Children waiting for the day they feel good
Happy birthday, happy birthday...
-Mad World-
Aiolia siede sui gradini d'entrata del suo tempio, la quinta casa del Leone d'oro. Siede ed attende, ansioso anzi nervoso. Aurora dalle rosee dita non ha ancora colorato il cielo con le sfumature dell'alba. Non ha saputo attendere che il sole fosse anche solo sveglio prima di lui, il giovane Leone tanta è l'agitazione per questa giornata nascente. Attende il fiero Aiolia, con indosso abiti da ragazzo normale chiesti in prestito per l'occasione all'amico Milo. Né tuniche né armature a vestire il corpo muscoloso e perfetto del giovane Leo ma un semplice paio di jeans, una maglietta bianca e delle scarpe da tennis.
Aiolia, i bei riccioli dorati e corposi a incorniciare un volto dall'aria perennemente imbronciata, due splendidi occhi azzurri che il cielo gli invidia per il colore intenso e puro, non per la luce triste che emanano, siede ed attende. Tremendamente nervoso, attende.
È tentato di inventare una scusa, una qualunque pur di non passare questa giornata con lui. Ma poi, pensa, dovrebbe fornire le dovute spiegazioni ed argomentarle per il meglio visto che il suo interlocutore non è certo persona cui si possa mentire facilmente. Non riusciva nemmeno da bambino a raccontargli anche la più piccola delle bugie.
Aiolia pensa a come fare, a come comportarsi in questa giornata da passare insieme, e mentre rimugina su questa o quella possibile scappatoia pensa che non può più evitare il confronto.
L'altro non merita quel suo scostante silenzio.
No, non lo merita affatto.
Eppure Aiolia, il fiero e coraggioso Aiolia di Leo non riesce ad affrontare il suo passato. Non con lui. Così pensa e ripensa a come fare e intanto con i piedi tormenta la terra santa che cosparge i gradini del suo tempio, scavando piccoli tunnel con la punta delle scarpe che poi ricopre senza neanche accorgersene. Sospira, Aiolia ed il broncio si allunga. È talmente assorto nel suo meditare confuso che non sente sul momento che qualcuno lo sta chiamando.
"Nobile Aiolia! Aiolia!"
Alza di scatto i begli occhi Aiolia, come felino attento al minimo rumore. Ed eccolo camminare verso di lui, e mentre avanza con passo deciso, il sole fa capolino all'orizzonte ed Aurora dalle rosee dita è ormai pronta ad annunciare l'alba di quel giorno particolare.
"Mio nobile fratellino, dormi in piedi?"
Aiolos di Sagitter gloria e vanto del Santuario.
Non più traditore ma eroe.
Tornato in vita assieme agli altri sacri guerrieri periti durante l'ultima, tremenda e sofferta guerra sacra, scende piano i gradini che dal tempio della Vergine portano alla casa del Leone.
E sorride.
Aiolia ancora seduto lo osserva avanzare. Il bel volto dell'arciere d'oro è identico nei lineamenti a quello del ragazzo che era stato, ma il ritorno dall'Ade, grazie alla benevola intercessione della dea, l'ha reso quel giovane uomo che sarebbe maturato con gli anni. Dall'aspetto divino e maestoso anche in abiti civili, i bei riccioli biondicci più lunghi di un tempo cadono sulle spalle larghe e forti, solo non vi è più la fascia rossa a cingere la fronte di Aiolos.
Il sacro guerriero di Sagitter non più traditore ma eroe.
Quel volto sempre sereno ed illuminato dal dolce sorriso che il piccolo Leo non ha mai potuto scordare, per quanto ci abbia provato, e quel sorriso a lui solo rivolto è come miele per il fiero leone, miele che a gocce è versato sul suo cuore ferito, tormentato dalla colpa.
Aiolia si alza, ma non corre incontro al fratello come vorrebbe, come faceva da bambino. È felice, l'orgoglioso ed imbronciato Aiolia, ma non lo dà a vedere. Per anni ha soffocato ogni sentimento che potesse tradirlo, ogni emozione che potesse rendere manifesto anche ad altri il dolore del suo cuore straziato dalla perdita.
Aiolia attende.
