Capitolo 11

L'Isola della Regina Nera.

Erano passati due giorni dalla battaglia nella vecchia villa, e i cavalieri si stavano riprendendo.

Shun era ancora attonito, sebbene felice, all'idea che suo fratello fosse ancora vivo.

Lady Isabel non aveva dubbi sull'identità del suo salvatore, anche se l'aveva solo intravisto, mentre egli se ne andava.

Quello che i cavalieri si chiedevano era perché Ikki non si facesse vivo, e dove fosse adesso.

In quel momento i cavalieri erano nel salotto di Villa Thule, e stavano parlando proprio di quello.

Proprio in quel momento, Mylock irruppe nella sala, brandendo un telegramma giunto allora dal centro informazioni della Fondazione Thule.

"Abbiamo notizie della Sacra Armatura, Milady!" Il tuttofare spiegò.

"Davvero?" Chiese Asher interessato.

Milady lesse il foglio poi sospirò "Non sono buone notizie, secondo questo foglio, la Sacra Armatura sarebbe conservata nientemeno che sull'Isola della Regina Nera!"

"L'isola della Regina Nera!" Trasalì Shun. "Il luogo dove mio fratello perse se stesso!"

"Non fu colpa tua!" Seiya si affrettò a dire, e tutti annuirono. Shun non sembrava troppo convinto, comunque disse "dovremmo andarci."

Lady Isabel annuì, e diede ordine a Mylock di preparare tutto per la partenza.

Lady Isabel, Mylock e i Cavalieri raggiunsero senza difficoltà Giava, e di la, a bordo del "Nike", lo yacht privato di Lady Isabel, si diressero verso l'isolata Isola della Regina Nera.

Era l'alba del settimo giorno dopo la battaglia alla villa quando una figura in preghiera su una tomba

fu assalita da un nugulo di guerrieri dalla nera armatura.

Nello stesso momento, i cavalieri attraccavano all'unico porto dell'isola, disabitata da tempo a causa di un incremento anomalo dell'attività vulcanica.

I Cavalieri si divisero in tre gruppi, uno, composto da Aspides, Shun e Black, rimase a difendere Lady Isabel sulla nave, un altro, composto da Ban, Asher e Crystal, percorse la costa, mentre l'ultimo si diresse verso l'interno.

L'Isola della Regina Nera era davvero un luogo infernale; fiumi di lava scorrevano in vallate desolate, mentre fumi tossici ammorbavano l'aria.

Dopo qualche ora di cammino Seiya, Sirio e Gerkie giunsero in una vallata un po' diversa dalle altre, dove l'aria era respirabile, e meravigliosi fiori ricoprivano il suolo.

Al centro della vallata, spiccavano due croci. Avvicinatosi, Seiya potè leggere i nomi:

"Janus della Coppa" e "Esmeralda".

"Il maestro di Ikki, e la sua amata Esmeralda!" Pensò Seiya, contemplando le due tombe;

Sirio, dopo un attimo di raccoglimento, notò dei fiori sparpagliati nel mezzo, e segni recenti di uno scontro.

"C'è stato un combattimento, di recente, qui!" Disse con sicurezza.

"Ikki?" Chiese Gerkie.

"Possibile!" Rispose Sirio.

"Se è così dobbiamo trovarlo!" Aggiunse Seiya, "potrebbe essere in pericolo!"

Gli altri due annuirono, ed iniziarono a cercare tracce del passaggio di Ikki o dei suoi aggressori.

Finalmente riuscirono a trovarle, esse si dirigevano, attraverso uno stretto crepaccio, verso uno dei vulcani più grandi.

Nel frattempo, al porto, un gran numero di cavalieri neri attaccò in forze la nave;

erano talmente tanti, che Aspides, Black e il suo Lupo non riuscivano ad abbatterne uno senza che un altro ne prendesse il posto.

Shun, nel mentre, proteggeva Lady Isabel, e fu attaccato, direttamente, da una violenta raffica di fuoco ardente.

Dalle fiamme si materializzarono due figure. Una era di un giovane che aveva una fiamma come diadema, ed indossava una corazza rosso-dorato.

L'altra era di una persona anziana, non molto alta, il volto aquilino, una maschera del volto di un volatile a mo' di elmo, una veste viola, con fregi verdi, e una toga rossa sopra la veste. Impugnava un lungo bastone, con una civetta scolpita sulla sommità. Una gemma sostituiva il suo occhio sinistro.

"Io sono Gigas!" Si introdusse, con voce fredda. "Sono il Primo Ministro del Santuario di Atena in Grecia, e il Gran Maestro dell'Ordine della Civetta." Continuò.

"In nome di Sua Eccellenza Arles, Sommo Sacerdote di Atena, vi ordino di arrendervi e di consegnarmi subito l'elmo della sacra armatura di Sagittar."

"Il mio nome è lady Isabel, contessa di Thule, e, purtroppo, non posso arrendermi, giacche non conosco, ne riconosco, la vostra autorità!" Rispose Milady, senza scomporsi. "Inoltre, ci avete attaccato senza provocazione!"

