Capitolo 13
Allievi e Maestri
(Prima Parte)
Era ormai passato un mese dalla battaglia dell'Isola della Regina Nera. Lady Isabel, ora consapevole di essere la Dea Atena, aveva deciso di iniziare approfondite indagini sul loro nuovo nemico;
Per questo, i Cavalieri avevano chiesto è ottenuto di poter tornare dai loro maestri a chiedere consiglio; Atena aveva acconsentito con una eccezione, Seiya, che era stato addestrato al Grande Tempio;
"Se il nostro nemico si nasconde proprio li, sarebbe un suicidio, andare a stuzzicarlo nella sua tana!" Spiegò la dea.
"Piuttosto, scrivile, e dalle appuntamento qui a Nuova Luxor! La fondazione Thule farà in modo che il tuo messaggio venga recapitato!"
Pur a malincuore Seiya aveva acconsentito.
Lui ed Ikki erano rimasti a Nuova Luxor, a proteggere lady Isabel.
L'Isola di Andromeda, nonostante il nome rassicurante, era un luogo decisamente ostile;
con un escursione termica fra il giorno e la notte di oltre sessanta gradi, l'isola, battuta dal vento, si distingueva dall'infernale Isola della Regina Nera per un solo motivo:
"è governata da un uomo devoto ad Atena e alla giustizia!" Pensò Shun, sbarcando nel piccolo porto di Cepheos, la piccola capitale dell'isola.
Si, Albione del Cefeo era davvero un uomo devoto alla giustizia.
Forse per questo non lo avevano fatto partecipare all'ultimo consiglio dei trenta, che aveva eletto il nuovo Grande Sacerdote, pensava Albione, leggendo la lettera inviatogli al Sommo Arles;
Albione era un uomo alto, sulla quarantina, biondo, dai lineamenti delicati, ciò nondimeno solenni;
"Legge Marziale" lesse, il tono calmo; "e dovrei consegnare Shun al Grande Tempio?" Disse al messaggero in tono duro. "Mai!" Il messaggero era stato addestrato dallo stesso Albione, anni fa.
"Maestro Albione, lei non può disubbidire!" Disse il messaggero, un uomo biondo, dall'armatura grigio-verde, con riflessi argentei. "E perché no, Vesta? Io sono, per diritto, il signore di quest'isola; Arles non ha alcuna autorità qui!"
"Maestro, cerchi di ragionare!" Lo implorò Vesta. "Voi non potete sfidare il Grande Tempio! Se io non porto ad Arles la risposta che vuole, lui manderà un Cavaliere d'Oro!"
"Sia quello che sia! Vattene Vesta, hai fino a domani mattina per lasciare l'Isola, la tua presenza non è più gradita qui!" Albione soffriva a pronunciare quelle parole, Vesta era stato il suo primo allievo, ma non era disposto a sacrificare Shun.
Vesta restò ferito da quelle parole, ma obbedì, lasciando la presenza del suo maestro.
Quando fu rimasto solo, Albione disse "Entra!" Da una porta sul retro della stanza, entrò una ragazza bionda, con una maschera sul volto e una veste rosa addosso.
"Hai sentito, Nemes?" le chiese Albione, con tono preoccupato.
"Si maestro! Shun è in pericolo!"
Albione annuì "Si, lo è! Più grave di quanto lui stesso immagini!"
Mentre Albione diceva queste parole, molto lontano da li, in Algeria, Asher aveva raggiunto l'Oasi dei Corsieri, dove sperava di trovare traccia di quel vecchio imbroglione del suo maestro.
Quando lo trovò, Dhaki stava bevendo. "Toh, chi si vede!"Esclamò il maestro divertito.
"Allora, sciocco, avevi nostalgia del tuo maestro?" Gli chiese poi, con fare sornione.
"Vedo che non sei cambiato, vecchio!" Rispose Asher, fintamente irrispettoso.
"Ha, sono troppo vecchio e troppo saggio per cambiare! Il cambiamento è per i giovani, e per gli sciocchi!" Disse allora Dhaki, il volto cotto dal sole illuminato da un sorriso.
"Vedo che tu sei cambiato, infatti!" Concluse ironico.
"Hai conquistato il cuore della tua bella? " Gli chiese poi, prima che potesse dire qualcosa.
Asher arrossì, poi rispose "Non sono affari tuoi, vecchio! E poi, per tua norma e regola, Lady Isabel non è una ragazza qualsiasi! "
"Che sia una dea o meno, ciò non cambia i tuoi sentimenti per lei, povero sciocco che non sei
altro! " Ribatté ironico Dhaki, sorprendendo l'allievo.
"C-come avete fatto a saperlo?" Balbettò stupito il giovane cavaliere.
" Se tu non fossi l'incorreggibile sciocco che sei, sapresti che il vento del deserto porta con se molti segreti! " Disse allora, in un tono più posato.
