Le 88 Costellazioni

Seiya, Shun e Giulia sedevano, il giorno dopo su un comodo aereo privato della Fondazione Grado.

Era un aereo comodo, dotato di poltroncine imbottite e un frigo bar fornito di diverse bibite.

Seiya beveva una lattina di coca cola, Shun aveva versato da bere per sé e per Giulia, due bicchieri di un'orzata alla menta, rinfrescante.

"Chissà come vanno le cose al Santuario...?"

"Già, sono soprattutto preoccupato per Hyoga."

Seiya guardò Shun perplesso.

"Sei preoccupato per Hyoga? Eppure sai quanto nostro fratello sia forte."

"Non ci posso fare niente, Seiya, la ricerca che Hyoga vuole intraprendere è insolita... Ricercare un Saint di cui non si ha notizia da anni... Kaim del Reticolo."

"Eppure hai sentito anche tu, Simon della Volpe... Durante l'attacco degli Spettri al Santuario, Simon ha trovato un gruppo di Spettri uccisi e sepolti in una coltre di ghiaccio. Fino a pochi giorni fa, pensava fosse opera di Hyoga, ma lui ha ammesso di non centrare nulla... Quindi, oltre Camus e Hyoga, deve esistere un altro Saint capace di manipolare il freddo."

"C'è anche un'altra cosa che mi preoccupa, Seiya..."

"Cosa?"

"Mei! Spirito Quieto ha detto qualcosa riguardo al ritorno del Saint della Chioma...Non ho capito bene cosa intendesse, ma sono preoccupato!"

Monte Arima, Anatolia.

Spirito Quieto cammina calmo e paziente, lungo le pendici del vulcano. Poco meno di un anno fa, proprio quel monte era stato il teatro di uno scontro che ha scongiurato l'avvento di una nuova Gigantomachia. Spirito Quieto canticchiava sommessamente, gli occhi semichiusi, osservando. Ascoltando. Percependo tramite il proprio Cosmo se quello che aveva dedotto era realtà. E se così fosse stato, avrebbe potuto ottenere un risultato importante, recuperare il Cloth della chioma e il suo Saint!

Spirito Quieto ascoltava. Non con le proprie orecchie, ma con il proprio Cosmo interiore, il settimo senso che supera tutti gli altri. Un lieve pulsare raggiunse i sensi così allertati del Saint.

Diversi metri sotto terra, in un tempio sotterraneo ormai circondato da magma solidificata, una forma informe scintillava in quella che era una grotta. L'oggetto pulsante era informe, si muoveva, si contorceva. Era un bozzolo, di circa quindici metri di diametro. Non il bozzolo di un insetto, ma un bozzolo di solidi fili metallici, che scintillavano di luce propria nell'oscurità. Erano fili di Oricalcos. Dentro il bozzolo, due corpi dormivano, profondamente, intensamente. Una delle due figure, avvolta in una contorta posizione fetale, aveva perso le sembianze che possedeva il giorno in cui il bozzolo si era formato. Non aveva più la forma di un essere vivente. Sembrava, piuttosto, un frammento di roccia fossile, bruciata dal magma e dalla pressione della terra. L'altra figura, in posizione fetale, era quella di un giovane umano. I capelli, lunghi e tinti di argento, ricadevano abbondantemente sulle spalle. Il corpo, tatuato in più punti, era ricoperto di profonde ferite. Ferite tali che avrebbero ucciso chiunque. Ma il cuore del ragazzo batteva, per quanto debolmente. Fili di Oricalcos, che formavano il bozzolo che imprigionava i due corpi in una zona al di là del tempo e dello spazio, avevano penetrato il corpo del ragazzo, suturando le ferite, chiudendole. E, in quel piccolo spazio dove il tempo scorreva in maniera anomala, Mei della chioma, Saint di Athena, si era rinchiuso grazie ai poteri del suo Cloth, poco prima di esalare l'ultimo respiro. In quello stato, Mei era caduto in un coma profondo, mentre il Cloth continuava a chiudere le sue ferite. Ora il suo corpo era integro, e, nei mesi passati in questo stato di stasi, Mei era completamente guarito. L'ultimo respiro era rimasto bloccato, mai esalato. E se Mei avesse potuto respirare nuovamente respirare, a un respiro ne sarebbe seguito un altro. E un altro ancora. E il suo sangue sarebbe tornato a scorrere, vitale e caldo, nelle sue vene. Se Mei avesse potuto svegliarsi. Ma svegliarsi poteva significare risvegliare la figura dormiente vicino a lui. Liberare Tifone, il dio dei Giganti.

E ciò non doveva accadere.

In Siberia, tutto il panorama è interamente ricoperto da una coltre bianca. Ghiaccio e neve, formano un'omogenea distesa argentata, che riflette la fievole luce che il sole fa splendere su quelle fredde lande. Sul ghiaccio eterno della Siberia, una slitta procedeva, rapida, trainata da una muta di robusti cani husky, portando due passeggeri, entrambi vestiti di pesanti cappotti di pelle e pelliccia. Alla guida dei cani c'era un ragazzino, dai lineamenti tipicamente russi, i capelli castani e occhi grigi. Incitava gli animali allegramente, tirando le redini di cuoio che gli permettevano di comandare i cani a capo della fila. Seduto vicino al ragazzino, una figura più alta, slanciata e atletica, era nascosta sotto i pesanti indumenti invernali.

"Siamo ancora lontani dal villaggio di Gorky-Jinzi, Jacov?" l

"Ormai dovremmo esserci, Hyoga...Ma sei sicuro di trovare la persona che cerchi proprio in questa regione della Siberia?"

"Ho fatto delle ricerche, prima di avventurarmi qui, e, credimi, non avrei certo coinvolto te se non avessi i miei buoni motivi. Inoltre, per percepire la presenza della persona che cerco, dovevo per forza portarmi dietro quei Box." Nel retro, due scatole, una grigia e una blu, risaltavano sulla slitta di legno di quercia, scura e verniciata da poco. Hyoga, molto spesso, appoggiava i palmi delle mani sui due scrigni, concentrando il proprio Cosmo interiore.

"Hyoga, questa non una zona tranquilla... Ci sono pochi villaggi da queste parti e fin troppi gruppi di malviventi che approfittano della lontananza dalle grandi città a dalla scarsa influenza della polizia per fare le proprie scorribande."

Hyoga sorrise. "Non sono certo dei comuni criminali a preoccuparmi... Piuttosto, mi preoccupa il fatto che siamo seguiti."

"Seguiti? E chi....?"

"Purtroppo, temo di essere seguito sin da quando ho lasciato il Santuario. Evidentemente, i Berserker ci stanno monitorando, forse sperando che li portiamo al nascondiglio dello Scudo di Bia, e senz'altro per eliminarci... Spero solo che non abbiano seguito tutti i miei compagni. Alcuni di loro stano cercando i futuri Saint di Athena.... Mettere in pericolo i nuovi Saint, indifesi e inesperti... Dobbiamo evitarlo assolutamente!"

"Come pensate di riconoscere questi nuovi Saint?"

"Quando è stato lanciato il Canto di Athena, i Cosmi, per quanto immaturi, hanno iniziato a manifestarsi. In alcuni casi, saranno loro ad avvicinarsi a un Saint, se lo vedranno, in altri saremo noi a riconoscerli... Perché percepiremo il loro Cosmo."

La slitta continuava a correre, lasciando solchi dritti e precisi nel ghiaccio.

In superficie, Spirito quieto percepiva, ormai distintamente, il tenue pulsare sotterraneo, proveniente dal bozzolo di oricalcos. Il Saint dell'Indiano concentrò il suo Cosmo e toccò il terreno. La sua coscienza raggiunse il bozzolo. Mentalmente, Spirito Quieto chiamò.

"Mei. Mei della Chioma, riesci a sentirmi?"

La coscienza di Mei quietata dal dolore dell'agonia in cui si era trovata nel momento in cui il suo corpo veniva risucchiato, insieme a Tifone, nel bozzolo, si riscosse. Mei non si svegliò. Ma il suo IO cosciente era di nuovo integro, desto.

"Chi sei? Perché mi stai cercando?"

"Come te, Mei, sono un Mistery Saint, Spirito Quieto, dell'Indiano, è il mio nome... Sono qui perché Athena e i Saint hanno bisogno di te, della tua forza."

"Anche se fosse, non potrei essere di nessun aiuto, soprattutto visto che il mio Cloth si e spezzato per costruire questo bozzolo in cui contenere Tifone. E in ogni caso, risvegliarmi vorrebbe dire risvegliare Tifone e scatenare nel mondo la sua furia devastatrice."

"Non ti preoccupare per questo, è proprio per impedirlo che sono venuto qui io..."

"Cosa intendi Spirito Quieto?"

"Il mio potere è di potenziare al massimo le caratteristiche, i poteri dei Saint e dei Cloth. Ora userò questa mia capacità per aumentare le capacità sigillanti del tuo Cloth, quindi potrai liberarti dal bozzolo e tornare in superficie. Se ho ragione, aumentandone i poteri, il Cloth si riformerà attorno al tuo corpo, così com'era quando sei stato sigillato. Sei pronto, Mei?"

