Durante l'Addestramento

Ormai tutti i Saint erano tornati al Santuario. Insieme ai giovani futuri Saint.

Non restava che incominciare l'addestramento.

Ma dove?

Non potevano certo inviare i giovani inesperti nelle varie località d'addestramento sparse per il mondo, col pericolo che gli sgherri di Ares attaccassero nuovamente, in forza, maestri e discepoli. Né si poteva lasciare troppo sguarnite le difese del Santuario

L'unica soluzione era trovare un posto sufficientemente vicino in cui insegnare liberamente tutte le tecniche dei Saint. Un posto sicuro, dove i Saint potessero andare liberamente, senza timore di spaventare gli abitanti, alla vista di persone dotate di poteri sovrumani. E c'era un unico posto, adatto allo scopo.

"L'isola di Kanon, sul mar Egeo!- Affermò Kanon- è il luogo dove io e Saga ci siamo allenati, ma è anche l'unico posto in cui un così gran numero di Saint può aggirarsi senza creare scompiglio, visto che gli abitanti ci conoscono e sono dalla nostra parte. In quell'isola avremo modo di attuare ogni tipo di addestramento, è sufficientemente ampia per il nostro numero, ed è abbastanza vicina per permetterci di ripiegare velocemente al Santuario, in caso di bisogno."

"Chi saranno, gli insegnanti?"

"Senz'altro i Gold, i Mistery e i Silver Saint, oltre a Shun, Shiryu e Hyoga. I Bronze Saint rimarranno in difesa al Santuario."

"Ei, aspetta un attimo, Kanon- incominciò Ban- se rimaniamo solo noi Bronze Saint, un attacco di Bersesker troppo potenti ci annienterebbe."

"Stai tranquillo oltre a voi rimarranno il nuovo Saint della Freccia e quello di Perseo, che si sono distinti, quando ancora non erano Saint, durante il precedente assalto dei Bersesker. E poi, non temete, con voi rimarrà anche un altra persona, che si è rifiutata di insegnare... Vi sarà senz'altro d'aiuto!"

"Chi?"

"Preferisce che non lo sappiate, per il momento, e sono d'accordo con lui, dovete tenere gli occhi aperti e sapere di poter contare su di lui vi renderebbe incauti..."

"Kanon e io cosa dovrei fare? Non mi hai citato tra gli istruttori..."

"Verrai anche tu Seiya, non ti preoccupare... Come allievo, però!"

"Cosa?! Stai scherzando, vero?"

"Seiya, tu sei stato in coma per dei mesi... Anche se hai avuto modo di combattere e farti valere, devi recuperare la pienezza de tuoi poteri, se vuoi essere d'aiuto contro Ares. Quindi, volente o nolente, devi riprendere ad allenarti. I tuoi fratelli, in questi mesi, non hanno mai smesso di farlo, vuoi forse essere da meno?"

Seiya bofonchiava, imbronciato. "Mph...Allenarmi come se fossi di nuovo un apprendista... Che umiliazione"

Kanon lo guardava severamente.

"E va bene, mi sottoporrò all'allenamento... Però penso sia inutile, mi sento in piena forma!"

"Domani mattina partiremo, quindi riposatevi..."

"Bene, Kanon allora sono arrivato in tempo..."

"Simon! L'hai trovata?"

"Naturalmente... Ammetto che non è stato semplice recuperarla,- disse il valoroso Saint della Volpe- ma ce l'ho fatta comunque." In mano teneva in involto dall'apparenza molto pesante. Kanon tirò un sospiro di evidente sollievo.

"Bene, così il Santuario sarà molto più al sicuro..." mormorò

"Di che si tratta, Simon?"

"Non ci crederai, Kojak, ma è un antico artefatto dall'immenso potere difensivo: il Palladio!"

Un silenzio imbarazzante percorse la folla dei presenti.

"Ei, non mi dite che non sapete di cosa si tratta?!- l'espressione dei presenti non lasciava dubbi sulla risposta...- Accidenti, ma cosa fate nel tempo libero, dormite- Simon sbuffò- Ok, ora ve lo spiego... Si narra nel mito che i principi Achei (o greci che dir si voglia) mossero guerra contro Priamo, Re della città di Ilio, conosciuta anche come Troia, come si racconta nell'Iliade del poeta Omero. La causa della guerra fu il rapimento di Elena, Moglie di Menelao, re di Sparta, perpetrato da Paride, giovane figlio di Priamo. Non starò a raccontarvi la storia nel dettaglio, durò vent'anni e sarebbe troppo lunga la discussione... Però vi posso dire che i profeti greci scoprirono che la rocca di Ilio era protetta dalla volontà divina. Certo alcune divinità, come Athena, appoggiavano i greci, mentre altre, come Ares, parteggiavano per i Troiani, tuttavia la città godeva di una protezione anche dalla Dea della Guerra. Era questa statua, che veniva custodita nella rocca. Essa è impregnata totalmente del Cosmo divino di Athena, da rendere il luogo in cui è custodita inespugnabile! Ora che il Palladio si trova qui, al Santuario, aumenterà incredibilmente le capacità difensive di questo luogo. Così no dovremmo temere che venga invaso quando attaccheremo la Fortezza di Ares, e neanche che un attacco improvviso durante l'addestramento ci danneggi, anche se i Warlord e il Warmaster rimarranno comunque avversari non da poco..."

I Saint e i futuri apprendisti avevano ascoltato, ma alcuni di loro davano una chiara impressione di non aver seguito il discorso del Silver Saint, almeno non del tutto. Il succo del discorso, cioè che le difese del Santuario sarebbero state più efficienti, fu recepito, quindi Simon evitò ulteriori, imbarazzanti spiegazioni.

Il gruppo si sciolse, dirigendosi verso i dormitori.

Seiya, Shun e i loro fratelli erano insieme, eccezion fatta di Ikki, i visi seri. Con loro c'era il redivivo Mei. Ora, gli undici fratelli sopravvissuti agli addestramenti erano di nuovo all'opera... Guai a chi avesse cercato di fermarli.

"Aioria." Simon chiamò sommessamente il Saint del Leone.

"Sì, dimmi, Simon."

"Dobbiamo risolvere quella questione... Venite all'arena, più tardi, dopo la mezzanotte."

Aioria sospirò. "Se proprio lo ritieni indispensabile, d'accordo ci saremo!"

Seiya e gli altri si stavano dirigendo, insieme, verso i dormitori, che negli ultimi tempi erano stati ristrutturati e ampliati. Improvvisamente, una ragazza si parò di fronte al gruppo di dieci ragazzi. Indossava la tipica tenuta da Saint donna, un vestito intero di cuoio, un lungo foulard viola cinto ai fianchi e protezioni metalliche che le contornavano il seno. Sul viso, incorniciato da una massa ribelle di capelli neri, una delle maschere tipiche delle ragazze Saint, inespressiva, con linee squadrate che ne contornavano gli zigomi, scendendo fino al mento.

"Seiya, Shun, immagino che durante l'addestramento non avremo modo di vederci spesso, saremo tutti troppo impegnati e, a fine giornata, troppo stanchi... Vi prometto che farò del mio meglio per capire chi sono io, e se sono davvero destinata al ruolo di Saint."

"Giulia? Sei tu?

"E chi altri dovrei essere?"

"Scusa, ma nei panni di guerriera, proprio non ti avevo riconosciuto..."

"Scusalo Giulia, Seiya non è mai stato.. come dire... attento ai dettagli. Mi permetti di presentarti i nostri fratelli?"

Shun presentò alla ragazza Shiryu, Hyoga, Jabu, Ichi, Nachi, Ban, Geki e Mei.

"Manca mio fratello Ikki, l'unico che sia mio fratello in tutto e per tutto... Ma lui è un lupo solitario, è normale che no stia in gruppo. Spero di presentartelo, alla prima occasione."

Giulia annuì. "Ragazzi, è stato un vero piacere incontrarvi. Ora scusatemi, ma vado al dormitorio. Voglio essere riposata per la partenza. Ci vediamo!"

Si allontanò velocemente, le gambe affusolate che si muovevano veloci.

"È molto più entusiasta di quanto non lo fosse a Roma, per quello che riguarda la vita di un Saint..."

"Sì, Shun, ma almeno lei non dovrà sopportare l'inferno che abbiamo patito noi a suo tempo... A tutti i nuovi arrivati viene come minimo garantita l'incolumità, visto che sono stati in qualche modo costretti a proporsi come Saint..."

I ragazzi ripresero a camminare, più silenziosamente.

I dormitori dei Saint si dividevano in due aree. Ovviamente la divisione era per dividere uomini e donne, in un clima di pudore e di decoro, tanto cari alla dea Athena, sin dall'epoca dei miti.

Giulia, vissuta sempre a stretto contatto con i membri dell'altro sesso, trovava questo modo di fare alquanto sorpassato, retrogrado. Come anche la storia delle maschere. Ma l'idea di scoprire qualcosa di più delle strane capacità che aveva manifestato per tutta la vita, e se poteva esserci un modo per impiegarle per qualcosa di importante, l'avevano portata in quel posto, in quel momento. Si sentiva felice. Anche in mezzo agli amici di sempre, che ridevano e scherzavano con lei, si era sentita sola, separata dagli altri dalla sua unicità, dalla sua straordinarietà. Ma lì, al cospetto di persone ancor più singolari e potenti di lei si sentiva quasi a casa. Non era una mosca bianca tra le mosche nere. Era una goccia d'acqua in un fiume cristallino, Un perfetto elemento dell'ambiente che la circondava. Era finalmente se stessa. Nell'ala est del dormitorio, al piano terra, c'era un'area adibita a terme.

