Capitolo 37: Il Traditore di Ponente

Lo sguardo di Luis del Sagittario Oscuro spaziava: quando, per proteggere la fuga del proprio discepolo e degli ultimi guerrieri d’argento nero sopravvissuti all’invasione del Tempio di Eolo, aveva scelto di portarsi sul tetto del tempio stesso, così da impedire a chiunque di ostacolarli e, al qual tempo, aveva sfruttato, assieme ai propri alleati, quella motivazione per dividere le forze ancora pronte a difendere quel luogo.

E di tutti i guerrieri, sacri ad Eolo o Atena, che ancora erano vivi, i tre che aveva davanti, pensò fra se il nero invasore, erano forse i peggiori che potessero capitargli, non per i loro poteri, ma per ciò che per lui significavano.

Okypede del Grecale, la donna che più di tutto aveva amato, la donna che aveva significato molto per lui, se non tutto, la stessa che ora comandava i Dominatori dei Venti e che lo guardava con uno sguardo misto di disprezzo e dispiacere.

Noto del Libeccio, figlio di Austro dell’Ostro, il passato comandante dei guerrieri di Eolo, lo stesso di cui lui era responsabile per la morte; quel giovane aveva per lui solo odio, un odio bruciante ed immenso che riempiva l’aria, riscaldandola ancora di più.

Aliseo di Ponente, poi, era l’uomo che aveva preso il suo posto alla difesa della Sala Occidentale del tempio, un lavoro che non aveva saputo compiere a pieno, come il suo aspetto e le condizioni del luogo sacro ad Eolo dimostravano, ma nello sguardo di quello sconosciuto, leggeva disprezzo.

Quelli erano i nemici che avrebbe avuto prima della conclusione di quella lunga giornata di guerra, quelli i nemici che avrebbe dovuto sconfiggere per potersi riunire con l’ultimo discepolo rimastogli e gli altri compagni dalle vestigia oscura, le stesse vestigia che adesso, sostituivano quelle con cui, un tempo, proteggeva quei luoghi.

Avrebbe dovuto preoccuparsi? Probabilmente, ma in quel momento la mente di Luis vagava oltre le immagini dei suoi nemici, oltre gli eventi di quella lunga giornata, stava scivolando verso il passato che aveva vissuto in quel tempio ed ancora prima.

Era solamente un giovane pastore, sulle Alpi svizzere, che curava gli armenti di famiglia, questa era stata la sua infanzia, quello l’unico futuro che vedeva per se fin dalla più tenera età; non aveva studiato poi molto, non aveva appreso nessun mestiere che non fosse quello che era stato di suo padre e dei loro predecessori; non vedeva nessuna possibilità che non fosse sposare qualche donna di quei luoghi e crescere dei figli che sarebbero diventati anch’essi pastori.

Per quanto quel futuro non fosse il più orrendo che gli venisse in mente, il giovane Luis si sentiva intrappolato, simile alle pecore, capre ed altri animali che abitavano le montagne, costretto a seguire uno scampanellio che gli indicava che vita vivere, che sorti accettare per se stesso.

Tutto questo fu vero finché, un giorno, un forte vento caldo non investì quelle montagne, per quanto in pieno autunno, mentre lui stava chiudendo i recinti delle pecore; un vento che introdusse alla vista del giovane pastore un uomo dai lineamenti italiani e dallo sguardo sereno e fiero.

"Porti avanti il lavoro di famiglia, ragazzo? Nobile da parte tua, ma sei veramente felice di ciò?", chiese l’uomo sconosciuto, scrutandolo cordialmente, "Chi sei tu?", domandò sbalordito il giovane svizzero, senza nemmeno rispondere alla domanda dell’altro.

"Il mio nome è Austro dell’Ostro e comando i Dominatori dei Venti.", gli disse quello, "Noi serviamo il divino Eolo ed egli ha scelto te come nuovo custode di Ponente.", continuò a spiegare l’uomo, "Ma poiché la prima legge alla base dei seguaci dei Venti è la libertà, io ti chiedo, giovane pastore: sei felice della vita che conduci? Vuoi restare ad occuparti degli armenti della tua famiglia, o vuoi seguirmi e diventare qualcosa di più potente e, soprattutto, vuoi ottenere la libertà?", ripeté.

Una domanda a cui il senso del dovere del ragazzo non seppe dare una risposta immediata, anche se la titubanza del giovanissimo Luis sarebbe sfumata poco dopo, quando apparire fu un altro uomo elegante ed italiano, dai lineamenti.

"Mi scuso per averti seguito, cugino, ma desideravo tanto conoscere anch’io questo nostro nuovo compagno.", esordì l’altro, rivolgendosi per primo ad Austro, prima di voltarsi verso lo svizzero e porgergli la mano, "Piacere, sono Favonio di Levante.".

Quello fu il giorno in cui la vita del giovane Luis cambiò, per la prima volta.

"Ti distrai, nero assassino? Non farlo, o potresti non renderti nemmeno conto del caldo fuoco che ti travolge, potresti non renderti conto dell’incandescente Garbin!", invocò la voce di Noto del Libeccio, richiamando Luis al presente e costringendolo a sollevare le oscure ali dell’armatura, per difendersi dal vortice di calore, prima di disperderlo in una possente corrente d’aria.

