Capitolo 12: Belve di Cina
Il Sommo Sacerdote di Atene gli aveva concesso di raggiungere le terre dove era stato addestrato, poiché anche lì uno dei cosmi nemici più potenti si stava dirigendo, ma ciò che Zong Wu, cavaliere d’argento dell’Auriga si trovò dinanzi, superava largamente le sue aspettative.
Arrivato ai Cinque Picchi, il giovane cavaliere aveva iniziato la sua corsa verso la cascata dove sapeva si trovava sempre il Vecchio Maestro, ma sembrava incapace di trovarle!
Da quando era diventato orfano, da quando Amara del Triangolo lo aveva trovato e condotto dinanzi all’anziano individuo che sempre sedeva nella medesima posizione con il sole o la pioggia, Zong Wu aveva appreso ogni segreto di quel luogo, lì dove era stato addestrato ai misteri del cosmo ed ora, quando era più urgente raggiungere quella che per lui era rimasta l’unica casa possibile, si trovava incapace di riuscirvi!
Stava correndo da parecchi minuti, quando una sagoma gli apparve davanti: "Come mai abbia scelto te, anziché me, è un mistero, Zong Wu… sei proprio un tonto!", lo schernì una voce femminile, prima che la sagoma diventasse una figura di fanciulla ben nota, dai lunghi capelli verdi legati in una treccia e le vestigia di colore rosato, che rappresentavano un volatile, "Xi Yan!", esclamò sbalordito l’altro.
La ragazza, portandosi una mano sulla maschera, gli fece cenno di fare silenzio, "Il maestro mi ha mandato a recuperarti, ormai la barriera che ha posto a difesa di questo luogo non durerà a lungo… chiunque sia fin qui giunto è meno scemo di te.", scherzò lei e fu solo allora che, affinando i propri sensi, il cavaliere di Atena riuscì a capire cosa la fretta non gli aveva concesso di vedere.
Una barriera, un’illusione frutto del centenario cosmo del suo insegnante, circondava Goro-Ho, impedendo a chiunque di raggiungerne l’area più interna, i veri e propri Cinque Picchi; ma, oltre ciò, Zong Wu avvertì anche due cosmi estranei, tetri e possenti, che si stavano dirigendo lì dove adesso anche lui era prossimo ad arrivare.
"Ho sentito il tuo cosmo esplodere alcune volte nei giorni passati, Zong, le battaglie che avete combattuto… devono essere state fantastiche!", esclamava nel frattempo Xi Yan, eccitata al pensiero degli scontri che l’altro doveva aver vissuto.
Un sorriso, nel sentire quelle parole, si dipinse sul volto del cavaliere dell’Auriga: era così la sua più giovane compagnia d’addestramenti, devota al loro comune insegnante e sempre desiderosa di vivere quelle battaglie, quei mirabolanti scontri di cui, di quando in quando, il vecchio Dauko aveva raccontato loro quando erano solo dei ragazzini all’inizio dell’addestramento.
Quasi un sollievo rivederla, dopo che Zakar dell’Incubo aveva cercato di trarre in inganno il cavaliere con una sua falsa apparizione, così come aveva fatto con il Vecchio Maestro, un’illusione che Zong Wu aveva saputo superare, così come aveva superato, assieme ai compagni le altre battaglie in Accad.
"Ed ora sono qui, da solo, a combattere per la mia casa.", sussurrò fra se il santo dell’Auriga, arrivando ai piedi della cascata dove, per anni, si era addestrato e trovando lì l’anziano insegnante, seduto sullo stesso spuntone di roccia dove lo aveva lasciato giorni prima, come se niente fosse cambiato, malgrado ora fossero in guerra.
"I cavalieri di Atena sono sempre in guerra con le forze del male, Zong Wu, oggi, però, sappiamo che aspetto hanno queste forze oscure.", esordì l’anziano, quasi fosse capace di leggere nei suoi pensieri, o, più probabilmente, poiché era realmente abile nell’intuire il suo stato d’animo dal suo sguardo.
"Un aspetto che ritorna dal passato, come un’Ombra che scivola via dalla luce…", concluse nel frattempo il Vecchio insegnante, volgendo lo sguardo verso due figure di nero bardate che, balzando giù da una scogliera, si fermarono dalla parte opposta del fiume che nasceva dalla cascata.
La prima figura aveva il visto celato da una maschera, vestigia nere piuttosto complete sul corpo, che, però, il santo dell’Auriga non riuscì a riconoscere, mentre il secondo, evidentemente un uomo, dai lineamenti asiatici, con lunghi capelli rosso sangue e gli occhi neri come la pece, indossava un’armatura d’oro nero, inquietante nelle forme, con due dischi vagamente simili a scudi sugli avambracci ed una lunga asta che s’intravedeva da dietro la schiena.
Fu proprio quest’ultimo il primo a parlare, "Allora, Vecchio Maestro, che ne pensate? L’armatura di Libra Oscura, perfetta controparte di quella che in gioventù voi stesso avete indossato!", affermò superbo l’uomo, "Quando ho avuto la possibilità, mi son detto che sarebbe stata l’armatura perfetta da usare per iniziare ad offrire a voi, che tanto superbamente vi considerate un ottimo insegnante, la più dura lezione della vostra vita!", concluse con soddisfazione lo straniero.
"Non mi sono mai ritenuto un ottimo insegnante, Lao Qi, solo un uomo con molta esperienza, desideroso di condividerla con giovani assetati di conoscenza e mi dispiace che tu non abbia mai capito ciò.", rispose pacatamente la voce dell’anziano cavaliere d’oro.
