PAVONE PRESENTA

GLI DEI SOPRAVVISSUTI

ATTO PRIMO: ALCOR, ALLIEVO DI GIANO

"Il mio nome è Alcor. La mia storia non è esattamente quella di un ragazzo comune, non per vantarmi, mio padre era Kanon, ultimo cavaliere di Gemini, mia madre Edua, attuale sacerdotessa dell'Ariete.

Mio padre morì nell'Ade durante l'ultima guerra sacra. Io nacqui ad Atene 9 anni prima della guerra, e rimasi fino all'inizio della guerra in quella splendida città, poi con il mio gemello Polluce, mia sorella Star ed il mio fratellino Josef fummo mandati in Giappone, a Nuova Luxor da mio nonno Josef, cavaliere del Pavone. Conclusa la guerra tornammo tutti, tranne mio nonno, ad Atene, dove crebbi con i miei fratelli e mia madre.

La continuò tranquilla per cinque anni, finché, quasi dieci anni fa mio nonno tornò, noi lo salutammo tutti felici di rivederlo, ma nel suo sguardo c'era tristezza, con lui vi erano due ragazzi ed una ragazza. I due erano un turco di nome Vasì ed un cinese di nome Dian, la ragazza si chiamava Gemma ed avevano tutti l'età mia e di Polluce.

Dopo la presentazione dei tre ragazzi, ricordo che quel giorno né mia madre né mio nonno ci fecero compagnia. Josef disse di aver sentito quella sera la mamma piangere sotto la maschera, che si toglieva di raro, mentre parlava con il nonno.

La mattina dopo loro due ci convocarono tutti, compresi i tre giovani e fu il cavaliere del Pavone a spiegarci tutto: "Ragazzi, come ben sapete l'ordine dei cavalieri di Atena deve essere ricostituito e voi tutti sarete cavalieri, almeno questo noi speriamo. Io andrò alla Death Queen Island, il luogo dove divenni cavaliere, lì addestrerò colui che erediterà la mia armatura, colui che indosserà quella dell'Indiano e colui che indosserà l'armatura del mio maestro Ikki, l'armatura della fenice. Tu, Polluce nipote mio, sarai il successore del mio maestro, se riuscirò ad essere un buon maestro come lui fui per i tuoi genitori; tu, Vasì, avrai la mia armatura, se ti dimostrerai degno di esserne il padrone e tu, Dian, avrai l'armatura dell'Indiano, se riuscirai a superarmi tanto da divenire cavaliere d'argento.

Esmeralda verrà con noi come mia nipote adottiva, per curare il luogo in cui abiteremo e fare quelle faccende per cui servirebbe il tempo che voi non avrete", disse, poi guardò me, mia sorella ed il mio fratellino e disse: "Per voi tre sarà più arduo divenire cavalieri, perché voi vi addestrerete per diventare cavalieri d'oro. Tu, piccolo Josef, dovrai andare da Alya, sacerdotessa della vergine, ai 5 Picchi, in Cina, dove già addestra futuri cavalieri, per divenire custode della settima casa, quella della Bilancia."

Poi guardò mia sorella: "Tu, Star, avrai più fortuna, vivrai qui con tua madre, per divenire cavaliere dell'Ariete", quindi guardò me e mi sorrise con tristezza: "A te, Alcor, tocca un'impresa più ardua, dovrai chiedere ad un dio di addestrarti", "Un dio?" gli chiesi, pensavo mio nonno fosse impazzito, "Si, nel centro Italia, vicino alla foce del Tevere vi è un tempio, in cui risiede Giano, il dio bifronte, l'unico che può indicarti la via per controllare l'immenso potere dei Gemelli", "Bene, nonno", gli risposi ed accettai il mio destino: seguire le orme di mio padre, Kanon.

Due giorni dopo ci dividemmo, Josef partì per la Cina, mia sorella rimase con mia madre ed io iniziai il viaggio con mio fratello e gli altri, sulla costa calabrese, però dovetti dire arrivederci a mio nonno ed ai suoi allievi, ma cosa più grave dovetti salutare mio fratello Polluce, il mio gemello che non avevo mai abbandonato per un periodo più lungo di qualche ora. Le sue ultime parole furono: "Fratello, il gran sacerdote ha detto che l'investitura dei

cavalieri d'oro sarà fra 10 anni, per quel giorno ti voglio incredibilmente forte." "Ed io ti voglio vedere con l'armatura della Fenice", gli dissi prima di salutarlo.

