Capitolo 24: Guerrieri polinesiani

Osservava in silenzio Juno di Cerbero, e cos’altro avrebbe potuto fare d’altronde? Ancora una volta, qualcuno aveva sacrificato la vita per lui. Certo, il cavaliere d’argento ben comprendeva le differenze fra il sacrificio di Agesilea dell’Aquila e quello del suo defunto maestro, ma, in ambo i casi, il fatto che, chi avrebbe dovuto aiutare si era dimostrato troppo debole, che lui fosse risultato ancora debole, lo prostrò al suolo, sotto il peso di quella sua mancanza. Aveva sperato, vincendo contro Deng dell’Orice, di essere finalmente arrivato ad un livello tale da poter affrontare anche i più potenti fra quei guerrieri neri, ma le ferite sul corpo, assieme all’inesperienza, avevano rivelato la vera debolezza che in lui ancora risiedeva e di questo non poteva perdonarsi, come non poteva perdonarsi per ciò che, in quel momento, stava di certo provando Cassandra di Canis Maior, che stringeva fra le mani i resti della maschera d’argento della sorella, mentre sofferenti lacrime scivolavano dalla sua.

"Andiamo, lasciamoli qui.", esordì d’un tratto una voce, interrompendo il silenzio che accompagnava i singhiozzi di dolore della sacerdotessa sopravvissuta, la voce di Tawhiri della Torpedine, rivolto ai suoi parigrado.

"Che cosa vai blaterando, Areoi?", domandò di scatto Tara, voltandosi sconcertata verso l’altro, "Uno di questi stranieri si è appena sacrificato per permetterci di combattere al meglio contro nemici altrettanto forti, ha immolato la propria vita in una battaglia che nemmeno li riguardava e tu vuoi lasciare i suoi compagni qui, in preda di altri possibili guerrieri neri? Hai forse perso il lume della ragione?", incalzò ancora la ragazza.

"No, Diodon, temo anzi di essere l’unico qui ad averne ancora facoltà d’uso. Cosa potremmo ottenere restando con costoro? Un branco di pesci più numeroso, specie se porta fra se individui feriti, risulta essere una preda più facile da catturare a chiunque la stia cacciando e noi, assieme a quei due giovani al suolo, saremmo proprio questo: una facile preda.", sbottò di rimando Tawhiri, prima di volgersi verso l’altro Areoi lì presente, "Non lo credi anche tu, Narvalo?", domandò semplicemente.

"Saremmo una facile preda, ciò che dici è vero, Torpedine.", ammise da subito Maru, "Questo, però, non può oscurare ai nostri occhi quale immenso sacrificio costoro abbiano fatto; come siano tutti feriti, sanguinanti ed abbiano combattuto contro i nostri nemici, mentre noi eravamo impegnati ad una guerra intestina, causata dall’avidità di alcuni di noi, un’avidità di cui questi guerrieri di Grecia sembrano non essere vittime, tanto da donare la loro vita.", continuò il combattente armato di giavellotto, "No, Tawhiri, noi non li lasceremo indietro.", fu l’ultima frase che disse, prima di avanzare verso i due cavalieri d’Atena e porgere a Juno la mano, "Coraggio, ragazzo, rialzati, è tempo d’avanzare e di unire le nostre forze in battaglia. Vi ripagherò di questa vostra perdita offrendovi le mie armi come alleate.", propose semplicemente al santo d’argento, che, dopo un breve istante di titubanza, ricambiò la stretta di mano, alzandosi in piedi.

Tara, nel frattempo, s’era già avvicinata a Cassandra, "Giovane guerriera, il solo contatto con me ti sarebbe probabilmente letale, ma ti assicuro che, in questo momento, il mio spirito ti è vicino nella sofferenza del lutto che hai subito. Tempo fa anch’io ho perso chi mi era caro come un famigliare, quindi posso immaginare questa tua sofferenza e ti prometto che il suo sacrificio non sarà vano: insieme avanzeremo e sconfiggeremo questi oscuri nemici che avete scelto di aiutarci a battere, gesto di cui vi siamo grati.", questo semplicemente l’Areoi del Diodon disse alla silenziosa sacerdotessa d’argento, che alzò il volto, rivolgendo allo sguardo dell’altra la sua inespressiva maschera, prima di accennare a rimettersi in piedi, con ancora, stretto al petto, ciò che restava della copertura del viso di Agesilea.

"Folli. Io non resterò qui a fare da preda, preferisco poter usufruire di un certo vantaggio dinanzi a nemici del livello di quel generale che abbiamo incontrato poc’anzi. Restate voi con loro, io avanzerò sott’acqua!", sentenziò Tawhiri, dopo aver osservato le azioni dei compagni, voltando loro le spalle e dirigendosi in cerca del primo specchio d’acqua in cui scomparire per poi cercare.

Tara e Maru non commentarono l’azione del parigrado, semplicemente attesero che i due santi d’argento fossero pronti, poi ripresero assieme a loro ad avanzare verso la strada che li avrebbe condotti, a loro insaputa, ad uno dei tre Generali Neri appostati ad altrettanti bivi.

***

"Cos’era quell’esplosione d’energia?", domandò d’un tratto Ludwig del Centauro, alzando il capo verso il cielo, "Probabilmente qualche nemico sconfitto con un sacrificio umano.", borbottò per nulla impressionato Tuna dell’Anguilla, che avanzava di fianco a Toru, lasciando lui e Kohu indietro.

Il tedesco guardò con un po’ di disappunto al polinesiano: già il loro comandante sembrava troppo interessato a ripagare quei nemici delle loro azioni per preoccuparsi di chi aveva intorno, ma, in qualche modo, nel suo agire si vedeva un minimo d’interesse se non per lui, quanto meno per l’Areoi dell’Istioforo, che lo seguiva in un modo che, a Ludwig, ricordava i due segugi di Wolfgang.

