Patricia - Tutto in una parola
(di Lamia)
Ti guardo. Il tuo viso è ormai quello di un giovane uomo, ma tanto ancora ricorda quello del bambino che eri…gli stessi lineamenti, gli stessi capelli…provo ad accarezzarti la testa, come facevo allora. Puoi sentirmi, Seiya? Sono qui con te, mi senti? Tu non rispondi…il tuo sguardo è fisso, rivolto innanzi a te, come svuotato e spento…non puoi vedermi, non puoi sentirmi…fratello mio…come posso guardarti ridotto in questo stato?!?
Dov’è finita quella vitalità che mostravi sempre? Tutte quelle energie che sembravano non esaurirsi mai? E pensare che allora mi facevi impazzire, quando ti chiedevo di comportarti bene e di stare attento, di stare tranquillo, mentre tu, così vivace, correvi ovunque senza pensare ai pericoli a cui ti esponevi…in quei momenti avrei vissuto come un sollievo il vederti seduto, composto, in silenzio…ma ora…che impressione vederti come privo di vita! Sei qui, ma è come se non ci fossi…e io mi sento così inutile, perché non c’è nulla che io possa fare per te, ora.
Oh Seiya…come posso accettare l’idea di non esserti stata vicina per tutto questo tempo, mentre affrontavi delle difficoltà più grandi di te?!? Ero il tuo unico punto di riferimento, prima che ti portassero a Villa Toole, non hai mai avuto un padre e una madre che si prendessero cura di te…io ho cercato di sostituirmi a loro, di essere un sostegno per te; ho fatto il possibile…
Ma poi sono arrivati quegli uomini e ti hanno portato via…avrei fatto qualsiasi cosa per impedirglielo, non volevo assolutamente che ci separassero! Ma ero solo una ragazzina, cos’avrei potuto fare contro di loro?!? Ricordo il tuo viso spaventato, il tuo pianto disperato mentre ti obbligavano a prendere posto su quell’auto…
Ho trascorso giorni a versare lacrime silenziose, con lo sguardo rivolto verso la finestra, senza dormire o mangiare…pensavo a te, mi chiedevo dove fossi, cosa stessi facendo. Nessuno mi ha dato spiegazioni, mi è stato detto unicamente che avresti passato degli anni in Grecia per addestrarti. Addestrarti?!? Per cosa?!? Eri solo un bambino! Avresti dovuto trascorrere il tuo tempo giocando e studiando, come tutti gli altri…non riuscivo a capire cosa stesse accadendo…non potevo accettare di non rivederti più!
E’ proprio pensando a te che ho trovato la forza di reagire: tu non ti sei mai lasciato scoraggiare da niente e da nessuno, pur essendo così piccolo; era giunto il momento per me di fare altrettanto! Ho asciugato le ultime lacrime che ancora bagnavano il mio viso, mi sono alzata dal letto e ho preso quella decisione: partire per cercare mio fratello! Ho raccolto le poche cose necessarie per il viaggio, mi sono armata di coraggio e ho lasciato l’orfanotrofio alla volta della Grecia. Quanta paura provavo dentro di me! Ero sola, non avevo mai lasciato il Giappone prima di allora, e mi attendeva un così lungo viaggio, verso un Paese così lontano…ma ero assolutamente convinta di voler affrontare tutto ciò: io dovevo trovarti, Seiya! Dovevo accertarmi che stessi bene!
Ma probabilmente il mio è stato un errore, una mossa azzardata che mi ha portato ad allontanarmi da te, anziché a ritrovarti. Ho perso la memoria. Ancora oggi non ricordo bene come sia accaduto. Ma so che ho girovagato a lungo in preda alla confusione, smarrita, sola…delle persone che ho incontrato mi hanno chiesto il mio nome. Una domanda così semplice, così comune. A cui tante volte avevo risposto in passato. Eppure in quel momento io non lo sapevo dire. Non ricordavo il mio stesso nome.
Normalmente sembra soltanto una parola, una come un’altra. Pensiamo che chiamarci in un modo piuttosto che in un altro non faccia differenza. Dicono che una rosa avrebbe lo stesso profumo e sarebbe altrettanto bella se venisse chiamata con un altro nome. E così dovrebbe essere anche per gli esseri umani.
Ma non è così. L’ho scoperto solo nel momento in cui non sono stata in grado di dire come mi chiamo. Il nostro nome racchiude ciò che siamo e definisce chi siamo. Ci arrabbiamo se udiamo qualcuno storpiarlo o se ci rendiamo conto che una persona a cui teniamo non lo ricorda; è la prima informazione che diamo di noi a chi incontriamo per la prima volta; è una cosa che viene già pensata per noi ancor prima della nostra nascita, come se per i futuri genitori scegliere il nome per il futuro nascituro rendesse più reale e concreta la presenza di una nuova creatura; lo sostituiamo con un altro quando non vogliamo far conoscere la nostra identità a qualcuno, come se appunto il nostro nome potesse farci riconoscere anche da chi nulla sa di noi...
Puoi dimenticare fatti, luoghi e persone…ma se non ricordi il tuo nome, sai per certo che qualcosa non va, ed è come se perdessi una parte di te. E così è stato per me. Ho trascorso anni a chiedermi chi fossi, cosa ci facessi in Grecia, quale fosse il mio passato; ma non trovavo alcuna risposta alle mie domande. Fino a quando ho udito la tua voce, Seiya, dopo tanto tempo. Hai urlato il mio nome. Quella semplice parola che tanto a lungo avevo cercato di ricordare e che in un secondo ha riportato alla mia memoria tutto ciò che avevo scordato. Mi hai salvato, fratello mio, mi hai reso la mia identità. Se ora sono qui è grazie a te e ai tuoi coraggiosi compagni!
Ma io che posso fare per te? Cos’ho fatto per te finora? Per tutto questo tempo sono stata lontana, mentre tu divenivi Cavaliere, come quell’uomo voleva. Mentre affrontavi i tuoi nemici, rischiando più volte la vita per svolgere il tuo dovere. I tuoi amici mi hanno raccontato le tue gesta, le vostre imprese…e Castalia mi ha detto che tanto mi hai cercato, senza perdere mai la speranza di ritrovarmi. Ed ora sono qui. Ma nulla posso fare per te, Seiya, non ora che la tua mente è altrove.
Credo che lascerò la clinica, Castalia e Lady Isabel si prenderanno cura di te, come hanno sempre fatto. Io ho bisogno di fare chiarezza tra le mie idee confuse, devo rivedere questi luoghi da cui per troppo tempo sono stata lontana, ritrovare ciò che ero, per decidere chi voglio essere adesso. Ma non ti abbandonerò di nuovo, fratello mio, non temere, tornerò da te appena troverai la forza per svegliarti da questo torpore e pronunciare ancora una volta quella parola: "Patricia". Perché questo è il mio nome, e tu non l’hai mai dimenticato…
Ora riposa, Seiya, prenditi tutto il tempo che ti serve. Io ti aspetterò.