Capitolo 11: Sangue e Libertà
La battaglia in Francia era conclusa: lì dove un tempo c’era il maniero di Remais del Cancro, adesso si trovava solo distruzione, oltre ai residui dell’armatura d’oro del defunto cavaliere ed il suo discepolo, ancora privo di sensi; i due nemici che quel luogo avevano invaso erano scomparsi già da tempo.
Le due sagome erano scomparse da quel luogo distrutto per riapparire, pochi istanti dopo, in un altro luogo, scenario di altrettanta morte, seppur di tipo diverso.
"Spiegami, Gemini Oscuro, perché siamo tornati qui?", sbottò d’improvviso uno dei due, Faust della Lyra Nera, rivolgendosi alla misteriosa figura mascherata che lo accompagnava in silenzio, "Da ciò che Luis diceva stamane, una volta finite le nostre missioni, il luogo dove incontrarci sarebbe stato un altro, non questa dannata prigione!", lamentò il musico, "Ho appena avuto la mia vendetta, ora vorrei godermi un po’ la vita, per tutti gli Dei!", sbottò ancora, ma a quell’ultima imprecazione, il cosmo di Giano vibrò, terribile ed immenso, circondando l’altro, che subito si zittì.
Gemini Oscuro non si curò oltre dell’altro ed iniziò a seguire una strada che s’inerpicava oltre i vulcani attivi dell’Isola della Regina Nera, una strada che, come Faust ben sapeva, scivolava verso il cimitero dell’ampia prigione.
Il guerriero della Lyra Oscura scrutò dall’altopiano, guardando il misterioso individuo avanzare verso il cimitero, scrutare quasi con disinteresse al numero così elevato di lapidi, poi volgersi verso il vuoto e lì, all’improvviso, apparire una sagoma, un uomo, da quel che la vista del musico poteva distinguere, che avanzò a passo calmo verso Giano.
"Resta ancora qualcuno, oltre quel musico nero?", domandò il misterioso nuovo giunto, "I carcerieri…", la voce laconica dell’altro rispose, "Ci libereremo anche di loro.", aggiunse, prima che l’altro scomparisse dalla visuale di Faust.
Il musico oscuro non riuscì nemmeno a capire cosa stesse succedendo, prima d’individuare la seconda sagoma riapparire proprio dinanzi a lui: "Puoi essere ancora utile, Lyra Nera, ma non serve che tu sappia cosa avverrà qui, nella vostra prigione, stanotte, vai nel luogo deciso per l’incontro.", sentenziò il misterioso uomo, dai lineamenti orientali e privo di un’armatura, che aprì semplicemente una mano e fece sparire Faust dall’Isola della Regina Nera.
Cosa gli Homines volessero fare in quel luogo, non era necessario che il guerriero d’argento oscuro lo venisse sapere.
***
Gwen del Corvo appoggiò delicatamente al suolo il corpo stremato di Oritia della Tramontana, Dominatrice dei Venti consacrata al dio Eolo che aveva vinto con non poche difficoltà lo scontro con Nesso del Centauro Nero.
Il rumore dei passi che sopraggiungevano dal corridoio che dava verso l’interno del tempio era ora sempre più vicino, segno del sopraggiungere di un qualche nemico, o, per quanto poco la sacerdotessa di Atene ci sperasse, di un alleato forse.
Quando, però, anche la guerriera di Atena si mosse verso il corridoio, d’improvviso, i passi si fermarono e, seppur con difficoltà, Gwen poté individuare una sagoma celata fra le ombre, due sottili occhi grigi che la scrutavano di soppiatto.
"Chiunque tu sia, non nasconderti oltre, so bene dove ti trovi: se desideri la battaglia e le nostre vite, sappi che non ti darò modo di vincerle facilmente, anzi, per quanto nelle mie possibilità, t’impedirò di ottenere ciò che aneli.", avvisò decisa la sacerdotessa di Corvus, "Se invece sei uno dei guerrieri consacrati ad Eolo, fatti avanti, sono Gwen del Corvo, seguace di Atena ed allieva del cavaliere d’oro del Cancro, giunta fin qui assieme ad altri compagni per difendere queste terre dalle Ombre che cercano di conquistarle.", spiegò decisa la giovane custode d’argento.
"Remais di Cancer?", chiese d’improvviso la voce dall’ombra, una voce maschile e profonda, per quanto evidentemente curiosa, "Buffa coincidenza… anche un mio caro amico è stato suo discepolo.", aggiunse, avanzando al di fuori delle tenebre, rivelando vestigia oscure come il buio in cui era nascosto.
Aveva corti capelli rosati che scivolavano sulla fronte leggermente, lo sguardo grigio che divertito la osservava, un ghigno deciso ed un fisico asciutto che s’intravedeva sotto le vestigia nere, vestigia che la guerriera di Atena non riuscì da subito a riconoscere.
"Dicevi di essere Gwen del Corvo, ragazzina? Buffo, la tua armatura è ben differente da quella di Kurnak…", osservò curioso lo straniero, "Chi sei, Ombra malefica?", domandò l’altra di rimando, sollevando le proprie difese.
"Che maleducato, è vero! Mi presento, dunque: Viktor dell’Altare Oscuro, uno dei due Negromanti Neri.", esordì il nemico, "E questa, sacerdotessa, è la Marionetta Cremisi!", esclamò, espandendo d’improvviso il proprio cosmo attraverso le mani, aperte dinanzi a se.
