La porta del secondo edificio era fiancheggiata da due enormi pilastri, sui quali erano scolpiti a rilievo rami frondosi. Intorno all’apertura sopra la porta correva un fregio di foglie e rampicanti, così ben realizzati da far credere che si sarebbero mossi al primo soffio di vento.

I cinque amici entrarono nell’edificio. La grande sala era molto simile alla precedente, tranne per il fatto che il soffitto non era sostenuto da colonne, ma da tronchi d’albero, tanto larghi che dieci uomini avrebbero potuto a stento abbracciarli. Solidi come colonne di pietra, reggevano da millenni il soffitto della seconda terrazza della grande Torre di Babilonia.

Una strana atmosfera regnava in quella sala, e ben presto i cavalieri di bronzo si accorsero con orrore di non essere soli. Sugli enormi tronchi erano impalati centinaia, forse migliaia di cadaveri : brandelli di pelle pendevano flosci dagli scheletri, e il ricordo di atroci sofferenze si poteva ancora leggere nelle vuote cavità dei teschi. I rami degli alberi erano arrossati dal sangue delle vittime, e le loro urla silenziose riempivano la grande sala.

Il guardiano di quel luogo terrificante non tardò a mostrarsi. Appoggiato ad un tronco, dava le spalle ai cavalieri, e da quella posizione li apostrofò.

• Così voi sareste i cavalieri di Athena. Non avrei mai creduto che Guan potesse perdere. Rimedierò io. –
• Molto bene, questo lo voglio affrontare io – affermò orgogliosamente Ban, preparandosi ad attaccare – Asher, e voi, ragazzi, andate ! –

Asher, Aspides, Black e Geki si lanciarono in avanti. Inaspettatamente, il cavaliere non fece alcun tentativo di fermarli.

• Prudenza, Ban ! – gli gridò Asher mentre si allontanavano.

Ban attendeva, la guardia alzata, studiando il suo avversario. Sui coprispalla piatti e tondeggianti ricadevano lunghi capelli viola, e l’elmo dai larghi paraguance era ornato, al centro del diadema, da uno smeraldo di un verde brillante. La cintura terminava a forma di foglia, e lo stesso motivo si ripeteva sulle ginocchiere.

• Vieni avanti, dunque, cavaliere. O hai forse paura ? –
• Non io ! Sono Ban del Leone Minore, santo di Athena ! –
• Invero limitato dev’essere il tuo potere, ragazzo ! –
• Ah sì ? Prendi questo allora ! LIONET BOMBER ! –

Ban lanciò il suo colpo contro Kedros, ma non riuscì a raggiungerlo. Il guardiano della seconda terrazza lo aveva parato, e con una sola mano.

• Davvero poca cosa, come immaginavo…sei solo un cucciolo di leone, e a nulla valgono le tue deboli zanne. –
• Uuuh….ugh…-
• Ecco la prova di quanto affermo : riesco a parare il tuo colpo con una facilità sorprendente…e lo respingo con la stessa irrisoria facilità ! –

A quelle parole fecero immediatamente seguito i fatti. Kedros respinse il colpo di Ban, e alla respinta aggiunse il suo colpo.

- Ed ora, cavaliere, conoscerai il potere di Kedros, il guardiano delle foreste del Libano ! –

- Le foreste del Libano dici ? Ma allora…tu sei…-

- RESPIRO DI MORTE ! –

Ban subì il colpo in pieno. Una sfera di energia luminosa l’aveva raggiunto, devastando ogni cellula del suo corpo. Kedros l’aveva scagliata con un movimento rotatorio, imprimendole un effetto che la rendeva impossibile da parare e inutile cercare di evitarla. Ban non l’aveva nemmeno vista.

Ma la forza del colpo non si era ancora esaurita. Ban fu scaraventato in aria, e d’improvviso si trovò di fronte Kedros, che spiccato un balzo l’aveva raggiunto in volo e lo colpì ripetutamente al volto e allo stomaco, raggiungendolo nelle parti non protette dall’armatura. Con un ultimo calcio lo gettò a terra, e il grande corpo di Ban scavò una profonda fossa nel pavimento.

Una macchia di sangue iniziò ad allargarsi sotto di lui. Gli occhi sbarrati, lo sguardo fisso in alto, Ban pareva sconfitto.

Stringendo i pugni, cercò di risollevarsi. Ma Kedros lo afferrò alla gola con entrambe le mani, e mentre lo strangolava gli sferrava delle ginocchiate nello stomaco. Ad ogni colpo, Ban si sentiva sempre più debole, come se il contatto fisico con Kedros lo prosciugasse di ogni energia.

• Uagh ! Ora…ora ricordo…Kedros è colui che fu posto dagli Dei a guardia delle foreste del Libano, interdette agli uomini…si diceva che fosse un essere sanguinario e violento…-

Kedros scoppiò in una fragorosa risata.

