Capitolo 24: Battaglia fra i ghiacci
"Maestro!".
Questo urlo aveva spezzato la calma di quel giorno, ancora nascente; l’uomo all’interno della piccola casa presente in quella bianca desolazione, uscì dalla stessa, osservando il giovane coperto di un pesante mantello che correva verso di lui: aveva avvertito due cosmi sopraggiungere nella fredda Siberia, uno di essi incredibilmente vasto, entrambi indescrivibilmente malvagi, sopraggiunti dopo che molti altri erano esplosi, diretti in diverse parti del mondo, dopo la conclusione dei lunghi giorni di battaglie che, come era ormai certo, avevano condotto alla morte di Rumlir.
La gioia della salvezza di Leif era stata in parte coperta dal dolore per la fine del secondo fra i suoi allievi, e quel successivo esplodere, poi, di numerosi cosmi, diretti verso la Grecia ed altri luoghi del mondo, aveva prodotto non poche preoccupazioni all’uomo in quella fredda costruzione, ma di una cosa era certo: non avrebbe rischiato la vita del suo terzo allievo con altrettanta leggerezza.
"Lashnar, aspetta qui, sarò io ad occuparmi di questi intrusi.", affermò impassibile avvicinatosi al discepolo, oltrepassandolo ed avanzando quindi le fonti di quei cosmi.
Le due figure erano poco più in alto, su un crine ghiacciato, osservavano l’uomo che gli si faceva incontro, un uomo che, nel distinguerne le vestigia, non poté nascondere la sorpresa.
"Non so chi voi siate, stranieri, ma le vostre vestigia vi rivelano come prigionieri dell’Isola della Regina Nera e, come tali, nemici della divinità cui sono fedele!", esclamò l’uomo, lasciando esplodere il proprio cosmo e richiamando a se le dorate vestigia che ne coprirono il corpo, brillanti e splendide.
"Invadere le terre siberiane dove Vladmir di Acquarius addestra i suoi allievi è stato un errore che non avreste dovuto commettere.", sentenziò deciso il cavaliere d’oro, lasciando che i castani e corti capelli fossero smossi dal gelido vento.
"Quello sarebbe quindi uno dei fantomatici cavalieri d’oro di cui tanto si parlava sull’Isola? Nascosto in queste fredde terre del Nord del mondo?", osservò uno dei due, agitando un’arma dorata, una lancia con due lame a forma di corna, "Celarsi in un luogo così inospitale per cosa? Proteggere la sua patetica vita, come gli altri due che Gemini e Libra Oscuri sono andati a colpire nelle loro case?", continuò il giovane.
"Inospitale, forse, per te, allievo dello Scorpione Oscuro, ma per me, come per lui, non lo sono di certo, anzi, devo dire che questo fresco è piacevole.", rise una voce femminile, l’armatura d’oro nero che brillava, simile nelle forme a quelle del cavaliere che difendeva quelle fredde terre, "Inoltre ho avvertito un secondo cosmo, giungendo qui, più debole … probabilmente costui non è solo in questi luoghi.", aggiunse dopo pochi istanti con un malefico sorriso.
"Sono sufficiente per voi, invasori. Se ciò che qui cercate è la battaglia contro un cavaliere di Atena, allora è con me che dovrete confrontarvi.", minacciò di rimando Vladmir, espandendo il gelido cosmo che gli apparteneva.
Il cavaliere d’oro osservò per qualche istante i due nemici, analizzandone ancora una volta l’aspetto: il primo era un ragazzo piuttosto banale, corti capelli neri, la pelle abbronzata, gli occhi color nocciola e dei lineamenti soffici che ne delineavano il viso ed il corpo; indossava un’armatura oscura di cui non riconosceva le fattezze e l’unico elemento realmente singolare era, appunto, la strana lancia dorata che impugnava.
Sapeva solo che era l’allievo dello Scorpione Nero, a giudicare dalle parole dell’altra, una notizia che non cambiava poi molto per lui, considerando che, fino a pochi istanti prima, il santo d’oro nemmeno credeva nell’esistenza di nere controparti per i dodici custodi dorati ed ora aveva dinanzi a se la propria.
L’Acquario Nero era una donna dai lunghi capelli color del mare, i lineamenti eleganti ed un fascino che sarebbe anche potuto essere innegabile se le sue guance non fossero state deturpate da diversi tagli, fatti di certo da qualcuno che aveva puntato ad infliggerle terribili ferite, senza volerla realmente uccidere.
Gli occhi erano stati verdi un tempo, da ciò che poteva vedere, ma ora uno dei due era privo d’iride, a causa di un’ulteriore ferita che l’aveva segnato e sulle mani, poi, mancavano alcune dita.
