IL CAVALLINO E LA VOLPE
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13/02/2010Nota3: Dalla nota2 capirete che i magnifici cinque bronze saints non appaiono affatto in questa storia per lasciare spazio, e le battaglie, a nuovi personaggi e ai Silver Saints (solo quelli che piacciono a me) che nella prima serie furono sfruttati come cattivi di turno.
Nota4: In questa storia il silver saint del pavone è sì, chiaramente ispirato a Shiva/Pavone dell’anime, ma molti dettagli lo fanno apparire come un personaggio nuovo.
Nota5: Jamina, Kayleigh e Tallulah sono titoli di tre canzoni (rispettivamente di De André, Marillion e Sonata Arctica). Dell’ultima viene perfino citato un pezzettino.
Nota6: Il cloth di Cassiopea è praticamente lo stesso di Salzius/Spica, il compagno d’allenamento di Shun/Andromeda nell’anime.
Nota7: Il cloth di Berenice e della Carena sono gli stessi di Berenike e Atlas, guerrieri di Apollo nel terzo film.
Nota8: I nomi dei personaggi classici sono quelli originali del manga.
Nota9: Nel 2002, 2008 in Italia, è uscito un romanzo dedicato a Saint Seiya. Compaiono nuovi personaggi ed uno di questi, Yuuri del Sestante, fa una breve comparsata in questa storia.
Nota10: L’ho descritta pari pari a com’è stata presentata nel romanzo. Solo la decorazione della maschera è una mia aggiunta.
Nota11: Anche Typhon e i suoi giganti, i cattivi di turno del romanzo di cui sopra, vengono citati nell’elenco dei nemici di Atena.
Nota12: Il nome della scuola del protagonista esiste davvero.
Nota13: Perdonate il titolo banale e stupido, ma non sapevo come titolarlo.
Trama: Un ragazzino irlandese di nome Rian, in gita ad Atene, perde di vista i suoi compagni. Mentre li cerca viene aggredito da dei ladri e, senza rendersene conto, brucia il suo cosmo e li fa fuggire. Questo attrae l’attenzione di Shaina che gli fa scoprire l’esistenza dei Saints al servizio della dea Atena e gli dice che anche lui è destinato a diventarlo. Per fare ciò verrà allenato duramente. Un giorno, però, dei nemici attaccano il Santuario, gli uccidono il maestro e deciderà di affrontarli per avere la sua vendetta.
**************
-Signori passeggeri, stiamo per atterrare all’aeroporto di Atene. Vi preghiamo di allacciare le cinture. Grazie per aver scelto la nostra compagnia e vi auguriamo una buona giornata.-
La voce del comandante, dall’altoparlante, ripeté quella frase in varie lingue, mentre i passeggeri eseguivano l’ordine in sincrono perfetto. Tra i numerosi passeggeri c’erano i quindici alunni della scuola elementare "Glasnevin National School" di Dublino in gita scolastica. Appena l’aereo atterrò, alcuni passeggeri iniziarono ad applaudire e Rian Finlay, uno dei ragazzi della scuola, si chiese perché lo facevano. Aveva capelli corti e rossi e i suoi occhi erano blu come il cielo.
-Forza, ragazzi. Dirigiamoci verso l’uscita.- disse la maestra Miss Mooney.
Era una donna dai lunghi capelli biondi e molto bella. Lentamente raggiunsero l’uscita e dopo aver preso i biglietti dell’autobus, andarono a prenderlo. Dopo un breve tragitto, raggiunsero l’albergo, a ogni coppia d’alunni fu assegnata la loro stanza e, dopo aver preso solo lo stretto necessario, iniziarono a visitare la città. Prima tappa obbligatoria fu, ovviamente, la famosissima Acropoli. I ragazzi e la maestra seguivano attentamente quello che la guida diceva, mentre Rian era troppo affascinato e impegnato a fotografare per ascoltare. Ad un tratto, la sua attenzione fu attratta da quella che sembrava una stella cadente. In pieno giorno? La cosa era decisamente troppo assurda.
-Miss Mooney! Ragazzi! Avete vis…-
Quando si girò, non trovò più nessuno.
-Ma… dove diavolo siete andati tutti?-
Era bastata una piccola distrazione per perdere di vista tutti quanti. Senza farsi prendere troppo dal panico, decise di cercarli, ma senza successo. Dopo un po’ raggiunse un centro abitato e cercò di farsi aiutare dagli abitanti, ma quelli parlavano solo greco e non capivano una parola di quello che Rian diceva. Sconsolato, si sedette su un muretto cercando di rimanere calmo e pensare il da farsi, ma era troppo nervoso per riflettere. A differenza dei suoi compagni, lui non possedeva un cellulare perché non voleva apparire un fanatico, ma si rese conto di quanto gli avrebbe fatto comodo in un momento simile.
-Che ti succede?- gli chiesero due ragazzi di tre anni più grandi di lui, ovvero quattordici anni, in un inglese discreto. Il primo masticava rumorosamente una gomma, e l’altro aveva il viso coperto da lentiggini.
Rian si sentì molto sollevato d’aver trovato finalmente qualcuno che parlava inglese.
-Ho perso la mia classe e la sto cercando. Vorrei andare alla polizia, in questo modo sarà più facile ritrovarli.-
-Ti ci portiamo noi.- risposero in coro.
-Grazie.- disse Rian sorridendo.
Così si misero in cammino e, dopo una mezz’oretta circa, gli dissero di girare in un vicolo a destra. Rian li ringraziò di cuore e fece come gli avevano detto, ma appena vide che era solo un vicolo cieco fece per tornare indietro e si ritrovò davanti i due ragazzi che ridevano con gusto.
-Cos’è, uno scherzo? Non capisco cosa abbiate da ridere. Non è affatto divertente.-
-Invece sì, perché sei un allocco.- disse il ragazzo con la gomma tirando fuori un coltello.
-Ah!-
-Dacci tutto quello che hai e, forse, non ti facciamo niente.-
-E non credere che gridare possa aiutarti. Ci siamo allontanati parecchio e nessuno ti sentirà.- disse il ragazzo lentigginoso.
-Non vi darò un bel niente!- disse Rian con decisione cercando di nascondere la sua inquietudine.
-Hai sentito Nicholas? Questo stronzetto vuole fare l’eroe.-
-Tra poco non lo farà più.-
E detto questo, gli si avvicinò minacciosamente con il coltello ben in vista. Rian si ritrovò con le spalle al muro.
-Allora, che vogliamo fare? Sto perdendo la pazienza.-
-Sai che perdita…-
A quella battuta, Nicholas sorrise e, senza che Rian avesse il tempo di reagire, gli diede un forte calcio nelle parti basse che gli fece mancare il respiro e lo costrinse ad inginocchiarsi.
-Ecco. Lo vedi che succede a far innervosire la gente?-
-Zitto, Basil!-
-S-sì, scusa…-
-Fa male inglesino?-
-Non… non sono… inglese. Sono irlandese…- disse Rian a fatica.
-E chi se ne frega, non ce lo metti? Sempre inglese sei.-
Rian alzò lo sguardo verso Nicholas e gli disse di lasciarlo in pace e andarsene.
-Bel tentativo, ma vado via solo se mi dai lo zaino, i tuoi soldi, il cellulare e il lettore mp3.-
-Ho detto… che dovete lasciarmi andare.- gli disse con rabbia.
Mentre ripeteva quella frase con sempre più rabbia, il suo corpo fu avvolto da un bagliore verde mare che lasciò i suoi aggressori a bocca aperta.
-LASCIATEMI IN PACE!-
Dopo quell’urlo, diede un pugno per terra sollevando tanta di quella polvere che costrinse Nicholas e Basil a proteggersi gli occhi col braccio. Quando il polverone sparì, e i due si scoprirono gli occhi, sbiancarono. Tra loro e Rian, che nel frattempo il suo corpo aveva smesso di brillare, c’era un cratere come se fosse atterrato un meteorite in mezzo a loro, ma in realtà capirono subito che era stato lo stesso Rian a provocarlo con quel pugno. Ancora bianchi in volto, i due indietreggiarono lentamente per poi scappare di corsa. Rian rimase in ginocchio con lo sguardo fisso sul cratere per almeno un quarto d’ora. Poco dopo arrivò qualcuno, ma lui non se ne accorse.
-Ehy, tutto bene? Cos’è successo?-
Nonostante la domanda fosse in greco, e non l’aveva quindi capita, lui sollevò la testa per vedere chi era.
Si ritrovò davanti una ragazza con i capelli verdi. Probabilmente era molto giovane, ma c’era un dettaglio che impediva di capire la sua età: una maschera bianca con una decorazione colorata di viola intorno agli occhi. Quello che era più sorprendente, però, era che proprio per questi ultimi non c’erano fessure. Rian si chiese mentalmente come cavolo faceva a vederci. L’unica spiegazione che si diede, era che probabilmente la maschera funzionava come uno specchio semiriflettente: davanti non vedi nulla, a parte la tua immagine riflessa, ma chi è dall’altra parte vede perfettamente.
-Ti ho chiesto: tutto bene? Cos’è successo?- gli richiese la ragazza.
Rian scosse la testa e la ragazza finalmente realizzò.
-Hai ragione, che sbadata. Ehm-ehm… mi capisci ora?-
-Perfettamente. Ottimo inglese.-
-Riformulo, di nuovo, la domanda allora: tutto bene? Cos’è successo?-
-Nulla. Ora scusami, ma devo trovare un poliziotto per ritrovare la mia classe.-
Dopo quella brutta esperienza di poco fa, preferì non dare più confidenza a nessuno. E il fatto che la ragazza andasse in giro mascherata in quel modo non gli piaceva per niente. Si diresse verso l’uscita del vicolo senza dire una parola, ma ad un tratto iniziò a barcollare, la vista cominciò ad offuscarsi e cadde all’indietro rischiando di sbattere sul terreno se la ragazza non lo afferrò in un lampo.
-Che ti prende? Non fare scherzi…-
Le bastò un attimo per capire tutto.
-Ah. Sei andato in ipoglicemia. Fortuna che porto sempre con me delle bustine di zucchero, dato che succede spesso anche a me.-
Lo distese per terra sollevandogli le gambe e gli diede lo zucchero. Inghiottendo a fatica, dopo qualche secondo Rian riacquistò colore e la vista.
-Ecco cosa succede a espandere inavvertitamente il cosmo senza essere allenati. Stai meglio?- disse, in greco, la ragazza.
-Cosa?-
-Scusami. Ho detto: Mi hai fatto prendere un colpo. Ti senti meglio ora?-
-S-sì… grazie…- le rispose Rian.
Poi cominciò a pensare:
"A quanto pare non è una ladra, anche perché avrebbe potuto approfittare del mio malessere per derubarmi anziché perdere tempo nel darmi dello zucchero. Però… perché porta quella maschera? Forse ha il volto deturpato a causa di un incidente?"
-A cosa pensi?- gli chiese la ragazza.
-Che mi sono comportato male, poco fa, e ti chiedo scusa ma è stato a causa di un incontro poco piacevole.- le rispose.
-Qualcuno voleva farti del male immagino. Effettivamente un turista giovane come te è una preda molto facile, specialmente ora che ti sei perso. Dico bene?-
-Già, ho perso di vista la mia classe. Mi chiamo Rian e sono uno studente della scuola elementare "Glasnevin National School" di Dublino e siamo qui ad Atene in gita scolastica.-
-Capisco. Comunque molto piacere, mi chiamo Shaina.-
-Hai un bel nome.-
-Grazie!-
Dal tono di voce si capiva che aveva sorriso, ma la maschera impediva di vederlo.
Rian tornò pensieroso fissando Shaina con insistenza. Lei capì tutto come se gli avesse letto nel pensiero.
-Ti chiedi perché indosso questa maschera, vero?-
Rian rimase come pietrificato.
-S-sì… volevo chiedertelo, ma forse è una domanda decisamente troppo indiscreta.- aggiunse diventando rosso di vergogna.
-Ti risponderò se mi toglierai una curiosità.-
-Ovvero?-
-Come si è formato quel cratere? Sei stato tu?-
Rian non seppe se dire la verità o meno. Alla fine, però, si decise e sputò il rospo.
-L’ho… l’ho fatto io con un pugno. Quando due ragazzi hanno cercato di derubarmi, minacciandomi, dalla rabbia ho sbattuto il pugno per terra ed ecco il risultato.-
Shaina rimase zitta.
-Non mi credi, vero? Lo supponevo.- disse Rian sconsolato.
Shaina, sempre senza dire una parola, guardò il cassonetto che stava appoggiato alla parete alla sua sinistra, si avvicinò ad esso, strinse la mano a pugno, il suo corpo fu avvolto da una luce violacea e lo colpì con forza formando un buco. Rian rimase a bocca aperta.
-Questo è quello che sanno fare i saints quando sentono il cosmo dentro di loro e lo bruciano.- disse Shaina.
-S-saints?-
-Vieni con me. Ti spiegherò ogni cosa.-
Lo prese per mano e, in un battito di ciglia, si ritrovarono in tutt’altro posto dove, in lontananza, si intravedevano tredici templi ognuno seguito da una lunghissima scalinata.
-Dove siamo? Come hai fatto?- le chiese Rian.
-I saints possono muoversi alla velocità della luce. Siamo nel Santuario, un luogo protetto dal cosmo della dea Atena, che impedisce a chiunque di trovarlo. Anche i più sofisticati satelliti non lo vedono.- rispose Shaina.
-Di nuovo questi saints. E che centra la dea Atena? Ti spiace spiegarti?-
Shaina sorrise e iniziò a raccontargli tutto:
I saints sono giovani guerrieri che combattono per l’amore e la giustizia, al fianco della dea Atena, contro coloro che vogliono invadere la terra e dominarla. Ogni volta che il male si presenta sulla terra, la dea Atena si reincarna in un corpo umano e così anche i suoi saints. Questi guerrieri sono in grado di muoversi alla velocità della luce, spaccare la terra con un calcio o fendere il cielo con un pugno e sono protetti da un’armatura sacra, detto Cloth, che rappresenta la loro costellazione protettrice e, proprio come queste, ne esistono in tutto ottantotto. Di questi cloth ne esistono ben tre tipi: Gold, che rappresentano i dodici segni zodiacali e sono le più potenti, Silver, che rappresentano ventiquattro costellazioni moderne e Bronze, che rappresentano cinquantadue costellazioni moderne.
-I Gold Saint sono i custodi delle dodici case, in pratica, quei templi che vedi là.- concluse Shaina.
-E l’ultimo palazzo cos’è?- chiese Rian.
-E’ il palazzo presidiato dalla dea Atena e il suo vice: il grande sacerdote Saga, il Gold Saint dei gemelli.-
-Gold Saint dei gemelli? Allora la terza casa è incustodita?-
-No, c’è Kanon. Suo fratello gemello.-
-Capisco. Anche tu sei un saint?-
-Sì. Sono la Silver Saint della costellazione dell’Ofiuco o, se preferisci, Serpentario. E questa maschera che porto ne è una prova concreta.-
-E perché?-
-E’ la regola, perché i saint sono prevalentemente maschi. Qualunque donna decida di essere una di loro deve indossare questa maschera per nascondere per sempre la sua femminilità. Veniamo chiamate "Sacerdotesse Guerriere."-
Rian rimase in silenzio. Poi disse:
-Tu pensi che anch’io sia un saint, vero?-
-Quel cratere che hai formato con il tuo pugno è certamente la prova che tu sia un saint, ma hai bisogno di allenarti altrimenti potresti andare di nuovo in ipoglicemia, o peggio, andare in coma.-
-E se ti sbagliassi? Dopotutto sono solo un bambino…-
-Non mi sbaglio. Ho percepito il tuo cosmo. E’ ancora latente, ma con il dovuto allenamento crescerà.-
-Cosmo?-
-E’ l’energia interiore dei saint. Più un cosmo è ampio, più il saint è potente. Anche la dea Atena ce l’ha.-
Ad’un tratto, la conversazione dei due fu interrotta.
-Ciao, Shaina.- disse un ragazzo di diciassette anni.
Era alto, con capelli corti azzurri e gli occhi grigi come la strada. Indossava un vestito nero e aveva due piccoli coprispalla blu scuri.
-Ciao, Constantine. Come va?-
-Bene, grazie. Tu?-
-Anch’io, grazie.-
I due sembravano molto in confidenza e, dal tono imbarazzato della voce di Shaina, si capiva che provava qualcosa per lui. Rian non capiva nulla di quello che dicevano perché stavano parlando greco. Solo quando Constantine lo indicò di continuo, capì che stavano parlando di lui.
-Questo bambino ha un cosmo! E’ ancora latente, ma si avverte benissimo.-
-Già. Ho pensato di farlo allenare da qualcuno. Io, purtroppo, non posso occuparmene, anche se avrei voluto.-
-Hai già in mente qualcuno?-
-In verità no. Sono tutti molto impegnati.-
-Prova con Dhanesh. Sono sicuro che accetterà volentieri.-
-Vedremo.-
Costantine dovette congedarsi, salutò la ragazza e strinse la mano a Rian sorridendogli amichevolmente. Quando fu lontano, Rian sorrise.
-Quello chi è?- chiese a Shaina.
-E’ Costantine, il Silver Saint della costellazione della vela. Lui, Zenas della costellazione della carena e Khloe della costellazione della poppa, fanno parte del trio della costellazione Nave Argo.- gli rispose lei.
-E’ il tuo ragazzo?- le domandò a bruciapelo.
Se non avesse avuto la maschera, avrebbe visto il suo viso diventare rosso in un attimo.
-Ma… ma che dici? Che impiccione!-
-Ho ragione io, altrimenti non avresti reagito così.- le disse divertito.
-Ah! Ah! Ah! Ah! Il piccolo è molto sveglio a quanto pare.- disse una voce femminile alle loro spalle.
Era una ragazza mascherata, quindi un’altra saint, con i capelli arancioni. A differenza di Shaina, la sua maschera era totalmente bianca.
-Taci Marin.- le disse Shaina in giapponese.
-Beh? Adesso parlate pure giapponese?- disse Rian.
Marin e Shaina iniziarono a ridere e quest’ultima gli disse:
-I saint vengono da tutto il mondo, amico mio.-
-Ho capito.-
Marin si presentò come Silver Saint della costellazione dell’aquila, gli accarezzò la testa e gli disse in modo scherzoso di stare attento alla sua collega perché era una tipa molto pericolosa e lui la tranquillizzò alzando il pollice e facendole l’occhiolino. Salutata la sacerdotessa, i due andarono da Danesh. Lo trovarono che dava loro le spalle ed osservava due bambini di un anno più grandi di Rian, un maschio e una femmina con la solita, immancabile, maschera bianca, che stavano in equilibro su una sola mano e facevano flessioni. Rian, vedendoli, rimase a bocca aperta.
-Ciao, Shaina!- disse l’uomo senza voltarsi.
-Ciao, Dhanesh.- gli rispose lei.
-Sento che sei in compagnia di qualcuno che ha un cosmo latente.-
Detto questo, disse ai suoi allievi di smettere e di riposare e si voltò verso la sacerdotessa e Rian. Era un ragazzo di sedici anni dalla carnagione olivastra, occhi neri, un vistoso chakra rosso sulla fronte, capelli corti verdi scuri ed indossava un candido chitone. I due guerrieri cominciarono a parlare e i due allievi li osservavano con interesse. La ragazzina, in particolare, guardava Rian con molta insistenza.
-Stai tranquilla, ci penseremo io e i ragazzi ad allenarlo.-
-Ero sicura di poter contare su di te. Non fargli troppo male, però.-
-Questo dipende da lui.-
Rian ascoltava in silenzio. Finita la "riunione", Shaina si congedò dando una pacca sulla spalla di Rian augurandogli buona fortuna.