"Io non ho capito? Forse sei tu, vecchio pazzo, a non capire! Eppure Lei-Ho doveva essere una lezione sufficiente ed invece? Questi mocciosi che si pongono ad ostacolarci? Avete preparato uno stuolo di ragazzino, tu e l’altro matusalemme che c’è a capo del Santuario! E tutto per cosa? Difendere una dea che dopo una guerra in cui hai perso tutto, due secoli fa, ti ha lasciato qui ad insecchire, come un frutto lasciato alle intemperie!", ruggì furioso l’uomo, "Bene, allora permettimi di mostrarti come sei marcito male!", concluse, lasciando esplodere il proprio cosmo, immane e scarlatto, che sembrava agitarsi come una belva feroce.
"Non pensare minimamente di attaccare il nostro maestro, invasore straniero!", lo accusò però Xi Yan, portandosi dinanzi al nemico, subito seguita da Zong Wu.
"Invasore straniero?", ripeté quello, placando la propria rabbia, "Piccola stupida, qui, solo quel vecchio pezzo di carne chiacchierona è l’unico straniero, un giapponese credo sia! O chissà che altro si possa nascondere sotto quella pelle rugosa! In più, non sono un invasore in questi luoghi, bensì un discepolo che è venuto ad offrire il più importante dei doni al suo insegnante: la consapevolezza!", aggiunse, facendosi leggermente da parte.
"E, anzi, ti ringrazio, piccola stupida, stavo per dimenticare come deve, effettivamente, andare questa lezione: il prossimo passo è dimostrare che sono un maestro migliore, quindi, voi, che come me siete stati discepoli di Dauko di Libra, affronterete chi ha avuto me come insegnante, Yan Luo della Coppa Oscura.", concluse, lasciando spazio all’altra figura dalle vestigia nere.
"Dovremmo essere spaventati da questo involucro nero? Ben altro dovrai tentare per intimorire me, Xi Yan di Apus, l’Uccello del Paradiso.", esclamò decisa la guerriera dalla maschera di bronzo, che, però, in tutta risposta ricevette una risata da parte dell’uomo di Libra Oscuro, "Non dubito delle false sicurezze di cui ti riempi la bocca, dietro quella insulsa armatura… mocciosa, ma preferirei che fossero gli adulti a parlare, non i marmocchi, o i rimbambiti, quindi che ne dici, sopravvissuto di Accad? Vuoi affrontare Yan Luo?", chiese con un ghigno l’Ombra.
"Io?", domandò sorpreso Zong Wu, sollevando subito dopo le braccia e portandosi in posizione di guardia, "Non ho alcun problema a combattere chiunque osa disturbare la pace di questi luoghi!", ribatté deciso dopo il momentaneo stupore iniziale.
"Ottimo, perché sono curioso di vedere cosa ti ha permesso di sopravvivere agli inganni preparati dall’Accadico ed al suo potere, che, per quanto meno concentrato del nostro, era pur sempre un potere divino.", ribatté ancora quello.
"Accadico?", ripeté Zong Wu, "Sì, così noi Homines ci etichettiamo, con la terra da cui proveniamo! Fra gli ormai diciotto rimasti io sono il Cinese, Chi Yu è il nome che ho scelto, abbandonando quello di Lao Qi, Libra Oscuro potete chiamarmi, se preferite, poiché giungo qui anche come guerriero Nero in cerca di vendetta, oltre che per un più alto ideale di libertà dalle divinità tutte!", spiegò infine.
"Uno dei folli compagni di Baal sei dunque!", esclamò deciso il cavaliere d’argento, lasciando brillare il proprio cosmo, "Esatto, ma non contro di me dovrai combattere, bensì, come già detto, con Yan Luo!", concluse, schioccando poi le dita e la tetra figura maschera della Coppa Oscura balzò avanti, superando agile il fiume che divideva i due gruppi e lanciandosi in un calcio volante contro il cavaliere d’argento.
Piegandosi leggermente sulle gambe, Zong Wu fu veloce nell’evitare l’attacco, scivolando poi sulla sinistra, così da mantenere anche l’altro avversario nella propria visuale, mentre già, poggiato leggermente il piede a terra, Yan Luo partiva di nuovo alla carica.
Fu stavolta con un balzo proprio dinanzi al santo di Atena, per poi sferrare un violento primo diretto sinistro, con la mano chiusa, a cui l’altro riuscì a contrapporre l’avambraccio, ora coperto da uno scudo, da quando le vestigia erano rinate a nuova vita, grazie alle arti degli Ummanu.
Zong Wu non ebbe però tempo e modo di riflettere su ciò, che già un colpo a mano aperta, eseguito con la destra, superò la difesa, trovando il fianco scoperto per la posizione di guardia dell’altro, costringendolo a barcollare leggermente indietro di due passi, ma non lasciandogli il tempo di rifiatare.
Una nuova serie di veloci pugni cercò di raggiungere il santo di Atena che, però, fu stavolta lesto nel bloccare con i palmi aperti i colpi, non utilizzando mai il disco posizionato come scudo, per non lasciare di nuovo un angolo scoperto, ma mantenendo sempre l’attenzione ed il contatto diretto con l’avversario, solo per rendersi conto in quello stesso momento che, ad ogni nuovo pugno di Yan Luo con cui entrava in contatto, quasi se l’impatto stesse disegnando qualcosa, leggermente illuminata dal tramonto cinese, qualcosa che fu facilmente descritto da una parola pronunciata dal nero guerriero: "Shenyuan!"