Tuna, però, era ben diverso: guardava a tutti e due con un evidente senso di superiorità e con una certa diffidenza che, se in qualche modo ammissibile verso uno straniero com’era il cavaliere d’argento, non aveva ragione d’esistere nei confronti di Kohu, che gli era compagno d’armi, anche se, a quanto sembrava, maggiore per importanza nella gerarchia di quell’esercito polinesiano.

In qualche modo, gli ricordava un’altra spiacevole persona, oltremodo arrogante, che aveva conosciuto proprio quel giorno … "Fermi lì voi!", urlò d’un tratto una voce e la mente di Ludwig non poté non notare l’ironia di trovare proprio colui a cui stava pensando: Gustave della Lira.

Toru e Tuna furono lesti nel mettersi in guardia, e Kohu con loro, dinanzi alla sagoma dalle chiare vestigia che impugnava uno strumento musicale, "Chi sei, straniero?", domandò subito lo Squalo Bianco, ma Ludwig si fece avanti, portandosi fra loro e rispondendo per primo: "Costui è un mio compagno d’armi, cavaliere di Atena come me.", rispose prontamente.

"Non sono affatto come te, sciocco tedesco, bensì di miglior retaggio.", fu la prima cosa che sottolineò il musico d’argento, "Sono Gustave della Lyra, discepolo del grande Remais di Cancer.", si presentò subito dopo.

L’allievo di Munklar non ascoltò il primo commento a lui rivolto, piuttosto si affrettò a fare una domanda al parigrado solitario: "Dov’è il cavaliere di Scutum, Gustave?", ma l’altro, alzate con noncuranza le spalle, rispose con disinteresse, "Ci siamo persi di vista alla fine del mio primo scontro, in cui ho avuto ragione di un’insulsa femmina nemica.", spiegò.

Poi, dopo un veloce sguardo ai tre dietro il santo del Centauro, il francese continuò: "Non sono comunque qui per parlarti delle mie vittorie, bensì per avvisarti di un pericolo che stai correndo, avanzando assieme ad un traditore di questi guerrieri bianchi.", affermò, alzando il dito verso le figure oltre Ludwig, che si dovette voltare per vedere di chi lui stesse parlando.

"Ho visto quello stesso indigeno colpire a morte una femmina delle sue stesse truppe, dopo che altri due avevano interrotto lo scontro fra quella ed uno degli invasori.

Non che la morte di una femmina sia un così grave problema, ma quando avviene fra membri dello stesso esercito, dovrebbe essere ritenuto tradimento.", volle specificare il santo d’argento che stava indicando Tuna dell’Anguilla!

"Bugiardo straniero!", ruggì l’accusato, lasciando esplodere il proprio cosmo, ma Toru si fece avanti, oltrepassando il compagno e dandogli le spalle, "Rifletti bene sulle tue parole, musicante! Osi mettere in discussione la lealtà di uno dei guerrieri sacri ad Ukupanipo, con questo osi mettere in discussione la lealtà dell’intero gruppo di Areoi da me comandati.", volle sottolineare lo Squalo Bianco.

"Gustave, spiegati meglio, se non vuoi incorrere in uno scontro che potrebbe solo portare vantaggio all’esercito nero.", suggerì allora Ludwig, facendosi di fianco al proprio parigrado, mentre Kohu si allontanava dalle due coppie contrapposte, guardando la scena frontalmente.

"Io non sono un musicante, specie di bestione!", fu la prima osservazione di Gustave, "Inoltre ciò che asserisco corrisponde a verità: ero arrivato vicino ad uno specchio d’acqua e ho osservato lo scontro fra un orrido guerriero nero ed una femmina dalle bianche vestigia; una battaglia fra individui che, nella loro inferiorità, stavano certo dando il massimo.

L’armatura di lei sembrava una sorta di serpe acquatica, proprio come quella di colui che l’ha uccisa; in più non è l’unico traditore colui che ti sta dietro, bestione, ma ce ne sono almeno altri due: un energumeno tuo pari con delle rozze vestigia che s’accompagna ad un esile individuo capace di lanciare dardi d’energia.

Li ho visti io stesso finire il nemico della femmina e poi ferire lei, prima che l’uomo dietro di te la uccidesse.", raccontò di nuovo il santo della Lira.

A quelle parole, Toru fu leggermente sorpreso, poiché non gli fu difficile ricondurre quelle così vaghe descrizioni di un energumeno accompagnato ad un esile guerriero che usava dardi d’energia ai due fratelli Aremata, mentre la donna con vestigia serpentine non poteva essere altri che Peré del Grongo, compagna d’addestramenti di Tuna, oltre che unica ad avere un’armatura che assomigliasse a quella dell’Anguilla.

"Poco male.", furono le uniche parole che lo Squalo Bianco sentì sussurrare dietro di lui, prima di udire un ben più chiaro urlo: "Fauci dell’Anguilla, colpite!".

"Comandante!", questa la prima reazione di Kohu dell’Istioforo, troppo lento per impedire che due emanazioni d’energia, simili a lunghi serpenti acquatici dalle bocche spalancate, nascessero dagli arti di Tuna, lanciandosi con violenza inattesa proprio contro il comandante dell’esercito sacro ad Ukupanipo, investendolo alla schiena e schiantandolo con violenza contro una parete di pietra, sotto cui fu seppellito.

"Chi di voi sarà il prossimo?", domandò soltanto il traditore, volgendosi verso le tre vittime rimastegli.

***

"Voglio informazioni, Ntoro.", ordinò Mawu del Mamba Nero al Quinto Generale d’Armata che era connesso mentalmente anche a lei.

"Pare che il Generale Moyna sia stato sconfitto, o almeno che quella colonna di luce di poc’anzi sia lui sollevatosi verso il cielo al pari del proprio prediletto discepolo, a causa del sacrificio di uno dei suoi avversari.

Come Shango, però, anche il comandante della Seconda Armata è scomparso nel cielo stellato, al di là del Guscio Infinito.", rispose l’altro dalla propria postazione.

