Capitolo 4
A nuova Luxor un’attesa ormai insopportabile si era diffusa nell’intero palazzo di Lady Isabel.
I quattro cavalieri si aggiravano per le vaste stanze dedicandosi a qualsiasi attività possibile pur di far trascorrere il tempo della permanenza a palazzo più velocemente. Ognuno viveva quei giorni in un’ansia indicibile e quasi si infervorava ogni tanto sentendosi inutile in quella situazione.
D’altra parte se i quattro si sentivano così, Asher non poteva che sentirsi peggio. La sua prima missione al fianco dei cavalieri "prediletti" di Atena stava per iniziare. Di lì a poco infatti, sarebbe partito con Pegasus, Sirio, Andromeda e Phoenix per combattere con loro contro avversari molto più temibili e forti di quelli affrontati in precedenza.
Asher era in tumulto; si sentiva sotto pressione, messo alla prova, ma quella era una sfida che avrebbe accettato. Non ci stava a rimanere nell’ombra ancora a lungo, voleva dimostrare il suo valore di cavaliere sia alla sua dea che ai suoi futuri (o almeno lo sperava) amici. E presto l’avrebbe fatto.
Uno di quei giorni impossibili stava per diventare più vivibile.
I cavalieri ed Asher erano riuniti in salotto; preparavano strategie su come combattere una volta arrivati o semplicemente riflettevano sulle capacità dei loro prossimi nemici.
-Ragazzi ce la faremo, come abbiamo sempre fatto. –li sostenne Pegasus vedendo gli amici un po’ tristi.
-Questo è poco, ma sicuro…-affermò Phoenix dal suo angolo, sicuro di sé.
-Io più che altro mi domando cosa stiano facendo in questo momento Crystal e Tisifone. –disse Andromeda pensieroso guardando fuori dalla finestra.
-Preoccupandoti, come al solito. –aggiunse Phoenix accennando un vago sorriso al fratello. Questo si girò ricambiandolo.
-Crystal e Tisifone stanno bene, Andromeda. –intervenne Sirio fermamente.
Ci fu un momento di silenzio in cui nessuno guardò negli occhi gli amici.
-Chissà chi dovremmo affrontare stavolta…-Pegasus interruppe il silenzio.
-Spero qualcuno di abbastanza forte con cui potermi confrontare!-disse Asher per primo.
-Non è un gioco Unicorno. Questa non sarà una missione di gloria, ci sono valori più importanti in gioco. Dobbiamo salvare Atena per dirne una. –lo ammonì seriamente Pegasus.
-Lo so bene. E’ solo che io…-Asher stava rispondendo all’affermazione di Pegasus che l’aveva spiazzato, ma ad interromperlo fu Mylockk che entrò nella stanza annunciando:
-Ragazzi siete pronti?E’ ora di partire…-
-Finalmente! Non aspettavamo altro!-dissero Asher e Pegasus all’unisono, scambiandosi in seguito uno sguardo un po’ irritato.
-Viaggerete esattamente come Crystal e Tisifone. –aggiunse Mylockk facendo loro cenno di seguirlo.
-Bene, andiamo subito!-fece Andromeda entusiasta.
Tutti si avviarono così fuori dalla villa, in attesa di intraprendere un lungo, ma necessario viaggio.
Mentre Mylock spiegava le varie modalità del viaggio, ognuno era attraversato da pensieri diversi, che però non espresse; tutti questi erano, comunque, rivolti all’esito dell’avanscoperta di Crystal.
Era da un’ora che ormai stavano camminando; la notte era calata insieme ad un vento gelido da nord, carico di nubi. Crystal alzò gli occhi, non era affatto tranquillo: ormai erano passati tre giorni, i ragazzi probabilmente stavano già per partire, lui non era ancora riuscito ad ottenere alcuna informazione, neanche dove avessero rinchiuso Milady, e la sua unica speranza di non fallire completamente era una sacerdotessa che rischiava di morire assiderata e da cui probabilmente era odiato. Anzi ripensandoci un’informazione l’aveva ottenuta: i cavalieri del Grande Tempio erano lì e decisamente non erano in loro.
Scorpio e Ioria erano di fronte a lui in silenzio, gli occhi fissi in avanti, viso pallido e con guance scavate. Crystal sentì una stretta al cuore: qualsiasi cosa fosse successa, Ares l’avrebbe pagata cara.