Quella singola imperiosa parola, echeggiò deforme dalla maschera della Coppa Oscura, liberando una potenza impetuosa nello spazio fra i due, come se il cosmo con cui i loro pugni s’erano contrastati avesse nutrito quello che, come la parola stessa diceva, era un Abisso, un abisso di violenza.
La furia dell’attacco fu tale da travolgere Zong Wu diversi passi in avanti, costringendolo ad una rapida capriola per evitare di cadere malamente a terra, trovandosi proprio sulla riva dove già Libra Oscura osservava lo scontro, posizione da cui si allontanò con un salto deciso, portandosi su uno degli spuntoni di pietra dove per anni si era addestrato, dove infine atterrò, con leggere ustioni sulle mani, ma vestigia ancora integre.
"Superba quella tua armatura, immagino riparata di recente! Capace di reggere alla furia dell’Abisso di Yan Luo, mi complimento con chiunque te l’abbia riparata!", rise divertito l’uomo che un tempo era stato Lao Qi, "Ma le vestigia sole non ti salveranno dalla tigre oscura che ho allevato sull’Isola della Regina Nera.", continuò, schioccando di nuovo le dita, così che ancora una volta la Coppa Oscura si lanciò alla carica, correndo sul terreno e caricando il cosmo fra le mani guantate.
"Stavolta no!", ammonì deciso Zong Wu, il cui cosmo brillava splendente, "Mugen Zan!", invocò il cavaliere d’argento, lanciando decine e decine di dischi energetici contro la nera figura, che, dal canto suo, replicò liberando ancora una volta la potenza che le era propria: "An Zhao!", urlò la voce deforme, mentre un artiglio di pura tenebra si liberava correndo fra i dischi d’argento.
Per interminabili secondi i due colpi si contrastarono a mezz’aria: silenzioso osservava Dauko lo scontro, così come Libra Oscuro, il cui viso era un misto di stupore e soddisfazione, mentre ben più intimorita, in disparte, restava Xi Yan, incredula, probabilmente, del potere dell’amico e compagno d’armi che spesso derideva scherzosamente fin da bambini.
Il confronto, infine, ci concluse con un boato, che arrivò quasi a scuotere la millenaria cascata, spingendo indietro il cavaliere dell’Auriga contro una parete di pietra, con le vestigia incrinate all’altezza dello sterno, e lasciando cadere a terra la Coppa Oscura, con spalliera e copribraccio sinistri completamente distrutti.
"I miei complimenti, vecchio, questo tuo allievo sembra avere più stoffa di Lei-Ho! Un ragazzetto con del potenziale di certo… d’altronde, per avergli concesso un’armatura d’argento doveva avere di lui un’alta considerazione, più di quella avuta dei precedenti due allievi, vero?", accusò con tono amaro Chi Yu, rivolgendosi all’Anziano Maestro.
"Non ho mai dubitato delle tue capacità, Lao Qi, così come non dubitavo di quelle di Lei-Ho, o degli altri allievi avuti in tanti anni.", rispose pacato il cavaliere d’oro, ricevendo un ruggito come risposta.
"Non hai mai dubitato? Dodici armature d’oro, ventiquattro d’argento, quattro dai poteri speciali e quarantotto di bronzo e per cosa mi addestravi? Per una patetica armatura di questa ultima ed insulsa casta! Questo era il più grande degli insulti!", urlò furioso, volgendosi poi verso Yan Luo, "Alzati ed uccidilo! Prendi questi!", imperò il guerriero nero, sganciando i dischi che aveva sugli avambracci e lanciandoli alla Coppa Oscura.
"Come la tua armatura, vecchio imbecille, anche questa possiede sei coppie d’armi: asce, clave, fruste, lance biforcute e chakram.
Ho armato due delle Cinque Bestie, uno del Sestetto Oscuro, la Croce ed Orione Nero, ma ho tenuto per me una lancia, mentre per Yan Luo, qui, i chakram, così da poter fronteggiare al meglio i dischi d’argento dell’Auriga, giacché sapevo, dalla controparte, che tale era l’equipaggiamento di quest’armatura.", spiegò Libra Oscuro, schioccando di nuovo le dita, segnale che scatenò di nuovo la battaglia fra Coppa Nera e Zong Wu.
Veloci di chakram d’oro nero volarono in cielo, ma abili furono i dischi d’argento, cozzando contro le due armi, con una precisione incredibile, prima di seguire delle traiettorie paraboliche per ritornare ognuno nelle mani del proprio padrone.
"Sei abile, guerriero nero, un potere incredibile, che però è votato al male, quindi un potere che dovrà tornare nella prigione, dove eri confinato.", sussurrò tristemente Zong Wu, caricando il cosmo nelle proprie armi.
Per primo il cavaliere lanciò il disco d’argento sinistro, dirigendolo proprio verso il tetro avversario, che rapidamente rispose utilizzando uno dei due chakram neri contro quello, ma fu in quello stesso momento che Zong Wu scagliò anche il destro, direttamente contro quello mancino, provocando una repentina accelerazione ed un consistente potenziamento della forza di rotazione dello stesso, tale da spezzare l’arma d’oro nero.
Fu a quel punto che il cosmo del santo cinese brillò sulle sue armi, "Gin Zan!", invocò, incrementando ulteriormente la potenza dei dischi, le cui traiettorie iniziarono a variare nel dirigersi contro il nemico, che aprì semplicemente le mani dinanzi a se, liberando di nuovo la tetra energia dello Shenyuan, che assorbì il potere delle armi di Zong Wu, lasciandole cadere al suolo, prive di vita.