• Ah ah ah ah ! Vedo che mi conosci, cucciolo di leone ! E di certo saprai anche chi fu il solo che riuscì a sconfiggermi…-
• Mi pare che…ma certo ! Gilgamesh ! –
• Esattamente ! Non ho mai dimenticato quel giorno ! Ma ora, grazie alla vostra venuta, potrò finalmente vendicarmi ! –
• Grazie alla nostra venuta ? Ma che cosa…? –
• Dopo averti staccato la testa, la aggiungerò a quelle dei tuoi compagni, e le porterò ad Ishtar come trofeo ! Io sono il solo degno di guidare i cavalieri di Babilonia, e la vostra sconfitta sarà il mio lasciapassare per il comando supremo ! Anche Gilgamesh dovrà portarmi rispetto ! –
• Forse io morirò qui, ma i miei compagni saranno arrivati alla terza terrazza ormai ! –
• Lo credi davvero ? –

Un sorriso sadico si dipinse sul volto di Kedros, che indicò qualcosa in direzione della scalinata che conduceva alla terza terrazza. Ban non seppe trattenersi dal guardare, e rimase di sasso : Asher, Aspides, Black e Geki erano impalati sui grandi tronchi, e il loro sangue formava un grande lago sul pavimento.

• Amici ! –

Ban distolse lo sguardo, ma Kedros gli afferrò la testa e gliela volse a forza, costringendolo a guardare.

• Uah uah uah uah ! Questa è la fine che ti attende, cavaliere del Leone Minore. Come i tuoi compagni, perirai tra atroci sofferenze. La morte non è istantanea : che gusto ci sarebbe altrimenti ? Uah uah uah uah ! –
• Come…come hai fatto, maledetto ? Stavi combattendo con me, eppure…-
• La mia volontà si trasmette agli alberi della foresta. Io sono tutt’uno con loro, e loro con me. Il mio compito è impedire a chiunque il passaggio attraverso la seconda terrazza…e lo sto svolgendo piuttosto bene, non ti pare ? –

Ban era sconvolto, ma il timore per la sorte dei suoi compagni non gli impedì di ragionare. Kedros aveva detto che la morte non era istantanea : dunque Asher e gli altri erano ancora vivi. Se fosse riuscito a sconfiggerlo in tempo, forse avrebbe potuto ancora salvarli. Gettò un’occhiata all’apertura sopra la porta : il sole era quasi scomparso alla vista, e l’ora concessa per superare la seconda terrazza volgeva al termine.

Kedros non cessava di colpirlo. Il guardiano della seconda terrazza gioiva nel vedere le sue vittime impalate sui millenari cedri del Libano, ma ancora di più godeva nell’infliggere personalmente le sofferenze più atroci a colui che aveva avuto l’ardire, o la sventura, di entrare nel suo regno.

Ban perse conoscenza. Privo dei cinque sensi, si concentrò sul proprio cosmo. L’aura arancione del Leone Minore lo avvolse, e per la prima volta riuscì a sottrarsi ai colpi di Kedros. Gli sferrò un calcio, allontanandolo da sé quel tanto che bastava per sfuggire alla sua presa e rimettersi in piedi.

• E’ inutile tentare di reagire ! Presto andrai a raggiungere i tuoi compagni ! –
• Vieni avanti ! –
• Sei condannato, cavaliere ! Prendi ! RESPIRO DI MORTE ! –

Ban fu nuovamente scaraventato lontano. La sua caduta terminò contro uno degli enormi tronchi, sotto lo sguardo degli antichi scheletri.

Ma il cosmo arancione bruciò ancora una volta, e per un breve istante Ban del Leone Minore si risvegliò al Settimo Senso.

• Kedros ! –

Ban si preparò a scagliare nuovamente il suo colpo.

• Illuso ! Lo parerò di nuovo, esattamente come ho fatto prima ! –

Kedros protese una mano in avanti, attendendo l’attacco di Ban.

• LIONET BOMBER ! –

Un unico, grande lampo di luce arancione squarciò la penombra della seconda terrazza.

• Sono tantissimi colpi in uno…è completamente diverso dal colpo lanciato prima…aaaah ! –

Troppo tardi Kedros si accorse che non sarebbe riuscito a pararlo. Tentò un ultimo, disperato contrattacco, ma la sua reazione fu troppo debole, e venne travolto. Crollò a terra, riverso sulla schiena.

• Mai sottovalutare il proprio avversario…solo ora l’ho capito…che terribile…sbaglio…-

Colui che aveva inferto indicibili sofferenze a migliaia di innocenti giacque morto sul pavimento, circondato dal suo stesso sangue.

Con le ultime forze, Ban si trascinò fino ai suoi compagni, e li tirò giù. Poi stramazzò a terra, privo di conoscenza.

Ripresisi, Asher, Aspides, Black e Geki cercarono di rianimarlo.

• Ban ! –
• Amico ! –

Lo sguardo di tutti corse all’apertura sopra la porta, dalla quale si poteva vedere il sole, che proprio in quel momento scomparve dietro i grandi blocchi di pietra.

• Dobbiamo andare ! – disse Black
• Hai ragione – ammise Asher – Ban, ci hai salvato la vita. Ora riposati, amico : ti aspettiamo in cima ! –

I cavalieri di bronzo si lanciarono su per la scalinata. Rimanevano solo quattro ore.