"Insolente ragazzina!" Disse Gigas digrignando i denti.

Allora indicà Isabel al proprio accompagnatore "Phestos, prendila!"

Ma le spire metalliche della catena di Shun impedirono al Cavaliere della Fiamma di avvicinarsi.

Allora il Cosmo di Phestos esplose. "PUGNO ROVENTE!" le fimme travolsero Shun nonostante la catena di difesa che gli roteava attorno.

Vedendo il compagno in difficoltà Aspides si diresse verso Gigas, che lo accolse con il bastone puntato verso di lui.

"Bada, ragazzino, gira al largo!" Lo minacciò il vecchio.

Gigas non indossava alcuna armatura, ma Aspides poteva sentire qualcosa, nascosta dietro la fragile apparenza del vecchio.

Aspides conosceva i Sacerdoti dell'Ordine della Civetta; Erano i ministri del culto di Atena, e la servivano fedelmente sin dall'epoca dei miti;

"Già!" Disse il vecchio, mostrando di avergli letto nel pensiero. "Senza armature e senza addestramento nel combattimento, noi sacerdoti impariamo ad usare il nostro Cosmo sprattutto per altre incombenze! Ma questo non ci rende meno pericolosi!"

Una raffica di energia azzurrina proruppe dalla punta del Bastone di Gigas e colpì Aspides in pieno petto, scaraventandolo a terra..

"E senza bisogno di bruciarlo in maniera vistosa!" Aggiunse, beffardo.

Sollevò Aspides dal suolo telecinetiamente e lo scaraventò contro le rocce.

Nel cratere del Vulcano più grande dell'Isola, intanto, era in corso un violento combattimento fra Seiya, con Sirio e Gerkie, Ikki e un gran numero di Cavalieri Neri, guidati da un Phoenix Nero e da un Cavaliere con un armatura marron-grigia.

Phoenix Nero fu il primo a cadere, vittima del Fantasma Diabolico di Ikki.

Tuttavia, I Cavalieri Neri sembravano sorprendentemente abili e resistenti. Sirio notò immediatamente la presenza di un Cosmo, possente ed ostile, che permeava tutta l'isola.

"Meditazione da Guerra! Come alla Villa, ma molto più potente!" Pensò Sirio.

"Jango!" Gridò Ikki. "Affrontamis, codardo!"

"Con molto piacere!" Disse sogghignando il cavaliere, espandendo il suo cosmo malevolo.

"Ora proverai la furia di Jango del Fornello, Signore dell'Isola della Regina Nera! "PUGNO INFUOCATO!"

Il braccio destro di Jango fu completamente avvolto dalle fiamme, e travolse Ikki, scottandogli gravemente il petto, non coperto, ancora, dall'Armatura. Ikki fu sorpreso che il suo vecchio compagno d'addestramento fosse così potente, poi notò gli occhi iniettati di sangue, e capì.

"I-il Calice di Ares!" Mormorò.

Jango sogghignò, mentre continuava a colpire Ikki con violenza, portandolo sempre più vicino al bordo del vulcano.

Ikki ripensò ai giorni passati, quando aveva riportato l'armatura della Fenice nel suo sacrario, proprio in quel cratere; infatti, non si riteneva più degno dell'investitura.

Ma ora aveva bisogno dell'armatura.

Al molo le cose non andavano troppo meglio; Shun era sempre più debole, le sue difese non riuscivano a schermarlo dall'elevatissimo calore generato dagli attacchi di Phestos.

Tuttavia, la resistenza di Shun aveva permesso a Mylock di portare lady Isabel in salvo, sullo Yacht, che aveva preso il largo.

In un ultimo, disperato, tentativo, Shun fece esplodere il suo cosmo, e diresse la "CATENA DI ANDROMEDA!" contro il Cavaliere della Fiamma, facendogli volare via l'elmo.

Ma la risposta del braccio destro di Gigas fu violentissima. Fiamme altissime si sollevarono dal

suolo, avvolgendo il corpo di Phestos prima di concentrarsi nel suo pugno destro.

"Cavaliere di Andromeda, di te non resterà che cenere! FORNACE....DELL'IRA!"

Shun urlò, ed Ikki percepì il cosmo del fratello spegnersi.

A quel punto, il Cavaliere della Fenice udì la voce del suo maestro, il suo vero maestro, non il mostro che aveva ucciso Esmeralda.

"Combatti Ikki! Ma non per odio o per vendetta! Combatti per tuo fratello, combatti per la memoria di Esmeralda; Combatti per Atena!!"

"Vivi Ikki!" Disse poi la dolce voce di Esmeralda "Sei l'Araba Fenice, sei un segno di speranza per il mondo! Vivi per me, e per tuo fratello!"

Nel momento in cui Ikki precipitò nel cratere gridò "ESMERALDAAAA!"

Dal cratere emerse gloriosa la sagoma della fenice, e sulle sue ali Ikki travolse Jango.

Ora Ikki vestiva la sua armatura, ed era avvolto dalla pienezza del suo Cosmo.