"Uno di essi, è alquanto facile da svelare! Sei in pericolo, e non solo tu! "
Mentre Dhaki metteva in guardia l'allievo, in un piccolo villaggio Masai del Kenya faceva il suo ingresso Ban.
Gli venne incontro una ragazza molto bella, alta, formosa, con grandi occhi verdi; con indosso un abito tradizionale Masai.
Gli sorrise, e lui reciprocò il sorriso. "Salute Aliya!"
"Salute a te, giovane Leone!" Rispose lei. Il Maestro Asen ti attende alla Roccia del Branco.
Lui annuì, si diresse ad una capanna, posò l'armatura e lo zaino, dopodichè si reco alla Roccia del Branco.
La Roccia del Branco era maestosa come sempre; alta quasi trenta metri, era costituita da una lunga rupe a picco, ed un pilastro di roccia in cui la rupe era incassata in obliquo;
La Roccia prendeva il nome dai suoi abitanti, un branco di leoni, guidati da due enormi maschi.
Appena il più grosso dei due, Faran, percepì la presenza di Ban si alzò e si diresse, maestoso e solenne, verso il nuovo venuto.
Ban sorrise "Salute, Faran!" e porse una grossa bistecca di zebra all'animale che iniziò a mangiarla.
Asen si trovava seduto sulla cima della rupe, in meditazione; aveva la schiena scoperta, e mostrava i tatuaggi tribali che indicavano il suo rango di sciamano e guida della tribù.
"Salute, Giovane Leone!" Disse il maestro, quando l'allievo gli si avvicinò. Asen teneva gli occhi chiusi, in profonda concentrazione.
"Salute Maestro!" Disse Ban, sedendosi vicino a lui.
"Fosche nubi si addensano sull'orizzonte; Un'ombra è scesa su tutti noi, e minaccia la pace del mondo intero!" Disse il vecchio in maniera solenne.
Un giovane uomo, bello d'aspetto, sedeva in un giardino di rose, in quel momento; Aspides si era sempre chiesto come un uomo della bellezza del suo maestro potesse accettare un allievo come lui, decisamente sgraziato d'aspetto;
"La bellezza è un'illusione, Aspides!" Gli disse il maestro, come se gli leggesse nel pensiero. "Cosa c'è di più bello di una rosa? Eppure, tu sai che esistono specie di rose estremamente velenose!" Poi aggiunse.
"Non dare valore all'apparenza! Coloro che giudicano su questa base sono superficiali e stolti!"
Dopodichè aggiunse "Tu e i tuoi compagni siete in gravissimo pericolo! Arles, il nuovo Sommo Sacerdote del Grande Tempio vi ha condannati a morte per tradimento!"
"Cosa? Ma è una follia, Maestro! " Disse allibito il cavaliere. "È stato il Grande Tempio ad attaccare noi! E con noi, Atena, la nostra dea!"
"Questo è quello che dite voi, ed io vi credo! Ma il Grande Tempio dice un'altra cosa, purtroppo!" Spiegò il giovane Maestro.
"Ora, il Grande Tempio ha mobilitato i Cavalieri d'Argento; essi sono il secondo dei tre ranghi d'onore dei cavalieri di Atena; Inclusi fra costoro, vi sono alcuni dei più potenti guerrieri al servizio della Dea; ricordi ciò che ti ho spiegato sul Cosmo?"
Aspides annui "esso è la misura della potenza dei cavalieri, ed è anche l'origine stessa della vita! "
"Esatto! " disse il maestro sorridendo. "E, cosa che spesso gli stessi cavalieri dimenticano, non ha nulla ha che fare con l'armatura che un cavaliere indossa; Certo, un Cavaliere d'Argento conosce le vie del cosmo meglio di uno di Bronzo, ma alla fine, non è detto che il suo cosmo sia più forte; vale lo stesso principio anche per i Cavalieri d'Oro!"
Aspides annuì, e il maestro proseguì "ora, ascoltami con attenzione; ciò che ti dirò potrebbe salvare la vita di uno dei tuoi compagni!"
"Crystal il Cigno è in pericolo!" A queste parole a Gerkie dell'Orsa andò quasi di traverso il boccone;
era li, di fronte al suo maestro, uno dei pochi uomini più imponenti di Gerkie stesso, i due stavano conversando allegramente durante il pasto, e tutto ad un tratto, questa grave notizia.
"Ne siete certo?" Chiese il ragazzo, ma si pentì subito della sciocchezza che aveva detto, pensando " il mio maestro non è uomo da dire queste cose con leggerezza!"
Se si fosse offeso, però, il massiccio uomo seduto di fronte al fuoco non lo diede a vedere; invece, rispose, semplicemente, "Si!"