Con un balzo la sacerdotessa si allontanò dall’avversario, pronta a difendersi da qualsiasi cosa quella tecnica del guerriero nero fosse, ma niente avvenne, finché Gwen stessa non si rese conto che non era mai stata lei il bersaglio dell’Altare Oscuro e solo a quel punto volse lo sguardo verso l’altra persona presente in quella sala.
"Straniera…", bisbigliò Oritia della Tramontana, rialzandosi in piedi a fatica, con movimenti che alla guerriera di Atene, considerate le sue ferite, sembravano quasi innaturali, sollevando poi le braccia contro Gwen stessa.
Nelle mani della giovane stremata fanciulla, due nubi ricolme di furia si condensarono, "Che ti succede?", domandò perplessa la sacerdotessa, "Scappa!!!", urlò disperata l’altra, liberando la potenza di Aparctias, che con furia si scagliò contro la guerriera del Corvo.
L’allieva di Remais fu pronta a sollevare una barriera di pura energia psichica, che come una sfera la circondò, bloccando il più della potenza di pioggia e gelo scaturita dal vento di Tramontana, permettendo che le rinate vestigia d’argento contenessero il resto dell’attacco.
"Resistente l’armatura!", esclamò divertita la voce di Viktor e fu allora che la sacerdotessa si accorse di come il nemico stesse muovendo le mani, come quasi a pilotare effettivamente una marionetta, "Chissà quanto durerà ancora!", concluse quello, mentre le dita s’agitavano e, in una reazione pressoché innaturale, Oritia scattava avanti, una gelida corrente di vento che le circondava le mani, mentre caricava contro la sua salvatrice.
Lacrime scivolavano dal viso della Dominatrice dei Venti, lo sguardo disperato, nonostante la determinazione e la rabbia con cui gli attacchi venivano portati, tutti, comunque, troppo lenti e deboli per impensierire la sacerdotessa di Corvus e le sue vestigia.
"Sei tu, vero, guerriero oscuro? Tu piloti i movimenti della Dominatrice dei Venti, codardo!", accusò Gwen, prima che il cosmo bluastro la circondasse, "Ma questa viltà si conclude adesso!", imperò, scattando avanti, "Griffe de l’Esprit!", invocò la fanciulla, liberando l’Artiglio Spirituale ed osservando poi la giovane Oritia cadere, senza alcuna forza negli arti, al suolo, sbattendo malamente sullo stesso.
"Non sei divertente, ragazzina di Atene, inoltre, sei anche meno furba di quanto pensi!", rise divertito Viktor, "Pensi che il tuo artiglio possa vincere il mio controllo? Piccina, mi sono allenato con Faust della Lyra Oscura, primo allievo di Remais di Cancer, capace di strappare un’anima da un corpo con la melodia della sua arpa, ho un controllo ben più difficile da spezzare.", affermò tronfio il nero nemico, aprendo di nuovo le mani, "Ed ora, Marionetta Cremisi, animati di nuovo!", ordinò. E subito Oritia della Tramontana si rialzò.
La sacerdotessa di Atene fu veloce nell’evitare l’ennesimo attacco della Dominatrice di Eolo, "Uccidimi, straniera, te ne prego… non posso sopportare di perdere la mia libertà…", la supplica Oritia, ad ogni ondata di furioso e freddo vento, che l’altra sapeva sempre come schivare.
"Devo dire, ragazzine, che non siete per niente divertenti: una è troppo debole e piagnucolosa, l’altra più forte, ma incapace di usare tali sue abilità.", le schernì l’Altare Oscuro, osservandole, mentre agitava con soddisfazione le mani.
Gwen, però, non capiva: l’artiglio Spirituale avrebbe dovuto recidere il legame fra il guerriero invasore e la seguace di Eolo, eppure sembrava che, con estrema facilità, l’altro riuscisse a risvegliare quel legame ancora ed ancora.
Per un attimo, la sacerdotessa d’argento ipotizzò in un qualche controllo mentale che l’altro aveva impresso sulla Dominatrice dei Venti quando era giunto nelle sale della Tramontana, assieme all’ormai defunto Nesso, ed a chissà quali altri guerrieri neri, ma i sentimenti di disperazione e rabbia che leggeva sul viso di Oritia erano troppo genuini per non essere sinceri: poteva Viktor controllare a tal punto la mente dell’altra? Gwen ne dubitava.
Non vi erano, poi, dei veri e propri fili d’energia cosmica che collegavano negromante e vittima, di ciò l’allieva di Remais ne era certa, altrimenti il suo precedente attacco avrebbe dovuto reciderli di netto.
Tanti erano i dubbi che, in quel momento, assalivano la giovane guerriera del Corvo, non ultimo il fatto che si fosse definito uno dei Due Negromanti dell’Isola della Regina Nera, un ruolo che dovrebbe implicare il controllo di un corpo senza vita, e che ricopriva assieme a quello che si vantava di essere il primo allievo del cavaliere di Cancer, suo maestro.
Fu la voce di Oritia della Tramontana a richiamare la mente di Gwen alla battaglia che stava combattendo: "Attenta, straniera!", invocò disperata la giovane Dominatrice dei Venti, scatenando la furia dell’Aparctias, che trovò stavolta impreparata la sacerdotessa di Atene, colpita in pieno e spinta indietro, con le vestigia adesso leggermente incrinate, ma ancora illesa.