Il Cosmo di Spirito Quieto si estese al massimo raggiungendo il bozzolo. I fili di oricalcos incominciarono ad agitarsi, a muoversi, a moltiplicarsi. Alcuni presero a circondare il corpo dormiente di Tifone, altri a circondare Mei. Il bozzolo si divise, al suo interno, in due parti. Poi, improvvisamente, come una mitosi cellulare, il bozzolo si divise. La parte più grande, chiusa in se stessa, teneva prigioniero il dio malefico, l'altra, che si chiudeva attorno a Mei, inizio a muoversi, lanciando fili di oricalcos, neri e affilati come piccoli rasoi. I fili iniziarono a fendere la terra, verso l'alto, guidati dal Cosmo di Spirito Quieto, trivellando il terreno calcareo.

Improvvisamente, in superficie, Spirito Quieto senti la terra sotto di lui tremare. I fili metallici iniziarono a uscire dal sottosuolo, come dita sottilissime e scintillanti che si afferravano per arrampicarsi e uscire da un abisso. La terra franò. Dalla buca che si era formata, usci il piccolo bozzolo di fili metallici. Il bozzolo cambiò forma. Si restrinse, si addensò. Liberò il corpo umano contenuto in esso, per poi circondarlo assumendo una nuova forma. Il corpo di Mei si rialzò, liberò nell'aria pungente, nel vento che soffiava. I fili di Oricalcos si rimodellavano, assumendo una nuova forma. La forma di un Cloth. Il Cloth della costellazione della Chioma di Berenice, o semplicemente la Chioma. Il Cloth di Mei. Mei respirò l'aria pura, fresca. Era di nuovo libero, in superficie. Era di nuovo un Saint di Athena. Era di nuovo vivo!

Nel villaggio di Gorky-Jinzi, la gente era molto guardinga, ma ospitale. Hyoga e Jacob trovarono ospitalità in quel piccolo paese, e un alloggio presso la modesta, ma ben tenuta, locanda. A cena fu servito dell'arrosto, frutto di lunghe caccie tra i ghiacci, e un boccale di birra scura, dal sapore forte. Hyoga volle contribuire offrendo agli avventori, e all'oste, diverse pagnotte di pane bianco, morbido e dolce sul palato, che il Saint aveva portato con se tra i bagagli della slitta. Il pane fu scaldato e abbrustolito al fuoco del grande camino del salone, che scoppiettava allegramente, regalando un piacevole tepore.

"Allora, ragazzo tua madre era russa e tuo padre giapponese... Ma tu hai preso tutto dalla mamma, direi, sei un vero figlio delle steppe russe!" Ivan, un omaccione dalla faccia rubiconda e due grossi baffi folti, si era seduto vicino a Hyoga e Jacob, e il suo vocione robusto e pastoso sovrastava il vociare degli altri avventori.

"Ho sempre amato questo paese, anche se, per lavoro, devo spesso viaggiare... Ma quando posso ritorno in questi luoghi, soprattutto in siberia, dove sono stato cresciuto."

"Hai parenti, in Siberia?" chiese Piotr, un altro degli avventori, un cacciatore alto e robusto dai capelli scuri e la voce tranquilla.

"Non proprio, avevo un tutore, un maestro, per così dire, ma purtroppo è morto... Però, grazie ai suoi insegnamenti e alla mia professione, ho stretto diverse amicizie, e questi amici sono, per me come una vera famiglia, come molti fratelli."

"Hai avuto una vita dura, ragazzo- riprese Ivan- e mi auguro che per te le cose volgano sempre al meglio, hai l'aria di essere uno che si merita un po' di pace.... Ma cosa sei venuto a fare, in queste lande gelide? Ancora non ce lo hai detto."

"Cerco una persona... Un uomo che lavorò col mio mentore e che era stato dato per scomparso. Ma sembra sia stato avvistato da queste parti. Si chiama Kaim- aggiunse- e ci terrei ad incontrarlo, anche per motivi personali, mi capite..."

"Kaim... Ragazzo mio, non mi sembra di aver mai incontrato nessuno con questo nome... e tu, Olaf, ti dice niente questo nome?" Olaf, l'oste, sorrise da dietro il bancone. "Di persone ne ho viste tante, in questi anni, ma il nome Kaim, così insolito, me lo ricorderei...." Improvvisamente una porta si aprì dall'interno della locanda, nella parte dove vivevano Olaf e la sua famiglia. Una donna, alta e robusta, i capelli neri intrecciati e tenuti sotto uno scialle marrone, vestita di abiti semplici, ma puliti, entrò, trafelata. "Olaf, presto vieni!" "Natasha, tesoro, cosa...?" "Marito non perdere tempo... Valeriu...Sta male...Ha la febbre alta!" Olaf impallidì visibilmente, correndo verso la porta e varcandola seguito dal gruppo numeroso di amici e avventori, preoccupati e solidali, e Hyoga e Jacob. Un bambino, di circa otto anni, giaceva su un letto, avvolto da calde coperte di lama e di pelli di animali conciate, il visetto arrossato e sudato, il respiro affannoso.

"Presto-tuonò Ivan- andate a chiamare il dottore Nikolji! Presto!"

Uno degli avventori si precipitò verso la porta uscendo rumorosamente.

Hyoga si avvicinò al letto. Dai sintomi, riconobbe la malattia: una polmonite che avrebbe necessitato, vista l'età e il fisico minuto del bambino un ricovero in ospedale...

Anche con i medicinali che aveva con sé, sulla slitta, non si sarebbe potuto fare molto, se non si abbassava la temperatura della febbre.

"Hyoga tu puoi fare qualcosa?"

"Potrei Jacob... ma il maestro Camus non mi ha mai insegnato a usare il potere del gelo per guarire. Mi ha detto che è possibile, ma è un' arte che richiede tempo, molta pazienza e maturità...Ed io non ero ancora pronto, al tempo dell'addestramento."

La porta si riaprì, l'avventore era tornato, portando con se un'altra persona, un uomo magro e slanciato. Pur non essendo robusto come i compaesani, il medico si sovrastava in altezza. Buttato indietro il cappuccio foderato di pelli e toltosi il giaccone, fu una vera sorpresa. L'uomo appena arrivato era magro e atletico, il fisico, se non era massiccio, era comunque vigoroso. Lunghi capelli biondo platino incorniciavano il viso, serio, affilato e tranquillo, su cui risaltavano due occhi rilassati color ghiaccio. Tutti fecero largo al dottore. Questi si avvicino, deciso, al letto, sentì il polso del bambino, prese la temperatura. Si alzò.

"Olaf, non ti nascondo che la situazione è preoccupante. La febbre è molto alta, avrei dei rimedi sfebbranti, ma non ho antibiotici, le mie scorte sono finite, ormai..."

"Dottore- intervenne Jacob- io e il mio compagno abbiamo degli antibiotici, nella cassetta dei medicinali della nostra slitta! Se possono servirle, siamo lieti di aiutarvi."

"Ti ringrazio, è una cosa provvidenziale. Purtroppo, siamo tagliati fuori dal mondo, e non ci sono ospedali nelle vicinanze... E per avere i rifornimenti di medicinali bisogna viaggiare per diversi giorni. Presto portatemi la vostra cassetta dei medicinali!"

Jacob uscì dalla locanda, andando a prendere la cassetta metallica posta sotto i sedili della slitta.

Il dottore ne esaminò il contenuto, annuendo. Prese una dose di antibiotico e una siringa. Infilato l'ago nell'ampolla del medicinale, ne trasferì il prezioso contenuto. Estratto l'ago, diede una leggera pressione per vedere se il medicinale fuoriusciva agevolmente, Soddisfatto, prese il braccio del piccolo Valeriu, passando sulla pelle del cotone idrofilo, imbevuto di disinfettante. Con mosse esperte, tastò il braccio del bambino, ricercando una vena pulsante. Trovatala, avvicinò la punta dell'ago alla pelle, inserendo la cuspide metallica fin dentro la vena, iniettando il medicinale.

"Bene, adesso, vi prego di lasciarmi solo con il mio paziente- disse il dottore, rivolto ai locandieri, visibilmente preoccupati, e alla folla degli amici- veglierò io su di lui, somministrandogli le medicine e i rimedi sfebbranti necessari. Vi prego di aspettare nell'altra stanza..." Il dottore giro le spalle agli ospiti, concentrando nuovamente la sua attenzione sul bambino ammalato, posando la mano sulla fronte, sul petto. Il respiro del piccolo era ora meno affannato, e anche il colorito, prima acceso, febbrile, stava recuperando un aspetto più normale, sano. Tutti uscivano dalla stanza. Anche Hyoga seguiva la folla, ma la sua attenzione era rivolta al medico. Non gli era sfuggito un fatto importante: i miglioramenti del piccolo erano stati improvvisi, subito dopo che il dottore aveva posato la mano sul piccolo. Hyoga, a differenza degli altri aveva percepito un piccolo minuto abbassamento della temperatura nella stanza. E aveva riconosciuto l'inequivocabile utilizzo del Cosmo!