Poi, rimasto solo, presi un cavallo ed iniziai il mio viaggi verso il tempio di Giano, dopo due giorni di viaggio senza sosta, arrivai al tempio.

Mi avvicinai lentamente alla porta e quando la toccai si aprì da sola, entrai, la prima frase che dissi era: "C'è nessuno?", avevo paura, ma cerco di non farlo vedere.

"Chi sei, straniero?" disse una voce lontana, "Alcor, figlio dell'ultimo cavaliere di Gemini", risposi, "E che vuoi?", chiese una seconda voce, "Cerco il divino Giano", "Perché?" chiese la prima voce, "Perché vorrei chiedergli di addestrarmi per diventare cavaliere di Atena", "Perché vuoi diventare cavaliere?", mi disse la seconda voce, che si era fatta talmente vicina da sentirla tutta intorno a me, "Per poter seguire le orme di mio padre e difendere la dea Atena da chiunque cerchi di andare contro la Giustizia", "Davvero? E per questo ti serviamo noi?", disse la seconda voce che si materializzò come un uomo dall'armatura in parte nera in parte rossa, il suo cosmo era immenso ed i suoi occhi di cui colori diversi, come i suoi capelli, in parte era biondo con un occhio azzurro, in parte bruno, con un occhio verde, quando mi ripeté la domanda con l'altra voce che avevo sentito, capì di essere di fronte a Giano.

Il dio mi disse: "Dunque, ateniese, non rispondi? Vuoi davvero che noi ti addestriamo? Sarà arduo per te resistere ai noi allenamenti", "Non temo la fatica, mi sento pronto", gli risposi, "Forse ti senti pronto", mi disse mentre mi girava intorno, "ma noi crediamo che sia meglio che i primi cinque anni del tuo allenamento siano dati al perfezionamento del tuo corpo: perché così, ateniese, non diventerai mai cavaliere."

E così Giano mi iniziò ad allenare, per cinque anni potenziò il mio corpo, così che potessi raggiungere la velocità della luce, ed il mio spirito, affinché conoscessi ogni angolo del mio essere e raggiungessi il cosmo ultimo, l'ottavo (percependo anche il settimo prima). In quei cinque anni l'atteggiamento del dio cambiò ed iniziò a chiamarmi, "Alcor".

Un giorno, cambiò ancora modo di definirmi, fu il giorno in cui iniziai una seconda fase del mio allenamento, quel giorno mi disse: "Allievo, noi abbiamo preparato il tuo corpo e temprato il tuo spirito, ora ti insegneremo ogni tecnica, hai cinque anni, uno per ogni tecnica segreta." Disse, poi si postò in un'altra sala e continuò: "La prima tecnica è il <demone oscuro>, una tecnica che permette il controllo della volontà di chi ti affronta", passai un anno a perfezionare quella tecnica. L'anno successivo mi disse: "Ora, allievo, tu sai controllare le volontà, ma se il tuo avversario ha una grande concentrazione o è un dio, dovrai combattere, quindi in quest'anno ti impareremo ad usare l'"esplosione galattica", colpo che si basa sulla piena conoscenza del proprio essere, scatenato in un esplosione energetica".

Dopo quel anno, Giano, che ormai mi chiamava "discepolo" (che malgrado fosse sinonimo di allievo, mi faceva sentire più vicino a lui), mi disse: "Ora, discepolo, ti insegneremo una tecnica che uccide senza uccidere, la "dimensione oscura" con cui manderai ogni tuo avversario nel baratro del luogo del non ritorno", passammo un anno, in cui devo dire che mandai molti oggetti del tempio di Giano nella mia dimensione oscura. L'anno successivo, il dio bifronte mi disse: "Ora ti insegneremo una tecnica difensiva", "Tecnica difensiva, maestro?", chiesi, "Si, ti sei mai chiesto perché non ci colpisci durante gli allenamenti?",

"Perché siete un dio" gli dissi, "No, perché abbiamo conoscenza della tecnica dell'<Alpha-omega>, lo scudo difensivo del principio e della fine" mi disse, passai un anno per capire che cosa significasse, principio e fine. Dopo quel anno riuscì a contenere tutto il potere del principio e della fine in un circolo intorno al mio corpo, che mi difendeva.