"Il tuo potere sembra migliorato con il tempo, mio giovane amico: anni fa non fosti per me nemico così difficile da sconfiggere!", lo schernì il nero guerriero, "Non sei mai stato un vero ostacolo per le mie Ali di Zefiro!", imperò, ripiegando su di se le oscure vestigia e poi aprendo le ali, così da scatenare due ondate di vento che si lanciarono contro il trio di seguaci di Eolo che gli si paravano davanti.

Fu proprio quello dei tre privo d’armatura che con un agile balzo oltrepassò l’ondata di vento, quasi stesse cavalcando le correnti d’aria, e dall’alto della propria posizione fece confluire alle proprie mani il suo stesso cosmo, "Non hai più diritto di pronunciare il nome del Vento dell’Ovest, rinnegato! Aliseo di Ponente è l’unico con questo privilegio!", esordì il Dominatore dal corpo ustionato, "I Destrieri del Vento possono testimoniarlo!", invocò ancora, liberando due fieri stalloni dall’aere che lo circondava e lanciandoli addosso all’oscuro avversario.

Luis fu lesto nell’indietreggiare, aprendo le nere ali dell’armatura per darsi lo slancio, mentre vedeva i due destrieri corrergli contro, "Rinnegato? Credi che l’aver perso quelle stesse vestigia che tu oggi hai fatto distruggere mi renda inferiore? No, sciocco successore, l’unica cosa che l’essere diventato uno dei dodici d’oro oscuro mi ha donato, è stata maggiore determinazione e forza!", ruggì l’Ombra del Sagittario, liberando dei vortici d’aria che s’avvolsero alle correnti del Dominatore, fino a schiacciarle al loro interno, mentre già l’ambiente sembrava sferzarsi di freddi venti.

Lo sguardo di Luis fu serio nel volgersi verso la donna che già stava controllando ogni alito di vento attorno a se, "Okypede…", sussurrò, incapace di mostrare la stessa saccente attitudine che rivolgeva agli altri due anche per lei, incapace di mentire a se stesso, prima che alla Dominatrice, su ciò che ancora prova, ma consapevole che, per seguire gli ordini di Favonio, e per restare in vita e ritrovarsi con i propri allievi, avrebbe dovuto accettare anche quel confronto e, probabilmente, concluderlo nel modo più estremo esistente.

L’altra non disse niente, semplicemente sollevò le mani e lasciò che una possente corrente gelida si liberasse, lanciandosi contro il nero nemico, cercando di avvolgerlo nelle spire di ghiaccio che le erano proprie, intrappolandolo esse.

Luis aveva già visto altre volte la ragazza addestrarsi: era diversa dagli altri Dominatori, lo era sempre stata; forse il suo addestramento come sacerdotessa guerriero, forse in lei l’affinità con i venti era persino più potente, forse era un puro e semplice caso, ma di certo Okypede aveva sempre avuto poteri superiori alla maggioranza dei restanti sette compagni, senza nemmeno rendersene conto.

Lui, però, conosceva quei poteri: a lungo si erano addestrati assieme; spesso Coriolis era al loro fianco, in fondo erano stati scelti più o meno nello stesso periodo, ma altre volte erano solamente loro due, Ponente e Grecale, uniti da una profonda amicizia che, proprio per il tempo condiviso, era sfociata in un sentimento ben più forte.

Quelle conoscenze erano l’unica leva che il Nero Sagittario poteva sfruttare a proprio vantaggio nell’affrontare Okypede, le stesse conoscenze che lo portarono a spiccare un salto, sfruttando le abilità aerodinamiche delle sue ali, per distanziarsi.

"Il vento di Bora è ben più forte di quanto tu possa pensare!", furono le prime parole che la Dominatrice gli rivolse, liberando gelidi strali che si condensarono nell’aria, investendo l’armatura oscura e danneggiandola, mentre Luis rischiava di cadere malamente al suolo.

Fu solo l’esperienza e la prontezza di riflessi che permise all’Ombra di rilasciare una corrente d’aria che lo circondò, alleggerendo la caduta, permettendogli di scivolare elegantemente verso il suolo, prima di scatenare di nuovo le Ali di Zefiro che costrinsero i tre a dargli un po’ di spazio dove muoversi.

Lo spazio di manovra di Luis, però, non fu poi molto, poiché prontamente una corrente gelida si contrappose alle Ali di Zefiro, ricacciandole indietro e permettendo alla Dominatrice di Grecale di portarsi addosso al nemico con i venti freddi di cui era padrona.

"Dovresti avere maggiore considerazione dei tuoi vecchi compagni, Luis! Pensi davvero che basti così poco per vincere?", domandò la guerriera di Eolo, liberando di nuovo la furia della Bora contro il nero nemico.

"Non ti ho mai sottovalutato, Okypede, ma ero certo che gli altri non avrebbero potuto raggiungermi alla stessa velocità!", esclamò sicuro il Sagittario Oscuro, liberando la furia dei venti in un gigantesco vortice, "Tempesta di Zefiro!", urlò mentre il maestoso tornado circondava i due passati amanti, distanziandoli dagli altri seguaci di Eolo, rimasti all’esterno di quella barriera.

