molte cose sono accadute in questi anni che mi hanno impedito di tornare. Ma ora sono qui, finalmente, e questo giovanotto imbronciato accanto a me è vostro figlio, Aiolia. Il mio nobile fratellino."

Termina il saluto ridacchiando l'Arciere dalle grandi ali d'oro, e allunga una mano verso l'altro, posandola poderosa sul capo a scompigliare i bei riccioli corposi.

"Avanti, di loro qualcosa!"

"Io..non so cosa dire..." confessa amaramente il giovane, che si scosta con un movimento piuttosto brusco dalla presa del fratello, rintanando la testa fra le spalle, come un gattino intimidito da un’improvvisa carezza.

"Dovete scusarlo, è un Leone un po' timido!" lo canzona Aiolos sperando di sciogliere la tensione. Ma Aiolia, le mani sulle ginocchia genuflesse, stringe i pugni e china il capo chiudendosi nel suo abituale, scostante silenzio.

"E va bene, allora sarò io a presentarti ai nostri genitori. Aiolia è stato un bambino dolcissimo."

Inizia l'Arciere, la voce intenerita dal ricordo dell'infanzia del piccolo Leo che egli stesso ha cresciuto.

"Sempre ubbidiente e rispettoso, sin da piccolo si è dimostrato molto responsabile e non mi ha mai dato davvero motivo di arrabbiarmi con lui."

Aiolia sente le parole del fratello e stringe sempre di più i pugni fino a far sbiancare le nocche. La sua fanciullezza accanto ad Aiolos era stata una delle prime cose che il Leone ferito aveva cercato di scordare, ed ora il fratello gli riporta d'un colpo alla mente tutti i momenti vissuti assieme, prima che Aiolos fosse risucchiato dal suo destino.

"Dopo essere divenuto il sacro guerriero del Sagittario, il sommo Shion mi ha concesso l’onore di diventare il suo maestro. Ed anche come allievo Aiolia è stato impeccabile, sempre ligio ai suoi doveri. Non si è mai lamentato né della durezza degli addestramenti né della mia severità."

Altri ricordi iniettati di fiele e miele riaffiorano nell'animo tormentato del giovane Leo: i quotidiani allenamenti sotto lo sguardo attento di Aiolos, la ferma volontà del piccolo Aiolia di non deludere l'adorato fratello, la speranza di assomigliare il giorno in cui avrebbe indossato le vestigia sacre del Leone al luminoso e splendente Sagittario.

E poi l'altrettanto caparbia volontà di superare il traditore, di non essere come lui, di non essere con lui confuso in un'immagine sola.

"Il suo cosmo limpido e possente come il ruggito di un leone è cresciuto pian piano con lui. Ha dovuto affrontare da solo momenti molto difficili ma li ha superati senza lasciare che la sofferenza intaccasse il suo cuore puro. E di questa sofferenza io son stato la causa."

Fa una breve pausa, l’Arciere, che deve scegliere le parole adatte per non turbare ulteriormente il suo giovane fratello e compagno d'armi.

"Il mio destino di santo ci ha separati, nell'infamia di una notte che è pesata tutta sulle sue spalle ancora troppo fragili."

E per Aiolia il ricordo più doloroso: la notte in cui Aiolos se ne andò, macchiato da una colpa che non aveva commesso ma che per tutti era. Ed anche per lui, per il nobile e fiero Aiolia di Leo, anche per lui quella colpa era stata commessa. E la diffidenza ed il disprezzo in cui si trovò a vivere, l'esilio a cui egli stesso si costrinse per pagare in vece del traditore. Le lacrime che indegne minacciavano di scorrere sulle sue gote arrossate di collera e che egli sempre soffocava sul nascere. Perché mai avrebbe pianto quel traditore che era stato anche suo fratello, ma che gli aveva mentito e si era macchiato di una terribile colpa che tutti, anche lui, gli riconoscevano.

Stringe ancora più forte i pugni, il giovane Aiolia e quasi si ferisce con le unghie che penetrano nelle carni delle mani. La colpa del fratello era solo un'immagine menzognera, la sua invece è reale.

Non gli ho creduto, non ho creduto in lui. Eppure il mio cuore sapeva.

E di nuovo bruciano gli occhi cerulei del fiero leone.

"Ma se anche il mio corpo più non esisteva, la mia anima ha sempre vegliato su di lui, ed il mio cosmo ha sorretto il suo fino a che ne ha avuto bisogno. Così ho potuto osservarlo nella crescita dolorosa e solitaria."

