Il mattino seguente era ancora nella stessa posizione, ma lo stomaco gli ricordò che non mangiava da molti giorni. Infatti per prepararsi alla prova ultima aveva dovuto osservare il più stretto digiuno. Un giorno, forse, si sarebbe elevato al di sopra dei bisogni del corpo, ma per il momento sentiva una gran fame. Consumò una frugale colazione, fedele al comandamento che lui stesso si era imposto di nutrirsi solo lo stretto indispensabile: lo stesso Buddha aveva fatto così, e lui ne aveva dedotto che la via per il Nirvana passava anche da un regime alimentare sobrio.
Mentre mangiava sentì che qualcuno bussava ai grandi portali della Sesta Casa. Un servitore andò ad aprire, ed entrò una delle guardie di palazzo, che gli aveva portato la convocazione per una delle solite riunioni periodiche dei Cavalieri d’Oro, che si tenevano nella Sala dello Zodiaco. Lui si era appena messo a tavola, e sognava quel momento da molti giorni, ma capì che non poteva presentarsi in ritardo alla sua prima riunione. Di solito non si discutevano argomenti importanti, ma il Grande Sacerdote aveva ordinato che tutti i Cavalieri d’Oro fossero sempre presenti. L’unico che non partecipava era Dauko della Bilancia: Tien-Zin non aveva mai cercato di obbligarlo a tornare, ben conoscendo, e temendo, la sua grande forza.
Shiddarta ignorò le veementi proteste del suo stomaco: una riunione dei Cavalieri d’Oro, per quanto priva di importanza, si svolgeva alla presenza del Grande Sacerdote, e la tradizione imponeva che tutti si presentassero vestiti della propria armatura. Lo scrigno d’oro era là, in mezzo alla sala, e lo attendeva pronto a rivelare la Sacra Armatura in esso custodita. I servitori erano schierati lungo le pareti, e attendevano la prima vestizione del loro nuovo padrone.
Shiddarta afferrò la maniglia e tirò. Una gran luce illuminò la sala, e l’Armatura d’Oro della costellazione della Vergine apparve: un angelo in preghiera, inginocchiato e a mani giunte. I pezzi si separarono e si disposero sul suo corpo, tra le esclamazioni di sorpresa dei servitori.
Lungo la strada immaginò come sarebbe stato conoscere gli altri Cavalieri d’Oro. Da quando aveva iniziato l’addestramento, non li aveva più visti. Tien-Zin infatti lo aveva fatto allenare nel più totale isolamento, e spesso lo aveva lasciato per mesi a meditare in un tempio in India, venendo a recuperarlo solo quando ormai era tra la vita e la morte per la stanchezza e lo sforzo.
Un po’ a sorpresa, fu il primo a giungere nella Sala dello Zodiaco, una stanza circolare con alte colonne, sulle quali c’erano delle statue raffiguranti le dodici costellazioni principali. Mentre le osservava, sentì una voce provenire dall’alto.
- Benvenuto, Shiddarta della Vergine –
L’istante dopo, il Grande Sacerdote apparve al centro della sala.
- Maest…Grande Sacerdote – rispose Shiddarta, inchinandosi.
- Mi compiaccio che tu sia giunto per primo. Oh, ecco i tuoi compagni. –
Shiddarta si girò, e vide un ragazzo di corporatura robusta e dai corti capelli viola, seguito da un giovane che sopra l’armatura portava un mantello azzurro.
- Leidos del Toro e Tuna dei Pesci ai vostri ordini, Grande Sacerdote. Tu devi essere Shiddarta, vero ? –
- Sono io…è…è un piacere conoscervi – rispose lui, non sapendo bene cos’altro dire.
- Il famoso Shiddarta…ti chiamano il predestinato…ma lo siamo tutti, non ti pare ? Ah ah ah ah ! –
Colui che aveva parlato era Rimon del Leone, famoso per la sua spacconeria e per essere sempre in cerca di qualche occasione per menar le mani.
- Rimon, non spaventarlo, è al suo primo giorno, lascialo ambientare ! –
- Ah, Leidos, come sempre molti muscoli e poco cervello. Se ragionassi prima di parlare non faresti certe figuracce ! –
- Bada a come parli, Rimon, se non vuoi che ti faccia saltare qualche dente ! –
- Hai visto, giovane Shiddarta ? Esattamente come avevo detto – rincalzò Rimon, senza preoccuparsi della minaccia di Leidos.
- E’ sempre un piacere ascoltare i vostri discorsi profondi – disse una voce proveniente dal corridoio.
- Ecco il guastafeste ! – sospirò Rimon con voce rassegnata.