Attende che il fratello gli sia d'innanzi per accennare un mezzo sorriso, subito risucchiato da quel piglio crucciato che si ritrova. Aiolos luminoso e chiaro, di colpe non ne ha commesse ma non confessa ad Aiolia quella che è la sua difficoltà: tornare in vita è stata la cosa più semplice ma tornare a vivere è tutt'altra questione. Tante le situazioni frammentate da ricomporre, un amico da ritrovare e sostenere, un fratello da ritrovare e consolare. Riappropriarsi della sua vita, questo Aiolos di Sagitter vuole fare e per incominciare ha scelto la situazione più delicata da affrontare: risanare l'animo nobile del piccolo Leo tormentato dalla colpa, il suo cuore lacerato dalla perdita più dolorosa.
È da Aiolia che Aiolos ricomincia proprio come aveva fatto da fanciullo.
Ma l'arciere di Atena sa bene che il suo ritorno non basta a cancellare la sofferenza profonda patita per tredici anni, Aiolos che fra le tante qualità ha da sempre coltivata anche la pazienza, attende fiducioso che il fratello trovi in sé la forza per confidargli tutto ciò che agita e tormenta il suo animo nobile.
Ora Aiolos ha di fronte a se un giovane uomo di vent'anni quando aveva lasciato un bambino di appena sette, ed è ad entrambi al fanciullo ed al giovane uomo che Aiolos sorride.
È ormai giunto innanzi al fratello, il Sagittario, e subito abbraccia forte il Leone. Senza prepararlo a quel gesto d'affetto che era cosa quotidiana un tempo, per entrambi.
"Buon compleanno, Aiolia" dice, mentre lo stringe forte.
Ma Aiolia non risponde al gesto, non risponde all'augurio, bofonchia qualcosa che suona come un grazie, ma non ricambia il gesto del fratello. Anche se vorrebbe ed infatti le mani le solleva ma le lascia sospese a mezz'aria per poi arrendersi e farle ricadere giù, lungo i fianchi.
Quanti anni sono passati dall'ultima volta che il nobile Aiolia aveva sentito quelle parole? Non se lo ricorda neanche. Forse solo l'energica Marin aveva arrischiato, una volta, a fargli gli auguri ricevendo per tutta risposta un ghignaccio di disappunto. Anche quel giorno Aiolia voleva cancellare dalla mente, ed ora Aiolos con tutta la genuina ingenuità di cui è capace gli ricorda quanto è bello sentirsi dire buon compleanno, Aiolia.
Non risponde con le parole il giovane Leo, ma il suo cosmo limpido si accende in lui e risuona cercando quello del fratello che immediatamente risponde al richiamo. Quell’appello unico e speciale basta al nobile Aiolos, che per ora non si aspetta altro.
"È da molto che mi attendi, nobile fratellino?"chiede mentre libera il giovane dalla stretta affettuosa. Aiolia scuote la testa.
"No" riesce a dire.
"Andiamo allora, abbiamo un po' di strada da fare prima di arrivare al villaggio" e s’incammina, il Sagittario dalle belle ali dorate seguito a pochi passi di distanza dal Leone, mansueto ed incerto.
Si tiene indietro il giovane Aiolia, ma vorrebbe camminare al suo fianco come faceva da bambino. Per uno strano gioco di luci e riflessi però, le ombre dei due fratelli sono vicine, e vicine procedono.
Senza sapere come, Aiolia trova il coraggio di parlare.
"Posso chiederti una cosa?" Vorrebbe aggiungere Aiolos, ma non gli riesce.
"Chiedi pure" gli risponde il fratello senza voltarsi. Quello slancio non deve certo essere compromesso dall'incontro dei loro sguardi.
"Perché hai deciso così all'improvviso di tornare al tuo villaggio natale?" Un'intera domanda senza tentennare, fa progressi il fragile Leone!
"Non sei curioso, fratello, di conoscere il luogo dove sei nato?" Non può nascondersi la soddisfazione, il nobile Aiolos, per il passo in avanti, verso di lui, che il fiero Aiolia compie spontaneamente.
"Bé ecco a dire il vero non ho ricordi di quel luogo. Non so se sono curioso o meno di vederlo."
"E' vero, non puoi ricordare. Eri così piccolo quando l'abbiamo lasciato" rammenta Aiolos, il giorno in cui il sommo Shion venne a prendere lui e l'infante Aiolia per condurli dalla dea.