"Posso quindi combatterlo io, Acquario Oscuro, oppure vuoi avere tu l’onore di affrontare la tua controparte?", ridacchiò d’improvviso il nemico con l’arma d’oro oscuro, ricevendo uno sguardo freddo e malefico in tutta risposta, "Non sopravvalutarti, Cane Nero, se ti avessimo mandato qui da solo non avresti avuto speranze di sopravvivere allo scontro con un seguace di una divinità!", ruggì la donna, lasciando esplodere il proprio cosmo, cui il ghiaccio stesso rispose, liquefacendosi ed alzandosi in possenti marosi attorno a loro, "Sarò io a sciogliere ogni speranza di vita per questo misero servo di una dea, così come facilmente sciolgo il ghiaccio per ottenere l’acqua di cui sono unica padrona!", ruggì, scatenando la furia del proprio attacco.
Il cavaliere dell’Acquario vide la sua oscura controparte saltare sull’immane onda che aveva creato dal semplice ghiaccio e, dirigersi contro di lui, quasi un mostro marino che s’alzava fuori dalle acque, portando con se l’oceano, con l’unico obiettivo d’inondare le terre emerse.
La furia di quella maestosa corrente d’acqua, portò il santo di Atena a sollevare le braccia verso il cielo, compiendo alcuni rapidi movimento con le stesse, prima di generare un’ondata di ghiaccio che andò a scontrarsi contro la fiumana d’acqua avversaria.
"Polvere di Diamanti! Colpisci!", imperò il cavaliere e per qualche secondo le due forze si contrastarono a mezz’aria, dilaniando il terreno gelido sotto i piedi dei due Acquari, prima che un bagliore d’oro nero brillasse nel cielo, diretto contro il santo di Atena, che fu costretto a spiccare un salto, evitando così il duplice attacco e lasciando che il terreno attorno a lui fosse distrutto dalla furia delle maree nere che l’avversaria sembrava saper dominare.
Fu quando di nuovo Vladmir poté poggiare i piedi sul gelido suolo che riuscì ad avere una visione ancora più chiara dell’avversaria, notando le ben peggiori deturpazioni che le avevano inasprito il volto: un orecchio le era stato mozzato, anche se i lunghi capelli coprivano tale mancanza ed il naso aveva subito più di un pestaggio, di certo, così come le labbra e la bocca da cui mancavano diversi denti.
"Rimasto terrorizzato dal mio aspetto, cavaliere di una divinità greca?", domandò beffarda l’oscura guerriera, rendendosi conto dello sguardo nemico, ma per niente turbata da esso, "Non ne devi provare vergogna, ma accettare la consapevolezza che spesso, la fede che gli sciocchi ripongono sulle divinità, porta disgrazia sui deboli, gli stessi che le divinità, nella loro ingiustizia, non difendono.
Ora, però, non sono più una debole vittima del volere divino, bensì sono Sedna, l’Acquario Oscuro e grande è il potere con cui piegherò tutti voi che seguite sciocchi credi!", si presentò con orgoglio la donna, espandendo ancora una volta il possente cosmo, che scosse fin nelle gelide fondamenta quelle terre di ghiaccio.
"Intimorito? Non lo sono di certo.", esordì di rimando Vladmir, "Non da poco è il tuo potere, questo è vero, ma chi come me domina le energie fredde, fino alla loro più bassa temperatura possibile, non ha da temere contro chi guida le acque, poiché, così come le mie vestigia non potrebbero esserne danneggiate, allo stesso modo non lo sarà il mio corpo, grazie alle fredde correnti che comando, gelerò ogni maroso d’ostilità in te, Ombra Oscura!", minacciò deciso il santo di Atena, sollevando i pugni e scatenando la Polvere di Diamanti contro il suo avversario.
Rapida fu Sedna a spostarsi, evitando che la corrente gelida avesse modo di congelarla, già pronta a contrattaccare, ma non a ciò che di lì a pochi istanti accadde: infatti il primo attacco del cavaliere di Acquarius non risultò essere niente di più che una distrazione, un modo per spingere l’altra verso la medesima struttura da cui era saltata giù, con le spalle a quello stesso muro, Vladmir scatenò una seconda ondata d’energia gelida, più veloce e vasta, per raggio d’azione, della prima, un ostacolo ben più difficile da superare per l’Acquario Nero, che, però, con gran sorpresa del santo di Atena, evocò una nuova ondata d’acqua, sciogliendo la muraglia di ghiaccio nel farlo.
Tale reazione non preoccupò per nulla il santo d’oro, sicuro che le gelide energie di cui era padrone avrebbero usato quella stessa acqua per intrappolare per sempre l’avversaria, ma grande fu la sua sorpresa nel notare, all’improvviso, quelle stesse ondate alzarsi, roteando con sempre maggiore velocità, fino a mutare in vapore che, denso fino a quasi sembrare solido, si mosse contro la Polvere di Diamanti bloccandola e fondendosi con essa in una ben più compatta coltre di ghiaccio.
"Cosa c’è, seguace di una divinità? Sorpreso per la reazione dell’acqua? Credevi che il mio potere si riducesse solo al suo stato liquido? Ti sbagliavi! Sono l’Acquario Oscuro, è vero, ma la forma liquida si piega al mio volere, anche quella gassosa lo fa e, soprattutto, anche il ghiaccio, la forma solida!", esclamò decisa Sedna, "Ben più di quanto non faccia con te!", minacciò ancora, mentre il tetro cosmo invadeva il ghiaccio, rendendolo oscuro e tenebroso, prima di scagliarlo con furia contro il santo di Atena.
