Capitolo 4: Ponente
L’ingresso occidentale del tempio di Eolo fu presto raggiunto da diverse nere sagome, guidate da una guerriera avvolta un’armatura dai neri riflessi dorati.
"Già Nesso combatte a Nord. Chissà che battaglie aspetteranno noi.", rise divertito uno dei neri individui, che seguivano la guerriera, avanzando per primo all’interno della sala.
Fu una dolce melodia, seguita da una fresca brezza che scivolava verso il mare, la prima risposta che l’oscuro nemico ricevette, "Le battaglie che vi aspettano, invasori, saranno intonante sulle note del vento di Ponente, lo stesso che io domino.", esordì una figura, presentandosi alle Ombre dell’Isola della Regina Nera.
L’armatura, di colore oro e sabbia, era simile a quella di Oritia della Tramontana: medesima fantasia di soffi ed onde che scuoteva la protezione delle braccia e spalle, così come i gambali, che si congiungevano quasi in un pezzo unico con la protezione della cinta.
Un blocco adornato da striature di vento era a protezione del petto, lasciando l’addome scoperto ed una maschera rappresentante una bocca intenta a soffiare celava labbra e naso dell’uomo, i cui capelli era lunghi e castani, legati in una coda elegante, mentre due profondi occhi nocciola scrutavano i guerrieri dinanzi a lui.
"Sono Aliseo, Dominatore di Ponente, invasori oscuri. E devo avvertirvi, rinunciate alla battaglia ed andatevene, o dovrò combattervi!", avvisò deciso il seguace di Eolo che, però, ricevette solo risa di scherno dagli uomini che aveva dinanzi a se.
"Siamo in quattro e tu pensi di poterci minacciare così?", chiese la guerriera d’oro nero, "Per quanto sono curioso di vederti combattere, tu che hai preso il posto del Sagittario Oscuro mio maestro, non sopravvalutarti, Dominatore dei Venti!", rise un altro dei nemici invasori, "Hai davanti a te Persefone dei Pesci neri e tre dei cavalieri d’argento oscuro forgiati dall’Isola della Regina Nera.", lo ammonì deciso il primo degli oscuri guerrieri che aveva parlato.
"Il posto del tuo maestro?", ripeté perplesso Aliseo, "Dunque siete guidati dal traditore di Eolo? Il mio predecessore? E dove si trova lui?", chiese, guardandosi attorno, il Dominatore.
"All’ingresso Orientale, per pagare omaggio all’unico vecchio compagno che avrebbe potuto incontrare al suo arrivo.", ribatté sorridendo il discepolo del Sagittario Nero.
Fu allora, con una furente ondata di vento, che il seguace di Eolo aprì le mani dinanzi a se, scatenando una fresca, ma altresì possente, corrente d’aria contro i quattro di cui bloccava il cammino.
Ancora una volta, però, ciò che ricevette fu una risata da parte di quello che per primo, con un secco movimento della mano librò un vento egualmente furioso, contrastando quello del Dominatore.
"Credi che la fievole brezza di Ponente possa qualcosa contro le capacità di Kirin della Lucertola Nera?", esclamò, prima che una possente ondata di fuoco si aprisse la strada, risalendo lo scontro di correnti d’aria fino a dirigersi contro Aliseo che, preso alla sprovvista, riuscì solo a compiere un rapido salto, allontanandosi da quella fiammata oscura.
"Lascialo a me, Kirin! Questo tipo sembra bravo a parole, ma uno scontro fra palloni gonfiati non potrebbe essere del tutto a suo svantaggio, meglio che spenga io quella brezza che emette aprendo bocca!", rise un altro individuo nero.
"Sei ingiusto a volerti prendere tutta la gloria, rubandomela, Luxa! In fondo io sono allievo del Sagittario Oscuro!", lamentò il primo deciso.
Fu allora che anche l’ultimo dei tre prigionieri che accompagnavano i Pesci Neri si fece avanti, "Anch’io sono discepolo di un cavaliere d’oro nero, al pari vostro, perché non dovrei affrontare io questo buffone?", domandò quello.
"Non preoccupatevi, c’è abbastanza di Aliseo per tutti voi, invasori!", li schernì, divertito da quella scena, il Dominatore di Ponente, iniziando ad agitare l’aria attorno a se, prima che la dorata figura che guidava i nemici si facesse avanti: "Sarà Luxa della Gru Oscura, mio allievo, ad affrontare questo primo avversario.", ordinò a quel punto, "E tu, Icaros, resterai con lui, così che questo insulso seguace di una divinità impari cosa vuol dire deridere l’esercito nero.", ordinò secca quella.
Fu Aliseo a ridere, di nuovo: "Pensate che bastino due di voi a tenermi occupato e lasciar avanzare gli altri?", chiese, ma fu il cosmo impetuoso di Gru Oscura il primo a rispondere, incendiando l’intera sala, "Non lo pensiamo, ne siamo certi!", esclamò, "Fuoco Infero, colpisci!", imperò subito dopo, guidando quelle tetre fiamme addosso al Dominatore di Ponente.
Il seguace di Eolo si fece trovare più pronto alla difesa, dinanzi a questa nuova incandescente carica, e, con un secco movimento delle braccia, sollevò una corrente di vento ascendente che contrastò le fiammate, pilotandole in due colonne di fuoco che, quasi, lo sfiorarono, prima di schiantarsi contro il soffitto della sala, che iniziò a bruciare al pari delle pareti esterne.