Bastò poi un secco movimento circolare di Yan Luo per liberare tutta la furia che sembrava inglobata in quel tetro abisso, una furia che, come un corrente di energia nera, corse contro il santo di Atena che, con un agile balzò, riuscì ad evitare l’impatto diretto con l’attacco, volando malamente al suolo, poco distante da dove si trovava la Coppa Oscura.
E proprio il seguace di Libra Nero scattò con un balzo deciso contro l’allievo del cavaliere della Bilancia, che rotolando al suolo, impedì d’essere colpito dal violento pugno che frantumò il terreno, rimettendosi poi in piedi ed in guardia.
Fu l’applauso di Chi Yu a fermarli entrambi, "Potente la mia allieva, vero?", rise il nero guerriero, "Poiché di una fanciulla si tratta: una ragazzina che è nata sull’isola dove vorresti confinarla di nuovo, mio giovane amico, figlia di due prigionieri provenienti dalle stesse terre che ci hanno dato natali e, quindi, come noi cinese d’origine.
Non aveva mai visto alcun luogo al di fuori di quelle tetre rocce vulcaniche, non aveva mai conosciuto nessuno che non fosse un compagno di sfortuna, o un carceriere, eppure aveva un potere tale che, semmai avesse vissuto nel mondo libero, sarebbe stata scelta come seguace di una qualche divinità, dati i poteri innati che possiede, poteri che ho saputo plasmare per farne una tanto potente guerriera.", spiegò con calma, recuperando poi da terra il chakram spezzato.
"Ti devo dare atto, comunque, che le tue armi sono davvero ottime: l’oro nero non è paragonabile alle armature dei dodici Custodi dorati, ma dovrebbe essere pari alle tue vestigia, per resistenza, eppure ne hai saputo aver ragione.", si complimentò ancora l’oscuro nemico, "Mi chiedo se succederà ancora!", aggiunse, soppesando la lancia biforcuta, dalle acuminate estremità dalla doppia punta.
"Yan Luo, fatti indietro e tu, ragazzina di Apus, con quella patetica armatura di bronzo, dai una mano al tuo compagno d’arme: ora ce la vedremo fra allievi di quel vecchio guardone!", li sfidò, con perversa soddisfazione, l’uomo dalle nere vestigia, scattando avanti e spazzando l’aria circostante con la propria arma.
Bastò quel semplice movimento della lancia d’oro nero per scuotere l’aria in tutti i Cinque Picchi, con un boato simile alla furia di un tuono che echeggiava nel cielo, prima che ambo i consacrati di Atena venissero sbalzati indietro, rotolando al suolo, prima di riuscire ad alzarsi, storditi.
"Troppe aperture, ragazzi miei, state sbagliando tutto!", li ammonì Libra Oscuro, portandosi con pochi passi addosso alla sacerdotessa di bronzo, sferrandole un violento calcio allo sterno, sollevandola da terra e roteando sul capo la lancia, prima di sferrare un violento fendente con la stessa, aprendo una ferita abbastanza profonda nello stomaco della stessa e spingendola, al qual tempo, metri più indietro, fino alle fredde acque della cascata, dove la giovane scomparve.
"Xi Yan!", urlò Zong Wu, lanciandosi verso la compagnia d’addestramento, solo per trovarsi davanti al guerriero nero, cosa che lo spinse ad un balzo indietro, facendo leva sui piedi, un movimento che gli permise d’evitare un secondo fendente con la lancia nera.
"Tu, quasi promosso, lei, drasticamente bocciata!", rise soddisfatto Chi Yu, indicando il corpo della sacerdotessa dell’Uccello del Paradiso, la cui schiena apparve dalle fredde acque, arenandosi sulla riva poco distante da Yan Luo.
Proprio la guerriera della Coppa Nera si mosse verso la sacerdotessa ferita, ma la voce del cavaliere dell’Auriga la fermò: "Non osare avvicinarti a lei! Se vuoi combattere, affronta me!", la sfidò deciso.
"Ragazzino, sono io il tuo avversario adesso!", lo ammonì l’Homo, lanciandosi di nuovo alla carica con la lancia biforcuta.
Zong Wu dovette ricorrere a tutta la propria velocità per evitare prontamente l’attacco nemico, spiccando un agile salto, mentre l’impatto dell’arma nera con il suo apriva una profonda spaccatura nel suolo.
Il cavaliere d’argento bruciò al massimo il proprio cosmo, tanto quanto aveva fatto nelle battaglie ad Anduruna, contro Zakar, contro Arazu e contro tutti i comandanti degli Ummanu, per risvegliare i due dischi al suolo, diversi metri più in là, cercando di richiamarli con il proprio cosmo, malgrado, per la prima volta, ne sembrassero completamente privi, a causa del precedente attacco di Yan Luo.
"Gin Zan! A me!", invocò il santo dell’Auriga, mentre il suo cosmo vasto s’espandeva, più di quanto lui stesso potesse ritenere possibile, non notando un cenno d’approvazione da parte del Vecchio Maestro seduto più in alto ad osservare.
"Hai intenzione di usare le tue tecniche, ragazzo? Va bene, ti concedo questo piccolo vantaggio per ora!", ribatté spavaldo Chi Yu, "Ma permettimi almeno di espandere il cosmo in risposta!", esclamò ancora ed una brillante luce rossa, splendente come una schiera di rubini, avvolse la tetra lancia, prima che il guerriero sferrasse un colpo ad area, provocando crepe su tutte le rocce circostanti e spingendo indietro Zong Wu stesso, che riuscì solo grazie alla propria concentrazione a recuperare i due dischi d’argento, prima di rotolare al suolo, malamente.