A distoglierlo dai suoi pensieri furono proprio i due cavalieri d’oro; si arrestarono di colpo davanti ad una collina di neve e ghiaccio e si voltarono:
-Siamo arrivati: seguimi. –disse Scorpio.
Poi attraversò la parete di ghiaccio e ne sparì al suo interno.
Crystal rimase sbigottito. Non avrebbe mai trovato l’ingresso da solo, né l’avrebbe mai cercato in un posto come quello. Probabilmente si rifornivano di viveri dal villaggio che avevano lasciato da circa un quarto d’ora, o perlomeno se lo augurava altrimenti Tisifone non sarebbe mai riuscita a scovarlo.
Crystal guardò perplesso Ioria dal quale ricevette un’occhiata impaziente, così si voltò ed attraversò anche lui la parete.
Davanti a lui si parò una vista che non aveva niente a che fare con il paesaggio della pianura russa: si trovava su un ponte stretto e tetro al di sopra di uno strapiombo di cui non si riusciva a scorgere la fine. L’unica luce che filtrava veniva da… Sì, dalle pareti.
Era come essere chiusi in una gabbia di ghiaccio: la fioca luce della luna passava attraverso le pareti di ghiaccio della collina rischiarando quel posto così tetro. Girandosi si accorse di poter vedere chiaramente fuori, infatti vide Ioria che attraversava il passaggio per raggiungerli, ma era sicuro che prima di entrare, da fuori non era riuscito ad intravedere niente dell’interno.
Appena furono raggiunti dal cavaliere del Leone presero ad attraversare quello stretto ponte fino ad arrivare al nero castello alla sua estremità. Per certi versi quel castello ricordò a Crystal la fortezza di Asgard. Ricordo sfuggevole: i merli aguzzi e neri e tutta la tetraggine che avvolgeva quel maniero non avevano niente a che vedere con la cittadina del nord. Tanto più che l’aria sembrava piena dell’odore di sangue.
Niente da ridire, quello era un nascondiglio perfetto per il dio della guerra ed i suoi sudditi.
Stranamente non c’era alcun portone all’ingresso, il cavaliere si sarebbe quasi aspettato di trovare un ponte levatoio.
All’interno delle mura di cinta c’era un cortile di terra rossa su cui contadini terrorizzati donavano il loro lavoro a soldati spietati e carichi di armi. Di armi se ne vedevano ovunque, appese ad ogni spazio libero della cinta muraria.
"Ma quella…Castalia! Come ho fatto a dimenticarmi di lei??"
Sì, era sicuro, la giovane affianco a quel vecchio contadino ed il suo carro non poteva che essere la sacerdotessa greca. Tisifone li aveva avvertiti che Castalia era già andata in avanscoperta. Rimaneva da sperare che non fosse cambiata anche lei come i cavalieri d’oro, ma sembrava che cercasse di nascondersi. Probabilmente si era infiltrata e non l’avevano ancora scoperta.
Ottimo: un’alleata in più.
Quando passarono affianco alla sacerdotessa, Crystal si fece notare voltandosi. Castalia comunque non rispose allo sguardo del ragazzo, probabilmente per non farsi scoprire. Il cavaliere del Cigno era convinto lo stesso che Castalia avesse percepito la sua presenza, e a lui andava bene così.
Il ragazzo fu condotto dai cavalieri all’interno del castello di Ares.
Il luogo non rispecchiava affatto la cupezza e la freddezza presenti all’esterno, ma anzi era completamente l’inverso.
Tappeti rossi ricoprivano i pavimenti di pietra ed emblemi dello stesso colore riempivano i lunghi corridoi. Una luce chiara, ma allo stesso tempo intensa caratterizzava l’interno del castello. Le porte di legno scuro erano tutte sigillate; mano a mano che percorrevano l’ingresso ed arrivavano alla sala del trono, Crystal sentì nell’aria lo stesso odore di sangue che aveva percepito all’esterno. Tuttavia il castello sembrava alquanto accogliente, sicuramente molto strano visto chi lo occupava.
Arrivati ad un portone, che dava nella sala del trono, il cavaliere si sentì mancare; che cosa avrebbe detto al dio della guerra quando questi gli avrebbe chiesto il motivo della sua visita? Non poteva assolutamente dire la verità…Cos’avrebbe inventato?
