Capitolo 25: Giustizia e Speranza
L’esplosione aveva distrutto tutto attorno a loro e solo una sfacciata fortuna, come la giovane sacerdotessa ammise con se stessa, aveva permesso loro di salvarsi. Aveva sempre avuto delle leggere doti psichiche; il suo maestro aveva anche provato ad aiutarla nello svilupparle, ma mai aveva tentato un così potente uso dello stesso, un teletrasporto.
Quando Diana di Phoenix si ritrovò, dopo l’attacco di Libra Oscuro, in pieno oceano, ancora viva, con Kaal attorno al proprio braccio, seppur svenuto, la sacerdotessa seppe di avercela fatta e si mosse di conseguenza. Non avrebbe fatto ritorno sull’Isola della Regina Nera, che vedeva vicina all’orizzonte, poiché avvertiva i minacciosi e vasti cosmi che lì esplodevano, quelli dei guerrieri d’oro nero, ma si sarebbe diretta al Santuario, come aveva prospettato.
***
Tolué di Poppa Oscura osservava, occhi azzurri e freddi come zaffiri, i cavalieri di bronzo e quello d’argento dinanzi a lei e loro ricambiavano il suo sguardo, o almeno così facevano quelli di cui poteva osservare gli occhi, ma anche le due sacerdotesse mascherate, di certo, la osservavano. E tutti loro avrebbero visto la stessa figura circondata da vestigia nere, le vestigia della Poppa della Nave Argo, ampie a coprire le braccia, con una struttura che si apriva dai polsi e risaliva fino alle spalle, un blocco pettorale, una struttura a protezione della cinta ed altre ampie protezioni per le gambe, oltre ad una semplice corona sulla fronte, incastonata fra i capelli biondi di quel così elegante volto di chiare origini medio orientali.
"Siete solo dei cadaveri, ben poca cosa per me: non ho tempo da perdere con chi è già con un piede nella fossa, lasciatemi il guerriero d’argento ed il pelato lì in fondo, sembrano gli unici degni della mia attenzione, seppur in minima parte.", schernì la guerriera nera, rivolgendosi al piccolo gruppo di feriti guerrieri di Atena.
La sacerdotessa della Colomba avanzò di qualche passo, la prima a non apprezzare quelle parole e, lasciando scoppiare il proprio cosmo, aprì le mani contro la guerriera nemica, "Leuké Ftera!", urlò, scatenando le Piume Bianche, che corsero spietate contro la scura meta.
Una risata nacque dalle labbra della bionda avversaria che, incredibilmente, si mosse veloce fra le tante e tante piume, evitandole tutte, fino a raggiungere la sacerdotessa di Atena, "Sai come sono chiamata sull’Isola della Regina Nera, ragazzina?", domandò divertita Puppis Oscura, alle spalle di Mirea, che, voltandosi di scatto, cercò di colpirla con un violento pugno, malgrado il braccio ferito, fendendo solo l’aria, poiché già l’avversaria s’era spostata di nuovo, sul fianco opposto.
"Tolué l’Intoccabile! Dei quattro allievi del grande Haoma di Virgo Oscura sono colei che ha appreso come prevedere ed evitare ogni attacco nemico senza mai essere nemmeno sfiorata!", esclamò soddisfatta la nera nemica, mentre una tetra luce brillava fra le sue dita, "Ed ora, piccola, accogli il caldo abbraccio della stella Tureis!", ordinò, lasciando che il globo d’energia prorompesse dalle sue mani contro la sacerdotessa di bronzo, scagliandola alcuni metri più avanti, nei pressi della posizione in cui lo stesso guerriero d’oro nero era seduto ad osservare lo scontro.
Lo sguardo di Tolué vagò fra i restanti nemici, fermandosi poi su Darius della Lince, "Le tue doti, cavaliere pelato, m’incuriosiscono, ricordano vagamente quelle del mio maestro. Fatti avanti, non lasciare che gli altri tuoi compagni periscano per difenderti!", propose ironica, lasciando esplodere di nuovo il proprio cosmo tenebroso, travolgendo Talos ed Ayra, mentre già Ludwig ed il discepolo di Amara la osservavano, preoccupati.
Fu il discepolo di Munklar ad attaccare per primo: un balzo, rallentato dalla gamba ferita, ed il tentativo di sferrare un incandescente calcio sinistro al volto della nera avversaria, che, però, lesta, si abbassò, evitando il colpo e liberando un’ondata d’energia con cui spinse l’altro in aria, per poi lasciarlo cadere malamente al suolo, dove rotolò per alcuni istanti.