Un uomo correva, il corpo tutto rivolto all'urgenza del proprio compito. Il caldo monsonico, così comune nelle terre dell'india, gli imperlava la fronte di sudore, mentre correva nella fitta giungla, tra cespugli e gli alberi. Un uomo che corre, da solo, in una località così selvaggia, non è molto usuale. Che l'uomo indossi, poi, un'armatura, è ancora più straordinario. L'armatura, o meglio, il Cloth, indossato dal viandante in corsa aveva riflessi verde cupo. Una triplice protezione simile a un gonnellino gli difendeva i fianchi e l'inguine, mentre la corazza proteggeva il petto, fino alle spalle, ricoperte da solide placche di metallo che scendevano lungo il braccio, adattandosi però ai movimenti dell'arto, senza ostacolarli. I bracciali e i gambali erano molto semplici, e l'elmo, che proteggeva la fronte e le tempie, recava sopra la fronte una protuberanza crestata, simile alla testa di un uccello. Sulla schiena, scendevano tre fasci metallici, modellati a guisa di piume, come tre code, alle cui estremità, sull'ultima piuma, si poteva vedere, stilizzata, l'immagine di un occhio. I capelli dell'uomo erano castani, scuri, come gli occhi. Il colorito della pelle tradiva la propria appartenenza alla gente autoctona, come anche il chackra rosso disegnato sulla fronte. Il giovane indiano era un Saint, e ora correva trafelato, nell'intricata foresta del suo paese. Uscito dalla foresta dopo una lunga corsa, arrivò finalmente alla sua meta: un villaggio, una piccola comunità sperduta lungo un affluente del Gange. Al centro del villaggio, si poteva facilmente intravedere una pagoda, un tipico tempio asiatico. In quel villaggio, viveva una comunità buddista. Rallentando il passo, l'uomo proseguì entrando nel villaggio, diretto, chiaramente verso il tempio. Monaci buddisti e fedeli, vedendolo passare, lo salutavano con un educato inchino, a cui il guerriero rispondeva con altrettanta cortesia, anche se il suo viso tradiva l'urgenza della sua venuta. Arrivato al tempio, si fece annunciare al sacerdote principale.

Fatto accomodare in una stanza, il viandante si sedette in una semplice sedia di giunchi mentre un giovane sacerdote, forse un allievo del maestro del tempio, gli portava una tazza di the alla cannella.

Un uomo con passo fermo e tranquillo, il viso rugoso incorniciato da una corta barbetta bianca, lo raggiunse poco dopo. Indossava la tipica tunica buddista, gialla e rossiccia, il cranio era accuratamente rasato, lo sguardo e l'espressione serena, tipica degli uomini in pace con se stessi e con il mondo.

"Lei è il rispettabile Shiva, allievo del nobile Shaka, immagino?" esordì l'anziano.

"Esattamente. E immagino che lei sia il venerabile maestro Ganei, che ha scritto quella lettera tanto stupefacente quanto importante, per la quale sono venuto sin qui."

"Sono io! La ringrazio per essere accorso così prontamente al mio invito."

"Si figuri, sono io a doverla ringraziare per avermi così prontamente avvisato dell'accaduto... quando è successo?"

"Non so dirle con esattezza quando ci son stati i primi sintomi... Con certezza poso dirle che hai iniziato a parlare con la statua tre mesi fa. Non preghiere o soliloqui, ma quelle che appaiono come vere e proprie conversazioni, con un interlocutore invisibile..."

"Proprio come avvenne al grande maestro Shaka?"

"Esattamente come avvenne al nobile Shaka, e la cosa mi ha stupefatto... Incontrare due illuminati in un'unica vita, credo sia il privilegio di pochi anzi, di pochissimi."

"Posso vederlo?"

"Ma certo Venga si trova nel tempio."

Seguendo l'anziano monaco, Shiva uscì dalla stanza, attraversando il giardino che separava l'edificio in cui era entrato alla pagoda principale. Al portone del tempio, Ganei, si fece da parte invitandolo ad entrare da solo.

"Credo sia meglio se il vostro incontro venga fatto senza intermediari." Spiegò l'anziano sacerdote con un sorriso.

Shiva entrò. La prima cosa che vide...era il buio. Incredibilmente, la stanza principale del tempio sembrava immersa nell'oscurità. Shiva non riusciva ad orizzontarsi. Sentiva sol una sensazione... Opprimente.

Dopo un po', si accorse di un'altra cosa. Un suono, che sembrava provenire da ogni direzione. Un suono a lui già noto, così tanto che non vi aveva fatto neanche caso.

"Ohom!"

Una voce risuonava nel buio, la voce di un giovane immerso nella meditazione. E Shiva pote identificare anche il senso di oppressione che aveva avvertito entrando nella stanza: era l'effetto di un Cosmo, potente come non ne aveva mai sentiti, eccezion fatta per quando si trovava al cospetto del suo maestro. Shiva iniziò a espandere il proprio Cosmo. L'oscurità, provocata dal Cosmo sconosciuto che dimorava nella pagoda, iniziò a diradarsi. Shiva lo vide. Di fronte a un'enorme statua del Buddha, nella posizione del loto, un giovane, di circa dodici anni, stava meditando. Il Saint guardava il ragazzino, sorpreso: in lui c'era una somiglianza incredibile con il suo Maestro, Shaka della Vergine, eppure anche così tante differenze. Shaka era stato un giovane di media altezza, dai lineamenti quasi efebici, lunghi capelli dorati che risaltavano con la pelle chiara e gli davano un aspetto etereo, ultraterreno. Anche il giovane seduto in meditazione era biondo, ma la tonalità era più scura rispetto all'oro dei capelli di Shaka, più simile al colore del miele d'acacia, un biondo che quasi tende al castano, senza essere, tuttavia, ramato. I capelli del ragazzino erano corti, arrivavano alle spalle, e lievemente arruffati. I sopraccigli erano sottili come una lieve pennellata di colore su una fronte ampia. Le ciglia, che il Gold Saint della Vergine aveva avuto lievemente lunghe, erano nel ragazzo di grandezza normale. Il giovane, disturbato dal Cosmo si Shiva, sciolse la sua meditazione, aprendo lentamente gli occhi; due occhi violetti, così diversi dall'azzurro adamantino di Shaka. Ma la profondità della voce, agli orecchi di Shiva, sembrò uguale a quella del maestro, stessa semplice sacralità, e imperiosità, stesa sicurezza...

"Tu sei Shiva..." Non era una domanda, quella che il ragazzino aveva rivolto al Saint.

"S-sì, sono Shiva del Pavone, Silver Saint di Athena."

Il ragazzo sorrise dolcemente, provando dispiacere nel sentire una persona, di diversi anni più vecchia di lui, rispondergli con tono così atterrito. Sciolse la posizione del loto, alzandosi in piedi e inchinandosi educatamente.

"Benvenuto, Shiva del Pavone. Lui mi aveva detto che saresti venuto presto... Il mio nome è Komyo."

A Gorky-Jinzi, la notte era finalmente passata, una notte interminabile, per il locandiere e sua moglie. Ma il dottore, uscito dalla stanza del suo paziente, dichiarò che il piccolo Valeriu era fuori pericolo. Le urla festanti degli amici dei due genitori riempirono l'ampia sala della locanda, facendosi sentire anche all'esterno, mentre il dottore, uscito dalla casa si avviava verso la sua abitazione, stanco per la notte passata vegliando sul piccolo.

Una figura, appoggiata ala parete esterna della locanda, scatto seguendo il medico.

"Scusi, dottore..."

L'alta figura del dottor Nicolji si arrestò, aspettando che il suo interlocutore, avvolto in una calda giacca e dal relativo cappuccio lo raggiungesse.

"Spero che i medicinali della nostra cassetta le siano stati utili, stanotte. Mi sembra di capire, dalle urla, che il piccolo sia fuori pericolo, ormai."

"Sì, e la ringrazio infinitamente per avermi permesso di usare le sue scorte di antibiotici, senza avrei potuto fare molto poco per il piccolo Valeriu."

"Ne son felice, dottore."

"ma prego, mi chiami Nicolji, come fanno tutti qui in paese, almeno quando non ci sono ammalati" invitò il medico con un sorriso.

"La ringrazio, ma forse dovrei chiamarla, piuttosto, Kaim, o sbaglio?"

Il medico trasalì violentemente. "Come fa a conoscere questo nome? Chi è lei?"

L'interlocutore si tolse il cappuccio, rivelando i capelli biondi, mentre gli occhi azzurri, decisi, guardavano quelli del medico. "Sono Hyoga, Bronze Saint della costellazione del Cigno. Il mio maestro era..."

"Camus, lo so, ora che ti ho visto in faccia ti ho riconosciuto, Hyoga...Perché sei qui?"

Hyoga espose brevemente la situazione al Saint del Reticolo, l'uomo che era venuto a cercare. Kaim trasalì non poco nel sapere l'esito della Guerra Sacra, sul ritorno di Athena dal regno dei morti, dell'attacco di Ares contro la dea e del rapimento di quest'ultima, perpetrato dal Dio della Guerra.

"Capisci, Kaim? Dobbiamo prepararci, nessuno di noi è così sciocco da pensare che Ares ci restituirà Athena, se gli ridiamo lo Scudo...Abbiamo bisogno di ogni Saint disponibile!"

"Bhe, sei venuto nel posto sbagliato, io non sono disponibile, non più, almeno."

"ma tu sei un Saint!"

"Lo ero, ho rinunciato a quella vita diversi anni fa..."

"Ma sei intervenuto, quando gli Spettri hanno attaccato il Santuario! Non negarlo, ne ho le prove certe!"

"Non sarò così folle da negarlo, ma quello è stato il mio ultimo atto da Saint, per rimediare ai miei peccati..."

"Peccati?"