Quando l’assalto oscuro si fu quietato, poi, lasciando evidenti segni di bruciatura sull’intero ambiente, Aliseo si trovò circondato dai due nemici: l’uomo di nome Luxa, il volto segnato da un’ustione che ne deformava la parte sinistra del viso, i capelli spettinati e lunghi sul lato destro del capo che scivolavano sulla corona quasi fossero fiamme nere che portava in capo; alla sua destra, poi, una seconda figura.
Un uomo abbronzato, con profondi e tristi occhi viola, i capelli corti e neri, che ne incastonavano il volto, serio e pallido, occhi che sembravano scavare nell’anima della vittima, mentre accanto a lui Luxa digrignava i denti nei confronti del Dominatore dei Venti.
"Ti presento Icaros della Musca Oscura, al pari mio uno delle Cinque Bestie Nere e, mio compagno nel combatterti ed ucciderti, seguace di Eolo. Io, come già hai potuto udire, sono Luxa della Gru Nera che di te lascerà solo ceneri.", presentò l’oscuro guerriero, pronto ora alla lotta assieme all’altra Ombra.
Aliseo si guardò attorno, allargando le braccia, "Due su quattro soltanto? Un po’ mi sento offeso, ma non preoccupatevi, mi sbrigherò presto con voi e poi andrò ad occuparmi dei vostri compari che sono corsi avanti!", esclamò il Dominatore, mentre un suono sembrava sollevarsi, riempiendo la sala, un suono che portò i guerrieri oscuri a guardarsi fra loro, sorpresi, poiché pareva quasi lo scalciare di possenti destrieri.
"Vi siete attardati nella Sala di Ponente, quindi permettetemi di presentarvi i miei più cari compagni in questi luoghi: Xanto e Balio! I Destrieri del Vento!", invocò il consacrato ad Eolo, prima che l’aria alle sue spalle spirasse con furia, prendendo la forma di due maestosi cavalli che, indomabili, corsero verso i neri nemici sui fianchi, quando già Aliseo prese a correre, di fianco ad uno di loro, addosso a Luxa, fermo dinanzi a lui.
Fu, però, un nuovo cerchio di fiamme a bloccare l’avanzata dei velocissimi destrieri, investendoli in neri incendi, difendendo così ambedue gli oscuri guerrieri, mentre la barriera incandescente bloccava anche l’avanzata del Dominatore, impossibilitato a raggiungere il proprio nemico, o almeno quello, ad un primo sguardo, avrebbero potuto pensare gli oscuri invasori.
Bastò un balzo ad Aliseo per oltrepassare le fiamme, "Cosa da poco i tuoi attacchi per chi riesce a seguire le correnti di vento e danza sulle stesse!", avvisò il Dominatore contro il proprio nemico, oltrepassando veloce l’ostacolo e parandosi dinanzi alla Gru Nera contro cui sferrò lesto un gancio al volto.
Luxa evitò il colpo con un movimento veloce, ma non sufficiente a proteggerlo anche da seguente montante sinistro, che lo colpì in pieno volto, facendolo barcollare indietro, lasciando al seguace di Eolo il tempo per colpirlo con una velocissima ripetizione di tre diretti destri allo sterno, subito seguiti da un gancio sinistro al volto, che fecero barcollare l’oscuro nemico.
Stava per allargare le braccia, Aliseo, per sferrare ancora una volta il proprio attacco, quando d’improvviso calarono le tenebre sopra di lui, tenebre che, però, sembravano essere vive, sotto la forma di uno stuolo di tetre sagome d’energia che gli volarono addosso.
"Multitudo Terroris!", invocò la voce dell’altro nemico, mentre un’oscura accozzaglia di mosche si gettava contro il Dominatore di Ponente, costringendolo ad indietreggiare e distanziarsi dal proprio nemico.
C’era, però, qualcosa di più: il ronzio, la presenza stessa di quelle mosche orride faceva rallentare i movimenti del seguace di Eolo, per quanto lui cercasse di distanziarsi, quelle cose erano così veloci da tenere testa ai suoi balzi sulle correnti di vento, per quanto provasse a disperdere, sentiva i propri attacchi perdersi a loro volta attorno a quelle cose di puro cosmo.
"Fuoco Infero, riducilo in cenere!", imperò allora una voce, mentre ancora Aliseo si attardava con le mosche, cosa che gli impedì di sollevare difesa alcuna, venendo travolto assieme alle creature nemiche dalle fiamme oscure di Luxa, che investirono in pieno il seguace di Eolo, bruciandone le parti di corpo prive di vestigia e danneggiando altresì la sua armatura, mentre questi indietreggiava dolorante.
"Siete scorretti in battaglia, signori miei!", esclamò, tastandosi le carni bruciate, il Dominatore di Ponente, "Siamo prigionieri evasi da un’Isola prigione, cosa ti aspettavi forse da noi, idiota, onore e lealtà?", rise divertito l’ustionato nemico, "Dovrai ricrederti se in questo speravi!", avvisò soddisfatta l’altra Ombra aprendo di nuovo le braccia dinanzi a se, "Multitudo Terroris!", urlò ed ancora un nero sciame d’energia avvolse la visuale del custode di quel tempio, impedendogli d’osservare alcunché, mentre già echeggiava la voce dell’altro nemico, "Fuoco Infero!".
L’attacco non trovò, però, il fianco scoperto del loro bersaglio, come prima accaduto, bensì l’echeggiare dei possenti zoccoli, "Destrieri del Vento!", fu, infatti, l’imperioso urlo di Aliseo, nell’utilizzare le stesse fiamme di Luxa per disperdere lo sciame di mosche, o almeno questo parve, per qualche istante, ad Aliseo.