Darius approfittò di quel breve contrasto, liberando strali di luce, simili ad artigli luminosi, che corsero da ogni direzione contro la guerriera oscura che così come aveva fatto dinanzi agli attacchi della Colomba, quasi danzò elegantemente fra quelle abbaglianti lame d’energia fermandosi a pochi passi dal bersaglio.
"Mi deludete, cavalieri, speravo in qualcosa di meglio, date le vostre forze superiori agli altri scarti qui riuniti.", li schernì la guerriera, liberando la propria energia cosmica e spingendo il santo della Lince, con quella semplice manifestazione di potere, contro una parete di pietra, a schiantarsi sulla stessa.
"Vuoi una migliore dimostrazione delle mie abilità, Ombra malefica? Ebbene, ti accontenterò!", ribatté, i denti stretti per il dolore, Darius, aprendo le mani dinanzi a se, "Morsus Lucis!", invocò subito dopo, liberando le abbaglianti fauci della Lince.
Ancora una volta, però, l’Intoccabile, onorando quel soprannome, si mosse con eleganza, chinandosi quasi fino al suolo e lasciando che l’attacco avversario scivolasse sopra di lei, senza sfiorarla minimamente, prima che, a meno di due passi dal santo di Atena, ancora una volta Tolué aprisse la mano.
"Sei una delusione, lo confermo.", sentenziò l’oscura guerriera, la mano aperta ed un bagliore d’energia che si condensava nella stessa, "Assaggia anche tu la punizione della stella Tureis!", ordinò secca l’Ombra della Poppa Oscura, liberando la potenza dell’attacco e scavando la dura roccia con il corpo del cavaliere della Lince, investito da tale potere.
***
Fu il rumore di passi a svegliarlo; scosse leggermente il capo, mentre il dolore per le ferite subite rendeva difficile anche solo mettersi in ginocchio.
Si guardò intorno e vide il nemico che fino a poco tempo prima, non sapeva nemmeno lui dire quanto, aveva combattuto e che ora appariva al suolo, privo di vita alcuna.
"Maledetti, invasori!", ruggì allora una voce di donna, costringendolo a voltarsi, seppur a fatica, lasciandolo poco sorpreso, ma molto preoccupato, nel vedere due sagome dorate sull’uscio della Terza Casa.
Il cosmo dorato della nuova giunta esplose, spingendo il giovane appena ripresosi, così come il suo compagno, ancora privo di sensi, mentre la seconda sagoma dorata correva a raggiungere il compagno caduto, sollevandolo gentilmente dal suolo.
Non ci volle molto perché il guerriero nero riconoscesse nella donna che li aveva attaccati la sacerdotessa d’oro del Leone, che avevano oltrepassato alla prima casa, lasciando Triangolo e Croce Nera ad affrontarla; mentre l’altro, che ora stava rispettosamente avvolgendo nel mantello il cavaliere defunto dello Scorpione, era lo stesso che aveva affrontato alla Seconda Casa Ashur, il santo del Sagittario.
"Pagherete per la morte di Ascanus, Ombre malefiche, pagherete con le vostre vite dannate!", ruggì la donna guerriero, "Olimpia di Leo ve lo giura!", concluse.
Due cosmi, intanto, stavano scoppiando in una possente battaglia poco lontano, in direzione della Quarta Casa e fu allora che il guerriero nero, per la prima volta da quando s’era ripreso, parlò: "Maestro?", quasi senza rendersi conto di aver usato quello stesso appellativo dopo anni in cui non lo aveva mai rivolto a nessuno, tanto meno all’unico uomo che considerava tale.
"Ora ti riconosco!", esclamò, nell’udirlo, il santo del Sagittario, "Sei l’allievo di Kalas che fu imprigionato sull’Isola della Regina Nera!", lo riconobbe, "Cavalcante!", aggiunse.
L’altro s’alzò finalmente in tutta la propria altezza, le clave d’oro nero nelle mani, "No, sono Cicno di Eracle Oscuro!", ruggì di rimando, lasciando bruciare ciò che ancora restava del suo cosmo, incurante delle ferite, "Agriocsoiros", imperò con decisione, liberando il fiammeggiante cinghiale color della ruggine, che fu, però, dissolto ancor prima di raggiungere il santo del Sagittario.
"Munklar, vai avanti, corri a soccorrere Kalas, lascia a me questi assassini e traditori!", ordinò con tono perentorio Olimpia di Leo, avanzando verso il guerriero di Eracle Oscuro con fare sicuro.
Il maestro di Wolfgang e Ludwig guardò per qualche attimo alla compagnia d’arme, poi al nero nemico ferito e quindi al secondo, ancora fermo al suolo, privo di sensi, quindi verso il corpo senza vita di Ascanus, prima di volgere la testa verso la scalinata che conduceva alla Quarta Casa, la stessa dove, ad una certa distanza, avvertiva i cosmi del Capricorno d’oro e della sua ombra, scontrarsi.