"La cosa inizia a farsi più interessante!", rise soddisfatto Viktor, scagliando di nuovo alla carica Oritia, ma, questa volta, le folate di vento della Dominatrice trovarono il vuoto lungo il loro cammino: Gwen era scomparsa dalla posizione in cui si trovava.
Ci volle qualche attimo, al guerriero nero, per ritrovare la sua avversaria: la sacerdotessa del Corvo aveva usato il teletrasporto, riapparendo poco più in alto della posizione dell’Altare Nero, il cosmo già pronto alla carica: "Plumes Corneille, raggiungete il bersaglio!", invocò la fanciulla inglese, liberando delle piume d’energia cosmica.
"Troppo lenta, ragazzina!", imperò sicuro Viktor, mentre Oritia balzava rapidamente lungo la traiettoria dell'attacco di Corvus, venendone trapassata senza subire alcun danno, quasi quelle piume non fossero reali, ipotesi che sbalordì non poco l’Altare Nero, ma non tanto quanto subire in pieno la potenza dell’attacco, che su di lui si impattò con violenza considerevole.
Gwen, di nuovo in piedi, al suolo, osservava dalla maschera d’argento il nemico adesso a terra, sanguinante dallo sterno, così come in ginocchio per terra si trovava la Dominatrice della Tramontana, ora che sembrava essere interrotto il controllo dell’avversario.
Non durò molto, però, quella situazione, poiché una lieve risata, dolorante, indicò che già Viktor si stava rialzando, una risata che introdusse nuove minacce ed azioni: "Ti faccio i miei complimenti, allieva di Cancer, un attacco diretto di quel genere mai avrei pensato che potesse esistere, ricorda vagamente i fuochi fatui esplosivi di Faust, ma è ben più terribile!", esordì divertito, il cosmo tetro che ora lo circondava.
"Ad un attacco diretto, però, permettimi di rispondere con qualcosa di simile! Preparati, sacerdotessa di Atena: Sacrificio Oscuro, reclama il tuo tributo!", urlò deciso Viktor e ciò che Gwen vide la lasciò stupefatta.
Le urla di Oritia furono il primo segnale dell’attacco, cui ben presto si unirono quelle dello stesso guerriero nero, urla causate dal numero lance di sangue che fuoriuscirono dalle ferite dei due, per poi dirigersi, circondate da nero e malefico cosmo, contro la stessa sacerdotessa del Corvo.
Gwen cercò di sollevare le proprie difese psichiche, cercando di bloccare la furia di quei dardi scarlatti, trovandosi ben presto circondata da quella che ora era un’ondata di rosso sangue, che si chiudeva attorno a lei al pari di una cupola, bloccandole ogni possibilità di fuga.
"Non scapperai, ragazzina, e semmai osassi farlo, sarebbe qui la tua amichetta a dover soffrire del Sacrificio Oscuro!", minacciò decisa la voce del guerriero nero, "Abbassa le difese e lascia che l’attacco ti avvolga, o estirperò fino all’ultima goccia di linfa vitale dal corpo della Dominatrice di Tramontana, rendendola un misero cadavere secco!", imperò deciso Viktor e, fra i flussi scarlatti che le correvano attorno, Gwen non ebbe difficoltà a vedere come non più il sangue uscisse dal corpo del nemico, ma solo da quello della seguace di Eolo.
La sacerdotessa di Atena dovette abbassare le proprie difese, lasciando che il sangue avvolgesse per intero le vestigia ed il corpo di lei in una presa, a dir poco, d’acciaio.
"Prima non mi sono presentato completamente, me ne dolgo…", rise a quel punto il guerriero nemico, il cosmo che già lasciava brillare le dita, "Sono Viktor dell’Altare Nero, uno dei Due Negromanti dell’Isola prigione, ma sono, altresì, la reincarnazione di uno dei primi Sette Generali dei Mari di Nettuno, provenienti dall’era del Mito.
Sono rinato in quest’era e, per un’ironica casualità, sono diventato prigioniero dell’Isola della Regina Nera, dove la guerriera dei Pesci Oscuri mi ha trovato e restituito i ricordi delle vite passate.
Posso dire, senza troppa superbia, di essere, probabilmente, il migliore di tutti e quattro i suoi discepoli, poiché al contrario di tutti loro, Luxa e Frinn per primi, non mi sono soffermato su chi ero, ma ho reso me stesso ancora più potente di allora!", esclamò soddisfatto l’uomo, "Ed ora, la Marionetta Cremisi mi permetterà di controllarti, ragazzina di Atene, mediante il sangue che ormai ti circonda e che ben presto troverà come infettare il tuo corpo, così che il mio cosmo possa raggiungerti, come già raggiunge la ragazzina delle Eolie.", rise divertito l’oscuro nemico.
Fu allora che Gwen si rese conto che il suo corpo si muoveva contro la di lei volontà, lanciandosi in un assalto frontale contro la Dominatrice della Tramontana.
***
La sala centrale del tempio di Eolo era ormai vuota da alcuni minuti: gli ultimi quattro Dominatori dei Venti, indossate le loro vestigia, si erano diretti ognuno verso la propria area da proteggere, nelle intersezioni dei quattro ingressi, che coincidevano con i punti in cui venti di Scirocco, Maestrale, Libeccio e Grecale collimavano.