"Quindi non hai nessuna certezza per quel che riguarda la sorte di Moyna e dei suoi nemici?", domandò allora Gu, intromettendosi in quel dialogo mentale, "Al contrario, posso dirvi che stava affrontando sette nemici e che fra questi si nascondeva un’alleata dell’ospite del nostro Sovrano.

Quella stessa alleata è stata sconfitta dagli altri Areoi presenti, ma il Generale dell’Aquila Urlante stava avendo, in quei medesimi istanti, facile ragione di ben tre di quei guerrieri di Grecia. Probabilmente è stato uno di loro a sacrificarsi per vincerlo.", spiegò secco il Comandante della Quinta armata.

"Alla fine le belle speranze del Generale della Seconda Armata sono risultate vane.", ridacchiò Acoran, "Era debole. Perdendo in quel modo, ha dimostrato semplicemente che le sue fasulle promesse di vendetta erano solo parole gettate al vento per celare la debolezza del suo animo.", concluse Gu.

"In ogni caso era un vostro pari, scelto dal nostro grande Sovrano, così come tutti voi, ricordatevelo quando affronterete gli altri che fino a noi giungeranno, poiché ormai non ci sono più ostacoli sulla loro strada.", sottolineò la Comandante della Prima Armata.

"Credo che ancora un ostacolo, alcuni di loro, lo abbiano trovato: l’ultimo seguace dell’ospite del nostro Re.", volle però replicare Ntoro, alla cui parole fece eco solo una nota di leggero interesse da parte degli altri, che ben poca fiducia avevano negli Areoi rivoluzionari.

Sarebbero stati loro a concludere quella guerra in nome del loro sovrano, il Leone Nero.

***

"Potente Tuna, ma che cosa sta facendo?", domandò sbalordito Kohu dell’Istioforo, nell’osservare l’Areoi dell’Anguilla che, dopo aver schiantato il proprio comandante contro un muro, ed averlo lì lasciato, si rivolgeva ora ai due cavalieri d’argento che, malgrado i loro modi e la loro estranea natura, erano degli alleati in quella situazione.

"Cosa vuoi che stia facendo, ragazzino? Non lo vedi con i tuoi occhi? Questo tuo compagno d’armi vi ha appena tradito!", sbottò infastidito Gustave, "E cosa ancora più grave, adesso attenta alla mia vita!", volle sottolineare.

"Tradimento? Pensate che io abbia tradito i miei compagni? Questo non è un tradimento, giovani e sciocchi stranieri, questo è un cambiamento necessario. Una rinascita, una Rivoluzione che porterà gli Areoi verso un Nuovo Mondo!", obbiettò deciso Tuna alle parole del musico francese.

"Di cosa vai parlando, Anguilla? Hai appena attaccato il tuo stesso comandante, un uomo che in te riponeva la propria fiducia, lo hai colpito senza compassione alcuna e, a detta di Gustave, hai persino ucciso un altro di voi, prima di adesso.", replicò Ludwig, cercando di capire cosa l’altro stesse dicendo.

Uno sbuffo di disappunto nacque dalle labbra dell’Areoi, prima che questi rispondesse: "Ho dovuto uccidere Peré, perché sapevo che non avrebbe approvato il mio progetto, perché fra tutti lei era la persona che conoscevo forse meglio, mia compagna d’addestramenti sotto la lungimirante Pani del Gymnothorax Moringa, ma anche incredibilmente legata alla possente immagine di Toru dello Squalo Bianco, quasi ossessionata da quella figura così potente che desiderava tanto raggiungere, ma mai vi era stata capace, in questo forse così simile alla nostra defunta insegnante.

Ed ora, ho dovuto eliminare il mio stesso comandante, poiché egli è sempre stato cieco alla realtà dei fatti, al male che indeboliva i guerrieri polinesiani dall’interno, lo stesso male che aveva nel tempio di Rongo il suo emblema più chiaro: la ricerca di una Pace fasulla e costrittiva.

Non sono un traditore, semplicemente, assieme a chi mi segue ed a chi tutti noi comanda, sono un uomo che sa vedere di là delle apparenze.", spiegò con inaspettata calma Tuna, volgendosi quindi verso Kohu, "Ora ti chiedo, discepolo di Atanea, Areoi dell’Istioforo, accettami come comandante, vieni qui, al mio fianco, e scacciamo assieme tutti gli stranieri sul nostro cammino, che provengano dall’Africa, o dall’Europa, combatti con me ed affidati, al mio seguito, all’unico uomo che avrà potere sulla Polinesia, colui che mi comanda.", gli propose Tuna, volgendo verso di lui i palmi aperti delle mani.

"No, non posso.", furono le prime parole del giovane, dopo alcuni secondi di titubanza, "Kanae, Aitu e chissà quanti altri sono morti per difendere questo Avaiki e la gente che vi abita, per onorare Ukupanipo, per proteggere coloro che gli erano cari, non per se stessi, o per il mondo che gli Areoi rappresentano, ma per le persone e la fede che per noi sono importanti ed ora lei … tu, Tuna, stai combattendo per distruggere tutto questo, per creare un Nuovo Mondo? Come potrei viverci, abbandonando la famiglia che mi ha accolto? No, non lo farò.", rispose con le lacrime agli occhi Kohu, portandosi accanto ai cavalieri d’argento.

"Hai scelto con chi schierarti, Istioforo, bene, con loro morrai!", minacciò deciso l’avversario, lasciando esplodere il proprio cosmo, "Fauci dell’Anguilla!", invocò subito dopo.

"Spostatevi!", urlò a quel punto il santo del Centauro, spiccando per primo un salto verso l’alto, mentre i due compagni si allontanavano sui diversi fianchi, e lì, a mezz’aria, il cavaliere d’argento lasciò infiammarsi il suo cosmo.

"Galopp des Rigil!", esclamò l’allievo del Sagittario, gettandosi in picchiata contro il nemico, per sferrare su di lui gli infiammabili calci della stella Rigil, ma lesto fu Tuna nel sollevare una delle due fauci energetiche, connesse al lungo e candido serpentiforme pesce, così che la potenza delle fiamme e quella della bianca energia andassero a cozzare, spingendo indietro il cavaliere tedesco, che precipitò al suolo, sbattendo violentemente la schiena, ma uscendone comunque vivo.