Adam dello Scorpione apparve nella Sala dello Zodiaco. Era un giovane alto, con lunghi capelli blu scuro. L’Armatura d’Oro si adattava alla perfezione al suo corpo muscoloso ed allenato. La mano destra era appoggiata su un fianco, e il dito indice batteva con noncuranza sulla coscia. Chi non conosceva il potere del Cavaliere d’Oro dello Scorpione non avrebbe mai potuto immaginare che in quel dito si celava una morte lenta e dolorosa.
Ignorando gli altri, Adam si rivolse direttamente a Shiddarta.
- Sii il benvenuto, Shiddarta della Vergine. E’ un onore e un privilegio averti in questo consiglio. –
- Credimi, Adam, l’onore è tutto mio ! – rispose Shiddarta. Adam gli era piaciuto subito, e iniziava già a trovarlo simpatico. Sperò che gli altri Cavalieri d’Oro fossero come lui, ma qualcosa gli diceva che sarebbero stati più simili a Leidos, Tuna e Rimon.
E i suoi sospetti risultarono fondati. Prima giunse Tragos del Capricorno, un ragazzo dai corti capelli castani, che parlava poco ma che era capace di imprevisti e incontrollabili scatti d’ira. Poi arrivò Karden del Cancro, avvolto in un mantello nero e con un’espressione che ricordava quella di un uccello da preda. Annunciati da alti schiamazzi e grida oscene arrivarono poi Idas dei Gemelli e Nexos del Sagittario, sui cui volti si poteva leggere chiaramente la notte di bagordi appena trascorsa.
Keimon dell’Acquario entrò nella Sala dello Zodiaco. Non salutò nessuno, ma si appoggiò alla colonna del suo segno, a braccia conserte, e rimase in silenzio, assorto nei suoi pensieri. Il suo carattere freddo e scostante era noto a tutti, e gli altri non si stupirono di quell’atteggiamento. Shiddarta pensò che sarebbe stato bene presentarsi, ma decise che forse era meglio rimandare a un’altra occasione.
- Ci siamo tutti ? – chiese Rimon, sputando un fiotto di sangue per terra e tastandosi il dente che sentiva ballare dopo il pugno che infine Leidos gli aveva rifilato.
- Beh, a parte il Bilancino, direi di sì – disse Leidos, ridendo contento per essere finalmente riuscito a tirare un cazzotto a Rimon.
- L’ho sempre detto che non sai contare – lo canzonò l’altro – Non vedi che manca l’Ariete ? –
- Davvero, Rimon ? – disse una voce – Forse Leidos non sa contare, ma tu hai bisogno di un paio di occhiali –
L’istante successivo Sion si materializzò in mezzo alla stanza. Shiddarta rimase a bocca aperta di fronte a quello che doveva apparirgli un prodigio.
- Vedo che ti sei degnato di onorarci della tua presenza, Sion dell’Ariete – disse il Grande Sacerdote in tono sottile.
- Non sarei mancato per nulla al mondo – rispose sussiegoso Sion, con voce volutamente falsa – Oh, Shiddarta, benvenuto. Allora, come ti sembrano i tuoi compagni ? –
Shiddarta stava per chiedergli come facesse a conoscere il suo nome, ma rifletté che sarebbe stato sconveniente rispondere a una domanda con un’altra domanda. Così farfugliò qualcosa di adatto alla circostanza e prese posto sotto la colonna della Vergine.
- Dichiaro aperta la riunione dei Cavalieri d’Oro – annunciò Tien-Zin da dietro la maschera di Sacerdote – Questa volta non ci occuperemo delle solite questioni, perché è avvenuto un fatto molto grave, di cui tutti voi dovete essere al corrente. –
- Perché allora non hai chiamato anche Dauko, Grande Sacerdote ? – biascicò Nexos, che doveva appoggiarsi alla colonna per stare in piedi.
- Se mi lasci finire, Nexos, grazie…- rispose Tien-Zin fulminandolo con lo sguardo – Dauko non ci serve ! Che se ne stia pure in Cina ! Per quanto critica sia la situazione, potrete cavarvela da soli…almeno lo spero, per il buon nome dei Cavalieri d’Oro. –
- Ah ah ah ah ! Il buon nome dei Cavalieri d’Oro ! Grande Sacerdote, lo sapete che non esiste più da tanto, vero ? –
- Adam dello Scorpione ! Questo è mancare di rispetto alla persona e all’autorità del Grande Sacerdote ! Dovrei punirti, ma per questa volta lascerò correre. C’è bisogno di tutti voi. –
- Cos’è successo ? – chiese Rimon, il cui interesse si era improvvisamente risvegliato quando aveva fiutato la possibilità di menar le mani.