"Sì, per rimediare al mio più grande fallimento come Saint, a un errore imperdonabile..." Vedendo Hyoga che continuava a fissarlo interrogativamente, Kaim reagì. "Quando ancora indossavo il Cloth del Reticolo, ero un Saint rispettato e benvoluto. Mi piaceva poter aiutare gli altri come Saint di Athena. Un giorno, il maestro Camus venne da me, affidandomi l'educazione di un nuovo apprendista Saint. Era un ragazzino molto estroverso, Camir, che mi ascoltava attentamente mentre gli insegnavo. Mi riempiva d'orgoglio vedere i suoi progressi nell'uso del Cosmo e nella disciplina dell'Aria Congelante. Diventava sempre più forte. Ma anche se io lo avevo istruito a dovere e aiutato a fortificare il proprio Cosmo, non seppi imporgli la giusta etica. Non riuscivo a vederlo, accecato dal mio orgoglio di maestro e dal mio affetto per lui, ma Camir era sempre più pieno di sé, sempre più impaziente... Mancavano due anni al normale periodo di apprendistato per diventare Saint, ed ero certo che Camir ce l'avrebbe fatta. Un giorno, allontanatomi dal villaggio dove vivevo, al ritorno mi accorsi che dal villaggio veniva del fumo. Corsi, corsi a perdifiato. Le case erano state date alle fiamme, mentre individui, vestiti di Cloth neri, aggredivano i miei concittadini. Erano Black Saint! Subito, li attaccai con le mie tecniche, ma uno di loro prontamente bloccò e respinse i miei attacchi. Riconobbi il suo Black Cloth, era quello di Black Swan, il Cigno Nero. E mi atterrì riconoscere l'uomo che lo indossava... Il ragazzo che avevo cresciuto... Il guerriero che avevo addestrato... Camir, che da quel giorno divenne Cigno Nero. E io, che ho insegnato a un Black Saint l'arte del gelo, non potevo rimanere tra i miei pari... Camus, che era sopraggiunto in mio soccorso, fortuitamente di passaggio al mio villaggio, mise in fuga i Black Saint, Camir, infatti era riuscito a bloccarmi col suo gelo. Il maestro mi capì quando gli dissi la mia intenzione di restituire il Cloth, anzi mi aiutò..."

Kaim scoppiò a piangere.

"Anni dopo mi trasferii qui..Avevo conoscenze mediche, e sapevo usare il gelo per alleviare la febbre, il dolore...Facevo qualcosa di buono con quello che avevo imparato, ma ciò non può compensare il fatto di aver scatenato un flagello come Cigno Nero sul mondo!"

"Se ti può far stare meglio-sussurrò Hyoga dolcemente- uno dei primi avversari che ho affrontato da quando mi è stato affidato il Cloth del Cigno fu un Black Saint che portava e insegne del Cigno Nero. Era un avversario forte e tenace, ma riuscii a sconfiggerlo. Non devi più temere di aver scatenato sul mondo un demone inarrestabile."

Kaim guardò Hyoga negli occhi.

"Tuttavia, il fatto che Cigno Nero sia stato sconfitto, non mi esime dalla mia colpa, dal mio errore..Anche il maestro Camus era d'accordo in questo, o non mi avrebbe aiutato, restituendo il Cloth al Santuario..."

"Credo che tu abbia frainteso le intenzioni del maestro, Kaim.- disse, tranquillo e deciso, il Saint del Cigno- Quando superai la prova finale per diventare Saint, mi fece un ultimo discorso, un ultimo insegnamento... Hyoga, mi disse, per quanto i Saint siano forti, per quanto abbiano poteri sovrannaturali, sono sempre essere umani, e come tali commettono errori, falliscono, devono impegnarsi a fondo per ottenere risultati. Ricorda, Hyoga, che per quanto tu possa fallire o sbagliare, l'importante è porre rimedio al proprio errore in un modo o nell'altro, e continuare a stare tra gli altri a testa alta, senza vergogna. È questo che mi aspetto da un mio allievo!

Io credo, che con quelle parole, sperasse nel tuo ritorno tra i Saint, a testa alta."

Kaim ascoltava impietrito, lacrime scendevano copiose dai suoi occhi, ma l'espressione, prima turbata, era ora più serena. "Maestro..." sussurrò.

"Hyoga! Hyoga, finalmente, ti sto cercando dappertutto!

"Cosa c'è Jacob?"

"Stanno arrivando, Hyoga, hanno circondato il villaggio!"

"Chi?"

"Dei guerrieri con armature rosse...."

Al Santuario i Saint radunavano, da tutte le parti del mondo i giovani che avevano iniziato a manifestare i poteri del Cosmo dopo aver 'udito' il Canto di Athena. Alcuni gruppi, saltuariamente, venivano aggrediti dai Bersesker, ma i Saint, prevedendo questa eventualità, avevano approntato delle efficaci misure di sicurezza. Un gruppo di giovani Saint, scortato da Ban, venne assalito da un gruppo di Bersesker. Rapidamente, Ban difese i suoi protetti, uccidendo due degli aggressori

"Kenbu Shôsenkyaku!" urlò una voce squillante, di donna. Un'agile figura si avventò sugli aggressori rimasti, colpendoli con calci precisi. La donna, chiaramente una Saint, aveva la pelle scura, che rivelava origine africane. Il corpo, alto e magro, si muoveva sinuosamente, mentre i muscoli, ad ogni movimento facevano vibrare la pelle scura, che sembrava scintillare come seta, dando l'impressione di essere morbida come il velluto. Il volto, coperto da una maschera che aveva, attorno agli occhi, piccoli puntini, simili a gocce, rosa come ornamento. Sotto il Cloth, si poteva vedere un tipico abito femminile keniota. Il Cloth, bianco era, chiaramente, un Silver Cloth. La corazza era formata da tante placche metalliche, modellate a forma di penne, e comprendevano anche i copri spalle, erano aperti sullo sterno lasciando intravedere le forme del corpo e il vestito pittoresco indossato dalla ragazza. I bracciali proteggevano l'avambraccio e il pugno, non erano particolari. I gambali, invece attiravano l'attenzione: ricoprivano parte della coscia, soprattutto posteriormente, arrivando fino al ginocchi e scendendo fin quasi alla caviglia. Alle ginocchia, poi, si separava dal gambale una placa metallica, modellata a guisa d'ala. Ai piedi, scalzi vi erano due scarpe metalliche, più simili a sandali, con un tacco di media grandezza, che aveva avuto, durante l'attacco, un effetto simile a una punta di coltello, quando i calci, lanciati per colpire col tallone, avevano raggiunto i nemici. Al posto di un elmo, aveva un fermaglio per capelli in argento che tratteneva in una coda, i lunghi capelli scuri.

"Maestra!" esclamo il Bronze Saint del Leone Minore.

"Ban, devi lavorare di più nella prontezza e nella velocità. Ormai dovresti essere in grado di eliminare un gruppo di avversari in un unico attacco.-disse la ragazza allegramente-Benvenuti e grazie di aver accettato di venire qui... io sono Akousia della Gru, Silver Saint, e sono venuta a scortarvi fino a destinazione, così che il mio allievo non abbia troppi problemi" parlando così, Akousia diede un pugno in testa a Ban facendolo barcollare. "Presto allora, andiamo!" La Silver Saint si pose in testa al gruppo con aria vivace e decisa.

"Maestra, dov'è Aioria? Doveva trovarsi nei dintorni, e mi riesce difficile pensare che dei Bersesker siano arrivati sin qui con lui presente."

"Aioria si è dovuto assentare. Sembra che a nord di Rodorio, in una comunità in mezzo al bosco qui vicino, ci sia stato un avvistamento, e lui è andato a controllare."

Komyo si avvicinava, sorridendo a Shiva.

"Hai detto che il mio arrivo ti era stato annunciato- inizio il Saint- e da chi?"

Il ragazzino si giro verso la statua del Buddha. "Non è con una sola voce con cui parlo- disse- ma con più coscienze che raggiunto il Nirvana, hanno condiviso le loro consapevolezze in una coscienza collettiva. Sono singole entità, ma sia che si chiamino Syddharta, Asmita o Shaka, ora fanno parte di una stesa verità!"

"Maestro, nella morte hai dunque realizzato il tuo sogno e raggiunto l'Illuminazione, trascendendo alla carne mortale..." gli occhi del Saint erano commossi.

"Sono sei mesi che mi parlano, spigandomi le verità, insegnandomi a utilizzare il potere che sento crescere dentro di me... MI hanno insegnato dei mandala, formule da utilizzare per combattere i nemici, ma mi hanno detto che devo, prima di utilizzarle al meglio, sottopormi a un addestramento particolare."

"Le tecniche dei Saint basate sullo Yoga Zair e le tecniche spirituali buddiste... La somma arte di combattimento del mio maestro.. Non è andata perduta!" Shiva sorrideva apertamente. "Un potere come quello che ti è stato tramandato sarà essenziale durante l'attuale crisi!"

"Sarò felice di rendermi utile, per Athena e per la salvezza della terra- lo interruppe Komyo- ma devo dirti che no sei il solo ad aver attraversato la giungla indiana diretto in questo luogo. Altri uomini, dotati di poteri simili ai nostri, stanno arrivando.. Percepisco chiaramente le loro intenzioni ostili."

Shiva si accigliò. "Rimani qui, al sicuro. A loro penserò io!"

Correndo usci dal tempio. Ai margini della foresta, i guerrieri vestiti di Bloodmail stavano facendo incursione nel villaggio.

"Maledetti cani di Ares, osate oltraggiare la tranquillità di questa povera gente.- assunse la posizione di guardia- Ma no vi permetterò di perpetrare il vostri comodi...Prendete e crepate, dannati! Senju Shin On Ken!"