Sfruttando, però, quel singolo istante di distrazione in cui l’Areoi stava difendendosi dal cavaliere del Centauro, già una musica s’alzò nell’aria, una musica portatrice di battaglia: "Reticulum Vif!", decantava, infatti, Gustave, emettendo le ondate d’energia musicale, contro cui si gettò la seconda anguilla, investendole e provocando un’esplosione fra i due combattenti che spinse indietro il musico.

Tuna, malgrado il duplice attacco subito, era ancora immobile e sicuro nella sua posizione, da cui nessuno era riuscito a spostarlo e lo si vide leggermente sorridere quando una leggera nebbia si iniziò a condensare nella sala, "Brina Oceanica!", sussurrò in quel momento Kohu dell’Istioforo, sordo al ben più chiaro monito di Ludwig: "No, non farlo".

Era ormai troppo tardi: la nebbia si sollevò, coprendo l’intera area della battaglia e l’unica cosa che si udì a quel punto furono le poche parole del comune nemico dei tre guerrieri, parole che richiamavano all’attacco le Fauci dell’Anguilla, che ondularono, come un vortice, nell’intera zona circostante Tuna, investendo, indiscriminatamente, i tre guerrieri e schiantandoli al suolo, dove l’Areoi Rivoluzionario li vide, non appena la brina fu diradata.

"Come hai potuto pensare di usare quella tua stupida tecnica, moccioso? Non farlo più!", ordinò secco Gustave, rialzandosi in piedi, "Come ti permetti, straniero?", domandò perplesso Kohu, alzandosi a sua volta, ferito ma vivo, "Ha ragione, Istioforo: qui ci troviamo a combattere in tre contro un comune nemico. Nella fase dell’accerchiamento, specie se la preda è una creatura tanto potente da superare singolarmente ogni cacciatore, c’è bisogno che chi la attacca sappia collaborare e, soprattutto, si deve evitare di dare dei vantaggi a chi si sta dando la caccia, in questo caso, se noi tre non possiamo vederlo, rischiamo di colpirci vicendevolmente, mentre lui dovunque attacca, andrà sempre a segno in modo vantaggioso.", spiegò infine Ludwig, di nuovo in piedi anch’egli.

"Pensi che io sia una preda, straniero? Ebbene, temo che tu abbia fatto male i tuoi conti. Voi siete le prede, o, per essere più precisi, gli invasori che hanno osato presentarsi nella tana dell’Anguilla!", replicò lesto Tuna, "Anche l’esercito Nero, però, vi ha invasi, eppure tu li aiuti uccidendo i tuoi stessi compagni!", obbiettò il discepolo di Munklar.

"Io non aiuto le nere armate d’Africa, difatti ho finora ucciso indistintamente membri di tutti gli schieramenti, sia Peré, sia i guerrieri oscuri che ho individuato girando per l’Avaiki; non faccio distinzioni, come mi ha ordinato il mio nuovo comandante Supremo, l’uomo che ci guiderà dopo la fine di questo Rituale che eliminerà le divinità che così superbamente ci comandano.", spiegò di rimando l’Areoi dell’Anguilla.

"Tradisci tutti indistintamente per raggiungere i tuoi fini, un’azione ignobile, guerriero polinesiano.", lo ammonì Ludwig, lasciando esplodere il proprio cosmo incandescente: "Gustave, Kohu, ho bisogno del vostro aiuto per cacciare questo serpente traditore!", esclamò il tedesco.

"Sono con te, cavaliere di Atena.", confermò per primo il giovane dell’Istioforo, "Se il tuo piano sarà degno di nota, vedrò di seguirlo.", aggiunse il musico francese.

Un leggero sorriso si dipinse sul volto dell’allievo di Munklar, "Sono certo che ti piacerà, cavaliere della Lyra, poiché ti vede protagonista indiscusso, poiché dovrai cacciare il serpente per bloccarlo solo dopo che noi ne avremo bloccato la testa, come si fa con i rettili suoi simili.", sottolineò il santo d’argento, volgendosi poi verso Kohu: "Attacca, amico mio polinesiano, non con la nebbia, ma con le tue vere armi.", propose, lanciandosi quindi all’assalto per primo.

"Kreis des Agena!", urlò il cavaliere d’argento, "Taglio delle Onde!", aggiunse subito dopo l’Areoi, prima che la sfera di fuoco fosse generata e sferrata dalla gamba sinistra del primo ed un fendente d’energia nascesse dalla lama del secondo, entrambi diretti, da due fronti differenti, verso il comune nemico.

"Sciocchi voi che pensate di distrarmi a sufficienza con questi attacchi perché il vostro compagno possa usufruire di un vantaggio e colpirmi a pieno! Fauci dell’Anguilla, divorate le loro speranze!", ruggì Tuna, liberando un’altra volta i serpentiformi pesci d’energia, che corsero a cozzare contro i due attacchi avversi, distruggendosi contro li stessi e bloccandone la carica, ma, in quello stesso momento, una voce s’udì alle spalle di tutti loro, "Serreé Moderé", decantò Gustave, prima che fili d’energia si legassero attorno al nemico, bloccandone a quel punto i movimenti.

"Ora, sei in trappola!", esclamò soddisfatto il francese, guardando con evidente superiorità al nemico, "Lo credi davvero, giovane sciocco? Ebbene, si vedrà se ritieni di potermi stringere fra le tue corde, prima che l’Anguilla chiuda le proprie spire su di te!", ribatté deciso Tuna, espandendo il bianco cosmo che, sinuoso e silenzioso come un’ombra, arrivò ai piedi del santo della Lyra. "Spire Bianche!", invocò l’Areoi Rivoluzionario, prima che quella stessa candida ombra prendesse le forme di una serie di anelli, che crebbero, intrappolando al loro interno la preda, quasi fosse una creatura ingurgitata da una vera e propria Anguilla.