Prima che Jango potesse riprendersi Ikki scatenò su di lui la piena potenza delle "ALI DELLA FENICE!"

Il vento infuocato sollevò Jango, gli distrusse l'armatura e lo scaraventò nel magma, dove morì all'istante.

Pochi istanti dopo, volando sulle sue ali di Fenice, Ikki giunse al molo, dove Phestos stava per dare a Shun il colpo di grazia.

Ma le fiamme della Fornace si scontrarono con quelle della Fenice.

"Così è vero, sei ancora vivo, Ikki!" Disse Phestos al suo nuovo avversario.

"Così sembra, Phestos! Al Re dei Morti stavo antipatico!" Rispose Ikki, ironico.

"Bhè, mi dispiace per lui, perché allora dovrà presto avere visite sgradevoli!" Il Cavaliere della Fiamma rispose, bruciando il suo Cosmo.

"PUGNO ROVENTE!" Il pugno di Phestos fu bloccato da quello di Ikki. Ma il vento infuocato delle "ALI DELLA FENICE" non sembrava altrettanto efficace, sul Cavaliere della Fiamma.

"Da questo rogo non rinascerai, cavaliere! FORNACE DELL'IRA!!" Ikki fu travolto, ed urlò, in preda al dolore.

"Finiscilo!" Urlò Gigas , che nel frattempo stava bersagliando Black e il suo Lupo di scariche di energia, agilmente evitate.

Ma l'arrivo di Asher, con Ban e Crystal ruppe le uova nel paniere di Gigas, che improvvisamente cadde a terra paralizzato.

Aspides sorrise, fiero i aver mietuto un'altra vittima con le Spire di Terrore. "Così impari a sottovalutarmi vecchio!"

Distratto dalla caduta di Gigas, Phestos mancò il colpo di grazia su Ikki, che saltò in cielo ed affondò il micidiale "FANTASMA DIABOLICO!"

Phestos gridò, mentre nella sua mente veniva consumato dalle sue stesse fiamme, e si accasciò al suolo, morto, la sua armatura in pezzi.

I Cavalieri iniziavano ad avere la meglio sui Cavalieri Neri, nonostante l'aiuto esterno che questi ricevevano.

A questo punto, una voce crudele risuonò minacciosa nell'aria

"GIGAS!!!; LA TUA INCOMPETENZA MI HA DELUSO PER L?ULTIMA VOLTA!

CAVALIERI DI NUOVA LUXOR È GIUNTA LA VOSTRA ORA!

RISVEGLIATEVI, ANIME MALVAGE CHE CADESTE SULL'ISOLA DELLA REGINA NERA! ARLES VI CHIAMA!

DEMONE DELL'OSCURITÀ!"

A quelle parole, una spaventosa energia cosmica si abbtté sull'Isola della Rgina Nera.

I vulcani dell'isola iniziarono a eruttare, e l'isola stessa iniziò a sprofondare in mare.

Sul Nike, a distanza di sicurezza, Lady Isabel vide il disastro, ed iniziò a pregare intensamente.

Ed ecco, dalla fragile fanciulla, proruppe un immenso Cosmo, caldo e avvolgente, che richiamò a se dieci sfere luminose, i dieci Cavalieri di Atena.

Essi guardarono con stupore la giovane, che sembrava altrettanto meravigliata.

A quel punto Mylock si schiarì la voce e disse:

"Milay, è giunto il momento che io vi racconti ciò che vostro nonno, il Duca, raccontò a me sedici anni fa!"

Poi prosegui "A quel tempo, il Duca Amman stava visitando le rovine del Partenone, in Grecia; Li, incontrò un giovane guerriero, gravemente ferito, che disse di chiamarsi Micene!"

"Egli affidò al Duca una bambina in fasce, voi, milady!

Il giovane rivelò ad Annam che la bambina altri non era che Atena, rinata sulla Terra dopo duecentocinquanta anni."

Mylock fece una pausa per permettere a Milady di riprendersi dallo shock, poi riprese

"Insieme alla bambina, Micene lasciò al Duca la Sacra Armatura di Sagittar, chiedendogli di cercare giovani valorosi che ne fossero degni."

Dopo un'altra pausa il maggiordomo concluse.

"Micene disse al Duca di portare la piccola al sicuro, e quando il signor Annam tornò a cercare il giovane, di lui non vi erano più tracce!"

I dieci guardarono attoniti Lady Isabel, poi si inginocchiarono di fronte a lei.

Isabel si schernì, ma subito disse solennemente "Giuro di essere degna della vostra fedeltà, miei cavalieri!"

A quel punto il Nike pote tornare a Nuova Luxor, dando a Ikki e Shun il tempo per stare un po'insieme, dopo tanti anni. Nemmeno lo stoico Cavaliere della Fenice poté impedirsi di piangere di felicità, insieme al fatello.

Tuttavia, una nube nera minacciava la pace sulla terra. Chi era Arles? Sarebbero riusciti a fermarlo?

Di certo, si disse Seiya ci avrebbero provato, insieme, in nome della dea Atena!