CAPITOLO I

Presentazioni

"Quando sarete al cospetto del Grande Sacerdote, salutatelo nella maniera in cui vi ho insegnato, avete capito?" Con queste parole l'addestratore si rivolse ai suoi giovani allievi, da poco giunti al Tempio, provenienti da ogni angolo del mondo.

"Si maestro Zenas" risposero eccitati tutti i ragazzini che attendevano nell'atrio degli addestramenti della grande arena del Tempio. L'innocente curiosità dipinta sui loro volti addolcì l'espressione di Zenas che imboccò poi uno dei corridoi al di sotto degli spalti per raggiungere il centro dell'arena. L'aria era calda, ma un gradevole vento che a folate proveniva dal Mediterraneo, rendeva la giornata molto piacevole. L'arena brillava sotto il sole lucente e i pochi presenti, tutti Cavalieri, attendevano l'arrivo del Grande Sion, il venerabile Sacerdote del Tempio che, come da tradizione, era solito mostrarsi ai suoi sottoposti con un elmo dorato da cerimonia sul capo e candide vesti lunghe e coprenti, abbellite da delicate greche appena visibili ai polsi e da una lunga stola dorata, finemente ricamata.

Nell'atrio, i ragazzini trepidanti, discutevano animosamente tra loro, probabilmente per conoscersi meglio, dopo il veloce incontro di qualche giorno prima al loro arrivo al Pireo. Uno di loro, dai folti capelli scuri ed apparentemente con qualche anno in più degli altri, si rivolse al compagno più vicino:

"Ciao, come ti chiami?..." poi, incuriosito, continuò "...Aspetta un attimo, cosa è successo alle tue sopracciglia? Perché sono così diverse dalle mie?"

Il fanciullo rispose a voce bassa, abbassando appena lo sguardo: "Mi chiamo Mur..."

"E le sopracciglia?" insisteva l'altro.

"E' normale per quelli come me: provengo da una regione montuosa chiamata Jamir, nella quale le persone hanno fattezze molto simili alle mie..." tacque per qualche istante, poi chiese "...tu chi sei?"

"Aspetta, vuoi vedere una cosa?..." continuò il primo senza curarsi della domanda, desideroso di mostrare al compagno le sue abilità. Prese uno spallaccio di cuoio e ferro, apparentemente molto resistente, da una delle armature da allenamento riposte sui manichini di legno dell'atrio, si alzò e continuò: "...osserva bene". Con un colpo netto della sua mano lo fece a pezzi, sorridendo.

"Sei bravo, come hai fatto?" chiese Mur.

"E' una cosa che ho imparato a fare qualche anno fa, mentre giocavo con un pezzo di legno", rispose soddisfatto l'altro ragazzo. Mur annuì, rimanendo in silenzio, mentre il suo interlocutore, dopo una breve pausa, continuò:

"Comunque scusa, io sono Shura e vengo dalla Spagna. Tu cosa sai fare di bello Mur? Sei abbastanza forte da riuscire a rompere il ferro come me?".

Mur, che sembrava essere un ragazzino davvero molto timido, abbassò di nuovo lo sguardo dicendo:

"Non ho mai provato a dire il vero, però so fare questo" e mettendo una mano sull'altra, come per nascondere qualcosa agli altri presenti, generò qualche decina di piccole stelle, che iniziarono a roteare nei suoi palmi. Shura sgranando gli occhi per il curioso effetto, si congratulò stupefatto:

"Sei forte Mur, bravo! Sembra che di tra noi ognuno sappia fare qualcosa di strano e stupefacente. Chissà, forse ci faranno partecipare a qualche torneo in questa arena e un giorno potremo essere premiati con le Armature d'Oro di cui abbiamo sentito parlare continuamente da maestro Zenas".

Incuriosito dai discorsi di Shura e Mur, un altro ragazzino, poco distante, si avvicinò con aria spavalda, dicendo:

"Solo i migliori possono ricevere le Armature d'Oro e noi possiamo essere i fortunati, lo sapete vero? Mio fratello è già un Cavaliere d'Oro! E' davvero fortissimo!" L'euforia del nuovo arrivato contagiò Shura, mentre Mur stava sempre sulle sue, pur rimanendo partecipe al discorso. Dopo un breve scambio di battute il nuovo arrivato si presentò:

"Piacere, io sono Ioria, fratello minore di Micene del Sagittario". Sorrise orgoglioso.

"Io sono Shura e lui è Mur".

Ioria strinse i pugni e riprese subito a parlare in modo frenetico, come fosse impaziente di dire altro:

"Stiamo attendendo l'arrivo del Sacerdote e con lui ci sarà anche mio fratello, non vedo l'ora di riabbracciarlo!"