Libra Oscuro, però, non diede all’altro il tempo di rialzarsi, che già la lancia biforcuta era prossima alla sua nuca, "Hai perso!", lo ammonì con orgoglio, "Invece no, capelli rossi, sei tu che hai dimenticato quanti nemici stavi combattendo!", esclamò una voce di ragazza alle spalle del nemico comune.
Xi Yan era già in piedi, il cosmo rosa acceso che la circondava, "Tiantang Ban!", invocò la ragazza, liberando una folata di energia che come un elegante e bellissimo volatile dalle piume di vari colori volò verso il guerriero oscuro, il quale si girò con un ghigno soddisfatto in volto ed effettuò un semplice affondo con l’arma, ricolma di potere scarlatto, investendo con quella che sembrò quasi prendere le forme di una testa di drago, la creatura alata, disperdendola e sbalzando indietro la giovane sacerdotessa di bronzo.
Quel breve contrasto di forze diede tempo a Zong Wu per rialzarsi ed espandere il proprio cosmo, "Sono qui, Ladro di Divinità! E questo è il Mugen Zan!", urlò il cavaliere, scagliando centinaia di dischi d’energia contro il nero avversario che lesto roteò dinanzi a se la lancia biforcuta, creando un vortice scarlatto che roteava parallelo al terreno, un vortice le cui forme, lentamente, andavano delineandosi, non come correnti di vento, bensì come squame scarlatte, squame che si liberarono in un immane drago energetico, il quale riuscì a disperdere la potenza dell’attacco dell’Auriga, prima di spingerlo ancora indietro, con violenza.
"Ti credo più capace di così, ragazzino! Hai saputo tener testa a Yan Luo, non è cosa da tutti!", commentò pacato il nero guerriero, prima di volgersi verso la Coppa Oscura, "O forse la mia fiducia nei tuoi confronti è mal riposta, allieva?", domandò a quella, prima che un semplice cenno della mano la spingesse indietro, schiantandola contro una parete di dura roccia.
"Un uomo lavora così tanto per plasmare a proprio piacimento una giovane mente e quella che fa? Si rivela un insuccesso!", lamentò ancora Chi Yu, espandendo il cosmo lungo la nera arma e schiantandola con violenza nel terreno, da cui, pochi istanti dopo esplosero quattro grossi artigli di pura energia cosmica, diretti contro tutti i presenti.
Zong Wu compì un balzo, sollevando prontamente le braccia dinanzi al corpo per contenere la furia di quel quanto mai inatteso dito di rettile composto da pura energia, ringraziando ancora una volta per la rinata armatura che lo ricopriva, adesso coperta da decine e decine di crepe, per la battaglia in corso, una battaglia che, con la vecchia armatura dell’Auriga, non avrebbe mai avuto la possibilità di sostenere così a lungo.
Riatterrando, il cavaliere d’argento poté notare la guerriera nera sollevare attorno a se lo Shenyuan, contenendo in esso la furia del colpo del proprio maestro e fu proprio quel pensiero che portò il santo di origini cinesi a volgere lo sguardo verso la posizione di Dauko, che trovò vuota, mentre ancora l’artiglio d’energia lì s’agitava.
"Siamo qui, allievo mio.", esclamò una voce alla sua destra, dove vide apparire l’anziano cavaliere con, appoggiata malamente sulla spalla, Xi Yan, "Grazie, maestro…", sibilò con leggero imbarazzo nella voce la fanciulla, prima che un ulteriore applauso richiamasse la loro attenzione su Libra Oscuro.
"Bravissimi tutti quanti, persino la bimbetta incapace! E scusa, Yan Luo, sai come sono fatto… di quando in quando l’ira più bestiale mi invade, ma in fondo ad essere la Belva di Cina, con il nome della divinità della Guerra, non ci si sorprende se ho un caratteraccio, vero, vecchio?", chiese divertito Chi Yu, guardando infine verso Dauko, "Almeno ti ho fatto spostare da quel dannato sperone di roccia dove stai sempre, immobile e superbo, a giudicare e pesare il valore di ogni piccolo orfanello che ti trovi davanti.", lamentò il Cinese, agitando le dita per mimare qualcosa che veniva sbriciolato su una bilancia.
"Non è mai stato nelle mie intenzioni dare un valore ai miei allievi come fossero dei miseri oggetti, Lao Qi, dovresti ben saperlo…", iniziò a dire pacatamente il Vecchio Maestro, "Al contrario!", ruggì quello lasciando esplodere il cosmo scarlatto, che poi si chetò.
"Come ho già detto: c’erano dodici armature d’oro, ventiquattro d’argento, ben quattro di mistiche provenienze e quarantotto di bronzo e cosa scegliesti? Che i tuoi due allievi ottenessero insulse armature di bronzo, non è forse darci un peso e ritenerci ben poca cosa questo? Lei-Ho, che in te vedeva un padre, avrebbe dovuto avere l’armatura di Pegaso, di cui tessevi le lodi, poiché appartenuta al primo dei tanti allievi, secoli fa, ed io? Io l’insulsa armatura del Drago di Cina… il Drago di Cina al servizio di una dea di Grecia? Una follia! L’evidenza stessa della menzogna, poiché la costellazione del drago non è legata ai mistici poteri delle belve d’Oriente, no, sono semplici vestigia di bronzo quelle che mi offrivi, ma io sapevo di essere destinato a molto di più.", lo accusò il Ladro di Divinità.