Molti pensano che i bagni termali siano sempre stati un lusso per pochi privilegiati, ma non sempre è stato così. I greci, e i romani dopo di loro, avevano avuto un enorme rispetto per l'igiene fisica, e avevano creato l'istituzione del bagno pubblico, dove i cittadini potevano liberamente provvedere alle loro esigenze igieniche. In molte importanti città romane, poi, erano state erette terme, simbolo di civiltà e di ricchezza. Al Santuario, l'igiene aveva la stesa importanza ora così come l'aveva nei tempi antichi. Quindi, sia per il dormitorio delle ragazze che per quello degli uomini, era stato creato, sin dall'antichità, un termarium. Giulia, prima di coricarsi, aveva deciso di concedersi il piacere di un bagno caldo, come aveva fatto, in altre occasioni, alle terme, con la madre o le amiche. Tolto il vestito da guerriera, che le abili mani di una sarta aveva confezionato per lei, dopo averle preso le misure, al suo arrivo, prese un morbido asciugamano da una pila ordinata, un lusso che era stato importato al Santuario dalla signorina Saori, subito dopo il suo insediamento come Athena. I bagni erano puliti. Gli inservienti, cittadini di Rodorio che lavoravano per il Santuario, pulivano giornalmente le stanze dei dormitori, e in particolar modo curavano il termarium. Giulia entrò nel vano della vasca. Il vapore contornava la stanza rendendo indistinte le forme davanti a lei. Ben presto i suoi occhi, protetti dalla maschera, si abituarono al vapore, e si accorse di no essere sola, nella stanza. Altre figure femminili si godevano l'acqua calda della vasca, concedendosi qualche momento di relax dopo la lunga giornata. Giulia si chiese se fosse più opportuno uscire e aspettare che il bagno fosse libero, ma le donne presenti l'avevano vista e una di loro la stava invitando ad unirsi a loro, con una voce allegra.

Giulia lasciò scivolare l'asciugamano sul bordo della vasca, mentre il suo corpo entrava nell'acqua calda. Si sentiva in imbarazzo, in mezzo a quelle estranee.

"Tu sei la ragazza arrivata con Seiya e Shun l'altro giorno, vero?"

La ragazza che aveva parlato, seduta sull'orlo della vasca, la testa e i gomiti appoggiati sull'orlo, aveva i capelli neri lunghi fino alle spalle e una maschera, ornata attorno agli occhi da ciglia nere, stilizzate.

"S-sì, il mio nome è Giulia. Ho incontrato Seiya e Shun a Roma."

L'interlocutrice si sollevo leggermente, lasciando il gomito sinistro appoggiato sul bordo della vasca.

"Benvenuta, Giulia. Sono Shaina, Silver Saint dell'Ofiuco. Se mi permetti, faccio le presentazioni... Lei è Marin Silver Saint dell'Aquila, un tempo maestra di Seiya-disse indicando una ragazza dalla chioma castana e riccia- poi c'è June, Bronze Saint del Camaleonte-un'altra ragazza, con lunghi capelli biondi, abbozzò un inchino a mo di saluto- Noble, Bronze Saint della Corona Australe- la ragazza presentata aveva capelli color rame, lisci, che le cadevano sulla fronte con una frangetta, e la maschera adornata con disegni simili a fiori lungo la fronte, e, infine, Akousia della Gru"

L'ultima Saint presentata sorprese completamente Giulia: Akousia non portava la maschera, che era posata vicino a lei, all'orlo della vasca. Il viso della Saint africana della Gru era di grande bellezza. Magro, il mento affilato, gli zigomi larghi ma delicati, erano illuminati da occhi color caffè leggermente a mandorla. Le labbra di Akousia, piene e sensuali, erano socchiuse in un dolce, allegro sorriso. I capelli, lunghi e neri, ricadevano sulle sue spalle, come morbidi fili di seta.

"Perché non porti la maschera? Pensavo fosse un obbligo, per le Saint?" Giulia parlò senza rendersi conto della sfacciataggine, al rivolgersi così familiarmente a una sconosciuta.

Akousia le sorrise, schiudendo le labbra. "La maggior parte delle Saint prende alla lettera la 'rinuncia alla femminilità' insita nel diventare una Saint, ma io la vedo in un modo diverso... Per me, non è l'espressione di misoginia o maschilismo, quanto la dimostrazione, per una donna a voler essere messa alla pari con un uomo. La maschera ci priva della bellezza del viso, che potrebbe affascinare un avversario, o a impedirgli di combattere al meglio perché sottovaluta il valore di una bella donna. Quindi, quando combatto, io porto la maschera, altrimenti, se posso, me la tolgo!"

"Sei troppo sciolta nel non sottostare alle regole, Akousia" sbottò Shaina.

"Per me ha ragione- intervenne una nuova voce- e poi è una peccato coprire visi carini.. Ciao Giulia, io sono Jessika, Bronze Saint della Poppa" La Saint si avvicinò alle spalle di Giulia, posandovi le mani sopra e massaggiandole con fare esperto. La ragazza si rilassò, piacevolmente sorpresa da quel massaggio. Jessica aveva lunghi capelli castano chiaro, ondulati, un viso dai lineamenti perfetti, labbra carnose, anche se non come Akousia, a forma di cuore, il viso affilato e gli occhi color nocciola. Anche lei, come la Saint della Gru, non portava la maschera.

"Ti ho vista arrivare al Santuario con Seiya e Shun, sai- continuò Jessica, con voce suadente- e sei davvero molto carina..." le mani scivolarono dalle spalle, sullo sterno... Uno sciabordio d'acqua, un lieve urlo soffocato e un rumore, come qualcosa di pesante che cadesse nella vasca. Akousia teneva la testa di Jessika tra le braccia, come in una presa da wrestling. Tra le due, però non c'era animosità, anzi, ridevano. Jessika, poi, sembrava bearsi del morbido contatto del suo viso sul petto della ragazza africana...

"Insomma, Jessica, devo proprio farti riconoscere ogni volta che arriva una nuova apprendista? Datti un contegno!"

"Eddai, Akousia, non mi dire che tu non faresti lo stesso al mio posto..."

"T-tu-balbettò Giulia- tu s-sei...?"

"Lesbica?-disse Jessika completando la frase- Sì e no... A me interessano sia i ragazzi che le ragazze. Però qui al Santuario sono la sola Saint ad avere certe 'inclinazioni'..."

"Smettetela, tutte quante!"

Un nuovo arrivo mise in riga il gruppo di ragazze.

La donna appena arrivata era alta e slanciata, e decisamente più sicura e matura di tutte le presenti. Lucidi capelli neri, con riflessi azzurri, le scendevano, scomposti, sulle spalle. Entrò anch'ella in acqua. Portava la maschera, una maschera inespressiva di cui solo uno sguardo attento notava un piccolo dettaglio: alcuni segni, vicino ai contorni che disegnavano le labbra, come in tutte le maschere, che facevano pensare a zanne demoniache. Attorno a lei un alone di potere si e autorità faceva sentire. Shaina, Jessika e Akousia si inginocchiarono dentro la vasca.

"Maestra Geist..." mormorarono tutte e tre con sommo rispetto.

Geist si rivolse Giulia.

"Sono la Silver Saint del Serpente, Giulia, e mi è stato assegnato il compito, durante l'addestramento, di seguire la preparazione delle ragazze. Non voglio sembrarti scontrosa, ma non voglio neanche che tu ti trovi a disagio, come è successo con queste due- indico Jessika e Akousia- con la loro esuberanza... Io non tollero indisciplina, e apprezzo chi lavora sodo e duramente. Chiaro?"

Giulia annui. Geist, soddisfatta, si immerse nell'acqua calda, godendosi il tepore. Nessuna osò scherzare ulteriormente in sua presenza. Giulia pensò, tra sé, che l'addestramento non sarebbe stato una passeggiata...

Mezzanotte. Come dice il nome, l'ora a metà tra il sonno e il risveglio, il vecchio e il nuovo giorno. Un'ora sempre celata dal mistero e dalla superstizione.

Anche al Santuario figure furtive si muovevano in quella tarda ora, dirette all'arena.

Dal lato ovest, tre figure, avvolte nei loro Cloth, riflettevano sule superfici argentate, di diverse sfumature, la luce della Luna. Al centro c'era Simon, alla sua sinistra, Robin della Freccia, a destra Gilkamesh di Perseo, i due Silver Saint che avevano ottenuto il titolo e i Cloth dopo il primo attacco di Ares al Santuario. Dal lato est, Aioria e Kanon, equipaggiati dai loro Cloth, accompagnavano Touma.

"Bene, signori, siamo qui per rispondere a una richiesta...- esordì Simon- Touma, dopo la tua conversione alla causa di Athena, e l'aver rischiato la vita per proteggere Saori, sua attuale incarnazione, hai richiesto di poter completare il tuo addestramento da Saint, interrotto sei anni fa..."

Touma rimase in silenzio, era inutile che annuisse o negasse. Le parole erano superflue.

"Il problema, è che non abbiamo la più pallida idea su che addestramento sottoporti..." Aioria era accigliato

"Infatti quando eri un Angelo di Artemide, possedevi un Cosmo potentissimo, così forte da soggiogare quello dei Gold Saint. Ma, dopo il tuo tradimento alla dea della caccia..."

"Ti dirò la verità,- intervenne Kanon bruscamente- al momento il tuo Cosmo non è certamente all'altezza di un Gold Saint. Ti sei allenato con Aioria, e abbiamo visto che non riesci più a distinguere i colpi da lui lanciati. Il tuo Cosmo, senza il divino sostegno di Artemide, è tornato al livello da te raggiunto sei anni fa, il Cosmo di un apprendista Saint."

"Tuttavia- intervenne Gilkamesh- le tue qualità sono superiori a quelle di qualsiasi apprendista o Bronze Saint, eccezion fatta per Seiya, Shun e gli altri... E la tua forza è molto simile a quella di un Silver Saint."

"E qui incomincia il problema, Touma... Non sappiamo che tipo di trova sottoporti per farti diventare Saint, non sappiamo che addestramento sottoporti... Io però ho un'idea che potrebbe chiarirci le idee."

"Quale, signor Simon" Touma parlò per la prima volta.

"Devi combattere! Non con Aioria o con Kanon; al momento ti sono troppo superiori...Combatterai con me, il più forte dei Silver Saint ancora in circolazione, oltre che il più anziano..."

"Perché?- Touma era stupefatto Cosa potrà mai risolvere un combattimento tra noi?"

"Combattiamo e avrai le tue risposte, Touma."

Il giovane si accigliò. Annuì, accettando la proposta del Silver Saint.

Un altro luogo.

Una stanza illuminata da torce, le cui fiamme, dorate e crepitanti, emettono un profumo delicato. Incenso, misto ad essenze profumate.

Le torce, poste ai quattro angoli della stanza illuminano un enorme letto a baldacchino. Tra le coperte, morbide e calde, Saori dorme. Dorme da giorni, ininterrottamente. La stanchezza delle prove a cui ha sottoposto il suo corpo, accumulatasi, ha avuto la meglio su di lei, durante il combattimento con Ares; ora riposa. Le palpebre si muovono leggermente, mentre le spalle, con una lieve torsione muscolare indica il suo imminente risveglio. Gli occhi si aprono, come due stelle, due soli gemelli, riportano la luce della coscienza sullo splendido volto.

Sedutasi sul letto, Saori si guardò attorno, accigliata. Una stanza sconosciuta.