"Raggiungimi presto, Olimpia.", sussurrò dopo un attimo ancora d’incertezza, abbassando il capo, Munklar, "Vinceremo assieme questa battaglia, tutti e tre.", concluse, allontanandosi verso l’uscita.
Cicno non provò nemmeno a fermare il cavaliere d’oro: era fin troppo consapevole che la sua vittoria contro due custodi dorati sarebbe stata impossibile, tanto quanto comprendeva che, considerate le sue ferite, riuscire a sopravvivere semplicemente allo scontro con la sola Leonessa fosse un’impresa difficile.
Stringeva nelle mani le due clave d’oro nero, il guerriero oscuro, che, ringhiante, sollevò le armi verso il soffitto della Terza Casa, "Ancora una volta: Agriocsoiros!", imperò deciso, liberando il selvatico cinghiale contro la dorata avversaria.
"Kataigidas!", esclamò decisa la donna guerriera, travolgendo nella fitta rete dorata la belva dalle fiamme color ruggine, prima di investire il suo stesso creatore, schiantandolo al suolo, le scure vestigia danneggiate ulteriormente, il sangue che continuava a scivolare dal corpo ferito.
"Non sperare nella mia pietà, invasore, né in una fortuita vittoria, poiché nessuna delle due troverai!", avvisò decisa la Leonessa d’oro, prima che un sordo rumore la portasse a spostare il volto verso l’altro oscuro avversario, che sembrava svegliarsi in quel momento.
"Finalmente", ebbe appena il tempo di bisbigliare Cicno, prima di vedere che l’avversaria gli era già addosso: "Il tuo compagno di malefatte non ti sarà di nessun aiuto! Sarai già morto prima che lui possa fare alcunché!", affermò con sicurezza l’altra, lasciando esplodere il proprio cosmo, con cui travolse l’inerme Yuri di Cerbero Oscuro, il cui corpo scomparve sotto le macerie di alcune colonne di pietra poco lontano.
Cicno, ripresosi dalla sorpresa iniziale, aveva già sollevato le clave a difesa, quando l’energia dorata invase l’area, e pensò bene di sfruttare quel momento per tentare un ben più diretto e violento attacco contro la Leonessa: alzate le armi d’oro nero sopra il capo, il guerriero oscuro vi lasciò fluire il cosmo fiammeggiante.
"Purkagia Taurou! Che il fiato del Toro di Creta t’infiammi!", invocò rapido Eracle Nero, liberando il soffio del mitologico essere contro la sacerdotessa guerriero.
Era però pronta Olimpia: non conosceva gli attacchi del nemico, questo era vero, ma aveva combattuto molto negli anni e quella, sapeva, non sarebbe stata la sua ultima battaglia, avrebbe seguito l’istinto da predatrice che da sempre la caratterizzava! Fu grazie a quello che, nel vedere le fiamme color ruggine, la sacerdotessa sollevò le braccia, espandendo un reticolo di luce attorno a se, quasi fosse un guscio difensivo, che però non usò come tale, ma per spezzare l’attacco nemico, violandolo al centro, aprendosi la via verso il nero guerriero invasore.
Con un violento pugno, la sacerdotessa di Atena raggiunse il pettorale avversario, distruggendo ciò che ne restava e piegando a metà il guerriero oscuro, lasciando che il sangue, assieme all’aria, abbandonasse lo sterno per sfuggire dalle labbra.
Cicno, malgrado il dolore, reagì prontamente, sollevando la clava sinistra e cercando di colpire con la stessa la sacerdotessa, che però si mosse più prontamente, uscendo dal raggio d’azione dell’arma per poi riavvicinarsi e tentare, con il taglio della mano destra, di colpire il collo avversario, pronta a decapitarlo.
Ci vollero tutti i riflessi del nero invasore per sollevare la clava più vicina al corpo e lasciare che subisse essa l’attacco, spezzandosi a metà per la violenza dello stesso; Eracle Oscuro, però, approfittò di quella situazione per avvolgere nel cosmo infuocato l’unica arma rimastagli e tentare un affondo con la stessa all’addome della sacerdotessa, che però non si fece trovare impreparata nemmeno stavolta.
Prima ancora che Cicno potesse liberare la furia del Cinghiale di Erimanto, infatti, già le dita della Leonessa dorata artigliava l’estremità opposta della clava, bloccando su di essa il fluire del cosmo avverso con il proprio.