Shiva incominciò ad espandere il proprio Cosmo. Le tre code di piume metalliche reagirono alla concentrazione energetica. Quella centrale si pose verticalmente sopra la testa di Shiva, le altre si tesero, obliquamente, ai fianchi del Saint. In pochi secondi le code si aprirono rivelando un ventaglio che si chiudeva in una ruota dietro la schiena del Saint. Le mani muovendosi alla velocità del suono, saettarono in ogni direzione fendendo l'aria e colpendo, con precisione assoluta i Bersesker invasori. Improvvisamente, pero un nuovo Cosmo si erse bloccando le mani del Saint.

"maledetto bastardo. Sei stato più abile di quel che ci aspettavamo, ma la tua fortuna finisce qui per mano mia, di Suri di Hiranyaksa! Sinking into the Abiss!"

Il corpo di Shiva fu travolto da una pressione terribile, che sembrava volerlo schiacciare a terra, come un chiodo spinto nel legno da un maglio. Le gambe non lo tenevano, i sensi sembravano abbandonarlo. Non poté non chiedersi se quella fosse la sua fine.

Aioria camminava spedito, il Gold Cloth che scintillava ai raggi del sole. Con lui viaggiava Touma, il fratello di Marin del'Aquila, un tempo Angelo di Artemide col nome di Icarus. Touma aveva chiesto di poter terminare il suo addestramento come Saint e, al momento era stato messo in prova come assistente di Aioria, in attesa di verificare le abilità del giovane e definire a che tipo di addestramento sottoporlo. Aioria aveva avuto notizia di un ragazzo, dodicenne, di un villaggio lì vicino, che si era distinto pochi giorni prima, in un'impresa degna di un mito greco. Un enorme orso selvatico, recentemente, stava devastando i raccolti e le arnie dei villaggi limitrofi, causando gravi guai alla popolazione locale. Esperti cacciatori erano stati chiamati per stanare la belva, ma inutilmente. Due di essi, presi alla sprovvista, erano stati aggrediti a morte dalla bestia. Anche l'ultimo cacciatore avrebbe fatto la stessa fine, se non fosse intervenuto, con grande coraggio un ragazzino dodicenne, un orfano del villaggio. Il giocane, a mani nude, aveva affrontato la bestia inferocita, e, evitando di essere colpito dalle zampe artigliate e micidiali, l'aveva finito colpendolo a mani nude. Un impresa degna degli eroi del mito! Ma non era solo questo ad aver attirato Aioria, spingendolo a lasciare il Santuario: la descrizione del ragazzo e il suo nome, erano il vero motivo del suo viaggio.

"Signor Aioria, crede davvero che il ragazzo sia un Saint risvegliatosi?"

"Non ne sono sicuro, Touma, ma voglio verificarlo personalmente."

Il bosco si diradò davanti a loro. Avevano raggiunto la piccola comunità dove l'eroico giovane viveva. I paesani, vedendo la lucente armatura d'oro, si volsero verso i nuovi arrivati, con rispetto e soggezione. Uno dei contadini, che poco prima stava lavorando con la vanga in un piccolo orto, lasciò cadere a terra l'attrezzo e si avvicinò. Il viso, sporco di terra e sudore, era contrassegnato da un paio di folti baffi, l'unico segno distintivo in una persona dall'aspetto estremamente comune.

"Lei viene dal Santuario, immagino abbia letto la lettera che vi ho inviato. Sono Ioseppo, il capo villaggio."

"Sì, e immagino che lei sia il capo della comunità. La ringrazio di averci segnalato il ragazzo. Sono Aioria, Gold Saint del Leone!"

"Immaginavo che sarebbe venuto un Saint per vedere il ragazzo, ma non pensavo che sarebbe stato addirittura un Gold Saint- il contadino scrollò le spalle- Comunque il ragazzo è nella sua capanna."

"Nella lettera accennava al fatto che il ragazzo è orfano. Conosceva i genitori?"

"Il padre non lo conoscevo molto bene, non era di questo villaggio. La madre, Alexa, viveva qui con i familiari, brava gente, tranquilla. L'unica cosa che so è che, circa quattordici anni, fa, Alexa lasciò il villaggio col fidanzato per alcuni giorni. Quando tornò, ci disse di essersi sposata con lui ad Atene. Lui, però non abitava qui, per lavoro viaggiava di continuo, ci diceva Alexa. Quando veniva, però, era sempre pieno di pacchi e di regali, persino del cibo che i due distribuivano a tutto il villaggio. Era un bravo giovane, il marito di Alexa..."

"Si sa dov'è il padre?"

Ioseppo scosse la testa. "È scomparso anche lui... Alexa aspettava il bambino, quando ci raccontò, in lacrime, che il marito era morto in un incidente... Poi, mesi dopo ebbe il travaglio. Alexa era una ragazza minuta, fu difficile per lei... Riuscì a partorire, ma ebbe un'emorragia molto grave. La portammo persino in ospedale, ma non ce la fece."

"Cosa mi dice del nome del ragazzo? Perché lo chiamate così?"

"Alexa, durante tutto il parto, chiamava quel nome, e anche quando stava morendo, continuava a pronunciarlo.. Ho immaginato che fosse il nome del marito, e che fosse il caso che il bimbo si chiamasse così. Ecco, quella è la sua capanna"

Ioseppo bussò aprendo poi la porta. Di fronte a loro, in piedi vicino al tavolo, in semplici abiti da lavoro, stava il ragazzo, in procinto di prepararsi qualcosa da mangiare. Sul fuoco bolliva un tegame, pieno di acqua e verdure tagliate, come lo si poteva capire dall'odore. I capelli castani, corti del ragazzo incorniciavano il viso, ancora arrotondato nei tratti della fanciullezza, ma che dimostrava comunque una notevole determinazione, soprattutto nello sguardo, in quegli occhi azzurro cupo che parvero tanto familiari ad Aioria.

"Aioros- disse Ioseppo al ragazzo- questi due signori vengono dal Santuario appositamente per farti visita!"

In Jugoslavia, Kanon accompagnava quattro ragazzi. Era soddisfatto, alcuni di loro mostravano chiaramente i segni di Cosmi potenti, forse addirittura in grado di renderli dei Gold Saint, una volta allenati a dovere...

I Gold Saint... Era necessario riportare l'élite dei Saint al suo apice per affrontare Ares. Ancora bruciava, in Kanon la sconfitta, subita non una, ma due volte, da Alexandros. Il Warmaster era un nemico che dovevano assolutamente scofiggere!

Kanon si allontanò dal gruppo, perlustrando il paese costiero a cui avevano attraccato. Continnuavano a spostarsi, cambiando continuamente il mezzo di trasporto. Era sicuro di aver seminato gli inseguitori, e i pochi che si erano fatti avanti, li aveva eliminati.

Un ragazzino correva lungo la strada. Andò a sbattere contro Kanon, ma non si arrestò.

"Mi scusi!" disse di fretta il giovane al Saint.

Ma la mano robusta di Kanon acchiappo il ragazzo per la collottola della giacca, sollevandolo.

"Non è bello andare in giro borseggiando la gente per strada, ragazzo."

Il ragazzino teneva ancora in mano il portafoglio che Kanon aveva tenuto nella tasca del suo giaccone imbottito da marinaio. A vederlo da vicino, si vedeva la carnagione scura, i capelli e gli occhi neri, la pelle sporca e l'aria di disperazione e selvatichezza. Gli occhi del bambino, scintillanti come scarafaggi, erano pieni di paura, ma anche di furia e decisione, ma anche fame. Decisamente, pensò Kanon, si trattava di un ragazzo di un qualche gruppo di zingari.

La mano del ragazzo andò alla tasca del suo sgualcito giubbetto, troppo leggero per coprirlo dal vento che imperversava dal mare, estraendo un corto coltellino.

"Crepa maledetto" disse il piccolo descrivendo una traiettoria verso il petto di Kanon, mirando al cuore. Ma la lama, perforato il giaccone, rimbalzò, infrangendosi in mille pezzi. Sotto i vestiti da viaggio, portati per mimetizzarsi tra la folla, Kanon indossava il suo Cloth, contro il quale un semplice coltelo è cosa da niene.

Il ragazzino strabuzzò gli occhi, incredulo, ma alla sorpresa si sostituì quasi subito la collera. Serrando il pugno, lo zingarello lo colpì al viso. "E mollami, bastardo!"

Un semplice pugno non sarebbe stato niente per un Gold Saint, ma il colpo fece spalancare gli occhi di Kanon: lo aveva SENTITO! In una frazione di secondo, il pugno di quel ragazzino era stato carico di Cosmo, e di tale intensità da venire sentito persino da lui, che tra i Saint era uno dei più forti. Possibile, che quel ragazzetto fosse...Un altro Saint!

Kanon lancio verso l'alto il suo 'prigioniero' sferrando sul suo volto un sonoro ceffone, che scagliò il ragazzino a terra, rovinosamente. Il dolore della botta strappo lacrime amare di sofferenza agli occhi del piccolo rom, ma lo sguardo era pieno di furia cieca, ma anche di paura, di fronte a qualcuno di infinitamente più forte. Kanon troneggiava su di lui, minaccioso.

"Moccioso, dimmi un po', hai fame?"