-Molto bene. Dunque... Piacere di conoscerti, mi chiamo Dhanesh e sono il Silver Saint della costellazione del pavone.-
"Incredibile. Quattro Silver Saints in un giorno." pensò Rian.
-Piacere.- gli disse stringendogli la mano.
-Vieni, che ti presento i miei due allievi. Anche loro ti daranno una mano nell’allenamento.-
-Sono saints anche loro, immagino.-
-Sì, hanno anche ottenuto il loro cloth da un bel pezzo, ma continuano ad allenarsi presso di me per migliorare di più.-
Dhanesh e Rian si diressero verso i due ragazzini. Il maschio aveva capelli marroni molto corti, occhi dello stesso colore, indossava un abito giallo sabbia con due piccoli coprispalla bombati e neri e i sandali, che li portavano praticamente tutti, in uso nell’antica Grecia. La piccola sacerdotessa, invece, era di colore, aveva capelli neri raccolti in una lunga treccia e portava lo stesso abito di Shaina.
-Ragazzi, da oggi avrete un nuovo compagno d’allenamento. Così non vi sentirete più soli. Ah, ah, ah, ah!- disse divertito il loro maestro.
-Sia serio, maestro.- gli dissero entrambi.
Si presentarono a Rian:
-Ciao, io mi chiamo Elijah.- disse il maschio.
-Io mi chiamo Jamina.- disse la ragazzina.
-Piacere ragazzi, sono Rian e sono irlandese.-
-Irlandese? Io sono inglese invece.- disse Elijah.
I due cominciarono a chiacchierare, ma non durò molto.
-Ok, basta con le chiacchiere. Rian, comincia subito ad allenarti. Cento flessioni per iniziare.-
-Ce… cento?-
-Hai sentito bene, scattare!-
-Ma dove sono? Nel film "Full Metal Jacket?"-
-Peggio! Muoviti.-
Rian si sentì imbarazzatissimo, ma dovette ubbidire. Riuscì a farne una ventina e per la stanchezza si fermò un attimo a riprendere fiato, ma questo fu un grosso errore perché si beccò una sgridata e fu costretto a ricominciare da capo. La cosa accadde più di una volta finché non giunse la sera.
-B… basta sono stanco…-
E cadde a terra svenuto. Jamina ed Elijah lo portarono in una casa di pietra e lo stesero sul letto.
-Capirà quanto è duro diventare un saint e forse mollerà tutto in pochissimo tempo.- disse Elijah.
-Io credo invece che ce la farà come abbiamo fatto noi.-
-Quanta sicurezza. Da cosa lo deduci?-
-Supposizione.-
Lo lasciarono dormire e Jamina, prima di andarsene, gli accarezzò il viso e gli sorrise. La mattina dopo, Rian si svegliò e trovò Jamina che stava mettendo un vassoio pieno di frutta assortita e una brocca piena d’acqua su un tavolo.
-Devi metterti in forze, altrimenti oggi non potrai allenarti al meglio.- gli disse.
Rian si alzò e cominciò a divorare tutta la frutta con molta voracità. Mangiò perfino l’uva che non gli era mai piaciuta.
-Sono molto duri questi allenamenti?- chiese una volta finito.
-All’inizio sì, ma col tempo sarà più facile.-
-Come hai scoperto di essere una saint? E quanto tempo ci hai messo ad ottenere il cloth?-
-Io ed Elijah veniamo dallo stesso orfanotrofio che si trova ad Atene. Avevamo sette anni quando accadde. Una volta fui aggredita da un bullo e, per difendermi, gli diedi un pugno facendolo volare addosso un muro. Elijah lo scoprì due giorni dopo di me. Le persone che volevano adottarlo ci avevano ripensato di punto in bianco e lui, dopo averlo saputo, per la rabbia provocò un cratere sul pavimento sbattendoci il piede. Il maestro Dhanesh, che stava meditando poco distante, avendo avvertito i nostri cosmi ci prese con sé non appena il direttore dell’orfanotrofio decise di cacciarci. Ci abbiamo messo in tutto cinque anni per ottenere i nostri cloth.-
-Qual è la tua costellazione?-
-Ho il Bronze cloth della costellazione della volpe ed Elijah quello della costellazione del triangolo australe.-
-Se hai finito di chiacchierare, io inizierei a farlo allenare.- disse Dhanesh affacciandosi alla finestra.
-Mi perdoni maestro. E’ tutto suo.-
Per prima cosa, Rian fu costretto a correre con tre massi legati alle caviglie e il torace. Poi, dopo essersi riposato, un masso gli fu legato alle braccia dietro alla schiena e fu gettato in mare da una scogliera.
-Ma maestro, così…-
-Tacete voi due, e poi di cosa vi sorprendete? Avete fatto anche voi lo stesso esercizio. Se sarà in grado, se la caverà.-
Rian si dimenava nel tentativo di riuscire a fare qualcosa, ma andava sempre più a fondo. Fu allora che iniziò a concentrarsi, il suo corpo s’illuminò di verde mare e, agitando entrambi i piedi, fu scaraventato fuori dall’acqua come fosse il tappo di una bottiglia. Nel vederlo, Dhanesh e i ragazzi rimasero a bocca aperta. Si affrettarono a recuperarlo perché dopo quell’azione era svenuto a causa della stanchezza.
-Sorprendente, ma bisognerà insegnargli come controllare bene la sua forza. Intanto, quando si sarà ripreso, lo alleneremo nel combattimento.- disse Dhanesh ai suoi allievi. Dopo un paio d’ore si riprese e Dhanesh iniziò a farlo allenare alla lotta.
-Attaccami. Mostrami cosa sai fare.-
-Ma…-
-Niente "ma". Non pensare a me come il tuo maestro, ma come nemico. Io sono un nemico e ti sto attaccando. Se non ti difendi e combatti morirai inutilmente e non mi andrebbe molto a genio la cosa.-
Rian era bravo nelle arti marziali. Tentò di attaccare con un calcio volante, ma il suo maestro, senza fare una piega, scansò la gamba con un semplice gesto di mano, come se avesse scacciato via una mosca fastidiosa, gettando il suo allievo a terra.
-Robetta!- gli disse.
-Si metta un po’ nei miei panni…- disse Rian risentito.
-So bene cosa si prova. Prima di diventare quello che sono ora, ero anch’io un semplice allievo. Il mio maestro, Shaka, il Gold Saint della costellazione della Vergine, mi sottopose ad un allenamento duro quanto questo, ma ne è valsa la pena.-
-Ho capito.-
-Ma ora basta chiacchiere. Combattiamo!-
Rian tentò di colpire il suo maestro più volte, ma non lo toccò neanche una volta. Fu lui a ricevere tante batoste invece.
-Devi imparare bene a vedere i colpi che ti sferro, anche se sono veloci, e bloccarli.- gli ripeteva di continuo.
Anche Elijah e Jamina lo allenarono nel combattimento e gli ripetevano la stessa cosa. Passarono tre settimane e, nonostante tutto, aveva fatto molti progressi. Riusciva a vedere e parare finalmente i colpi così da contrattaccare. Nessun saint era mai riuscito a progredire in solo due settimane d’allenamento.
-Bravo, non mi aspettavo così tanto da te in così poco tempo. Ora voglio vedere se sei in grado…-
Non finì la frase e lo condusse davanti ad un grosso masso.
-Spacca questo masso a mani nude.- gli disse.
-Non ci riuscirò mai, ma ci proverò.- disse Rian.
-Non esiste il "provare".-
Rian diede un pugno al masso, ma si ferì.
-Stupido sciocco. Ascoltami questo masso è composto di atomi. Ogni cosa in questo mondo è composto da atomi. Tu, io, i fiori, gli animali, le rocce, tutto è composto da atomi e quindi, distruggere qualcosa, significa scomporne gli atomi. Tu devi riuscire a concentrare la tua forza, la tua energia spirituale, il tuo cosmo, nel punto che intendi usare per colpire. Capisci ora?-
-Sì…-
-Concentrati!-
Rian si concentrò, il suo corpo s’illuminò e diede un forte pugno al masso che lo spaccò in due.
-Eccellente!- disse Dhanesh compiaciuto.
-E’… è davvero incredibile. E poi stavolta non sono svenuto.- disse Rian fremendo di felicità.
-L’allenamento è servito a questo, no?- disse sorridendo.
-S-sì!-
-Ora dovrai superare un’ultima prova, per dimostrare di essere degno del titolo di saint: fra pochi giorni ci sarà un torneo il cui premio è il Bronze cloth della costellazione del cavallino. Fammi vedere se riesci a guadagnartelo.-
-Non la deluderò maestro.-
-Lo spero, perché se perdi sai bene che non mi farà piacere aver sprecato tempo ad allenarti inutilmente.-
Il torneo era fra dieci giorni così li passò quasi tutti ad allenarsi ancora. Un giorno, dopo l’allenamento, gli fu concesso di svagarsi e passeggiò fischiettando. Ad un tratto notò Elijah che stava scavalcando un grosso cancello di ferro.
-Che fai?- gli chiese.
-Ah!- sobbalzò.
-Rian! Maledizione, mi hai fatto prendere un colpo.- aggiunse.
-Scusami. Cosa fai?-
-Ehm… Non… non te lo dico.-
Era diventato tutto rosso.
-Dai amico, a me puoi dirlo.-
-Se vieni con me, devi fare molto silenzio. Ci stai?-
-Va bene.-
I due scavalcarono il cancello e, zitti zitti, si nascosero dietro a un grosso cespuglio. Due ragazze di quattordici anni, con la maschera, si stavano allenando sotto la guida di Shaina.
-Quella è Shaina.- disse Rian a bassa voce vedendola.
-Cos’è, ti sei innamorato di lei?- aggiunse.
-Ma no, tonto! Vedi la ragazza con i capelli biondi?- gli chiese.
-Quella con i quattro segni ai lati della maschera? E quindi?-
-Si chiama Kayleigh, è la Bronze Saint della costellazione di Cassiopea. E’ di lei che mi sono innamorato.-
-Come si fa ad innamorarsi di una persona se non si ha mai visto il volto?-
-Zitto. Sei un moccioso e non puoi capire.- gridò inconsapevolmente Elijah.
-Sssshhhh!-
-Chi è là? Mostratevi.- intimò Shaina.
-Idiota!- bisbigliò Rian all’amico.
I due rimasero immobili e Shaina allora gridò:
-Thunder claw!-
Una scarica elettrica, non particolarmente forte, colpì i due facendoli urlare e costringendoli ad uscire allo scoperto.
-Rian, Elijah. Che ci fate qui? Ci stavate spiando?-
-No, Shaina. Non è come pensi. Lui mi ha detto che eri qui ed ero passato a salutarti. Mi sono nascosto per farti una sorpresa.- si affrettò a giustificarsi.
Elijah gli fu molto grato per non aver detto la verità.
-Mpf! Sei proprio un bambino. Non c’era bisogno di fare tutto questo.- disse Shaina.
-Hai ragione, scusami.-
-Ragazze, vi presento un mio amico. Si chiama Rian.-
Kayleigh e l’altra ragazza, che si chiamava Tallulah, si presentarono. La prima, come già detto, aveva capelli biondi lungo tutta la schiena, e un paio di ciocche le scendevano sul petto, e la sua maschera aveva un paio di lunghi segni viola su entrambe le guance. L’altra aveva capelli a caschetto blu e la maschera aveva due lunghi segni dorati che partivano da sotto gli occhi.
-Io sono Kayleigh, la Bronze Saint della costellazione di Cassiopea.-
-E io sono Tallulah, Bronze Saint della costellazione della chioma di Berenice.-
I due salutarono le ragazze. Elijah era molto felice di rivedere Kayleigh da così vicino, solo che lei non lo degnava di uno sguardo. Dopo una lunga chiacchierata, i due se ne andarono.
-Ti sono debitore Rian. Grazie per aver detto una bugia.- disse Elijah tutto rosso in volto.
L’amico gli sorrise e tornarono ognuno nel suo alloggio. Il giorno dopo tornò ad allenarsi con i suoi compagni e il suo maestro ed ebbe anche l’occasione di conoscere Shaka in persona che era venuto a trovare l’ex allievo. Si sorprese del fatto che stesse sempre con gli occhi chiusi benché, come gli spiegarono, non era affatto cieco. Una volta finito l’allenamento, Rian si allontanò. Jamina lo seguì e quando lo raggiunse lo prese sottobraccio facendolo sussultare e arrossire.
-Dove vai?- gli chiese.
-Ehm… ho bisogno di una biblioteca. Vorrei documentarmi sui cloth e le loro caratteristiche, se ne hanno.- le rispose.
-Ti ci porto io, vieni.-
Giunti alla biblioteca, trovarono una ragazza, che dava loro le spalle, intenta a mettere a posto dei libri. Aveva lunghissimi capelli argentati.
-Ciao, Yuuri.- disse Jamina.
Quando la ragazza si girò verso di loro, Rian comprese che si trattava di un’altra sacerdotessa guerriera perché portava la maschera. Era la Bronze Saint della costellazione del sestante, indossava una tunica scarlatta, agganciata da una spilla all’altezza della spalla destra e la sua maschera era decorata da una piccola stella dorata sulla fronte.
-Ciao, Jamina. Cosa posso fare per te?- le chiese la sacerdotessa.
-Non è per me, ma per Rian. Vorrebbe documentarsi sui cloth e le loro caratteristiche.-
La ragazza non perse tempo, prese un enorme volume e lo adagiò su una scrivania.
-Ecco qua. Qui c’è tutto quello che vuoi sapere sui cloth e anche sulle armature dei nemici della dea Atena.- disse.
-Ecco. Vorrei anche conoscere un po’ più di storia sui saints se non ti dispiace.- le disse Rian.
Yuuri, senza dire nulla, prese un altro libro, un po’ più piccolo dell’altro, e lo appoggiò accanto.
-Buona lettura.- disse tornando alle sue faccende.
-Ti lascio da solo a studiare.- disse Jamina a bassa voce.
-Grazie amica mia.-
Jamina sorrise e andò via. Rian lesse tutto quello che voleva sapere. Il libro che Yuuri gli aveva dato era davvero ricco d’illustrazioni e descrizioni dettagliate non solo sull’aspetto dei cloth, come andavano indossati, i nomi di chi li indossò in epoche passate e le loro caratteristiche, ma anche delle Surplice degli Specters di Hades, delle Scale dei Marine di Poseidon, le God Rod dei God Warriors di Asgard al servizio del dio Odino e le Adamas dei Giganti di Typhon. Si sorprese, tra le altre cose, nell’apprendere che i possessori di alcuni cloth, che sembrerebbero più indicati ad una donna, come i cloth delle allieve di Shaina, il cloth della costellazione di Andromeda, o quello della volpe, fossero quasi sempre stati indossati da maschi. Anche tra le Surplice di Hades ce n’era una molto femminile, ovvero quella della Mandragola, eppure i possessori erano tutti maschi. Dopodiché iniziò a leggere il mito dei saints. Fu un racconto avvincente. Capì che i saints esistevano da tempi immemori, che le loro armature furono forgiate da fabbri scelti dalla dea Atena stessa, che molti furono gli dei affrontati e sigillati sempre da Atena. Comprese inoltre che il sigillo non era duraturo, e qui Rian pensò che il potere della dea non fosse poi così grande, e che ogni volta lo spirito si reincarnava in un nuovo corpo proprio come lei. Infine, lesse una cosa che lo lasciò molto perplesso e che Shaina non gli aveva detto:
Se una donna vuole diventare saint, deve indossare una maschera per rinunciare per sempre alla sua femminilità e chiunque veda il suo volto senza di essa è un disonore grandissimo. Qualcosa di più deplorevole che vederla nuda. Quindi lei ha solo due scelte: uccidere colui che l’ha vista o amarlo.
-Che cavolata immensa!- disse Rian ad alta voce senza volere.
-E cosa esattamente?- chiese Yuuri sbucando dal nulla e facendolo sobbalzare.
-Voi sacerdotesse dovete uccidere o amare chi vi vede senza maschera… ripeto che è una cavolata assurda.-
-Avanti, piccolo saputello, dimmi il perché.-
-Tanto per cominciare voi siete i difensori della giustizia, no? Uccidere una persona per una cosa del genere non è affatto giustizia. Se vi avesse violentato, allora forse direi che ucciderlo potrebbe anche andare bene, ma per una banalità simile è un omicidio futile e per niente affatto giusto. Poi questo fatto che dovete amarlo… è assurdo il doppio. Da quando in qua ci si ama a comando? E se quella persona non ricambia il vostro amore o è uno sgorbio inguardabile?-
Yuuri rimase zitta per qualche secondo poi disse:
-Non sono discorsi che un bambino come te possa fare.-
-Ho undici anni ed è l’età giusta.- rispose seriamente Rian.
-Hai chiesto cosa farebbe una sacerdotessa se la persona non ricambia il suo amore o è uno sgorbio inguardabile? Semplice: è un motivo in più per ucciderlo.-
-Ah, bella prova. Bella dimostrazione di "giustizia". La dea Atena dovrebbe modificare questa regola cretina.-
-Stai parlando un po’ troppo, ragazzino e stai mancando di rispetto alla nostra dea.-
-Non le sto mancando di rispetto. Dico solo che dovrebbe iniziare ad aggiornarsi e cambiare qualcosa.-
-Ora basta. Hai avuto quello che volevi? Vai via ora.-
-D’accordo, ma non arrabbiarti. Io lo dico per il vostro bene. Sotto quelle maschere ci saranno sicuramente dei volti stupendi, ma purtroppo nessuno può godere della loro bellezza perché una stupida regola lo impedisce. Questo, da parte della dea della giustizia, non è affatto giusto a mio avviso.-
Detto questo, chiuse il piccolo libro del mito, se lo mise sotto braccio e se ne andò dopo aver rassicurato la ragazza che l’avrebbe riportato. Yuuri lo osservò chiudere la porta alle sue spalle e poi si tolse la maschera ripensando alle sue parole.
"Sotto quelle maschere ci saranno sicuramente dei volti stupendi, ma purtroppo nessuno può godere della loro bellezza perché una stupida regola lo impedisce. Questo, da parte della dea della giustizia, non è affatto giusto a mio avviso."
Tornato al suo alloggio, si mise sul letto a leggere. Ad un tratto, qualcuno bussò alla porta. Era Jamina.
-Ciao. Allora, com’è andato lo studio?-
-Benissimo. Quel libro è stato molto utile. Anche questo che ho in mano è notevole. Sapevi, ad esempio, che il cloth della fenice è in grado di rigenerarsi ogni volta che viene distrutto?-
-Me ne aveva accennato il maestro.-
Rian sorrise.
-Beh, vado a dormire. Domani ti allenerai ancora?-
-Certo. Il torneo è imminente.-
Così fece. I giorni passarono in fretta e finalmente il grande giorno arrivò. Nell’enorme arena c’erano, come spettatori, tanti soldati semplici e alcuni saint di tutte e tre le caste in abiti civili. Tra i Gold c’erano, oltre al grande sacerdote Saga che sedeva su un trono su una piattaforma accanto alla dea Atena, il fratello gemello di Saga Kanon, Shaka, Aiolia e suo fratello Aiolos, Milo e Camus. Tra i Silver, invece, c’erano: Shaina, Marin, Dhanesh, Constantine e suoi due compagni Khloe e Zenas. La prima era una ragazza dai capelli lunghi, che le coprivano tutta la schiena, di colore blu verde e la maschera bianca, mentre Zenas era un ragazzo di diciotto anni con lunghi capelli, che gli arrivavano alle spalle, castani scuri e gli occhi nocciola. Infine c’erano anche molti Bronze Saints tra cui Kayleigh e Tallulah e, non potevano di certo mancare, Jamina ed Elijah. Quest’ultimo si era messo vicino a Kayleigh, la quale non lo degnava di uno sguardo né gli diceva una parola nonostante lui cercava in tutti i modi di fare conversazione. Prima dell’inizio della gara, Saga e Saori, la ragazza greca di diciotto anni in cui la dea Atena si era reincarnata, augurarono a tutti buona fortuna. Rian provò molta antipatia per quella ragazza. Finito il "discorso", il torneo iniziò. I partecipanti erano una trentina di guerrieri. Rian sconfisse tutti quelli che lo sfidarono con molta facilità e alla fine rimasero solo lui e un ragazzo di vent’anni, ma i suoi muscoli lo facevano apparire più grande dell’età che aveva e aveva capelli a spazzola biondi.