"Cosa pensi di ottenere distanziandomi dagli altri, Luis?", domandò immediatamente la comandante dei Dominatori dei Venti, "Voglio solo farti ricordare i nostri anni più belli.", ribatté lo sfregiato avversario, sorridendole cordiale, mentre già le forme nel vento iniziavano a mutare, prendendo l’aspetto di volti ben noti ad entrambi che turbinavano nel tornado.

"Ricordi quando eravamo appena arrivati al Tempio? Io fui il primo ad essere scelto; pochi mesi dopo, assieme al vecchio Austro, salvai Coriolis dai guerrieri di Ares e lui divenne il candidato alle vestigia del Maestrale e dopo il nostro comandante scelse anche te per quelle del Grecale.", iniziò a parlare l’uomo, mentre il volto gentile e regale del passato Dominatore dell’Ostro prendeva forma nelle correnti d’aria.

"Ricordi i nostri compagni di allora? Il vecchio Shiltar del Libeccio, sembrava uno spettro con quei suoi lunghi capelli bianchi ed il volto color del latte! Non faceva nemmeno rumore quando camminava! Il suo potere era tale che poteva bruciare un uomo fino alle ossa!", continuò, mentre una figura pallida e dai lunghi e lisci capelli bianchi prendeva forma nel vento.

"Poi c’era Johann della Tramontana, il predecessore di Oritia, ricordo ancora quando iniziava a suonare dolci melodie nei freddi venti del Nord, venti che tu così bene conoscevi, ma che, in quelle forme così piacevoli ed intonate mai avevi avvertito.

Lo stupore nel tuo sguardo, in quei momenti, era qualcosa che non sono mai riuscito a descrivere a parole.", sussurrò con quello che sembrava imbarazzo il nero nemico.

Fu allora che le correnti d’aria si fermarono e pareti di ghiaccio iniziarono a formarsi all’interno del tornado, "Sì, li ricordo, ricordo come la vecchiaia prese le vite di Johann e Shiltar, mentre fosti tu a prendere quella di Luis!", esordì Okypede con voce rabbiosa.

"Ricordo Favonio, che ci ha tradito e, a quanto pare, collaborava con te fin dall’inizio, e ricordo quel mostro orrido di Gairan! Tu te lo ricordi? Assieme avete cercato di rubare l’Otre del divino Eolo, assieme ci avete attaccato, assieme, di certo, avete avuto la meglio sul nobile Austro, rendendo Noto ed i suoi fratelli orfani! Assieme avete distrutto tutto ciò che avevamo giurato di proteggere!", ruggì Okypede, "Il nostro futuro prima di tutto il resto!", urlò rabbiosa, scatenando la furia della Bora all’interno di quelle correnti controllate dal Nero Sagittario.

"Tu non capisci! Tu non sai niente!", ribatté con voce offesa Luis, guidando alcuni dei venti che s’agitavano attorno a loro perché si liberassero all’interno del ciclone, dirigendosi in sua difesa e disperdendo la gelida corrente nemica, mentre ricordi amari ritornavano alla sua mente.

Viveva fra i Dominatori da ormai tre anni, aveva visto i vecchi Johann, prima, e Shiltar dispersi nel vento in quei lunghi anni, ma, oltre a quelle perdite, aveva anche gioito di nuovi inizi: l’amicizia con Coriolis, l’amore di Okypede, l’affetto ed il rispetto di Austro e del resto di loro, tutti sentimenti che lo avevano reso più forte, più coraggioso negli anni e molto capace nell’uso dei venti.

Ricordava ancora il giorno in cui tutto quanto iniziò a sfiorire: stava sgattaiolando fuori dalle stanze di Okypede, quando sentì una risatina alle sue spalle, la risata gutturale e spesso fastidiosa di Gairan dello Scirocco.

Il tozzo compagno d’arme lo scrutava con divertimento nello sguardo e tutto ciò che Luis poteva pensare era di spazzarlo via, con un’unica potente corrente d’aria, per quanto fosse ben consapevole che una cosa del genere non sarebbe stata possibile, troppo elevato era il potere difensivo delle correnti di Scirocco.

"Che cosa ti porta qui, nei corridoi settentrionali, Gairan?", domandò con disappunto l’allora Dominatore di Ponente, "Qualcosa di diverso dal motivo che ha spinto te nell’ala Orientale del nostro tempio, temo, ragazzo mio, ma potremo ben presto correggere questa diversità.", ridacchiò l’uomo dal viso tozzo e quasi porcino ai suoi occhi.

Prima, però, che Luis potesse ribattere all’altro di preoccuparsi dei propri affari, una sagoma apparve, quasi fosse sempre stata lì ma lui non se ne fosse reso conto, la figura di Favonio di Levante, uno dei più rispettati e potenti consacrati di Eolo, per come lo conosceva lui.