"Sei testardo, invasore, desideroso di combattere e sopravvivere, ma non avresti mai dovuto fare ritorno ad Atene per riuscire in ciò: hai tradito il tuo maestro e lo hai disonorato, ben due volte con le tue azioni, nemmeno la dea della Giustizia potrebbe avere misericordia di te adesso, temo.", esordì a quel punto Olimpia, "Io, di certo, non ne avrò.", concluse decisa.
Un ghigno si dipinse sul volto affaticato di Cicno: non ricordava di aver disonorato due volte il cavaliere di Capricorn; piuttosto era stato ingiustamente accusato anni prima e, ora, combatteva semplicemente sul fronte opposto a quello del passato insegnante… della Giustizia di Atena, poi, non aveva che farsene, per lui contava solo il proprio giudizio e, di quando in quando, quello degli altri membri del Sestetto Nero.
Ruggì di rabbia Eracle Oscuro, a quelle considerazioni, mentre la sua avversaria dimostrava tutta la propria forza: con una sola mano, Olimpia sollevò la clava che Cicno ancora impugnava ed il guerriero assieme ad essa, prima di scagliarli entrambi sul versante opposto della Terza Casa.
"Kataigidas!", urlò la sacerdotessa d’oro, contro il nero nemico in volo verso il terreno.
***
Darius della Lince si rialzò dalla cavità nella dura roccia dov’era stato schiacciato, trovando la guerriera della Poppa Oscura che ancora attendeva, in piedi, immobile, le mani poggiate sui fianchi, sorridente, mentre Ludwig del Centauro ansimava dinanzi a lei.
Incerto sulle gambe, il santo di bronzo s’affiancò a quello d’argento.
"Il pelatino ha riposato ed ora è pronto ad incontrare la giusta morte in questa battaglia?", lo schernì la nera avversaria, "Le ultime forze in campo si stanno scontrando ed anche se dei guerrieri d’argento fin qui giunti solo pochi ancora vivono oltre me, sono sicuro che basteranno i pari del mio maestro, oltre alla Bestia che ancora si trova nell’Arena, per eliminare tutti i vostri compagni, così come io avrò facile ragione di voi due!", raccontò, il cosmo nero che la circondava, prima che un secco rumore la facesse voltare verso la sua destra, dove vide rialzarsi Ayra della Chioma di Berenice.
"Un’altra piccola sciocca che corre incontro alla morte? Farai la stessa fine della tua amichetta della Colomba!", la avvisò secca l’Ombra Oscura.
"Veramente, allieva mia, dovresti stare attenta: anche questa piccola sciocca si sta rialzando.", l’ammonì Haoma di Virgo Oscuro, rimasto in silenzio ad osservare fino a quel momento, per poi osservare la giovane sacerdotessa della Colomba rialzarsi in piedi.
"Un nemico da poco da dover aggiungere alla lista delle mie prossime venture vittime!", scherzò ancora Tolué, prima che una voce la interrompesse: "Credi di poter avere ragione di tutti e cinque noi, Ombra oscura? Anche Sagitta e Scudo neri lo credevano!", urlò Talos, portandosi a pochi passi dalla posizione di Darius.
"Considerando le vostre condizioni, ragazzetto, sì, ne sono certa.", fu la secca replica dell’altra, pronta all’attacco.
Fu più veloce, però, la sacerdotessa della Colomba, "Leuké Ftera!", invocò la giovane Mirea, ma ancora fu inutile il suo attacco, poiché ben più lesta risultò Tolué, danzando attraverso lo stormo di bianche piume, scivolando fra queste fino ad oltrepassarle, avvicinandosi alla discepola di Cassandra di Canis Maior.
"Sarai la prima a lasciarci, ragazzina? È una tua scelta!", rise decisa l’Oscura Poppa della Nave Argo, prima che una seconda voce echeggiasse, "Tekercselés Haj!", invocò subito Ayra.
La chioma d’energia corse lesta verso la nera nemica, ma questa scivolò fra le spire di cosmo, danzando quasi parallela al suolo con l’addome, mentre indietreggiava, spostandosi di fianco alla sacerdotessa di Berenice.
La mano di Tolué si aprì, carica d’energia cosmica in prossimità della giovane sacerdotessa, impreparata a ciò che la aspettava, "Assaggia Tureis, stella di devastazione per voi!", minacciò decisa Puppis Oscura, prima che un ulteriore ruggito di potere la distraesse.
"Fortis Talon!", invocò, infatti, il cavaliere di Leone Minore, per soccorrere la giovane compagnia, scatenando l’artiglio vigoroso di cui era padrone che, però, fu disperso dal piccolo globo d’energia che portava il nome della stella gamma della costellazione della Poppa.
"Ebbene? Tutto qui, piccoletti?", rise divertita Tolué, osservando il quintetto di cavalieri, mentre si spostava, con un agile balzo, al centro fra di loro, dimostrando estrema sicurezza nei propri movimenti.