Ci volle qualche secondo per rendersi conto che, il globo di fuoco non era stato per nulla deviato dai destrieri di Vento, che in qualche modo un’illusione aveva preso il sopravvento sulle percezioni del Dominatore, scoperto al Fuoco Infero della Gru Nera, che lo travolse, ancora una volta, colpendolo alla schiena e schiacciandolo contro una parete poco distante, sempre più ustionato.
"Rinuncia alla battaglia, seguace di Eolo, e ti lascerò bruciare in un’unica e veloce fiammata!", gli propose allora Luxa, avvicinandosi al nemico al suolo, "Non hai speranza alcuna contro due delle Cinque Bestie Nere!", incalzò impassibile Icaros, avanzando al pari dell’altro contro il punto in cui s’era schiantato il comune avversario.
"Avete già usato questo titolo, cosa indica?", domandò d’un tratto proprio la voce di Aliseo, prima che una fresca corrente di vento disperdesse ciò che restava delle fiamme e delle macerie che lo coprivano, rivelando il suo viso, sanguinante e sporco, ma di certo non sconfitto.
"Sull’Isola della Regina Nera i diversi prigionieri che indossano vestigia d’argento, come noi, spesso si riuniscono in gruppi, per luogo di provenienza, perché attirati da una figura carismatica, per scelta in generale, qualche volta anche per obbligo, ma sempre e comunque perché è più sicuro avere qualcuno che ti guardi le spalle su un’isola come la nostra prigione.", iniziò a spiegare l’Ombra della Gru.
"Ci sono il Sestetto Nero, la Sorellanza Oscura, i Quattro della Nave Argo e molti altri piccoli gruppi, fra cui il nostro, le Cinque Bestie, poiché abbiamo vestigia raffiguranti animali: Gru, Musca, Lucertola, Balena e Cane Maggiore.
Siamo tutti allievi di cavalieri d’oro nero, i dodici più potenti prigionieri dell’Isola.", continuò Icaros, con tono impassibile e glaciale.
"Come avrai notato, inoltre, assieme a noi, anche Kirin si trova in questo vostro tempio al momento, mentre Cetus è andato ad Atene con il suo maestro, e l’ultimo è in Siberia. Non avete speranza di sopravvivere voi, patetici seguaci del dio dei Venti.", volle sottolineare la Gru Oscura.
Per qualche secondo il Dominatore di Ponente li scrutò perplesso, "Quindi voi vi fate semplicemente belli per questo buffo nome che vi siete scelti per distinguervi dagli altri e per le abilità dei vostri maestri? Eppure mi sembra ben poca cosa, di certo siete arrivati qui in molti per combatterci, ma pensare che io debba temere particolarmente voi tre perché siete i Cuccioli Sporchi, o quel che sia, è chiedermi troppo!", esclamò Aliseo, volgendo lo sguardo a Luxa, "Certo, i tuoi colpi sono ben potenti, ma già due volte è stato grazie al compare che hai qui se sei riuscito a colpirmi e nemmeno tanto gravemente!", rise ancora il guerriero di Eolo, espandendo il proprio vorticoso cosmo.
"Sono l’ignoranza e la stupidità a farti parlare, piccolo uomo.", minacciò Luxa, il fiammeggiante cosmo che già lo circondava, "Forse, ma è la paura che impedisce a te di affrontarmi singolarmente a duello.", lo punzecchiò l’altro, "Chissà, magari hai ragione, ma non avremo modo di scoprirlo.", ghignò l’altro, quando anche il parigrado fece esplodere il tetro cosmo, pronto alla battaglia.
"Credo, invece, che lo avrete!", avvertì una voce femminile, mentre una sagoma si stagliava sull’ingresso della sala, brillante nel proprio cosmo.
***
"La situazione diventa sempre più preoccupante…", lamentò uno dei quattro Dominatori dei venti nella sala centrale, lo stesso che, fino a poco prima, si muoveva avanti ed indietro nella stanza, ora immobile, fermo dinanzi ad uno dei quattro ingressi che s’affacciavano sugli altrettanti corridoi.
"Più preoccupante, Lothar? Al contrario, direi.", osservò pacato l’uomo che, seduto, ancora lucidava la propria arma, "Non senti forse questi nuovi cosmi, Coriolis? Qualcuno che s’è intromesso nello scontro di Oritia ed ora un secondo che si è aggiunto a quelli che già Aliseo combatteva… e sono certo che ve ne siano altri…", stava enumerando l’uomo, prima che il suo interlocutore lo interrompesse: "Non sono nemiche queste nuove presenze.", avvisò.
"Come fai a dirlo?", chiese stupito il primo, "Non lo avverti il cosmo della prima persona giunta? Sta aiutando la Dominatrice di Tramontana contro il suo nemico e già il secondo sta supportando Aliseo nella sua battaglia.", rispose l’altro.
"Sono guerrieri di Atena.", sottolineò la voce femminile della comandante di quel gruppo, "Ne sei sicura, Okypede?", chiese ancora il primo, "Lei li saprebbe riconoscere certo meglio di te, o di me, Lothar, non credi?", incalzò l’ultimo dei quattro lì presenti, allontanandosi dall’anfora color fuoco che stava osservando fino a qualche istante prima.
"Cosa, invece, preoccupa te, Dominatore del Libeccio?", domandò, dopo averlo scrutato per qualche istante nella penombra, l’uomo seduto, "Un calcolo che non mi torna, Coriolis…", replicò quello.