"Qui siamo tutti amici, miei giovani compagni, non dovremmo litigare o dibattere fra noi. Luis è spinto qui dalle correnti d’amore che lo legano ad Okypede e questo è un bene per lui, io, però, vorrei tanto poter parlare con entrambi di ben altri propositi.", esordì, invitandoli entrambi a seguirlo, attraverso l’anticamera di Scirocco, fino alle sale di Levante.

Fu proprio il padrone di quelle stanze il primo a parlare, invitando gli altri due a sedersi su comodi sgabelli che aveva appositamente preparato, poiché, come ben presto anche Luis si rese conto, l’incontro fra di loro quel giorno era stato tutt’altro che casuale.

"Miei giovani amici, credo che noi tre possiamo tranquillamente dire di condividere un progetto: maggior potere e gloria per il divino Eolo e, mediante ciò, per noi tre.", esordì con una tale semplicità che quasi le sue parole sembravano essere parte di un pensiero che già il Dominatore di Ponente aveva nella propria mente.

"Che intendi dire?", balbettò proprio il ragazzo, mentre Gairan accennava affermativamente con il capo, "Intendo dire, amico mio, che la politica di Austro non ci darà mai modo di rendere grande il nome di Eolo! Insomma, Poseidone, o Nettuno, il signore dei Mari si pensa superiore alla divinità che serviamo, ma cosa sarebbe delle navi che solcano il suo Regno senza le correnti dei venti che noi dominiamo? Gli uomini dovrebbero spezzarsi la schiena ai remi per il più misero dei viaggi!", esordì Favonio, quasi infiammandosi alle proprie parole.

"E Zeus, o Giove? Egli è il Signore dei Cieli, l’aquila è il suo simbolo, i fulmini può scatenare contro le proprie vittime e tanto altro, ma anche lui dimentica che è Eolo l’unico e solo Re dei Venti, pensa che essi siano parte del suo regno!", aggiunse.

"Potrei farti molti altri esempi del genere, di come le altre divinità dell’Olimpo, solo perché nate prima del nostro signore, lo considerino un’entità minore. In fondo, il fatto stesso che Atena ha l’Attica, Efesto l’Etna ed ogni altro vulcano, Apollo possiede Delfi e molti altri templi in giro per il Mediterraneo, mentre ad Eolo spetta solo questo piccolo luogo sconosciuto ai più, è una dimostrazione della bassa considerazione del nostro padrone.", continuò il Dominatore di Levante.

"Non è giusto!", rincarò Gairan, battendo la mano contro il ginocchio.

"Esattamente! E proprio per dimostrare come il mondo non sarebbe niente senza i venti ad alimentarlo, noi dobbiamo agire! Useremo l’Otre divina per riscattare il nome della divinità che serviamo!", propose subito dopo Favonio e fu allora che Luis scattò in piedi, sconvolto.

"Quello che proponi è tradimento nei confronti di Austro…", balbettò sgomento, "Sarebbe andare contro le leggi che ci furono imposte fin dai fondatori dell’ordine dei Dominatori…", sottolineò il ragazzo.

"Discendo da quelli stessi fondatori tanto quanto Austro, amico mio, e fidati se ti dico che non stiamo per tradire nessuna regola, solo per riscriverle più chiaramente.", ribatté pacato Favonio, "Ed ora siediti.", ordinò duro, mentre Luis si rendeva conto che lo sgabello si era spostato, ma non era caduto, semplicemente era comodamente pronto dietro di lui, per quanto fosse indietreggiato.

"Non posso affidarmi a nessun altro per questo compito, solo voi due, che dovrete portare a conclusione questa sacra missione! Una volta che avremo ottenuto l’Otre, guiderò il nostro esercito alla conquista dell’Italia, che diverrà la nuova capitale del Regno dei Venti!", continuò subito l’uomo di Levante, quasi incurante della precedente reazione del parigrado.

"Ma come faremo con gli altri? Di certo Austro si opporrà e molti con lui…", balbettò titubante proprio Luis, "Non ti preoccupare, non sapranno cosa è accaduto finché non sarà troppo tardi per loro per intromettersi.", rispose con uno sguardo furbo l’altro.

Il Dominatore di Ponente non poté che tirare un lungo e disperato sospiro, prima di porre una nuova domanda: "Perché io? Perché me fra tutti quanti da affiancare a Gairan? Non bastereste voi due?", chiese con la disperazione nella voce, poiché consapevole del rischio che correva nell’opporsi così apertamente a due suoi parigrado che gli avevano rivelato, senza titubanza alcuna, i loro propositi sovversivi.

"Perché tu? Mio buon pastorello, tu mi devi tutto! Sono stato io a convincerti a diventare un Dominatore dei Venti, non ricordi? Avevi ancora delle incertezze mentre parlavi con Austro, ma fui io a convincerti! Fui sempre io ad aiutarti ad apprendere come dominare le nobili e possenti, ma al qual tempo piacevoli, correnti di Ponente ed ancora io ho mostrato a tutti voi quali sono i poteri di cui siamo padroni, attraverso le Nebbie d’Oriente.", spiegò con pacata calma Favonio, mentre un sorriso gli si dipingeva sul volto, "Seppur sull’ultima cosa vi ho spudoratamente mentito.", concluse, facendo un cenno con la testa ed invitando l’altro a voltarsi.