Fu un urlo di Mirea, che ancora una volta partì alla carica, a catturare l’attenzione di tutti, mentre la sacerdotessa della Colomba tentava una nuova serie di pugni che, come prima, andarono a vuoto, evitati tutti con estrema facilità di movimenti da parte della guerriera nera.
"Sei lenta, bambina, troppo per chi ha appreso come essere uno con il tutto!", ribatté l’Ombra oscura, liberando il cosmo attorno a se e ricacciando indietro la giovane consacrata ad Atena.
"Sarà anche lenta, ma non è sola!", esclamò Ayra, scattando alla carica anch’ella, tentando un calcio in salto, che Tolué evitò inarcando la schiena verso il suolo e lasciando che la sacerdotessa la oltrepassasse, prima di scacciarla con l’emanazione del proprio cosmo, "Nemmeno Berenice è sola!", avvisò però Darius, caricando ulteriormente contro l’avversaria.
L’artigliata della Lince andò a vuoto, mentre Puppis Oscura si spostava leggermente di lato, evitando, pochi istanti dopo, con un semplice abbassarsi sulle ginocchia, un calcio rotante da parte di Ludwig, che però non perse la speranza, piegandosi di lato e cercando di raggiungerla, a piedi uniti, all’addome, ma l’oscura avversaria, con un’abile capriola da quella posizione, riuscì ad impedire anche d’essere raggiunta da questo secondo assalto del cavaliere d’argento, prima che anche una carica portata da Talos si perdesse di fianco a lei che, mediante un rapido movimento sui talloni, s’era portata al di fuori del raggio d’azione anche dell’ultimo santo d’Atena.
Ora, con tutti e cinque i malridotti cavalieri così vicini, l’Intoccabile aprì la mano sinistra e nuovamente la luce di Tureis brillò sul palmo, prima d’esplodere in un’ondata d’energia che travolse tutti i suoi nemici, scagliandoli indietro, le vestigia visibilmente danneggiate ed il sangue che scivolava da diverse ferite sui corpi.
"Patetici.", fu l’unico commento della guerriera nera, che si voltò verso il proprio maestro: "Grande Haoma, avrebbe dovuto portare Kevan con lei qui, avrebbe avuto di certo ragione di questi insulsi ragazzini! Per me onore maggiore sarebbe venuto nell’affrontare i cavalieri d’oro!", lamentò con disappunto Tolué.
"Forse avrei dovuto portare Syrin, e mandare te al tempio di Eolo, se sei così cieca da non vedere che la battaglia non è ancora finita!", imperò di rimando il guerriero di Virgo Oscuro, mentre i cavalieri di bronzo ed argento si rialzavano, feriti e doloranti.
"La battaglia è finita, maestro! Li guardi, sono deboli e feriti, cosa possono mai fare?", domandò con disappunto l’Ombra.
"Compiere un miracolo, ecco quello che possiamo fare! La forza della Speranza brucia dentro di noi!", ribatté Talos del Leone Minore, in piedi, malgrado l’amputazione che ne menomava un braccio.
"Combattere per la Giustizia, per difendere il mondo da voi, Ombre del male!", aggiunse Ayra della Chioma di Berenice, mentre fili e fili d’energia cosmica s’agitavano attorno a lei.
"Rovinarti quel visino così curato e fasullo!", minacciò sicura Mirea della Colomba, il cosmo bianco che aleggiava attorno a lei.
"Dimostrarti come la fiducia reciproca, anche in compagni che non si sono mai incontrati prima, sia maggiore della baldanza e della superbia che tanto manifesti.", affermò deciso Ludwig del Centauro, il cosmo incandescente che iniziava ad avvolgerlo.
"Superare l’inganno celato nella tua difesa.", furono le secche parole di Darius della Lince, brillante nell’energia cosmica che gli era propria.
Lo sguardo sicuro di Tolué s’incrinò leggermente alle parole dei cinque giovani santi, ma fu solo un istante, "Speranza e Giustizia mi preoccupano poco, piccoli sciocchi, ed il mio viso non sarà di certo sfiorato dalle vostre sporche mani, che tanto scivolano nel fango, così come l’unità non vi permetterà di avere la meglio sulle mie condizioni fisiche.", rise divertita, prima di puntare l’indice contro il discepolo di Amara, "E tu, pelatino, per quanto possa pensare di aver capito il segreto della difesa Intoccabile, sei ben lungi dal potermi ferire.", replicò decisa la guerriera nera.
