Prologo

Venti anni, così a lungo era durato il loro lavoro, così a lungo avevano macchinato, associandosi a diversi individui nel corso del tempo, fino a quelli che chiamavano i loro "Confratelli", gli Homines, o, come dicevano i loro nemici, i Ladri di Divinità.

Quelli, però, erano solo la punta di un più complesso iceberg, un susseguirsi di alleanze e d’inganni, di associazioni e di tradimenti, di offerte e ricatti, che avevano portato, in quegli ultimi quattro giorni, al susseguirsi di numerose battaglie.

Per tre giorni, infatti, la Città di Accad era stata sotto attacco, apparentemente da parte di un gruppo di cavalieri di Atena, dea della Giustizia di Grecia, in realtà, per mano di uno dei loro confratelli, colui che si faceva chiamare il Sole di Accad, Baal, il Mesopotamico, che dall’interno, con l’aiuto della sua fedele seguace, Nanaja, e dell’avidità di potere del Principe Scarlatto, Sin, stava distruggendo le armate degli Ummanu, cercando di rubare per se, e per tutti gli Homines, il potere del Giudice Divino, Shamash.

E, se in Mesopotamia la guerra s’era infuocata, non di meno era successo nelle lontane terre della Polinesia, dove le nere armate d’Africa, fedeli al loro antico confratello, Ogum, il Re Leone, si erano riunite con i traditori degli Areoi, guerrieri sacri alle divinità di quei luoghi, guidati da Maui di Whiro, la Lucertola Malefica.

Contro di loro, altri cavalieri di Atena erano andati in battaglia, soccorrendo le forze di Toru dello Squalo Bianco, così come i loro parigrado avevano cercato di fare con i seguaci di Marduk, il Re di Smeraldo degli Ummanu.

I cavalieri di Atena sarebbero stati un ostacolo ai loro progetti, da sempre avevano questo dubbio, divenuto poi certezza negli ultimi giorni e, con questo pensiero ben chiaro in mente, i Ventuno si riunirono in un’assemblea fra tutti gli Homines.

"Dovevate vedere come quella nullità s’agitava! Urlava e si lamentava quando lo colpivo, ma continuava a rialzarsi per onorare il suo stupido maestro, che gli aveva lasciato il compito di difendere quel luogo! Povero stolto moccioso, che s’affidava alle direttive di un maestro: gli insegnanti non sono degni di niente più che di una coltellata alla schiena, non appena intuiscono che i loro allievi li possono superare in potenza!", sbottò infastidita una delle figure nell’ampia sala, prima che un altro s’alzasse in piedi, cercando di catturare l’attenzione dei presenti, e le rubasse la parola.

"Di che ti lamenti, donna Inuit? Voi almeno avete trovato un individuo che, per quanto debole, sapeva cosa fosse il cosmo, ad ostruirvi la strada, noi tre, in quel tempio Inca, abbiamo incontrato solo un gruppo di deboli e sciocchi sacerdoti, anche se, non ho mai incontrato un sacerdote che non fosse uno sciocco, invero.", osservò ironico l’uomo dalle mani ricche di tatuaggi, prima che un gesto di Giano non zittisse tutti i presenti, portandoli a voltarsi verso lui e Temujin, che era al suo fianco.

"Confratelli! Infine il tempo sta per giungere!", esclamò il secondo verso i presenti, "A lungo abbiamo atteso, per anni abbiamo unito le nostre forze e le nostre conoscenze per questo singolo e preciso momento.", continuò, cercando gli sguardi di tutti i presenti, "La Torre di Babele, il Pozzo di Ga-Gorib, sono stati i mezzi con cui abbiamo inglobato il potere delle divinità in queste, quasi, due decadi di missione, per liberare il mondo dalla loro piaga, ma sapevamo bene che, il giorno in cui ci fossimo rivelati, le schiere al seguito delle entità che ancora non avevamo affrontato si sarebbero poste sul nostro cammino, per questo abbiamo ampliato sempre di più le nostre fila, in cerca di un modo per ottenere il nostro esercito e, soprattutto, le nostre vestigia, il nostro ordine guerriero, l’ordine degli Homines!", continuò Temujin, "Ed ora ci manca pochissimo, davvero poco: lo Slavo, maestro forgiatore, ha quasi finito di creare le armature più adatte a noi, ma da solo non avrebbe potuto completare dei lavori paragonabili a quelli con cui si bardano i seguaci delle varie divinità!
No, abbiamo avuto bisogno dei residui delle varie armate che distruggevamo con l’inganno, con quelle stesse armature, originate da mani divine, abbiamo avuto la base per il nostro lavoro.