-Ma guarda che nanerottolo mi è capitato come avversario. Così non ci sarà gusto.- disse vedendolo.
-Sei bravo a parlare, vediamo se lo sei altrettanto nel combattimento.- disse Rian.
-Smetti di fare lo spiritoso, "Pel di carota", o te ne pentirai.-
-Guarda, sto tremando di paura.-
Dhanesh era piuttosto preoccupato. Tanta presunzione non fa mai bene, ma porta solo guai.
Il guerriero attaccò caricando come un toro ma Rian lo scansò tranquillamente.
-Ma siamo al Santuario o alla Corrida?- disse ridendo.
Il guerriero allora fece un movimento velocissimo ma Rian, essendo stato allenato, lo vide perfettamente come se fosse al rallentatore. In questo modo gli permise di attaccare il suo avversario con un calcio alla pancia che lo costrinse ad inginocchiarsi.
-Arrenditi mister muscolo.- gli intimò Rian.
La sua presunzione, stavolta, fu punita. Era troppo vicino al suo avversario tanto che quest’ultimo ebbe l’opportunità di afferrarlo per il collo con le sue possenti mani. Fu una presa fortissima che fece mancare a Rian il respiro. Il guerriero senza nome, poi, lo scagliò lontano. Mentre era a terra tossiva e si massaggiava il collo senza riuscire ad alzarsi.
-Non fai più lo sbruffone, eh "Pel di carota"?- gli disse il guerriero avvicinandosi lentamente a lui.
Una volta vicino, gli diede un calcio su un fianco, lo prese tra le sue grosse braccia, lo sollevò in alto e lo buttò addosso a una parete come se fosse un vecchio giocattolo. Eppure, nonostante la botta, Rian si rialzò. A fatica, certo, ma si rialzò.
-Tenace per essere un microbo.- disse il guerriero.
Dopodiché si diresse verso di lui ad alta velocità e ci fu un rumore sordo seguito da un urlo di dolore. Il guerriero si teneva il naso, totalmente rotto, da un pugno di Rian.
-T…TU!-
-Stavolta sei tu a esserti avvicinato troppo.-
Il guerriero era davvero infuriato, ma si placò di colpo quando vide che il corpo di Rian fu avvolto da una luce verde mare. I saints presenti, e anche Saga e Saori, si alzarono tutti in sincrono.
-Il… il tuo cosmo non mi fa paura. Ti schiaccerò come la formica che sei.- disse il guerriero.
-Provaci!- lo sfidò Rian.
Non se lo fece ripetere due volte e tentò di attaccare, ma Rian lo sorprese prima con un doppio calcio volante in pieno volto, poi con una raffica di calci velocissimi. Il guerriero cadde a terra e ci fu un boato da parte della folla. Saori e Saga si alzarono e quest’ultimo portò lo scrigno con il cloth del cavallino davanti al vincitore.
-Complimenti per aver vinto. Eccoti il Bronze cloth del cavallino.- disse Saga.
-La ringrazio, sacerdote.- disse inchinandosi con rispetto.
Subito dopo giunse Saori che quando gli fu vicino gli sorrise.
-Sei stato in gamba. Bravo.- gli disse accarezzandogli i capelli.
Rian sentì in quella carezza il suo cosmo. Era immenso e molto caldo. Emanava lo stesso tepore di un abbraccio materno. L’antipatia provata all’inizio verso la giovane, scomparve all’istante.
-Tieni bene a mente una cosa!- lo avvertì la dea.
-Ora che hai il cloth non pensare di poterlo usare per i tuoi motivi personali. Devi usarlo solo per difendere la giustizia insieme a me. Se si verrà a sapere che hai fatto un uso improprio di questo cloth, sarai cercato da tutti i saint, non solo quelli del santuario ma anche quelli che si trovano nel mondo, e verrai ucciso.-
-Stia tranquilla, dea Atena.- disse Rian sempre con il capo chino.
La dea sorrise e se ne andò. Dhanesh, Shaina, Jamina ed Elijah andarono incontro al nuovo Bronze Saint della costellazione del cavallino.
-I miei più sinceri complimenti.- dissero tutti in coro.
-Grazie. Grazie a tutti.- disse Rian commosso.
Tornato nel suo alloggio con in spalla la Pandora Box, così vengono chiamati i contenitori dei cloth, e sistemata in un angolo, rimase per molto tempo a fissarla. La curiosità di aprire quello scrigno e vederne il contenuto era piuttosto forte, ma ripensando alle parole di Saori rabbrividì pensando soprattutto che tra quei saints che l’avrebbero ucciso ci poteva essere anche Jamina. Sorrise, però, quando pensò che in questo modo, ora, avrebbe potuto conoscere altri saints e vederli con il cloth indossato. Quella sera fu organizzata una festa in suo onore alla quale parteciparono molti saints, tra cui anche tutti i custodi delle dodici case. Rian fu molto felice di conoscerli tutti, peccato che nessuno aveva il cloth indossato ma pazienza. Tra i vari saints invitati c’erano anche Elijah, Jamina, Tallulah e Kayleigh. Quest’ultima, non riuscì a resistere alla confusione e si allontanò senza farsi vedere. Elijah, però, la vide e la seguì di nascosto. Quando fu abbastanza lontana fece un grosso sospiro di sollievo.
-Che pace, ora.- disse tra sé.
-Hai ragione. Troppa confusione. Qua si sta decisamente meglio.- disse Elijah mostrandosi.
-Tu? Come hai osato seguirmi? E perché sei così appiccicoso?-
Elijah rimase zitto per un attimo poi disse:
-Ho pensato… che avresti gradito compagnia.-
-No, neanche un po’. Sono venuta qui per stare in pace da sola.-
Elijah non riuscì a resistere e finalmente prese coraggio nel dichiararsi.
-Io…-
-Io cosa?-
-Cioè… tu… tu mi piaci. Mi sono innamorato di te!-
Kayleigh iniziò a ridere.
-Come puoi esserti innamorato di me se non hai mai visto il mio viso?-
-A questo c’è rimedio. Basta che togli la maschera.-
-Presuntuoso e sciocco. Conosci la regola!-
-Certo. Una sacerdotessa guerriera dovrà uccidere o amare chi la vede senza di essa. Allora mi basterà sopravvivere per essere amato da te.- le disse sorridendo.
-Sei proprio un imbecille. Credi davvero che io non sia in grado di ucciderti? Non ho la minima intenzione di amarti e ti ucciderò a tutti i costi. Mettitelo bene in testa!-
Elijah rimase pietrificato da quelle parole. Kayleigh se ne andò passandogli a fianco senza dire una parola. Quando lui rimase solo, non poté far altro che piangere lacrime amare. Dopo poco, una mano si poggiò sulla sua spalla. Era Tallulah.
-Ciao…- gli disse.
-C-ciao.- disse lui a fatica asciugandosi le lacrime.
-Ho… ho assistito a tutto.-
-…-
-Vuoi sfogarti un po’?-
Elijah acconsentì e si sedettero per terra.
-Avrei dovuto capirlo sin dall’inizio. Lei m’ignorava perché non provava nulla per me, ma io non ci badavo. E’ proprio vero che l’amore è cieco.- disse tirando fuori tutto il rospo enorme che aveva, mentre Tallulah lo ascoltava.
-Posso confessarti una cosa?- gli chiese quando finì di parlare.
-Dimmi.-
Prese un bel sospiro e disse:
-Io mi sono innamorata di te dalla prima volta che ti ho visto. Però non potevo dire nulla perché vedevo che avevi occhi solo per Kayleigh e questo mi faceva molto male. Ora che ho visto come ti ha trattato, ho pensato, a mio rischio e pericolo, di…-
Senza finire la frase, si tolse la maschera e lo guardò in faccia. Elijah rimase a bocca aperta per la sua bellezza. I suoi occhi erano celesti, un ottimo contrasto con i suoi capelli blu. Ripresosi dallo stupore, capì cosa significava quel gesto e si alzò di scatto mettendosi sulla difensiva. Tallulah gli sorrise.
-Non voglio ucciderti. Voglio amarti. Tu… tu mi vuoi, o ancora insegui una che non ti ama affatto?-
-…-
Senza dire nulla corse via, lasciando la ragazza da sola e imbambolata. Si rimise la maschera, s’inginocchiò a terra e pianse. Elijah non si era allontanato troppo, si arrestò di colpo, cominciò a pensare per qualche minuto e poi tornò indietro. Lei era ancora lì a piangere, la chiamò e quando lei si girò, lui l’abbracciò.
-Sì. Ti amo Taly. Ti amo.- le disse.
Tallulah sorrise per il simpatico diminutivo che le aveva appena dato e continuò a piangere, ma stavolta dalla gioia. Si risedettero a terra a guardare le stelle perché sapevano che quella sera ci sarebbe stata una pioggia di stelle cadenti. Quando arrivò, rimasero davvero incantati, si toccarono le mani in sincronia, si guardarono negli occhi, lei si tolse la maschera, s’abbracciarono e finalmente si diedero un bacio. Fecero una piccola passeggiata per poi tornare alla festa che era, ancora, in atto. Si fecero le 3:00 quando finì. Il giorno dopo, Rian, Jamina ed Elijah si ritrovarono a passeggiare e a chiacchierare tutti insieme.
-E così ti sei fidanzato, eh? Bravo. Sei più sveglio di quanto credessi.- lo scherniva Jamina.
-Beh, io il passo l’ho fatto. Voglio vedere quando ti deciderai tu!- ribatté lui.
Fortunatamente aveva la maschera e non poté vedere che era diventata tutta rossa.
-In effetti… però qualcuno che mi piace, in realtà, c’è.-
-E chi è?- chiesero i due ragazzi in coro.
-Oh, scordatevelo. E’ un segreto.-
Cercarono di farle confessare il nome, ma non ci riuscirono. Il resto della giornata la trascorsero ad allenarsi ancora. Alla sera, Rian volle ascoltare un po’ di musica dal suo lettore mp3. Stava per accenderlo, quando qualcuno bussò alla porta.
-Ciao.- disse Jamina.
-Ciao entra pure.-
-Grazie. Cosa fai?-
-Stavo accingendomi a sentire un po’ di musica.-
-Posso sentirla anch’io?-
-Certo. Perché no?-
E così ascoltarono un gruppo irlandese chiamato Young Dubliners. Quando fu l’ora di andare a dormire, si salutarono. Anche Elijah, quella sera, ricevette una visita gradita da parte della sua amata. Altri giorni passarono. Una mattina, Rian, dopo colazione, si ristese sul letto a leggere, Elijah aveva dormito in compagnia di Tallulah e dormivano ancora, Jamina era l’unica che si stava allenando e il loro maestro era seduto da qualche parte con le gambe incrociate in meditazione proprio come faceva Shaka. All’improvviso dovette interrompere la meditazione. Aveva avvertito un cosmo particolarmente potente e aggressivo.
-Chi sei? Mostrati.- chiese rimanendo immobile nella sua posizione e con gli occhi chiusi.
-Uh, uh, uh, uh! Vuoi davvero saperlo?- disse una voce.
-Sì!-
-Come vuoi.-
Il misterioso uomo si mostrò. Era incredibilmente magro, quasi ai livelli di Jamian del corvo, e indossava una strana armatura fatta d’ambra bianca. L’elmo aveva le fattezze di un teschio che gli copriva solo metà testa lasciando scoperta la bocca e il mento e i suoi occhi non si vedevano per quanto oscure erano le orbite vuote del teschio, il pettorale aveva la forma di una gabbia toracica e gli copriva tutto il torace, i bracciali non avevano una forma particolare, ma sembravano essere proprio su misura di un tipo magro come lui, e gli proteggevano la mano, il polso e l'avambraccio, andando dalle punte delle dita al gomito, e gli schinieri erano semplicemente ovali e allungati.
-Permettimi di presentarmi: sono Gutora di Skeleton, guerriero Demor al servizio di Sua Eccellenza Zoreg.-
-Il sigillo di Atena ha esaurito il suo potere alla fine…- disse Dhanesh.
Richiamò il suo cloth del pavone mentalmente e comparve dal nulla indossandosi automaticamente sul suo padrone.
-Che sforzo inutile. Tanto morirete tutti, insieme alla vostra schifosa dea.-
-Dimostralo.-
Gutora non se lo fece ripetere due volte e si mise in posizione d’attacco.
Rian e gli altri avvertirono il cosmo aggressivo di Gutora quindi entrarono in azione. Per la prima volta, Rian aprì la Pandora’s Box e poté vedere il suo cloth. La forma del totem non era molto diversa da quella di Pegaso o l’unicorno. Cambiavano giusto le dimensioni, era un po’ più piccolo, adatto ad un bambino della sua età, e il colore che era verde mare. L’elmo era, proprio come detto, identico a quello dell’unicorno o Pegaso, ovvero, un casco che copriva per intero la nuca, il cranio, la fronte e le tempie, arrivando fino ai bordi della mascella ma lasciando del tutto scoperto il viso e il mento. Corrispondeva in pratica alla testa del cavallino nel totem, con gli occhi blu sul cranio, il muso che si estendeva oltre la fronte del saint e la criniera che andava oltre la nuca. I coprispalla, verde acqua con bordo blu, erano concavi ed orizzontali. Si estendevano verso fuori partendo dalla base del collo e superavano di qualche centimetro l'articolazione del braccio. Proprio come il cloth di Pegaso insomma. Il pettorale era un pezzo molto semplice, una piastra metallica che avvolgeva il torace e la schiena, passando lungo i fianchi e sotto le ascelle. I bracciali avevano una forma ovale allungata, che gli permettevano di coprire sia la parte superiore sia i lati delle braccia. Si estendevano fino a poco oltre il gomito da un lato, e fino a metà delle dita dall'altro. La parte che copriva la mano era rigida sul dorso e flessibile sul palmo ed in corrispondenza delle varie articolazioni delle dita, in modo da permettere di serrare a pugno. Le nocche erano ulteriormente rinforzate. Un altro snodo si trovava all'altezza del polso, e permetteva di articolare quest'ultimo al meglio. Aveva una cintura semplice, senza particolari decorazioni ed infine le ginocchiere erano semplicemente cilindri a forma rettangolare e gli schinieri coprivano per intero la gamba, dalla punta del piede fino al ginocchio, sia davanti che dietro. Lo stesso piede era coperto anche sotto la pianta, alla caviglia e al tallone. Lo indossò in fretta e corse in aiuto del maestro.
-Assaggia il mio colpo, saint di Atena. Deadly Violence!-
Un enorme globo d’energia fuoriuscì dalla sua mano in direzione di Dhanesh il quale, senza muovere un muscolo disse:
-Khan!-
Il colpo raggiunse l’obiettivo provocando un’esplosione terribile. Gutora rideva come un matto.
-Ah, ah, ah, ah. Si è fatto colpire come uno scemo!-
Smise di ridere di colpo quando s’accorse che, appena tutta la polvere sollevata era sparita, trovò il corpo del suo avversario avvolto in una barriera.
-Lode al mio maestro Shaka che mi ha insegnato la sua tecnica difensiva.- disse Dhanesh.
-Maled…-
Non finì di parlare perché Dhanesh si avvicinò a lui con uno scatto fulmineo e gli disse:
-Impara a volare: Peacock Flap!-
Gutora fu avvolto da un tornado che lo fece volare in cielo. Dopo cinque secondi ricadde ai piedi del silver saint come un proiettile.
-Ma… maledetto.- disse alzandosi a fatica.
-Ne vuoi ancora?-
Gutora sorrise.
-Deadly Violence!-
E ci fu un’altra esplosione con nuvolone di polvere al seguito.
-Stavolta t’ho colto di sorpresa. Non puoi esserti protetto di nuovo con quella barriera.-
-Pfui! Su un saint non funziona un colpo che ha già visto una volta. Fatti un altro giro. Peacock Flap!- disse dietro di lui.
La scena si ripeté. Gutora si rialzò di nuovo malconcio ma vivo.
-Non puoi battermi con un colpo simile. Ho la protezione della Barham, io.-
-La Barham è l’armatura d’ambra di voi Demor, giusto?-
-Esattamente eh, eh, eh!-
Rian finalmente arrivò.
-Ma… maestro Dhanesh.-
Quest’ultimo si girò verso l’allievo e gli ordinò di tornare indietro. Bastò quell’attimo di distrazione per permettere a Gutora di attaccarlo con un forte pugno che, però, fu parato subito.
-Ci hai provato.- disse il silver saint scagliandolo lontano con un’onda spirituale.
Quando si rialzò, spiccò un salto e lanciò il suo colpo ma questa volta era diretto al piccolo Rian. Fu allora che Dhanesh tentò di difendere l’allievo, ma non ci riuscì. Poté solo vedere l’onda del Deadly Violence colpire in pieno il suo allievo al petto, provocargli una crepa al pettorale, spingerlo un po’ all’indietro e farlo svenire. Non era potente come le prime volte per fortuna. Corse verso di lui per sincerarsi delle sue condizioni.
-Preoccupati di te stesso, scemo!- gridò il Demor, quando tornò a terra, lanciando di nuovo l’attacco verso Dhanesh.
Lui, in tutta tranquillità, ricreò la barriera che coprì anche il suo allievo e quando tutto finì giunse le mani, il suo corpo s’illuminò di verde, sollevò le braccia al cielo e le allargò lentamente formando numerose sfere disponendole in cerchio. Si poté intravedere in quel gesto, alle sue spalle, la ruota del pavone.
-Sparisci demone immondo… Peacock Tail!-
-Sarai tu a sparire.- disse Gutora correndo verso di lui.
Le sfere si scagliarono contro il Demor che le prese in pieno senza reagire. Gutora morì all’istante, mentre la sua Barham fu distrutta completamente. Dhanesh aveva concentrato tutta la sua forza in quel colpo, per questo che era riuscito a distruggere l’armatura nemica. A battaglia finita si avvicinò al suo piccolo allievo per risvegliarlo, ma si dovette arrestare di colpo avvertendo un cosmo molto più potente e aggressivo di quello di Skeleton.
-Gutora è sempre stato il più debole tra noi, ma ora dovrai vedertela con me e ti assicuro che non potrai vincere.- disse una voce cavernosa.
Dhanesh si voltò verso l’uomo. Era alto due metri, muscoloso, indossava una folta pelliccia rossa che gli copriva tutto il corpo, e aveva capelli castani a spazzola e occhi neri come la notte. A ben guardare, però, si capì che non era affatto una pelliccia, ma era una Barham ed era curioso che la sua testa non avesse alcuna protezione. Dhanesh non disse nulla nascondendo abilmente la sua inquietudine come gli aveva insegnato Shaka.
-Io sono Jugol di Wild Beast, braccio destro di Zoreg.- si presentò mostrando i suoi artigli.
-Oh, hanno fatto scomodare già il braccio destro?- disse Dhanesh sarcastico.