"No, ciò che ti offrì, Lao Qi, era un grande onore, qualcosa che tu non hai compreso a pieno, scegliendo di abbandonare tutto ciò che c’era di sacro per la tua vanità! In te vedevo un uomo destinato a diventare un drago, ma dei draghi hai preso la superbia anche!", lo ammonì con rammarico l’anziano cavaliere d’oro.
"Ciò che mi offrivi era un contentino, vecchio, una patetica scusa per tenermi sotto il tuo artritico piede! Ora, però, sarò io ad offrirti qualcosa: una dimostrazione del potere cui sono giunto, una volta persi tutti quei freni con cui mi avevi costretto.", avvisò deciso Chi Yu, espandendo per la prima volta a pieno il cosmo che gli era proprio, mentre sollevava al cielo il braccio destro, intorno cui si manifestò ed attorcigliò un drago di pura energia scarlatta.
"Contempla, vecchio maestro, e voi poveri sciocchi, la furia del Drago d’Oriente! Contemplatela, uditene il grido rabbioso, e poi abbandonate questo mondo!", imperò il Cinese, "Long Paoxiao!", concluse, liberando la maestosa potenza dell’attacco d’energia dinanzi a se.
"Insieme, miei allievi, scacciamo questo invasore dalla nostra casa!", suggerì deciso l’Anziano Maestro aprendo le mani dinanzi a se, "Rozan Hyakuryuha!", invocò subito dopo, liberando la potenza di Cento Draghi dorati.
"Sì, maestro, insieme!", concordò Zong Wu, "Rozan Ginniryuha!", aggiunse prontamente il cavaliere d’argento, liberando i due draghi argentei, "Tiantang Ban!", fece subito eco Xi Yan, unendo il volatile del paradiso alle fiere d’oriente che il suo maestro ed il compagno d’addestramenti avevano liberato contro l’unico, maestoso, drago rosso nemico.
I poteri dei tre guerrieri di Atena, però, anche se uniti, non riuscivano a fermare l’avanzata della fiera color del sangue che li stava per raggiungere, "Sei vecchio ormai, matusalemme, con un cosmo che appena può essere paragonabile ad un centinaio di micetti che cercano di minacciare una vera tigre!", schernì divertito Chi Yu.
"So bene quali sono i miei limiti attuali, Lao Qi, ma tu forse dimentichi che non da solo ti sto fronteggiando!", ribatté deciso l’anziano Maestro, "Certo, ho terrore di una mocciosa che mai ha visto una vera battaglia e di un ragazzino, che non ha mai scoperto quale sia il vero potere del cosmo! Guardami, sono paralizzato dal terrore eppure avanzo!", replicò superbo il nemico, compiendo un passo avanti ed incrementando la pressione del drago scarlatto sui tre santi di Atena.
"Zong Wu", esordì allora il Vecchio Insegnante, rivolgendosi al discepolo più anziano, "Brucia il tuo cosmo, fino ai limiti che hai saputo raggiungere in terra di Mesopotamia, raggiungi quei livelli, ritrova la forza che nei giorni passati hai inconsciamente iniziato a risvegliare, come i tuoi compagni!", lo spronò Dauko, "Ricorda le passate battaglie!", aggiunse, "Ricorda la forza che si trovava proprio al di là della stanchezza, la consapevolezza di un potere più grande, sopito, da usare in battaglia! Ricorda cosa ti ha permesso di risvegliarlo!", concluse.
"La silenziosa promessa…", bisbigliò in tutta risposta Zong Wu, ricordando quello che lui stesso aveva detto a Sin di Kur, il Principe Rosso, che aveva cercato di fermare sette dei nove cavalieri di Atena e, che, nel vedere ancora l’Auriga e la Croce del Sud in piedi, stremati e privi di difese alcune, aveva chiesto loro cosa li facesse ancora combattere, cosa muovesse i corpi dilaniati da molteplici ferite.
Una silenziosa promessa di non arrendersi, di non fermarsi dinanzi alle difficoltà, perché loro dovevano combattere per la Giustizia, perché le ferite di uno solo di loro non erano niente rispetto a quelle di tutti gli altri, che gli avevano permesso di raggiungere quel traguardo.
Questa consapevolezza di essere parte di qualcosa di più grande, di nobile, di avere non solo la casa ai Cinque Picchi a cui tornare, ma anche degli amici, divisi adesso fra Atene, l’Italia ed altri luoghi dove si combatteva egualmente; questa fu la forza che rianimò ed accese di nuovo splendore il cosmo del cavaliere dell’Auriga, i cui due draghi parvero ruggire nel sostenere e supportare i cento dorati esseri prodotti dal cosmo del cavaliere di Libra.
"Ritrovato la baldanza, ragazzino? Ne sono lieto!", esclamò Chi Yu, percependo con un po’ di stupore egli stesso la forza rinnovata della carica che si contrapponeva ai suoi draghi, quando una voce, improvvisa, s’intromise nella battaglia.
"Shenhai Long!", invocò proprio in quel momento Yan Luo, liberando un tetro drago che si gettò nell’equilibrato confronto delle forze e, per quanto supportasse la spinta della feroce belva scarlatta, in qualche modo, la fiera abissale s’agitava in una direzione completamente opposta a quella di entrambi gli schieramenti.
"Che stai facendo, sciocca?", ruggì infastidito Libra Oscuro e, quasi per una reazione di timore, il tetro drago ruggì, esplodendo in un boato tenebroso che travolse l’equilibrio di tutte le forze in campo: il roseo volatile di Xi Yan fu disperso da tale potenza, la furiosa belva rossa di Chi Yu venne leggermente sbalzata in alto, lasciando un fianco libero alla carica compatta delle creature d’energia dorata ed argentea dei due santi di Atena, che produsse un’esplosione roboante, scagliando tutti i presenti al suolo.