Attraverso le conoscenze mistiche del Norreno, poi, siamo stati capaci di sublimare alla necessità di sangue che ha qualsiasi armatura per risorgere a nuova vita, irrorandole di energia cosmica: è un lavoro faticoso, mutare il potere delle divinità rendendolo simile al loro stesso ichor, perché le armature rinascano, specie senza i corpi degli dei stessi da squartare a tal fine.", scherzò l’uomo dai lineamenti asiatici, trovando risate divertite in molti dei suoi compagni.

Fu fra quelle risate che, però, qualcuno s’intromise: "Abbiamo diviso quel potere fra noi, ma una parte è necessaria per concludere la preparazione delle armature, confratelli!

E’ vero, la polvere di stelle presa nel Jamir ci aiuterà a finire prima questo arduo compito, ma ancora del tempo ci vorrà, come lo Slavo concorderebbe di certo, non fosse intento nel forgiare. Vi chiedo: perché lasciar riposare nel frattempo i cavalieri di Atena?", esclamò l’uomo dal lungo abito di origini orientali.

"Hirihihihihi! Hai ragione, Cinese! Loro si aspettano ormai il nostro assalto, in fondo ci siamo rivelati attraverso i nostri confratelli ora caduti, ma perché non cambiare le cose? Diamogli nuovi ostacoli da affrontare, in fondo, abbiamo ancora alleati e pedine da sfruttare.", esclamò l’altro uomo che era andato a porgere l’ultimo saluto a Maui ed Ogum poco meno di un giorno prima.

"I miei vecchi compagni di certo potrebbero essere utili a tal fine, e come loro anche l’esercito che il nostro buon amico dell’America Centrale può manipolare con il ricatto! Allo stesso tempo, penso che i Perduti potrebbero, non di meno, aiutarci, come anche le Ombre.", enumerò con un sorriso languido il Norreno, prima di accennare un inchino.

"I miei vecchi compagni sfruttati per distruggere dei nemici già stremati? No, non sarà così.", sentenziò secco Temujin, "Ed al qual tempo nemmeno concentrare tutte le nostre forze migliori in un assalto frontale sarebbe saggio. No, è meglio che siano le Ombre a muovere guerra!", aggiunse il Cinese.

"Le ombre? Sarà saggio? Sono privi di fedeltà alcuna, persino fra loro si odiano e disprezzano, spezzati in piccoli gruppi.", ribatté titubante una delle guerriere fra i presenti.

"Questo è vero, egiziana, ma, c’è anche da dire, che nel corso degli anni, alcuni fra noi hanno addestrato alcuni fra i quaranta, anzi, addirittura, nove di noi fanno parte dei dodici che li comandano, o ricordo male, compagni?", chiese subito l’uomo dagli occhi rossi.

"Vero, ma se vogliamo guidarli ad attaccare, dopo averli tenuti fermi nella loro piccola isola così a lungo, dovremo concedergli anche qualcosa: non solo i guerrieri di Atena dovranno spirare, ma anche i nemici di Luis, così che né lui, né il suo fedele animaletto, o Ashur, abbiano di che ridire .", suggerì Giano, dopo lungo silenzio.

"Poco male, in fondo i Dominatori dei Venti sarebbero dovuti cadere comunque, ed il tempio di Eolo con loro, mio amato.", ribatté un’altra fra i congiurati.

"Hirihihihihihihi! Dunque che l’esercito dei cavalieri neri si scateni, confratelli! Per la nostra vittoria!", esclamò il Norreno, prima di portare avanti il braccio, così come fecero tutti gli altri presenti, ripetendo tutti assieme:

Homines Hominibus Dei