"Fermo!", urlò Ludwig, correndo in direzione dei due combattenti assieme a Kohu, "Non osate avvicinarvi, se tenete alla sua vita!", minacciò allora il nemico, "Le Spire Bianche sono una creatura quasi cosciente; si formano al pari degli anelli che costituiscono lo scheletro interno dell’animale da me rappresentato, e si chiudono sulla propria vittima soffocandola al loro interno.

Se solo provate ad attaccarmi, il soffocamento diverrà ben più intenso e doloroso, non ho nemmeno bisogno di concentramento su esso perché accada, mi basta solo desiderarlo.", avvisò infine Tuna, guardando ai due con un sorriso malefico.

Il cavaliere del Centauro era indeciso sul da farsi: non poteva dire di apprezzare particolarmente il parigrado di origini francesi, né poteva negare che quella fosse una succulenta possibilità per cercare di colpire il nemico, ma rischiare la vita del santo della Lyra per tale motivo andava contro quanto mai avesse appreso e, in fondo, sperava che l’altro, a parti invertite, avesse la medesima cortesia di non attaccare.

Fu proprio mentre il discepolo di Munklar cercava un modo per oltrepassare quella situazione di stallo che l’allievo di Remais fece qualcosa: sciolse i fili che intrappolavano il corpo di Tuna, fili che si sciolsero nell’aria, prima che una nuova melodia risuonasse dall’interno della bianca trappola, una melodia già nota, il Reticulum Vif.

Il santo della Lyra riuscì così a liberarsi: facendo esplodere dall’interno quella trappola e schiantandosi con violenza contro la parete alle sue spalle, ferito.

"Cavaliere!", urlò preoccupato Ludwig, ma né lui, né il giovane Areoi dell’Istioforo ebbero tempo di fare alcunché, poiché già chiare si alzarono le parole di Tuna nell’aria: "Fauci dell’Anguilla!", preannunciando il duplice attacco che, veloce più di quanto loro potessero seguire, investì i due alleati di diverse terre, gettandoli, a loro volta, a terra feriti.

Ancora una volta era il Rivoluzionario a guardare, dalla propria posizione immobile, i nemici al suolo, "Sciocchi voi che speravate di vincermi con così tanta facilità. Credevate che chi ha avuto la possibilità di diventare comandante di questo Avaiki avesse di che temere da dei semplici guerrieri? Potrete pur aver avuto ragione di qualcuno di questi neri invasori, ma non altrettanto potrete sperare contro di me! Preparatevi a cadere, poiché qui nessuno è più potente di me!", ribadì con decisione l’Anguilla, espandendo il bianco cosmo che, però, fu presto surclassato da un secondo, più feroce, devastante, furioso, un cosmo che Tuna ben conosceva e che lo spinse a voltarsi verso le macerie.

"Loro ti sono di certo inferiori, ma credi davvero di essere il più potente qui? Anche più di me?!", urlò una voce, prima che un’esplosione di candida energia, simile ad una bestia feroce che usciva dall’acqua, scagliasse diverse pietre ad alta distanza, rivelando la figura di Toru, Comandante dell’Avaiki sacro ad Ukupanipo.

"Fauci dello Squalo Bianco!", esclamò subito dopo il gigantesco neozelandese, senza dare il tempo all’altro di proferire parola alcuna; ebbe solo la possibilità di sollevare le braccia a difesa del corpo Tuna, incassando sulle stesse la potenza dell’attacco del proprio comandante, che lo sollevò per la prima volta dal suolo, schiantandolo a diversi metri di distanza.

"Così che tu sappia sempre valutare la potenza delle tue insulse zanne rispetto a quello che può fare uno Squalo!", ruggì deciso Toru, facendosi avanti, ma non fu difficile, per il suo avversario, notare la scia di sangue che lasciava dietro di se ad ogni passo, "Ammetto che vi è un abisso fra le nostre forze, Comandante, ma non per questo il mio attacco non è andato a segno, infliggendoti una ferita grave.", sottolineò Tuna, rialzandosi, per la prima volta leggermente ferito e con le vestigia danneggiate.

"Un colpo sferrato a tradimento, colpendo alle spalle chi sempre ti ha considerato un amico ed un consigliere fidato.", rispose deciso lo Squalo Bianco, "Un consigliere che mai hai voluto però ascoltare!", sbottò l’Anguilla, ritrovando nello sguardo dell’interlocutore non odio e desiderio di distruzione, per alcuni istanti, ma dispiacere e disappunto, che si palesarono anche dalle parole del comandante: "Perché lo hai fatto? Hai tradito tutto ciò per cui per tanti anni abbiamo assieme combattuto solo per questo? Per ottenere quella considerazione che pensavi non ti avessi mai rivolto?", domandò Toru, "Rispondimi, concedi ad entrambi almeno questo, prima che il nostro scontro arrivi al suo momento finale, alla morte di uno di noi.", aggiunse infine, attendendo.

"Non credo che servano più parole di quelle che ho rivolto a quei ragazzini sulla natura delle mie azioni, ma sia, Comandante, ti spiegherò fino in fondo cosa muove i miei passi, perché ho scelto di seguire la Rivoluzione che cambierà per sempre il nostro mondo.", rispose l’altro.

"Ricordi l’ultimo missione che dovemmo affrontare prima della scelta del comandante? La missione in cui morì l’Areoi della Murena, fra gli altri, contro chi per prima aveva tradito l’Avaiki, la mia maestra, nonché insegnante di Parò e Peré, Pani del Gymnothorax Moringa.

La notte precedente ai fatti di quella missione, lei aveva cercato di uccidere, con il favore delle tenebre, la nostra precedente comandante, Tiotio della Piovra, ma la saggia donna aveva saputo combattere e vincere la mia insegnante, che, sconfitta e ferita, vedendosi arrivare davanti il tuo maestro Afa dello Squalo Tigre, preferì scappare, fuggendo verso l’Australia.