-Ho seguito Gutora perché avevo l’impressione che non avrebbe vinto affatto. Era meglio se Sua Eccellenza dava l’ordine a me direttamente e così son partito senza dire nulla.-
-Bella dimostrazione di fedeltà.-
A quelle parole, Jugol sorrise e, con uno scatto fulmineo, afferrò per il collo Dhanesh senza che potesse accorgersene o reagire. La stretta del Demor era incredibilmente forte lasciando il silver saint senza fiato. La vista si stava offuscando e, con le poche energie residue che aveva, tentò una mossa disperata: appoggiò le sue mani sui bracciali rossi del suo avversario e con tutta le sue forze, e invocando l’aiuto del suo maestro, li strinse forte distruggendoli.
-Ah. Brutto figlio di…-
Un’ultima, forte stretta al collo e Dhanesh cadde a terra privo di vita. Rian si era ripreso proprio in quel momento assistendo, impotente, alla morte di colui che lo aveva aiutato a diventare un saint.
-Ma… ma… MAESTROOOOO!- gridò il ragazzino con le lacrime agli occhi.
-Tranquillo, moccioso. Adesso vi rincontrerete all’altro mondo.- disse Jugol.
-Fermo!- disse una voce telepaticamente.
-Oh, Sua Eccellenza…-
-Chi ti ha ordinato di andare ad attaccare il Santuario?-
-Ma signore, Gutora ha fallito.-
-Ho sentito bene il suo cosmo spegnersi, ma tu non hai ricevuto alcun ordine da parte mia. Torna indietro se non vuoi subire la mia collera.-
-S-sì, eccellenza.-
Prima di volare via come una cometa, guardò Rian negli occhi e gli disse:
-Alla prossima, moccioso.-
Jamina, Elijah, Tallulah, Kayleigh, Shaina e altri due silver saints giunsero in soccorso. Rian si riprese nel suo letto spalancando gli occhi e urlando. Jamina, Elijah e Shaina gli erano vicini.
-Non agitarti.- gli disse Jamina accarezzandogli il viso dolcemente.
-Il maestro… dov’è il maestro?- le chiese.
I due ragazzi abbassarono il volto e non poterono fare a meno di piangere. Rian aveva fatto quella domanda sperando che quello cui aveva assistito fosse solo un incubo, ma purtroppo non era così. Un’altra prova inconfutabile era che indossava il suo cloth e aveva una profonda crepa sul pettorale. A quel punto non poté fare a meno di piangere. Asterion, silver saint dei cani da caccia, entrò nella casa per avvertire tutti di riunirsi al tredicesimo palazzo. Una volta giunti si ritrovarono riuniti tutti i saints, che si trovavano al Santuario in quel momento, in un enorme sala. Saori fece zittire tutti prendendo la parola.
-Il mio sigillo ha perso efficacia liberando Zoreg e i suoi Demor. Non avrà pace finché non avrà ucciso tutti voi e me prima di conquistare la terra. Non sappiamo quando riattaccherà, ma sicuramente attaccherà presto. Ha ucciso tutti i saints che si trovavano in varie parti del mondo e ora può concentrarsi qui, al Santuario.-
-Chi è questo Zoreg? Qual è il suo scopo?- la interruppe Rian.
Shaina gli diede uno schiaffetto in testa per la sua insolenza.
-Lascia stare Shaina. Capisco la sua rabbia. Zoreg è un demone nato dal sangue di molti mostri mitologici, ovvero, Echidna, Idra, Chimera, Cerbero e la Sfinge. Nei tempi antichi, io lo affrontai insieme ai miei saints, perché anche lui voleva soggiogare la terra, e distruggemmo completamente il suo corpo. Stranamente, però, il suo spirito sopravvisse e, dopo aver preso controllo di uno dei fabbri addetti alle armature dei guerrieri degli dei, si costruì un’armatura fatta di ambra, detta Barham, così da usare come suo nuovo corpo e ne creò altre per coloro che gli avrebbero giurato fedeltà. Una volta formato il suo esercito attaccò nuovamente e alla fine lo sigillai come tanti altri.-
-Quindi Zoreg è solo un’armatura vivente al cui interno si trova il suo spirito? E come mai non è stato messo nell’elenco dei tuoi nemici nel libro che mi è stato dato?- chiese Rian.
-La risposta alla prima domanda è sì, ma per quanto riguarda la seconda… evidentemente Yuuri ti ha dato una vecchia edizione dove per sbaglio non era stato incluso.-
-Capisco…-
-Comunque, dobbiamo stare in guardia. Lui non avrà pace finché non avrà ucciso tutti voi. Ha del rancore su di voi perché avete contribuito alla distruzione del suo corpo e non avrà pace finché non vi ucciderà tutti e alla fine affronterà me.-
"E’ per questo che il maestro è stato ucciso…" pensò Rian.
Senza dire una parola, lasciò la sala nonostante la riunione non fosse ancora finita. Jamina tentò di seguirlo, ma le intimarono di lasciarlo da solo. Più tardi, Dhanesh fu sepolto nel cimitero dei saints. Tra gli allievi, gli amici e i colleghi, c’era Shaka. Rian lo vide per la prima volta con gli occhi aperti dai quali gli scendevano le lacrime. Capì che, nonostante non fosse più suo allievo, gli voleva molto bene. Quando la cerimonia finì, iniziò a piovere. Rian rimase da solo sotto la pioggia ad osservare quella fredda lapide sulla quale c’era scritto semplicemente: Dhanesh Silver Saint. Non c’era scritta la costellazione, o almeno, non sempre veniva fatto. Rian la accarezzò piangendo un’ultima volta e promettendo a se stesso che avrebbe avuto la sua vendetta. Mentre faceva ritorno verso casa, trovò Jamina ad aspettarlo.
-Ciao… cosa c’è?- le chiese.
-Posso farti compagnia?-
-Vorrei stare da solo.-
-Ti prego cerca di reagire…-
-Come faccio? E’ stata solo colpa mia se il maestro è morto. Io ero lì e non ho saputo aiutarlo, capisci? Non merito di essere un saint.- disse piangendo.
A quel punto Jamina lo abbracciò.
-Non dire così.- gli disse.
I due si strinsero forte senza dire nulla. Lasciarono che furono le lacrime e le urla a parlare per loro. Una volta calmati, Jamina lo accarezzò e se andò. Prima di entrare in casa, Rian disse:
-Sai, quella maschera è davvero insopportabile. Non posso neanche darti un piccolo bacio sulla guancia o sulla fronte.-
Sorrise ed entrò in casa. Anche Jamina sorrise e disse a bassa voce:
-O sulla bocca…-
Il giorno dopo ci fu un nuovo attacco al Santuario. Ad essere presi di mira dal Demor, stavolta, furono alcuni bronze saints. Si trattava del saint della costellazione tucano, della costellazione del dorado, della mensa e del reticolo. Erano stati feriti tutti mortalmente e il loro avversario si stava preparando a finirli quando si vide apparire davanti un piccolo fuoco fatuo che cominciò ad ingrandirsi mostrando Babel, il Silver Saint della costellazione del centauro. Dopo aver aiutato i suoi colleghi a rialzarsi disse loro di andare via e così fecero.
-Ora te la vedrai con me. E ti assicuro che non mi farò stendere con facilità.- disse.
-Tsk. Sai con chi stai parlando?- chiese il Demor.
-No.-
-Con Jizar di Hell Beetle. Sei pronto alla lotta, o meglio, alla sconfitta?-
-Ma guarda. Di solito voi insetti avete il vizio di essere attratti dalle luci delle fiamme. Coincidenza?- lo schernì Babel.
-Adesso frenerò quella tua linguaccia schifosa per sempre.-
-Vieni!-
Jizar di Hell Beetle era un grosso guerriero, la sua Barham era di colore blu scuro, il suo elmo ricopriva tutta la testa, la bocca era coperta da una maschera composta da placche, e sulla fronte spuntava il corno dello scarabeo. I coprispalla erano ovali, bombati ed inclinati di circa 45°, il pettorale era un pezzo particolarmente massiccio che copriva tutto il torace e la schiena dal quale spuntavano in evidenza due enormi pezzi che costituivano le ali dell’insetto, i bracciali erano cilindrici come molti altri e gli schinieri coprivano tutta la gamba e i pezzi che coprivano le rotule avevano forma rettangolare.
-Prendi questo. Beetle Horn.-
Il corno dello scarabeo s’illuminò e da esso uscì un raggio giallo che colpì Babel in pieno buttandolo a terra.
-Che c’è? Non fai più il gradasso?-
Babel gli lanciò contro due sfere di fuoco che il Demor evitò spiccando un balzo, le placche dietro la schiena si alzarono facendo fuoriuscire due ali e rimase a guardarlo dall’alto.
-Scusa… ti ho deluso?-
Babel sorrise, il suo corpo fu avvolto da fiamme e spiccò un salto velocissimo che sembrava un proiettile di fuoco. Jizar si scansò, ma una delle sue ali fu colpita distruggendosi con facilità costringendolo ad atterrare.
-Ti è piaciuto quest’attacco? Dovrò trovargli un nome prima o poi.-
Lui non disse nulla, gli si avvicinò con uno scatto fulmineo e gli diede un forte pugno in pancia costringendolo a piegarsi seguito poi da una botta sulla schiena che lo fece cadere a terra.
-Ironico vero? Sono un insetto, ma quello che si sta facendo schiacciare sei tu. Non io.- disse premendo il piede sulla sua testa.
Concentrandosi, Babel bruciò il suo cosmo e le fiamme lo riavvolsero bruciando il piede del suo avversario costringendolo a fare un buffo balletto.
-Dannato... Beetle Horn.-
Lanciò un altro raggio contro il suo avversario che, però, lo evitò con un salto e gli andò dietro.
-Hai già usato il tuo colpo. Una seconda volta non funziona più.- disse Babel.
Jizar spiccò un salto, ma non ricordandosi di avere un’ala in meno, cadde a terra come una pera cotta.
-Ah, ah, ah, ah. Che imbranato.- rideva Babel.
Sentendosi molto offeso, Jizar corse verso il suo avversario con un braccio teso e lo colpì con esso buttandolo a terra.
-Ora ti ammazzo.- gli disse.
Babel si rialzò e cominciò ad estendere il suo cosmo al massimo livello. Sembrava una torcia umana. Il Demor rimase come soggiogato.
-Fotia Roufihtra!-
Il vortice di fiamma, questo era il significato dal greco del colpo di Babel, colpì Jizar in pieno riducendo in cenere il suo corpo e la sua Barham. A battaglia finita, Babel svenne per il troppo sforzo. L’attacco di Jizar non era isolato. Altri Demor erano arrivati al Santuario insieme a lui. A essere prese di mira, furono le allieve di Shaina che, essendo il Santuario sotto attacco e in stato d’allarme, indossavano i rispettivi cloth. Il cloth di Cassiopea di Kayleigh era di colore blu, l'elmo era a diadema, e consisteva sostanzialmente di un anello metallico che proteggeva la testa sulla fronte, le tempie e la nuca, in modo da seguire la circonferenza del cranio. Alto pochi centimetri, si allargava leggermente sulle tempie, formando due piccoli cerchi argentati, che si estendevano in egual misura verso l'alto e verso il basso. Al centro del diadema c'era una placca blu a forma di croce, formata da due aculei conici a V. I coprispalla avevano una bizzarra forma poligonale, squadrata ed appuntita, concavi in modo da circondare meglio la spalla, e leggermente obliqui verso il basso, con il bordo superiore squadrato e quello inferiore che si allarga verso l'esterno, terminando in tre punte. Il blocco centrale proteggeva integralmente la schiena e il torace, andando dalla base del collo fino al bacino, dove formava una piccola cintura. Corrispondeva al torso di Cassiopea e di conseguenza aveva fattezze palesemente femminili, con le piastre centrali del pettorale convesse a rappresentare il seno, prima di restringersi lungo i fianchi e l'addome. Alla base del collo formava un piccolo collare, largo in avanti. I bracciali erano identici tra loro e avevano una forma ovale allungata, che permettevano di coprire sia la parte superiore sia parte dei lati delle braccia, terminando in un piccolo prolungamento a forma di cresta, che proteggeva il gomito quando si stendeva il braccio. Sul lato interno dell'avambraccio, all'altezza del polso e del gomito, c’erano le due fasce metalliche che tengono il pezzo fermo, e che componevano l'unica difesa per questa zona, dal momento che, mani a parte, entrambi i bracciali coprivano solo la parte superiore del braccio, ma lasciavano del tutto scoperta quella inferiore. La protezione per la mano arrivava fino a metà delle dita, era rigida sul dorso e flessibile sul palmo ed in corrispondenza delle varie articolazioni, in modo da permettere di serrare a pugno. Le nocche erano ulteriormente rinforzate. Un altro snodo si trovava all'altezza del polso, e permetteva di articolare quest'ultimo come si doveva. Le ginocchiere erano in realtà dei veri e propri copricoscia, che partivano dal ginocchio e salivano, nel loro punto più alto, fin quasi al bacino. Avevano una forma un po’ strana e asimmetrica, per certi versi simile a quella dei coprispalla, perché, dopo aver circondato la base della coscia in modo piuttosto uniforme avvolgendola su tutti e quattro i lati, si allargavano verso l'esterno, un po’ come un vaso. Infine gli schinieri erano esattamente come quelli di altri saints. Anche il cloth della chioma di Berenice aveva il blocco centrale di fattezze femminili, dato che rappresentava il torso della stessa Berenice, l’elmo era a diadema con, nel centro, una placca dorata a forma di rombo che era attaccata al centro della fronte e formata da due aculei conici a V sempre dorati. I coprispalle avevano una forma strana, difficile da descrivere, mentre i bracciali avevano una forma ovale allungata, che gli permetteva di coprire sia la parte superiore sia i lati delle braccia, si estendevano fino a poco oltre il gomito da un lato, e fino a metà delle dita dall'altro. Le ginocchiere erano piccole e ovali mentre gli schinieri erano uguali a quasi tutti gli altri. Infine il colore del cloth era verde acqua.
-Chi siete voi due? Immagino siate Demor, giusto?- chiese Kayleigh ai due guerrieri.
-Esattamente ragazzina. Io sono Vyrok Di Scarlet Spider.- rispose il primo.
-Io invece sono Dogrez Di Mantis- disse l’altro.
La Barham di Vyrok era, appunto, scarlatta. L'elmo, rosso con gli occhi tondi color gialli, era a diadema, anche se copriva molto di più della maggior parte di pezzi di questo tipo. Rappresentava la testa del ragno, il cui muso, occhi e due piccole zanne proteggevano la fronte e parte del cranio. Il pettorale proteggeva integralmente la schiena e il torace, praticamente come quello delle due saint che aveva davanti, i coprispalla erano leggermente rialzati al centro, in modo da sembrare bombati e convessi piuttosto che orizzontali, i bracciali erano ovali e proteggevano interamente tutto il braccio. Stessa cosa valeva per gli schinieri. Un’ultima particolarità della sua Barham era che dietro la schiena fuoriuscivano sei lunghe falci. I suoi occhi e i capelli erano rispettivamente castani e neri. Dogrez, invece, aveva una Barham verde. L’elmo era a maschera e ricordava quello della surplice di Papillon perché rappresentava la testa della mantide. I coprispalla erano sostanzialmente piastre triangolari concave, poggiate orizzontalmente sulla spalla, il pettorale era come quello del collega e anche i bracciali e gli schinieri erano uguali. Nella parte superiore dei bracciali, potevano fuoriuscire a scatto delle lame affilate quando ne aveva bisogno e, infatti, le tirò fuori per combattere. I suoi occhi erano blu e i suoi capelli erano grigi.
-Fatti sotto mocciosa.- disse Vyrok alla giovane Kayleigh.
-Non me lo faccio dire due volte.- disse lei.
Cominciò ad attaccarlo con un calcio volante che lui, prontamente, scansò.
-Tutto qui?-
Allora usò l’alta velocità sorprendendolo con un montante violento e deciso che lo fece volare in alto. Appena tornò con i piedi per terra si massaggiò il mento. Poi sorrise e le sue falci si allungarono perforando con facilità i bracciali e gli schinieri ferendola e sollevandola in aria.
-Uh, uh,uh, uh!- rise soddisfatto.
-Che ti ridi, schifoso?- gridò Kayleigh.
Lui sorrise e disse:
-Scarlet Fangs!-
Due piccoli raggi scarlatti a forma triangolare, lanciati dal dito indice e medio, colpirono la ragazza al petto. Si formarono due buchi sul cloth, come se fossero stati provocati da due freccie, raggiungendo la carne. Kayleigh non poté far altro che gridare di dolore. Nel frattempo, Tallulah combatteva contro l’altro Demor. Evitò con estrema facilità ogni attacco delle sue lame e, stanca di questo giochino, lo sorprese intonando un canto melodioso che lo costrinse a tapparsi le orecchie. Tra l’altro anche Vyrok fu costretto a lasciare Kayleigh la quale, anche lei, fu costretta a tapparsi le orecchie. Quel colpo era conosciuto come Berenice’s Carol. Dogrez si sentì mancare e dovette intervenire. Lanciò un’onda energetica viola a forma di boomerang da una sua lama, che colpì Tallulah in pieno sbattendola a terra. Dopodiché spiccò un poderoso salto pronto ad infilzare la ragazza. Rimase senza fiato quando sbatté contro qualcosa d’invisibile.
-Che diavolo… una barriera?- si chiese quando vide comparire una barriera a forma piramidale.
-Sì. La Pyramid Barrier.- disse una voce.
Era Elijah con indosso il candido cloth del triangolo australe. Aveva un diadema simile a quello di Kayleigh e Tallulah, ma si allargava leggermente sulle tempie, formando due piccoli triangoli argentati, che si estendevano in egual misura verso l'alto e verso il basso, e la placca sulla fronte era di forma triangolare. Il pettorale era la classica piastra metallica che proteggeva torace e schiena, i coprispalla erano ovali e bombati, bianchi e con i bordi a tinte viola. I bracciali erano cilindrici, le ginocchiere erano ovali, e coprivano interamente la rotula e gli schinieri erano i soliti.
-Ora sono io il tuo avversario.- gli disse.
Non aveva fatto in tempo a dirlo, che sei onde energetiche a boomerang lo colpirono sorprendendolo. Si era parato con le braccia, ma le botte lo avevano fatto cadere a terra.
-Che impiccione, vero?- disse Vyrok al collega.
-Già. Grazie. Ora gli taglierò la testa con le mie amate Mantis Blades.-
Intanto Kayleigh si era ripresa e riattaccò il suo avversario di sorpresa. Anche Tallulah si era ripresa e vedendo che il suo amato era in pericolo, distrusse la barriera con il suo canto.
-Dannata mocciosa.- dissero entrambi i Demor ad entrambe le ragazze.
Dogres si avvicinò velocemente alla sua avversaria, ma lei non fece una piega. Ad un tratto il braccio destro di Dogres si staccò come se fosse stato tranciato da una lama affilata. Le sue urla di dolore erano indescrivibili.
-Come… come hai fatto?- le chiese.
Tallulah gli mostrò dei fili argentati che fuoriuscivano dalle sue mani.
-Questi sono i Silver Strands. E ora… muori!-
Detto questo, legò il corpo del suo avversario, i fili penetrarono nella Barham e nella carne e, in poco tempo, fu fatto a pezzi. Sconfitto l’avversario, Tallulah s’avvicinò ad Elijah per vedere se stava bene. Ma proprio in quel momento sentì delle terribili fitte alla schiena. Vyrok l’aveva colpita con le tutte le sue falci, mentre continuava a combattere con Kayleigh la quale, vedendo quel gesto vigliacco, bruciò il suo cosmo come non aveva mai fatto prima, dietro le sue spalle comparve la figura di Cassiopea e lanciò il suo colpo più potente contro il suo nemico.