Grande fu lo sgomento di Luis nel vedere al proprio fianco non più Gairan, ma il defunto Shiltar del Libeccio, "Sorprendente vedere un fantasma davanti a te, vero? Ovviamente non è il Vecchio Canuto che hai davanti, ma così come lo sgabello su cui credete di essere seduti, anche ciò che vedi e ciò che senti può essere piegato alla mia volontà.", spiegò la voce di Favonio, ma l’uomo che Luis aveva dinanzi, adesso, gli appariva diverso: nei suoi occhi vedeva una cupidigia ed un disprezzo che mai prima aveva neppure lontanamente intravisto.

"Potrei costringere Oritia? Sì, potrei costringerla a fare tante cose per me, ma rischierei di farmi scoprire utilizzando lei.

Noto, poi, sarebbe ben più difficile da sfruttare, dato l’attaccamento al padre ed il desiderio di compiacerlo.

Coriolis è uno stupido come pochi, non lo considero degno di essere nemmeno lontanamente utile per i miei piani, né ho intenzione di sfruttare Austro, il che mi lasciava con due sole opzioni, voi appassionati innamorati.", iniziò a raccontare, con la voce carica di derisione e disprezzo.

"Ma anche in quel frangente, dovevo compiere una scelta: se vi avessi ingannato ad utilizzare le vostre forze in modo innaturale, forse avreste potuto comprenderlo, non a livello sensibile, ma ad un piano puramente logico… in fondo non siete idioti tanto quanto Coriolis; quindi dovevo rendervi partecipi al mio piano, rivelarvelo e poi non concedervi alternative diverse dall’allearvi con me e, in funzione di ciò, ho scelto te come ulteriore elemento della nostra terna.", continuò, indicando Gairan al proprio fianco.

"Puoi ribellarti, naturalmente, la libertà è la prima cosa che Eolo concede ai propri seguaci, ma come pensi di vincere contro di me e Gairan quando non sai nemmeno dove ci troviamo realmente al momento? Potrei ridurti ad un vegetale, così da tenere domato il vento di Ponente e lasciare che sia il nostro buon amico dello Scirocco, qui, ad occuparsi di soddisfare i bisogni di Okypede, poiché tutti quanti voi, che almeno una volta avete avvertito la salsedine delle Nebbie d’Oriente siete vittime del mio controllo mentale.", sghignazzò il Dominatore di Levante.

"Potresti tentare di dire a chiunque degli altri quali sono i miei piani, ma alle loro orecchie non arriverebbe alcun suono e saresti, di fatto, solo e per sempre incerto su chi ti sia di fianco, se un amico fidato, o un ben più indisposto compagno che hai tradito.", continuò.

"Da qualsiasi punto di vista, Luis, hai una sola scelta: continuare a seguire i miei ordini. Questo è l’unico modo in cui puoi sperare che sia tu, sia la tua amata Okypede e quello stupido di Coriolis restiate in vita.", concluse spietato il suo interlocutore.

Luis di Ponente non aveva alcuna obiezione possibile. Quella fu la seconda volta che la sua vita cambiò drasticamente.

Avrebbe voluto raccontare tutto ciò ad Okypede, da anni voleva dirle la verità, quella stessa verità che li aveva divisi, ma non poteva per molti motivi, non ultimo, le combinazioni di fredde correnti ed incandescenti venti che stavano attaccando da ambo i versanti il tornado da lui generato, disfacendolo.

Una figura balzò addosso al nero guerriero, "Puoi essere potente ben più di quanto lo sia io, mio predecessore, ma resti comunque un rinnegato, che ha voluto tradire gli amici e le persone care!", lo accusò Aliseo, colpendolo in pieno petto con una gomitata, che nemmeno sbilanciò il nemico, mentre pilotava le correnti d’aria per tornare al suolo, "Assaggia la mia furia, assaggia la Brezza di Zefiro!", lo apostrofò ancora il Dominatore di Ponente, liberando la melodiosa energia che gli era propria.

"Questo venticello non può essere paragonabile al vero potere del Vento dell’Ovest! Eccoti la Tempesta di Zefiro, stolto!", ruggì di rimando Luis, liberando ancora una volta il vortice che lo avvolse, disperdendo le energie nemiche ed inghiottendo Aliseo stesso all’interno della spirale di correnti d’aria.

"Rinuncia alla battaglia, mio giovane successore e forse ti farò salva la vita!", propose con tono beffardo il Sagittario Oscuro, ma, dall’interno del vortice, riusciva a distinguere l’altro che cercava di dominare quelle correnti d’aria, determinato a non arrendersi.

"Folle! Così solo maggiori sofferenze ti procurerai, nient’altro!", lo avvisò, prima che un nitrire furibondo esplodesse nel vortice, disperdendolo. "Destrieri del Vento!", imperò una voce, prima che due stalloni di pura aria investissero il nero guerriero, sbilanciandolo e costringendolo ad un atterraggio piuttosto goffo al suolo, mentre già il Dominatore di Ponente cadeva a terra, ferito.