Il ragazzino non credeva alle sue orecchie

Shiva, si riscosse, tentando di resistere alla forza opprimente che stava avendo la meglio sul suo corpo. Guardò il suo nemico. Il Bersesker indossava una Bloodmail terrificante. La corazza, era massiccia, con i copri spalla rivoltati verso l'alto, le estremità dentellate, mentre la corazza era asimmetrica: a sinistra presentava strisce verticali, simili alle rughe sul tronco di una quercia, mentre la parte destra era gibbosa, deforme, informe. L'elmo e la gorgiera, erano modellati in modo da formare una bocca mostruosa, i cui denti erano più che altro simili a zanne , e circondavano un viso crudele, cinico. Anche il Bersesker, come Shiva, era indiano, ma di un altra regione. Ma gli occhi, esprimevano solo odio, rancore e una volontà distruttiva che fece accapponare la pelle del Saint. L'elmo copriva i capelli scuri, intrecciati con stringhe di cuoio, era anch'esso asimmetrico: sulla destra, cuspidi simili a lingue di fuoco saettavano verso l'alto, simili a corna demoniache, mentre sulla sinistra , da sopra il sopracciglio fin dietro l'orecchio, assumeva una forma triangolare.

Il bracciale destro, lungo il polso tresentava punte simili ad artigli che si protendevano sopra il dorso della mano. Dall'altro bracciale, invece spuntavano spuntoni simili a spine lungo tutto il braccio.

Il gambale sinistro finiva con cinque artigli uncinati, quello destro, che sulla coscia si divideva in due parti dando l'impressione che il muscolo si deformasse, finendo poi con un semplice stivaletto metallico. Il Bersesker era alto, nella media per essere un indiano Il viso era magro, ma non incavato, il corpo, muscoloso, vibrava impaziente. La bocca, sottile ghignava di piacere, vedendo l'avversario soccombere sotto i suoi colpi.

Shiva si impose di recuperare il proprio autocontrollo. Con uno sforzo inumano, si radicò sui piedi, cercando di recuperare il proprio equilibrio e bruciando il proprio Cosmo.

"Senju Shin On Ken!" Il colpo segreto del Saint del Pavone, però non ebbe l'effetto sperato. La forza che opprimeva il corpo aveva anche una funzione difensiva, vanificando i colpi avversari.

"Idiota! Il mio Totem, Hiranyaksa, è un demone indiano che domino il mondo per centinaia di anni, sprofondando la terra nel fondale oceanico. Solo la forza di un dio ha potuto avere la meglio su di lui, quindi cosa credi di poter fare tu, un patetico uomo!- Suri rise sadico- Ora crepa di fronte alla mia forza! Sinking in the Abiss!" Il Bersesker abbassò la mano, rivolgendo il palmo verso terra. Di nuovo, una pressione mostruosa si abbattè sul Saint di Athena.

"Maledizione! Riesce a imprimere una pressione mostruosa ad ogni particella, ad ogni molecola presente nell'atmosfera... Persino la più piccola particella di ossigeno diventa densissima e pesante... Non riesco a respingerlo!"

Già le gambe cedevano alla pressione, persino il Cloth, strideva, con un sibilo metallico rauco che sembrava quasi un lamento. Il terreno sotto i piedi di Shiva inizio a creparsi, mentre le gambe del Saint, piegate in uno sforzo immane, affossavano sempre di più nella nuda terra.

Improvvisamente, la pressione cessò. Un suono aveva raggiunto i due contendenti. Un Cosmo immenso avvolgeva Shiva proteggendolo. Komyo aveva fatto la sua entrata in scena nel campo di battaglia!

"Kahn!" Il ragazzo aveva gli occhi chiusi. Levitava a mezz'aria nella posizione del Loto. Il suo Cosmo, concentrato, aveva formato una sfera protettiva, che come una barriera lo riparava, mentre si sovrapponeva tra il Bersesker e il Silver Saint.

"Shiva, stai bene?"

"Ti avevo detto di non uscire dal tempio, non puoi affrontare un nemico, senza Cloth e senza addestramento!"

"Anche se non addestrato, il mio Cosmo è potente- rispose il ragazzo sorridendo- e le voci dei miei predecessori mi hanno insegnato, tecniche che posso usare, come il Kahn! Ma posso usare anche l' Ohm!"

Al pronunciare il secondo, e più famoso, verso di meditazione, la sfera protettiva esplose, trasformandosi i un'ondata di energia travolgente. Suri venne sbalzato via, mentre l'elmo si spaccava in due parti. Il Bersesker guardò il ragazzino che aveva non solo fermato, ma persino respinto il suo colpo.

"Maledetto moccioso, me la pagherai. Non mi aspettavo una simile forza, e mi hai preso di sorpresa. Ma non credere di essermi superiore: scatenerò su di te la furia demoniaca che ti farà sprofondare! Prendi il mio colpo alla massima potenza: Sinking in the Abiss!"

" Sciocco, sarai tu a sprofondare al' inferno. Akuryo Taisan!" Attorno ai tre combattenti apparvero spiriti informi di demoni irrequieti, le zanne aperte sui musi mostruosi, mentre i corpi, spettrali e simili a fantasmi, ruotavano incessantemente attorno ai tre, come avvoltoi attorno a un cadavere fresco. I poteri dei Saint della Vergine sono una forma evolutissima di Yoga Zair, che permetteva di accumulare e incanalare le energie con la meditazione e farle affluire in un unico colpo. Ma per i Saint della Vergine serviva anche molto meno: un battito di ciglia, un lieve movimento, bastava loro per sprigionare un'energia inarrestabile che accompagnata da particolari mandala, che costituivano i nomi delle tecniche, ne concentrava la potenza. "Affermi che solo la forza di un Dio potrebbe prevalere sul tuo colpo... Ma la forza di un Buddha non ha niente da invidiare a quella di un dio, ed è con la forza dell'illuminazione del Buddha che ti sconfiggerò! Tenkuhaja Chimi Moryo!" Gli spettri danzanti sciolsero il loro volo a spirale per avventarsi sul Bersesker. Suri venne travolto, come una foglia in balia di un'onda anomala.

"Shiva, ti prego, conducimi al Santuario. Voglio imparare e provare a raggiungere, e superare, i miei predecesori. Diventerò il nuovo Saint della Vergine!"

Kaim e Hyoga si accorsero subito che i Bersesker avevano circondato il villaggio.

"C@%%°, Perché ve li siete portati dietro? Uccideranno tutti gli abitanti del villaggio!"

"Calmati, Kaim, non pensavo ci avessero attaccato... In ogni caso, ho con me il Cloth, non permetterò che uccidano indiscriminatamente."

"E credi di farcela, da solo? Li senti i loro Cosmi? Non potrai fermarli tutti, ci saranno vittime!"

"Dipende anche da te, Kaim..."

"Cosa intendi dire?"

"Jacob, tu porta Kaim alla slitta e mostragli il bagaglio! Andate."

Hyoga incominciò ad espandere il suo Cosmo; ondate di gelo venivano sprigionate dal corpo magro del giovane. Dalle case del villaggio, un bagliore si sollevò, andando a raggiungere il guerriero del Cigno; il suo Cloth, stimolato dal Cosmo, si era levato a proteggere il suo padrone. Il simbolo del Cloth si scompose, andando a proteggere il corpo del suo legittimo portatore. Il God Bronze Cloth del Cigno rivestiva Hyoga, un Cloth bianco scintillante. Hyoga si mosse, fulmineo. Attorno al suo pugno, molecole d'acqua congelata si formava attorno la mano chiusa dell'eroe.

"Diamont Dust!" I cristalli di aria congelante vorticavano verso gli avversari. I cristalli di ghiaccio trasmettevano il loro gelo sui nemici, formando attorno a loro, cristallizzando il metallo delle corazze e frantumandolo insieme ai corpi dei guerrieri. Eppure, nonostante il gelo assoluto di cui Hyoga era padrone, alcuni Bersesker rimasero in piedi.

Kaim e Jacob correvano verso la slitta.

"Cosa avete portato con voi? Armi per gli uomini del villaggio?"

Jacob non rispose. Raggiunsero la slitta. Senza dire una parola, Jacob spostò il telo che ricopriva il bagagliaio, parzialmente spostatosi quando si era aperto il Box del Cigno.

Kaim rimase attonito.

"Il...il mio Cloth!" Allungò la mano verso la scatola.

Il Box si aprì. Splendendo come un diamante il simbolo del Box si erse in tutto il suo splendore. Un fiocco di neve, scintillante, sorretto da una struttura conica simile a una stalagmite di ghiaccio, e una fitta rete di fili congelati tra i raggi del cristallo. Il Cloth si scompose. La Corazza, I bracciali. I gambali. La cintura. L'elmo. Kaim si ritrovò rivestito nel suo Cloth. La corazza lo riconosceva come suo legittimo padrone.

Hyoga correva tra i nemici. Un po' se lo aspettava, c'erano già stati degli avversari refrattari all'aria congelante. Ma trovarne più d'uno in un colpo solo... Sapeva che poteva sconfiggerli, grazie al potere del gelo assoluto, che lui padroneggiava., ma doveva muoversi per sconfiggere più avversari possibile ed evitare che i guerrieri di Ares se la prendessero con gli abitanti del villaggio. Sperava che Kaim ritrovasse se stesso e desse battaglia: insieme, senz'altro avrebbero respinto i nemici. Ormai, aveva percorso un sesto del cerchi formato dagli aggressori, colpendo e correndo. I pochi che resistevano al gelo, lo inseguivano, ignorando il villaggio. Proprio quello che voleva Hyoga. Affrontare più avversari non lo preoccupava, se serviva a proteggere innocenti. Ma lo preoccupava il fatto che lo stessero, lentamente accerchiando.

"Racing in the Snow!"