-Aster Of Light!-
Vyrok fu colpito in pieno e la sua Barham andò in frantumi. Prima di spirare disse, ridendo, alla sua avversaria:
-Non credere di essere sopravvissuta. Le mie Scarlet Fangs ti porteranno all’inferno con me.-
Kayleigh non ci badò e corse subito dalla sua amica. Tallulah era tra le braccia di Elijah, che si era ripreso proprio nel momento in cui fu colpita, che piangeva disperatamente consapevole che sarebbe finita male. Kayleigh gli proibì di dire assurdità simili e di cercare di curarla. Elijah eseguì l’ordine senza dire altro. Quando fu lontano, Kayleigh respirava a fatica e sudava. Le sembrava che quella maschera che portava da tanto tempo, la stava soffocando e se la tolse. Aveva davvero un volto bellissimo e i suoi occhi erano viola, ma purtroppo non c’era nessuno a vedere quello spettacolo. L’essersi smascherata, purtroppo, non cambiò nulla. In quel momento arrivò Shaina.
-Kayleigh.-
-M… maestra Shaina. Ha visto? Ho sconfitto… il Demor.-
-Sono fiera di voi ragazze.-
Questo complimento la fece sorridere e poi cadde a terra.
-K-Kayleigh? Kayleigh!- gridò invano la sacerdotessa.
Le Scarlet Fangs di Vyrok erano onde energetiche velenose, ecco spiegato perché Kayleigh cominciò a sentirsi male per poi spirare davanti a Shaina. L’attacco dei Demor, comunque, non era finito certo lì. Un altro saint fu sfidato. Era Tramy della freccia. Il suo avversario era un altro Demor insetto, ovvero, Crona di Hornet. Aveva un elmo a casco che gli copriva tutta la testa e rappresentava la testa del calabrone, la bocca era coperta da una maschera a placche, lasciando intravedere solo gli occhi verdi, il pettorale era a strisce gialle e nere e proteggeva integralmente la schiena, dietro alla quale spuntavano due enormi ali da insetto, ed il torace, i coprispalla erano placche viola triangolari leggermente bombate, i bracciali erano cilindrici, sempre gialli e neri, e su quello sinistro fuoriusciva un piccolo aculeo, che ricordava moltissimo il pungiglione dello Scale di Scilla. Di stesso colore erano gli schinieri e avevano piccoli pezzi ovali blu che coprivano le rotule.
-Quindi sei tu il mio avversario. Quanto odio gli insetti.- disse Tramy.
-Allora ti uccido subito così non avrai altri pensieri.-
Le ali di Crona iniziarono a battere freneticamente e spiccò il volo.
-Prendi: Lethal Sting.-
Dall’aculeo sul braccio sinistro, uscì un piccolissimo raggio viola che colpì Tramy alla gamba, provocando un minuscolo foro al cloth, facendolo strillare di dolore.
-Ma… maledetto. Dovresti essere accusato di plagio. Il tuo colpo è identico allo Scarlet Needle di Milo, Gold Saint dello scorpione.- disse Tramy sofferente.
-Da quel che so, però, quell’imbecille deve lanciarne quindici di aculei per ammazzare un nemico. A me invece basta un colpo.-
-Davvero? E allora come mai sono ancora vivo?-
-Perché ti ho sottovalutato. Non ti facevo così resistente. Rimedierò. Hornet Swarm!-
Uno sciame di calabroni energetici si diressero verso il silver saint, il quale, non rimase certo a guardare.
-Phantom Arrows.-
I due colpi si scontrarono provocando piccole esplosioni.
-Perché questa resistenza inutile? Fatti ammazzare docilmente.- disse Crona.
-Ma fottiti!- rispose Tramy lanciandogli contro altre Phantom Arrows. Il Demor, con minimo sforzo, le parò tutte con una mano.
-Vediamo come te la cavi ora… Hornet Swarm!-
Questa volta non erano calabroni energetici ma veri e vivi. A quel punto, Tramy utilizzò anche lui frecce vere contro quei miseri insetti.
-Hunting Arrow Express!-
-Maledetto!- esclamò Crona.
Riutilizzò allora il Lethal Sting ma Tramy lo evitò e con un balzo si mise dietro al nemico, e lo bombardò con le sue frecce energetiche. Non era riuscito a fargli chissà cosa, ma in compenso lo aveva buttato a terra.
-Io non so volare, quindi anche tu resti a terra.- gli disse.
-Che fai? Detti legge? Ma per favore!-
Il Demor spiccò di nuovo il volo. Tramy, allora, bruciò il suo cosmo e lanciò una sola, grandissima freccia color porpora, verso Crona che tentò di respingere con il raggio del pungiglione alla massima potenza, ma senza successo. Fu investito in pieno e il suo corpo, ormai privo della Barham in frantumi, cadde a terra in un tonfo sordo. Jamian del corvo e Capella dell’auriga erano stati attaccati e stavano per essere uccisi da un altro Demor.
-Addio, luridi servi di Atena.- disse.
Stava per attaccare, quando avvertì un cosmo sopra la sua testa:
-Las Argool Gorgonio!-
E fu colpito da un calcio in pieno volto.
-Ci penso io ragazzi.- disse Argor di Perseo.
-Stai attento, Argor. Quello è pericoloso.- gli disse il simpatico Jamian.
-Anch’io lo sono.- lo rassicurò con un sorriso.
-Farai la loro stessa fine invece. Conoscerai il potere di Krotalo di Monitor.-
La Barham di questo Demor era verde smeraldo. L’elmo copriva la testa lasciando libera solo la faccia. Rappresentava la testa con la bocca aperta di un varano, il pettorale proteggeva integralmente la schiena e il torace, i coprispalla erano ovali e bombati, i bracciali erano cilindrici e gli schinieri proteggevano tutta la gamba. I suoi occhi erano neri.
-Anche tu conoscerai il potere di medusa.- disse Argor.
Stava per prendere lo scudo dietro la sua schiena, ma il suo nemico lo sorprese, in un gesto fulmineo, con un pugno in pancia seguito da un calcio in pieno mento. Quando il saint cadde a terra, al Demor crebbero le unghie dalle quali fece uscire terribili scosse elettriche. Argor gridava di dolore, eppure ebbe la forza di rialzarsi.
-Che coraggio.- disse Krotalo.
Argor spiccò un salto cercando di colpirlo di nuovo con il Las Argool Gorgonio, ma il Demor parò il calcio con la mano, gli afferrò il piede e lo sbatté a terra con violenza.
-Lo ammetto, mi hai sorpreso. Permettimi di farti un regalo per dimostrarti di quanto sono rimasto affascinato da te.-
Si mise in posizione e gridò:
-Monitor Eyes!-
Lanciò due globi energetici gialli dalle mani. Ad essere colpito, però, non fu Argor ma Capella e Jamian che si erano messi davanti a lui prendendosi il colpo al suo posto. I loro sacri cloth fecero una brutta fine, ma loro riuscirono, bene o male, a sopravvivere.
Argor rimase sconvolto.
-Stupidi! Perché l’avete fatto?- chiese loro.
-Perché siamo compagni, no?- risposero entrambi.
-Il vostro senso di amicizia, onore, e giustizia è ammirevole e altrettanto vomitevole.- disse Krotalo.
Argor s’infuriò come non mai e stava per prendere lo scudo, ma dovette scansare un altro attacco dei Monitor Eyes.
-Hai già usato questo colpo. Un errore fatale per te. Las Argool Gorgonio!-
E il Demor si riprese un bel calcio che lo stese di nuovo. Questo gli permise, finalmente, di prendere il suo scudo.
Quando Krotalo si rialzò vide gli occhi della medusa, fu investito da una luce verde e pian piano si pietrificò.
-Che brutta statua. Non la metterei neanche in un museo.-
E con un pugno la distrusse. L’ultimo saint, a essere attaccato, fu Asterion. Il suo avversario si chiamava Rook di Jackal. Aveva una Barham grigia protettiva come quella dei suoi colleghi, i coprispalla erano ovali, concavi, si estendevano verso l'esterno e si restringevano a punta e l’elmo a maschera era molto simile a quello dello Scale di Scilla, ma cambiava il colore che era grigio e gli occhi dello sciacallo erano rossi. Gli occhi e i capelli lunghi dell’uomo, invece, erano rispettivamente blu e viola.
-Preparati a morire!- disse il Demor.
Asterion fece spallucce, eseguì un gran salto e in cielo comparvero tantissime sue immagini.
-Che trucco banale!- disse Rook.
Girò su se stesso lanciando tante onde energetiche verso le immagini residue del saint ma ogni colpo le trapassò.
-Che figura, amico. Assaggia il mio Million Ghost Attack.- disse Asterion.
Rook fu colpito da milioni di calci e, con suo enorme stupore, la sua Barham fu fatta a pezzi e cadde a terra. Ci aveva messo tutta la sua forza bruciando il cosmo al limite per fare quello che aveva fatto.
-Che figura.- disse Asterion avvicinandosi al cadavere.
Però non era affatto morto e si rialzò.
-Bad End!- gridò.
Il colpo lanciato trapassò il corpo di Asterion, facendo capire al Demor che era un’immagine residua.
-Maledetto…- e morì.
-Stupido. Io so leggere nel pensiero. Sapevo che avevi in mente un attacco vigliacco.-
Quello fu l’ultimo Demor ad essere sconfitto. Intanto, Elijah, si era fermato a metà strada con in braccio Tallulah ferita mortalmente. Glielo aveva detto lei di fermarsi perché ormai non c’era più nulla da fare per lei.
-Non… non dire così. Ti salverai. Devi salvarti.- le diceva Elijah piangendo.
Tallulah, con grande sforzo, si tolse la maschera.
-Dammi un bacio.- gli disse.
Lui la baciò con passione e quando separarono le labbra, lei gli sorrise e morì tra le sue braccia. L’urlo che ne seguì fu straziante e pieno di dolore. Curiosamente non ci furono altri attacchi, come se avessero voluto concedere una tregua, così da permettere un funerale a Tallulah e Kayleigh. Rian assistette al funerale.
"La stessa scena. Lo stesso copione." pensò.
Shaina ed Elijah erano quelli che più soffrivano.
-Due bambine. Erano solo due bambine.- ripeteva la sacerdotessa.
Rian non ce la fece e se ne andò. Decise di andare in biblioteca e cercare informazioni su Zoreg e dove poteva essere nascosto e, prima di andare, tornò a casa a mettersi il cloth. Jamina lasciò Elijah da solo con il suo dolore e, non vedendo Rian in giro, lo andò a cercare. Seduto a terra, a guardare il cielo limpido e azzurro con le lacrime agli occhi, Elijah tornò con la mente a quei pochissimi giorni felici trascorsi con lei. Ricordò le piccole cose, in particolar modo, ricordò le stelle cadenti e la passeggiata che avevano fatto quella sera. Jamina giunse alla biblioteca, perché sentiva che avrebbe trovato l’amico lì dentro. Non si sbagliò. Lo vide uscire e gli andò incontro.
-J-Jamina!- disse lui vedendola.
-Che ti prende? Hai visto un fantasma?- chiese lei.
-Scusami… devo andare.-
-Dove?-
-…-
Non le rispose e andò avanti nel suo cammino. Con un salto agilissimo, la ragazzina gli si mise davanti.
-Sei entrato in biblioteca con il cloth addosso. Ci deve essere un motivo ben preciso. Dimmelo.-
-…-
-Ti ostini a non parlare? Mi costringi a combattere con te per farti sputare il rospo.-
-Non oseresti. Mi vuoi troppo bene.-
Jamina chiamò telepaticamente il suo cloth che apparve. Il totem aveva, chiaramente, l’aspetto di una volpe rossa che si smontò e fu indossato dalla ragazzina. Il pettorale copriva il torace e l'addome fino alla cintura, mentre dietro le spalle proteggeva solo la parte alta della schiena ed il bacino, proprio come il cloth del camaleonte per intenderci. L’unica cosa che lo differenziava da quest’ultimo era che il seno non era protetto da due coppe metalliche, bensì somigliava più al "reggiseno" del cloth di Marin. I bracciali erano cilindrici, aveva una curiosa cintura a V che assomigliava a un bikini, sempre come il cloth del camaleonte, le ginocchiere erano a vaso e gli schinieri coprono per intero la gamba. L’elmo era a diadema, ma disposto come un cerchietto per capelli ed infine i coprispalla erano ovali, bombati, inclinati di poco, rossi e con bordi bianchi. Rian non l’aveva mai vista con il cloth addosso, e rimase affascinato e terrorizzato dal suo cosmo aggressivo.
-Allora? Che vogliamo fare? Combattiamo o…-
-O nulla. Io vado a stanare Zoreg. Sono stufo di vedere che nessuno fa nulla mentre le persone a noi care muoiono. E poi… devo vendicare la morte del maestro.-
-Credi che questo sia solo un tuo desiderio? Anch’io volevo molto bene al maestro, ricordatelo.-
-Lo so bene, ma…-
Jamina non lo fece finire e lo abbracciò.
-Se saremo insieme, non ci accadrà nulla.- gli disse.
-Se volete andare, non dimenticatevi di me.- disse una voce che conoscevano bene.
-Elijah.- dissero entrambi.
-Siamo tutti e tre allievi di Dhanesh e dobbiamo avere la nostra vendetta insieme.-
-Hai ragione.- dissero i due unendo i loro pugni al cielo.
E così partirono senza dire nulla a nessuno. Yuuri aveva, però, visto tutto e corse a perdifiato lungo le scalinate delle dodici case fino a raggiungere il palazzo di Atena.
-Che cosa? Quei tre incoscienti sono partiti senza ordini? Gli è stato insegnato che non bisogna fare battaglie personali, eppure sono partiti anche senza chiedere il permesso!- disse Saga adirato.
-Stai calmo, Saga.- disse Atena con voce calma e autoritaria.
-Le chiedo scusa, ma…-
-Dovremmo mandare i Gold Saints in loro aiuto.-
-Mi permetto di dissentire, ma i Gold Saints non possono assolutamente lasciare le loro case. Specialmente nel caso ci sia un nuovo attacco.-
-Non ho intenzione di lasciar morire altri saints e, soprattutto, così giovani.- disse la dea.
-Lasci fare a noi.- disse una voce femminile conosciuta.
-Shaina, Constantine.- dissero Saga e Saori vedendoli.
I due Silver Saints indossavano entrambi il loro cloth. Quello di Constantine era un cloth blu con decorazioni argentate, aveva un diadema blu attorno alla fronte, ad anello, con una placca argentata a forma di rombo blu con il bordo argentato nel mezzo. Il pettorale era una semplice piastra metallica blu che gli avvolgeva il torace e la schiena, passando lungo i fianchi e sotto le ascelle, i coprispalla erano due piastre triangolari concave blu con bordi argentati, i bracciali erano cilindrici e gli proteggevano la mano, il polso e l'avambraccio, andando dalle punte delle dita al gomito, le ginocchiere erano due piccoli pezzi ovali blu che erano un tutt’uno con gli schinieri blu e argento. Infine indossava una cintura sempre blu.
-Dea Atena, se i Gold Saints non possono muoversi ci dia a noi il permesso di aiutare quei ragazzi. La prego.-
I due saints s’inginocchiarono con il capo chino. Saori sorrise e acconsentì.
-Avete la mia benedizione. Aiutate quei ragazzi e ritornate sani e salvi.-
-Grazie.-
-Se non vi dispiace, mi unisco anch’io a voi!- disse Marin sbucando da chissà dove.
-Vieni pure. Più siamo, meglio è.-
Il quartier generale di Zoreg era situato in una piccola isola vulcanica chiamata Death Queen Island. Un tempo era dimora dei Black Saints ma Shaka era stato mandato a distruggerli molto tempo fa e da allora è un’isola deserta.
-Secondo voi, anche Zoreg usa uno scudo protettivo come la dea Atena?- chiese Jamina ai suoi amici una volta toccata terra.
-Lui non è un dio.- rispose Rian.
-Quindi non ha il potere di creare barriere come Atena, Poseidon, Hades o Typhon. Non abbiamo nulla da temere.- aggiunse.
-Allora raggiungiamo il suo dannato tempio.- disse Elijah impaziente.
I due annuirono e si misero in marcia. Il tempio di Zoreg era identico a quelli del Santuario, ma era caratterizzato da un enorme portone d’ottone. Lo spinsero con forza, lo aprirono e vi entrarono. Dopo molto camminare si resero conto che il corridoio, pieno di colonne ai lati, sembrava non avere fine.
-Non sarà mica come la casa dei gemelli?- si chiese Jamina.
I ragazzi la guardarono perplessi.
-Cosa?-
-Il maestro non ve l’ha mai detto? Saga e Kanon sono in grado di ingannare chiunque entri nella terza casa facendo perdere i nemici in un labirinto costituito da un corridoio infinito.-
-Quindi anche qui c’è lo stesso trucco.- dissero i due.
-Bravi. Avete capito tutto. Avete vinto un biglietto di sola andata per l’inferno.- disse un Demor comparso dal nulla davanti a loro.
-Chi sei?- chiesero in coro.
-Sono Horda di Moloch, uno dei fedeli Demor al servizio di Sua Eccellenza. Attaccatemi tutti e tre, forza.-
L’aspetto del guerriero era brutto quanto il rettile che la sua Barham rappresentava. Era incredibilmente magro, molto di più del suo collega Skeleton, la pelle era grigia, possedeva denti aguzzi, occhiaie profonde, artigli, occhi neri ed era leggermente gobbo. La sua Barham gialla con chiazze marroni, come detto, rappresentava il moloch, un rettile ricoperto di spine e, infatti, ne era ricoperto. L’elmo rappresentava la testa, a bocca aperta, del rettile, il pettorale copriva tutto, anche il bacino, gli schinieri erano i soliti e i bracciali erano un tutt’uno con i coprispalla.
-Non c’è bisogno di attaccarti tutti insieme. Non è nel nostro stile. Combatterò io contro di te.- disse Elijah.
-Illuso.-
-Sei sicuro di quel che dici?- gli chiesero Rian e Jamina a bassa voce.
-Fidatevi di me.-
I due si guardarono e annuirono. Sarebbero intervenuti nel caso di gravissime difficoltà.
-Morirete tutti!- disse Horda spiccando un salto.
-Spikes Storm!- aggiunse.
Una pioggia d’innumerevoli aculei affilati cadde sui tre ma Elijah rimase impassibile, mentre i suoi amici si coprivano il volto con le braccia. Le spine si scontrarono, spezzandosi tutte, contro qualcosa di solido che non si era notato all’inizio: una piramide di energia color celeste che li avvolgeva tutti e tre.
-Che diavolo…-
-Questa è la mia Pyramid Barrier. Non puoi attaccarci in alcun modo.-
-Illuso. Grudge Fist!-
Un’onda energetica, lanciata dal suo pugno sinistro, colpì la barriera mandandola in frantumi come se nulla fosse.
-Con chi credi di avere a che fare? Sono un Demor, io. Crepate. Spikes Storm!-
-Abbiamo già visto il tuo colpo!- disse Elijah.
Lo evitarono scansandosi di lato e nascondendosi, ognuno, dietro una colonna. Una volta finito, Horda tornò a terra e i ragazzi uscirono dai loro nascondigli.
-Cosa significa quella frase che hai detto prima, moccioso?-
-Che contro un saint non fa effetto un colpo che ha già visto una volta.-
-Davvero? Allora… Thorny Ball.-
All’improvviso si mise in posa fetale, con la testa tra le gambe, che lo faceva sembrare una palla coperta di spine, si sollevò da terra e si scagliò come un proiettile contro Elijah girando su se stesso. Per il giovane Bronze saint sembrava finita, invece Horda si scontrò contro qualcosa, ma stavolta non era la barriera. Uno scudo sottile come una lastra di vetro, color celeste, e a forma triangolare era apparso dal nulla sul braccio sinistro del suo avversario.