"Black Iceberg!", invocò l’avversaria, scatenando quella densa e nera quantità di ghiaccio, che parve quasi prendere le forme di un nuovo mostro marino, un’orca gigantesca e famelica, schiantandosi con violenza contro il cavaliere dell’Acquario, che subito sollevò un muro di ghiaccio a propria difesa, solo per vederlo frantumarsi sotto la pressione di quella tetra massa che, dimostrava un’eguale capacità di controllo delle energie fredde da parte nemica, unendola ad una ben più elevata forza distruttiva.
Fu solo congiungendo le mani dinanzi a se e concentrando in esse il proprio che Vladmir evitò alla tetra e densa mostruosità nemica di abbatterlo, "Aurora del Nord, colpisci!", urlò secco il cavaliere d’oro, liberando il proprio gelido attacco e contenendo con esso tutta la potenza del colpo nemico, fino ad una situazione di equilibrio fra i due attacchi che s’annullarono a vicenda.
"In fondo il vostro titolo di guerrieri più forti non è poi così immeritato.", commentò con una nota di divertimento Sedna, prima che un cosmo poco lontano catturasse la sua attenzione, facendola volgere divertita verso il suo avversario, "Sembra che la Bestia Nera con cui m’accompagnavo abbia trovato qualcuno con cui giocare, dopotutto …", aggiunse soddisfatta, mentre lo sguardo del santo di Atena veniva coperto, per la prima volta, da un velo di preoccupazione, prima di sentire lo scoppiare di un malefico e venefico cosmo e rendersi conto solo in quel momento che la lancia biforcuta non era più incastonata nel suolo ghiacciato.
"Lashnar!", urlò Vladmir nel riconoscere il debole cosmo del suo allievo intento ad affrontarne uno superiore.
***
Lashnar era stato addestrato per anni, da tempo ambiva al momento in ci avrebbe dovuto confrontarsi con la vasta muraglia di ghiaccio in cui le vestigia del Cigno riposavano, coperte dai freddi venti del Nord, da tempo attendeva di diventare il cavaliere di bronzo che avrebbe, probabilmente, onorato il suo maestro con le proprie azioni in nome di Atena, al pari di Leif e Rumlir; ancora, però, non era per lui il momento dell’investitura.
Tutto questo il giovane aspirante cavaliere lo sapeva bene, quindi, quando avvertì il cosmo violento che si scagliava con ferocia contro la piccola capanna dove per anni vissuto assieme al maestro ed i compagni d’addestramenti, il ragazzo ebbe un brivido di paura, consapevole che avrebbe forse trovato la morte prima ancora di diventare un vero cavaliere.
Fu abbastanza svelto, però, il giovane aspirante guerriero, spiccando un balzo, il debole, seppur presente, cosmo gelido che lo circondava, quasi istintivamente, mentre oltrepassava la parete della piccola casa, uscendo dalla stessa proprio mentre il giavellotto nero vi entrava, frantumando la porta.
Lashnar rotolò per qualche istante nella neve, prima di fermarsi ed osservare l’individuo dalle oscure vestigia che gli si stagliava davanti: la pelle più scura di quanto lui avesse mai visto in tutta la sua vita, lo guardava con un ghigno.
"Ragazzino, sei stato sfortunato, doppiamente, a non morire infilzato dalla lancia biforcuta, poiché ora ti aspetta di cadere per mano di Perez del Cane Maggiore Nero!", ringhiò l’invasore, espandendo il proprio cosmo, scuro e simile ad una palude di tenebre infette.
"Fauci Venefiche, colpite!", imperò il tetro nemico, scatenando il proprio attacco.
Fu un istante appena, il tempo che ebbe Lashnar per vedere quella tetra sagoma, simile ad un grosso cane dalla pelle oscura, che si lanciava addosso a lui, solo un istante, prima che un dolore sordo lo catturasse.
***
Vladmir dell’Acquario cercò di correre verso il luogo dove si doveva trovare Lashnar, una volta avvertito il suo microcosmo esplodere, poco prima che quello del nemico dirompesse malefico e terribile; ma subito Sedna si parò dinanzi a lui: "Fuggi la battaglia, cavaliere? Hai vero affetto per il tuo allievo, una sorpresa!", lo schernì l’oscura controparte, lanciandosi poi contro di lui.
Un veloce calcio al fianco destro, facilmente parato dal braccio del custode dorato, subito seguito da un gancio sinistro verso il volto del santo di Atena, che lesto s’abbassò, indietreggiando di qualche passo e spostandosi verso il bordo della superficie su cui stavano combattendo, a pochi passi da un lago dalle acque gelide, che per la maggior parte dell’anno era congelato, ma era stato ora svernato dal cosmo dell’Acquario Nero.
"Ottimo luogo in cui dir addio alla vita, cavaliere! Lascia che siano queste fredde acque a condurti verso il fiume degli Inferi che, da ciò che so, costeggia l’Oltretomba in cui credi!", ammonì ancora una volta Sedna, avvertendo, al pari del santo d’oro stesso, un secondo cosmo esplodere, lì dove si trovava la casa ormai distrutta.