L'ha sempre sentita, il piccolo Aiolia, la presenza del fratello, la sua anima incontaminata vegliare su di lui ed il suo cosmo caldo avvolgerlo quando ne aveva bisogno. E non capiva, il piccolo Aiolia, perché quel traditore continuasse ad avere cura di lui. Perché quell'anima maledetta non era sprofondata nell'Ade insieme all'infamia che l'aveva macchiata?

"Non ha stravolto, la sofferenza, il suo senso di giustizia, e la sua fede in Atena che è sempre rimasta intatta nonostante la crudele apparenza. Aiolia è diventato forte superando prove davvero ardue. Ed il dolore che ancora lacera il suo animo lo ha reso quello che è oggi: un sacro guerriero dotato come pochi di vera forza e vero coraggio, ed un giovane uomo dall'animo nobile e dal cuore generoso. Io sono orgoglioso di essere suo fratello."

E ora Aiolia non può più frenarle le lacrime, calde e pungenti, che scivolano giù dagli occhi azzurri e gli rigano il bel volto intristito.

Aiolos, senza aggiungere altro, circonda le spalle del fratello con il braccio, forte e rassicurante, ed Aiolia si lascia andare ad un pianto misto di gioia e dolore troppo a lungo represso.

"Aiolos...fratello..." chiama, finalmente, fra i singhiozzi, il fiero Leone d'oro che torna per un attimo solo un cucciolo. Il volto nascosto contro il petto dell'arciere.

"Sono qui, Aiolia. Qui con te" sussurra Aiolos e non dice altro ma sostiene il suo pianto ed aspetta che il giovane si sfoghi.

"Perdonami, Aiolos...non volevo..."

"Mi hai già chiesto perdono quando ci siamo risvegliati dall'Ade, ricordi? E come allora io ti rispondo."

Aiolia si allontana un poco dal fratello, e lo guarda dritto negli occhi, i suoi ancora lucidi ed immersi nel pianto.

"Non ho nulla da perdonarti, Aiolia."

Aiolos gli asciuga con le dita le ultime lacrime.

"Di colpe tu non ne hai commesse."

"No!" scuote con vigore la testa il fiero Leone ed afferra e stringe nelle sue la mano del fratello, grande e calda come la ricordava.

"Non è vero! Per tredici anni io ho cercato con tutte le mie forze di dimenticarti, di cancellare il tuo volto dai miei ricordi. Anche se non ho mai davvero scordato e mai avrei potuto perché ogni volta che vedevo il mio viso, vedevo anche il tuo riflesso."

Non abbassa lo sguardo ora Aiolia e confessa al fratello il suo rimorso più grande.  Aiolos ascolta senza interrompere lo sfogo.

"Ti ho odiato, Aiolos. Ho creduto che tu avessi mentito anche con me e... ti ho odiato. Io non mi sento più degno di essere tuo fratello."

Ammette senza esitare la sua colpa, e non può fare a meno di sottrarre lo sguardo da quello dell'Arciere, mentre lascia scivolare via la mano di Aiolos.
Il nobile Sagittario non pare sorpreso dalle parole, pure tremende, che ha appena udito dalla voce ancora rotta dal pianto del giovane.

"Aiolia, il passato non possiamo di certo cambiarlo, per quanto male ci abbia fatto resterà sempre una parte di noi. Com’è giusto che sia. Io non sono certo così presuntuoso da credere che questo mio ritorno basti a cancellare tutta la sofferenza di questi tredici anni. Ma io ti ho visto!"

E Aiolia confuso, timidamente rialza il capo e con attenzione ascolta.

"Ti ho visto crescere, ho sentito il tuo cosmo nascere e brillare. Tramite esso io ho sentito la tua sofferenza, l'ho provata anch'io. E posso affermare con assoluta certezza che se anche la tua mente stravolta dal dolore ha dubitato, il tuo cuore non ha mai smesso di sapermi innocente. Per questo hai sofferto, e continui a soffrire così tanto fratello."

Non gli ho creduto, non ho creduto in lui. Eppure il mio cuore sapeva.