"Con questo, traditore, direi che è chiaro chi domina il vento dell’Ovest!", esclamò una voce, mentre già Noto del Libeccio si affiancava al compagno ferito, assieme ad Okypede.

"Voi due piccioncini avete avuto il vostro momento d’intimità ed anche un confronto per il dominio del vento di Ponente ha avuto luogo, quindi, se nessuno ha niente da ridire, direi che è tempo di reclamare la vita dell’assassino di mio padre!", ringhiò a denti stretti il figlio di Austro, facendosi avanti, i caldi venti che gli erano propri che già lo circondavano producendo calde scintille.

"Fiammeggia, Garbin!", imperò il Dominatore liberando le correnti incandescenti che si lanciarono addosso al nero nemico con velocità e furia, per trovarsi il percorso ostacolato dalle oscure ali di quello, che liberarono l’ondata di vento di Zefiro, creando un blocco di correnti a mezz’aria fra loro.

"Se cerchi vendetta per tuo padre, ragazzo, sei ben lungi dall’averla!", schernì Luis con uno sguardo furbo, mentre intensificava la potenza della sua corrente di vento, "Ne sei sicuro, traditore? Eppure credo che ben presto la cicatrice che ti lasciò Okypede avrà nuove compagne, le ustioni che io t’infliggerò!", imperò Noto, mentre le fiamme da lui animate diventavano ancora più potenti.

Il rumore dei passi di Aliseo, che si era ormai rialzato, per quanto stremato, e di Okypede, fecero voltare il Dominatore del Libeccio, "Restate fuori da questo scontro!", ringhiò il figlio di Austro, "Mio è il dovere di vincerlo, per mio padre, prima che per me stesso!", affermò ancora, deciso, espandendo il cosmo con determinazione e lasciando che le calde correnti attorno a lui si congiungessero, per quanto questo diede libertà d’avanzare alle Ali di Zefiro.

"La pazzia è un fattore costante fra i Dominatori, sembrerebbe! Ebbene, raggiungi tuo padre, ragazzo!", affermò deciso Luis, mentre il suo attacco aumentava di velocità, solo per trovarsi d’improvviso bloccato da un gigantesco globo di fuoco.

"Pazzo? Probabilmente lo sono, traditore, ma non sono un suicida!", esclamò la voce di Noto, celato dalla gigantesca sfera fiammeggiante, "Assaggia la potenza incendiaria dello Stau!", imperò subito dopo il seguace di Eolo, liberando il globo che volò spietato verso Luis, travolgendolo e distruggendo in parte le nere vestigia, lasciando solo pelle ustionata al suo passaggio.

L’Oscuro Sagittario, però, fu lesto nell’aprire ciò che restava delle ali sulla sua schiena, utilizzandole per ridurre la spinta nemica e spiccare un agile salto, cercando nel cielo la distanza necessaria a potersi difendere dai tre avversari.

"Dove credi di fuggire?", ruggì allora Noto, utilizzando le correnti calde per lanciarsi all’inseguimento del nemico, "Il cielo è il campo di battaglia perfetto per i Dominatori di Eolo!", lo schernì Luis, "Ma tu non sei più uno di noi!", lo ammonì di rimando il guerriero del Libeccio, "Eppure conosco ancora tutte le arti del nostro ordine!", ribatté quello, mentre un nuovo tornado si generava attorno a lui, inglobando fra le proprie spire lo stesso avversario, "Assapora anche tu la Tempesta di Zefiro!", lo provocò.

"Stau, impera!", invocò di rimando Noto, generando ancora una volta il globo di fuoco, che andò ad avvinghiarsi alle spire della tempesta di vento avversa, detonando in una possente esplosione di fiamme che illuminò il cielo sopra il tempio di Eolo, mentre già il Dominatore di Libeccio sfruttava quella stessa potenza per scagliarsi addosso al nero nemico, colpendolo con un violento calcio all’addome, lì dove i due attacchi già andati a segno avevano ormai quasi distrutto le vestigia.

Il colpo sbilanciò indietro Luis, ma questi fu veloce nel riaprire le nere ali dell’armatura semidistrutta, "Stai lontano!", ordinò, scuotendo le correnti d’aria, mentre si riavvicinava al tetto, "Garbin, fiammeggia!", ruggì di rimando Noto, sferrando in avanti un diretto e lasciando che le correnti d’aria circondassero il suo braccio e lo rendessero incandescente, correndo addosso all’oscuro avversario, che fece nuovamente uso delle Ali di Zefiro per difendersi dall’attacco del Dominatore.

Fu allora che, quasi danzando fra le correnti d’aria, il figlio di Austro compì una veloce rotazione sul proprio baricentro, creando una spirale di fiamme attorno a se, utilizzando il potere incandescente del Libeccio per avvolgersi e disperdere così le oscure ali di vento nemico, spingendosi in avanti ed arrivando di nuovo a breve distanza dall’avversario sfregiato e lì, Noto lo colpì.

Un primo pugno al volto, seguito da un gancio allo sterno e quindi da un diretto alla nuca, prima di sferrare due violenti diretti al viso di Luis, feroci e carichi di anni di rabbia e fu proprio a quella breve distanza, però, che il Sagittario Nero lasciò esplodere il proprio cosmo.