"Sapete, io conosco il Gran Sacerdote! Non di persona, non l'ho mai incontrato, ma nel mio villaggio è da secoli venerato quasi come un dio". Le parole di Mur scatenarono grande curiosità nei due amici che, d'un tratto, contemporaneamente, chiesero in modo meravigliato:

"Venerato da secoli? Impossibile!". Mur spiegò che il Sacerdote proveniva dal suo stesso villaggio, che fu Cavaliere d'Oro d'Ariete nel XVIII° secolo e che successivamente fu nominato Patriarca di Atene, carica che, stando alle sue parole, ricopriva ancora.

Atene, città che prendeva il nome dalla dea che, per amore del genere umano, aveva deciso di proteggere la Terra dalle forze maligne che fin dalla notte dei tempi hanno tentato di assoggettarla e che per tale motivo veniva venerata col titolo di "dea della giustizia".

"Questo è ciò che ho appreso nello Jamir sul suo conto, ma non so altro e, a dire il vero, i discorsi sul Sacerdote non li ho mai compresi del tutto: una persona che vive da secoli non è una cosa comune in effetti."

"La storia che narri è ben strana, Mur..." fece Shura, sedendosi di nuovo vicino al compagno, poi aggiunse: "...resta qui con noi Ioria, raccontaci di tuo fratello!"

Gli altri presenti, così diversi per aspetto e modo di fare, riempivano di schiamazzi l'atrio, in attesa del ritorno di Zenas: in particolare uno di loro, fisicamente più grande degli altri, sembrava divertito ed estasiato dalla giornata, concedendo grandi sorrisi e scherzando un po' con tutti.

"Ciao sono Aldebaran" diceva verso i nuovi compagni quando, ad un certo punto, si rese conto che in un angolo appartato e in penombra, uno di loro non partecipava alle chiacchiere, per cui decise di avvicinarsi e, osservandolo dall'alto in basso, incuriosito dal fatto che il compagno non fosse minimamente disturbato dalla sua presenza, chiese:

"Ehi tu perché te ne stai solo in questo angolo scuro? Non ti va di fare amicizia con noi?". Il bambino, biondo, dal viso fin troppo serio ed imperscrutabile, sorprese l'estroverso Aldebaran, che ad un tratto, si sentì a disagio.

"Sai, ho vissuto e sono cresciuto fino a pochi giorni fa, in un monastero buddista in India, dove il silenzio è sacro e dove si passa la giornata meditando ed allenandosi nelle arti marziali. Non preoccuparti per me, è solo che mi trovo un po' a disagio in questo momento, in mezzo a tutto questo chiasso".

"Beh, scusa allora..." fece l'altro con un filo di disappunto, continuando però con tono gentile, sperando di sciogliere l'imbarazzo iniziale "...io in Brasile, mi divertivo a lottare con i miei compagni sulle spiagge o per strada e grazie alla mia forza vincevo sempre, perché sai io sono forte come un toro!..." sorrise, poi aggiunse "...Sarà stato noioso per te vivere in quel luogo".

"Non ho detto che è stato noioso..." lo interruppe il compagno biondo, che proseguì dicendo: "...in ogni caso, io sono Shaka, grazie per esserti avvicinato Aldebaran, apprezzo il tuo gesto". Aldebaran scorse un piccolo sorriso sul volto di Shaka e ne fu rallegrato, tornando a comportarsi in modo naturale e chiamando due compagni con cui aveva fatto amicizia poco prima:

"Milo! Camus! Venite qui! Milo, Camus, su venite!". Si avvicinarono due giovani dai lunghi capelli blu, che fino a quel momento avevano discusso tra loro.

"Volevo presentarvi Shaka, viene dall'India ed è molto riservato come potete vedere. Shaka questi sono Milo e Camus, il primo è greco, il secondo è francese".

"Piacere di conoscervi", rispose Shaka.

"Su dai non startene in disparte, vieni con noi" disse Milo e Shaka, titubante, li seguì, certo ormai che con ragazzi così esuberanti non avrebbe potuto restare in disparte a lungo. Aldebaran presentava il nuovo amico agli altri, ma si intrattenne soprattutto con due di essi:

"Vedi Shaka, questo è Aphrodite, il più bello di tutti, non trovi? E questo è...non so come si chiama a dire il vero, dice di essere soprannominato DeathMask e potrai capire dal suo nomignolo che si tratta sicuramente del più dispettoso del gruppo. Devi sapere che prima mi prendeva in giro definendomi il più grasso di tutti!" Rise divertito.

Aphrodite, era un bel ragazzino scandinavo, dal viso efebico e delicato, occhi e capelli azzurri con un neo sulla guancia sinistra, mentre DeathMask era italiano, della vicina terra di Sicilia, dalla carnagione molto più scura di Aphodite, con capelli blu e qualche anno in più degli altri, come Shura.

"Ma chi è questo? Quello che finora è stato in disparte? Antipatico!" disse DeathMask, rivolgendosi a Shaka.