"Ma lì c'è qualcuno che ci attende, fratello, ed è ormai tempo di tornare."
"Qualcuno che ci attende..."gli fa eco Aiolia che non riesce a capire chi può attenderlo in un luogo ch'egli neanche ricorda di aver vissuto.
"Avevi forse in programma di festeggiare con la piccola Marin?"
Impunta di colpo nella terra santa il Leone d'oro, e ringrazia la breve distanza che lo spera da Aiolos, perché altrimenti gli sarebbe finito di peso sulla schiena. Al Santuario le notizie corrono veloci e la sua amicizia particolare con la fanciulla d'argento, sacro guerriero dell'Aquila, non è segreto da potersi celare facilmente. Non lo sa Aiolia,che prima di lui anche il suo giovane padre si era innamorato di una fanciulla dalla maschera di bronzo?
"N-no..no.." balbetta e le belle gote si colorano di rosso.
"A dire il vero non avevo intenzione di festeggiare. Sono anni che non lo faccio."
A quelle parole che sanno di una triste, amara realtà, Aiolos si ferma pensoso e per alcuni istanti rimane in silenzio a riflettere.
"Capisco" dice infine, e riprende il suo cammino.
Aiolia osserva il fratello allontanarsi e vorrebbe urlargli: Ma sono felice di passare questo giorno con te!
Però non riesce ad aprir bocca.
Si morde le belle labbra, il Leone d'oro ed inveisce contro se stesso, contro quella sua ben consolidata arma da difesa, la diffidenza, verso chiunque, addirittura verso il suo stesso sangue maturata nella primissima e solitaria giovinezza. E mentre osserva il fratello allontanarsi da solo alla sua mente si riaffaccia il ricordo di quella maledetta notte quando lo vide uscire dalla casa che dividevano insieme, senza farvi mai più ritorno. Il cuore lacerato del Leone trema a quella memoria abbandonata, stringe i pugni, il fiero Aiolia e con passo veloce raggiunge Aiolos e gli si fa accanto.
"Ti va di raccontarmi qualcosa sui nostri genitori..." chiede tutto d'un fiato. Poi una breve pausa, un respiro profondo "...fratello?"
Ed Aiolos sorpreso arresta nuovamente i suoi passi. Quanti anni sono passati dall'ultima volta che si è sentito chiamare fratello? E si volta per guardare negli occhi Aiolia. I loro sguardi si trovano e questa volta il giovane Leo non fugge, non volta il capo da un'altra parte ma affronta quello sguardo limpido in cui è sempre stato bello specchiarsi.
"I nostri genitori, Aiolia, erano due persone meravigliose..."
Inizia a raccontare il nobile arciere, ed Aiolia gli regala il primo vero sorriso dopo più di tredici anni.
Sono di nuovo fianco a fianco i due fratelli, dopo un'intera vita distanti, ed il giovane Leone si sorprende perché ora raggiunge in altezza la spalla di Aiolos quando da piccolo non gli arrivava che alla vita. Ascolta attento il fiero Leo, il racconto del fratello più grande ma a volte si distrae. Non perché non sia interessato alla storia dei suoi genitori, all'infanzia di Aiolos, o perché quest'ultimo non renda coinvolgente la sua narrazione con tutta la tenerezza e l'entusiasmo con cui riporta in vita i suoi vecchi ricordi di fanciullo.
È distratto Aiolia dal tepore rassicurante che sente all'improvviso avvolgergli l'animo tormentato, e si lascia sorprendere dalla sensazione di serenità che lo pervade, nonostante tutte le barriere che ha eretto nel corso degli anni per proteggersi proprio da quel tipo di calore familiare che il solo ricordo di Aiolos sapeva infondergli.
Aiolia senza neanche accorgersene incomincia a sciogliere le briglie che gli tengono stretto l'indomito cuore.
Accompagnati dai ricordi di Aiolos, i due fratelli giungono nel villaggio, dove il Sagittario ha vissuto parte della sua fanciullezza, il villaggio dove il piccolo Aiolia è nato, che è già mattina inoltrata.