Fu proprio quella breve distrazione che diede modo alla nemica di scatenare tutta la potenza del proprio attacco contro il cavaliere di Acquarius, "Black Iceberg!", urlò, frantumando il ghiaccio sotto i piedi del santo di Atena ed investendolo con violenza con il nero blocco da lei manipolato.
Nessuno vide il sorriso che brillò per qualche attimo sul viso del cavaliere d’oro, ma allo stesso tempo, nemmeno Lashnar riuscì a distinguere chi lo avesse buttato al suolo, udì soltanto una parola echeggiare nell’aere: "Kolito!", poi, mentre il buio dell’impatto si attenuava, riempito dalla luce del giorno siberiano, intravide dei brillanti riflessi di ghiaccio che lo circondavano.
"Maestro?", domandò perplesso il ragazzino, "No, Lash, sono soltanto io.", esordì una voce che il giovane aspirante riconobbe dopo qualche istante, "Sarò più che sufficiente per questa Ombra oscura, comunque.", concluse Leif di Cetus, nella sua armatura nuova che sbalordì il compagno d’addestramenti.
Anche il guerriero nero osservava con attenzione il nuovo giunto: "Non so chi tu sia, ma mi par di capire che condividi il maestro con questo bamboccio, quindi, condividerai con loro anche la medesima sorte!", minacciò deciso Perez, espandendo nuovamente il venefico cosmo.
"Fauci Venefiche, colpite!", ruggì imperioso il discepolo dello Scorpione Oscuro, ma prontamente il cavaliere nordico sollevò le braccia, "Non hai ancora capito, guerriero? Kolito!", imperò l’altro, sollevando gli anelli di ghiaccio a protezione propria e del giovane compagno d’addestramenti.
L’oscura bocca venefica si schiantò con violenza contro la gelida protezione, più che efficace nel frenarne la corsa, "Pensi che basti questo tuo strato di ghiaccio, biondino?", ridacchiò il nero nemico con un ghigno, "Le Fauci che scateno sono più che sono morso, sono anche la bava velenosa del ringhiante Cane maggiore, una saliva che evapora ed infetta tanto quanto le zanne stesse!", rise soddisfatto Perez.
Leif, però, non parve impressionato, o preoccupato, da quelle parole: "Non temo i tuoi veleni, guerriero oscuro! Ho affrontato pochi giorni fa un altro avversario capace di controllare e pilotare venefici poteri contro i propri bersagli e sono uscito vivo da quella battaglia!", affermò sicuro il cavaliere della Balena, memore della battaglia con l’Ummanu di Pazuzu.
"Tu forse hai fatto ciò, guerriero di Grecia, ma il tuo piccolo amico?", ridacchiò di rimando l’altro, "Lo vedo già un po’ più pallido in viso, se possibile, e gli occhi brillano di una luce malata.", rise soddisfatto.
Con sorpresa e preoccupazione il santo di Atena si voltò verso il giovane compagno d’addestramenti, per trovarlo ancora inchinato al suolo, il volto pallido e sudato, "Sto bene, Leif, non preoccuparti, combatti la tua battaglia…", balbettò con fare insicuro il ragazzo, cercando di alzarsi in piedi.
Proprio nel momento in cui il cavaliere si voltava, però, il nemico intensificò la furia dell’attacco, spezzando la protezione degli anelli di ghiaccio e travolgendo ambedue gli allievi dell’Acquario, schiantandoli al suolo, dove assieme rotolarono, con Leif che faceva da scudo, con il corpo e le vestigia, al compagno privo di protezioni.
Una risata scoppiò dalle labbra del Cane Maggiore Oscuro, volgendo lo sguardo verso l’Acquario Nero che lo aveva guidato fin lì: per alcuni istanti aveva temuto di essere solo carne da macello, che il suo maestro lo avesse mandato a morte certa, poiché era noto a tutti, sulla loro isola prigione, che la sfigurata Sedna non avesse nessuno in simpatia, considerasse i propri compagni di prigionia come semplici ammassi di carne e sangue, utili forse in battaglia, ma niente di più.
Perez, poi, sapeva bene di essere guardato con disappunto e dubbio da molti, perché ritenuto simile a Nesso ed ai suoi orridi comportamenti, per quanto non poteva negare di essersi divertito quanto il compagno d’addestramenti nel torturare ed uccidere alcune delle guerriere di bronzo oscuro.
Ora, però, i dubbi dell’allievo di Ashur erano svaniti, ora che vedeva il nuovo giunto al suolo, il ragazzino inerme ed il cavaliere d’oro completamente assente dal campo di battaglia, ora sapeva che non solo Sedna avrebbe vinto, ma lui non sarebbe morto nel frattempo!
Fu proprio l’avvicinarsi dell’Acquario nero che ridestò il Cane Oscuro dai propri pensieri, mentre la sfigurata guerriera rivolgeva la propria attenzione ai due nemici ancora vivi sulla superficie di ghiaccio: "Vi concedo una possibilità, seguaci di un folle e sciocco sogno di fedeltà.", esordì gelida come la neve che calpestava, "Rinnegate il vostro maestro e la sua dea ed avrete una morte veloce ed indolore.", li minacciò, stupendo persino Perez.