Quando Zong Wu si rialzò, con una ferita dolorante ad un fianco e le vestigia segnate da molteplici danni ormai, la prima cosa che fece fu guardarsi attorno: la polvere si era ormai diradata e poté vedere, con somma gioia, il Vecchio Maestro in piedi, con la sua tozza e bassa figura, accanto a Xi Yan, inginocchiata e con le vestigia ormai pressoché ridotte a frammenti, ma senza nessuna grave ferita sul corpo.
Dalla parte opposta della corrente d’acqua, però, si trovavano i due guerrieri neri: Yan Luo, inginocchiata, il volto mascherato chino sul terreno, le vestigia dilaniate in più e più punti e sangue che scivolava via da esse, mentre Libra Oscuro era in piedi, l’armatura visibilmente danneggiata, ma illeso per il resto, che scrutava con rabbia a tutti i presenti.
"Stupida ragazzina, così mi ripaghi per tutto ciò che ho fatto per te in tanti anni? Dimostrandoti ancora una volta incompetente?", ruggì verso quella, inginocchiata al suolo, prima di volgere lo sguardo ai cavalieri di Atena, "Vediamo di finire presto qui, vecchio ingrato, ti offrirò una furia ben più devastante di quella di un solo semplice drago, permettimi di rivelarti i segreti delle Cinque Belve di Cina!", esclamò e l’emanazione cosmica che da lui s’espanse ricordò a Zong Wu quella di Baal, ma era molto più feroce, molto meno incandescente, ma, soprattutto, molto più vasta.
Fu però il manifestarsi di un’altra impronta cosmica altrettanto immane a terrorizzare il cavaliere d’argento, che non osava nemmeno immaginare di poter affrontare due Ladri di Divinità contemporaneamente, un terrore che prese le forme di un uomo dalle fattezze asiatiche, che apparve dal nulla.
"Temujin?", domandò con disappunto Chi Yu nel vedere l’altro, "Giano attende. L’Aborigeno e l’Indiano hanno già iniziato la loro parte di compito, così come gli altri, ma è richiesta la tua presenza sull’Isola, per iniziare la nostra…", furono le parole che l’uomo disse, senza curarsi minimamente dei guerrieri di Atena lì presenti.
"Voi siete i nostri capi e non potete occuparvi da soli di un pugno di relitti sopravvissuti a stento allo sterminio, di un ragazzino e di una sacerdotessa guerriero? Mi prendi in giro?", domandò stupito Libra Oscuro, prima che un vortice di tenebre lo circondasse, riempiendo lo spazio fra lui e Yan Luo, generandosi dall’asiatico dagli occhi dorati.
"No, non ti prendo in giro, ti sto dando spiegando i fatti! Vuoi la tua vendetta, ricordi quale era il modo per portarla avanti?", domandò deciso Temujin, prima che l’altro sorridesse, volgendosi poi verso i tre santi di Atena.
"Vecchio, ragazzino, forse ci rivedremo ed avremo modo di concludere questa diatriba, ma mi son ricordato giusto ora della lezione più importante da impartirvi!", ghignò il guerriero di Libra Oscuro, prima di essere inghiottito assieme all’allieva ed all’uomo che li aveva raggiunti lì dalle tenebre, scomparendo nelle stesse.
Non resto niente della battaglia appena combattuta, se non i segni del suo passaggio e le ferite sui corpi dei tre consacrati di Atena.
Homines 6: Il Cinese
Vagare in quelle tenebre risvegliava sempre in lui i ricordi del passato, di quando per la prima volta si era unito agli Homines, dopo che Temujin e Giano gli si erano presentati in Cina, dopo che il suo maestro gli aveva rifiutato, per l’ennesima volta, gli onori e la gloria che effettivamente meritava.
In quel giorno lontano aveva abbandonato i Cinque Picchi, il Vecchio Maestro ed il compagno d’addestramenti, Lei-Ho.
Era stato proprio l’asiatico dagli occhi dorati, Temujin, che allora credeva provenire dalla Mongolia, ad informarlo, alcuni giorni dopo, che il suo passato compagno di tante fatiche era stato inviato al Santuario con un messaggio, che informasse le schiere di Atena del pericolo imminente.
"Non consideriamo i cavalieri di Atena un pericolo, non adesso almeno, ma in futuro potrebbero ostacolarci.", aveva spiegato Giano, "E per allora dobbiamo essere sicuri di dove si trovi la fedeltà dei nostri confratelli.", aveva aggiunto Temujin, prima di mandarlo in quella semplice missione.
Si materializzò davanti a Lei-Ho nei pressi di Istanbul, al di fuori dei confini della città, in una vasta pianura rocciosa, sbalordendo l’altro per la sua apparizione, improvvisa ed inattesa.
"Lao Qi!", esclamò quello nel vederlo, mentre un sorriso sincero si dipingeva sul viso lentigginoso del giovane cinese dai capelli viola e gli occhi azzurri come il mare, "Sei sano e salvo? Il maestro temeva per la tua vita, io temevo per te! Non sapevamo dove fossi, cosa ti fosse successo!", spiegò preoccupato il ragazzo avanzando verso di lui, poggiandogli con famigliarità una mano sulla spalla, "Coraggio, andiamo a casa, potrai fare ammenda per questa piccola fuga.", lo rassicurò, mal comprendendo il suo silenzio.