Ci fu ordinato d’inseguirla e riportarla indietro, perché spiegasse alla Piovra le sue azioni e pagasse per le stesse; tu, io, la Tartaruga Marina, il Tarpon ed il Narvalo fummo messi a comando di quella missione ed allora io non capì come mai, assieme ai discepoli migliori dei due che avevano vinto la mia insegnante, anch’io ero stato scelto per darle la caccia, ma mi sembrò più che ovvio che il motivo fosse perché la conoscevo bene e sapevo come individuarla e, in effetti, i gruppi dell’Aremata e di Maru furono facilmente sviati da delle piccole trappole che Pani mise sul loro cammino, mentre complice la tua potenza, la saggezza dell’allieva di Tiotio e le mie capacità strategiche, noi arrivammo fino in fondo, anche se la Murena perse la vita durante quella caccia.

Fui io il primo ad incontrare la mia insegnante e sai cosa mi disse lei? Sai quale era il motivo del suo tradimento? L’amore.", a quelle parole, Tuna si fermò, osservando lo sconcerto sul volto dell’altro, "Più correttamente la gelosia, dinanzi all’amore che aveva scoperto esserci fra Tiotio ed Afa, lei, che del tuo maestro era sempre stata invaghita; mi disse di guardarmi da quei sentimenti, di rifuggirvi e di cercare nella rigidità dei nostri doveri di guerrieri l’unico vero scopo per l’avvenire. Quello fu il suo ultimo insegnamento prima che mi attaccasse e che tu e gli altri giungeste in mio soccorso, poi, alla fine, cadde, per i troppi nemici che si trovò di fronte, probabilmente.

Per anni le sue parole mi sono rimaste nella mente, monito di qualcosa che dovevo evitare, consiglio per fare ogni mia azione basandomi solo sulla logica e la fredda ragione, anche quando Tiotio abbandonò il suo ruolo e scelse te, che a nessuno era legato in modo particolare, vidi nelle sue azioni una razionalità simile a quella della mia insegnante, ma con gli anni, quella razionalità, che speravo di vedere anche in te, andava perdendosi.", continuò l’Anguilla, prima di essere interrotto da Toru: "Che intendi dire con questo?", incalzò difatti lo Squalo Bianco.

"Tu, Apakuera, Moko, nessuno di voi si stava preparando per ciò che ci attendeva, nessuno di voi stava preparando le forze per la minaccia che aveva avvertito la vecchia Tiotio! Certo, avevate degli Areoi per combattere, ma quanti di loro erano veramente pronti? Questa nostra lunga giornata l’ha dimostrato: nessuno. In quanti sono ancora vivi ed in quanti morti? Credo che la seconda sia la maggioranza e questo perché non vi eravate preparati, perché nessuno ha ascoltato i consigli di coloro che la pensavano come me!", sbottò alla fine Tuna.

"Coloro che la pensavano come te?", ripeté perplesso Toru, vedendo solo in quel momento uno schema più grande nelle parole del traditore, "Esatto, altri che come me volevano prepararsi, altri che ho conosciuto e con cui abbiamo progettato di prendere il controllo degli Avaiki durante l’invasione dell’esercito Nero.

Tutto è cominciato durante un mio viaggio fino al tempio di Rongo, allora ero ancora incerto, pensavo che fosse la mia mente a cercare pericoli lì dove non ve ne erano e speravo che visitare il santuario della Pace mi avrebbe riportato serenità nel cuore, ma, prima di entrarvi, incontrai un altro Areoi che non era consacrato a quel Avaiki: Hakona del tempio di Pili, alle Hawaii.

E fu allora che capii …", esordì l’Anguilla, prima di entrare nel dettaglio di quel racconto.

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"Che cosa ti porta qui, Hakona? Lontano è il tempio di Pili.", esordì, quel giorno, alla vista dell’altro, Tuna, "Anche quello di Ukupanipo non è certo nelle prossimità di questi luoghi.", ribatté l’altro con un calmo sorriso, "Ma io sono qui poiché dell’Isola di Pasqua sono originario e spesso trovo piacere a riposare la mente nella mia casa natia.", continuò, lasciando al primo il tempo di spiegarsi a sua volta.

"Capisco. Io, invece, sono giunto fin qui in cerca di risposte: pensando che nuotare e visitare l’Avaiki di Rongo mi avrebbe dato quelle chiarezze che sento mancarmi.", spiegò di rimando l’Areoi dell’Anguilla, "Temo, ahimè, che qui non troverai chiarezze, ma solo belle menzogne sulla pace e la ricerca della stessa; niente che ti aiuterà a quietare i tuoi dubbi sul prossimo assalto che ben presto subiremo da nemici sconosciuti.", rispose secco in voce Hakona.

"Che intendi dire, Lucertola Malefica? Cosa sai tu di me e dei miei dubbi?", ringhiò stupefatto l’Anguilla, portandosi qualche passo indietro, "Ho sempre odiato quel buffo appellativo che mi è stato dato per via delle vestigia di cui sono stato investito …", fu il primo commento del seguace di Pili, "Non mi è comunque mistero che tu, fra tutti i seguaci di Ukupanipo, sei quello più saggio ed attento: ricorda che sei sì il braccio destro del potente Toru, suo consigliere, ma altresì io ricopro un ruolo simile al fianco di Moko di Tiki, che ha il comando delle schiere di Pili.

Ho per puro caso scoperto che, in uno degli incontri fra i comandanti, c’è stato modo fra i nostri superiori di parlare fra loro e lo Squalo Bianco ha confidato a chi mi guida dei tuoi dubbi sulla futura minaccia vaticinata dalla Piovra, credo che fosse. Dubbi che condivido e per i quali già da tempo mi sono mosso.", spiegò senza perplessità e timore Hakona, sbalordendo l’altro.

"Ti sei già mosso per impedire l’invasione? Dunque l’Avaiki di Pili è pronto alla guerra?", chiese speranzoso Tuna, che auspicava di aver trovato dei sostenitori per una politica meno diretta all’attesa e più alla controffensiva, "No, l’Avaiki è sedentario ed immoto, come tutti gli altri, ma ho trovato degli Areoi, fra le diverse schiere, che hanno deciso di aiutarmi e, soprattutto, ho incontrato uomini capaci di sfidare gli dei stessi per potenza e mi sono con loro alleato.", rispose lesto l’altro, lasciando interdetto l’interlocutore.