È lo stesso Aiolos ad estrarre e portare alla luce la colpa che strazia il cuore del giovane Leone. È solo un piccolo passo avanti, e lo sanno entrambi. Ma quanto importante! Riconoscere i propri umani limiti, affermare i propri sbagli e tentare di porvi rimedio. Le parole di Aiolos giungono dritte nel profondo dell’animo del fratello, che ha vissuto in una certezza osteggiata, oppressa dal dolore più che da qualsiasi altra cosa. Offrendogli il suo sorriso più dolce e sincero, Aiolos risana la ferita aperta da tredici anni nel cuore del Leone d’oro, alleggerisce il peso di una responsabilità che Aiolia s’è preso solo per punirsi.

"Aiolos... perdonami se non stato forte abbastanza da lottare per te."

"Sciocco!"

Rimprovera bonariamente Aiolos, le mani strette sulle spalle del fratello come faceva quando Aiolia era ancora solo un fanciullo e con quel gesto l'arciere spronava il leoncino esitante a non arrendersi ed a credere in se stesso, e nella luce che il suo nascente cosmo emanava.

E adesso che le spalle di Aiolia fragili non sono più, con quel semplice gesto Aiolos si dimostra pronto ad incoraggiarlo ancora. Sempre.

"Non devi tormentarti per una cosa del genere, non potevi fare nulla. Quello che davvero conta è che la tua rettitudine è rimasta integra. La tua fede in Atena non ha mai vacillato, e questo ha reso il tuo cosmo splendete come pochi. Sono davvero orgoglioso di te."

Non vuole più nascondere la sua commozione, il fiero e nobile Leone d'oro, ed altre lacrime scendono sul suo viso.

"Sono io che ora ti chiedo di perdonare, Aiolia."

Di nuovo Aiolos gli asciuga il volto e al solo sfiorare le guance bagnate sa che quelle lacrime non sgorgano più dalla sofferenza e dal rimorso.

"Perdona te stesso, fratellino."

"Ci proverò." Dice con tono persuaso dopo qualche istante, il fiero e nobile Leone.

"Avevo promesso ai nostri genitori che ti avrei riportato a casa, un giorno. Coraggio, salutali."

Aiolia rivolge uno sguardo incerto verso la tomba dei genitori, rileggendo più volte silenziosamente i due nomi, fa un bel respiro profondo ed infine con parole semplici rende loro il suo primo saluto.

"Io... io non ho avuto modo di conoscervi direttamente. Non conservo nessun ricordo di voi purtroppo, ma so per certo che eravate persone eccezionali, perché anche Aiolos lo è."

Prima di continuare, Aiolia attende un poco, poi si volta verso il fratello e ora sul volto non ha più quel velo cupo di tristezza, le belle labbra sono distese in un sorriso finalmente sincero e libero dalla colpa che l'attanagliava, i suoi occhi azzurri come il cielo che sovrasta entrambi ritrovano la luce che è loro propria, e che riflette quella degli occhi verdi di Aiolos.

"Io vi ringrazio per avermi donato mio fratello."

Con orgoglio pronuncia la parola fratello che tanto male gli faceva anche solo pensare pochi attimi prima, con affetto ringrazia chi ha dato loro la vita, ed Aiolos che di lui ha sempre avuto cura.

"Aiolia..." sussurra il nobile arciere, ed il cuore gli si riempie di gioia quando accoglie l'abbraccio spontaneo del fratellino.

"Sono così felice che tu sia qui con me, Aiolos. Così felice!"

Ripete più e più volte Aiolia, il fiero e nobile Leone, che mansueto fra le braccia forti e rassicuranti del fratello si lascia accarezzare i riccioli folti e morbidi.

Poi, d'un tratto, una luce dal nulla si accende nell'aria e li avvolge, e non è il sole che alto nel cielo brilla in quella giornata d'estate ma è una luce che abbaglia più del divino Febo e che irradia dalle semplici lapidi di pietra.

Aiolos è il primo ad accorgersene, quando volta il capo verso le due tombe, il nobile santo di Sagitter sgrana gli occhi e dolcemente allontana il fratello da sé.

"Papà… Mamma!"

Le due anime luminose alte sulle lapidi osservano i due giovani, Admeto e Alcesti identici nell'aspetto ai due giovani che erano stati in vita, mano nella mano sorridono teneramente ai due figli. Anche Aiolia solleva il capo, e subito notando la sorpresa sul volto di Aiolos si gira anch'egli nella stessa direzione verso la quale l’altro sta guardando incredulo.

E per la prima volta dopo più di vent'anni, Aiolia incontra i suoi genitori.