Ed altri ricordi ora guidano l'arciere d'oro lungo le viuzze ora quasi deserte che da bambino percorreva, accanto agli amati genitori o con gli amici di strada. Aiolos ritorna per un attimo indietro nel tempo, quando fa il suo ingresso nella piccola piazza con il vecchio e ormai in disuso pozzo, il campanile della chiesa ora restaurato mentre la grande campana di bronzo è sempre lì ancora intatta e funzionante, quell’atmosfera di piccolo mondo nel mondo che gli era sempre piaciuta. Ed entusiasta indica al fratello tutti i posti che gli erano più cari quando lì viveva.
Aiolia un po' disorientato si lascia guidare senza fare commenti, per non disturbare l'euforia dell'altro, con l’inquietudine che avverte nuovamente nascere dal fondo del suo cuore. Si sente stranito il fiero leone, poiché sin da piccolo tutti i suoi ricordi hanno abitato solo il Santuario, nelle sue memorie di bambino gli unici posti cari sono la casa che condivideva con Aiolos, l'arena dove si addestrava con Milo e gli altri; la grande sala del tredicesimo tempio dove insieme Saga ed Aiolos istruivano lui e gli altri fanciulli. Non aveva fino a quel giorno mai preso in considerazione, il giovane Leo, il fatto che il fratello maggiore avesse avuto un'altra vita prima del Santuario, una vita di cui lui non soltanto non poteva avere ricordi, ma di cui, in effetti, non aveva fatto parte. Se non in una misura insignificante.
Si lascia intristire da questi pensieri e si sente di nuovo distante dal fratello il nobile Aiolia, mentre Aiolos lo conduce verso quella che era stata la sua casa d'infanzia.
La loro casa.
Il boschetto di pini è ancora intatto anzi adesso più rigoglioso, gli ulivi profumati aprono ancora la via verso la spiaggia dalla quale giunge l'odore inconfondibile del mare, che impregna di sé ogni cosa.
"Questa è la casa dove siamo nati, fratello" gli annuncia Aiolos indicando con un dito una modesta costruzione in pietra.
"L'hanno costruita nostro padre, ed il buon vecchio zio Ioannis".
Aiolia annuisce, e non commenta neppure questa volta. Nello stesso momento in cui i due fratelli si avvicinano alla semplice abitazione, dalla stessa esce una giovane, lunghi capelli corvini legati in una morbida coda, due occhi neri come carbone e la pelle d'ambra, in mano un grosso cesto di panni da stendere. Appena intravede i due ragazzi, la giovane si ferma ancora sull’entrata e lì se ne sta ammirata dall'incedere elegante dei due giovani santi di Atena.
"Buon giorno, fanciulla" la saluta Aiolos avanzando verso di lei.
Aiolia rimane leggermente indietro.
"Buon giorno, signore" risponde la ragazza, affascinata.
"Abitano ancora qua la cara Tia e la sua famiglia?" domanda l'arciere e la giovane annuisce.
Aiolos si accorge dell'imbarazzo della ragazza e si volta verso il fratello per invitarlo ad avvicinarsi. Intanto che l'arciere fa per chiamare il fiero e di nuovo imbronciato Leone, dalla casa la voce di una donna giunge ai tre ragazzi.
"Sofia, chi c'è con te?" chiede uscendo anch'ella fuori.
Una volta fuori la donna vede la figlia ancora ferma sulla soglia di casa, con in mano il cesto, le gote imporporate e lo sguardo basso e poco distante dalla giovane due ragazzi, uno girato di spalle l'altro che gli si appressa di mala voglia. Quando Aiolos si volta, la donna non ha dubbi.
"Aiolos! Tu sei il piccolo Aiolos!" dice e gli corre incontro non riuscendo a contenere la gioia e lo stupore.
L'arciere la guarda un istante per poi riconoscerla nella figlia di Ioannis e Sofia "Tia!" la chiama sicuro, e la donna annuisce fra le lacrime.
"Oh Aiolos, allora sei davvero tu! Sei tornato!" e frattanto che i due vecchi amici si ritrovano, Aiolia e la giovane si guardano disorientati dallo slancio d'affetto che i due si dimostrano.
"Non speravamo più di rivederti al villaggio" confessa la donna all'arciere.
"I miei genitori ti hanno atteso per così tanti anni...sarebbero così felici di rivederti ora."