Un Bersesker si scaglio su Hyoga, la sua energia, emessa dalle mani protese in avanti, le dita aperte, le braccia alzate all'altezza delle spalle, lasciava tracce anche sul ghiaccio su cui camminava, come solchi. Hyoga saltò di lato, con disinvoltura, evitando l'affondo.

"Ice Breaker!" Un secondo assalto arrivo da destra. Un uomo massiccio sollevò di scatto la ano destra, chiusa, generando un'ondata di potere che sbriciolò il ghiaccio, creando una serie di proiettili congelati che si infransero sul God Cloth del cigno senza danni rimarchevoli. L'onda di energia, però usava i proiettili di ghiaccio per nascondere la propria, reale insidia. Come una lama di Cosmo, si avvento da sotto il ghiaccio, cercando di penetrare le difese che il Saint aveva prontamente preparato, e che ressero, anche se di poco. La preoccupazione ombreggiò sul viso del giovane. I nemici lo avevano raggiunto, e lo avevano accerchiato, continuare la corsa voleva dire esporsi ai loro attacchi.... Ma esitare poteva voler dire la morte di innocenti.

Hyoga cercò di evitare gli avversari che lo stavano marcando sempre più stretto. Ormai, la corsa gli era preclusa.

"Maledizione!" Hyoga pensava al gruppo di persone che lo aveva così ben accolto la sera prima. Gli occhi si strinsero con determinazione, mentre afferrava per il collo un terzo Bersesker, giunto in aiuto dei primi due. Il potere congelante di Hyoga fece effetto, e con un colpo secco il Saint spezzò il collo dell'avversario. Ma ormai ogni speranza di continuare la corsa svanì. I guerrieri di Ares gli erano addosso.

"Finalmente, Saint del Cigno, ora assaggerai la nostra potenza." Il primo Bersesker che aveva attaccato Hyoga, un ragazzo alto e magro, con gambe molto muscolose da corridore, indossava una corazza che proteggeva il petto e la pancia, fermandosi a pochi centimetri dalla cintura, da cui pendeva una lamiera trapezoidale che proteggeva l'inguine. Sopra le spalle, protette da una corta coppia di copri spalle, facevano bella mostra due corna metalliche, ramose, fitte e piene di punte.

Il secondo Bersesker, più massiccio, aveva un faccia ampia e squadrata, lo zigomo sinistro solcato da una cicatrice. La spalliera sinistra raffigura il muso di un orso , la destra è priva di decorazioni, rotondeggiante e piatta, I bracciali e i gambali sono massicci, pesanti, e sul metallo si vedono come appoggiate gigantesche zampe artigliate. L'elmo copre la fronte e i capelli, lasciando scoperti gli zigomi, sembra più un colbacco.

Il terzo ha la corazza che riproduce il muso di una civetta. Le spalliere ricadono sulle braccia, modellate come ali. I gambali sono ampi e conici, l'elmo, un semplice cerchio che circonda la fronte e le tempie, ha sui lati delle piccole protuberanze simili ad ali. Il viso inespressivo era illuminato da due grandi occhi vitrei.

Hyoga, fermatosi, alzò le braccia assumendo la posizione di guardia. Era ancora preoccupato per il villaggio, quando percepì, con evidente sollievo, un nuovo Cosmo ergersi dalla parte opposta del villaggio. Kaim aveva ritrovato se stesso. Rincuorato, e certo che il rinato Saint se la sarebbe cavata egregiamente, dopotutto era un allievo di Camus dell'Acquario, e lui poteva eliminare i suoi inseguitori. Il primo si fece avanti.

"Lasciatelo a me, Cador della Renna. Trafiggerò il tuo cuore, Saint del Cigno! Racing in the Snow!"

"Diamond Dust!"

I due colpi rimasero a mezz'aria, annullandosi a vicenda. Cador manipolava il gelo creando sottili lame di ghiaccio, modellate come corna di renna, che avevano cozzato contro l'aria congelante del Saint, squagliandosi per la differenza di temperatura. Tuttavia il Diamond Dust era stato bloccato dall'impeto dl colpo.

"Idiota, neanche capace a uccidere un singolo avversario. Guarda come si fa...Te lo insegnerò io Feron di Polar Bear. Ice Breaker!" Le lame di energia, stavolta più concentrate perché generate da una posizione da fermo anziché in corsa. Hyoga capì che un attacco del genere avrebbe travolto, nella sua forza, il Diamond Dust.

"Kholodnyi Smerch!" Un uragano di aria congelante scaturì dal pugno del giovane Saint, impetuoso. Feron ne venne travolto, ma riuscì a recuperare l'equilibrio e ad atterrare sui suoi piedi, non rovinosamente.

"Bastardo, mi hai fregato... Sei davvero una avversario potente, Saint, ma, purtroppo per te, noi siamo Bersesker contro cui le tecniche del gelo non funzionano. Puoi provare quanto vuoi, noi ci scrolleremo il tuo ghiaccio così!" Sgrullando le spalle e le mani Feron ruppe la patina di gelo che si era formato attorno al suo corpo.

"Stupidi!"

"Cosa, Jirca, cosa stai insinuando!"

"Dico la verità, Cador! Io, Jirca di Snowowl, sono disgustato. Vi comportate come bambini capricciosi, senza concentrarvi realmente sulla lotta, litigando su chi deve colpire per primo. Smettetela di perdere tempo..." Il terzo Bersesker appariva annoiato.

"Maledetto Jirca ora mi hai fatto incazzare... Ringrazia che non sei un nemico, altrimenti, ora vedrai cosa ti sarebbe capitato." Il suo Cosmo si ampliò al massimo, mentre assumeva una posa simile a un orso sulle zampe posteriori, in piedi, furioso. Ma prima che attaccasse, un oggetto pesante sfrecciò nell'aria, cadendo di fronte a lui, bloccandolo, per la sorpresa. A sfrecciare verso di lui era il cadavere, congelato, di un altro Bersesker.

"Tre contro uno... Non molto sportivo. Direi che è l'ora di riequilibrare la situazione..."

Kaim era giunto sul campo di battaglia. Il suo Cloth, splendente, scintillava ad ogni movimento. Sembrava indossasse un migliaio di gemme cucite sui vestiti. Il volto, che prima era turbato, ora era sereno, sorridente, soddisfatto.

"Un altro Saint... A quanto pare, oggi le mie vittime aumentano..."

"Pfui... Credi davvero che un energumeno come te possa danneggiarmi. Diamond Dust!"

Kaim colpì usando la mano sinistra. Il suo Diamond Dust, però, era meno potente di quello di Hyoga, poiché non raggiungeva la temperatura estrema del gelo assoluto.

"Un gelo così debole non lo sento neanche.. Prendi; Ice Breaker!" Stavolta Feron usò tutte e due le mani, la potenza del colpo era più che raddoppiata. Kaim non si scompose. Con un balzo laterale, evitò il flusso energetico sprigionato da Feron, mentre balzava contro quest'ultimo, lanciando un nuovo Diamond Dust. Feron si difese dal gelo del Saint con facilità. Kaim con un secondo agile balzo, si proiettò vicinissimo al nemico. Con una capriola, afferrò la testa del nemico tra le gambe, serrandogliele attorno al collo, mentre con le mani diede una poderosa spinta verso l'alto, sbilanciandolo, per poi afferrare saldamente i piedi del Bersesker. I due nemici, così avvinghiati, balzarono verso l'alto.

"Houken Ken!" Mentre la presa delle mani e delle gambe sul corpo del rivale faceva il suo effetto, congelando Feron e la sua Bloodmail, la Diamond Dust residua seguiva, attirata dall'affetto del Cosmo di Kaim, la traiettoria eai due corpi intrecciati. Raggiunto l'apice, con un colpo di reni Kaim inverti le posizioni, mettendo la testa dell'avversario in basso, mentre le Diamond Dust richiamate raggiungevano i due corpi, investendo col loro potere congelante il Bersesker. I due precipitarono. La tecnica di Kaim, simile a un Pilediver, usato dai moderni Wrestler, scatenò la sua potenza su Feron. Semi congelato, la Bloodmail indebolita dal gelo, aveva subito senza scampo il violento impatto. Feron, privo di vita, cadde al suolo, la testa ripiegata innaturalmente sul collo spezzato. Cador si fece avanti, lanciato in corsa, le mani protese.

"Racing in the Snow!" Di nuovo il ghiaccio si formò, sulle sue mani, assumendo la forma di due corna ramose e dalle molteplici punte, il cui passaggio provocava solchi nella neve ghiacciata su cui correva.

"Freezing Coffin!" Hyoga concentrò i suo petere congelante sul palmo della mano destra, lanciandolo poi a terra. L'aria congelante si solidificò attorno a Cador, rinchiudendolo in una bara di ghiaccio.

"Christmas Night Dream!" Dietro a Cador, ormai quasi totalmente rinchiuso dal Freezing Coffin, apparve un'immagine da sogno: una slitta, tirata da dodici renne, su cui sedeva un uomo vestito di rosso e nel cui portabagagli giacevano sacchi pieni, enormi. L'immagine esplose, e così anche il ghiaccio di Hyoga. Cador aveva sfruttato l'ultimo minuto, prima di essere totalmente imprigionato nel ghiaccio, per scagliare il suo colpo segreto e liberarsi. Il Bersesker, ancora in piedi, non era, però, illeso; il gelo aveva danneggiato la Bloodmail, ormai distrutta in più punti. Tuttavia, stava rinnovando il suo attacco.