"Che cosa?", riuscì appena a dire Tuna, incapace di relazionarsi con così tante notizie per lui assurde, in un tempo così breve, "Immagina degli uomini capaci d’intrappolare le divinità in un abisso senza ritorno, capaci di assorbire, da quelle stesse divinità, il potere che possiedono, di farlo proprio.

Questi uomini mi hanno proposto di unirmi loro, di ottenere questo potere.", spiegò Hakona, aprendo la mano e, con quel solo gesto, sollevando dal suolo l’interlocutore senza difficoltà, "Questo è un assaggio del potere che mi hanno concesso. Mi hanno chiesto di aiutarli in cambio di un ruolo nel loro futuro mondo, un Nuovo Mondo in cui non più le divinità guideranno gli uomini, ma saranno gli uomini a guidarsi da soli, senza essere più resi differenti dai loro credi.

Questa è la stessa motivazione che guida il Sovrano dell’Esercito Nero.", concluse sicuro l’Areoi del tempio di Pili.

"L’Esercito Nero? Ti sei alleato con i nostri stessi avversari!", esclamò disgustato Tuna, "Non con loro, ma con chi li comanda. Non ho interesse per quei guerrieri invasori, ma il Nuovo Mondo, è qualcosa a cui anelo, un mondo in cui non siano le volontà degli dei a guidare le volontà degli uomini, ma le menti astute, come la tua, a dirigere le genti mortali.

Dunque, cosa mi dici, Tuna dell’Anguilla?", domandò dopo quelle spiegazioni, "Unisciti a me, come già hanno fatto altri dagli Avaiki di Lono e di Ira. Amite Rangi è stato il primo e dopo anche gli altri che erano piegati al volere di quelle divinità, così come miei compagni nelle schiere di Pili.

Ora ti chiedo, vuoi portare questo mio piano anche nell’Avaiki di Ukupanipo? Cercare delle genti che si uniscano a noi?", gli propose ancora Hakona, attendendo da lui una risposta.

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"E tu hai accettato di tradire la tua gente ed unirti a coloro che ci avrebbero invaso?", domandò, alla fine di quel racconto, Toru dello Squalo Bianco, "No, io ho accettato di guidare la nostra gente verso un nuovo futuro, di unità sotto un unico credo. Guardati! Anche tu cerchi qualcosa di simile, ti sei alleato con questi mocciosi per questo! Per vincere sui neri invasori hai pensato che servisse la forza dei guerrieri di questa dea di Grecia! Non farmi ora la paternale, comandante, non dopo il tempo che ho passato cercando di spiegarti quale pericolo correvamo, senza che nessuno si preoccupasse di ascoltarmi!", ruggì di rimando Tuna, in piedi ad urlare dinanzi alle accuse dell’altro.

"Tu e gli altri traditori, voi avete distrutto i templi che vi hanno dato una casa, ucciso coloro che vi erano fratelli! Quanti e quali compagni hai colpito prima di me? Peré e chi altro? Non solo coloro di cui hai spezzato la vita, ma anche quelli che sull’aiuto di voi traditori non hanno potuto contare, anche loro sono morti per vostra mano!", ringhiò Toru, espandendo il proprio cosmo maestoso, "La mia vecchia compagna d’addestramenti del Grongo è morta perché, al pari della nostra comune insegnante, si era infatuata di una figura maestosa a cui non riusciva ad avvicinarsi, forse nemmeno lei lo sapeva, ma io capivo ad ogni sua parola che non ti avrebbe tradito, così come Maru e Tara, che ho lasciato da eliminare ai fratelli Aremata, gli unici, fra noi, che sapevo mi avrebbero seguito senza problemi.", spiegò deciso l’altro.

"I fratelli Aremata hanno tradito? Dunque tale era la loro avidità e sete di potere? A questo tipo di gente hai affidato il tuo sogno di un Mondo Nuovo? Ma non capisci che è una menzogna la tua con cui copri la stoltezza del tuo tradimento?", ribatté sgomento il massiccio neozelandese, "E tu a chi ti affidi? A Maru che ogni giorno dona parte della propria vita per stare assieme ad una donna dal terribili poteri venefici? A Tawhiri, che preferisce i pesci agli uomini? All’allieva di Tiotio, impassibile, distaccata da tutto, se non dal seguire pedissequamente gli insegnamenti della vecchia Piovra? O ad Atanea, sciocca ragazzina che si preoccupava solo di accogliere piccoli aspiranti eroi, che altro non sarebbero diventati se non carne da cannone, come questa guerra ha dimostrato. Sacrifici inutili per un bene più grande.", sbottò Tuna infuriato.

"No, non è vero!", urlò d’un tratto un’altra voce, prima che ambedue si voltassero e vedessero Kohu avanzare, incerto e ferito, verso di loro, con le lacrime agli occhi, "Waku, Kanae, Aitu e Kaede, nessuno di noi ha dato la sua vita inutilmente in questa guerra, nessuno di noi è stato un misero sacrificio da immolare ad una più grande vittoria, tutti siamo stati fin dall’inizio pronti a combattere, forse non ne avevamo il coraggio, ma la coscienza.

Ho perso i miei più cari amici quest’oggi, ho perso tutto ciò che avevo tranne una cosa, la certezza che in questo luogo, in questo tempio subacqueo di dura pietra io abbia trovato una famiglia! Dei fratelli, più grandi e coscienziosi che mi indicavano cosa fare, come il Narvalo, o il Barracuda, delle madri e sorelle che mi indicavano la via e le giuste azioni, come la maestra Atanea, o Kaede, ed un uomo che per tutti noi era un comandante e, più di questo, un padre, poiché anche se severo non mancava mai di sottolineare quando avevamo successo nell’agire.