"Freccia Oscura!", ruggì Luis, liberando un dardo di vento compatto e ravvicinato, che esplose a contatto con il corpo del Dominatore di Libeccio, scagliandolo indietro e facendolo cadere malamente al suolo, sul soffitto del Tempio, che si crepò vistosamente, aggiungendo nuovi danni a quelli che gli altri scontri già stavano procurando alla struttura.

Quando il Sagittario Oscuro poggiò di nuovo i piedi sul solido tetto, scrutò i due Dominatori ancora in piedi, "Arrendetevi e rinunciate alla battaglia, o potreste fare una fine persino peggiore di quella di Noto.", affermò duro il guerriero d’oro nero.

Okypede, però, fece un passo avanti, posizionando le mani al di sopra del capo, "Utilizza questa tua nuova tecnica, Luis!", lo sfidò, "Il potere che hai ottenuto dopo avere abbandonato me e tutto ciò che avevi di caro in questo luogo, o il potere che io avevo appreso prima di giungere a questa mia nuova vita, in questo luogo.", aggiunse decisa.

Il Sagittario Nero guardò con un velo di rammarico la donna che tanto aveva amato: "Sia dunque, che uno di noi due concluda questa battaglia! Stremato è Noto, debole il mio successore, che fra noi due si concluda lo scontro!", concordò il guerriero d’oro sporco, espandendo il cosmo lungo il proprio braccio destro.

"Freccia Oscura, compi il tuo tragitto!", imperò Luis, "Aurora Artica, in nome di Eolo!", invocò di rimando la Dominatrice del Grecale.

Il dardo di vento e le gelide correnti si affrontarono a mezz’aria, portando in una posizione di stasi i due combattenti, finché una nuova esplosione nelle sale sottostanti non catturò l’attenzione di entrambi rivelando loro qualcosa che il lungo combattimento aveva celato ai sensi: l’assenza del cosmo di Eolo ad aleggiare sull’intero Tempio, così come un bagliore di luce che si allontanava, indicò la fuga dell’Ariete Oscuro e di Favonio assieme a lui.

Forse furono quelle rivelazioni, forse, semplicemente, Okypede era davvero la guerriera più potente, ma in ogni caso, la Freccia Oscura fu ben presto congelata e con essa anche buona parte del corpo di Luis del Sagittario Nero, che cadde in malo modo al suolo, impossibilitato a muoversi ulteriormente.

"Questa è la fine del tuo sogno di conquista, Luis, arrenditi, non voglio prendere la tua vita, lascerò agli altri la decisione sulle tue sorti.", lo pregò la Dominatrice di Grecale, avvicinandosi all’uomo sconfitto, che fece semplicemente un cenno affermativo con il capo, non tentando nemmeno di alzarsi.

In silenzio, con il corpo parzialmente vittima dell’ipotermia, il guerriero oscuro guardò la donna che amava, e che lo aveva appena sconfitto, allontanarsi, per accettarsi, assieme all’uomo che gli era succeduto nella Sala di Ponente delle sorti del loro compagno del Libeccio e si scoprì in quel momento con il volto rigato da calde lacrime.

Proprio in quello stesso istante, però, una voce urlò dalla Sala Centrale sotto di loro: "Anthos Paschou!", un comando che conosceva molto bene e che lo portò ad urlare a sua volta: "Okypede! Fate attenzione!".

La Dominatrice di Grecale aveva il cuore pesante: aver sconfitto Luis, pensava, le avrebbe dato la pace che da anni cercava, eppure, quando l’uomo da lei amato era finito al suolo, sconfitto ed incapace di combattere, non aveva avuto la forza di ucciderlo, si era scoperta incapace di odiarlo, ancora una volta. Poi quello stesso uomo aveva urlato a lei di fare attenzione, ma quando Okypede si era voltata, tutto ciò che aveva visto era stato sangue, il sangue di Aliseo, che, come uno scudo umano, l’aveva difesa da qualcosa di nero e terrificante, che ora stava germogliando dal corpo del Dominatore di Ponente che cadde al suolo.

"No!", urlò la guerriera, accorrendo vicino al compagno d’arme, la cui vita, però, era già spirata via dal corpo, in un estremo gesto di sacrificio.

"Che cosa?", riuscì appena a balbettare Noto, ripresosi dall’attacco precedente di Luis, "Ha dato la sua vita per te…", sussurrava proprio in quel momento il passato guerriero di Ponente, malgrado la sua voce fosse molto più debole e vicina di quanto Okypede stesse si aspettasse e solo voltandosi sulla destra capì il perché.

"Deve essere il vento che ci ha guidati in questo gesto… non siamo noi a dominarlo forse…", sussurrò il Sagittario Oscuro, il corpo segnato dalla medesima tipologia di ferite che aveva ucciso Aliseo, mentre il corpo di Luis cadeva in ginocchio rivelando come egli avesse difeso Noto da quello stesso misterioso attacco.