Ripercorrendo con la mente gli ultimi eventi, andò al suo ultimo ricordo. Il duello con Ares nelle stanze del Sacerdote. L'Azza di Kratos, che con la parte inferiore, contorta quanto la punta di una vite, si abbatteva, di piatto, come una mazza, sul suo ventre, stordendola.

"Dove sono?"

"Ben risvegliata, Athena" Una voce di donna, carica di rancore e rabbia, accolse il risveglio della giovane. Saori si voltò. Vicino all'uscio della porta, appoggiata pigramente alla parete, c'era una donna. I lunghi capelli neri le scendevano scomposti e poco curati, sulle spalle e sulla schiena, simili a una criniera leonina, con riflessi ora azzurri ora rossi. Alta e ben fatta, aveva negli occhi blu un'espressione cinica e rancorosa. Indossava un corsetto di cuoio che le ricopriva il busto, lasciando una generosa scollatura, un gonnellino che le arrivava all'altezza del ginocchio, mentre le gambe erano coperte da pantaloni di pelle, aderenti. In mano, teneva una lunga asta d'oro rosso, alle cui estremità vi si trovavano, minacciose, due lame affilatissime.

"Eris, Dea della Discordia!" Esclamò Saori, riconoscendo istintivamente la donna di fronte a lei.

"Sorpresa di vedermi Athena?- disse Eris con un movimento stizzito del braccio destro, agitando la sua lancia- Pensavi che la prigione in cui mi hai rinchiuso, durante l'ultima Guerra Sacra contro noi, gli Dei della Guerra, mi avrebbe intrappolata per sempre?"

Rise, una risata senza gioia, selvaggia.

"Come hai potuto liberarti? Imprigionata nella cometa di Halley, il tuo Cosmo bloccato dal mio sigillo..."

"Un intervento divino, Athena... Lo stesso che ha liberato il Sommo Ares. E ora sei tu, Athena, nostra prigioniera."

"E tu saresti la mia carceriera? Non farmi ridere... Non sei mai stata alla mia altezza, Eris. Mai! Credi davvero di potermi trattenere?" Saori avanzò, decisa, contro l'atavica rivale.

Improvvisamente, sentì un flusso energetico potentissimo che la bloccò, opprimendo il suo corpo e il suo Cosmo. La sensazione che provava era soffocante. Indietreggiò, mentre la risata, cattiva, di Eris risuonava tra le pareti della stanza.

"Sorella, credevi davvero che non avrei preso le mie precauzioni per averti alla mia completa mercé?" Ares faceva il suo ingresso nella stanza, completamente avvolto dal suo mantello, vestito esattamente così come si era presentato, giorni prima, al Santuario.

"Cosa...?"

"Athena, ha dimenticato così tanto? Hai dimenticato persino lo stratagemma da TE usato per sigillarmi?" Ares allungò le mani, stringendo le dita. Sembrava volesse afferrare l'aria, ma mentre chiudeva il pugno, fu visibile, circondata da scariche di energia, simili a minuscoli lampi lettrici, una fitta serie di catene metalliche, sottili come fili di ragnatela, in grado di reagire alla potenza del Cosmo.

"la Rete della Vergogna!" Saori ricordò, rimanendo esterrefatta.

"Esatto sorella... La rete che nostro fratello Efesto, scoperta la relazione adulterina tra me e sua moglie, la splendida Afrodite, l'unica dea che io abbia mai amato, costruì per intrappolare me e lei durante uno dei nostri incontri amorosi.. Per intrappolarci e svergognarci di fronte a tutti gli dei... Efesto sarà storpio, ma è capace di un'astuzia e di una determinazioni incredibili- Il pugno destro del Dio della Guerra si strinse, tremando come sconvolto da un'emozione irresistibile- La vergogna provata in quel momento, e il senso di impotenza di fronte al suo machiavellico manufatto, sono tra i miei peggiori ricordi, Athena. E tu hai usato proprio questo manufatto per intrappolarmi, imponendogli il tuo dannato sigillo per impedire a Eris o ad altri miei sottoposti di liberarmi."

"Ma chi ha distrutto il mio sigillo, Ares? Chi, Dimmelo?"

"Vuoi davvero saperlo, sorella cara?- La voce di Ares, pur sembrando gongolante all'esasperazione di Athena, non traspariva nessun suono che sembrasse realmente soddisfatto o felice- Saperlo non ti sarà di aiuto, mia cara sorella, mia odiatissima rivale... Ma se ancora lo vorrai, te lo rivelerò al momento giusto. Eris!"

"Sì, sommo Ares!"

"Rimani qui a sorvegliare Athena... Non distrarti, ora che il suo corpo è riposato, può esprimere il massimo del suo potere. Non sottovalutarla e non fallire."

Un sorriso malvagio illumino il volto, pur bellissimo, della Dea della Discordia.

"Sarà un vero piacere, mio Signore."

Simon e Touma si stavano scontrando, al centro dell'arena. I due si muovevano, agili e scattanti come animali selvatici. Ancora non avevano incominciato a fare sul serio. Si limitavano l'uno a studiare i movimenti dell'altro.

Fu Touma a prendere per primo l'iniziativa.

"Haiesuto Aruteiteyu-do!" L'energia del Cosmo, accumulata tra le dita del giovane, si manifestarono come lampi di energia, per poi materializzare un'asta metallica, color oro scuro, appuntita come uno spiedo da entrambe le estremità. Touma lanciò l'arma cosi generata contro il rivale. Il giavellotto dell'ex Angelo si moltiplico, diventando una pioggia di dardi diretti sul Silver Saint della Volpe.

Il colpo di Touma viaggiava, chiaramente, a una velocità diverse volte superiore a quella del suono, ma di gran lunga inferiore a quella della luce. Era privo della potenza che Touma sapeva imporre quando serviva Artemide! Simon riuscì ad evitare facilmente le punte lanciategli, piroettando, quasi danzando.

"È questo che intendo, Touma!"

Il giovane si blocco, alle parole del suo avversario.

"Creare armi metalliche usando il Cosmo no è certo una cosa impossibile, per un Saint... Robin, dai una dimostrazione, per favore."

Il Saint della Freccia, lanciò un pugno diretto ai piedi di Touma. Cinque frecce metalliche, argentate sotto la luce lunare, si conficcarono sul terreno.

"Visto? Il tuo potere non è eccezionale, tra i Saint. Eppure, quando il tuo Cosmo era esaltato al massimo, ti bastava una tecnica così semplice per essere invincibile... E questo può significare solo una cosa!"

"Cosa, Simon?"

"Vuol dire che il tuo vero potere è ben più grande, più temibile... E questo mi da da pensare. Perché se a questo livello sei tremendamente simile a un Silver Saint, mentre con il Cosmo esaltato sei superiore ai Gold Saint, allora vuol dire che la tua vera forza SUPERA il livello dei Silver. Furtive Bite!"

Il pugno di Simon raggiunse il petto di Touma, mandandolo a gambe all'aria, dopo un volo di cinque metri.

"Rialzami e attaccami. Senza usare i tuoi giavellotti, attaccami coll'istinto, col corpo...Risveglia il tuo Cosmo Touma!"

Il giovane si rialzo, il respiro ansante, ma gli occhi pieni di determinazione. E senza aspettare oltre si lanciò su Simon.

"Risvegliati, mio Cosmo e mostrami il mio destino. Io sarò Saint di Athena!"

Il cosmo di Touma, finora solo appena accennato, quasi una fiammella che non riesce a incendiare un ceppo in un camino, esplose. L'energia avvolse il ragazzo, che brillava come una stella. E si scagliava si Simon a una velocità incredibile, superando le precedenti prestazioni.

Kanon intervenne. L'energia di Touma e la sua velocità erano tali da mettere a rischio la vita di Simon. Il Saint dei Gemelli si pose tra i due contendenti, arginando l'energia che esplodeva dal corpo di Touma con le mani. Touma rallentò progressivamente, fino a fermarsi del tutto.

"Cosa..cosa è successo?"

"Per un attimo, Touma hai risvegliato il tuo Cosmo e il tuo vero potere. Ora sappiamo come comportarci con te..." Simon, pur se sconvolto per essere stato, una volta tanto a rischio di morte, era visibilmente soddisfatto.

"Touma, come ben sai, al servizio di Athena esistono tre caste di guerrieri: i Gold Saint, i Silver Saint e i Bronze Saint. Tuttavia esistono alcuni Cloth che non appartengono a nessuna delle tre categorie, Oro Argento o Bronzo... Sono Cloth di metalli mistici, sconosciuti."

Touma era a bocca aperta. "Non... non lo avevo mai sentito!"

"È raro che un Saint conquisti quel tipo di armatura...eppure, in quest'epoca, per un breve periodo abbiamo avuto tutti e quattro i Saint che portano I Mystery Cloth..i Mystery Saint! Ora, tre dei Mistery Saint sono tuttora vivi, qui al Santuario... Kaim del Reticolo, Mei della Chioma e Spirito Quieto dell'Indiano. Il quarto Saint, Guilty, è morto circa due anni fa, ucciso dal ragazzo che stava addestrando a diventare Saint, durante un duello che doveva essere la prova finale per l'allievo!"

Touma lanciò uno sguardo interrogativo.

"Il giovane allievo era Ikki, della Fenice. Tu, però possiedi gli stessi poteri di Guilty, quindi ti sottoporremo allo stesso allenamento a cui fu sottoposto lui."

"E chi sarà il mio maestro, signor Kanon?"

"Guilty fu seguito, ufficialmente, da mio fratello Saga, e qualche volta, ufficiosamente, da me... Quindi, Touma, ti farò io da maestro. Preparati, perché io non ci vado leggero."

Touma deglutì vistosamente.

"Kanon, Simon, ora è tempo che ci andiamo a riposare- intervenne Aioria- Domani noi dobbiamo partire per l'isola di Kanon, mentre voi, Robin e Gilkamesh, dovrete sovrintendere alla sorveglianza del Santuario. Andiamo tutti a riposare, da domani ci aspettano lunghe giornate."

"Qual era-chiese Touma quasi timidamente- qual era la costellazione guida di Guilty?"

Kanon si voltò verso di lui. "Era la costellazione di Orione!"

Il mattino, si sa, ha l'oro in bocca. Chi più, chi meno, i giovani guerrieri presenti al Santuario erano svegli. I Saint effettivi, portavano sulle spalle i loro Pandora Box, i mistici contenitori per i Cloth. Sopra ai contenitori delle loro armature, avevano disposto anche quelli dei Cloth tuttora privi di padrone, che avrebbero portato con loro per assegnarli ai Saint neofiti una volta superato l'addestramento.