Per questa famiglia ho finora combattuto, oggi, per i fratelli caduti, per coloro che adesso, Tuna dell’Anguilla, con le tue parole stai disonorando!", ruggì piangente l’Istioforo, lanciandosi all’assalto.

"Taglio delle Onde!", esclamò in uno sbotto di rabbia Kohu, sferrando il proprio attacco, ma fu più lesto il bianco traditore nell’evocare le Fauci dell’Anguilla e bloccare con le stesse la lama nemica, prima di gettare il giovane Areoi proprio contro Toru che, avvedutosi di tutto ciò, non poté sfruttare quel singolo attimo di distrazione per colpire, anzi si preoccupò di evitare che l’altro cadesse a terra, sostenendolo nell’atterraggio, piegandosi a sua volta sotto una fitta di dolore per la ferita riportata.

"Eccovi dunque, comandante e fedele seguace, assieme per l’ultimo abbraccio alla morte! Sarà la mia tecnica più potente, a condurvi lì!", esclamò deciso Tuna, aprendo e congiungendo le mani dinanzi a se, "Anguilla Sovrana, divora!", invocò infine.

Una corrente d’energia si andò ad agglomerare dalle mani dell’Areoi traditore, correndo con devastante furia verso i due, sfruttando il momento di debolezza del Comandante dell’Avaiki per colpirlo mortalmente, "Spostati, Kohu!", ordinò comunque quello al giovane, consapevole che sarebbe stato il primo ad essere colpito; "No, potente Toru, stavolta non posso seguire le vostre richieste, è anche la mia battaglia e la combatterò fino in fondo!", replicò quietamente il giovane, sollevando l’ampia cartilagine del Pesce Vela.

"Vela Bianca, proteggi chi mi è caro!", supplicò semplicemente il ragazzo, prima che l’ondata d’energia cozzasse contro le correnti di cui era custode, correnti che cercavano di contenere la potenza dell’Anguilla Sovrana. Kohu, scappa!", urlava nel frattempo Ludwig del Centauro, ancora al suolo, frastornato e dolorante per l’impatto precedente, mentre in silenzio, in una situazione quasi analoga, Gustave osservava la scena.

"Va via!", l’unico ordine di Toru, ora rialzatosi, un ordine che però giunse troppo tardi, poiché già le difese erano sconfitte, l’armatura frantumata e le carni del giovane Areoi da parte a parte trapassate dalla ferocia del colpo nemico.

Ora era al suolo Kohu dell’Istioforo, morente.

Cadde in ginocchio anche il comandante dell’Avaiki, raccogliendo fra le braccia il corpo ferito del ragazzino, così come aveva fatto con quello di Waku ore prima: quante vite giovani aveva spezzato quella sciocca guerra, quanti Areoi erano caduti per l’avidità di potere di un esercito nero? Ma stavolta non i neri invasori incolpava di quella morte, non stranieri che non conosceva, se non per i pochi istanti precedenti la loro morte, no, stavolta era stato un uomo che aveva considerato amico, un compagno d’armi, nato come lui in Nuova Zelanda e cresciuto come lui sotto il mito di Ukupanipo e dei suoi guerrieri pesci, come raccontavano le leggende, qualcuno che ora gli si faceva accanto.

"Provi tristezza per questa perdita, Comandante? Provi tristezza per la vita che ho preso? Anche questa, come tutte le altre, ricadrà sui tuoi errori di calcolo.", lo accusò Tuna, "Se mi avessi dato ascolto, allora, avremmo sconfitto questo esercito nero e noi saremmo stati alleati di questi uomini che piegheranno al loro volere gli dei, non la Lucertola Malefica.", spiegò lui, prima di zittirsi dinanzi alla maestosa figura dell’altro che si alzava in piedi e portava indietro i pugni.

"Quella posizione …", commentò stupefatto il Rivoluzionario, "Sferra di nuovo il tuo attacco, che l’Anguilla sia divorata dallo Squalo, che le follie che blateri siano spazzate via assieme a te, non farti colpire con le difese abbassate, poiché degno solo di serpi come te è tale comportamento!", ordinò secco Toru, ricevendo un sorriso di sfida, prima che anche l’altro prendesse la propria posizione d’attacco.

"Anguilla Sovrana, aprimi la strada per il Nuovo Mondo!", invocò l’assassino di Kohu, "Imperium Carcharodon, in nome degli Areoi!", urlò furioso il Comandante di Kohu, prima che i due attacchi si scontrassero nel breve spazio che li separava.

Stupefatti ed ammutoliti, i due cavalieri di Atena furono sbalzati indietro dalla potenza di quei due colpi segreti, schiantandosi nuovamente contro le pareti alle loro spalle, prima che l’energia e la luce si quietassero, rivelando Toru dello Squalo Bianco in ginocchio, sanguinante, e, poco lontano, Tuna dell’Anguilla, al suolo, il corpo diviso in due dalla ferocia subita.

Ludwig del Centauro e Gustave della Lyra si rialzarono, zoppicanti, ed insieme si avvicinarono ai tre Areoi: guardando al corpo senza vita di Kohu, il tedesco chinò il capo, rattristato, prima che il comandante dell’Avaiki si rialzasse in piedi.

"Era un eroico guerriero, l’Istioforo, sarebbe diventato un ottimo Comandante, un giorno, se il destino glielo avesse concesso, ora, invece, s’accompagnerà ai propri compagni nell’aldilà, in attesa che altri lo raggiungano. Ed ho intenzione di far sì che siano solo nemici quelli che varcheranno ancora quella soglia oggi.", tagliò corto Toru, avanzando, senza niente dire ai due cavalieri d’argento, prima che Ludwig, con un cenno a Gustave, lo seguisse assieme al musico stesso, che camminava con loro di malavoglia.

***

"Ho notizie per voi, compagni Generali: nessun alleato, o seguace più resta delle nostre truppe, solo nemici e sono ormai prossimi a raggiungerci."

Queste le poche parole che Ntoro della Quinta Armata rivolse a Gu, Acoran e Mawu. La battaglia finale si affacciava alle porte.