-Il cloth del triangolo australe è dotato di uno scudo estraibile col pensiero e autorigenerante: il Triangle Shield. Non è ai livelli dello scudo del dragone o quello del cloth dello scudo, ma fa la sua porca figura.-
-Sei davvero pieno di sorprese.- disse Horda sinceramente affascinato.
-Ma hai commesso un errore, hai detto che non è così resistente. Sei proprio un moccioso. Grudge Fist.-
-Anche questo colpo l’hai già usato.- disse Elijah.
Anziché parare il colpo con lo scudo, lo evitò con un salto, fece sparire il Triangle Shield e si diresse verso il suo avversario con il ginocchio piegato per dargli una ginocchiata. Sarà stata superficialità, troppa sicurezza o, quasi sicuramente, stupidità e incoscienza, sta di fatto che il suo ginocchio colpì una spina sul petto di Horda che gli perforò la ginocchiera con estrema facilità raggiungendo la carne e facendolo urlare di dolore.
-Ah, ah, ah, ah, che deficiente. Le mie spine sono tanto potenti da perforare i vostri cloth. E ora che sei qui, fatti abbracciare dal mio amorevole Mortal Thorny Hag.-
Lo avrebbe senz’altro ucciso con il suo abbraccio spinoso, se proprio in quel momento non si vide arrivare piccole onde energetiche rosse a mezza luna che gli tagliarono alcune spine. Colto di sorpresa diede un pugno a Elijah permettendogli di liberarsi.
-Bene, piccoletta, sarai tu la prima a morire.- disse Horda rivolto a Jamina.
Lei non gli disse nulla, limitandosi a lanciargli il suo colpo segreto:
-Red Claws.-
Le onde energetiche colpirono Horda tagliando altre spine.
-Com’è possibile? Sei solo una stupida Bronze saint, ovvero, la casta più bassa. Come puoi fare questo alla mia Barham?-
-Ci basta espandere solo di un poco il nostro cosmo.- disse ridendo.
-Ferma Jamina. Lo abbatterò io.- disse Elijah.
-Ma…-
-Ma andate all’inferno tutti! Electric Spikes.-
Dalle spine rimaste uscirono delle piccole scariche elettriche che colpirono i tre facendoli urlare. Stremati, s’inginocchiarono. Horda smise, fece un salto rimanendo in aria, alcuni Demor avevano il potere di volare, e fece comparire una sfera energetica sulla sua mano sinistra.
-Siete stati bravi, coraggiosi, ma anche tanto tanto stupidi per aver osato sfidare Sua Eccellenza e soprattutto noi, i suoi fedeli servitori. Ora morirete e quando andrete all’inferno, vi pentirete di non essere rimasti al vostro posto. Addio. Thorny Devil Bomb!-
La sfera si diresse velocemente verso i tre e, una volta giunta a destinazione, ci fu un’enorme esplosione che sollevò un polverone. Appena cominciò a diminuire Horda rimase a bocca aperta. Rian e Jamina erano a terra ma ancora vivi e sembravano non essersi fatti assolutamente nulla, mentre Elijah era anche lui vivo, ma il suo corpo era un po’ più distante dagli altri.
-Come cavolo si spiega un miracolo simile?- si chiese Horda.
-Non è… un miracolo…- rispose Elijah a fatica rialzandosi.
-Il Triangle Shield può staccarsi e assumere diverse dimensioni a seconda della potenza dell’attacco. Per la tua onda era diventato grande quanto una parete ed è riuscito a proteggerci, anche se è andato in pezzi. E’ stata l’esplosione a sbattermi lontano.- aggiunse.
-Brutto…-
Non terminò la frase, si rialzò in volo e stava per ricreare la sfera.
-E no!- disse Elijah.
Unì entrambi i pollici ed entrambi gli indici e i medi per formare la forma di un triangolo, mentre un bagliore bianco gli avvolgeva il corpo.
-Shining Triangle!-
Un triangolo energetico verde fu sparato contro Horda che lo prese in pieno procurandogli un foro, a forma di triangolo sul petto, e poi, l’esplosione che ne seguì, distrusse completamente la sua Barham e il suo corpo si schiantò contro una colonna per poi cadere con un tonfo sordo a terra. Sconfitto, i tre si rimisero in marcia. Elijah era piuttosto esausto, ma dovette continuare. D’un tratto avvertirono un cosmo nemico e comparve davanti a loro una giovane ragazza dai lunghi capelli bianco ghiaccio, i suoi occhi erano porpora, la sua pelle bianca come quella di un cadavere e una Barham nera che sembrava un lungo abito da sposa. Anche lei, come Horda, volava.
-Dei bambini hanno sconfitto uno come Horda? Sembrate dei tipi interessanti. Mi chiamo Silla di Banshee.-
-Banshee?- chiese Rian sorpreso.
-Esatto, perché?-
-Perché sono irlandese e quindi so bene cos’è.-
-Ah, ah, ah! Divertente. Allora saprai anche dei suoi terribili poteri…-
Cogliendoli di sorpresa, la ragazza emise un urlo di disperazione tanto acuto da costringere i tre a tapparsi le orecchie. Nonostante ciò, le loro forze venivano sempre meno. Il colpo di Silla si chiamava Banshee Scream e chiunque lo ascoltava moriva con il cervello spappolato. In un disperato tentativo, Elijah creò una barriera ma tutto fu inutile. Mancava davvero poco e avrebbero detto addio al loro cervello se una serie di… come dire… comete, non colpì Silla di sorpresa.
-Chi… chi ha osato attaccarmi?-
-Io, Marin dell’aquila con il mio Ryuseiken.- disse lei apparendo insieme a Shaina e Constantine.
-Come avete fatto a resistere al mio colpo?-
-E’ stato faticoso, in effetti, ma stai parlando con una silver saint dopotutto.-
-Tsk. Il tuo intervento è stato comunque inutile. Il mio Banshee Scream indebolisce così tanto i miei nemici che anche i loro colpi perdono forza.-
-Non ci credo. Thunder Claw!- disse Shaina.
La scarica colpì Silla che emise un piccolo urlo di dolore, ma poi iniziò a ridere.
-Una scossa così misera non può battermi. Crepate!-
Si stava preparando ad un altro urlo ma Rian la fermò dandole un doppio calcio dietro la schiena.
-Come hai osato riprenderti ragazzino? Dovevi rimanere steso ad aspettare la morte.-
-Ho una missione da compiere. Non posso morire ora.- le disse.
La Demor sorrise e sollevò le braccia al cielo, comparvero nuvole rosse dal nulla e una pioggia di meteore incandescenti cadde sul piccolo saint. Era l’Incandescent Rain. Sembrava ormai finita per il giovane Rian, ma con sua grande sorpresa, e anche Silla lo fu molto, si ritrovò protetto dalla barriera di Elijah.
-Ma… maledetto!- disse la guerriera.
-Ryuseiken!-
Marin la riattaccò, ma il suo colpo non le fece molto effetto.
-Ancora? Non hai capito che sei troppo debole?-
Marin non disse nulla e ad un tratto Silla cominciò a tremare.
-Cos’è questo cosmo così potente? Sei tu? Non è possibile, da dove prendi tutta questa forza? Non dovresti essere in grado di farlo.-
La sacerdotessa stava bruciando il suo cosmo al limite estremo. Era davvero spaventoso.
-Ryuseiken!-
-Uffa, ma allora insisti?-
Quando il colpo andò a segno, Silla rise perché non le aveva fatto neanche il solletico, ma rimase sconvolta quando sulla sua Barham si formarono delle piccole crepe per poi rompersi un po’.
-Come può essere? Non è vero, è assurdo!-
Furiosa spiccò il volo e alzò le braccia al cielo per usare il suo secondo colpo ma Marin fece un balzo andandole di dietro e, come un’aquila che vola in picchiata per catturare la sua preda, la colpì con un violento calcio che le distrusse totalmente l’armatura.
-Eagle Toe Flash!- aveva gridato colpendola.
Silla cadde a terra violentemente e non si rialzò più. Sconfitta lei, Rian e gli altri, insieme ai tre silver saints, andarono avanti. Dopo un bel po’, furono tutti colti di sorpresa da un’onda rasoterra che li costrinse a scansarsi.
-Morte agli invasori. Morte a coloro che si mettono contro Sua Eccellenza. Io, Jargo di Dark Ogre vi torturerò e porterò le vostre teste a Sua Eccellenza che le terrà come trofei.- si proclamò l’enorme Demor.
La sua Barham rappresentava, appunto, un orco nero. L’elmo, a casco che gli copriva gli occhi, ma lasciava scoperto il naso, la bocca e il mento, ne rappresentava la testa con un paio di corna, i coprispalla bombati, e di forma triangolare, avevano sopra un enorme aculeo, i bracciali e gli schinieri erano i soliti, il pettorale copriva tutto terminando in quello che sembrava essere un gonnellino, e le ginocchiere erano tonde e avevano un aculeo proprio come quelle del gold cloth del toro. Sulla sua mano destra stringeva una lunga ed enorme mazza ferrata che fece roteare sopra la sua testa per poi percuoterla sul terreno e creare un’onda energetica potente. Elijah parò il colpo con il suo fedele Triangle Shield. Shaina, dopo essersi rialzata, gli disse di non intromettersi perché avrebbe combattuto lei. Tutti annuirono, ma sarebbero comunque intervenuti alle brutte.
-Una donna mi vuole sfidare? Sarà un piacere combatterti e prima di ammazzarti ti violenterò con piacere.- le disse.
-Mi dai il voltastomaco!- disse lei.
Un altro colpo con la sua mazza ma fu inutile perché Shaina fece un salto e si diresse con la gamba tesa verso Jargo. Lui, con tutta tranquillità, la colpì con la mazza alla gamba facendola cadere a terra e urlare.
-Vergognati, stai combattendo con un’arma.- gli gridò.
-Se voi saints siete deficienti nel non usare delle armi mica è colpa mia. Ma se vuoi…-
Così dicendo buttò via la mazza e prese la ragazza per la gola con le sue possenti mani. La stretta era così forte che Shaina si stava sentendo mancare. Rian e gli altri stavano per intervenire ma si bloccarono appena sentirono il cosmo della sacerdotessa aumentare. Come se si fosse accorto del pericolo, Jargo lasciò la sua avversaria lanciandola alla sua destra e anche lui espanse il suo cosmo.
-Questo è il mio regalo per te. Brutal Shot!-
Dal suo pugno uscì un’onda energetica viola che stava per colpire Shaina, ma deviò d’improvviso.
-Ma che…?- si chiese Jargo.
Constantine, padrone dei venti, aveva usato un potente spostamento d’aria così da deviare il colpo nemico.
-Brutto impiccione. Adesso ti…-
Non finì la frase perché Marin stava per attaccarlo con l’Eagle Toe Flash. Lui, però, le prese la gamba, la sollevò in aria per poi sbatterla con violenza a terra. Dopodiché la prese per i capelli e le diede una testata potente in fronte da procurarle una profonda crepa sulla maschera, le diede un forte pugno allo stomaco tanto da sollevarla leggermente da terra e poi un altro potentissimo che la scaraventò contro una colonna. Constantine, Rian ed Elijah intervennero anche loro, ma i due ragazzini furono colpiti da entrambi i suoi pugni e Constantine fu colpito da una forte spallata. Jamina fu l’unica a essere in piedi e il Demor le si avvicinò con passo lento, mentre Rian cercava disperatamente di rialzarsi per aiutarla.
-Thunder Claw!- urlò Shaina che s’era ripresa.
Jargo lo prese in pieno ed urlò di dolore.
-Bastarda!-
Si diresse verso di lei correndo, ma lo evitò come se fosse un torero. Infuriato, caricò il pugno di energia per usare il Brutal Shot, ma la sacerdotessa fu più rapida e lo colpì di nuovo con la scossa del suo Thunder Claw. Nonosrtante tutto, non fu sufficientemente potente perché il Demor era ancora in piedi e più infuriato che mai.
Fu allora che Shaina cominciò a bruciare intensamente il suo cosmo e dietro di lei apparve uno spaventoso cobra.
-Sparisci da questo mondo. Thunder Claw!- disse.
Questa volta, la scossa fu ancora più potente tanto da sfolgorare il corpo del Demor e disintegrargli la Barham. Abbattuto, Shaina si massaggiò la gamba che, per fortuna, non era rotta e gli altri si ripresero. Anche Marin si era ripresa, ma non era in condizione di proseguire.
-Lasciatemi pure qui, non pensate a me.- disse ai suoi amici.
Rian le mise una mano sulla spalla e le disse:
-Vinceremo per te.-
Lei gli sorrise e svenne. Altra corsa verso quell’infinito corridoio e un altro Demor si parò loro davanti.
-Molto lieto, sono Julo di Demoniac Unicorn.-
Rian, nel vedere la sua Barham, rimase molto colpito perché era identica, in tutto e per tutto, al cloth dell’unicorno: stesso elmo a casco che rappresentava la testa dell’unicorno, stesso pettorale, stessi coprispalla, stessi bracciali, ginocchiere, schinieri e cintura. Uniche differenze? Il colore che era nero, anziché viola, gli occhi sopra al cranio erano rossi e dietro la nuca e la schiena vi era una lunga fila di aculei. Il motivo della forma di questa curiosa armatura era perché rappresentava, appunto, l’unicorno demoniaco, una creatura diabolica che non aveva nulla a che spartire con gli altri suoi simili e aveva, al posto della criniera, una fila di aculei. Le poche ciocche di capelli che fuoriuscivano dall’elmo del guerriero, fecero comprendere che erano viola e i suoi occhi erano grigi. Julo, senza dire una parola attaccò subito. Il suo corno s’illuminò di bianco e un raggio colpì i ragazzi paralizzandoli. Solo Rian e Jamina riuscirono ad evitare il colpo.
-Bravi. Siete stati tanto rapidi che non me ne sono accorto.-
-Sono io il tuo avversario, preparati alla difesa.- disse Rian.
-Più che giusto. Un cavallo contro un cavallo eh, eh, eh, eh!-
-Rian…- disse Jamina.
Lui le mise una mano sulla spalla sorridendole e si mise da parte.
-Prima di iniziare posso farti una domanda?- gli chiese Julo.
-Prego…-
-Cosa rappresenta, per te, quella ragazzina? Ne sei innamorato?-
-…-
-Che c’è? Non vuoi dirmelo? Allora ci ho azzeccato. Bella coppia. Un cavallino e una volpe. Davvero comico.-
Rian era diventato tutto rosso per l’imbarazzo e anche Jamina, sentendo quel discorso, arrossì.
-Ti farò soffrire come un cane e, quando ti avrò ucciso, la sofferenza della tua amata sarà una gioia profonda per me.-
Rian non ci vide più dalla rabbia e si gettò di corsa contro il Demor che, con il minimo sforzo, si scansò.
-La rabbia non fa ragionare affatto.- disse.
-Sta zitto!-
Rian cercava di colpirlo di continuo ma Julo evitava ogni suo colpo con estrema facilità.
-Che noia, prendi questo: Electric Attack!-
Dei raggi elettrici lanciati dal corno e gli aculei stavano per colpire Rian che, agilmente, li evitò per poi colpire con un calcio volante il suo avversario alla pancia.
-Urgh. Bella mossa.-
-Adesso assaggerai il mio colpo segreto!- disse Rian.
-Scordatelo! Needle Storm!-
Una pioggia di aculei lo stava per investire, ma li evitò scansandosi di lato e nascondendosi dietro una colonna alla sua sinistra.
-I tuoi colpi non sono molto originali. Sono molto simili a quelli del tuo collega moloch.-
-Come osi paragonarmi a quello sgorbio fetente? Esci fuori piuttosto.-
Rian ubbidì e stava per usare il suo colpo ma Julo lo paralizzò come aveva fatto con Shaina e gli altri.
-Vigliacco!-
-Non mi fa né caldo né freddo essere chiamato vigliacco.-
Così immobile cominciò a schiaffeggiarlo e poi prenderlo a pugni. Si era totalmente dimenticato di Jamina che lo colpì con i suoi Red Claws provocandogli dei profondi graffi sulla Barham.
-Argh! Bastarda!-
-Ora dovrai vedertela con me.-
-Ok, ti ammazzerò per prima così vedrò come piangerà il tuo amichetto.-
Jamina lo sorprese con un colpo tanto veloce che non capì né cos’era né quando era partito. Ne seguirono altri di colpi e alla fine fu costretto a paralizzare anche lei.
-Che ti prendesse… mi hai fatto male. Ora ti restituisco il dolore.-
Rian stava cercando in tutti i modi di liberarsi e vedere una scena simile lo faceva star male.
-Prima però… voglio levarti questa maschera schifosa. Voglio vedere il tuo volto contrarsi dal dolore.-
Jamina chiuse gli occhi d’istinto, mentre Julo la smascherava.
-Beh, che hai? Non vuoi vedermi? Ah, ho capito. So che voi sacerdotesse indossate questa volgare maschera per nascondere la vostra femminilità e, se qualcuno vi vede senza, dovete ucciderlo o amarlo. Non vuoi vedermi perché altrimenti sei costretta ad amarmi? Eh, eh, eh, eh!-
-Sei tutto scemo… non m’innamorerò mai di uno come te.- disse Jamina aprendo gli occhi.
Il suo corpo cominciò ad illuminarsi di rosso come il suo cloth e dietro di lei apparve la figura della volpe.
-Il… il tuo cosmo sta aumentando notevolmente, ma è tutto inutile.-
Jamina lanciò un urlo provocando un’onda d’urto che fece indietreggiare Julo e lo lasciò a bocca aperta quando la vide muoversi.
-Assurdo! Non posso crederci!-
Jamina lanciò dalle sue dita dei lunghi fasci di luce rossa che perforarono la Barham nemica, si diresse di corsa verso il suo avversario e gridò:
-Red Claws!-
I fasci di luce si moltiplicarono a dismisura e il Demor fu colpito duramente come se fosse attaccato da una mitragliatrice, fu sollevato leggermente da terra, la sua protezione fu fatta a pezzi e ricadde a terra ricoperto di profondi graffi.
-Co… complimenti, ragazzina.- disse Julo a fatica.
-Non dovevi farmi arrabbiare.-
-Eh, eh, eh. Comunque… se miracolosamente riuscirete a sopravvivere… a questa battaglia… non abbandonare… il tuo amico. Lui ti ama.-
-Lo so, non hai bisogno di dirmelo.-
I ragazzi ripresero mobilità, con la morte del guerriero, e diedero tutti, tranne Shaina, le spalle a Jamina per permetterle di rimettersi la maschera. Lei la prese, la guardò e disse senza rimettersela.
-Scusate ragazzi, potete lasciarmi sola con Rian?-
Eseguirono l’ordine senza fiatare, mentre Rian si chiedeva con molto imbarazzo, continuando a darle le spalle, cosa voleva. Gli si avvicinò e disse:
-Voltati.-
-Ti sei messa la maschera?-
-E voltati!- disse lei girandolo.
A momenti gli prendeva un colpo e si mise in posizione di difesa.
-E piantala. Non voglio ucciderti. L’avrei già fatto se no.-
Rian la guardò a bocca aperta. Era rimasto folgorato dalla bellezza dei suoi occhi che erano di un color nocciola dorato che esaltavano di più grazie alla sua pelle nera.
-Sei… sei bellissima.- le disse.
-Avevi dubbi?-
-No, affatto.-
-E’ vero che mi ami?-
-Ora sei tu quella con i dubbi.- le disse con un sorriso per poi abbracciarla inaspettatamente.
Lei sorrise e si rimise la maschera.
-Andiamo.- dissero insieme.
Shaina e i ragazzi uscirono da dietro le colonne e andarono avanti insieme ai due. Dopo l’ennesima corsa infinita, un’onda energetica stava per colpirli ma la evitarono con facilità.
-Agili, ma non basta!- disse una voce roca.