"Nella sala della Tramontana erano entrati quattro cosmi oscuri: uno sta per cadere ed uno sta tornando indietro, mentre gli altri già si sono slanciati nei corridoi verso gli spiazzi interni.
Medesima cosa nella sala di Ponente: Aliseo aveva dinanzi a se quattro nemici, ora la metà corrono lungo i corridoi, che dovrei difendere assieme a voi, mentre l’altra metà sta combattendo.
Nella sala dell’Ostro erano entrati in altrettanti e hanno trovato un ostacolo a rallentarli, ma la sala di Levante?", chiese il Dominatore del Libeccio.
"Sono l’unico a non aver avvertito alcun cosmo accendersi in battaglie? Sento delle presenze rimaste lì, ma non v’è traccia di scontro. Che Favonio, ancora una volta, abbia preferito nascondersi? Anche perché tutti e tre sappiamo bene di chi era il cosmo che guidava questi invasori, prima che si dividessero in quattro direzioni, giusto? Non vorrei che il passato terrore si fosse di nuovo impadronito del nostro caro compagno.", valutò il seguace di Eolo.
"Pesa le tue parole, Noto!", sbottò Okypede, "Favonio promise allora di fare ammenda per la propria debolezza e sono convinta che lo farà.", sentenziò decisa, "Tutti noi siamo convinti che questa volta andrà diversamente, comandante.", ribatté impassibile l’altro, "Io, dal canto mio, conto di agire diversamente contro il traditore di Ponente: ha diverse cose per cui pagare.", tagliò corto quello, tornando a sdraiarsi al suolo, "Fino a quando, però, ci obbligherai a restare qui seduti, ben poco potrà essere fatto.", concluse, voltandole le spalle, lo sguardo di Lothar che vagava dall’uno all’altra, senza incontrare quello della seconda, poiché, in cuor suo, anche quel Dominatore sapeva che attendere e lasciare gli altri a combattere non era la strategia migliore.
***
I guerrieri neri ed il Dominatore dei Venti osservarono tutti la figura che, circondata da un alone di luce, stava avanzando nella sala di Ponente, rivelandosi poi per una guerriera con il volto celato in una maschera d’argento, le cui vestigia, così come gli abiti ed il corpo, portavano i segni di passate battaglie.
Fu Luxa della Gru Nera il primo a ridere, "Questo è l’aiuto che il Santuario di Atene invia al Tempio di Eolo? Una stracciona ferita?", chiese divertito, "In effetti, seguace di Atena, sei così mal ridotta che non riesco nemmeno a riconoscere le vestigia che indossi.", fece eco Icaros.
"Avrai dunque il duello che chiedevi, se riuscirai a proteggerla dai miei compagni!", rise divertito la Gru Oscura, volgendo un ghigno al proprio compagno, che, con un inatteso accenno di sorriso, si voltò verso la guerriera di Atene.
Fu un attimo, dopo quella semplice azione, perché l’Ombra sollevasse le braccia: "Multitudo Terroris!", invocò, liberando il proprio stormo, "Speciosae Scudis!", esclamò in risposta la voce della nuova giunta, sollevando le rosse difese vegetali dinanzi a se, bloccando così l’avanzata degli insetti d’energia cosmica.
"Posso essere ferita, stanca forse, ma non per questo la mia determinazione è ridotta!
Ben più potenti nemici ho affrontato nell’Avaiki di Ukupanipo! Non valete il sudore di chi ha ferito Iulia dell’Altare nelle passate battaglie!", minacciò decisa la sacerdotessa di Atene.
"Ed io applaudo a queste parole, guerriera della Giustizia!", esordì sorridente Aliseo, "Ti chiedo quindi di lasciarmi costui, se davvero ritieni di poter affrontare assieme gli altri due.", propose il Dominatore dei Venti.
"Va bene, seguace di Eolo, a te la tua battaglia, a me la mia.", tagliò corto la sacerdotessa, avanzando verso la Musca Nera, mentre già fuoco e vento si scontravano a mezz’aria dietro di lei.
Le nere fiamme danzavano nell’aria, gettandosi con furiosa precisione contro il custode della sala di Ponente, il quale correva fra fresche e rapide correnti d’aria, evitando ognuno degli assalti nemici.
"Potrai anche essere allievo dei più forti fra i vostri simili, Gru Nera, ma qui nel tempio dei Venti sei niente di più che un piccolo scintillare!", lo ammonì Aliseo, allargando le braccia, "Ed ora che non hai più amici ad ostacolarmi, ecco, solo per te, i Destrieri del Vento!", imperò il Dominatore, liberando i portentosi destrieri d’energia dinanzi a se e lasciandoli correre verso Luxa.
L’attacco energetico fu lesto nel colpire il guerriero della Gru Oscura, ma questi non rimase immobile, bensì fece esplodere le sue tetre fiamme, "Fuoco Infero, domina!", imperò, liberando una grande muraglia nera, che inghiottì i Destrieri del Vento, soffocandone la furia, seppur non con poca fatica, stupendo comunque il Dominatore di Ponente.
Un ruggito fu ciò che, qualche istante dopo, avvertì Aliseo, mentre la sagoma oscura del suo nemico oltrepassava le fiamme, gettandosi contro di lui.
Luxa sembrava posseduto da una furia cieca: le fiamme ancora bruciavano parte delle carni scoperte da vestigia, persino alcuni dei capelli avevano preso fuoco, ma il guerriero nero era incurante, sferzando l’aria con violenti pugni, cercando di raggiungere il Dominatore con gli stessi, ma questi aveva ottimi riflessi e riusciva ad evitare ogni suo attacco.