"Bene- disse Kanon rivolgendosi al gruppo di Bronze Saint che sarebbe rimasto al Santuario, di Sentinella- ora andiamo ai piedi della montagna dove ci attendono gli elicotteri della Fondazione Grado. Tra qualche giorno, torneremo con i nuovi Saint. Mi auguro che qui fili tutto liscio."

"Certo che l'idea che avete avuto per 'accelerare' i tempi dell'addestramento è incredibile... Pensa che funzionerà, signor Kanon?"

"Vedremo... Tuttavia, è la nostra unica possibilità per accorciare in pochissimo tempo il lavoro di anni. Fate buona guardia."

"Tu sei Retsu, l'allievo di Noesis, vero?" chiese Simon al Saint che si era rivolto a Kanon.

"Sissignore, Retsu della Lince!". Il Bronze Saint era lievemente sorpreso, nel vedere, sopra il Pandora Box della Volpe, proprio quello del Triangolo, il Cloth che fu del suo maestro.

"Non essere sorpreso... Io e il tuo maestro eravamo amici, ci siamo allenati assieme spessissimo, così tanto che ho imparato, almeno nella forma, la sua tecnica... Trìtos Sfràghisma!" dal pugno di Simon si formò, rapidamente un complicato pentacolo esagonale, che era la forma che Noesis del Triangolo dava al suo colpo segreto. L'energia emessa si avventò su un masso, riducendolo in polvere. "Noesis era molto più potente di così, ma almeno potrò insegnare questa tecnica al suo successore. E spero che lui saprà svilupparla fino a diventare potente quanto il mio vecchio amico...

Ci vediamo, Retsu."

All'arrivo sull'isola di Kanon, la marcia per maestri e discepoli è forzata, per raggiungere la foresta ai pendici del vulcano, ancora attivo, dell'isola.

"Molto bene tutti quanti, ci fermiamo qui!" urlò Kanon arrivati a una radura alle pendici del vulcano.

"Adesso, vi spiegherò una cosa.. Per diventare Saint, bisogna risvegliare il Settimo Senso. Tutti voi sapete cosa sono i cinque sensi.. Vista, olfatto, udito, tatto, gusto... E per sesto senso di solito si intende la capacità di intuizione, che a volte diventa persino preveggenza. Tuttavia esistono altri due sensi, il Settimo e l'Ottavo. L'ottavo senso è superiore a tutti gli altri, poiché è la capacità di sentire che ha lo spirito dopo la morte, e se lo si risveglia quando si è vivi, si può oltrepassare il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti senza dover morire... Tuttavia, questo è impossibile senza aver risvegliato il Settimo senso, il senso che permette ai mortali di compiere miracolo e di superare i limiti umani. Normalmente, occorrerebbero anni per addestrare una persona a risvegliare ad a utilizzare il Settimo senso, che noi chiamiamo Cosmo... L'uso in battaglia del Cosmo consiste nel potere di interagire, mediante la forza fisica, che col Settimo senso aumenta a dismisura, sulla composizione atomica degli elementi: un Saint addestrato è in grado di distruggere i legami atomici che compongono la materia e di distruggere, così, la materia."

"Il tempo minimo per acquisire tali poteri, è di due anni, ma in ci troviamo in una situazione di emergenza- intervenne Spirito Quieto- quindi noi adotteremo un espediente. Primus, il qui presente Silver Saint dell'Orologio, è in grado di manipolare il tempo... Rallentarlo, accelerarlo, bloccarlo. Usando il mio potere di accrescere a dismisura il potere di un Saint, creeremo una zona al di fuori del tempo, in cui potremo allenarvi a dovere. Va detto che vi alleneranno gli altri perché io e Primus dovremo concentrarci unicamente nel mantenere la distorsione temporale..."

"Invecchieremo precocemente, in questo spazio-tempo distorto?" chiese una voce preoccupata tra gli allievi.

"Non vi preoccupate, per quanto noi manipoliamo il tempo ai nostri scopi, voi sarete comunque cronalmente disposti nel tempo reale... Non invecchierete neanche di un minuto in più."

"Bando alle chiacchiere- riprese Kanon, il tempo incalza e noi dobbiamo completare l'addestramento a tempi record. Incominceremo SUBITO. Faremo delle lezioni di gruppo, per istruirvi sui poteri basilari del Cosmo, capacità che dovrete padroneggiare TUTTI, perché sono la caratteristica minima indispensabile per ottenere il titolo di Saint. Tra qualche tempo, una volta che avremmo stabilito con esattezza che tipo di addestramento sottoporvi, inizierete un allenamento individuale."

Primus e Spirito Quieto si allontanarono, cercando il posto migliore per proiettare la distorsione temporale nella zona più ampia possibile, tralasciando la zona abitata dagli isolani.

Il Santuario, protetto dalla barriera generata dal Cosmo di Athena, imbrigliato dal God Cloth della Dea e amplificato dal Palladio. Di per se, la protezione della barriera non era impenetrabile: chi aveva forza e abilità sufficienti poteva entrare al Santuario, ma a rigide condizioni: non si poteva usare poteri esp per spostarsi, ma poteva semplicemente correre, inoltre, ogni potenziamento innaturale, anche di origine divina, veniva annullato. Questo era il sacro potere di Athena!

Gruppi di Bronze Saint presidiavano i vari punti d'accesso che collegavano il Santuario alla zona circostante, la torre della Meridiana delle Fiaccole, l'osservatorio e la Collina delle Stelle.

A pomeriggio inoltrato, un primo attacco nemico si fece avanti, diretto verso la zona est rispetto al Santuario.

"Chi c'è, di guardia in quella zona?"

"Un solo Saint è andato lì...Ma non ti preoccupare, Jabu- lo tranquillizzò Retsu- lo conosco, e non farà passare nessun invasore..."

Sette Bersesker, dotati di Bloodmail che ricoprivano buona parte del corpo, avanzavano veloci, decisi. La corazza del primo, che avanzava velocissimo anche rispetto agli altri, raffigurava un felino, l'elmo da cui sbucavano due orecchie feline e un muso schiacciato e feroce, i copri spalla e la corazza, molto semplici, presentavano segni rotondi, simili alle macchie rotonde e maculate di alcune pellicce animali. I capelli biondi venivano tirati indietro nella corsa veloce. Le mani e le braccia erano coperti dalle rispettive protezioni, con lievi punte, gli artigli dell'animale che rappresentava la Bloodmail, che sbucavano dal dorso delle mani e attorno alla caviglia. Il secondo indossava una corazza formata da rigide scaglie trapezoidali, l'elmo dalla forma allungata di un serpente, in quel caso, visti i lati dell'elmo, di un cobra con il cappuccio aperto, i copri spalla appuntiti, un semplice gonnellino di placche sovrapposte e protezione a gambe e a braccia che non erano, per composizione, dissimili al resto della corazza. Il capo era totalmente calvo, mancavano persino le sopracciglia sopra gli occhi castani. Ma a stupire era il colore della pelle, di un rosa talmente chiaro da sembrare delicato. Il terzo invasore aveva un elmo rotondo che copriva interamente i capelli, un copri spalla che riproduceva il muso di un rinoceronte, con tanto di corno, l'altro copri spalla triangolare, lascia scoperto l'avambraccio. La corazza è spesa e massiccia, mentre braccia e gambe dalle protezioni coniche, la cintura con protezioni triangolari che scendevano muovendosi nella corsa. Il quarto, come gli altri, aveva una corazza che rappresentava un canide, il muso proprio al centro della corazza, l'elmo, che copriva i lati della testa e la fronte, aveva delle protuberanze, simili a peli ispidi che contornavano la fronte, lasciando trasparire i radi capelli scuri. Copri spalla aderenti al corpo, una semplice cintura e le protezioni di braccia e gambe erano lisce e prive di particolarità. Le sopracciglia, ispide e unite sopra il naso coronavano due occhi allucinati, castano chiari. Il quinto Bersesker indossava una corazza che rappresentava chiaramente un orango, il muso della belva riconoscibile dall'elmo, la corazza larga sul torace, pur robusto, i bracciali e i gambali solidi e massicci. Il sesto guerriero indossava una corazza dotata di ali piumate. L'elmo era sormontato da una scultura simile a un collo glabro , sul quale c'era un muso dotato di un becco, corto ma appuntito e minaccioso. I copri spalla e i bracciali erano scolpiti a forma di piume, lunghe e zigrinate, mentre il gonnellino di protezione riproduceva il fitto ventaglio di penne della coda. I gambali erano screziati da anelli, mentre i piedi erano coperti da cinque enormi dita artigliate, che graffiavano il terreno lasciando profondi solchi. L'ultimo aveva una corazza a forma di pesce martello, uno squalo feroce e abbastanza comune, l'elmo sormontato da una pinna dorsale, copri spalla triangolari, bracciali ai cui gomiti escono protuberanze triangolari, robuste, mentre i gambali, lisci, proteggevano piedi e stinchi.

Si fermarono di fronte al guardiano che stava bloccando loro il passaggio, un ragazzo alto circa un metro e ottanta, massiccio, possente, largo di spalle, poco meno largo di busto e spalle. Le braccia conserte e le gambe muscolose, ben piantate sul terreno. L'elmo ricopriva interamente la testa, con corna coniche che uscivano orizzontalmente dai lati, la dove sono le orecchie, la circonferenza larga, e altre due, obliquamente ai due angoli della testa, subito sopra quelle orizzontali, dalla circonferenza più piccola. I copri spalla, rotondo, finivano sull'avambraccio con una corta cuspide. I Bracciali e i gambali sembravano formati da fasci di anelli concentrici, ognuno lievemente più largo del precedente, partendo dalle mani e dai piedi. La cintura recava una fibbia triangolare, la punta rivolta verso il basso, e due protezioni ovaliodi sui fianchi.

"Accidenti, finalmente una sentinella... Credevo che i Saint fossero diventati così imbecilli da non mettere sentinelle. Però sono deluso, un solo avversario, e per di più un Bonze Saint... Divertimento spicciolo, per gente come noi..." i Bersaglieri ridacchiarono.

"Fatti da parte, Saint, se non vuoi venire massacrato lentamente..."

Nessuna risposta. Nonostante le evidenti provocazioni, la sentinella rimase muta, senza muovere un muscolo, rimanendo impalato.