"Te l'ho detto che è molto dispettoso" aggiunse Aldebaran con un altro sorriso.

Nel frattempo maestro Zenas entrò nell'atrio e con voce infastidita disse:

"Basta con questo chiasso, preparatevi, tra poco incontrerete il Sacerdote. Venite, seguitemi, presto!"

I bambini in fila, seguirono Zenas che, gonfiando il petto, entrò spavaldo nell'arena, conducendo al centro dello stadio i suoi allievi. Alla sommità della scalinata principale, ai lati dello scranno in marmo riservato al Gran Sacerdote, si distinguevano, nonostante il sole alto nel cielo, che obbligava i giovani a vedere in controluce, due figure davvero imponenti: indossavano sfavillanti e possenti Armature d'Oro e la loro posa fiera li rendeva ancor più maestosi. L'uomo alla destra del trono era caratterizzato da due eleganti ali dorate, che componevano il retro della corazza, mentre quello a sinistra portava un candido mantello ed un grande elmo, che oscurava gran parte del suo volto. Un silenzio, rotto solo dal vento e dal garrire dei gabbiani in lontananza, circondò l'arena, quando ad un certo punto si sentì un urlo inaspettato:

"Fratellone sono qui! Micene mi vedi?". Zenas, in collera con il giovane Ioria, il quale non attendeva altro che rivedere suo fratello, iniziò di nuovo con i suoi rimproveri.

"Ma è mio fratello, l'ho riconosciuto, indossa l'Armatura d'Oro del Sagittario, è lui!" tentò di giustificarsi il ragazzino.

"Zitto, insolente! E questo vale per tutti voi, capito?", continuava furioso l'addestratore.

Gli schiamazzi divertirono i due Cavalieri d'Oro, che, pur rimanendo composti, iniziarono a scambiarsi a voce bassa qualche battuta:

"E'dunque quello lì tuo fratello, Micene?", disse l'uomo alla sinistra del trono, abbozzando un sorriso.

"Si Saga, è lui, estroverso come sempre. Sai spero possa diventare il nuovo Cavaliere della Quinta Casa, ne sarei molto orgoglioso".

"Beh, credo proprio che non ci sia miglior maestro di te per tuo fratello" aggiunse Saga.

"In effetti desidererei tanto allenarlo, come ho iniziato già a fare qualche volta, in riva al mare."

"Hai avvertito che i ragazzini qui al nostro cospetto hanno già risvegliato in parte il loro cosmo? La ricerca pianificata dal Sacerdote ha portato i suoi frutti!"

"Si, è vero Saga, trovo che questi siano ottimi allievi e che in breve tempo possano indossare le Sacre Vestigia. E noto anche che uno di loro ha già raggiunto un livello di consapevolezza spirituale molto elevato, nonostante il suo cosmo sia sopito in questo momento."

"Parli di quel biondino, vero Micene? Percepisco ottimi segnali da ognuno di loro, il Sacerdote ne sarà molto soddisfatto."

"Non avevo dubbi che la ricerca condotta dei miei sottoposti potesse rivelarsi così positiva, sapete miei paladini? Questi allievi hanno in sé cosmi già molto evoluti, nonostante la loro giovane età. Cosmi che avevano manifestato la loro presenza nel nostro mondo già da qualche tempo. Era mio dovere di Sacerdote fare ciò per cui sono stato nominato e ricondurli qui, al Tempio" proruppe alle loro spalle la voce di un vecchio che si avvicinava.

"Grande Sacerdote!" esclamarono i due Cavalieri, inginocchiandosi verso di lui.

"Comodi ,comodi, alzatevi pure..." proseguì il Sacerdote in tono bonario, "...i novelli Cavalieri d'Oro di Atena saranno ottimi difensori del Grande Tempio, le potenzialità ci sono tutte".

"Sacerdote, se posso, non crede che il livello dei cosmi sia insolito per le loro età? Questa è una generazione davvero eccezionale! Le stelle hanno compiuto un miracolo che non si vedeva da lungo tempo..."

"...dall'ultima Guerra Sacra, Saga..." proseguì il Sacerdote, interrompendo il Cavaliere d'Oro "...e questo mi rattrista, spero proprio che non dobbiate saggiare mai gli orrori di un tale conflitto, ma temo che questo mio desiderio rimarrà un'utopia, in fondo anche voi due stupiste tutti qui al Tempio il giorno del vostro arrivo. Sapete, sono passati molti anni da quei giorni, eppure il ricordo degli amici caduti, delle vittime innocenti, della distruzione che Ade ha inflitto alla Terra, è ancora vivo in me. Io e il Cavaliere di Libra giurammo di ricostruire, ricominciare, ma ora le forze ci stanno a poco a poco abbandonando nonostante il cosmo ci sostenga ancora egregiamente. Un giorno, uno di voi due prenderà il mio posto e voglio che continuiate a collaborare in nome della pace, come avete fatto, in modo ammirevole d'altronde, finora. Siete entrambi valorosi, potenti e intelligenti e voglio che continuerete a svolgere il vostro dovere anche in mia assenza, avete capito?"