-Mostrati!- gridarono i cinque.
Il Demor uscì fuori, ma non era solo. Insieme a lui ce n’erano altri due.
-Io sono Korm di Mandrill.- si presentò il primo.
-Io sono Bonark di Fire Gorilla.-
-E io sono Gornak di Ice Gorilla.-
La Barham di Korm rappresentava il mandrillo. Era di colore marrone scuro e sembrava quasi una normale pelliccia a vederla da lontano, l’elmo era un tutt’uno con il pettorale, quasi come se fosse un cappuccio, ma la cosa più curiosa era che indossava una maschera con le fattezze del muso variopinto della scimmia che rappresentava. Quella di Bonark era di colore rossiccio, mentre il pettorale, il pezzo che protegge le mani, i pezzi che proteggono i piedi e la maschera da gorilla erano grigio fumo. Infine, Gornak ce l’aveva completamente bianca, solo il pettorale, il pezzo proteggi mano e proteggi piedi, e la maschera erano blu.
-Ma guardate che roba, abbiamo a che fare con delle scimmie.- disse Rian sarcastico.
-Spiritosone! Ora ti farò piangere!- disse Gornak avvicinandosi a lui.
-Combatti con me, scimmione!- disse Constantine parandosi davanti al Demor.
-Non sei tu il mio avversario. Per te c’è mio fratello.-
Korm fece un agile balzo e colpì Constantine con un calcio in pancia.
-Io combatterò con te!- gli disse.
Constantine tenne le mani orizzontali e parallele tra loro, le protese in avanti, con i polsi delle braccia in verticale che si toccavano e così facendo un violento colpo d’aria scaraventò tutti e tre lontano.
-Che diavolo era quel colpo?- chiesero tutti e tre.
-Era il Wind Blow!- rispose.
Li colpì di nuovo, ma questa volta fu ancora più potente.
-Maledetto!-
Constantine stava per eseguire un altro attacco ma Korm, con un velocissimo movimento, gli diede una violenta spallata. Bonarck e Gornak gli diedero man forte. Il primo lo teneva fermo e gli altri due lo colpivano con calci e pugni. Rian e gli altri andarono in suo soccorso, ma Gornak li sorprese lanciando dalla bocca aria congelante che li imprigionò in blocchi di ghiaccio.
-Sei finito, bello. Nessuno potrà più salvarti.- disse il mandrillo.
-E noi chi siamo?-
Due oscure figure colpirono Korm e i suoi colleghi.
-Chi diavolo siete?- chiesero tutti e tre.
I due Silver Saints si mostrarono con i loro cloth in bella vista. Erano i compagni di Constantine: Zenas e Khloe. Il cloth del primo era viola con contorni neri. Il pettorale copriva praticamente tutto, i coprispalla erano triangolari, i bracciali cilindrici, le ginocchiere erano separate dagli schinieri, quest’ultimi erano come al solito e l’elmo era a diadema e ricordava vagamente quello di Argor completamente privo delle "ali" laterali. Quello della sacerdotessa, invece, aveva un elmo a diadema disposto a cerchietto, un pettorale che gli copriva la metà superiore del torace, proprio come quello di Shaina per intenderci, di colore azzurro e con tanto di apposite coppe metalliche che coprono i seni, i coprispalla erano ovali e bombati con bordi blu, i bracciali erano cilindrici ornati da una specie di "pinna" blu sul lato esterno ed infine le ginocchiere, o meglio i copricoscia, avevano la stessa forma a vaso del cloth di Cassiopea con bordi blu e la rotula era protetta da due piccoli pezzi ovali blu come quelli di Marin e Shaina.
-Bell’amico che sei, Constantine. Vai a combattere senza di noi, vergognati!- disse Zenas.
-Non volevo disturbarvi!-
Zenas arrossì guardando la sua compagna.
-Oh, sta zitto!-
-Avete finito di chiacchierare voi due? Vi sembrano gli atteggiamenti di persone che stanno per morire?- intervenne Korm.
Zenas e gli altri si misero in posizione emanando i loro cosmi e scelsero i loro avversari.
-Io mi prendo il gorilla bianco.- disse il saint della carena.
-Io quello rosso allora- disse la sacerdotessa.
-Ecco, e a me come al solito toccano i compiti più ingrati!- disse Constantine riferendosi a Korm.
-Suvvia, mi sembra di sentire parlare Argor. Pure lui ha detto la stessa frase in più di un’occasione.- disse Khloe ridendo.
Così i guerrieri si diedero battaglia. Constantine colpì il suo avversario con il Wind Blow, che lo scaraventava lontano, ma nulla di più.
-Devi fare meglio di così.- gli disse bruciando il suo cosmo.
- Mandrill Punch!-
Un’enorme onda energetica verde fuoriuscita dal suo pugno si diresse ad alta velocità verso il saint che, però, la scansò con un semplice gesto della mano.
-Dannato, tu e i tuoi stupidi venti.-
-Se il Wind Blow non funziona, allora mi toccherà usare…-
Non finì la frase perché il Demor, con un rapido balzo felino si buttò contro il suo avversario per poi prenderlo a pugni. Ogni volta che Constantine tentava di reagire, il suo avversario evitava i colpi e si muoveva alla stessa maniera di una scimmia.
-Muori! Smash Crasher!-
Il colpo, stavolta, fu improvviso e lo prese in pieno. Il coprispalla sinistro era andato, mentre il resto era coperto di crepe.
-Complimenti. Non so quale miracolo ti abbia salvato.-
-Sicuramente è stata Atena.-
-Quella sciacquetta? Possibile.-
Constantine barcollava. L’effetto dello Smash Crasher cominciò a farsi sentire.
-Ah-ah. Non hai una bella cera. Con il prossimo colpo sarai finito.-
Constantine iniziò a far bruciare il suo cosmo, il suo corpo fu avvolto da un bagliore blu e dietro di lui comparve una grossa vela.
-Ogni sforzo è inutile, ragazzo. Muori senza reagire. Smash Crasher!-
Il saint evitò il colpo saltando e riatterrò davanti a Korm continuando a brillare di blu.
-Wind Storm.-
Dal nulla comparve un tornado che avvolse il mandrillo facendolo roteare di continuo, la Barham cominciò a scricchiolare a causa della pressione provocata dal movimento rotatorio per poi andare in mille pezzi ed infine cadde a terra violentemente. Solo la sua maschera era quasi intatta con giusto qualche piccola crepa.
-MAESTRO!- gridarono i due gorilla.
-Non distrarti!- dissero Zenas e Khloe ai loro avversari colpendoli con un pugno.
-Vendicherò il maestro.- disse Gornack.
-Dovrai battermi per dimostrarmelo.- disse Zenas.
Il Demor sorrise, anche se non si poteva vedere a causa della maschera, e lanciò una potente aria congelante dalla bocca.
-Blizzard Breath.-
Era lo stesso colpo che aveva usato contro Elijah e gli altri e quindi anche Zenas si ritrovò imprigionato in un blocco di ghiaccio.
-Ecco fatto. Ah! E’ stato troppo facile.-
-Grazie, ero accaldato. Mi andava a genio un po’ di fresco.-
Il blocco di ghiaccio cominciò a illuminarsi di arancione per poi sciogliersi in un istante.
-Ma che…?-
-Non è solo Babel del centauro o il saint della fornace a sapere usare il fuoco per difendersi. Anch’io, Zenas della costellazione della carena. E così tutti quelli prima di me.-
-Bastardo. Ecco perché hai scelto proprio me come avversario!-
-Ottima deduzione. Brava bertuccia!-
Sentendosi offeso e deriso gli diede un fortissimo pugno allo stomaco, gli prese il collo con una mano e lo sollevò sbattendolo pesantemente a terra. Zenas si rialzò con tutta tranquillità e cercò di colpire il candido gorilla con un calcio, ma lui lo evitò con un’agile capriola per poi saltare su una colonna all’altra con un’agilità sorprendente e proprio come una vera scimmia. Zenas guardava cercando di cogliere il momento giusto per attaccare, ma ad un tratto scomparve per poi apparirgli davanti colpendolo con una testata tanto violenta da crepargli il diadema e ferirgli quindi la fronte.
-Urgh! Che… che testata tremenda.- disse il saint barcollando.
Gornak gli diede un forte montante facendolo volare un po’. Quando tornò a terra, il gorilla bruciò il suo cosmo.
-Frozen Punch!-
Il pugno colpì il silver al pettorale. Fu doloroso, sì, ma non sembrava un pugno tanto potente.
-Maledetto!-
Appena stava per attaccare, il suo pettorale iniziò a ghiacciarsi e con lui anche il resto del corpo.
-Cosa…?-
-Ah, ah, ah, ah! Ti è piaciuto? Ora ti ucciderò.-
A quel punto, Zenas tornò ad espandere il suo cosmo più che mai sciogliendo il ghiaccio che lo mobilizzava e finalmente decise di usare il suo colpo segreto.
-Blazing Fist!-
La sua mano fu avvolta da energia fiammeggiante, diede un violento pugno al suo avversario provocandogli un buco al pettorale e in un attimo bruciò l’uomo all’interno. Anche la Barham prese fuoco, ma al contrario del suo proprietario rimase intatta.
-Fratello!- gridò Bonark.
-Ah, è tuo fratello? Ma pensa…-
-Vendicherò lui e il maestro. Burning Breath!-
Khloe fu colpita in pieno da una fiammata sparata dalla bocca del suo avversario costringendola a buttarsi a terra e a rotolarsi per estinguere le fiamme. Il Demor ne approfittò per colpirla con un calcio al fianco e poi una forte gomitata alla schiena. La sacerdotessa si rialzò a fatica e lo attaccò.
-Powerful Wave!-
Il Demor fu scaraventato in aria come se fosse stato colpito da un cavallone. L’effetto, e la potenza di questo colpo, era molto simile, per non dire identico, al Rising Billows del guerriero Marine di Sea Horse al servizio di Poseidon. Bonark, però, riuscì ad aggrapparsi ad una colonna e fece la stessa cosa del fratello e, quando fu abbastanza vicino alla sacerdotessa, compì un balzo verso di lei e dall’alto gli lanciò numerosi globi infuocati che la presero in pieno costringendola, di nuovo, a rotolarsi a terra. Erano i Burning Globes.
-Che buono l’odore di bruciato!- disse Bonark soddisfatto.
La sacerdotessa si rialzò a fatica. Il suo corpo era coperto di bruciature e anche il cloth.
-La vostra resistenza è ammirevole, ma ora basta.-
-Giusto. Ora basta! Powerful Wave!-
Un altro volo, ma stavolta Khloe saltò e afferrò Bonark, mentre era a testa in giù, con entrambe le braccia all’altezza del bacino per poi buttarsi giù ad alta velocità.
-Impetuous Waterfall!-
Proprio come il nome suggeriva, sembrava una cascata che scendeva dalla montagna. L’impatto con il terreno fu così tremendo da spaccare l’elmo, e il cranio, di Bonark. Terminata la battaglia, Khloe si rialzò a fatica e anche i suoi due colleghi si rialzarono con difficoltà dirigendosi verso Shaina e gli altri, ancora imprigionati nei blocchi di ghiaccio.
-Fortuna che ci sei tu che sai usare il fuoco.- disse Khloe.
-Eh, eh, eh, stai a guardare.- disse Zenas con fare presuntuoso.
Il palmo della sua mano s’illuminò di arancione, toccò il blocco di Shaina e pian piano si sciolse liberando la sacerdotessa e, insieme a lei, anche gli altri. Quando si ripresero poterono continuare il cammino. Cammina e cammina alla fine si ritrovarono davanti l’ennesimo Demor.
-Io sono Larva di Dragonfly!- si presentò.
La sua Barham, di colore verde scuro, rappresentava, appunto, una libellula. L’elmo a maschera era come quello del suo collega Mantis e il surplice di Papillon. I coprispalla erano triangolari, gli schinieri e i bracciali coprivano tutto e anche il pettorale. Inoltre, dietro la schiena, spuntavano quattro enormi ali di libellula che cominciarono a sbattere e a far alzare in aria il guerriero dai capelli verdi e gli occhi blu.
-Scendi giù e combatti da uomo, altrimenti…- lo minacciò Shaina.
Larva sorrise, le sue ali s’illuminarono e quattro raggi rossi stavano per colpirla se non arrivò Constantine a farle da scudo e prenderli in pieno al suo posto.
-Constantine! Che… che ti è saltato in testa?-
-Mi date il voltastomaco. Morite!-
Gli occhi verdi dell’elmo s’illuminarono e un violento bagliore scagliò i saints lontano. Quando Shaina si riprese, si ritrovò senza maschera e con Constantine accanto.
"D-dov’è la maschera? Ah!"
La sua maschera si era spaccata in due. In quel momento Constantine si era ripreso.
-Oh, che bella.- disse vedendola.
-No! Conosci la regola.- disse lei coprendosi il viso.
Lui le sorrise, le prese il viso tra le mani e la baciò.
-So bene che avevi sempre una cotta per me. Anch’io sono molto cotto di te.- le disse sorridendo.
-Che schifo. Siete in un campo di battaglia, non a un pic-nic. Non so come siate sopravvissuti, ma ora crepate!- li interruppe Larva.
Shaina lo colpì con il Thunder Claw. Lo fece urlare di dolore ma nulla più. Anzi, lo fece soltanto arrabbiare. Si gettò in picchiata contro la sua avversaria colpendola con un calcio, la prese per i capelli e la gettò contro Constantine che stava per intervenire. Stava per colpirli di nuovo con i raggi delle sue ali, ma si vide arrivare addosso dei fasci di luce rossa e un triangolo verde che scansò per un pelo. Erano Jamina ed Elijah.
-Mocciosi imperti…-
Non finì la frase perché fu colpito in pieno da un bagliore arcobaleno. Era il Rainbow Glare di Rian.
-Finalmente vediamo il tuo colpo. Era ora.- disse Jamina.
I tre si diressero verso i due silver saints per vedere come stavano. Purtroppo, però, Larva era ancora vivo e infuriato più che mai.
-Mi avete fatto arrabbiare di brutto. Non vi perdonerò.-
-E’ duro a morire.- disse Rian.
Stava per attaccare, ma fu di nuovo interrotto e stavolta da Khloe e Zenas che lo colpirono tutti e due con un calcio. Quando realizzò, li prese entrambi per il collo con le mani e li buttò addosso ai ragazzi.
-Luridi servi di Atena, vi pentirete di essere nati. Dragonfly Sign!-
Ci fu un bagliore verde, seguito da una forte esplosione improvvisa. Quando tutto finì, i cloth di Zenas e gli altri erano stati danneggiati un bel po’. Solo Elijah, Jamina e Rian erano ancora in piedi protetti dalla Pyramid Barrier.
-Voi? Brutti… vi faccio a pezzi!- disse vedendoli ancora vivi.
La barriera andò in frantumi e si misero sulla difensiva. Gli occhi dell’elmo del Demor s’illuminarono e stava per colpire, ma Jamina lo interruppe lanciandogli contro i suoi Red Claws che lo presero in pieno.
-Nanerottola bastarda!-
A quel punto, le sue ali s’illuminarono d’arancione e si buttò in picchiata verso la ragazzina ma Elijah le si mise davanti proteggendola con il Triangle Shield.
-E’ tutto inutile.- disse Larva.
Anche la sua Barham s’illuminò d’arancione, facendolo sembrare un proiettile infuocato, e giunto l’obbiettivo distrusse con facilità lo scudo e buttando i due a terra. Rian cercò d’intervenire ma Larva lo colpì con un calcio rovesciato.
-Ora vi ammazzo tutti.-
Nel frattempo, Constantine si era ripreso. Guardò Shaina, svenuta in posizione prona, le accarezzò i capelli, le sorrise e a fatica si rialzò. Khloe e Zenas lo raggiunsero.
-Ragazzi, quello è tosto. Credo proprio che ci toccherà usarlo.-
-Usarlo? Hai realmente intenzione? Lo sai che è proibito quanto l’Athena Exclamation.- dissero i due in coro.
-Allora dovremmo stare immobili a farci ammazzare? Preferisco usare un colpo infame piuttosto che morire.-
I due rimasero pensierosi.
-Pensate alla svelta. Rian e gli altri due non resisteranno a lungo.-
I due non erano molto convinti, ma dovettero accettare per forza di cose. Rian ed Elijah caddero a terra colpiti da Larva, mentre teneva stretto alla sua mano destra il collo di Jamina.
-Ora ti levo la maschera. Voglio vedere il tuo volto sofferente.-
La sua mano era vicinissima, ma per fortuna Khloe e gli altri intervennero colpendolo con calci volanti alla schiena.
-Come avete osato rialzarvi nelle condizioni in cui state? Avete persino i cloth malridotti. Che pensate di fare, eh?-
-Useremo il nostro colpo segreto proibito.- dissero in coro.
-Come? Colpo proibito?-
-Esatto. I Gold Saints conoscono un colpo chiamato Athena Exclamation che, sia per la sua incredibile potenza, sia perché era usato da tre saints, e quindi inaccettabile che tre saints attacchino insieme un solo nemico, Atena ne proibì l’utilizzo. Anche noi tre della costellazione Nave Argo abbiamo un colpo simile e quindi proibito. Non di ugual potenza, ma comunque notevole.- disse Khloe.
-Pazzi! Preferite perdere l’onore pur di sconfiggermi? Avete capito che io sono il più forte di tutti i Demor messi insieme? Ah, ah, ah! Che ridere.-
I tre si misero in posizione. Zenas alzò le braccia sulla testa unendole a X e il suo corpo s’illuminò d’arancione, Khloe aveva unito il palmo della mano destra sul dorso della mano sinistra aperta e il suo corpo s’illuminò di azzurro e Constantine, in mezzo a loro in ginocchio, usò la stessa posizione che usava per lanciare il Wind Blow e il suo cosmo s’illuminò di blu.
-Sparite da questo mondo, insetti. Dragonfly Sign!-
-Se qui c’è un insetto… quello sei tu! Argo's Journey!-
I due colpi si scontrarono, ma quello dei tre silver era più potente, lo fece sparire e colpì in pieno Larva. L’esplosione provocata fu enorme. Sembrava un’esplosione atomica. Grazie alla Pyramid Barrier, Elijah, Rian, Jamina e Shaina erano salvi, ma l’onda d’urto fu così potente da distruggere la barriera e scaraventarli lontano. A esplosione finita, il tempio era completamente intatto. Era come se non ci fosse mai stata un’esplosione. Constantine e gli altri, dopo aver usato il colpo, svennero. Rian e gli altri due si ripresero chiedendo a Shaina come stava. Lei riuscì a malapena a dire loro di non pensare a lei e proseguire e così fecero. Di nuovo di corsa, finché non si trovarono davanti ad un grosso portone nero davanti al quale, a braccia conserte, c’era Jugol di Wild Beast.
-Ciao, moccioso. Chi non muore si rivede!- disse riferito a Rian.
-Tu! Sei l’assassino del maestro Dhanesh, il silver saint del pavone.-
-Chi? Ah, sì quello stupido indiano. Il suo collo l’ho spremuto proprio come un limone.-
-B-bastardo!-
-Ora anche voi tre lo raggiungerete. Morirete per mano di Jugol di Wild Beast.-
Rian, per la rabbia, stava per attaccare ma fu anticipato da Jamina che gli si gettò contro.
-No, ferma!- le gridò l’irlandese.
Troppo tardi. Jugol la prese con una mano al collo, la sollevò in aria e la gettò contro i suoi amici.
-Maledetto… Red Claws!-
Onde rosse di energia, a forma di boomerang, furono lanciate contro il Demor che, però, le respinse con un attacco identico. L’unica differenza era il colore dell’energia, ovvero, gialla.