"Cosa fai dormi? Ecco la sveglia. Cheetah Scratch!" Le dita del primo invasore saettarono verso la sentinella, tracciando una mortale traiettoria verso la sua gola. Eppure, senza che il Saint muovesse un muscolo, il colpo venne respinto, colpendo contemporaneamente tutti i Bersesker. Le corazze rosse si incresparono di graffi e scheggiature.

"Maledizione, ma come ha fatto?"

"Maledetto bastardo, quella posa deve nascondere un qualche trucco. Facciamogliela pagare, tutti insieme. Carrion Eater!"

"Hammer Head!"

"Cheetah Scratch!"

"Rhyno Buldozzer!"

"Royal Cobra Threat!"

"Iena Hight Bite!"

"Tree King Killer Hug!"

Le braccia tese dei Bersesker rilasciavano il potere dei loro Cosmi contro l'uomo che gli ostacolava. Le energie combinate dei sette colpi sembravano inesorabili, tuttavia....

I colpi rimbalzarono sul corpo massiccio che sbarrava loro il passo. Attorno al Saint, l'immagine di una massa di materiale cosmico, disposto attorno a lui come un muro impenetrabile.

"Idioti! Anche attaccandomi tutti insieme, non riuscireste mai a ferirmi."

Kanon si separò dal resto del gruppo, mentre si formavano vari gruppi di allievi e maestri. Dietro a lui, Seiya e Touma. Il Saint di Pagasus era irrequieto, finora aveva dovuto ascoltare le stese lezione impartitegli per sei lunghi anni, da Marin. Niente di nuovo, per lui.

"Bene, per voi è l'ora di incominciare un allenamento mirato.-si fermarono in una radura in mezzo agli alberi- Touma, per ora dovrai allenarti a manipolare il tuo Cosmo. Durante la prossima ora, devi concentrarlo e creare una coltre energetica che rivesta il tuo corpo, come una seconda pelle. Se riuscirai a fare ciò, dovrai allenarti a mantenerla mentre ti muovi. Se l'emissione d'energia non sarà perfetta e costante, mentre ti muovi si dissolverà, lasciando scoperte parti del corpo...Il tuo primo traguardo sarà muoverti senza che nessuna parte del corpo rimanga scoperta. Seiya, tu seguimi!"

I due lasciarono Touma proseguendo per alcuni metri, uscendo dalla boscaglia. Di fronte a Seiya si presentò una scena allucinante. Da una fenditura sul terreno, usciva, un fiume di magma incandescente, che si rigettava poi, in una seconda fenditura, dopo alcuni metri. Il magma ribolliva, scoppiettando, rosso e caldo come nessun fuoco può diventarlo, scorrendo, denso e mortale. Il calore avvolse Seiya e Kanon. Il Bronze Saint sentì il sudore formarsi sulla sua fronte e scendere, a grandi gocce, verso gli occhi. Passò l'avambraccio per detergerlo. La bocca gli sembrò improvvisamente arida.

"Finora ti sarai annoiato, Seiya. Quello che abbiamo insegnato oggi non è niente di nuovo, per te."

"È evidente, Kanon, ma ancora non capisco che utilità può avere sottopormi a un addestramento come un dilettante qualsiasi... OK sono stato in coma per un lungo periodo, ma il mio fisico non ne ha risentito, in qualche modo...La mia forza e i miei riflessi non mi sembrano calati, e le mie tecniche sono efficaci come sempre."

"Appunto..Come sempre.."

"Cosa intendi dire?"

"Che mentre tu eri in coma, i tuoi compagni, i tuoi fratelli di sangue, si sono allenati costantemente. Non solo hanno mantenuto il loro livello, ma hanno escogitato nuove tecniche che li hanno resi molto più potenti di prima. Attualmente, loro sono molto più forti di te- continuò il Gold Saint lanciandogli un'occhiata severa- nonostante tu abbia un potere che loro neanche si sognano: la facoltà di ferire, addirittura di uccidere, un Dio. Ma questo tuo potere non può manifestarsi con un semplice Riuseiken... Devi ideare tecniche più potenti, che ti permettano di sfruttare al meglio il tuo potere."

"Eppure, sono stato l'unico, da quel che mi hanno raccontato, a respingere Alexandros dell'Ippogriffo, durante il primo attacco dei Bersesker al Santuario. Ed ero pure incosciente!"

"Proprio per questo è necessario che ti potenzi...Finora, Alexandros è stato ferito solo due volte, una volta dal Photon Bust di Aioria, mentre ci impediva di intervenire nello scontro tra Ares e Athena, e prima ancora da te... Ma si tratta di ferite da poco, a malapena ha perso un po' di sangue. Ma mentre il Photon Burst di Aioria è il limite massimo che lui può permettersi, e che non può superare, è possibile che tu possa diventare ancora più forte, con nuove tecniche."

Seiya fece un mezzo sorriso. "Allora, diamoci da fare. Da cosa cominciamo?"

"Finora, hai sempre usato il tuo Cosmo per distruggere la materia... Adesso devi imparare a manipolare la materia col Cosmo, plasmandola a tuo piacimento e diventandone padrone." Così dicendo, il Saint dei Gemelli protese la mano sopra il fiume di lava. Del magma si sollevò, andando a formare una sfera infuocata che levitava sopra il palmo della sua mano. "Ora, provaci tu!"

Frecce argentate sibilavano nell'aria. "Killer Arrow!"

I dardi raggiunsero i loro bersagli, Bersesker, trafiggendo con precisione millimetrica il petto, perforando i cuori. Gli sventurati bersagli caddero inermi.

"Sei davvero bravo, però con me non ci sei riuscito. Ho visto la freccia e sono riuscito a evitare che mi colpisse il cuore- un Bersesker, rimasto in piedi, aveva una freccia conficcata nell'avambraccio sinistro- E non ti darò il tempo di lanciare altri colpi, Saint!"

"Non ne ho bisogno.. Le Killer Arrow, anche se non colpisono punti vitali, non lasciano scampo! Già adesso, la punta della freccia, a contatto col calore del tuo corpo, si sta sciogliendo, come mercurio liquido, avvelenando il tuo sangue..."

Gli occhi del Bersesker ruotarono all'indietro, lasciando solo il bianco degli occhi. Cadde a terra. La schiuma alla bocca.

"Interessante... Ma purtroppo per te, con me non potrai né colpirmi né avvelenarmi..."

Il Bersesker che aveva parlato, appena arrivato, aveva assistito a tutta la scena. Aveva un elmo triangolare simile a una mitra pastorale e una corazza, gambali e bracciali lisci, senza decorazioni particolari. "Lancia anche a me la tua freccia, Saint. Ti sfido!"

"Come vuoi.. Killer Arrow!"

"Iron Skin!"

Il Bersesker si era messo carponi. Se sul davanti la Bloodmail non aveva nessuna particolarità, sulla schiena riproduceva, quasi fedelmente, l'immagine di un grosso alligatore, l'elmo modellato come il muso allungato del rettile, sembrava guardare Robin della Freccia ferocemente.

"Sono Harge, dell'Alligatore... La mia difesa come vedi, - disse riferendosi alle frecce, che erano rimbalzate sulla sua corazza- son più che sufficienti, contro di te."

"Ne sei così sicuro? Phantom Arrow!" I nuovo colpo di Robin si manifesto come una freccia di energia immateriale, che una volta a contatto con la corazza, si materializzò, penetrando la corazza.

"Com'è possibile? La mia corazza è tra le più resistenti!"

"Il Phantom Arrow si materializza direttamente trapassando il suo bersaglio... Finché non era solida, non può essere respinta, ma solo evitata.!"

"Comunque, ancora non sono morto... La mia corazza ha fermato la tua freccia!"

"Lo credi davvero? La Phantom Arrow è una freccia di argento dorato, dotata di una capacità incredibile. Può parassitare l'energia della sua vittima per trasformarla in energia cinetica e lentamente, penetrare il suo corpo... Sei morto, e neanche lo sai!"

"Non è possibile" Harge si rialzò bruciando il Cosmo. La freccia assorbì tutta la sua energia, sparendo rapidamente dentro di lui. Con un rumore sordo, la punta riapparì sul petto.

"Perché... Perché ci stanno attaccando solo Bersesker così deboli? Eppure..-Robin era perseguitato da un dubbio atroce- Possibile che ci sia qualcuno di più potente, e che questi guerrieri siano da lui manipolati, come carne da cannone? Chi può essere così malvagio?"

I sette Bersesker erano esterrefatti. Avevano attaccato un unico Bronze Saint senza che i loro attacchi avessero sortito il minimo affetto. Di fronte a loro, balenò l'immagine di un muro di pietra.

"Sorpresi, vero? Non avvilitevi,, le mie capacità non finiscono certo qui...!"

"Ma tu chi sei, maledetto!"

"Sono Izar, di Boote, allievo di Aldebaran del Toro. Il colpo che ho usato contro di voi è una variante del colpo preferito del mio maestro..."

"Un colpo che deriva da quello di un Gold Saint? Com'è possibile che un Bronze Saint sia in grado di tanto?"

"Perché voi sottovalutate il nemico.. Non è la corazza indossata a fare la differenza, ma il Cosmo.. Ma se vi può consolare io sono infinitamente più debole del mio maestro. Quadrans Muralis!" Il Cosmo di Izar si manifestò, mostrando la volta stellata. Una scia di pietre, sospese nello spazio, ma talmente vicine da apparire come un muro impenetrabile, proteggeva Izar dagli attacchi nemici. Le mura esplosero, generando una pioggia di meteoriti.

I Bersesker furono travolti dalle raffiche di colpi.

"Questo è il potere dello sciame meteorico che si genera nella costellazione di Boote...- Izar aveva sciolto la posizione a braccia conserte, e ora aveva le braccia, con i pugni chiusi rivolti contro gli avversari- Le Quadrantidi, che un tempo venivano scambiate per una costellazione, dal cui nome ho ripreso quello del mio colpo. Come un muro, esso mi ripara, ma quando faccio esplodere il mio Cosmo, si trasforma in un assalto implacabile."

"Un semplice pugno cometa..Come può essere così potente...?"

"Non dovrebbe, infatti.... Ma la costellazione di Boote possiede ben quattro galassie al suo interno, non molto grandi in verità e un ammasso globulare. Da essi, il mio colpo trae energia e potenza."

"M-maledetto! Incontrando te, siamo stati davvero sfortunati..."

"Bene, Seiya, inizi a capire come funziona il controllo della materia. Bravo"

Kanon guardava Seiya, che teneva sospesa, sopra il palmo della sua mano, un globo di magma ardente. Il Bronze Saint era pieno di lividi e scottature, frutto dei precedenti esperimenti in quel campo.