L’aspirante cavaliere del Cigno non rispose, semplicemente Lashnar cercò di concentrare il proprio cosmo nel pugno destro, prima di rilasciarlo contro la nemica, sorprendendo persino Leif per la velocità di reazione.
Sedna, però, non parve sorpresa: dovette solo liberare la propria energia cosmica, per disperdere quella lieve brina che cercava di raggiungerla, prima di rispondere con un’ondata energetica verso il ragazzino, che non ne fu mai raggiunto, poiché l’altro suo compagno si portò a difesa dell’indifeso giovane.
"Questa la vostra volontà dunque? Morire in nome di chi non ha saputo proteggervi? Ebbene, così sia! La morte v’attende e niente più.", minacciò decisa la guerriera, preparandosi a colpire di nuovo, solo per rendersi conto, in quello stesso momento, che degli anelli di ghiaccio le bloccavano i movimenti.
"Come hai potuto fare una cosa simile?", si domandò, con la voce evidentemente sorpresa, guardando verso il cavaliere d’argento, prima di comprendere che non lui era fautore di un simile attacco, ma un’altra presenza, un cosmo simile a quello dei due giovani, ma molto più vasto, lo stesso cosmo che subito riconobbe, mentre la sorpresa si dipingeva sul volto di Perez e la soddisfazione su quello dei due discepoli, voltandosi verso le gelide acque siberiane, per vedere un nuovo strato di ghiaccio formarsi sulle stesse, sollevando la figura di Vladmir d’Acquarius.
"Pensavate forse che le gelide acque delle mie terre sarebbero state per me la tomba? Ben poco sapete dunque delle vestigia d’oro di noi cavalieri consacrati ad Atena!", esordì deciso il santo dell’Acquario, "E del potere di cui, in nome della Giustizia, posso fare uso! Contemplate!", esclamò infine, liberando l’Aurora del Nord contro i due avversari.
Lesta fu la controparte d’oro oscuro nel liberare le proprie di forze, sollevando una barriera di acque nere in un’unica distruttiva colonna energetica che si contrappose alle virtù dell’Acquario.
Quando fu ormai chiaro che i cosmi erano alla pari, Vladmir stesso interruppe il proprio attacco, sfruttando le proprie energie per sollevare un muro di ghiaccio, contro cui andarono a cozzare le potenze nemiche, incrinandolo fino a distruggerlo, ma senza riuscire a raggiungere il cavaliere che, ormai, non si trovava più dietro lo stesso, poiché già s’era spostato al fianco dei propri allievi.
"Leif, sei pronto a combattere al mio fianco?", chiese il santo d’oro al primo dei suoi discepoli, "Sì, maestro!", confermò deciso il cavaliere d’argento, prima che entrambi si volgessero verso il più giovane aspirante guerriero, "Lashnar, questo luogo non fa per te, la battaglia sta per diventare molto più cruenta, ma ben pochi sono i posti in cui puoi adesso nasconderti al sicuro…", commentò con preoccupazione Vladmir, "Non importa, maestro, anch’io voglio aiutare, per quanto mi sarà possibile.", disse semplicemente il ragazzino, ricevendo un sorriso bonario dall’insegnante, "Combatterai dunque, in mio aiuto contro l’Ombra che ha vestigia pari alle mie, mentre a Leif lasceremo l’altro più velenoso avversario.", suggerì ancora il Custode dell’Undicesima Casa, ricevendo un cenno d’assenso da entrambi.
"Se avete smesso con le chiacchiere, seguaci di una dea, la morte v’attende!", minacciò decisa l’oscura nemica.
Con un balzo il guerriero di Canis Maior Nero fu quasi addosso al santo di Cetus, costringendolo a scartare lateralmente, mentre richiamava le energie fredde sulle proprie mani: "Diamond Dust!", imperò Leif, travolgendo il nemico e sbattendolo qualche passo indietro, con parte dell’armatura congelata.
"Non basta contro di me!", ruggì Perez, lasciando che il corrosivo cosmo sciogliesse la prigionia del corpo, permettendogli di continuare la lotta ed emettere un nuovo e venefico getto contro il santo d’argento che subito liberò una nuova ondata della Polvere di Diamanti; così che il venefico cosmo del primo cozzasse contro quello avverso, fino ad annullarsi a vicenda, costringendo comunque l’invasore nero a raggiungere il suolo a diversi passi di distanza dal suo avversario.
"Sei tenace, seguace di Atena, questo te lo concedo, ma la tua tenacia non ti salverà dal morbo che porto!", minacciò deciso Perez, lasciando vorticare con furia il proprio velenoso cosmo nell’aria.
I due Acquari, intanto, si contrastavano, liberando ondate di ghiaccio l’uno contro l’altra, finché, ad un tratto, un terremoto di violenta energia scosse il suolo attorno a Vladmir e Lashnar, fracassando il ghiaccio e lasciando che colonne d’acqua oscura ne scaturissero.