"Sei coraggioso, Cador, ma è inutile. Anche se siete immuni dal gelo, la velocità dei vostri colpi non raggiunge la velocità della luce. Finora mi sono frenato, ma è tempo di porre fine allo scontro. Kholodnyi Smerch!" Il colpo, lanciato alla massima potenza, raggiunse la leggendaria velocità della luce. Hyoga, nei colpi precedenti, non aveva portato al massimo la propria potenza per poter proseguire più agevolmente nella corsa, ma ora che il villaggio era salvo, poteva scatenarsi. Cador fu avvolto dal gelo del Kholodnyi Smerch; il potere congelante, al suo massimo, spinto alla velocità della luce superò ogni resistenza che il Bersesker possedeva contro il gelo: il ghiaccio ricoprì il suo corpo, per poi frantumarsi in miriadi di pezzi.

"Jirca, adesso tocca a te. Fatti avanti."

"Tocca a me? No, non credo, c'è un altro combattente che muore dalla voglia di farvi fuori..."

Da sotto il ghiaccio una punta conica frantumo lo spesso pavimento. Emerse un quarto Bersesker. La corazza della Bloodmail ricopriva il petto, scendendo lungo lo sterno per unirsi alla cintura, da cui scendevano due protezioni lungo i fianchi, che terminavano con una punta. L'elmo copriva la fronte e i lati della testa, lasciando liberi i capelli scuri, umidi e appiccicati. I gambali avevano una protuberanza lungo la parte centrale , che terminava con una protezione per il ginocchio. Il copri spalla destro si apriva in una biforcazione, terminando con due punte, mente il sinistro rassomigliava al muso di un capodoglio. Dal bracciale destro usciva una protuberanza metallica modellata a forma di pinna dorsale, mentre dal gomito del bracciale destro usciva una punta conica, che raggiungeva la spalla.

"Jirca, se non ti dispiace, questi me li lavoro io... Fremo dal desiderio di ammazzarli!"

"Fai pure, Silas, non sarà così stupido da frenarti... Solo, non metterci troppo."

"Non siete troppo precipitosi?- intervenne Kaim- Sembra pensiate che subiremo i vostri attacchi passivamente... Invece subirete una sonora sconfitta!" Così parlando lanciò due colpi verso l'alto, uno con la mano destra e uno con la sinistra. Il gelo così lanciato, si fermo a mezz'aria,danzando sopra la testa di Kaim e scendendo, spinto dalla gravità. Kaim unì le due mani sopra la testa, le braccia lievemente piegate, per poi abbassarle con violenza davanti a sé. "Aurora Thunder Attack!" L'aria congelata condensata sopra Kaim venne sospinta con violenza verso Silas. Inoltre, con l'ultimo colpo, Kaim aveva ionizzato l'aria... I Cristalli di ghiaccio da lui creati, che ora circondavano il Bersesker, facevano da conduttore a una scossa elettrica che aumentava man mano d'intensità, strappando un grido di dolore al guerriero di Ares.

"Sub Excape!" Silas scomparve sotto il pavimento ghiacciato.

"Idioti! Il mio Totem, l'Unicorno Marino, è un cetaceo in grado di sopravvivere nei mari artici, e di spezzare il ghiaccio. E così io posso sopravvivere nell'acqua gelata, ma anche dentro il ghiaccio e nella neve più freddi! E inoltre... Drill Horn!"

Una punta conica spezzò il ghiaccio ai piedi dei Saint, a una velocità quasi prossima a quella della luce. Hyoga riusci ad evitarlo, ma Kaim rimase ferito ad una spalla.

"Da sotto gli eterni ghiacci della Siberia, che mi faranno da scudo, io vi colpirò, inesorabile. Il vostro gelo non può nulla contro il mio potere. Siete spacciati, Saint!"

"Ne sei davvero sicuro? Forse non conosci la vera forza di noi Saint!" Senza perdere la calma, Hyoga alzò il pugno, abbattendolo sul pavimento di ghiaccio, che si spezzò, lasciando un cratere enorme. L'acqua marina, trovato uno sbocco improvviso, salì verso l'alto, spinta dalla variazione di pressione, come lo Champagne appena stappato. In mezzo all'acqua, Silas annaspava.

"Prendi il massimo colpo di Hyoga del Cigno.-Hyoga portò le mani, unite sopra la testa, ma a differenza di Kaim le sue braccia erano tese, e l'aria congelante era concentrata nei pugni- Aurora Execution!" Hyoga abbassò i pugni. L'energia congelante, finora trattenuta, si liberò. Il colpo investì Silas ancora a mezz'aria, senza lasciargli scampo alcuno.

"Siberian Illusionist!" Jirca era passato all'attacco. Le sue mani, alzate oltre la testa, formando una specie di V, erano aperte, amettendo lampi di luce psichedelica che investiva i corpi dei due Saint.

"Ora il mio colpo irretirà i vostri sensi, annullerà il vostro Cosmo e si prenderà le vostre inutili vite.

Ignorarmi è stato un grande errore. Anche se mi tenevo in disparte sono IO il più forte del gruppo!"

A dar ragione al Bersesker di Snowowl, il fatto che il suo colpo aveva raggiunto la velocità della luce. Era quindi superiore ai precedenti avversari che per quanto forti, superavano la velocità del suono senza raggiungere quella della luce.

"A me non piace perdere tempo... Solo gli idioti si divertono a tormentare una vittima in inutili dimostrazioni di forza, ma io preferisco eliminare le mie vittime senza dar loro possibilità di reazione. Ora porterò al massimo il mio colpo, che distruggerà totalmente i vostri sistemi nervosi. Preparatevi ad una vita da vegetali, Saint! Siberian Illusionist!"

La luce emessa dalle mani di Jirca aumentò di intensità, pulsando sempre più forte.

"Diamond Dust!"

Qualcuno, alle spalle del Bersesker, aveva colpito, forte di una cosmo sviluppato, ma incostante. Il colpo raggiunse lo spietato seguace di Ares, cogliendolo di sorpresa. Non era un gelo assoluto, ma riuscì a penetrare le difese del guerriero. Il Diamond Dust fece il suo letale effetto. Jirca, avvolto dal ghiaccio, morì assiderato.

Hyoga e Kaim rimasero carponi, riprendendo fiato. Senza l'arrivo del misterioso soccorritore, sarebbero morti. Hyoga si giro, per vedere il viso di coli che, lo capiva, era un Saint risvegliato dal Canto di Athena. Dietro al corpo esanime di Jirca, in piedi, eretto in una posizione di guardi che Hyoga conosceva benissimo, c'era un ragazzo, vestito con un giaccone di pelliccia munito di cappuccio. E nel cappuccio, un viso che era tremendamente familiare al Saint del Cigno.

"Jacob...."

"Allora, Aioros, tu avresti affrontato un orso a mani nude..-La voce di Aioria era severa- Come hai fatto a uccidere quella belva?"

"Non so spiegarlo, signore... Ma c'era quel grosso bestione, e il cacciatore che stava per essere sbranato. Non so come, il mio corpo si è mosso d'istinto, come se ricordasse cosa fare e come farlo. Ho sentito montare, dentro di me un'enorme energia, che si incanalava nel mio braccio, mentre colpivo. E il colpo fu sufficiente: l'orso era a terra, il cranio fracassato dalla violenza del colpo."

"Dei tuoi genitori, cosa mi dici?"

Il giovane scrollò la testa. "Non i ho mai conosciuti. So che mia madre morì dopo il parto. Mio padre non ho mai saputo chi fosse... Ho solo una foto, che li ritrae."

"Puoi mostrarmela?"

il ragazzo fissò Aioria, sorpreso dalla richiesta, ma annuì. Andò in un angolo della capanna, dove era allestito un modesto giaciglio, un piccolo letto attorniato da alcune rozze mensole. Allungò la mano prendendo qualcosa da una mensola e tornò dal Gold Saint, porgendogli l'oggetto. Era una foto, incorniciata da un'elegante cornice d'argento finemente cesellata, ma molto impolverata. Tolta la polvere, Aioria ammirò la foto. Ritraeva una ragazza, magra e minuta, il viso dolce e delicato, lunghi capelli neri e occhi castano chiaro, dolci, le labbra schiuse in un sorriso ammaliante. Aioria la riconobbe, anche se erano passati anni da quando, da infante, lui e suo fratello avevano giocato con lei, all'epoca sua vicina di casa. Vicino a lei, passando il braccio muscoloso sulle spalle delicate della fanciulla, un giovane uomo, la cui immagine strappo lacrime di commozione al Saint del Leone.

"Ascoltami Aioros, devo dirti alcune cose... Tuo padre morì poco prima della tua nascita, era un Gold Saint, come me, e fu mio maestro. Tu porti il suo nome, e sii ne orgoglioso, perché ogni Saint vivente guarda a tuo padre, Aioros del Sagittario, come a un modello da seguire, un'ispirazione. E tu sembri aver ereditato la sua forza e il suo coraggio. Ti chiedo, se lo desideri di venire con me al Santuario e sottoporti all'addestramento per diventare Saint. Se lo desideri sarò io ad addestrarti, a insegnarti i segreti dei Saint così come fece tuo padre, il mio grande maestro, il mio modello...Mio fratello maggiore!" Aioria si inginocchiò vicino al fanciullo. "Io sono tuo zio, Aioros..."

Zio e nipote, lacrime agli occhi, si abbracciarono. Non erano più soli a questo mondo.

"Zio, verrò con te..."