"Questo, lo vedremo.", furono le semplici parole di Ludwig, che si portò di fianco al cavaliere della Lince, prima che questi volgesse lo sguardo sulle sacerdotesse di bronzo, che, ad un semplice cenno, si mossero: l’allieva di Dorida si portò alla destra della comune nemica, mentre l’altra sulla sinistra.
I cosmi delle due fanciulle dalla maschera di bronzo brillarono luminosi, le mani di Ayra si alzarono verso il cielo, "Eske a Berenice! Che le stelle ascoltino la mia preghiera ed il mio voto, che la nostra nemica non possa più fare male alcuno!", invocò la sacerdotessa, "Leuké Ftera!", le fece eco la parigrado sul fianco opposto.
La pioggia di ricci da un lato e lo stormo di piume dall’altro si gettarono all’unisono contro la tetra avversaria, che, per l’ennesima volta, parve danzare elegante e sicura in quella fitta selva di energia combinata delle due sacerdotesse.
"Morsus Lucis!", urlò allora il cavaliere della Lince, scatenando le luminose fauci del felino, i restanti due cavalieri immobili al suo fianco.
Per quanto quella combinazione rendesse ancora più fitto lo spazio di movimento per l’Intoccabile Ombra, quella riuscì a scivolare attraverso così tanti attacchi, apparendo dinanzi al discepolo di Amara con già l’energia cosmica condensata nella mano sinistra.
"Pensavi fosse così facile colpirmi?", rise Tolué, pronta a scatenare il potere di Tureis, "Fortis Talon!", urlò, però, immediatamente, il cavaliere di Leo Minor, liberando il vigoroso artiglio che andò a contrastare il globo oscuro.
"Elvashak, risplendi!", invocò Darius, aggiungendo il bagliore della stella della Lince all’artiglio del Leone, così da reggere il confronto con l’assalto avversario e fu allora, mentre l’energia di Tolué contrastava quella dei due cavalieri di bronzo senza difficoltà, che due voci echeggiarono su tutte le altre: "Tekercselés Haj!", esclamò la sacerdotessa di Berenice, "Kreis des Agena!", aggiunse il discepolo di Munklar, scagliando all’unisono un’infuocata chioma d’energia addosso a Puppis Oscura.
Con un balzo, elastico e reattivo, ma meno aggraziato dei movimenti usati in precedenza, l’Intoccabile abbandonò il confronto con l’energia cosmica dei due giovani cavalieri, evitando il contatto con il doppio assalto.
Ciò di cui, però, Tolué non s’avvide, fu la bianca ombra che le si era portata alle spalle, spiccando un salto ancora più elevato del suo, "Forse con le mani non ti toccherò, oscura guerriera, ma che ne dici delle mie ginocchia?", ruggì Mirea, eseguendo con successo la presa al collo con le gambe.
"Leuko Ptose!", imperò la sacerdotessa della Colomba, schiantandosi al suolo con la nera Poppa, per poi distanziarsi con un balzo, mentre già una seconda figura caricava contro la comune avversaria, "Impetum Leonis Minoris!", urlava già Talos, scagliandosi, avvolto dal cosmo, contro l’avversaria inginocchiata al suolo, travolgendola e sbilanciandola, mentre una nuova sagoma dava il cambio all’allievo di Menisteo; "Galopp des Rigil!", urlò il Centauro d’argento, sferzando l’aria con i violenti calci fiammeggianti che schiantarono l’avversaria contro la dura roccia.
***
Le dita erano sporche di sangue, mentre arrancavano sul terreno, con lo sguardo Cicno cercò le sue armi d’oro nero, solo per scoprire che, al pari dell’altra clava, anche quella che fino a poco prima stringeva, era solo un mozzicone di metallo senza più possibilità offensive, questo, mentre la Leonessa d’oro gli si avvicinava implacabile.
"Ti avevo promesso che avresti pagato per la morte di Ascanus, invasore, ed è tempo che la promessa venga mantenuta! Sprofonda in Ade, Ombra!", imperò sicura Olimpia, prima che un nuovo cosmo esplodesse nella Terza Casa, sbalzando via i frammenti di roccia e rivelando la ferita figura di Yuri di Cerbero Nero.
Con pacata calma, la sacerdotessa d’oro si volse verso il secondo nemico, "Attendi il tuo turno, invasore, ben presto lo seguirai nelle profondità degli Inferi.", sentenziò semplicemente, ma quello non parve ascoltare, anzi, sollevò le malridotte sfere chiodate in suo possesso ed iniziò a rotearle, "Gole dell’Ade, ruggite!", urlò solamente, liberando i vortici d’aria all’interno delle Sale di Gemini.