"Vedo che anche tu Touma, hai fatto progressi."

Alle loro spalle, uscendo dalla radura, Touma avanzava. Anche lui era pieno di lividi e graffi, segno che aveva avuto difficoltà a portare a termine l'esercizio assegnatogli dal maestro. Ma ora era avvolto da un'aura energetica arancione.

"Molto bene..Ma adesso, Seiya, tu dovrai allenarti per sfruttare la manipolazione della materia su ogni tipo di corpo esistente... Terra, acqua, aria.... Intanto io allenerò Touma per controllare in battaglia la sua aura di forza." Touma e Kanon si allontanarono. Seiya, pur sfinito dallo sforzo, incominciò a concentrare nuovamente il proprio Cosmo.

"Big Wall" Liu, dello Scudo generò la sua tecnica, in grado di proiettare attorno a sé una barriera di energia. I colpi dei Bersesker che il Saint fronteggiava vennero fermati senza danno. I Bersesker illesi, erano però paralizzati e storditi per l'improvviso contraccolpo. Liu, abbassò lo scudo, fulcro delle sue capacità difensive e spiccò un salto verso i frastornati avversari. "Boom Crash Screw!" Iniziando a roteare, dando al calcio la potenza rotatoria di una trivella, Liu colpì i Bersesker, infrangendo le loro corazze, danneggiando seriamente i loro organi vitali. Liu atterrò, guardando soddisfatto il suo operato. La sua strategia, un'alternanza di difesa e attacco portati all'estremo, risultava, come sempre efficace.

"Maledetto, hai massacrato i nostri compagni..."un gruppo di sei Bersesker emersero dal cumulo di cadaveri lasciato dal passaggio di Liu, attaccando il Saint, colto di sorpresa. Liu cade, il viso si scontrò contro la nuda pietra, facendogli vedere le stelle.

"C-come avete fatto? Il mio colpo non lascia scampo.."

"Nonostante avessero le corazze pesantemente danneggiate e non più riconoscibili, i sei nemici erano illesi. Uno di essi, con un saltò aveva bloccato il braccio sinistro di Liu, calpestandolo con un piede.

"Ci siamo nascosti dietro i nostri compagni, mente attaccavi. I loro corpi hanno attutito l'impatto! Non te l'aspettavi, vero?"

"Vigliacchi! Farvi scudo dei vostri stessi compagni... Non ho parole, per descrivere la vostra bassezza."

"Sai cosa ce ne sbatte, dell'onore in battaglia.. L'importante è vincere, vincere sempre! E poi, i nostri compagni erano morti dal momento che li hai colpiti...Ti ammazzeremo anche per loro, per ringraziarli dell'aiuto." Il Bersesker che aveva parlato, quello che bloccava il braccio di Liu, alzò la mano, tenendo la mano di taglio. Altri due si avvicinavano minacciosi. Liu cercò di liberarsi, ma inutilmente... Chiuse gli occhi attendendo il colpo di grazia. Ma non venne. Attorno a loro si era materializzata l'immagine di una testa orribile, la bocca aperta in un ghigno, piena di zanne appuntite, gli occhi dalle pupille verticali, gialli e crudeli, e, al posto dei capelli, nugoli di serpi intrecciate.

"Ras Al-Guhl Galcondio!" Una figura, ammantata d'argento, volo sopra gli aggressori, colpendo con precisione le teste dei Bersesker, che esplosero per l'urto subito.

In piedi tra Liu e i Bersesker sopravvissuti, si ergeva un nuovo contendente. Il Cloth, d'argento con riflessi violetti chiari, era tra i più ampi in termini di protezioni. L'elmo era un diadema che si apriva sui lati come ali di farfalla, terminando con punte, mentre sulla fronte, si aprivano due lame sottili, a guisa di corna che salivano prima a quarantacinque gradi, poi, a metà della loro lunghezza, deviavano ulteriormente verso l'alto, a circa ottanta gradi. I bracciali proteggevano dal pugno fino al gomito. Il copri spalla destro, rotondo attorno la spalla, scendeva poi, con una seconda struttura metallica, tondeggiante, lungo l'avambraccio. Il copri spalla sinistro, invece, presentava quattro punte coniche. La corazza difendeva il petto, divisa in tre parti, simili a tre ellissi schiacciate tra loro. Al centro del petto, si rialzava una placca metallica semisferica. La cintura scendeva lungo i fianchi con un gonnellino che sembrava essere fatto a scalini, mentre sul davanti c'era una placca metallica esagonale. I gambali partivano da metà della coscia, proteggendo interamente la gamba. Alle caviglie, due paia di alette per piede fuoriuscivano.

"Vigliacchi come voi no meritano né di vincere né di vivere. Io Gilkamesh di Perseo, porrò fine ai vostri atti malvagi" I tre Bersesker rimasti, rimasero basiti all'apparizione del Silver Saint, e indietreggiarono di fronte al Saint, che pure dava loro le spalle. I lunghi capelli neri del Saint, che scendevano sulla schiena, si mossero, lasciando intravedere due oggetti, rotondi, verdi e brillanti, incastonati sulla schiena.

"Gorgon Eyes!" I tre Bersesker vennero investiti da una luce verdastra, scaturita dopo un'emissione del Cosmo di Gilkamesh, direttametne dalle gemme da loro intraviste.

"Cosa... Cosa ci sta succedendo...Pietà, no voglio mori.." La supplica mori tra le labbra del vile guerriero, mentre il suo corpo veniva tramutato in pietra.

"Stai bene, Liu?"

"Niente di irreparabile, solo, mi sembra così strano..."

"Cosa?"

"Essere stato salvato dal successore del mio maestro..."

Izar aveva protetto l'entrata a nord del Santuario, quella che dava verso la Collina delle Stelle e gli archivi, Robin difendeva, con i suoi precisissimi, quasi infallibili, dardi, la pare a ovest, confinante col Cimitero. Gilkamesh e Liu si erano ritrovati a difendere insieme l'entrata nei pressi del Villaggio di Rodorio, a sud, ma il grosso degli invasori stava arrivando da est, la strada che collegava il Santuario con il resto della Grecia modernizzata, un sentiero che portava, quasi direttamente, fino ad Atene, più precisamente al Partenone. A difesa di quell'entrata, già nota ai figli di Mitsumasa Kido, che la percorsero durante la rivolta di Saga dei Gemelli, un numero più elevato di Bronze Saint. Xin-lao del Delfino si era già gettato nella mischia. "Dolphin Ryu Kuchu Kaiten Kick!" Saltando tra gli avversari, Xin-lao continuava a colpire, con una serie potente di calci rotanti. Sembrava un tornado che sradicava dal terreno gli ostacoli. Alla fine dell'impetuoso attacco, si tuffò all'indietro, colpendo con entrambi i piedi, mentre il corpo segue un avvitamento, per poi, atterrare su piede destro. I corpi dei Bersesker da lui colpiti, a terra, erano vittime della sua furia, Lasciando ammirati i suoi colleghi. Xin-lao era coreano, e avva studiato il Taekwondo, che aveva migliorato e potenziato in maniera sovrumana una volta appresi i segreti dei Saint.

"Complimenti, Un attacco davvero potente." Jabu non stava certo con le mani in mano, anzi. Il suo Unicorn Gallop stava già agendo contro gli invasori, che lui colpiva con una serie di colpi, diretti e indiretti. "Un giorno o l'altro dovremmo allenarci insieme, Xiun-lao!"

Il Saint del Delfino rivolse un rapido sorriso a Jabu, ma non proferì verbo, preferendo risparmiare il fiato per combattere.

Poco distante, Geki stava strangolando metodicamente un Bersesker. "Hanging Bear!" Il suo colpo era quasi infallibile, e letale. Già il suoi avversario stava risentendone degli effetti, la schiuma alla bocca, lo sguardo spento, con le orbite che ruotavano all'indietro, lasciando visibile solo il bianco.

"Geki, così sei troppo lento. La tua tecnica non può permetterti di uccidere più velocemente.. Guarda una VERA tecnica...Speronamento del Rostro!" Jessika della Poppa, con indosso la sua armatura, si scagliò sui Bersesker, colpendo contemporaneamente con gomiti e pugni, L'energia dei suoi colpi, scagliati alla velocità del suono, raggiungevano i nemici ancor prima del suo corpo, rompendo ossa come il rostro di un'antica Galera romana durante un abbordaggio. Lì vicino anche Noble della Corona Australe, Rangifer della Giraffa, Emanuel della Croce, Retsu dlla Lince, Buck del Cane minore, Reflesso dell'Ottante, Pi del Compasso e Lakaille del Telescopio stavano dando prova del loro grande valore.

"Jessika, non mi irritare..Durante lo scorso combattimento con gli sgherri di Ares ho inventato una nuova tecnica. Vediamo se la trovi lenta... Bear Lariat!" I lariat sono un attacco tipico della lotta moderna. Correndo col braccio teso, si colpisce l'avversario al collo, spingendo poi col braccio per farlo cadere a terra. La velocità e la forza di Geki era tale, però, che al posto di un livido i suoi nemici si ritrovassero uno squarcio, come se fossero stati colpiti dalla zampata di un orso furioso.

"Niente male, Bestione- repplicò Jessica- ma sei ancora troppo lento, cosa hai fatto, hai messo su qualche chilo?"

"Pianta di punzecchiarlo, Jessika- intervenne Emmanuel della Croce- Risparmia il filo tagliente delle tue parole per i nemici... Se potessi ucciderli con la tua arguzia, oramai non avremmo più nessun Bersesker da eliminare. Southern Cross Thundervolt!" Mettendo le braccia a Croce di fronte a se, Emanuel colpiva i nemici con i tagli delle mani, marchiandoli con un impulso elettrico generato dall'attrito con l'aria e con i corpi. Sui petti dei seguaci di Ares rimanevano, profondi e letali, i marchi a forma di croce del Saint.

Ban, non volendo essere da meno dei fratelli, saltò contro un bersesker. "Lionet Bomber!" Cingendogli il collo con le gambe, incominciò a esercitare la pressione per spezzargli il collo. "Lionet Granade!" Tarandosi su con gli addominali, colpì l'avversario alla testa, fratturandogli le ossa frontali. Mentre l'ultimo avversario cadeva all'indietro, Ban lo oltrepassò con un balzo felino, andando a colpire i nemici che si avvicinavano, facendo perdere loro l'equilibrio. "Lionet Fall!"