Il cosmo del cavaliere d’oro fu però pronto, espandendosi e congelando quelle colonne d’energia acquatica con sicurezza, "La battaglia infuria ed ancora ti preoccupi della sicurezza del tuo piccolo allievo? Mi diverti, sciocco seguace di una divinità!", rise Sedna, prima di notare la determinazione negli occhi avversari.
"Ben altro, invece, ti concederò, oltre il divertimento, nemica di Atena: potrai contemplare il colpo Sacro dell’Acquario, ma sappi che sarà l’ultima cosa che, ognuno di voi, vedrà, quando contro di lui verrà rivolto!", minacciò deciso il santo d’oro, sollevando le mani e congiungendole sopra di se, mentre già un’anfora dorata prendeva forma alle sue spalle.
Il guerriero nero sollevò le mani sopra il capo e le correnti venefiche si avvolsero alle stesse, prima che questi portasse indietro le braccia, per poi aprire le mani dinanzi a se: "Morbo del Mastino!", ruggì Perez, liberando un mastodontico cane dal colore malefico contro il cavaliere della Balena.
Leif rimase immobile, gli occhi impassibili e freddi, mentre una leggera brina lo circondava, per poi scomparire, assieme al cavaliere stesso, inghiottito dalla furia del mastino venefico.
Il silenzio echeggiò fra i due combattenti, rotto solo dalle risate del nero nemico, prima che un vortice di correnti fredde spezzasse quel suono malefico, un vento che esplose in un vortice sollevando la belva venefica che aveva inghiottito la Balena d’argento.
Grande fu lo stupore dell’allievo di Ashur nel vedere il veleno intrappolato in quelli che si rivelarono essere degli anelli di ghiaccio, un doppio strato di anelli, uno interno che aveva protetto il cavaliere di Atena ed uno esterno, che impediva al veleno di espandersi, mentre in quella serie di spire di ghiaccio lo stesso roteava, sempre più intensamente.
"Come hai fatto?", balbettò stupito il nero nemico, "Un’idea, qualcosa di semplice, che ho avuto dopo le battaglie dei giorni passati, un’idea che mi ha permesso oggi di salvarmi da questo veleno, di non dover nemmeno saggiare se questo è ben più pericoloso di quello dell’Ummanu contro cui ho combattuto.
Un’idea che decreterà la tua fine, Ombra malefica!", sentenziò deciso il cavaliere d’argento, espandendo il cosmo gelido, che andò a circondare le braccia.
Quasi a seguire un ordine silenzioso, gli anelli di ghiaccio si sollevarono, portandosi sopra il santo di Atena, per poi continuare a roteare attorno a lui, prima che, con un cenno del braccio destro, Leif li lanciasse addosso al nemico.
Perez fu inizialmente sorpreso, tanto che fu investito in pieno dal primo di quei dischi gelati, che lo colpì all’addome, danneggiandone le vestigia, poi, però, il nero nemico si riebbe ed espanse le proprie energie, "Fauci Venefiche, colpite!", imperò di nuovo l’oscuro avversario, mandando le nere zanne a frantumare il ghiaccio dei dischi, ma disperdendo così anche il potere velenoso al loro interno, potere che annullò l’attacco avverso.
"Bravo, mi hai sconfitto con il mio stesso attacco, ma pensi che basti?", ruggì il nero nemico, prima di rendersi conto che i suoi movimenti erano bloccati da nuovi anelli di ghiaccio, che ora lo circondavano.
"Tutto inutile!", ringhiò il Cane Maggiore Nero, esplodendo in un’ondata di cosmo venefico, che sciolse quelle catene di ghiaccio, lasciando però impassibile il cavaliere di Atena.
"Era il cavaliere della Corona Boreale il più abile nell’uso del Kolito, ma, ora che Rumlir non c’è più, ho pensato che fosse giusto onorarlo, salvando le persone con cui entrambi eravamo cresciuti usando le sue tecniche.", ammise laconico Leif, "Ben altre sono le virtù che ho perfezionato negli anni dell’addestramento, ed adesso, Ombra, è giunto il tempo che tu le affronti!", sentenziò deciso, sollevando il pugno destro, ricolmo di gelida energia.
"Aurora Ice Whirl!", invocò il santo di Cetus, liberando il getto d’energia fredda che corse con furia contro il nero avversario, "Non pensare che sarà così facile!", ruggì di rimando l’altro, aprendo nuovamente le mani dinanzi a se: "Morbo del Mastino!", imperò.
"Aurora Execution!", tuonava intanto Vladmir, scatenando il colpo supremo dell’Acquario, che nello scorrere delle acque sacre, si riversò contro la sua vittima: Sedna di Black Acquarius.
La donna sfigurata, però, non si mosse minimamente, guardando con lo sguardo deformato il cavaliere d’oro ed il bambino dietro di lui, prima di lasciare fuggire, per un breve istanti, l’attenzione sui due combattenti d’argento poco lontano.
"Per tutti voi giunge adesso la fine! Ocean of Darkness!", imperò decisa, sollevando una marea nera che prese forma dalle acque vicine, una marea terribile ed oscura, un’orca, sembrava quasi, una fiera dei mari dalla fame incontrollabile, che si gettò incontro alle Divine Acque dell’attacco dorato.