Ormai era troppo tardi per rifletterci. Annunciata la loro visita, il portone si aprì dando la vista di un’immensa sala con all’estremità il trono scuro e scarlatto del dio e lui sopra di esso.
Crystal ebbe poco tempo per guardarsi attorno, ma vide ai muri fiaccole che illuminavano la stanza buia e gli stessi colori dei corridoi. Quella sala dava, però, molta più solennità.
I cavalieri d’oro si diressero al cospetto del dio e si inginocchiarono in segno di rispetto. Crystal li seguì, ma non li imitò.
Alzando lo sguardo, Crystal vide un dio totalmente diverso dall’immagine che si era fatto di lui.
Ares era infatti la bellezza fatta persona.
I capelli ramati lunghi e ribelli gli risaltavano il volto dai lineamenti perfetti. Quel volto che mostrava la giovinezza dei cavalieri d’oro lanciava una sua appariscente autorità. Gli occhi verde scuro del dio trapassavano con lo sguardo chiunque lo guardasse ed un sorriso di superiorità lo accompagnava sempre.
Sedeva su quel trono con fare noncurante, ma trasmetteva ugualmente la sua autorevolezza tramite gli abiti formali che indossava.
Alla vista del cavaliere del Cigno assunse uno sguardo severo, ma allo stesso tempo osservatore.
Crystal osservò scrutò meglio la zona; dietro il trono del dio vi era uno stendardo raffiguranti un cane ed un avvoltoio, mentre di fianco ad esso c’erano una fiaccola ed una lancia. Il cavaliere rifletté: gli sembrava di aver letto che quei simboli erano collegati al dio Ares. Era convinto che lo rappresentassero al meglio.
Ad interrompere quel silenzio gelido fu Ioria:
-Mio signore Ares. Le abbiamo portato uno dei cavalieri di Atena, come da voi richiesto. –
-Vedo. Io sapevo, però, che ne fossero cinque. –rispose il dio stranamente calmo.
-E’ solo. I suoi compagni non sono venuti. Hanno mandato solo lui: Crystal il Cigno è il suo nome celeste…–ribatté prontamente Scorpio.
-Dunque è questo il valore dei cavalieri d’Atena. Mandarne uno solo a morire al posto loro…-commentò sprezzante Ares.
A quelle parole Crystal si fece più attento nel cogliere le intenzioni del dio e nell’attuare un’ipotetica difesa.
-Ma non ho intenzione di ucciderti cavaliere. Preferisco tu faccia da esca assieme alla tua dea ai tuoi compagni, così vi farò uccidere in seguito tutti insieme…Oppure potrò trattarti diversamente dai tuoi compagni…-ipotizzò Ares pensando fra sé e sé.
-Si spieghi meglio, Ares. –rispose Crystal per la prima volta.
-Dato che sei stato l’unico fra i tuoi compari ad avere il coraggio di presentarti qui…Potrei farti il grande onore di unirti alla schiera di miei cavalieri. Certo, dovresti apprendere molto ancora, ma credo che potresti diventarlo. –
Crystal stava per rispondere con un "no" secco, ma ci rifletté un momento. Quella poteva essere un’ottima soluzione; vagare per il castello come un alleato in cerca di informazioni da passare poi a Tisifone in qualche modo non era male. Inoltre se avesse rifiutato sarebbe stato imprigionato immediatamente insieme ad Atena…La scelta gli parve abbastanza ovvia:
-Accetto volentieri di ricoprire l’incarico. Cercherò di essere degno di questo ruolo…-
-Bene. Da oggi Crystal il Cigno servirai me, Ares, tuo signore fino alla fine dei tuoi giorni. Sconfiggerai assieme agli altri i restanti cavalieri e presterai servizio secondo i miei ordini di guerra eterna. –sentenziò il dio. Crystal annuì abbassando la testa.
-Mio signore…Mi sento in dovere di informarla; c’era una sacerdotessa con lui. L’abbiamo lasciata dov’era, probabilmente sarà già morta. –precisò Ioria.