- Keimon dell’Acquario è appena tornato da Parigi, dove ha assistito a fatti senza precedenti. Keimon, avanti, narra ciò che hai visto. –
Keimon raccontò dell’assalto alla Bastiglia, e spiegò senza mezzi termini l’odio profondo verso i nobili che covava nei cuori del popolo. La classe aristocratica doveva ora fare i conti con il Terzo Stato, che aveva oppresso e schiavizzato per secoli. E tutto lasciava prevedere che la ribellione non si sarebbe limitata a Parigi, ma che avrebbe dilagato nel resto della Francia, e forse in tutta l’Europa. Non menzionò però il suo incontro con Maximilien Robespierre, preferendo tenere per sé quelle parole.
- E allora ? – chiese Tuna dei Pesci, che stava giocando a far apparire e sparire le sue rose, appuntandosele sul mantello azzurro.
- Già, cosa importa a noi di quello che succede a Parigi ? – disse Tragos del Capricorno. Quella riunione durava già da troppo tempo, e lui voleva solo andarsene. Non amava la compagnia, di nessuno, e se gli pareva che qualcuno gli stesse troppo addosso si irritava facilmente. Ogni volta, servitori, ancelle e muratori dovevano intervenire per rimettere a posto la Decima Casa semidistrutta dai suoi scatti d’ira. Il padre, che era stato Cavaliere d’Oro del Capricorno prima di lui, da giovane aveva avuto lo stesso carattere, e aspettava pazientemente che quegli attacchi di isteria del figlio passassero.
- Non c’è da stupirsi che non ci arriviate – disse Adam – Ma non capite ? Se la ribellione si estende, potrebbe arrivare anche qui. Noi Cavalieri d’Oro siamo i nobili, e quello che in Francia viene chiamato Terzo Stato qui al Grande Tempio è composto dai cavalieri d’argento e di bronzo. Rischiamo la guerra civile, vi rendete conto ? –
- Eh, adesso, la guerra civile ! – sbottò Idas dei Gemelli. A differenza di Nexos del Sagittario, che si era riaddormentato, lui era ben sveglio e del tutto lucido. Essendo di intelligenza più pronta dei suoi compagni, aveva compreso le parole di Keimon, e i postumi gli erano passati di colpo. Tuttavia riteneva ingiustificato l’allarmismo di Adam.
- E’ un rischio concreto – ammise Keimon – Voi non sapete a cosa può arrivare il popolo quando viene portato al limite massimo di sopportazione. E’ un incendio, uno spaventoso incendio che cova sotto la cenere, un vulcano pronto ad esplodere. Io l’ho visto – disse, e tutti si accorsero che, forse per la prima volta, la sua voce fredda e controllata lasciava il posto all’emozione – e vi assicuro che dei semplici contadini, armati solo della loro disperazione, possono arrivare ad uccidere dei nobili, a saccheggiare i loro palazzi, a rifiutare persino l’autorità dei re e dei sovrani. Pensate a cosa potrebbe accadere se simili sentimenti nascessero nell’animo di un cavaliere anche solo di bronzo, enormemente più forte di qualsiasi uomo. –
- Sarebbe la ribellione, l’anarchia totale – confermò Sion – Cavalieri di Athena che combattono altri cavalieri di Athena. Cavalieri d’argento e di bronzo che sono pronti a sfidare persino noi Cavalieri d’Oro, a loro immensamente superiori. –
- Ma non avrebbero alcuna possibilità di vittoria ! – obiettò Idas. Era ancora convinto che si stesse ingigantendo il problema, ma nella sua mente si stava facendo strada l’ipotesi che potesse effettivamente scoppiare una guerra interna al Santuario.
- Tu credi ? – continuò Sion – Noi siamo Cavalieri d’Oro perché abbiamo raggiunto il Settimo Senso, ma quando abbiamo iniziato l’addestramento eravamo esattamente uguali agli altri bambini, che oggi sono diventati cavalieri d’argento e di bronzo. Cosa ti fa pensare che anche loro non possano risvegliarsi al Settimo Senso ? –
- Ma via, non è possibile ! – intervenne Karden del Cancro – E in ogni caso, basterebbe un colpo dei miei per spedirli nella Valle dell’Ade ! –
- Possiamo uccidere gli uomini, ma non possiamo uccidere le idee – disse Sion – Se anche vincessimo, ne faremmo dei martiri, e il loro esempio rimarrebbe. Morti loro, altri ne verranno, e altri ancora. Quanto sangue vuoi versare, Karden ? Non sono nemici, sono nostri compagni, cavalieri di Athena come te e come me. –