Con una serie di calci veloci, li scagliò verso l'aria, poi, mettendosi a gattoni, si diede una spinta verso l'alto con gambe e braccia, raggiungendo, in elevazione, gli avversari. In un turbine di mani e braccia, Ban colpiva i Bersesker, attirandoli a sé. Ricadendo, i Bersesker ruotavano, tenuti fermi da Ban che, a carponi, riusciva a incastrarli, in modo che non fuggissero. La caduta e il movimento rotatorio erano stati tali da non lasciare scampo. Ban, ancora a carponi, stava sui corpi dei nemici come una fiera. Si narra che i leoni adulti gettino i loro cuccioli in profondi burroni, da cui i piccoli devono risalire per provare la loro forza e maturità... Ban ne aveva appena dato prova.

Ben presto i corpi degli invasori giacquero a terra.

"È stato facile rispetto l'altra volta. Forse i guerrieri più forti di Ares li abbiamo giù sconfitti?" Ichi era estremamente soddisfatto. "Ban hai addirittura creato due nuove tecniche, in questo periodo..Complimenti fratello!"

"L'ultima volta che ho combattuto non ho fatto una bella figura. Akousia, la mia maestra, mi ha ripreso, e ho capito che dovevo migliorare le mie tecniche."

"Eppure- mormorò Jabu-c'è qualcosa che non mi torna... E se.. Presto tenete alte le voste difese!"

Una nebbia sottile si stava alzando, e proprio questo fenomeno aveva allarmato il guerriero dell'Unicorno. Già di per sé, la nebbia in quella stagione era un fenomeno insolito, ma questa in particolare era ancora più strana: rossa e cupa.

"Bloodsucking Mist!" una voce sepolcrale urlò il suo colpo segreto, espandendo la nebbia su tutto il Santuario. Jabu, che aveva presagito il pericolo, su era posto in avanti, imitato dai suoi fratelli. Come mesi prima avevano unito i loro Cosmi per creare una barriera. Izar, a molte miglia di distanza, aveva assunto nuovamente la sua posizione a braccia conserte, attivando nuovamente la sua eccellente difesa. Liu proteggeva se stesso e Gilkamesh con il suo Big Wall, mentre Robin, scagliate a terra delle frecce attorno a lui, le investiva col suo Cosmo per farle vibrare, e le vibrazioni riuscivano a proteggerlo dalla nebbia malefica.

"Incredibile che dei Saint di infimo livello siano riusciti a proteggersi dal mio colpo segreto." Una

voce sepolcrale aveva proferito queste parole, mente, tra la nebbia rossa, si faceva strada un figura. La Bloodmail da lui indossata era a protezione completa; come quella di Alexandros, proteggeva quasi interamente il corpo, al pari dei Gold Cloth. Ma non era Alexandros, colui che avanzava. Il suo Cosmo non era ampio e potente come quello del Warmaster, quindi si trattava senz'atro di un Warlord. L'elmetto era sormontato da cinque corte corna, quelle più esterne più lunghe, mentre ai lati si vedevano due protuberanze proteggere le orecchie, simili a scaglie dentellate, I copri spalla seguivano con una lunga curva il busto, uscendo oltre le spalle e ricadendo, sul petto e sull'attaccatura del braccio, in sezione conica.

Il pettorale era arrotondato, come due trapezi rettangoli arrotondati. Con le basi minori in basso, i lati obliqui all'esterno e si collegavano per la parte ad angoli retti, ma con il perimetro che invece di essere squadrato era lievemente arrotondato. Sotto questa protezione, la corazza proseguiva, al centro con una protezione ovoidale piuttosto sporgente, mente due placche lisce proteggevano i fianchi. La cintura era un gonnellino screziato, che riproduceva pieghe, sempre trapezoidali, le une collegate alle altre lungo le due basi.

Al collo una placca metallica si rialzava , come un collare, ai lati. I bracciali presentavano una protuberanza centrale, simile a un seme di mela tagliato a metà, che finiva a metà del'avambraccio, mentre sul gomito, estendendosi lungo il bicipite, c'era un corto bracciale che teminava con una dentellatura. Al dorso della mano, Si intravedevano tre punte simili ad artigli adunchi.

I gambali, al ginocchio, erano sormontati da una punta triangolare, alla cui base scendeva centralmente, stringendosi fino alle caviglie, dove formava una nuova punta, un secondo triangolo. I due triangoli davano vita a una piramide, poiché il metallo di cui erano fatte fuoriusciva verso l'esterno. I lati della gamba seguivano i muscoli, elegantemente, quasi fossero fatti su misura.

Ai piedi terminava con tre placche che li avvolgevano completamente, dando la forma di tre artigli, perfettamente aderenti al terreno, quello centrale più lungo, mentre quelli laterali lievemente discostati verso l'esterno. Altri quattro artigli arano visibili sul tallone. Dietro la schiena due ali metalliche facevano la propria scena, ali simili a quelle di un pipistrello, ma presentava una stranezza. Partendo sulla schiena, la parte superiore dell'ala partiva descrivendo un arco, interrompendosi in un punto da cui fuoriuscivano tre artigli uno conico e due arcuati verso destra e sinistra. Poi l'ala proseguiva verso l'alto descrivendo una seconda circonferenza e terminando nuovamente con altri tre artigli, per poi scendere, con una seconda circonferenza, molto più ampia, e proseguire come la normale ala di un pipistrello. L'ala era frastagliata, con punte metalliche circolari che scendevano a dentellare la parte inferiore. Ma alcune zone del suo interno però erano discontinue. Le placche metalliche che formavano la 'pelle' Dell'ala presentava buchi, stappi, lacerazioni. Non si trattava, però di danni dovuti a combattimenti, erano 'lesioni' Simmetriche tra l due ali. Erano state concepite così. Ma per quanto inquietante fosse la corazza, l'uomo che la indossava lo era di più. Alto e muscoloso, aveva i tratti tipici di un africano: labbra carnose, naso largo e schiacciato, zigomi larghi. Eppure, era un albino. La pelle, candida fino a sembrare trasparente, risaltava sul rosso dell'armatura. I radi capelli color platino erano quasi invisibili nelle parti lasciate scoperte dall'elmo. Gli occhi, poi avevano un colore rosato, innaturale. Le labbra aperte rivelavano una dentatura totalmente acuminata: non c'era un incisivo o un altro tipo di dente che non fosse un canino. I canini, o meglio quei denti che una persona normale avrebbe come canini, erano anormalmente lunghi e affilati.

"Pensavo davvero che avrei potuto eliminarvi tutti con un colpo solo, ma devo ricredermi. È un errore sottovalutare le capacità dei Saint di Athena. Vuol dire- disse alzando la mano destra- che mi concentrerò per fare fuori il vostro bel gruppetto!" La nebbia si diradò, attirata dal palmo del nuovo arrivato.

"Sono Vlahad di Nosferatu, il volto della vostra morte. Bloodsucking Mist!"

La nebbia rosa , più concentrata, si abbatté sulla barriera generata dai Cosmi, spezzandola.

Sull'isola di Kanon, tutti, maestri e allievi, avvertivano il gigantesco Cosmo che attaccava i Bronze Saint di sentinella.

"Non dobbiamo preoccuparci-mormorò Aiolia, trasmettendo telepaticamente il suo pensiero a tutti- Se le cose volgessero al peggio, interverrà 'lui'!"

"Di chi si tratta, Aioria? Perché tanto mistero?"

"Mistero, Seiya? Eppure dovresti aver già capito di chi si tratta. Pensa a chi è sull'isola e chi non c'è...Solo due Saint le cui abilità superano quelle di un Bronze Saint non sono qui.... E la persona di cui parlo, la conosci benissimo!"

"Lui! Allora, non c'è davvero niente da preoccuparsi...."

Jabu, Gaki e i loro fratelli, vedendo la loro barriera spezzarsi agirono istintivamente, nell'unica maniera a loro possibile. Saltarono contro la nebbia mortifera, mandando avanti le braccia e le ginocchia, cercando di parare il colpo. In cinque riuscirono, per il momento, a fermare l'attacco. Ma pagando un presso. I loro Cloth, che Michelangelo e Kiki avevano ripristinato, rendendoli più resistenti di prima, andarono in pezzi.

"Erano davvero robuste, quelle corazze... Sono riuscite a fermare il mio colpo, ma ormai non vi resta altro. Vi annienterò, completando ciò che il sire Thanatos ha cominciato mesi fa... Bloodsucking Mist!"

La nebbia si avventò nuovamente sui Saint, consci che su di loro si stava abbattendo una forza loro superiore. Erano disposti ad accettare la morte con serenità, ma li faceva disperare il fatto di non aver potuto fare di più... Per Athena. Per i loro compagni.

Ma la morte non arrivò. Una forza si interpose tra i Bronze Saint e la nebbia malefica. Un Cosmo ardente, che bruciava come una fiamma di speranza inestinguibile.

Una figura, avvolta tra le fiamme, si opponeva al Warlord.

Il suo aspetto e il suo Cloth, così familiari, lo fecero riconoscere .

"Ikki!"

"Houoh no Ken!"

Il pugno destro di Ikki, generando fiamme rosse e dorate, respingeva la nebbia do Vlahad, facendola evaporare. Alcune fiamme, poi, raggiunsero anche il Warlord, che imprecò con una smorfia di dolore.

La God Cloth di Ikki era splendente. Dai riflessi rosso chiari e arancioni, con alcuni fregi dorati, caratteristica dei God Cloth, che ornavano la corazza come vene aurifere che sgorgavano dal terreno. L'elmo, sormontato da tre corna metalliche, copriva i folti capelli scuri. Le corna, erano disposte in maniera simile a un tridente, anche se quella centrale era visibilmente più corta. Il collo era protetto da due placche metalliche che si protendevano, verticalmente dalle spalle, protette da un doppio coprispalla ciascuna. La corazza, sul petto era protetta da una placca arcuata, irregolare, simile a una lama. Davanti al collo, dove la curva si interrompeva in un'altra circonferenza, usciva una placca triangolare, mentre sullo sterno alte tre punte, scendevano, una verticalmente e due obliquamente. Il resto del corpo era protetto da una corazza liscia, che finiva sulla cintura. La fibbia consisteva in una lunga placca metallica, dalla forma simile a quella che proteggeva il petto, ma più alta che larga, i cui fregi dorati disegnavano un uccello stilizzato, mente sui fianchi sbendavano, fino alla coscia due protezioni rotonde. I bracciali rivestivano il pugno, risalivano l'ungo l'avambraccio, dove una placca si rialzava dal braccio, formano una punta all'estremità superiore del bicipite. Dalla punta, scendeva con una morbida linea curva fino al gomito, interrotta solo a metà da una semicirconferenza per lato. La parte inferiore del bicipite era protetta da un bracciale, collegato al resto della protezione del braccio, che ne imitava, in un certo modo, la forma, ma che terminava in una serie di linee curve, seguendo la curvatura del muscolo.