Nessuno dei quattro aveva avvertito il rumore dei passi, specialmente fra coloro che difendevano i corridoi settentrionali, tutti troppo attenti a seguire gli scontri, le battaglie di Oritia, di Aliseo, di Ekman e quelle dei misteriosi cinque nuovi cosmi esplosi all’interno del tempio, in aiuto dei Dominatori stessi.
Fu probabilmente per questo, oltre che per le sue speciali capacità, che ci riuscirono, o almeno quella la motivazione che si diede Akab della Vela Nera, mentre, in uno scintillare dalle variegate cromature di colore, lui ed il guerriero dell’Ariete Oscuro riapparvero nella sala centrale, dinanzi al maestoso altare dove s’ergeva, pregno di un potere che andava oltre l’umano comprendere, l’otre dei Venti consacrata al divino Eolo.
"Questo è l’oggetto che il mio maestro, Luis, voleva prendere? Così potente!", balbettò in estasi il giovane Akab, prima di volgersi verso il guerriero d’oro nero che fin lì l’aveva condotto, "Lo ruberemo per donarlo al Sagittario Oscuro? Sono certo che gli altri suoi allievi moriranno d’invidia!", esclamò con pomposo orgoglio la Vela Nera, trovandosi, invece, dinanzi ad un uomo che s’era seduto al suolo, iniziando a recitare una qualche strana pregheria a lui completamente ignota.
Stava per dire qualcosa, Akab, ma la visione di un’onda d’energia, o qualcosa che le somigliava, un immane cerchio energetico forse, che poggiandosi sui quattro ingressi li circondasse con delle barriere dalle molteplici luminosità, lo zittì.
"Non serve che tu capisca, Vela Nera, serve solo che tu ti prepari: quando verrà il momento dovrai combattere, poiché il Rituale che sto per iniziare, in simbiosi con altri confratelli, renderà la mia concentrazione, e con essa la barriera sollevata, più labile, e se qualcuno dei Dominatori, o più probabilmente dei santi di Atena, arriverà qui prima degli altri, avrò bisogno che tu difenda la posizione, mentre completerò ciò che sto facendo.", affermò laconico l’Aborigeno, nelle vestigia d’oro nero, "Fai quanto richiesto, ed avrai in me un amico, fallisci e non potrai sperare nella compassione nemmeno del tuo maestro.", tagliò corto, concentrandosi poi solo sul proprio vero obiettivo, lo stesso per cui, al di là di molte menzogne, dette persino ad alcuni confratelli, loro nove si erano mossi.
***
"Basta! Smettila!", urlava Gwen, lacrime scivolavano dalla maschera, incrostandosi nel sangue che la rendeva una mera marionetta nelle mani del guerriero nero dell’Altare, una marionetta che, ormai, da diversi minuti stava colpendo ripetutamente al volto la Dominatrice dei Venti, un volto un tempo bello, gentile, ora ridotto ad una deforme maschera di carne maciullata.
"Perché mai smetterla? È così divertente! Capisco il perverso piacere di Nesso, quasi… anzi, è un peccato che il suo cadavere non sia qui nelle vicinanze, che non riesca ad avvertirne la presenza, altrimenti avrebbe potuto contribuire a questo nostro gioco, fanciullina di Atene!", rise divertito Viktor.
Quelle parole, prive di alcun senso di pietà, quelle risa, perverse e malefiche, riportarono alla mente della sacerdotessa lo scontro avvenuto due giorni prima, la battaglia ad Accad contro Arazu di Alu, il mostruoso Annumaki che le aveva strappato via la maschera ed aveva costretto lei e Zong Wu ad una battaglia sanguinaria e quanto mai difficile, proprio per il rispetto che il cavaliere dell’Auriga le aveva rivolto.
Come Arazu, anche Viktor si stava dimostrando un mostro, seppur di diversa specie: tanto il nemico dalle vestigia scarlatte anelava al caos ed alla distruzione, da portare di propria mano, così questa Ombra perfida trovava piacere nell’infliggere lentamente dolore al prossimo, nel piegarne il corpo, fino a spezzarne lo spirito.
E con Oritia, sembrava esserci riuscito: "Ti prego, uccidimi…", erano le uniche parole che ancora riusciva a sussurrare, a fatica, la giovane Dominatrice dei Venti.
Gwen, però, non poteva cedere, non poteva accettare che la sua prima battaglia, dopo tutto ciò che aveva passato ad Accad, si rivolse nel brutale omicidio di un’innocente, nel restare una marionetta nelle mani di un sadico e perverso nemico: no, ormai lei era diversa dalla ragazzina che nemmeno una settimana prima era giunta al Santuario di Atene, ormai lei era diventata una vera sacerdotessa guerriero!
Fu questa determinazione che bloccò il suo braccio, prima che l’ennesimo pugno incontrasse il viso deforme di Oritia, fu questa determinazione che stupì Viktor ancor più del vedere l’energia psichica della sua avversaria sollevare interamente l’ammasso di sangue che la circondava, gettandolo al suolo, per poi rivolgere il pugno chiuso proprio contro l’Altare Oscuro, "Noire Voler!", fu l’ultima cosa che l’Ombra sentì.