Fu, però, su quelle parole, che Lao Qi alzò lo sguardo, "Ammenda? Ho forse sbagliato qualcosa?", chiese con voce atona, "Forse sbaglio nel volere ciò che mi spetta? Nel desiderare di più di una patetica armatura di bronzo?", chiese ancora, ma sembrava non prestare attenzione all’amico mentre poneva quelle domande, prima di guardarlo con maggiore attenzione, "E tu, Lei-Ho, perché ti accontenti? Non sarebbe più giusto per noi, data la fatica, il sudore ed il sangue versati, ricevere degne armature? Vestigia d’oro, magari, o una delle fantomatiche quattro Armature dai mistici poteri? La Coppa ed il Bulino, ho sentito dire, che ne fanno parte!", suggerì con voce decisa.
"Lao Qi", riprese l’altro, dopo aver osservato con fare gentile l’amico per qualche minuto, "Non ci sono date delle vestigia per la nostra gloria personale, ma per difendere la dea Atena e la Giustizia nel mondo. Non deve essere la superbia, o la sete di battaglie, a guidarci, ma solo la devozione alla dea. Dobbiamo diventare un faro di speranza per tutte le genti.", cercò di spiegargli Lei-Ho, venendo però sospinto indietro con disappunto dal passato compagno, che lo allontanò da se.
"Sei diventato ottuso, le idiozie del nostro maestro ti hanno rimbecillito!", lo accusò Lao Qi, "Come può esistere la Guerra Giusta? Esiste solo la Guerra! La violenza fine a se stessa che distrugge tutto nel suo passaggio! Entrambi veniamo da una terra che dalla guerra e dal caos è segnata da millenni ormai! La storia millenaria della Cina non è sempre stata tale? Non ricordi le leggende, le storie, che da bambini sentivamo, Lei-Ho? Non ricordi la fame che abbiamo sofferto?", domandò infine, ricordando la fanciullezza, prima che fossero trovati, in un piccolo villaggio di pescatori sul Fiume Giallo, giovani orfani, cresciuti sostenendosi l’uno con l’altro, per poi essere inviati a Goro-Ho come apprendisti cavalieri.
"Ricordo tutto questo, Lao Qi, e ricordo la fame di giustizia che ci attanagliava, ancora più di quella fisica, due tipi diversi di stenti da cui volevamo fuggire e dalle quali trovammo riparo presso il venerabile Maestro, ma forse tu, durante gli anni di addestramento, hai dimenticato tutto ciò, sopraffatto da una vanità ed una superbia ingiustificate, temo.", rifletté Lei-Ho, cercando di riavvicinarsi all’amico.
Questi, però, lo scacciò di nuovo, "Superbia? Se fossi solo un uomo superbo sarei qui a parlare con te? No, ti avrei già ucciso come, poco velatamente, mi hanno ordinato i miei confratelli!", lo ammonì, "Invece ti offro di unirti a me, fratello, insieme scacceremo le divinità ed il mondo sarà libero da ogni differenza e male.", propose quello.
Per qualche attimo, Lei-Ho lo guardò perplesso, poi scosse leggermente il capo, "Non capisci, Lao Qi? Non sono gli dei a causa differenze ed odi fra le genti, no, solo gli uomini sono colpevoli delle loro azioni, per quanto dietro il divino si nascondono, usandolo come scusa!", spiegò l’altro discepolo di Libra, "Se questi tuoi confratelli ti chiedono di uccidere me, allora chiediti, fratello, meritano la tua lealtà? Davvero vuoi sacrificare tutta la vita che hai vissuto finora per un vanesio sogno?", chiese con tono gentile, "Ritorna con me ai Cinque Picchi, parleremo con il maestro, capiremo il da farsi.", suggerì con tono gentile.
"No!", urlò quello, espandendo un maestoso e furioso cosmo scarlatto, "Ormai ho accettato dal calice del potere, mi ha dato piacere, mi ha dato modo di liberarmi di tutti quei freni che il vecchio ci aveva legato attorno! Sei tu che non capisci dove risiede la mia lealtà! Verso me stesso e me soltanto! Giano e Temujin hanno i loro obiettivi, ma essi mi offrono potere e la possibilità di usarlo liberamente, senza quei freni morali che il nostro maestro ci aveva dato!", ruggì ancora, lo sguardo sempre più deformato nella furia che stava crescendo in lui.
"Scegli Lei-Ho, con me, o con il Vecchio! Non ci sono posizioni differenti da poter prendere!", spiegò deciso e l’altro con uno sguardo triste espanse il brillante cosmo dietro di se, lasciando che tredici stelle brillassero nella luce dello stesso.
"La lealtà alla Giustizia nel mio cuore viene prima dell’affetto fraterno, mi dispiace, Lao Qi! Pegasus Senkou Ken!", invocò Lei-Ho, scatenando una cometa di luce contro l’amico.
L’altro sollevò semplicemente il braccio destro, su cui parve avvolgersi un possente drago rosso, "Non più Lao Qi sono ormai per te, bensì Chi Yu, signore della Guerra, la Belva di Cina, o, più semplicemente, il Cinese! Ora, odi il mio ruggito! Long Paoxiao!", imperò e la furia del drago rosso divorò la brillante luce di Pegaso ed il giovane discepolo di Libra.
Quella fu l’ultima volta che Chi Yu pianse.
Quello il ricordo che affiorò alla mente dell’Homo mentre, uscendo dalle tenebre, si ritrovò di nuovo sull’Isola della Regina Nera, "Adesso, possiamo privare il mondo degli dei di Grecia.", furono le prime parole che gli rivolse Temujin, facendo nascere un sorriso sul suo volto.