I due cosmi rimasero in perfetto equilibrio, come se la forza dei contendenti non riuscissero a sovrastare l’una quella dell’altro.
"Sei un avversario formidabile, Acquario Nero, te lo concedo, ma non posso permetterti di vincere su di me e portare la distruzione in questo luogo.", ammise il cavaliere di Atena, il viso rigato dal sudore per lo sforzo di quel confronto, "Persone a me care qui si trovano, le ultime che mi restano, dopo la morte del maestro, l’abbandono dei compagni d’addestramento; gli ultimi dei miei quattro allievi!", spiegò con voce decisa, mentre una leggera sorpresa si dipingeva sul volto di Lashnar a quelle parole, mischiandosi all’affetto per l’insegnante.
"Stolto seguace di una divinità! Forze ben più grandi sono in gioco! Forze che esulano dall’interesse per una singola vita, o per qualche decina di esse! Forze che puntano a liberare questo mondo dalla piaga delle divinità!", lo apostrofò di rimando l’avversaria, "E per queste forze, Sedna combatte!", imperò, espandendo il proprio cosmo ancora di più.
Fu solo allora che il santo di Atena avvertì il cosmo dell’altra espandersi a livelli che quasi superavano quelli di un normale essere umano, confondendosi con l’ambiente, come è proprio solo delle divinità, confondendosi, con grande orrore di Vladmir, con l’acqua che si trovava sotto tutti quei ghiacci.
"Ancora, Ocean of Darkness!", urlò, in una folle estasi, la guerriera nera, mentre il ghiaccio si spaccava dovunque, interrompendo lo scontro di forze fra loro ed anche quello fra Leif e Perez, sommergendo tutti nel ghiaccio e nell’acqua.
Ci volle qualche secondo perché il santo di Atena si riavesse da quella immane distruzione, guardandosi attorno, scoprendo che la piccola casa non c’era più e che, con essa, era scomparsa anche una parte della costante circostante.
Era solo su un blocco di ghiaccio, quando una voce lo chiamò: "Cavaliere!", urlò d’improvviso la donna che aveva affrontato in quei minuti che sembravano ore, e con orrore Vladmir vide la figura di Lashnar penzolare sulle fredde e gelide acque, tenuta per il collo dalla mano dell’Acquario Nero.
"Tu hai quelle vestigia a proteggerti, ma cosa protegge questo piccolo ed incosciente fanciullo dalle gelide acque di queste terre che ti hanno dato i natali?", domandò beffarda, "Scegli dunque: difendere te stesso e contrattaccare, o preoccuparti della salvezza del tuo discepolo!", ammonì ancora, lanciando con irruenta forza il discepolo dell’Acquario verso l’acqua, richiamando di nuovo il Black Iceberg, contro il santo d’oro.
Vladmir non avrebbe potuto salvare entrambi e la nera guerriera lo sapevano bene, ora c’era solo da scoprire chi avrebbe aiutato.
Homines 13: L’Inuit
Odiava tutti e tutto, spesso era così che la descrivevano, persino sull’Isola della Regina Nera, chiunque posasse il proprio sguardo sull’Acquario Oscuro, non riusciva a distinguere niente altro che odio, ma nessuno si era mai preoccupato di chiederle il perché di tanto rancore, o l’origine delle sue deturpazioni.
Certo, anche lei aveva sentito i propri compagni di prigione chiacchierare, leggende erano sorte e crollate sull’origine delle sue deturpazioni, ma mai nessuno aveva capito la verità dei fatti, poiché nessuno era stato in Alaska, dieci anni prima.
In quei giorni, lei era solo la figlia mezzosangue di una giovane ragazza inuit che aveva fatto l’errore di innamorarsi di un bel marinaio americano, marinaio a cui aveva concesso la propria virtù, ritrovandosi poi sola, con una figlia, abbandonata dall’uomo che l’aveva sedotta e trattata con freddo disprezzo dalla sua stessa gente.
La figlia, però, era cresciuta, ereditando tutta la bellezza della madre, unita ad una naturale esoticità, legata alle origini paterne, più di questo, però, lei si era sempre sentita in contatto con il mondo, con forze antiche e naturali.
Era stato per quel motivo che quando lo sciamano del villaggio le aveva proposto di addestrarsi sotto i suoi insegnamenti, la ragazzina non si era opposta, anzi, aveva accettato con piacere di poter scoprire le origini della sua gente, i culti antichi e gli dei più potenti.
Solo dopo, i sogni della fanciulla si erano persi, quando aveva scoperto che quelle stesse divinità danno maggiori poteri anche a persone che non li meritano, persone meschine, che li usano per rubare di ogni dignità e purezza quelle deboli e meno capaci.
Fu nel difendersi da uno di quelli stessi mostri che la ragazzina lo uccise, quello sciamano che tutto il villaggio amava e rispettava, massacrato dalla piccola mezzosangue.
Sua madre decise che sarebbero dovute scappare e loro cercarono di farlo, ma furono facilmente catturate, perdendo molto più della speranza.