***
Sulla spiaggia dell’Isola della Regina Nera, stava un uomo, inginocchiato, stremato, che si guardava intorno con fare confuso, "Perché mi hai portato qui, donna? Chi sei tu?", domandò sconvolto verso una sagoma dalle vestigia d’oro nero, nel viso dell’uomo era facile ritrovare i lineamenti di Viktor, per quanto lo sguardo fosse ben più vivo e spaventato, in quel momento.
"Non è importante chi io sia, mio giovane amico, ma chi tu eri! Sei giunto fin qui, sull’Isola Prigione, proprio per scoprire il tuo passato, il vero passato, quello che ti condurrà alla vendetta!", sibilò la figura femminile, mentre nella sua mano s’aprivano dei petali di diversi colori.
"Questi sono i fiori del Melograno degli Inferi, lo stesso che mangiò Persefone, rimanendo confinata nel regno di Ade per tale motivo.", esordì la donna, "Di questi fiori, ve ne sono diverse colorazioni, ma quella che oggi ti offro, mio futuro discepolo, è il Melograno Bianco, alimentato dalle acque del fiume Lete, che domina i ricordi: assapora la dolce fragranza e ricorda il passato che t’appartiene!", ordinò decisa la guerriera oscura, "Anthos Mnemes!", furono le ultime parole prima che le immagini si frantumassero in una cacofonia di scene sovrapposte.
Fu allora che tutto si fermò, Viktor, confuso che osservava se stesso, si guardò intorno e vide, dalle ombre di alcune di quelle scene, apparire la sacerdotessa di Atena.
"Non avevo mai incontrato una mente così confusa… qualsiasi cosa quella guerriera d’oro nero ti abbia fatto, Ombra dell’Altare, ha spezzato qualcosa nella tua percezione di te stesso attraverso i ricordi, sembra quasi aver creato una seconda serie di ricordi che, per qualsiasi momento precedente quel giorno, si sovrappone a quelli reali.", spiegò la guerriera del Corvo, più a se stessa, che non al proprio nemico.
"Hai poteri davvero singolari, ragazzina, questo, su tutti è di certo quello più interessante!", esclamò stupefatto Viktor, di rimando, "Ma se volevi sapere della mia storia, avresti potuto chiedere, poiché, in qualche modo, è anche la storia del tuo ordine guerriero!", aggiunse, indicando una delle immagini confuse sullo sfondo, un’immagine di un uomo, dal viso difficilmente distinguibile, con un’armatura di scaglie d’oro, le cui forme sembravano richiamare una sfera.
"Io ero il Comandante del Primo esercito di Nettuno, il Generale Supremo delle Armate di Atlantide! Egeone della Sfera era il mio nome celeste, maestro ultimo nel controllare le acque del globo, secondo solo al Dio dei Mari in persona.", esordì, indicando l’immagine.
"Ho combattuto e vinto innumerevoli battaglie nel tentativo di conquista della Grecia, in nome del mio signore, solo Atena si frapponeva fra noi e la vittoria, ma lei non aveva guerrieri dotati di armature, solo fanciulli che mandava al macello.
Dopo più di un anno di guerra, la dea venne a sapere di un popolo di saggi, il popolo dell’Isola di Mu, così organizzò un gruppo di valorosi giovani guerrieri e li mandò in cerca di questo popolo. Cinquanta giovani, guidati dalla loro fede, sulla nave creata dal più sapiente di loro, il cui nome era Argo, e capitanati da un uomo caro a tutti gli dei, o quasi, Giasone.
Costoro viaggiarono e chiesero l’aiuto del popolo di Mu, il ché, ironicamente, portò ad una spaccatura fra quelle genti ed alla caduta in disgrazia di una parte di quel popolo, spaccato dai capricci di quella che fu la più grande alleata di Atena nella storia: Medea.", concluse il guerriero oscuro.
"Questa storia…", ebbe appena il tempo di balbettare Gwen, ben consapevole che tutto ciò che l’altro diceva era, secondo i ricordi di lui, una verità innegabile, "Diversa da come Apollonio Rodio o altri la raccontano? Cosa ti aspettavi, fanciullina, che il mondo sapesse di voi santi di Atena e di tutti i nemici che avete combattuto? No, il Vello d’oro di cui parla il mito è l’armatura dell’Ariete, che Medea per prima indossò, mentre Giasone divenne il primo cavaliere del Capricorno e molti altri, oltre loro, combatterono le battaglie della storia e del mito, nei secoli.", ribatté Viktor.
"La mia insegnante, Pesci Oscuri, mi ha offerto questa consapevolezza per darmi modo di ricordare come si usano i poteri del cosmo insiti in ogni uomo e per rendermi desideroso di vendetta verso di voi, cavalieri di Atena, seppur ammetto di non averne mai provata: la mia ultima battaglia fu contro Nauplio dell’Acquario, che si diceva figlio del mio signore, Nettuno, ma che non accettava i piani del padre. Fu un grande scontro e non ho rimpianti per come si concluse.", spiegò con un sorriso orgoglioso.
"Allora perché, guerriero nero, perché tutto questo odio? Perché la violenza e la malignità, se non è il desiderio di vendetta a guidarti? La persona che sembri descrivere, che dici di essere stato, era ben diversa da quella che sto affrontando!", lo accusò la sacerdotessa d’argento, ricevendo un ghigno divertito in risposta.