Fu all’ennesimo pugno evitato che, con il braccio destro dell’oscuro guerriero ancora vicino, le fiamme sullo stesso esplosero, investendo in pieno il consacrato di Eolo, che barcollò indietro, prima di essere bloccato per il bavero della corazza dalla mano sinistra nemica, "Pensavi che fossi bravo solo grazie all’aiuto dei miei compagni, venticello? Ebbene, ora assaggia il potere di chi ha saputo controllare il fuoco nero! Assaggia il potere di uno degli allievi di Pesci Oscuro!", minacciò l’Ombra, aprendo le mani ai lati del corpo nemico, "Marchio Infero!", imperò.
Una scintilla esplose addosso ad Aliseo, spingendolo indietro, con striature che ne scavavano la pelle, disegnando cerchi e linee come ustioni sul corpo del Dominatore.
"Un colpo niente male, ma temevo di peggio.", ribatté, stringendo i denti, il seguace di Eolo, prima che un urlo gli impedisse d’attaccare: un’esplosione di fiamme, dal punto in cui le ustioni erano incise sulla pelle, si disperse su tutto il corpo, persino al di sotto delle vestigia, iniziando a scioglierle e bruciandone la carne.
"Il Marchio Infero brucerà la tua pelle fino alle ossa, non lascerà niente di te!", minacciò deciso il nero guerriero della Gru, "Questo è il segno di sfortuna e disgrazia che posso imprimere sul corpo nemico, questo il più potente attacco che mi ha fatto scegliere per entrare fra le Cinque Bestie.", spiegò ancora, "Questo il frutto dei poteri che ha risvegliato dai ricordi passati chi mi ha addestrato!", concluse ghignando.
"Ricordi passati?", domandò Aliseo, stringendo i denti per il dolore, "Sì, esatto, ricordi passati!", confermò l’oscura Ombra.
"Di tutti i guerrieri d’oro nero, Pesci è capace di risvegliare le memorie delle vite passate, o almeno questo è ciò che dice; solo su pochi di noi lo ha effettivamente fatto e fra quei pochi ci sono stato anch’io.", iniziò a raccontare Luxa, "Un semplice contatto della sua mano e ho visto un me stesso differente nell’aspetto, ma ero sicuro di essere io. Combattevo con delle vestigia nere, adornate da mastodontiche ali, generando fiamme oscure ed affrontando guerrieri di Atena, poiché avevano vestigia d’oro brillanti, quindi non potevano essere che loro e tutto questo mi ha fatto capire come fossi predestinato all’isola della Regina Nera.", esclamò con orgoglio l’Oscura Gru.
"Ed il tuo addestramento sarebbe stato questo? Un’esaltata ti tocca la fronte, ti riempie di false memorie e sei riconosciuto come uno dei più forti fra voi?", lamentò la voce di Aliseo, ormai diventato quasi una pira umana, "Una cosa veramente da poco rispetto a ciò che ho fatto io!", urlò ancora, lasciando esplodere la fresca corrente, che disperse le fiamme, portando via con esse anche parte delle vestigia, della pelle ustionata e tutti i suoi capelli.
"Dinanzi alla sacra Anfora del divino Eolo mi sono addestrato, per mesi ho cercato di controllare la potenza del vento di Ponente, di dominarlo! Io che ero un semplice stalliere, un ragazzo povero cresciuto in Spagna, il cui unico piacere era allevare e nutrire cavalli, io che fui scelto dalla bella Okypede per prendere il posto di un traditore!", ruggì ancora, mentre i ricordi di quei giorni nemmeno troppo lontani tornavano alla sua mente, ora offuscata dal cocente dolore di quel suo estremo gesto di liberazione.
***
Ricordava ancora quando era stato scelto: si trovava assieme a due bellissimi puledri, li stava striando, "Ben presto, amici miei, avrete modo di correre, sentire il vento nelle vostre froge, nelle criniere, sulle code con cui lo spezzerete, la libertà si affaccerà dinanzi a voi e poi uno uscirà vincitore, ma questo non dovrà far rattristare l’altro, poiché già correre è una vittoria, seguire la vostra natura fino all’espressione ultima, quella è già una vittoria!", stava dicendo alle due bellissime creature l’allora stalliere.
"Parole sincere le tue, mio giovane amico: seguire la propria natura è già una vittoria, per un cavallo, così come per un uomo.", esordì una voce femminile, entrando nella stalla, "Anche se spesso quella natura porta altri a soffrire.", aggiunse con tono triste.
Aliseo quasi trattenne il respiro dinanzi alla figura che stava parlandogli: era chiaramente di origini nordiche, bellissimi capelli biondi, legati in due trecce, che scivolavano sui lati del capo, occhi verdi e profondi, un viso delicato, appena segnato da cicatrici, superficiali ed incapaci di rovinare in modo prolungato una tale bellezza.
Indossava vesti comode, la sconosciuta, una casacca a mezzemaniche, che non ne celava le femminee bellezze, ma nemmeno le mostrava oltre la pudicizia, una lunga gonna, entrambi di colore verde brillante, che perfettamente si abbinavano con gli occhi di lei, fece un leggero inchino nell’incontrare lo sguardo dello stalliere, rimasto imbambolato, a bocca aperta.
"Cosa porta qui una tale bellezza? Sei forse un angelo ed io sono morto senza rendermene conto?", chiese balbettando Aliseo, ricevendo una gentile risata in risposta. "No, niente del genere, mio giovane amico, sono qui perché il vento mi ha condotto ad incontrarti.", spiegò, sibillina.