Sirio si alzò di scatto alle parole del suo anziano maestro "Come, in pericolo? Pensate che Arles oserà farlo attaccare alla presenza dei suoi maestri?"
Sapeva, infatti, che Crystal ne aveva due, di maestri, anche se del secondo non conosceva molto.
"Purtroppo, in verità, Arles non ne avrà bisogno; il suo sicario sarà proprio uno dei maestri di Crystal!"
Le parole della sua maestra, Zaniri, lasciarono Black di stucco. "La mente di Jaquis, maestro di Cristal, è soggiogata dall'oscura volontà di Arles!"
Seiya riuscì a malapena ad evitare l'assalto di Castalia. "Castalia! Sei impazzita?" Gridò il giovane allorchè la maestra continuava ad assalirlo. "Mi dispiace Seiya, ma i traditori del Grande Tempio devono morire! METEORA PUNGENTE!" L'attacco che Castalia lanciò contro l'allievo questi lo conosceva bene, era infatti la tecnica alla base del suo attacco, il Fulmine di Pegasus.
Castalia, tuttavia, gli fu subito addosso, sferrandogli una ginocchiata nello stomaco che lo piegò in due.
In quella posizione Castalia gli sussurrò "Seiya, sono stata obbligata ad attaccarti; Non reagire al prossimo attacco, e quando ti sveglierai, vai in Siberia, Crystal ha bisogno di te!"
Dopo quelle parole, la donna sferrò un colpo secco alla base delcollo del ragazzo, che si accasciò.
"É morto!" Annunciò, con tono incolore. Un uomo biondo, dai lineamenti apollinei, con un armatura bianco latte, dai riflessi argentei, uscì dall'ombra di un albero.
"Così sembra! Dunque la tua fedeltà al Sommo Arles pare genuina!" Disse il cavaliere.
Frattanto, Crystal aveva ormai raggiunto Khalchak, il piccolo villaggio Siberiano vicino al quale vivevano i suoi maestri.
Si rese subito conto che qualcosa non andava; Era piena estate, nonostante la neve, e di solito il villaggio fremeva di attività, a quell'ora. Invece quel giorno, tutto era in silenzio.
Poi sentì la voce di un bambino che urlava "Lasciatemi, brutti prepotenti!" Crystal si diresse verso di lui.
Shun aveva appena fatto in tempo a salutare il suo maestro, quando, informato del pericolo che Crystal correva, si affrettò a tornare al porto;
Ma sulla sua strada si pose una palla chiodata, legata ad una lunga catena.
"Tu non andrai da nessuna parte, traditore!" Disse Vesta, avvolto nel suo cosmo.
"Non permetterò che il Maestro Albione paghi con la vita il prezzo del suo affetto per te!"
Shun non si aspettava quell'attacco, ma indossò la propria armatura;
"Tu sei Vesta del Cane Minore!" Disse riconoscendo il suo avversario. "Non so cosa ti abbiano detto, ma non sono io il traditore! L'uomo chiamato Arles, lo è!"
Vesta scattò con astio "Smettila di mentire, verme!" E scagliò la sua arma contro Shun. "ASSALTO DEMOLITORE!"
La catena e la palla chiodata si moltiplicarono e investirono Shun nel petto con violenza.
Shun tossì sangue, per la forza dell'impatto, e si accasciò al suolo.
"Farai la fine che meritano i traditori!" Disse Vesta avvolgendogli una catena intorno al collo e cominciando a stringere.
Shun annaspò, le mani strette intorno alla catena che gli segava la gola, facendo stillare gocce di sangue.
Seiya si svegliò il suo sonno era stato breve ma angoscioso; il giovane cavaliere si spazzò di dosso la poca sabbia che lo ricopriva.
Subito, Seiya si alzò, ma prima che potesse muoversi, fu attaccato "DITA D'ARGENTO!"
Seiya fu travolto dal velocissimo attacco e scaraventato al suolo.
"Ho fatto bene a non fidarmi!" Disse il cavaliere biondo dall'armatura argentea.
"Sapevo cher Castalia non poteva averti voltato le spalle così all'improvviso!"
Il Cavaliere si avvicinò a Seiya, il suo cosmo ampio e possente.
"Poco male, ti giustizierò io, in nome del Grande Tempio!" Disse poi.sulla
Seiya si alzò, non indossava l'armatura e sapeva di essere in grave svantaggio; però, in quel momento, il piccolo Kiki apparve, levitando nel cielo; poi, sorridendo, fece comparire l'armatura di Pegasus, che il giovane indossò all'istante.
L'avversario di Seiya assunse un espressione infastidita; "volevo evitare di perdere troppo tempo con te, ma comunque la tua sorte è segnata! "
"tu cadrai oggi, cavaliere di Pegasus, Tu cadrai per mano di Eris della Lucertola. ". Il suo cosmo esplose.