I gambali avvolgevano quasi completamente la gamba, sopra il ginocchio con una placca quasi pentagonale, ma più allungata alla parte superiore, dove terminava, mente le linee che formavano i lati erano, anziché squadrate, leggermente arrotondate. La coscia era ulteriormente protetta dal metallo, che la circondava senza impedirne i movimenti. Sotto il ginocchio, la protezione proseguiva in un'unica placa di metallo, che si bloccava alla caviglia sul davanti, mentre scendeva di alcuni centimetri lateralmente. Di lì fuoriusciva la protezione per il piede, simile a una scarpa di metallo scintillante. Dietro al piede, sopra il tallone, c'era una protuberanza, simile a un artiglio, ma con la punta rivolta verso l'alto, come uno sperone. Sulla schiena due ali di piume metalliche, disposte a ventaglio, incorniciavano le ampie spalle di Ikki, mente dietro di lui una triplice fila di piume, disposte come tre code, scendevano, svolazzanti, quasi fino al tallone.

Il Cloth della Fenice, in tutto il suo splendore, e il suo Saint si erano opposti all'assalto del Warlord.

"Il famoso Ikki della Fenice. Devo dire che non sono sorpreso di vederti, sei famoso per intervenire sempre nei momenti di maggior pericolo, per soccorrere i tuoi compagni."

"Non sottovalutare i miei compagni- rispose Ikki indicando con la testa i Saint alle sue spalle- di certo il loro coraggio e il loro valore non è da mettere il dubbio. Ormai voi Bersesker dovreste temerli, e giustamente."

"Forse, ma di fronte a me, uno dei più forti tra i seguaci di Ares, loro sono solo degli insetti fastidiosi da schiacciare! Bloodsucking Mist!" Vlahd concentrò nuovamente la nebbia mortifera, dirigendola, però, contro Ikki, che reagì allo' steso modo con le sue fiamme.

"Houoh no Ken!" Nonostante stesse usando il suo colpo più debole, quello che aveva usato solo durante l'addestramento, Ikki riusciva con disinvoltura ad arrestare l'assalto dell'avversario. Nebbia rosa e fiamme dorate si scontravano a mezz'aria.

Alla fine , il contraccolpo delle due forze investì i due contendenti. Ikki riportò una leggera ferita al braccio, mentre Vlahad aveva le dita ustionate. Ma un grido, di orrore e di sorpresa, uscì da tutti i Saint. Metà del viso di Vlahd, investito dal calore delle fiamme, pur senza aver riportato scottature, si era come incartapecorito, mostrando fitte rughe profonde. Anche le labbra si erano come essiccate, lasciando vedere i denti, sporgenti nelle gengive ritratte. Una visione agghiacciante!

"Vlahad! Tu soffri di porfiria!"

La porfiria è una malattia genetica. Un difetto che rende carente di ferro il sangue, causando una serie di complicazioni. Restare esposti al sole o a fonti di calore, vuol dire disidratarsi e anche ustionarsi gravemente. Le gengive tendono a ritirarsi, facendo sembrare i denti più lunghi di quanto non lo siano in realtà. Alcune forme di porfiria possono essere arginate con farmaci che rimediano alle carenze dell'emoglobina, e con trasfusioni di sangue possono dare sollievo al malato. Ma le forme più gravi, richiedono continue somministrazioni di ferro, e in alcuni casi non sono sufficienti. L'unico modo di guarire, alla fine è prevenire questa malattia. Si pensa che furono casi di questa orribile malattia a dare vita alle leggende sui vampiri, i non morti succhiatori di sangue.

"Buffo vero,- disse Vlahad con una smorfia di disgusto e cinismo- un nigeriano albino che addirittura soffre di una malattia genetica rara. Un mostro, in tutto e per tutto. Fin da bambino ho dovuto sopportare il disprezzo e il disgusto della mia gente, anche dei miei familiari. Non potevo giocare sotto il sole, per non essere scottato. Dovevo mangiare solo carne cruda, perché ricca di ferro, come un animale. Offeso e deriso da tutti. Ma la notte... O la notte era il mio mondo! E crescendo, il mio corpo diventava, quasi naturalmente, sempre più robusto, i miei muscoli erano massicci, forti come quelli degli animali di cui mi nutrivo. E la notte, quando potevo muovermi liberamente, ero il più temuto. È successo, certo, che venissi aggredito, ma ogni volta, erano i miei aggressori a rimanere a terra. E volevano vendicarsi, volevano uccidermi, finché, in uno scoppio d'ira, non li uccisi tutti! E il giorno dopo arrivò lui... Un Bersesker che aveva sentito, in me, una forza sovrumana, e mi chiedeva di porla al servizio di Ares. In cambio mi avrebbe dato potere, il potere di annientare nemici ben più forti di quelli che avevo ucciso, e di uscire senza temere il sole... Non capivo tutto quello che mi diceva, se non ciò che mi offriva. E il potere è l'unica cosa che conti davvero, Ikki! Conoscendo i tuoi trascorsi, puoi ben capire perché ho accettato, e no me ne sono mai pentito...!

Vlahad esplose in una risata folle. Ikki si ritrasse, non per paura, però. Vlahad aveva risvegliato in lui ricordi oscuri. Il ricordo di quando, appena terminato l'addestramento, era pieno di rancore ed odio. Odio verso il mondo, odio verso il padre, che lo aveva condannato a soffrire le pene dell'inferno. Odio per se stesso, per il suo sangue e per tutti coloro che condividevano quel sangue. E la sua folle ambiziosa ricerca del potere necessario a far conoscere la sua sofferenza al mondo, e a condividerlo. Fortunatamente, combattendo con coloro che erano i suoi fratelli, Ikki aveva risvegliato in sé l'amore fraterno, rinascendo a nuova vita e a nuovi scopi, come Saint.

"La tua strada, Vlahad, finisce qui! Preparati!"

"Mi minacci Ikki? Vedremo chi cadrà al suolo, chi esalerà l'ultimo respiro."

Ritraendo la mano aperta, concentrò la Bloodsucking Mist davanti al palmo, poi portò la mano al viso, e bevve il sangue.

"I Bersesker... I cadaveri... sono stati dissanguati!"

"Orribile! Hai mandato i tuoi compagni a farsi massacrare e hai privato i loro corpi, esanimi, del sangue per attaccare."

"Certo! Il loro sangue mi ha permesso di avvolgere l'intero Santuario con la Bloodsucking Mist, se voi foste stati appena più lenti nel difendervi, vi avrei ammazzati tutti!" Bevve ancora un po' del sangue ammassato nella massa informe sul suo palmo. Il viso tornò regolare, la pelle liscia e priva di rughe, le labbra e le gengive, come se niente fosse accaduto.

"Tu hai gli stessi poteri di Gurda!" Ichi ricordava bene il Bersesker che aveva affrontato, e sconfitto a rischio della vita.

"Quell'idiota... Come me, assorbendo sangue poteva rigenerarsi, ma non pensare di paragonarmi a lui... Crepate, Saint!"

"Vuoi ancora usare la tua inutile nebbia? Non capisci che posso respingerla? Non puoi usare la stesa tecnica due volte con un Saint, e tu l'hai usata ormai troppe volte!"

"Vero, per questo assaggerete il mio Nightmare Dominion!" La nebbia si diradò, mentre figure spettrali si materializzarono, pallide ombre di energia generate dal Cosmo di Vlahad. Ogni figura, contorta e indistinguibile, si avventò su Ikki, il più potente ostacolo alla sete di sangue del Warlord.

Ikki venne avvolto dalle figure di energia, e per un secondo, ne fu travolto.

Ma poi, le fiamme dorate esplosero, disperdendo il colpo di Vlahad. Il pugno, che il Saint aveva abbattuto sul terreno. Sprigionava fiamme tutt'intorno a lui, mentre il Cloth era diventato completamente dorato, segno che Ikki aveva portato il suo Cosmo alla massima potenza.

"Ikki, credi di potermi battere perché sei sopravvissuto a un mio attacco? Ora vedrai perché i Warlord sono i più temuti. Vedrai il colpo che non può essere parato! Nightmare Dominion!"

Di nuovo, le figure di energia si avventarono contro Ikki, questa volta, più velocemente e con molta più potenza di prima. Annaspando, il Saint della Fenice si difese, facendo esplodere il proprio Cosmo, emettendo fiamme come non mai. Eppure, non bastò! Ikki cadde, travolto dalla potenza del colpo.

"Questa tecnica...è totalmente diversa da quella che hai usata prima!"

"Esatto, questo è il vero potere dei Warlord. Ogni volta che sferriamo il nostro colpo migliore esso si evolve, diventando più insidioso e letale. E Adesso, Ikki, porrò fine alla tua leggenda! Muori!"

"Fermo, Vlahad!"

Un secondo Cosmo, potentissimo, si staglio nell'orizzonte. Nello scintillare rosso dell'energia emessa apparve una figura. Alexandros!

"Tu, qui! Cosa vuoi, perché ti immischi, Alexandros? Ares in persona mi ha ordinato di sterminare i Saint!"

"Gli ordini sono cambiati... Massacrarli non servirà visto che lo Scudo di Bia non si trova al Santuario. Immagino lo abbiano nascosto nel luogo in cui stanno addestrando le nuove leve..."

"E allora? Sterminiamoli e basta!"

"Potremmo ucciderli facilmente, ma non otterremmo niente. È inutile continuare questo scontro. Ikki, ti lascio vivere per comunicare un messaggio ai tuoi compagni, quando ritorneranno. Fino ad ora, abbiamo tenuto in vita Athena, nutrendola dopo che si è risvegliata dal suo sonno ristoratore, trattandola come un ospite di riguardo. Ma voi, Saint, invece di consegnare lo Scudo del nostro Signore, lo celate ulteriormente, per fare i vostri comodi. È intollerabile. Tre giorni Saint. Presentatevi alla Rocca di Ares entro tre giorni, o uccideremo Athena! Vlahad, andiamo, la nostra presenza, qui, è inutile, ora."

"D'accordo... Ikki, ringrazia il mio signore, hai due giorni in più da vivere... Continueremo il nostro scontro alla Rocca di Ares. Ti aspetto!"

Avvolti nei loro Cosmi i due generalissimi di Ares scomparvero.