L'ultimo anno con Giano fu il più strano, lui mi disse: "Questa volta, ragazzo nostro, dovrai imparare una tecnica che potrebbe distruggere te e me, siccome io sono immortale a te questa" e mi diede la sua armatura, io gli chiesi: "Perché?", "Perché il nostro tuono è in grado di polverizzare l'intero tempio se ben portato e tu non impari al primo colpo, ma al decimo, normalmente", "Il suo tuono?", "Si, il <tuono di Giano>, ragazzo".

Passò quasi un altro anno, in cui perfezionai anche questa tecnica, poi un giorno il dio si riprese l'armatura e mi disse: "Sai perché ti abbiamo preso come allievo?", quella sua duplice voce mi era ormai familiare e mi sembrava affettuosa, "No, non lo so", gli risposi, "Perché noi abbiamo un cosmo doppio rispetto ai normali dei e così possiamo leggere nel profondo del cuore e nel tuo abbiamo letto lealtà e giustizia. Devi sapere che nella guerra galattica a cui partecipò tuo padre solo sei dei non presero parte: Odino, Ermes, Zeus, sua moglie Era, io e la divinità che non può essere nominata. Ma sento che vogliono completare la guerra, almeno uno di loro vuole riscatenare la guerra. Malgrado la partenza di Atena, io credo che solo voi cavalieri d'oro possiate salvare l'umanità, considerateci vostri alleati", era

la prima volta che mi chiamava cavaliere d'oro, "Vi ringrazio" gli dissi, "Non serve più che ci dai del voi, figliolo", mi disse, io lo guardai credevo incredibile che un dio provasse amicizia, ma quello leggevo nei suoi occhi, "Ti ringrazio di tutto", gli dissi, "Ora vai, figliolo, e dì al tuo gran sacerdote che Giano è con voi".

Io uscì dal tempio, per la seconda volta sentì parte di me lasciarmi, come quando avevo abbandonato Polluce, quasi dieci anni prima.

Ripartì per la Calabria con un altro cavallo, dopo due giorni di viaggio, arrivai al porto. In quel luogo incontrai colui che sarebbe diventato un grande amico.

Un uomo, egiziano, dai vestiti e dall'abbronzatura, stava litigando con un gruppetto di marinai armati di spade e coltelli, io mi avvicinai e dissi: "Non vi sembra sleale in tanti contro uno?", uno di loro mi rispose: "Questo cane delle piramidi mi ha rubato i soldi", "Non è vero, mi sono mosso solo più velocemente di te, quindi ti ho battuto lealmente in quel ring", si difese l'egiziano, io mi posi vicino a lui e dissi: "Forse per tutti questi avrai bisogno di una mano? Così mi riscaldo", fui sorpreso da ciò che accadde, non mi servirono grandi tecniche, mi bastarono movimenti e colpi mandati alla velocità della luce per batterli, ero abituato a combattere con Giano, quindi loro mi sembravano piuttosto deboli. Cosa più sorprendente era che l'egiziano si muove anche alla velocità della luce! Atterrati tutti i soldati, mi avvicinai a lui e mi presentai: "Io sono Alcor", lui mi guardò male, poi mi disse: "Piacere, sono Horus di Giza".

Scoprì che lui andava anche ad Atene, facendo due più due capì che voleva diventare cavaliere, ma non sapevo come chiederlo, alla fine dissi: "Tu, ti muovi alla velocità della luce, giusto?", "Si, anche tu", mi rispose, "Vuoi diventare cavaliere d'oro?", "Si", mi rispose, "il gran sacerdote ha indetto degli scontri per l'elezione dei cavalieri, tu per quale segno combatti?", mi chiese infine, "Gemelli, tu?", gli dissi, mi guardò come per studiarmi poi mi sorrise e disse: "Tranquillo, per il Cancro, non dovrai batterti con me" e rise. Facemmo il viaggio insieme e grazie a lui mi rilassai durante il viaggio che mi riportava alla casa da cui ero lontano da ben 10 anni".