Un mormorio di disappunto scaturì dalla maschera dorata di Olimpia, prima che la sacerdotessa scattasse fra le correnti d’aria, correndo veloce e sicura, portandosi di fianco al discepolo di Luis, per poi colpire con violenza l’addome dello stesso, schiantandolo diversi metri più indietro, l’armatura ormai distrutta.
Cicno osservava al suolo, cercando di riprendere fiato, ben consapevole di come quella fosse solo una piccola pausa prima della sua, di dipartita.
Sapeva bene, Eracle Nero, che Yuri non s’era intromesso nella battaglia per salvarlo, non era la bontà di certo a muovere il suo oscuro compagno in quella occasione, bensì la voglia di potere, lui, il terzo allievo del Sagittario ed unico a non far parte di alcun gruppo di guerrieri dell’Isola Prigione: puntava ad entrare nel Sestetto, o ad ottenere abbastanza gloria, uccidendo ben due santi dorati, da potersi aggiungere a qualsiasi altro gruppo.
I pensieri di Cicno furono interrotti da ciò che vide: il russo che si rialzava, il cosmo debole, le catene nere lanciate in avanti e la Leonessa d’Oro che le oltrepassava, affondando la mano ricolma d’energia nell’addome del suo avversario, per lasciare esplodere tale potere, dilaniando del tutto le carni avverse e lasciando che ciò che un tempo era Cerbero Nero ricadesse sul freddo pavimento, privo di vita e di alcuna forma umana.
Si mise in ginocchio il guerriero oscuro e mentre la dorata avversaria si voltava verso di lui, pronta a finirlo, la mente del caduto discepolo di Kalas vagò verso i suoi cinque compagni.
Kurnak, selvaggio e bestiale, però in qualche modo la persona che più si avvicinava ad un amico nella mente di Cicno, un’amicizia la loro nata dallo scontrarsi continuo, dal desiderio del giovane Cavalcante di diventare qualcuno sull’isola Prigione.
Yan Luo, silenziosa e mortale, ma ben più complessa di ciò che i suoi comportamenti lasciava intuire; forse, in qualche modo, desiderosa di ribellarsi, o di farsi notare, dal proprio maestro, il misterioso Libra Nero.
Duhkra, folle ed incontrollabile, un giullare poteva sembrare ai più, un pazzo ed un assassino, a chi lo vedeva combattere, ma degno di lealtà, poiché quando lui la offriva, la sua era assoluta; e quella lealtà, il nero guerriero pieno di cicatrici l’aveva rivolta a Cicno, prima ancora che al proprio insegnante, Virgo Oscuro.
Sinai, rigida ed ossessionata dal passato della sua stirpe, convinta che fossero i membri del Sestetto gli unici veri guerrieri che ancora avrebbero potuto far risorgere la vera essenza delle nere schiere sacre ad Ate, per quanto, in effetti, né Cicno, né gli altri, credevano in quella divinità dell’Ingiustizia.
Megara, bellissima e coraggiosa, l’unica vera ragione per cui Cicno aveva accettato di creare un gruppo del genere, per cui non si era accontentato di stare con lei e con Kurnak, o con i soli compagni che assieme a loro erano stati imprigionati. Avrebbe tanto voluto rivederla un’ultima volta, poiché era sicuro che lei, assieme a Kurnak, sarebbe sopravvissuto.
Fu questa sicurezza che lo portò a sollevare lo sguardo, quando ormai la sacerdotessa di Atene era a pochi passi da lui: Cicno non provò nemmeno a mettersi in piedi, avrebbe richiesto più forze di quante ne possedeva al momento, più di quante avrebbe potuto poi usare per tentare il tutto per tutto, più di quante focalizzò nelle mani aperte davanti a se.
"Vuoi ancora combattere, guerriero nero? Sei caparbio, complimenti! Morirai con onore, ne sarà lieto il cavaliere di Capricorn!", tagliò corto la sacerdotessa di Atene.
"Aimatere Aghele!", urlò Cicno, "Cavalle di Diomede travolgete la Leonessa!", ordinò deciso il guerriero nero.
"Kataigidas! Travolgi!", esclamò di rimando la sacerdotessa della Quinta Casa, liberando la potenza del groviglio luminoso.
I due cosmi si confrontarono a mezz’aria, divorando il terreno, prima che la rete del Leone dilaniasse le cavalle di fuoco, correndo contro il nero invasore che, con quel poco di forze che ancora possedeva, sollevò il pugno sinistro.
"Un’ultima volta, Agriocsoiros!", pregò quasi Cicno, colpendo il suolo, spingendosi verso l’alto e lasciando che ciò che restava di quel piccolo fuoco, un debole simile del suo Cinghiale di Erimanto, si scontrasse con la potenza devastante della Leonessa, che lo spinse indietro, lungo le scalinate, volando lontano, verso la seconda casa, lasciando che il corpo rotolasse sulle scale, scomparendo per qualche istante alla vista di Olimpia.