"Se vuoi una risposta a questa domanda, ragazzina, devi cercare ben più vicino di quanto tu non creda.", la schernì, mentre, guidati dai ricordi dell’Altare Nero, la scena attorno ai due cambiava di nuovo, riportandoli sull’Isola Prigione.
Viktor era seduto su uno scoglio, osservava le onde agitarsi nel mare impetuoso, mentre una sottile ombra si avvicinava a lui, "Sei più silenzioso degli altri allievi di Pesci Oscuri.", esordì la voce, prima che una figura si andasse a sedere vicino al giovane.
Gwen non ebbe difficoltà alcuna nel riconoscere le oscure controparti delle vestigia della Lyra sul nuovo giunto, "Insomma, se guardi Luxa, o gli altri due, sono sempre intenti a parlare di quanto fossero grandi nelle loro vite passate, di quali immense battaglie avessero combattuto, ma tu, al contrario, sei qui, silenzioso e pacato, scrutando il mare tutto il giorno.", commentò l’uomo, aggiungendo poi: "A proposito, io sono Faust, la Lira Nera.", si presentò.
"Piacere di conoscerti, il mio nome è Viktor, in questa vita.", replicò calmo quello, "E come mai, Viktor, resti sempre ad osservare le onde, anziché cercare di conquistare un’armatura, così come hanno fatto gli altri seguaci dei Pesci Oscuri?", chiese pacatamente l’altro.
"Perché il mare mi ricorda chi erano in passato, quando il nome Egeone indicava un uomo al di sopra di altri, un eroe del Regno di Atlantide, un eroe al servizio dell’Imperatore dei Mari. Ora sono solo uno sciocco che è stato costretto su quest’isola dai capricci di una donna.", spiegò pacato Viktor.
"Immaginavo fossi quello con la migliore personalità!", si complimentò Faust, "Se posso dire, di voi quattro, Frinn è il più vuoto: uno sciocco che vive nelle memorie delle glorie passate, senza cercare di superarsi, o almeno di raggiungerle! Gli altri due, almeno, hanno dimostrato capacità di adattamento, ma il nuovo guerriero della Croce Nera? Sventola il braccio sperando che ci sia ancora all’interno chissà quale devastante ascia da guerra!", ridacchiò il musico nero.
"Siete uomini che vivono di ricordi, ma un po’ lo sono anch’io, che dalle memorie del mio passato sono sempre circondato.", aggiunse, pizzicando le corde dell’arpa oscura, mentre dei fuochi fatui, attorno a lui, prendevano forme umane, forme di una fanciulla, "Lei era Ygritte, mia compagnia d’addestramenti, assieme al piccolo Gustave, sotto la guida di Remais di Cancer, il cavaliere d’oro di Atena che mi condannò a questa prigione per qualche insulso omicidio.", iniziò, mentre ad ogni nuova nota, altre figure si formavano dalle piccole fiamme azzurre attorno a loro, "Tutti loro mi tengono compagnia.", spiegò.
"Un potere notevole il tuo, guerriero della Lyra, mentre io sono solo l’ombra di ciò che ricordo d’essere stato.", sussurrò con rammarico Viktor, cercando con il cosmo di domare le onde, con ben poco successo.
"Se posso darti un suggerimento, mio buon amico, non cercare di essere qualcuno che sia differente da chi sei: per anni ho cercato di essere come Remais e cosa ho ottenuto? Una prigione e vestigia nera! Non essere questo Egeone, ma si piuttosto Viktor!", propose con banale semplicità, "Scopri in cosa sei bravo ed impara ad utilizzare in quel modo i tuoi poteri, se vuoi, posso aiutarti in ciò.", rise quello, mentre l’altro, in risposta, s’alzò in piedi e scrutò l’orizzonte.
"Questo è stato il momento?", chiese d’improvviso la voce di Gwen, bloccando la scena su quella stessa immagine, "Hai abbandonato l’onore dell’uomo che ricordavi di essere per diventare il mostro che sei adesso?", chiese ancora, "Sì, ho capito che cercare di essere semplicemente la reincarnazione di Egeone non sarebbe stato possibile, nei tempi del Mito il mio potere era mille volte superiore, ma adesso potevo ottenere qualcosa di diverso, potevo essere diverso e, come hai potuto vedere, ci sono riuscito.", rispose soddisfatto l’Altare Nero.
"Sei diventato un mostro.", lo accusò la sacerdotessa di Corvus, "Semplicemente un degno guerriero dell’Isola della Regina Nera: ho seguito la mia maestra, l’Ariete Oscuro ed il tetro Leone nell’assalto in cui Luis del Sagittario Nero ci ha guidato!", affermò deciso l’altro, prima che ancora la scena cambiasse, in modo confuso.
Un’ampia sala si apriva dinanzi ai due, una sala che, per quanto diversa per forme ed aspetto, era evidentemente una continuazione del tempio di Eolo dove si stava svolgendo quella guerra, ma, per ciò che si poteva vedere, la guerra sembrava essere conclusa, o sul punto di esserlo.
Un uomo, ferito, con vestigia di un rosso acceso, era inginocchiato vicino al cadavere senza vita di un anziano guerriero, ciò che restava delle armature di entrambi ricordava vagamente quelle che Oritia stessa indossava.
In piedi, poco distanti da loro, quattro guerrieri stavano duellando, scatenando le più furiose e potenti correnti d’aria che si potessero immaginare.
