DODICESIMA CASA
La sesta casa scompariva alle sue spalle, mentre i gradini si susseguivano rapidi. Il tempo a disposizione era poco e lunga, forse troppo, la strada ancora da percorrere; ma lo slancio della corsa non era quello che sarebbe dovuto essere. La mente era proiettata in avanti, come gli occhi, che cercavano febbrilmente la loro meta ultima; ma il cuore, ansioso, era ancora là, nella sesta casa. Si costrinse a concentrarsi solo sul suo obiettivo, le stanze di Arles, ma quelle parole continuavano a ferirlo, come invisibili dardi assassini. Rallentò il passo fino a fermarsi e, forse per la prima volta nella sua vita, si voltò a guardare indietro. Il tempio si intravedeva appena, nascosto dal pendio aspro e roccioso della collina; e limpido davanti ai suoi occhi apparve il volto angelico di Virgo, con gli occhi enigmaticamente chiusi. Le parole gli risuonarono nuovamente in testa, ampliate all’infinito da echi privi di origine.
"Corri alle stanze di Arles. Pegasus è là, impegnato in battagli da Arles…è solo"
…da solo…
Strinse i denti, forte, fino a farsi sanguinare le gengive, e un lampo d’ira e disperazione gli attraversò gli occhi scuri.
Percorse camminando gli ultimi gradini, a passi lenti e quasi strascicati; si fermò, ansante, davanti all’entrata del tempio…il dodicesimo tempio.
Un’ansia infinita lo pervadeva e lui, stranamente, non tentava più neanche di dominarla o nasconderla. Il corpo atletico, inguainato nella corazza lucente, tremava, percorso da brividi di tensione, e il petto si alzava e abbassava faticosamente. Sul volto abbronzato e sudato, due occhi spalancati fissavano con angosciante terrore il buio davanti a loro, come la bocca di un mostro.
Fratello…ti stringo,ora, fra le mie braccia…ti stringo come quando eravamo piccoli, e tu correvi a rifugiarti nel mio abbraccio, per non vedere gli orrori di quel mondo in cui una mattina ci siamo svegliati…e mi chiedo se davvero sto piangendo te, o la stoltezza dei miei discorsi, che ti hanno spinto fino a questo punto….Perchè questo altro non è che il risultato di quell’antica promessa…quell’accordo fraterno che ti ho costretto a stringere con me, per darti la forza di tornare da me…Non lo avessi mai fatto…
Fratello mio, ti stringo forte contro il petto, ti accarezzo, ma tu non ricambi, non ricami più questi miei gesti…sei abbandonato tra le mie braccia…e non mi sorridi più,non vedo più i tuoi occhi che sembrano cieli infiniti aperti sul mondo…Sei ancora un bambino…non puoi lasciarmi, dopo tanto che hai fatto per tornare insieme a me… Non devi andartene,non me lo devi fare questo torto…Hai capito?! Non devi!
Cosa sarei io, senza di te?...Un niente che si aggira per il mondo, una larva che non ha più il suo nutrimento per crescere e lentamente si lascia andare ad una morte che la salvi dal totale annullamento…Tu sei quel nutrimento per me…perché tu sei l’unica cosa che mi sia rimasta…quella da cui traggo la forza di combattere…tu sei il mio solo motivo d’essere…
Lo so…questo comportamento non è da me…Io, che ti ho sempre sgridato, ripreso, quando lo sconforto ti assaliva e piangevi, ora non riesco a trattenere queste lacrime…Ti sono sempre stato accanto, come un padre…un padre che era incoraggiato dal figlio, perché era solo il tuo sorriso a spingermi avanti ogni giorno, in quel mondo che mi è avverso e indifferente…Per te e solo per te quel mondo aveva ancora per me tutte le sfumature di una tavolozza, perché riuscivo a vederlo con i tuoi occhi…Tu sei tutto per me… Ma allora perché ho la terribile sensazione di non esser mai riuscito a dirtelo, a farti capire quanto tu sia importante per me…quanto ti voglio bene…
L’orgoglio che provavo nel vederti vittorioso mi sembra polvere in confronto alla gioia che mi dava il vederti spensierato, lontano dalla battaglia…Non riesco a perdonarmi, se penso che al tuo posto ora dovrei esserci io…e non so perché ci sia io qui a sostenerti, quando invece vorrei essere al tuo posto, purchè questo tuo viso torni quello cristallino e sereno di tantissimi anni fa…di quel periodo della nostra vita che ormai non so più neanche se lo abbiamo realmente vissuto, o se forse è stato semplicemente un sogno stupendo…