Fu indecisa fino all’ultimo la sacerdotessa d’oro, poi, l’esplodere impetuoso dei cosmi di Kalas e Munklar la convinse a voltarsi e riprendere la corsa verso la Quarta Casa, pronta a raggiungere ed aiutare i propri pari.
***
Il silenzio nella via che conduceva a Rodorio fu d’improvviso interrotto.
"Avevamo capito dal modo in cui ti spostavi facilmente, evitando ogni attacco, che, in realtà, non erano soltanto riflessi ottimi a renderti intoccabile, ma c’era qualcosa di più, qualcosa che ti permetteva di evitare persino i colpi alle spalle, o di muoverti in mezzo a fitti cumuli d’energia, il fatto poi che, dopo ogni attacco da cui ti difendevi, reagivi scatenando sempre il medesimo colpo, aveva insospettito ancora di più il santo del Centauro, quindi, mentre gli altri prima ti attaccavano, ho acuito i miei sensi e l’ho percepito.", iniziò a raccontare il cavaliere della Lince, avvicinandosi alle due sacerdotesse guerriero, mentre anche Talos e Ludwig stesso indietreggiavano per riunirsi a loro.
"Distribuisci il cosmo che ti è proprio attorno a te, come una marea che ti circonda, questo intendevi prima con essere Uno con il Tutto, immagino, e poi utilizzi quelle correnti d’energia per muoverti, prima di condensarle di nuovo nella mano e liberarle contro un bersaglio, così facendo, però, resti indifesa e proprio di quel singolo momento, di quel piccolo punto debole, abbiamo fatto uso per colpirti.", concluse subito dopo il cavaliere d’argento di quel gruppo.
"Indifesa? Io sarei indifesa?", ruggì Tolué, rialzandosi, le vestigia danneggiate sulle spalle e sul tronco, una ferita sanguinante in volto, ma, più di quello, una rabbia cieca che ne oscurava gli occhi, "Pagherete, insulsi piccoli vermi, avete osato toccarmi!", ruggì ancora, le mani sollevate sopra il capo, "Ahadi, distruggi!", imperò.
Un globo oscuro, frutto della condensazione di diverse sfere più piccole, si generò fra le mani della guerriera, per poi essere scagliato con furia contro il quartetto di cavalieri di bronzo ed il loro superiore d’argento, che furono incapaci di difendersi, venendo dispersi e schiantati dai diversi globi minori che, all’impatto con loro, esplosero in molteplici detonazioni, gettandoli al suolo.
Per qualche istante, quando il rombo dei botti si concluse, Tolué rimase a guardare le vittime della sua furia, "Pensavate di aver vinto perché eravate riusciti a scoprire il segreto di Tureis? Altre armi ho ancora con me e le subirete fino a morirne, lentamente e dolorosamente!", minacciò la guerriera nera.
"No…", mormorò appena Mirea, cercando di rialzarsi, ma subito la guerriera di Puppis Oscura le fu sopra, schiacciandola al suolo con il tacco, che premeva sulla maschera, incrinandola sempre di più, "Morirai per prima, come sarebbe dovuto essere dall’inizio di questa lunga giornata!", ringhiò la rabbiosa nemica, prima che dei fili d’energia si avvolgessero alla sua gamba, fili che scaturivano dal debole cosmo di Ayra.
Fu un attimo, un lampo di follia negli occhi della nera nemica ed Ahadi fu scagliata: tanti piccoli globi che puntarono tutti assieme contro la sacerdotessa di Berenice, travolgendola, distruggendo tutto ciò che restava dell’armatura e schiantandone il corpo senza vita contro la dura roccia.
"La morte vi attende tutti!", urlò Tolué, spingendo con un feroce calcio Mirea poco più lontano, il sordo rumore delle costole che si spezzava che echeggiava nell’aria, prima di quello del corpo che ricadeva al suolo.
"Non credo proprio!", la redarguì, d’improvviso, una voce, prima che un cosmo, potente, seppur segnato dalle battaglie, anticipasse l’arrivo di un nuovo partecipante su quel campo di battaglia.
"Finalmente…", riuscì appena a sussurrare Ludwig, osservando la figura che era giunta in loro soccorso: le vestigia rinate e leggermente danneggiate dalla precedente battaglia, il corpo altrettanto segnato, ma, su tutto, lo sguardo deciso, uno sguardo che riusciva a trasmettere più di mille parole, lo sguardo di Wolfgang dei Cani Venatici, giunto sul campo di battaglia. Un arrivo che fece nascere una leggera curiosità negli occhi di Tolué.
La battaglia continuava.