Lei perse parte dell’occhio, il naso, diverse falangi e molto altro ancora, mentre la madre perse la vita; ma non furono le uniche a perdere qualcosa: in quel momento, in mezzo a tutto quel dolore e quella rabbia, i poteri ancora sopiti della fanciulla si risvegliarono e distrussero l’intero villaggio.
Nessuno sopravvisse e fu quello il giorno in cui Sedna nacque, il giorno in cui, chiunque avesse mai conosciuto il nome della bambina che nel villaggio Inuit era stata sfigurata non esisteva più.
Alcuni uomini tentarono poi di fermarla, mentre nella sua rabbia cieca distruggeva villaggio dopo villaggio: un giovane di nome Robb, che si disse un aspirante cavaliere di Atena, uno sciocco che fu da Sedna spazzato via ancora prima di scoprire cosa fossero i cavalieri di Atena; poi altri, spesso semplici indigeni, alcune volte dei mercanti o dei soldati, finché non giunsero i suoi ultimi avversari.
Un gruppo di pellerossa dalle colorate armature che la etichettarono come un involucro di rabbia e dolore da purificare, ma qualcosa non andò come quelli sembravano volere e lei riuscì a combattere ed ucciderne alcuni, finché non la catturarono e decisero che la prigionia era l’unico modo per essere sicuri che non facesse ulteriore male al mondo.
Fu questo il percorso che la portò a divenire Sedna dell’Acquario Nero.
Ora era in Siberia, un luogo molto simile alla sua terra natia, e stava combattendo contro il vero cavaliere dell’Acquario, un ipocrita che si diceva sinceramente preoccupato per i propri allievi, un ipocrita come pochi, ai suoi occhi, un ipocrita che adesso avrebbe dovuto rivelarsi, mentre il Black Iceberg correva contro di lui, pronto a travolgerlo.
Fu quello il momento in cui la donna dalle nere vestigia rimase sorpresa: Vladmir, quello il suo nome, lasciò esplodere il proprio cosmo, liberandosi dell’armatura d’oro che corse, rapida come bagliore di luce, ad abbracciare il corpo, ormai nell’acqua gelida, del suo allievo.
Un sacrificio che la ragazza Inuit non si sarebbe aspettato, un sacrificio, che però, non terminò così, semplicemente, poiché rapido fu il cavaliere d’oro nel voltarsi contro l’Iceberg oscuro, confrontandosi con esso con le proprie forze.
"Polvere di Diamanti!", urlò l’uomo, ma le sue energie erano molto più limitate di quelle che gli Homines possedevano, da solo non avrebbe saputo resistere all’assalto, fu allora che una voce sorpresa la donna, una seconda voce: "Diamond Dust!"
Voltandosi di scatto, l’Inuit vide il ragazzo che era giunto in loro soccorso, uno dei sopravvissuti alla battaglia ad Accad, in piedi su un’altra lastra di ghiaccio, che aiutava il proprio maestro.
Aveva le vestigia danneggiate, segno che il precedente attacco, quello che aveva distrutto parte di quelle lastre di ghiaccio, doveva aver travolto anche lui ed il nero guerriero con cui si stava confrontando.
"Maestro, insieme!", urlò il ragazzo, "La Polvere di Diamanti non basterà! Usa la tua arma migliore, Leif!", suggerì l’altro, interrompendo momentaneamente il proprio attacco per scatenare di nuovo il proprio colpo massimo.
"Aurora execution!", invocò il cavaliere dell’Acquario, "Aurora Ice Whirl!", fece eco il suo allievo, prima che i due colpi, lanciati all’unisono, disperdessero il blocco di ghiaccio oscuro.
Quando i due cavalieri si voltarono a guardarsi attorno, lei s’era già allontanata, su un promontorio poco distante, vide il santo d’argento raggiungere a nuoto il giovane apprendista rivestito con l’armatura d’oro e portarlo all’asciutto.
Intravide anche il corpo senza vita di Perez del Cane Maggiore Nero, di certo morto per la potenza dell’Oceano d’Oscurità, una piccola perdita per il loro esercito, di nessun peso, considerando l’incapacità di quella Bestia in particolare.
I santi di Atena erano sopravvissuti e per un po’ si guardarono intorno, di certo cercando lei, pronti a continuare la battaglia, poi, l’allievo anziano disse qualcosa al suo insegnante e questi, indossata di nuovo l’armatura d’oro e preso in braccio l’allievo più giovane, si allontanò con l’altro, lasciando Sedna da sola in quel mare di ghiaccio.
La donna espanse leggermente il proprio cosmo e le acque attorno al corpo di Perez le rispose, chiudendolo in una bara di ghiaccio, prima di distruggersi, lasciando solo macchie di carne, metallo e sangue di ciò che era stato una delle Cinque Bestie, poi, anche lei scomparve da quei luoghi, inseguendo le proprie prede.
Nessuno era mai sopravvissuto al confronto con lei e di certo quei cavalieri non sarebbero stati i primi.
Lei era Sedna, l’Inuit, non faceva prigionieri.