Da un lato, due uomini: il primo dal viso ferito, il secondo claudicante; dall’altro una ragazza dai lineamenti decisi ed un massiccio uomo armato.
"Rinuncia Okypede e ti risparmierò! Troppo a lungo abbiamo condiviso tanti piaceri della vita perché mi voglia sporcare ulteriormente le mani con il tuo sangue, malgrado tutto.", esordì l’uomo ferito, "Taci, traditore! Nessuna pietà ti sarà mostrata!", ruggì l’uomo armato, al fianco della donna, espandendo un possente cosmo di vento.
"Stavamo parlando con Okypede, Coriolis caro, per te non c’è speranza alcuna di uscire vivo da qui!", s’intromise il restante uomo, espandendo un cosmo che sembrava fondersi nella nebbia.
"Nemmeno per te ci saranno possibilità di vittoria e salvezza, Gairan dello Scirocco, cadrai oggi, come Luis di Ponente che è al tuo fianco!", accusò deciso quello, espandendo il cosmo deciso.
"Lo vedremo.", tagliò corto il primo che aveva parlato.
"Che le Ali di Zefiro si chiudano su di te, Coriolis!", imperò deciso Luis, scatenando la potenza del proprio attacco, "Coltre dello Scirocco, colpisci!", aggiunse subito dopo l’uomo di nome Gairan, affiancandosi al primo.
Pronta fu la risposta di Coriolis, che scatenò la potenza del proprio attacco dall’arma che impugnava e, dopo qualche secondo, anche Okypede si unì alla carica, scagliando la furia delle correnti di vento che le erano proprie.
Fu su quel contrasto di forze che la scena si fermò.
"Questa memoria non ti appartiene, guerriero nero, né è mia…", rifletté stupita Gwen del Corvo, prima di volgere la propria attenzione all’ambiente circostante, notando nella penombra, proprio alle loro spalle, due figure al suolo: una fanciulla ferita ed un uomo che sembrava accudirla, la fanciulla, però, non era solo parte della memoria, come la guerriera di Atene poté riconoscere.
"Dominatrice della Tramontana, anche tu sei stata raggiunta dal Volo Nero…", si stupì per alcuni secondi l’allieva di Remais, prima di volgersi verso l’Altare Oscuro e lasciare che quello spazio in cui i tre guerrieri si trovavano, scomparisse nel nulla.
***
Ci volle qualche istante perché l’Ombra si rendesse conto del cambiamento nell’ambiente, un tempo più che sufficiente a Gwen per scattare in avanti: "Griffe de l’Esprit!", invocò la sacerdotessa guerriero, ma, quando la vista di Viktor tornò a focalizzarsi sul campo di battaglia, si rese conto che non era contro di lui che quello specifico attacco era stato diretto, bensì contro Oritia, ora china al suolo, sulle proprie ginocchia, che ansimava dalla fatica.
"Questa piccola gita nei ricordi ti ha forse fatto impazzire, ragazzina di Atene?", domandò allora l’Altare Nero, "Al contrario, mi ha aperto gli occhi sul segreto della tua Marionetta Cremisi.", ribatté sicura la consacrata di Atena, mentre il nemico si rendeva conto di non avere più alcun controllo sulla Dominatrice di Tramontana.
"Inizialmente, credevo vi fossero dei fili d’energia cosmica che vi univano, ma il mio primo attacco non riuscì nel suo intento proprio perché così non era, poi ho pensato ad un controllo mentale, ma la volontà della guerriera di Eolo era ancora evidente, per quanto incapacitata a muoversi; quando ho scoperto il tuo controllo sul sangue attraverso il cosmo, ho creduto che fosse lì il vero segreto, ma un attacco così ad ampio raggio sarebbe stato quanto mai dispersivo, il Volo Nero, però, mi ha rivelato la verità.", spiegò Gwen, indicando il nemico, "Il sangue è il mezzo che usi per raggiungere ed insinuare il controllo, è vero, ma il cosmo che ti mantiene legato alla vittima s’insinua nella zona alla base del sistema nervoso, da cui si diramano tutti i collegamenti, quindi è sì un controllo mentale, ma delimitato il tuo, Ombra Malefica, ed ora è stato spezzato!", avvisò decisa la guerriera di Atene, lasciando brillare il proprio cosmo decisa.
"Ed adesso giunge la fine dello scontro! Plumes Corneille, colpite!", imperò decisa Gwen, scagliando di nuovo il proprio attacco d’energia, mentre il sangue che, fino a poco prima, Viktor aveva usato per bloccare i movimenti della sacerdotessa, si sollevò per difenderlo, fallendo miseramente.
Violento fu l’impatto delle piume energetiche contro le nere vestigia dell’Altare, che andarono in pezzi, permettendo l’apertura di alcune ferite sul corpo del guerriero oscuro, che cadde malamente al suolo, vivo, ma sanguinante.
Anche in quella condizione, però, Viktor non smise di ridere, "Pensi che la battaglia sia conclusa, sacerdotessa? Quanto poco mi conosci! Non Egeone ai davanti, ma un prigioniero dell’isola Prigione! Quindi sarai tu a doverti arrendere! Ferisciti e lascia che comandi il tuo corpo, o sarà la Dominatrice dei Venti a morire!", ordinò deciso il malefico nemico.