Non lo so…Tutto quello che so è che tu non ci sei più, e che la colpa è mia, solo e unicamente mia…Perché hai combattuto per me , per rendermi fiero di te…Cieco…lo sono sempre stato: ma era necessario tutto questo perché me ne rendessi conto?...Dovevo realmente perderti per capire davvero quanta importanza rivestivi nella mia vita? Per capire che erano i tuoi occhi che sorridevano alla vita, le tua risata cristallina , infantile…per capire che erano queste le cose che mi confortavano, regalandomi la forza di andare avanti…mi davi un aiuto senza mai chiedere nulla in cambio... Neanche un abbraccio o un sorriso…Tu per me c’eri sempre, pronto a sollevare ogni peso dalla mia anima…a caricarlo sulle tue esili spalle, a farlo tuo…solo per sentire la mia anima più leggera…Sei sempre stato il mio angelo protettore…un angelo caduto in volo dall’empireo celeste…e hai sempre fissato fiducioso lo sguardo su quel futuro denso di nuvole nere e zampilli di fuoco…solo per starmi accanto, e non deludermi…
Ti stringo le mani…sono gelide, come la morte che ti sta portando via da me…So cosa stai fissando, con quei tuoi occhi da cerbiatto…stai guardando il limbo buio che ti si spalanca di fronte…quell’abisso verso cui stai precipitando per causa mia…Tu però non hai paura…e mi chiedo perché dovresti averne…Sei puro, una piccola creatura eterea scesa in terra per aiutare noi, poveri sciocchi che distruggiamo tutto ciò che può dare la felicità…Quella felicità che tu mia hai insegnato a scorgere in ogni goccia di rugiada, nello scintillio di una lacrima di gioia, in ogni sprazzo di cielo aperto fra le foglie...nella fiducia nel futuro…Avevi fiducia in tutto…in tutti…Ti sei fidato anche di me…Perché lo hai fatto? Perché invece non sei fuggito lontano da questo demone incapace di mostrare amore anche verso suo fratello?
E per cosa sei morto? Per la giustizia… Ma ha davvero senso vivere una vita di battaglie fino alla fine, se poi, anche da vincitore, ti senti un perdente? Ha senso quest’assurda scalata cosparsa del sangue di tanti valorosi…di tanti amici, che non torneranno più a sorridere…di amici che se ne sono andati in silenzio, senza chiedere una parola per sè, spendendone invece mille per gli altri?...
Qual è il senso di tutto questo?! C’è davvero un senso a tutto questo?!... Athena! Dimmelo! È a questo che siamo stati chiamati, a veder morire amici e fratelli?! A vederli cadere senza poter intervenire,anzi lasciandoli indietro con la speranza che ci raggiungano, sapendo bene di mantenere in vita un assurdo pensiero…un inganno mentale per non cadere sotto i colpi di un rimorso cocente?
Athena…Rendimi mio fratello…Rendimi il suo riso, la sua dolcezza…Rendimelo, o prendi anche me! Non puoi strapparmelo di nuovo, non puoi! È questa la tua giustizia?! Strappare alla vita un ragazzo che vi si è appena affacciato?! È questa?!...
…Athena, aiutami…Non sto capendo più niente…Lui è qui, fra le mie braccia…lo accarezzo, lo cullo come il bimbo che non è più…ma è così lontano da me…lo ho perso, lo sto perdendo…o forse un giorno lo ritroverò?...Sto delirando; quel che dico non ha senso…Ma cosa ha più senso qui, in questi istanti?...é tutto così nebuloso, falso, ipocrita…ipocrita…Sì, ipocrita; come lo sono io, come lo sono le parole che ti ho detto in passato…Ma come farti capire cosa sto provando?...Non ho più neanche la forza di urlare, di pensare. Mi restano solo le lacrime…l’unica cosa che ho di davvero sincero…Sento il fuoco divorarmi il volto, e torrenti di lava tracciare un solco sulle mie guance…
…non mi lasciare, fratellino…
Lo posò con delicatezza sul marmo, soffermandosi ancora qualche istante a contemplare il volto bianco dai lineamenti perfetti, le labbra rosee appena socchiuse…sorrideva, come un bimbo sereno…
Si alzò lentamente e s’incamminò verso l’ultimo atto di quell’assurda tragedia…Piangeva…Si lasciava alle spalle la sua vita… Era una marionetta, svuotato di tutta la sua forza; gli restava solo il desiderio di non deluderlo ancora… Si diresse a passo lento e rassegnato verso una nuova battaglia, verso una morte cercata, senza più guardarsi indietro…
Davanti ai suoi occhi continuò a vedere quel volto sereno e quello sguardo lucente come cieli stellati, fino all’ultimo momento…
E allora il grido di dolore divenne urlo d’esultanza…