E nasconde il volto fra le mani, Tia la figlia di Ioannis e Sofia.
"Vuoi dire che gli zii.. il buon vecchio zio Ioannis e la cara zia Sofia..." la donna annuisce, asciugandosi le lacrime con il grembiule che tiene legato in vita.
"Ti hanno atteso fino all'ultimo, Aiolos. Hanno atteso te ed il piccolo Aiolia fino all'ultimo giorno."
Un velo di tristezza e nostalgia ricopre il cuore del Sagittario, sebbene non abbia responsabilità alcuna per il ritardo con cui giunge a mantenere la sua promessa Aiolos non può fare a meno di sentirsi un po' in colpa per non aver dato l'ultimo saluto a quelle due persone che tanto avevano fatto per lui e per i suoi genitori.
"Il buon vecchio zio Ioannis, gigante dal cuore immenso e la cara zia Sofia, così dolce e premurosa. Avrei tanto voluto riabbracciarli."
Mentre Aiolos sussurra queste parole, Tia guarda oltre l'arciere e osserva con curiosa attenzione il giovane che se ne sta in disparte.
"Oh quegli occhi...quegli splendidi occhi azzurri..Alcesti!"
E si allontana giubilante da Aiolos per avvicinarsi al fiero Leone, sempre più smarrito e a disagio.
"Tu sei Aiolia! Il piccolo Aiolia!" quasi urla la donna ed abbraccia stretto il giovane Leo, che irrigidito dall'imbarazzo e dalla gioviale irruenza di Tia, non ricambia la sua energica affettuosità.
"Fratello, questa donna ti ha donato il suo latte quando sei nato" spiega Aiolos con un tenero sorriso sulle labbra rivestito di ricordi dolorosi e dolci allo stesso tempo.
"Sei così cresciuto!"
Tia si decide a liberare dalla stretta amorevole il giovane, ma solo per squadrarlo dalla testa ai piedi. Sfiora con le dita i bei riccioli corposi del colore del miele che gli cadono sulla fronte e lungo i lati del volto, si stupisce di quanto i due fratelli si somiglino.
"Incredibile..." dice lanciando occhiate meravigliate ora ad uno ora all'altro "...sembrate quasi due gemelli!"
Aiolos ride divertito, ma Aiolia non riesce a dire o fare alcunché. Il fiero e nobile Aiolia si ritrova di fronte al passato che è solo di suo fratello, e non gli riesce di sentirsi parte di quel mondo così lontano dal Santuario, dai suoi esclusivi ricordi di bambino insieme ad Aiolos.
"Sofia non stare lì impalata!" Tia lascia solo il giovane Leo, in balia dei suoi cupi pensieri, per andare incontro alla figlia che ancora se ne sta immobile sulla porta più impacciata dello stesso Aiolia.
"Questa fanciulla è forse la bambina nata pochi giorni prima di Aiolia?"chiede Aiolos e la risposta che riceve è un cenno di affermazione col capo da parte della madre della ragazza.
"Aiolia, tu e questa fanciulla siete fratelli di latte. Dormivate persino nella stessa culla!" annuncia con impeto festante l'arciere voltandosi verso il fratello.
Ed Aiolia sentendosi chiamato in causa così tante volte, per togliersi dalla situazione imbarazzante in cui l'altro l'ha trascinato senza prepararlo accenna un inchino verso madre e figlia.
"Vi ringrazio per aver avuto cura di me" dichiara con un tono fin troppo formale che fa sorridere Aiolos.
Ma quello stesso sorriso gli muore sulle belle labbra quando si accorge della peggiorata tristezza sul volto di Aiolia, imbronciato e teso come non mai. E fa per dirgli qualcosa ma la donna, ancora felicemente incredula per il ritorno dei due fratelli, lo precede.
"Restate a pranzo con noi, vero? Abbiamo così tanti ricordi da rispolverare!"
Ed il nobile guerriero dagli occhi verdi si arrende al momento non ancora opportuno, e distoglie lo sguardo dal Leone ferito per rivolgerlo verso l'esuberante Tia.
"Se non disturbiamo troppo, ne saremmo lieti" dice sorridendole.
"Ma prima dobbiamo andare a salutare i nostri genitori."