-E ora…-
Ne lanciò altre da tutte e dieci le dita unendosi in una X pronta a colpirli. Rian si mise davanti a Jamina pur di evitare che si ferisse e, al tempo stesso, Elijah si mise davanti a lui con il Triangle Shield bello in vista. Una volta colpito, lo scudo si distrusse con una facilità estrema insieme al bracciale così da ferirlo.
-Che scudo di scarsa qualità. Del resto… è lo scudo di un Bronze saint, la casta più bassa.-
-Tappati quella fogna, animale.-
-Animale? Questo mi suggerisce una cosa... ma voglio prima divertirmi un po’ nel torturarvi!-
Elijah si mise in posizione, pronto a lanciare lo Shining Triangle, ma Jugol lo sorprese con un calcio allo stomaco che lo stordì per un secondo per poi colpirlo con un fortissimo pugno sul viso che lo buttò a terra.
-Lascialo stare, maledetto!- gridò Rian lanciandosi su di lui.
Jugol, senza il minimo sforzo, gli perforò il pettorale con i suoi artigli raggiungendo la carne e farlo gemere di dolore. Jamina non poté certo stare a guardare ed intervenne, ma fu colpita anche lei da un calcio allo stomaco che la stese.
-Allora, che ne faccio di te? Ti spezzo l’osso del collo? Ti spello vivo? Ti faccio a pezzettini? Mica è facile scegliere!- disse sarcastico al suo piccolo avversario tenendolo per i capelli con la mano destra e continuando ad affondare i suoi artigli con l’altra facendolo soffrire.
-Aaaah! Le tue urla sono musica per le mie orecchie.-
-Bastardo!-
Jugol estrasse gli artigli per poi riaffondarli nello stesso punto. La sofferenza di Rian era proprio ai minimi storici.
-Non so perché, ma credevo mi avresti fatto divertire. Mi sono sbagliato di grosso. Mi fai solo annoiare.-
-Vuoi divertirti? Beccati questo!-
Iniziò a riempirlo di calci velocissimi con la gamba sinistra proprio come fece al torneo per il cloth. Jugol mollò la presa e cadde a terra. Rian si rialzò a fatica.
-Complimenti marmocchio.- disse il gigantesco Demor pulendosi il sangue, che colava dalla bocca, con la mano.
-Ma ora farai la stessa fine del tuo maestro.-
Si diresse con un movimento fulmineo verso Rian, gli prese il collo con entrambi le mani, lo sollevò da terra e cominciò a stringere.
-Bestial Hold!-
La stretta si fece fortissima e Rian si sentì mancare il respiro. Ebbe una leggera sensazione di déjà vu e gli ritornò alla mente il suo maestro ucciso proprio da tale mossa. Questo pensiero lo fece bruciare di rabbia tanto che perfino il suo cosmo iniziò a fare altrettanto.
-Ogni sforzo è inutile. Raggiungi il tuo mae…-
Non terminò la frase. Rian appoggiò le sue mani sulle braccia avversarie, le strinse con tutta la forza che aveva e i bracciali di Jugol si distrussero.
-Idiota! Sei finito!-
Ma Rian lo sorprese con un calcio in pieno mento che lo costrinse a mollare la presa.
-Mi hai fatto arrabbiare. Crepa! Animal Anger!-
Il colpo fu devastante come lo fu anche l’esplosione che ne seguì. Quando tutto finì, Jugol rimase a bocca aperta. Rian e gli altri erano sotto la protezione delle barriere di Elijah che si frantumarono in un attimo.
-Tu! Dannato marmocchio.-
-Shining Triangle.-
Il colpo di Elijah andò a segno, ma non fece neanche il solletico al suo avversario.
-Pensavi di farmi fuori con un colpo così debole? Non sono mica il braccio destro di Sua Eccellenza per niente.-
-Dannazione.-
Jugol scattò e stava per afferrare anche lui che, però, lo evitò scansandosi di lato per poi dargli un calcio sul fianco sinistro.
-Ahio!- disse per poi dargli una sberla che lo buttò a terra.
Rian e Jamina si gettarono sul bestiale guerriero che, senza il minimo sforzo, li scacciò via come mosche fastidiose con un paio di sberle.
-Allora ammazzerò voi per primi.-
I suoi artigli s’illuminarono di giallo oro, diede un calcio a Rian per metterlo in posizione supina e stava per colpirgli il petto quando una piccola onda rossa a boomerang non gli colpì l’occhio destro. L’urlo che fece fu agghiacciante. Preso dalla rabbia lanciò piccole onde da tutte e dieci le dita che bombardarono la piccola saint. Elijah, in quell’attimo di distrazione, era riuscito a rialzarsi e gli strinse le braccia intorno al collo nel tentativo di soffocarlo. Jugol iniziò a ridere della debole forza che il suo avversario aveva e si lasciò cadere all’indietro, con lui ancora aggrappato al suo collo, sbattendolo sul pavimento.
-E va bene. Così sia.- disse mentre i suoi artigli smisero di brillare di giallo.
S’avvicinò ad Elijah e, senza dargli il tempo di reagire, gli affondò gli artigli nel petto, perforandogli il cloth e raggiungendo il cuore. In un ultimo spasmo di vita, il piccolo bronze saint riuscì solo a dire:
-Tallulah.-
Per poi morire con gli occhi sbarrati. Un altro déjà vu per Rian che, per la seconda volta, si era ripreso solo per vedere il suo amico e compagno d’allenamenti morire sotto i suoi occhi. Non gridò. Perché neanche il grido più forte dell’universo avrebbe potuto alleviare la sua ira e il suo dolore.
-Ora nessuno più potrà difendervi dal mio colpo. Sparite. Animal…-
Rian si mosse tanto velocemente che Jugol non riuscì a vederlo, tranne quando lo colpì con una ginocchiata. Dopodiché seguirono forti calci e pugni d’incredibile potenza e ferocia. Il Demor reagì facendo brillare i suoi artigli e lo stava quasi per colpire al petto. Rian, istintivamente, lo aveva protetto con il braccio e quando gli artigli raggiunsero l’obbiettivo, sia lui che Jugol rimasero a bocca aperta. Il Triangle Shield di Elijah si era messo in mezzo ai due salvando Rian da morte certa.
-Che prodigio è mai questo? Come può essersi staccato da solo?- si chiese Jugol sbalordito.
-E’ la forza dell’amicizia.- disse Rian.
-Oh, piantala!-
Jugol distrusse lo scudo con un pugno e stava per lanciare i fasci di luce dai suoi artigli, ma il cosmo di Rian che aumentava a dismisura lo frenò.
-Maestro, Elijah… questo colpo lo dedico a voi. Rainbow Glare.-
Il bagliore arcobaleno investì il Demor che volò via mentre la sua Barham andava in mille pezzi. Jamina si era ripresa proprio in quel momento e quando il Demor sbatté sul pavimento in un tonfo, raggiunse Rian. I due s’avvicinarono e s’inginocchiarono davanti ad Elijah, lui gli chiuse gli occhi e poi iniziarono a piangere.
-Piantatela di frignare, mocciosi. Su, venite a farvi ammazzare.- disse una voce tombale.
Il portone nero si aprì e i due, prendendosi per mano, si avviarono. Rian ad un tratto ebbe una brutta sensazione, si mise davanti a Jamina e l’abbracciò d’improvviso.
-Che… che ti prende?-
Non le rispose e le diede un pugno allo stomaco per farla svenire.
-R…Rian…-
La adagiò delicatamente a terra e le accarezzò i capelli.
-Ti amo e non voglio perderti. Ho visto morire due persone importanti e se succede anche a te… non potrei mai più vivere. Sconfiggerò io Zoreg, stai tranquilla.-
Si alzò ed entrò nella sala che era identica a quella del palazzo di Atena. Il suo peggior nemico era in fondo alla sala, seduto su un trono nero.
-Benvenuto, saint di Atena.- disse Zoreg con la sua voce tombale.
-E così tu saresti Zoreg…-
-Esatto. Deluso?-
Rian sentiva un cosmo davvero incredibile provenire da quell’armatura vivente di colore viola. L’aspetto di quella Barham vivente era esattamente questo: l’elmo rappresentava la testa di un leone con la bocca aperta nella quale, tra le fauci, c’era una specie di visiera nera brillante, il coprispalla destro rappresentava il collo e la testa di un drago, che ricordava molto quello del God Warrior della stella Dubhe, quello sinistro, invece, rappresentava la testa di un licaone, privo di mascella, il pettorale, i bracciali e gli schinieri coprivano tutto il corpo. Sul bracciale destro, tra l’altro, sul pezzo che copriva la mano dotata perfino di artigli, c’era quello che sembrava essere la testa, sempre priva di mascella e con tanto di due piccole zanne, di una vipera cornuta a giudicare dalla forma e i due "corni".
-Per colpa tua e dei tuoi maledetti scagnozzi, il mio maestro e un mio amico sono morti. Ora li vendicherò.- disse Rian in lacrime ed espandendo il suo cosmo.
Zoreg si alzò dal trono, scese i due scalini e si avvicinò con passo lento e pesante al suo piccolo avversario. Rian si sentì quasi in soggezione trovandoselo davanti. Non era certo per l’altezza, era alto due metri proprio come il suo braccio destro, ma per l’incredibile cosmo feroce che emanava.
-Come vuoi essere ucciso? Seviziato e poi con la gola tagliata o morte rapida e indolore?- gli chiese.
-Nessuna delle due.-
-Un momento, ma non eravate in due? Dov’è l’altro che era con te?-
-Che t’importa? Basto io per abbatterti.-
-Mpf. Impertinente e presuntuoso.-
Rian cominciò ad attaccarlo con i calci velocissimi che aveva usato anche con Jugol, ma Zoreg gli prese la gamba al volo, affondandogli gli artigli nel cloth e nella carne, lo sollevò e lo tirò dietro a se come se fosse un oggetto inutile.
-Patetico. Non ci sarà per niente gusto a ucciderti.-
-Dite tutti così. Che monotoni. Rainbow Glare!-
Il capo dei Demor fu colpito in pieno, ma rimase illeso.
-Che insignificante. Un Bronze saint non può battere uno come me.-
-Ah!-
-Prendi questo: Gloomy Bomb.-
Un globo di energia nera fu lanciato dai palmi delle sue mani. Rian lo evitò per un soffio.
-Maledetto.-
Spiccò un salto e lo stava per colpire con un doppio calcio volante, ma Zoreg lo sorprese con un altro attacco che lo prese in pieno:
-Horny Viper Shock!-
Scosse elettriche sparate dalle corna della vipera lo colpirono facendolo urlare di dolore. Probabilmente la forza della scarica era pari al Thunder Claw di Shaina. Rian tentò di rialzarsi, ma il colpo lo aveva parzialmente paralizzato così che Zoreg poté riempirlo di pedate sulla schiena.
-Soffri moccioso, soffri! Ah, ah, ah, ah!-
Rian non ce la faceva proprio. Si sentì molto amareggiato. Voleva vendetta e invece stava per essere ucciso.
-Red Claws.-
Fasci di luce rossa colpirono e danneggiarono il petto di Zoreg.
-Ah, eccoti qua. Bene bene.- disse.
-J-Jamina, no! Ti prego non…-
-Chiudi il becco e sta a guardare come faccio a pezzi la tua amichetta: Horny Viper Shock!-
Jamina evitò rapidamente l’attacco e riutilizzò il suo colpo colpendo di nuovo il pettorale provocandogli piccolissime crepe.
-Ah! Mosca fastidiosa.-
-Non sono una mosca, sono una volpe.-
-Tsk! Prendi: Dragon Wrath!-
Questa volta non riuscì a evitare il colpo e fu investita in pieno. Miracolosamente il suo cloth non si era fatto nulla, ma la maschera le andò in frantumi. L’onda l’aveva scaraventata contro una parete ed era atterrata prona.
-JAMINA!- gridò Rian con disperazione.
Zoreg gli diede un calcio sul fianco per poi prenderlo per il collo e sollevarlo.
-Tranquillo, l’ammazzerò dopo. Prima mi occupo di te, sei contento?- gli disse stringendogli il collo.
-Quanto… siete… prevedibili.-
-Cosa?-
Rian appoggiò le mani sul bracciale, bruciò il suo cosmo e, come fece con Jugol, anche il bracciale di Zoreg fu danneggiato. Impaurito, lo scaraventò a terra e tornò a prenderlo a pedate, ma stavolta sulla pancia.
-Ti ammazzo bastardo!-
Detto questo, gli affondò gli artigli nel petto, Rian sputò sangue e urlò. Quando Jamina si riprese rimase sconvolta, ripensò ad Elijah e al fatto che il suo amato stesse per fare una brutta fine, urlò con tutto il fiato che aveva e il suo cosmo bruciò al massimo. Zoreg e Rian lo avvertirono chiaramente rimanendo impressionati, ma quello che li sorprese di più era che il bagliore che avvolgeva la piccola sacerdotessa passò dal rosso al bianco e, con esso, anche il cloth divenne candido come la neve.
-Che prodigio è mai questo?- si chiese il capo dei Demor.
Rian ricordò di averlo letto sul libro dei cloth. Secondo una leggenda, nessuno fino ad allora l’aveva però mai visto, il cloth della volpe aveva un potere speciale, ovvero, diventare candido come la neve, come la volpe polare, e donare, a chi lo indossava, il potere di padroneggiare potenti energie fredde pari, o addirittura superiori, a quelle di Camus dell’Acquario o i God Warriors di Asgard. Rian rimase colpito di quanto, con quel nuovo colore, le donasse.
-Il fatto che il tuo cloth abbia cambiato verniciatura non mi impressiona affatto e neanche il tuo cosmo. Crepa. Gloomy Bomb!-
Jamina evitò l’attacco, muovendosi con incredibile agilità e velocità gli si avvicinò e gridò:
-Frozen Claws!-
Gli lanciò contro numerosi fasci di luce bianca che lo presero in pieno e lo scagliarono un po’ distante. Quando Zoreg si rialzò, notò che la sua preziosa Barham, o meglio il suo adorato corpo, oltre ad essere pieno di graffi era coperto di ghiaccio.
-Il mio corpo! Il mio adorato corpo! Guarda cosa hai fatto, puttanella schifosa.-
-Oh, scusami. Sono seriamente dispiaciuta!-
-Puttana! Dragon Wrath!-
Jamina lo evitò.
-Monotono! Frozen Claws.-
Stavolta il colpo fu più potente, il pettorale fu danneggiato molto di più ed entrambi i coprispalla andarono in pezzi.
-ARGH!-
-E’ finita per te. Muo…-
-Annihilation Crash!-
Un devastante colpo lanciato dalla bocca del leone colpì Jamina. Prima che la raggiunse, però, aveva creato una specie di muro di ghiaccio come barriera che però non fu sufficiente a salvarla, il suo cloth della volpe polare fu seriamente danneggiato, il coprispalla destro e il diadema andarono in frantumi, mentre gli altri pezzi si ricoprirono di crepe e fu scaraventa lontano. Poco a poco ritornò rosso. Zoreg barcollò un poco prima di riprendersi e avvicinarsi alla sacerdotessa.
-Non ti perdonerò mai, maledetta.- disse ringhiando.
-Stai lontano da lei, maledetto!-
-Cosa? Ah, dimenticavo che ci sei pure tu. Sei riuscito a sopravvivere al mio attacco. Che rottura.-
Rian s’inginocchiò. Nonostante fosse riuscito a sopravvivere al colpo, il suo cloth era coperto di crepe.
-Ah. Che ridere. Ti reggi a malapena. Mi basterà un altro colpo e morirai.-
-Non… vincerai.-
Il cosmo di Rian cominciò a bruciare intensamente ed era molto ma molto più forte del solito.
-E’ assurdo. E’ mezzo morto, eppure… da dove diavolo prende tutta questa energia? Inoltre… mi sembra quasi di sentire più di un cosmo provenire da lui… ah!-
Zoreg non si era sbagliato. Dietro a Rian si vedevano chiaramente, oltre alla sua costellazione, anche quella del serpentario, dell’aquila, della nave Argo, del triangolo australe, della volpe e perfino del pavone. In mezzo a loro, inoltre, dominava il cosmo maestoso e la figura della dea Atena.
-Non posso credere ai miei occhi. Che diavoleria è mai questa? E’ opera tua Atena?- si chiese Zoreg.
Rian approfittò di quell’attimo di distrazione. Il suo cosmo raggiunse il limite estremo delle stelle e gridò:
-Rainbow Glare.-
La potenza del colpo era molto superiore al solito. Sembrava davvero che in quel colpo ci fosse concentrata anche tutta la forza dei compagni di Rian. Zoreg fu investito dall’onda, sul suo corpo cominciarono a formarsi crepe per poi distruggersi completamente e, insieme a lui, anche il suo spirito sparì come se fosse evaporato. Tutto finì. Rian cadde a terra per la stanchezza e, strisciando come un verme, si diresse verso Jamina. Quando la raggiunse si mise, a fatica, in ginocchio e la prese tra le braccia. Rimase a fissare il suo viso, le sorrise e le fece una carezza. Ad’un tratto tutto cominciò a tremare, il tempio cominciò a crollare e un grosso masso stava per colpire i due. Rian spalancò gli occhi e rimase sorpreso di ritrovarsi davanti miss Mooney e i suoi compagni tutti attorno. Era decisamente confuso.
-Che… che è successo?- chiese alla maestra.
-Sei andato in ipoglicemia. Fortuna che ti abbiamo soccorso subito e che avevo delle bustine di zucchero con me.-
Rian rimase pensieroso. Poi chiese:
-Quanto… quanto tempo son rimasto svenuto?-
-Non molto. Circa due o tre minuti. Perché?-
-Così. Chiedevo.-
-Stavamo per portarti al pronto soccorso. Ti sei ripreso bene? Ce la fai a camminare così possiamo proseguire?-
-S-sì. Sto meglio. Grazie miss Mooney.-
Così poterono continuare la visita nell’Acropoli, ma Rian era troppo soprappensiero per prestare attenzione a quello che diceva la guida.
"Possibile che è stato solo un sogno? Di "solo" tre minuti tra l’altro? Il Santuario, i saints, la dea Atena, Shaina, Elijah, il maestro Dhanesh e, soprattutto, Jamina sono stati solo frutto della mia immaginazione o del mio inconscio? Assurdo. Tutto ciò è… assurdo."
Si ripeteva questo nella sua testa all’infinito e si vedeva chiaramente che, quando si soffermava a pensare a Jamina, si rattristava moltissimo. I giorni passarono, ma Rian continuava a ripensare a quell’incredibile avventura vissuta in sogno e a quella bambina di colore che le era stata sempre vicino e di cui, chiaramente, si era innamorato. E ogni volta che pensava a lei, arrossiva. Arrivò il giorno della partenza. Rian si sedette sul sedile accanto al finestrino, mentre gli altri due posti vicino a lui erano ancora vuoti. All’andata gli era capitato di stare insieme alla maestra e un altro passeggero. Forse stavolta poteva stare da solo con i suoi pensieri. Fu troppo soprappensiero che non si rese conto delle due persone che si erano sedute accanto a lui. Fu una dolcissima voce di bambina a destarlo.
-Ciao.-
Lui si voltò e quasi gli prese un colpo. La bambina che aveva davanti era la copia perfetta di Jamina. Accanto a lei c’era una donna giovane di colore e molto bella. Doveva essere la madre.
-C-ciao.- la salutò lui imbarazzatissimo.
-Anche tu eri ad Atene in gita come me?- chiese la bambina.
-S-sì.-
-Bella, vero?-
-Moltissimo…-
-Oh, che sbadata. Piacere. Mi chiamo Jamina.-
Rian sbiancò nel sentire quel nome.
-P-piacere, mi chiamo Rian.-
L’aereo decollò e lentamente si allontanò sparendo all’orizzonte.