"Che sia lode a tutti i venti, dunque.", esclamò di rimando il ragazzo, "Mai affermazione fu più corretta.", confermò sorridendo la sconosciuta.
"Il mio nome è Okypede e sono la nuova comandante degli Otto Dominatori consacrati ad Eolo, signore dei Venti tutti, giunta qui per conoscerti, giovane amico, e renderti uno dei suoi seguaci, se vorrai. Quella ritengo sia la tua natura.", si presentò la sconosciuta.
"Eolo? Parli forse della divinità pagana?", balbettò stupito il ragazzo, "Un cristiano sei dunque? Non un problema per il signore dei Venti, che, in vero, non parla mai di persona con noi, che siamo i suoi più fedeli seguaci, ma ci mostra comunque la vastità del potere che in noi risiede in altri modi.", spiegò lei pacata.
"Non so chi tu sia, ma sei tanto pazza e blasfema quanto bella, se credi davvero in tutte le bestemmie che vai dicendo!", esclamò sconvolto Aliseo, indietreggiando, prima che un freddo, a dir poco gelido, vento, spirasse nella piccola stalla.
I brividi corsero lungo il corpo del ragazzo spagnolo, specie nel vedere come fuori brillasse il caldo sole di una giornata estiva, "Pensi davvero che sia follia la mia? Il divino va ben oltre i limiti di comprensione di noi uomini, ma posso dirti per certo che anche i poteri delle persone possono oltrepassarli, se si è pronti a valicare qualche tabù.", rassicurò la bellissima straniera, mentre già dei sottili fiocchi di neve riempivano lo spazio ristretto, agitando i due cavalli.
Non ci volle molto di più perché Aliseo si convincesse a seguire quella ragazza ed iniziasse il suo addestramento nel tempio consacrato ad Eolo.
La vera difficoltà fu reggere gli sguardi: dei cinque Dominatori già presenti, tre lo guardavano con diffidenza e non per le origini cristiane, che non negava, o qualsiasi altro motivo legato alla sua persona, bensì perché il vento che avrebbe dovuto domare, il Ponente, era lo stesso che aveva dominato il traditore, Luis.
Aliseo non aveva mai conosciuto costui, ma tutti coloro che ne parlavano non celavano il disprezzo verso l’uomo che aveva cercato di rubare l’Anfora di Eolo. E lui ne pagava indirettamente il prezzo.
Solo gli altri due che s’addestravano al ruolo di Dominatori non gli rivolgevano tali sguardi, oltre Okypede, naturalmente, e l’uomo di nome Favonio.
A lungo quella condizione aveva pesato su di lui: aveva visto gli altri allievi apprendere il controllo delle correnti a loro proprie con maggiore velocità di lui, per primo il nuovo Dominatore dell’Ostro, poi anche quello dello Scirocco, solo lui ed Oritia erano rimasti indietro rispetto ai loro pari.
Ci volle del tempo perché Aliseo riuscisse ad ottenere il rispetto degli altri Dominatori, del tempo perché capisse che le sue parole sul Vento non erano una semplice metafora, che il vento è per sua stessa natura libertà e che come tale non va piegato, ma che deve essere un amico con cui condividere il proprio senso di libertà.
E cos’era per lui la libertà? La risposta a quella domanda, nella mente di Aliseo, arrivò svelta e decisa, accompagnata dallo scalpitare di possenti zoccoli.
***
Fu quel suono di zoccoli che, dal profondo di quella memoria, richiamò il Dominatore di Ponente al presente, in tempo per vedere Luxa che gli voltava le spalle, pronto ad intervenire nell’altra battaglia che si combatteva su quel fianco del Tempio di Eolo.
"Dove fuggi, invasore?", esclamò Aliseo, rendendosi conto di come avesse una voce, a dir poco, graffiante, come la gola gli pungesse e quanto dolore le sue carni stessero provando, solo in quel momento.
Il guerriero della Gru Oscura si voltò verso di lui, "Il cadavere ancora ha la forza di lagnarsi? Avrei dovuto ridurti in cenere, non lasciare della carne ad abbrustolire! Ma non preoccuparti, non commetterò di nuovo il medesimo errore!", lo minacciò l’Ombra malefica.
"Se ricordo bene, però, sono stato io, con le mie sole forze, a liberarmi da quelle tue fiamme dannate! E pensi che riuscirai di nuovo ad intrappolarmi in esse? Sbagli!", replicò sicuro il Dominatore di Ponente.
"Parla pure, carne bruciata, è l’unica cosa che ti resta da fare, prima di essere incenerito dal mio Fuoco Infero!", imperò Luxa, scatenando di nuovo le tetre fiamme contro il consacrato di Eolo.
"Carne bruciata, io? Tu cosa pensi d’essere? Eccoti il potere ultimo del Dominatore di Ponente, invasore: Brezza di Zefiro!", invocò l’altro.
Una fresca ondata di vento, che sembrava quasi risuonare di una dolce melodia, si scatenò dalle mani puntate in avanti di Aliseo, "Nel mito Zefiro è il figlio dell’Aurora che porta con se i fiori della Primavera, padre dei fantastici destrieri di Achille e di una delle Ore sacre a Zeus stesso! Odi la melodia del suo respiro e lascia che ti conduca nel mondo dei Morti!", sentenziò deciso l’uomo sacro ad Eolo, mentre le forze sue e del prigioniero fuggito si scontravano, annullandosi l’una con l’altra.
Entrambi i guerrieri furono spinti indietro: Aliseo sbatté violentemente contro la parete cui era appoggiato, sentendo le vestigia ormai sbriciolarsi, dopo essersi ridotte ad una manciata di ceneri in più punti, mentre il nero nemico barcollò prima di cadere a terra, l’armatura della Gru Oscura danneggiata in più punti.