-Preferisco che dopo andiate a controllare che sia così allora. Non vorrei spie o intrusi nel mio territorio. –
-Come vuole signore. Vado subito. –Ioria fece per andare, ma Crystal intervenne:
-Mio signore, lasciatemi dimostrare che anch’io valgo qualcosa. Fate andare me a controllare che sia morta. –
Ares lo scrutò per un po’ dall’alto della sua posizione. Poi si decise:
-E sia. Andrai tu, ma non deludermi, Crystal. E’ il tuo primo incarico. –
-Non lo farò. –
Con ciò Crystal abbandonò il luogo pensando come poter fingere anche con Tisifone, facendole però capire qualcosa.
-Signore Ares, perché avete mandato Crystal? Non vi fiderete davvero di lui?-osò discutere Scorpio.
Ad un cenno del dio, Ioria si rivolse contro il cavaliere dello Scorpione:
-PER IL SACRO LEO!-
Scorpio fu messo K. O. dal cavaliere del Leone, chiedendosi cosa mai l’avesse spinto a fare quella domanda idiota.
-Questo è per aver osato contraddirmi. Penso che tu l’abbia capito. Quello che non hai di certo capito, caro Scorpio, è che non mi fido affatto di quel cavaliere. Infatti voglio che Ioria controlli ogni suo minimo movimento. E’ chiaro?-
-Sì, mio signore. –rispose Scorpio in un sibilo.
-Vado immediatamente, sire Ares. –concluse Ioria, abbandonando anche lui la sala, per seguire Crystal.
Scorpio fu congedato solo in seguito dal dio che parve deciso ad imporgli qualche altra lezione.
Mentre percorreva la via attraverso la quale era arrivato al castello, per raggiungere Tisifone, Crystal meditava sul modo di comportarsi. Sapeva che Ares era tutt’altro che stupido, perciò in un modo o nell’altro lo stava tenendo d’occhio. Si fece venire subito un’idea e sperò che andasse in porto.
Poco dopo Crystal si ritrovò tra le stesse nevi sulle quali aveva rivisto Ioria e Scorpio completamente diversi; quelle stesse nevi dove aveva lasciato Tisifone. La scorse infatti dietro il riparo di ghiaccio creato da lui, mentre stava riprendendo i sensi.
Alzando lo sguardo la sacerdotessa vide il cavaliere da dietro il vetro di ghiaccio:
-Crystal!-si alzò e lo raggiunse.
Crystal, però, assunse lo stesso sguardo e atteggiamento dei due cavalieri d’oro; con le braccia incrociate la guardò gelido e superiore.
-Che cosa…?Dove sei stato? Ricordo solo che Ioria mi ha colpita…-
-A quanto vedo non è stato un colpo mortale il suo. Vorrà dire che sarò io ad infliggertelo. –rispose il cavaliere del Cigno con il suo nuovo fare superiore.
-Che dici? Non fare lo stupido, non ho voglia di scherzare…-ribattè Tisifone seccata.
-Non avere questo tono con un cavaliere di Ares sacerdotessa!-
Detto ciò Crystal non lasciò il tempo a Tisifone di rispondere, ma la colpì con un destro allo stomaco riducendola malino.
-Che…Ti…Hanno…Fatto…?-domandò Tisifone da terra tenendosi l’addome.
Crystal non le rispose nemmeno, ma lanciò alla sacerdotessa vari colpi, che lei riuscì "fortunatamente" ad evitare. Le varie Polveri di Diamanti colpirono così il terreno.
-Visto che ti ostini ad opporre resistenza, allevierò la sofferenza che altrimenti ti aspetterebbe in seguito…-
Mentre parlava Crystal alzò un braccio dalla cui mano si sprigionava l’energia fredda tipica del cavaliere.
-Crystal, che vuoi fare??-Tisifone cominciava ad allarmarsi.
-Ti rinchiuderò in un sarcofago di ghiaccio nel quale giacerai in eterno. Per te non servirà nemmeno che mi avvicini allo zero assoluto…-spiegò Crystal rilevando le parole come per dare un avvertimento a Tisifone. Non fu sicuro che la sacerdotessa recepì il messaggio, ma fu costretto a farlo. Nonostante le opposizioni della ragazza, Crystal la imprigionò nel sarcofago di ghiaccio dal quale lui era uscito due volte. Sperava vivamente che Tisifone sarebbe riuscita a rompere il ghiaccio. D’altronde l’aveva reso debole apposta… Ed il messaggio lasciatole sul terreno gli sembrava alquanto intuibile, seppur vago.