"Perché?", domandò stupefatta Okypede, senza abbandonare il corpo di Aliseo, stretto in un ultimo abbraccio, "Nessun vero Dominatore vorrebbe veder morire i propri compagni, né io, né il mio successore…", sussurrò il Sagittario Oscuro, "Difficile è stato già veder morire anni fa Austro, senza poterlo salvare…", continuò.

"Che intendi dire?", domandò sgomento Noto, il cui sguardo confuso lasciava intuire come in lui la rabbia fosse, almeno in parte, attenuata.

"Sto morendo e lui è lontano… forse potrò dirvi la verità, infine…", bisbigliò il Nero guerriero, "Nella Sala Centrale, anni fa, inizialmente si trovavano Austro e Favonio, fu questi a dire a me e Gairan di raggiungerlo e fu lui, da principio, a renderci invisibili agli occhi di tuo padre, Noto, per rubare l’Otre sacra.", iniziò a raccontare il moribondo invasore.

"Austro, però, era potente, riuscì ad individuarci e ci ostacolò… non lo immaginavo allora, ma ora lo capisco: Favonio sperava che il Comandante fosse capace di scoprirci. Aspettò che lui ci assalisse per colpirlo alle spalle ed ucciderlo.", confessò con le lacrime agli occhi.

"Non è possibile, la ferita era frontale…", ribatté il Dominatore del Libeccio, "No, è stato Favonio… lui ha fatto apparire la ferita in modo diverso, lui ha diretto l’intero scontro… ho visto tutto: Oritia e te indifesi e debilitati nello spirito, gli attacchi di Okypede e Coriolis diretti erroneamente e poi Gairan che cercava di uccidervi.", rispose l’altro.

"Non è stato il Mistral ad uccidere Gairan, fui io, per salvare il mio miglior amico e fu per quel motivo che Favonio mi impedì di vedere ed evitare il tuo attacco, Okypede.", continuò Luis, "Sapeva che avrei accettato in silenzio qualsiasi condanna, che non avrei mai potuto tradirlo rivelando la verità, nemmeno se lo avessi voluto, finché lui fosse stato nelle vicinanze.", raccontò.

"Quello fu il terzo grande stravolgimento della mia vita: dovetti accettare di vivere nella menzogna del crimine che non avevo commesso! Divenni un prigioniero dell’Isola della Regina Nera, rafforzai il mio spirito ed il corpo in una malvagità che non mi era propria, rinnegai me stesso per sopravvivere, divenni amico dell’orgoglioso Medonte, della selvaggia Brienne e di quel mostro di Ashur, ma cercai comunque di trasmettere l’onore e la devozione ai venti ai miei tre allievi e, forse, con Kirin ed Abar ci sono anche riuscito.", sussurrò con un mezzo sorriso sul volto.

"Perché, Luis? Perché hai sopportato tutto questo in silenzio?", domandò allora Okypede, inginocchiatasi vicino all’uomo amato e deposto il corpo di Aliseo accanto al suo.

"Che domanda sciocca…", sussurrò con un pizzico di sofferta ironia l’altro, "Perché un uomo fa ciò che fa? Per essere degno della donna che ama.", concluse con un sorriso, prima che un forte colpo di tosse lo costringesse a piegarsi in avanti ed osservare il nero melograno che stava germogliando dalle ferite nel suo addome.

"Persefone ed i suoi fiori della morte…", lamentò Luis chinando indietro il capo, "Il mio tempo sta per finire. Credevo che tornare al Tempio non mi avrebbe colpito così nel profondo, ma mi sbagliavo.", scherzò con un sorriso sofferente il nero Sagittario, "Un’ultima cosa: state attenti. Persefone, Wuluwaid, Giano… non sono nemici da sottovalutare e come loro non lo è nemmeno Favonio, egli è forse persino più malvagio di tutti gli altri.", bisbigliò con le ultime forze, prima che la mano di Noto si poggiasse sulla sua spalla.

"Dovresti saperlo, i Dominatori di Eolo hanno come dovere quello di difendere l’Otre dei Venti e nessun ostacolo o nemico è troppo potente da farli rinunciare.", gli disse con voce seria, "Tu ed Aliseo, siete stati entrambi nobili guerrieri di Ponente, sono certo che il vento dell’Ovest vi accompagnerà nel Paradiso dei Cavalieri. Altre anime più oscure saranno portate in Ade dal caldo Libeccio, non preoccuparti d’altro e riposa.", concluse il Dominatore, allontanandosi poco dopo e lasciando un ultimo istante d’intimità ad Okypede e l’uomo che aveva erroneamente accusato della morte di suo padre Austro.

Noto sentì il sommesso pianto della Dominatrice di Grecale, ma non si voltò, le lasciò gli ultimi istanti di vita con l’uomo che, probabilmente, aveva più amato in tutta la sua vita, solo quando l’altra le fu al fianco, il guerriero del Libeccio la guardò in volto, trovandola risoluta.

"Andiamo, è tempo di concludere questa invasione di Ombre.", sancì decisa Okypede, dirigendosi verso il luogo dove l’unica battaglia ancora in corso stava combattendosi all’interno della Sala Centrale.

La fine delle battaglie presso il Tempio dei Venti era prossima.