"Maledetto!", ringhiò Luxa, rialzandosi, "Pensavi davvero che fossi così indebolito da non poterti tenere testa? Io mi sono addestrato a controllare parte del potere di una divinità, tu ti sei ricordato soltanto di qualcosa che avevi fatto in un’altra vita!", lo derise il Dominatore di Ponente.
"Non capisci, carne morta, e come potresti? Ti sei mai sentito incompleto, quasi vuoto? Come se la tua vita fosse solo un barcamenarti fra situazioni che non ti appartenevano, come se il vero te stesso fosse stato costretto ad un sonno senza tempo e tu vivessi in quel mondo vuoto di sogni?", lo accusò la Gru Nera, "Questo era la mia vita! Il fuoco solo mi dava soddisfazione, il fuoco ed il ricordo fratello che persi a causa dello stesso, nel giorno in cui mi feci queste ustioni sul viso.
Nessuno sapeva spiegarsi come accadde quel tragico incidente, ma tutti capivano che era colpa mia e per quello fui scacciato: i miei stessi genitori mi guardavano con disprezzo perché, a causa di un bisticcio per un gioco, avevo involontariamente scatenando un incendio in casa e causato la morte di mio fratello.
Per anni non capii come ciò fosse accaduto, finché non incontrai lei: Persefone dei Pesci Oscuri. Mi riconobbe, chiamandomi con un nome che non era mio, ma che, in qualche modo, risvegliò qualcosa, ancora prima che il suo tocco, ed il potere che da adesso germogliava, riportassero in me quei ricordi.
Mi spiegò tutto: in me dormiva l’anima di uno dei guerrieri del Signore degli Inferi, un’anima spezzata fra il luogo dove il sigillo di Atena la imprigionava ed il corpo che, in ogni generazione, avrebbe dovuto ospitarla. Per questo mi sentivo incompleto, lei mi avrebbe aiutato a prendere controllo dei ricordi, e del potere in essi insito, se avessi trovato come raggiungerla, sull’Isola della Regina Nera.
E così uccisi, bruciai, ridussi in cenere, tutto ciò che trovavo sulla mia strada nelle vaste lande della Polonia, finché alcuni guerrieri sacri ad Apollo non mi trovarono e condannarono all’Isola Prigione, troppo insulso per essere, io, un pericolo per loro, ignari del potere che, di lì a poco, avrei guadagnato, lo stesso con cui, ora, ti ucciderò!", concluse deciso il proprio racconto Luxa.
"Fuoco Infero, ardi!", ruggì la Gru Nera, liberando le colonne infuocate.
"Brezza di Zefiro, canta la tua gloria!", urlò, al di là delle fiamme, Aliseo, scatenando la fresca corrente di vento contro l’attacco avverso.
Per alcuni interminabili secondi le due forze sembravano intente ad equipararsi, nessuna delle due in vantaggio sull’altra, finché non sembrò quasi che il nero fuoco avesse la meglio. Ma era solo un’impressione: lo sguardo attento di Luxa notò come, al centro di quel infuriare di fiamme, si stesse creando uno spiraglio, come l’occhio di un ciclone, guidato dalle correnti di vento, e proprio in mezzo a quel fondersi dei cosmi avversi, passò Aliseo.
Le vestigia del Dominatore erano solo un vago ricordo, se non per i gambali e la maschera sul viso, così anche i capelli, e la passata bellezza, dato il corpo deturpato dalle fiamme; così appariva alla Gru Nera il suo nemico, mentre questi apriva, ancora impiegato nel proprio balzo, le braccia in avanti, "Destrieri del Vento, colpite!", invocò.
Ed i due cavalli di vento corsero, formidabili, in avanti, investendo con la loro violenza un bersaglio impreparato, dilaniando ciò che restava della sua scura armatura e schiantandolo al suolo, stremato e sanguinante dal petto.
"Non posso perdere così, non posso perdere contro una simile nullità!", lamentò il guerriero nero, cercando di rialzarsi, "Perché? Il tuo stato di Bestia Nera ti dà un lignaggio troppo alto?", domandò serio il Dominatore.
"Tu non capisci! Ho combattuto contro i cavalieri d’oro di Atena in una vita passata! Ho affrontato un guerriero cieco con biondi capelli negli inferi, un gigantesco uomo dall’elmo cornuto, sconfiggendolo, e poi più volte un altro guerriero, dai rossi capelli, che indossava le vestigia dalle dodici armi! Io ho affrontato alla pari tali titani ed ora cado per mano di un seguace di Eolo, una divinità minore?", sputò fuori quelle parole assieme al sangue, carico di rabbia.
Lo scrutò impassibile Aliseo, il volto segnato dalle ferite, "Forse è questo il tuo errore, Bestia Nera, forse è questo il motivo per cui, semmai veramente esista qualcosa come la reincarnazione, nessuno ha ricordo delle proprie vite passate, perché nell’inseguire le passate glorie, di una persona che non è più lui, gli sfuggono le cose importanti del presente.", spiegò semplicemente.
"E forse per questo hai perso contro il seguace di un dio minore, perché la divinità minore che servo non è portatrice di guerra e sofferenza, ma crede nella libertà e nella tolleranza, per questo non ha mai richiesto la creazione di grandi templi, di monumenti, o il sacrificio di vite innocenti in guerre fatte a suo nome.
