Capitolo VIII
Sapevano che era inutile chiedere a Leidos di farsi da parte e lasciarli passare. Il Cavaliere d’Oro del Toro era grosso e stupido, ma aveva imparato una cosa, una sola: doveva difendere la Seconda Casa a costo della vita. Gli era stato ripetuto così tante volte che anche un cervello limitato come il suo aveva infine raccolto l’informazione.
Leidos fidava nella sua enorme forza, e non appena li vide caricò a testa bassa. Il Sacro Toro era una tecnica che aveva maggiore efficacia nella posizione a braccia conserte, che univa attacco e difesa. Ma era un concetto troppo difficile per lui. Se anche l’aveva capito, l’aveva immediatamente dimenticato quando gli avevano detto che la forza del colpo raddoppiava se scagliato a braccia aperte.
Era comunque un colpo alla velocità della luce, e quindi era meglio non correre rischi. Sion si mise davanti agli altri, mentre Dauko e Keimon formavano la seconda linea di difesa: Dauko poteva fermare ogni attacco grazie allo Scudo di Libra che portava sul braccio, e i poteri di gelo di Keimon erano in grado di bloccare qualsiasi colpo, anche alla velocità della luce.
La tecnica di difesa del Cavaliere d’Oro dell’Ariete si dimostrò all’altezza della sua fama. Il Sacro Toro si infranse contro quella barriera, e venne rispedito indietro. Leidos rotolò sul pavimento della Seconda Casa, lasciando un profondo solco e fermandosi contro una colonna, che puntualmente crollò.
Rimessosi in piedi, Leidos caricò di nuovo. Questa volta Sion si fece da parte. Non era il caso di usare i suoi immensi poteri di telecinesi contro un avversario di così poca levatura. Così lasciò il campo a Dauko: per intendersi, ai due amici bastava uno sguardo.
Per un centesimo di secondo i due colpi si scontrarono a mezz’aria. Poi la furia del drago prevalse su quella del toro, e la grande bestia mitologica dalle scaglie d’oro avvolse nelle sue spire il selvaggio animale, affondando nella carne i suoi lunghi denti.
Leidos crollò a terra, e questa volta non si rialzò più. L’Armatura d’Oro era intatta, ma la sua vita era giunta al termine.
Nella sala del trono, Tien-Zin sentì che Dauko e gli altri avevano passato la Seconda Casa. Non era preoccupato. Dietro la maschera, un sorriso beffardo si disegnò sul suo volto. Il meglio doveva ancora arrivare.
Tien-Zin si guardò intorno. Ma non c’era nessuno nella sala del trono.
- Ieros, sei tu ? – chiese, ma sapeva che non si trattava del suo primo ministro.
Era un’aura cosmica, enormemente più vasta della sua e di qualsiasi altra che egli conoscesse. In qualità di Grande Sacerdote, era a lui ben noto il cosmo di Athena. Ma non si trattava della Dea di Grecia. A chiunque appartenesse quel cosmo, da esso spirava la nera aura delle Forze Oscure.
Il cosmo misterioso riempiva tutta la sala del trono. Era intorno a lui, sopra di lui…vicino a lui.
E per la prima volta nella sua vita Tien-Zin della Vergine, Grande Sacerdote di Athena, conobbe la paura.
- Chi…chi sei ? –
- Colui che ti salverà –
- E perché dovresti farlo ? –
- Perché tu mi servi –
- E se non volessi ? –
- Non sei abbastanza forte per opporti a me. Non lo sei mai stato, e non lo sei di certo adesso. Tutti ti hanno abbandonato. Sei rimasto solo, Grande Sacerdote. Io sono la tua unica possibilità di sopravvivenza. –
- E cosa vuoi in cambio da me ? –
- Il tuo corpo. -
Di fronte alla Casa dei Gemelli si fermarono per decidere sul da farsi. Dauko sapeva del labirinto, e spiegò la situazione a Shiddarta. C’era bisogno di lui se volevano uscirne.
Shiddarta promise che avrebbe fatto del suo meglio, e i cavalieri entrarono nella Terza Casa. Correre era inutile: si sarebbero solo stancati, e Idas dei Gemelli era avversario da non sottovalutare.
Dopo pochi passi infatti la realtà intorno a loro cominciò a cambiare. Le pareti apparivano e scomparivano, e il corridoio si allungava all’infinito. Tutto era in movimento, e cominciavano a perdere il senso dell’equilibrio.
Shiddarta si sedette a gambe incrociate in mezzo al corridoio, e unì le mani. Benché avesse gli occhi chiusi, si poteva quasi leggere la profonda concentrazione della sua mente. Sion, Dauko, Keimon e Adam si misero in cerchio intorno a lui, per proteggerlo e far sì che nulla turbasse la sua meditazione. Tutta la Terza Casa era piena del cosmo dei Gemelli, che si avvicinava minaccioso. Idas non era lontano, ma nessuno riusciva a capire dove fosse. Anche i poteri telecinetici di Sion sembravano inutili.
D’improvviso, il cosmo di Shiddarta esplose, mentre al tempo stesso quello dei Gemelli sembrò concentrare tutta la sua potenza su di lui. Era una lotta senza quartiere, una battaglia a un livello che superava la pura fisicità: attacchi, difese e risposte erano direttamente portati al cosmo, senza colpi visibili. Solo Sion poteva percepire in tutta la sua chiarezza quello scontro, mentre Dauko, Adam e Keimon erano costretti a stare a guardare, la guardia alzata, nervi e muscoli tesi al massimo, i sensi all’erta.