Crystal confidò nell’intelligenza di Tisifone e, dopo averla guardata all’interno della gabbia, abbandonò il luogo, per tornare al castello.
Ioria aveva seguito il tutto. Non era ancora sicuro della credibilità del cavaliere russo, ma in fondo aveva svolto il suo compito. Decise di seguire Crystal al castello, ma in seguito sarebbe tornato da solo per controllare che il lavoro fosse stato ben svolto.
-Ho saputo che hai svolto il tuo compito egregiamente cavaliere del Cigno!-
-Ho fatto solo il mio dovere...-
-Ne sono sicuro...E dimmi, quale motivo ti avrebbe spinto a un cambiamento di bandiera così repentino?
Non mi piacciono i traditori, né tanto meno mi fido di loro, ma tu potresti farci comodo…Ti conviene ponderare bene sulla tua risposta!-
Ares fissò Crystal dritto negli occhi, che sembrarono ardere di un fuoco magnetico ed al cavaliere incominciarono a scendere sudori freddi giù per il collo. Non aveva mai provato una sensazione simile.
Era paura…Pura, reale e attanagliante come i tentacoli di una piovra. Perché lo sguardo di Ares lo stava distruggendo in quel modo? Era un dio, giusto, ma non era neanche il primo che incontrava…Perché? Perché non riusciva neanche a staccare lo sguardo??
Improvvisamente Crystal ebbe una sgradevole sensazione di un freddo intenso al petto, non un gelo come il suo,bensì più lugubre e triste. La vista iniziò ad offuscarglisi e vacillò all’indietro.
Finalmente riuscì a distogliere lo sguardo con uno scatto di volontà, ancora un po’ ed era sicuro che sarebbe svenuto.
-Tenace cavaliere, ma per quanto pensi di resistere ancora?-
Ares non aveva aperto bocca, Crystal ne era più che sicuro.
-Ti senti bene cavaliere? Mi sembri pallido…-
Stavolta il dio aveva parlato.
-No Sire, era solo un’impressione. Sto benissimo. -
-Sarai stanco. Scorpio ti accompagnerà nella tua camera; probabilmente non hai ancora cenato, mi dispiace. Scendi quando ti farà più comodo, sono sicuro che i cuochi ti troveranno qualcosa. Quando vorrai spero che ti presenterai al mio cospetto, dobbiamo discutere sulla prova della tua fedeltà, una certo non mi è bastata…Ed anche sulla tua armatura. -
-La mia armatura??-
-Non sono sicuro di lasciarti la tua. -
-Ma Ioria e Scorpio...-
-Osi già discutere i miei ordini?? Un’armatura di bronzo non sarà mai resistente come una d’oro! Ed inoltre potrebbe rivelarsi utile per una sorpresina ai tuoi amici...-
Il sorriso malizioso del dio non dava niente di buono da intendere; Crystal aveva molte altre domande tra cui il luogo in cui era Milady, ma valutò che la situazione momentanea non era delle più adatte. S’impose di tacere, si voltò e seguì Scorpio. Non poteva peggiorare la situazione per dello stupido orgoglio.
Prima di lasciare la sala Scorpio s’inginocchiò di fronte ad Ares, il cavaliere di bronzo invece rimase immobile nella sua posizione.
-E tu non ti inchini al tuo nuovo signore e dio?-
Crystal guardò Ares, esitò ed infine abbozzò un piccolo cenno di riverenza col capo per poi girarsi e precedere Scorpio fuori dal salone. Quella situazione non gli piaceva, proprio per niente.
-Ioria, va a controllare le truppe!-
-Sì mio unico Signore. -e con un profondo inchino se ne andò anche il cavaliere di Leo.
-Димитрий!-esclamт
Ares, chiamando qualcuno.Da dietro il trono del dio si mosse un’ombra umana.
-Я здесь, мой царь!- (= -Eccomi, mio Zar. –)
-Следуй новые прибыли, но вы должны обязательно не найти. Я не любые доверия: со словами - это лицо, с космоса и думает другой! Вероятно, он не убивает ни женщины священника. –
(= -Segui il nuovo arrivato ma accertati di non essere scoperto. Non mi fido: a parole è una persona, a pensieri e cosmo un’altra! Probabilmente non ha neanche ucciso la sacerdotessa. -)
-Это будет сделано. – (=
-Sarà fatto. -)E l’ombra sparì così com’era arrivata.