"Aiolos, Aiolia" è flebile il suono che esce dalle labbra di Admeto ma è ben udibile dai due ragazzi, ed Aiolos che non ha mai dimenticato la voce del padre sente un sussulto al cuore per l'emozione di poterla sentire ancora.

"Gli dèi ci hanno concesso solo pochi istanti..." e volgendosi lentamente verso Aiolia, continua "… in tutti questi anni abbiamo sempre vegliato su di voi e siamo orgogliosi di entrambi per ciò che siete diventati, come santi di Atena e come uomini."

Gli occhi verdi di Admeto nemmeno nella morte hanno perso la loro luce incontaminata, il sorriso sempre sulle belle labbra come non fosse spirito ma carne e sangue il giovane padre che con amore ed orgoglio guarda i suoi due figli.

"Aiolia..." l'anima della giovane madre si allontana da quella dell'amato sposo. Alcesti luminosa e leggera scorre verso il figlio che non ha mai conosciuto. Aiolia confuso non sa come rispondere al richiamo, ed anche se non ha mai visto prima d'ora il volto della donna, gli occhi splendenti d'azzurro non può non riconoscerli nei suoi.

"Figlio mio..."una volta vicina, Alcesti prende il volto di Aiolia fra le mani e si china a sfiorargli con le labbra la fronte. Quello che Aiolia sente è un tocco delicato, lieve come soffio di caldo vento d'estate.

"Non è al passato che devi volgere lo sguardo. Guarda accanto a te, e sii felice figlio mio."

"Mamma..." d'istinto Aiolia pronuncia quella parola a cui non è mai stato abituato, ma che gli suona fra le labbra talmente dolce che mai avrebbe più scordato l'emozione di averla rivolta alla giovane madre, colei che nella sua morte ha donato a lui la vita.

"Siate entrambi felici e abbiate cura l'uno dell'altro. Noi continueremo a vegliare su di voi."

Dice Admeto rivolto ad entrambi, mentre l'anima rasserenata di Alcesti ritorna accanto alla sua.

"Vi vogliamo bene. Aiolos, Aiolia vi vogliamo bene."

Ripete soave, la voce della giovane Alcesti, fino a che nella luce da cui sono apparse le due anime, si fondono in una per poi svanire. I due fratelli ancora un po' frastornati restano per alcuni istanti a fissare il vuoto sopra le lapidi.

Tutt'intorno, il paesaggio non sembra aver subito alcun mutamento, ma una leggera scia luminosa ancora aleggia nell'aria. 

"Tu hai..." è Aiolia il primo a rompere il silenzio "...gli stessi occhi verdi e sinceri di nostro padre..." osserva il giovane, una mano poggiata sulla fronte nel punto in cui la madre ha posato le eteree labbra "...invece io ho gli occhi azzurri e grandi di nostra madre."

Aiolos, forse più emozionato del fratello per quanto appena accaduto, si scuote alle parole del giovane.

"Sono felice che tu abbia potuto incontrarli, seppure solo per pochi istanti."

E levandosi in piedi allunga una mano verso Aiolia che l'afferra all'istante e si alza a sua volta, entrambi lanciano un ultimo sguardo alla tomba dei loro genitori.

Lentamente poi, i due fratelli si avviano verso quella che era stata la loro casa. Fianco a fianco ora procedono con lo stesso passo, ed Aiolia non si è mai sentito tanto sereno come in quel momento. Non avverte più il disagio di prima, Aiolia, né sente più la difficoltà di guardare l’altro negli occhi o di rivolgergli la parola.

Ogni tanto, il Leone si volta nella direzione del fratello ed ancora gli sembra strano camminare spalla a spalla con lui.

"Aiolos..." chiama per il solo gusto di vederlo voltarsi verso di lui.

"Si?"

Aiolos subito gli si volge incontro ed attende che l'altro dica qualcosa, ma Aiolia non sembra avere nulla da comunicargli, semplicemente il giovane allunga le labbra in un sorriso pieno. È indescrivibile la gioia che il giovane prova, il cuore nobile e generoso del Leone non è più lacerato dalla colpa, il sorriso di miele del fratello più grande ha sortito l'effetto desiderato.

"Sono felice di passare questo giorno con te, fratello." Afferma infine assolutamente convinto, per soddisfare l'attesa di Aiolos.

L'Arciere, intanto circonda le spalle del fiero leone con il suo braccio, forte e rassicurante.

Proprio come Aiolia lo ricordava.