"Di che vai parlando?", balbettò sorpresa la sacerdotessa di Atene, "Osserva la Rivolta Scarlatta!", ribatté quello, alzando la mano sinistra, mentre un nuovo urlo di dolore proruppe dalle labbra di Oritia.
Voltandosi verso la seguace di Eolo, Gwen vide il suo braccio sinistro gonfiarsi e piegarsi in modo innaturale, prima che, in un’esplosione di sangue, un foro lo trapassasse da parte a parte.
"Non sarà più la mia fidata marionetta, ma ogni ferita sanguinante è per me un percorso da usare a piacimento!", rise divertito Viktor, "Vile!", lo accusò di rimando la guerriera di Corvus.
"Ora apriti una ferita e preparati ad uccidere i tuoi ed i suoi compagni in questo luogo, ragazzina, o vedrai cosa può succedere quando sono le vene del collo ad esplodere!", minacciò di rimando quello.
Per l’ennesima volta, dall’inizio di quello scontro, Gwen era indecisa: i suoi attacchi energetici non aveva una potenza tale da finire subito il nemico, mentre quello sembrava capace, con un solo attacco di uccidere la giovane seguace di Eolo. Poteva lei, sacerdotessa del Corvo, piegarsi alla richiesta del nemico per salvare un’innocente? Era una domanda di non facile soluzione, una domanda, a cui però, non dovette trovare risposta.
"Tramontana Scura!", sentì urlare alle proprie spalle, infatti, la consacrata di Atena, mentre la furia dell’attacco maggiore di Oritia si liberava, schiantandosi addosso a Viktor.
"Dominatrice dei Venti!", esclamò sconcertata Gwen, "Va via, seguace di Atena, continua ad avanzare lungo il tempio ed aiuta i miei compagni! È inutile che cadiamo entrambe qui, per colpa di questo prepotente individuo!", la supplicò l’altra.
"No, lascia che lo attacchi io, fammi combattere!", propose la sacerdotessa del Corvo, prima che una voce urlasse: "Rivolta Scarlatta, colpisci!".
Un nuovo grumo innaturale iniziò a gonfiarsi nello sterno della seguace di Eolo, "No!", riuscì appena ad urlare Gwen, prima che la voce di Oritia, sottile e dolorante, le dicesse poche ultime parole: "Continua la corsa, seguace di Atena, non preoccuparti per me, mi hai già salvata quando mi hai ridato la libertà di decidere come agire! Ora salva Okypede, la mia comandante e tutti gli altri miei compagni, te ne prego!", sussurrò la Dominatrice, incrementando la furia della Tramontana Scura, mentre già la violenza dell’attacco nemico esplodeva, aprendole il petto.
Un ultimo urlo, dal lato opposto del campo di battaglia, esplose, mentre il guerriero dell’Altare Nero veniva dilaniato dalla furiosa potenza di colei che aveva appena ucciso, perdendo anch’egli la vita in quel finale scontro di volontà e poteri.
Quando la calma tornò all’Ingresso di Tramontana, solo la sacerdotessa del Corvo era rimasta in piedi, con calde lacrime che scivolavano via dalla maschera d’argento, mentre, delicatamente, ripuliva il volto, per quanto tumefatto, di Oritia dai grumi di sangue.
"Riposa in pace, guerriera di Eolo, libera come hai desiderato spegnerti, riposa, poiché caricherò sulle mie spalle il dovere di difendere questo luogo.", sussurrò Gwen, incamminandosi poi, oltrepassando il cadavere dell’Altare Oscuro, verso il corridoio che l’avrebbe condotta a nuove battaglie.
***
In una delle anticamere del Tempio di Eolo si trovava ora Okypede, comandante degli otto Dominatori consacrati al Signore dei Venti, e lì, ancora confusa, dopo aver avvertito una strana presenza cosmica presso l’altare con l’Otre dei Venti, la giovane ed affascinante fanciulla fu scossa da un brivido, come una corrente d’aria gelida che le accarezzò la nuca, una sensazione che, innaturalmente, riportò la sua mente a molti anni prima, in Svezia, quando su ordine dell’allora comandante Austro, aveva seguito i venti di Tramontana per trovare qualcuno che succedesse alla vecchia Kia, che aveva abbandonato il mondo dei vivi.
In quelle terre aveva trovato la piccola e sognatrice Oritia e da allora per lei era stata una sorella e fu proprio come perdere una sorella, la sensazione che scosse la Dominatrice dei Venti, mentre avvertiva il cosmo della sua cara amica spegnersi.
Calde lacrime scivolarono sul volto di Okypede, "Luis, ancora una volta mi strappi il cuore dal petto… Oritia, mi dispiace…", sussurrò, crollando sulle proprie ginocchia e sbattendo con violenza i pugni contro il pavimento.
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Quando la calma tornò all’Ingresso di Tramontana, solo la sacerdotessa del Corvo era rimasta in piedi, con calde lacrime che scivolavano via dalla maschera d’argento, mentre, delicatamente, ripuliva il volto, per quanto tumefatto, di Oritia dai grumi di sangue.
"Riposa in pace, guerriera di Eolo, libera come hai desiderato spegnerti, riposa, poiché caricherò sulle mie spalle il dovere di difendere questo luogo.", sussurrò Gwen, incamminandosi poi, oltrepassando il cadavere dell’Altare Oscuro, verso il corridoio che l’avrebbe condotta a nuove battaglie.