La libertà e la gioia di vivere la propria vita, sono le cose che ho appreso in questo luogo e sono queste le leve che mi hanno dato la forza di schiacciarti.", aggiunse serio.
"Ed ora addio, Luxa della Gru Nera, sei stato un potente nemico, che la Brezza di Zefiro t’accompagni dolcemente nell’Oltretomba.", concluse il Dominatore, liberando la sua tecnica suprema e lasciando che travolgesse il nemico, finendolo.
La battaglia era conclusa, ma le forze stavano abbandonando anche Aliseo, che volse lo sguardo lì dove ancora la guerriera consacrata ad Atena combatteva, "La aspetterò qui, seduto, non sarebbe cortese disturbare il suo scontro.", sussurrò, poggiandosi alla parete vicina, scivolando in un profondo sonno per le ferite subite.
Homines 2: La Greca
Era il ricordo più vivido che aveva, fin da bambina, ma non riguardava lei, o almeno, non avrebbe dovuto. Era il ricordo di una guerriera.
Una donna, credeva lei, poiché in ella si rivedeva, una donna ben più grande, che combatteva in un esercito di nere figure, figure vestite di armature dalle forme spaventose, di cui, però, sapeva, nel profondo di se stessa, di potersi fidare, poiché condividevano la medesima fede ed il medesimo obbiettivo, servire una divinità, qualcuno di più potente e grande di tutti loro, Hades, il Signore degli Inferi.
Non riusciva mai a focalizzare il proprio nome in quei ricordi, quei sogni, però, c’era sempre qualcuno di cui lei era al fianco, un uomo dall’armatura adornata con maestose ali nere, un uomo che sembrava spietato nel impartire ordini, che abbatteva i suoi stessi soldati quando quelli fallivano, ma che, al tempo stesso, ogni volta che i loro sguardi s’incontravano, lei sapeva perfettamente essergli cara.
E poi c’erano le battaglie, infiniti ricordi di battaglie, scontri con eserciti dalle vestigia di molti colori e materiali e, ogni volta che li rivedeva, in lei ritornava in mente un pensiero, un nome che sapeva identificare quei nemici: "Atena".
Si rivedeva di continuo combattere innumerevoli battaglie, l’ultima, la più recente per l’ambiente in cui si trovava, all’ombra di un’immane nave volante, affrontando un ragazzino con vestigia dorate.
Il primo ricordo, però, il più antico ed atavico nella sua coscienza, risaliva a molti millenni prima: lei era in piedi, decine di suoi compagni caduti attorno a lei, ma, come loro, anche decine di nemici, un urlo la distraeva sempre all’inizio di quella memoria, l’urlo di un possente cavaliere dai capelli lunghi e scuri, che s’avvicinava ad un compagno a terra.
"Guardate il Comandante dell’esercito di Atena, guardate il prode Agamennone dei Pesci!", rideva una voce alle spalle di lei, una voce che, ben sapeva, apparteneva all’uomo di cui era sempre al fianco.
"Clitennestra, mi hai tradito!", accusò l’uomo dalle vestigia dorate, indicandola, "E tu, Egisto, assassino!", urlava ancora, verso chi stava al fianco di lei.
"Clitennestra? Egisto? Povero stolto! Oracolo di Atena, eppure nemmeno lontanamente paragonabile all’Oracolo che Apollo possiede a Delfi, poiché non hai saputo prevedere che il sommo Hades, una volta alleatosi con Ares, avrebbe fatto risvegliare le anime dei suoi guerrieri lì dove sarebbero state più utili!", rise l’uomo.
"Già sotto spoglie mortali si muovono gli Spettri del Signore degli Inferi! La guerriera di Alrune, fidata seguace del Primo Giudice, assieme ad altri cinque, aspetta Diomede del Capricorno, risvegliata nelle forme della sua sposa.
Le truppe di Minosse si sono mosse verso Itaca, dove l’anziano Laerte, uno dei pochi sopravvissuti alla guerra contro Poseidone, ed i discepoli del di lui figlio, Ulisse della Bilancia, attendono ignari il ritorno del loro maestro!", ancora una risata da quella voce così sicura, che riempiva di soddisfazione le orecchie di lei.
"Avete mosso guerra ad Ares, per salvare la vostra dea, rapita dal fedele Paride, suo seguace, molti dei cavalieri di Atena sono morti in quella guerra ed ora siamo noi a guidare a muovere contro di voi le nostre forze, noi, Spettri di Hades!", esclamò ancora l’uomo.
"Egisto, che tu sia maledetto!", ringhiò l’altro, espandendo il cosmo dorato, "Non Egisto, ma uno dei Giudici degli Inferi io sono: Aiace della Garuda è il mio nome immortale!", si presentò l’uomo, quello verso cui lei rivolgeva il proprio amore.
Questi i suoi ricordi, ma non erano niente più che sogni, o almeno così la giovane ragazza cresciuta nei pressi di Micene aveva sempre pensato, finché qualcuno non le aveva spiegato che in lei riposava qualcosa di più grande e che, se avesse condiviso con loro i suoi ricordi, le avrebbero dato il potere di ritrovare l’amore che non aveva mai realmente incontrato nella vita reale.
Lei aveva accettato, ottenendo una più chiara visione dei suoi ricordi, e, dopo alcuni anni, aveva ritrovato altri come lei, ma mai l’amato comandante, non lui, ed ora era lì, nel tempio di Eolo, il dio dei Venti, una divinità di cui non aveva mai avuto memoria, con indosso le vestigia di quello stesso cavaliere d’oro di cui aveva sempre nitido il ricordo in mente, le vestigia dei Pesci Neri.