Poi, improvvisamente com’era cominciato, lo scontro finì. La Terza Casa riprese il suo aspetto normale, le illusioni si dissolsero: e di fronte a loro, nel corridoio centrale, apparve Idas, vestito dell’Armatura d’Oro della costellazione dei Gemelli.
Era forse il più pericoloso di tutti i Cavalieri d’Oro. Sebbene, al pari dei suoi compagni, passasse la maggior parte del tempo a divertirsi, banchettare e festeggiare, non perdeva mai il controllo, e se la situazione lo richiedeva era capace di tornare perfettamente lucido in un attimo. Da quando, nella Riunione Dorata, Keimon aveva riferito dello scoppio della Rivoluzione Francese, e Adam aveva spiegato che la ribellione delle masse popolari d’Europa avrebbe presto contagiato anche il Santuario, aveva ripreso ad allenarsi con costanza e determinazione, conscio che presto si sarebbe arrivati alla guerra civile. Non temeva un’eventuale sollevazione dei cavalieri d’argento e di bronzo, la maggior parte dei quali avrebbe potuto uccidere con un colpo solo: sapeva invece che avrebbe dovuto affrontare i suoi simili, i Cavalieri d’Oro guidati da Dauko e Sion. Aveva commesso un unico errore: aveva sottovalutato Shiddarta, giudicandolo ancora inesperto. Un errore al quale poteva rimediare: doveva ancora calare i suoi assi migliori.
Il tono di Shiddarta non ammetteva repliche. Gli altri ubbidirono, confidando nel loro giovane compagno. Sion si mise in posizione di difesa, pronto ad innalzare il Muro di Cristallo se la situazione si fosse fatta critica: questa volta, il grande Scudo di Libra e il gelo dell’Acquario sarebbero serviti a poco.
Shiddarta, ad occhi chiusi, si isolò completamente dal mondo: percepiva la presenza di Idas di fronte a lui, anche se non poteva vederlo. Il cosmo d’Oro dei Gemelli era come un faro.
Idas allargò le braccia, tenendole perpendicolari al corpo, e il soffio del cosmo che sorgeva da lui mosse i lunghi capelli color viola chiaro che scendevano sotto l’elmo dalla doppia maschera.
Come quando uno scoglio apre una falla nello scafo di una nave, il cosmo dei Gemelli aprì una finestra su un’altra dimensione, un buco nero che tutto inghiottiva. Sion, Dauko, Adam e Keimon dovettero dare fondo a tutte le energie dei loro cosmi per resistere alla tremenda pressione, che minacciava di travolgerli e scaraventarli in un luogo dal quale nessuno, fino ad allora, era mai tornato.
Shiddarta era ancora immobile, seduto per terra a gambe incrociate. Il cosmo della Vergine lo avvolse, e lui sentì intorno a sé un calore protettivo.
La barriera difensiva lo circondò. Essa però funzionava meglio contro attacchi diretti e fisici, e non sarebbe bastata per contrastare la Dimensione Oscura dei Gemelli, forse la più micidiale delle tecniche dei Cavalieri d’Oro. Ma lui possedeva un colpo col quale rispondere efficacemente.
- GIROTONDO DEI SEI MONDI ! -
Idas osservò stupefatto le visioni infernali che scorrevano di fronte ai suoi occhi. Non si sarebbe mai aspettato che qualcun altro, oltre a lui, avesse il potere di aprire altri mondi.
Dietro le sue palpebre chiuse, un lampo passò negli occhi di Shiddarta. E quando parlò, la sua voce non era più quella di un ragazzo di tredici anni, ma pareva quella del guardiano dell’oltretomba.
Shiddarta sollevò una mano. Idas opponeva una tenace resistenza, e non sarebbe stato comunque facile sconfiggerlo: pienamente padrone della sua forza e del suo cosmo, il Cavaliere d’Oro dei Gemelli non sarebbe caduto facilmente come quello del Toro. Anzi, aveva fondate speranze di vittoria. E lo sapeva.
Per un attimo, sembrò arrendersi, e sprofondò nel mondo dei violenti che Shiddarta aveva aperto per lui. Il suo cosmo scomparve, e nella Terza Casa ritornò il silenzio.
Ma l’avvertimento giunse troppo tardi. Adam e Keimon vennero colpiti alle spalle, mentre Sion e Dauko riuscirono a scansarsi all’ultimo secondo, e subirono il colpo solo di striscio. Idas riapparve, avvolto dal suo cosmo dorato.
Il colpo definitivo dei Gemelli travolse i cinque Cavalieri d’Oro. In quattro ricaddero pesantemente a terra, solo Shiddarta, protetto dalla sua barriera, rimase immobile a gambe incrociate.
Tanta sicurezza stupì Idas. Sapeva che non era solo vana vanteria. Shiddarta vantava una forza inimmaginabile, e di certo teneva in serbo qualche sorpresa.
Il Cavaliere d’Oro della Vergine aprì gli occhi. E fu come se l’intero cosmo della costellazione che gli era propria si originasse da quello sguardo.
- Questo è il miglior colpo segreto di Shiddarta, della costellazione della Vergine ! TEMBOU HOURINI ! -
Di fronte alla tecnica che privava dei cinque sensi, anche Idas dei Gemelli era impotente. Fino all’ultimo tentò di opporsi, finché gli rimase solo lo spirito.
Ed era vero. Quando capì che non avrebbe potuto fare più niente, Idas accettò la sconfitta. Morì sapendo di aver combattuto al meglio delle sue possibilità, onorando l’Armatura d’Oro dei Gemelli. Solo questo gli importava.