"Si..." risposero convinti, e leggermente preoccupati da tali parole, i due Cavalieri, che poi aggiunsero "...ma speriamo che quel giorno sia ancora molto lontano". Sion sorrise malinconicamente.

"Siete l'orgoglio del Grande Tempio ricordatelo! Sarete le guide dei giovani eletti che sono qui nell'arena. E non sarete di certo soli: oltre che su di me, che vi sarò sempre vicino anche dopo la vostra successione, potrete contare sul sostegno del nostro Primo Ministro Arles."

"A proposito Sacerdote, quando tornerà al Tempio il Primo Ministro? E' già da un po' che è partito per lo Jamir" chiese Micene.

"Non tornerà a breve, verrà ospitato per qualche settimana nel mio villaggio, poi farà visita al Cavaliere della Bilancia ai Cinque Picchi."

Nel frattempo, non accortosi dell'arrivo del Gran Sacerdote, Zenas era ancora impegnato nel tentativo di placare gli animi dei bambini che sembravano divertiti, più che spaventati, dai continui rimproveri. Per calmare la situazione, Saga, mani conserte e voce autoritaria, si rivolse ai presenti:

"Silenzio! Il Grande Sacerdote è dinanzi a voi, portategli rispetto e rendetegli omaggio!"

Alla voce decisa del Cavaliere di Gemini i bambini ammutolirono e Zenas, che era di spalle, sbiancò in volto pensando tra sé:

"Ho passato giorni a preparare questo momento e per colpa di questi mocciosi ho fatto la figura dell'imbecille, povero me". Si voltò velocemente, si inginocchiò e sottovoce disse ai bambini di fare lo stesso e salutare il Sacerdote.

"Salute Eccellenza è un piacere fare la vostra conoscenza", urlarono tutti insieme i bambini, che ebbero come risposta un saluto cordiale e affettuoso:

"Salute a voi miei cari e giovani allievi. Il Grande Tempio è un luogo dove regnano da sempre pace e giustizia ed è la sede del Santuario di Atena, nostra dea. Dovreste sentirvi onorati del privilegio che avrete la possibilità di ricevere: diventare Cavalieri d'Oro e difendere ciò in cui noi tutti qui crediamo. Non sarà una vita facile la vostra, ma da grandi privilegi spesso derivano anche grandi responsabilità. Probabilmente non ne siete ancora consapevoli, ma in voi risiede il potere dell'Universo, siate grati alla dea per questo dono e ne farete uso saggio e giusto, nelle situazioni in cui dovrete difendere l'umanità tutta. Coglierete presto il significato di queste mie parole. Siete, dunque, pronti ad intraprendere il sentiero che farà di voi nobili Cavalieri di Atena?".

"Si, lo siamo Gran Sacerdote" risposero con convinzione i bambini, nonostante non avessero del tutto compreso quelle parole che rimandavano ad uno di stile di vita a loro totalmente estraneo fino a quel momento.

"Zenas, porta i fanciulli negli alloggi di Rodorio ed offri cibo ed acqua, dopodiché lascia loro un po' di svago. Hai capito?"

"Si grande Micene, ho capito!" rispose Zenas scattando sull'attenti.

"A presto miei giovani pupilli, andate ora. Rodorio è un piccolo villaggio, ma sono certo che potrà offrirvi tanto". Con queste parole il Gran Sacerdote si congedò e concesse libertà ai giovani eletti.

Quando il Patriarca del Tempio e i suoi Cavalieri d'Oro lasciarono l'arena, maestro Zenas si rivolse ai giovani allievi:

"Avanti marmocchi, è ora di pranzo, seguitemi! Sapete un po' mi dispiace che la cerimonia sia finita, perché da domani sarete addestrati da dei veri Cavalieri, se non addirittura dai Cavalieri d'Oro o dal Sacerdote: siete odiosi ed impertinenti, ma mi ero affezionato a voi in questi giorni".

Intanto, sulla via del ritorno verso il monte del Tempio, i Cavalieri d'Oro discutevano col Sacerdote:

"Sbaglio, Eccellenza, o uno dei fanciulli aveva il vostro stesso aspetto e i vostri stessi lineamenti?" chiese Micene.

"Si hai visto bene..." sorrise Sion "...il ragazzo che sperò diverrà mio erede alla Prima Casa viene dalla mia stessa terra. Nel loro rapporto, i Cavalieri d'Argento che lo hanno condotto fin qui, hanno detto che si chiama Mur, nome abbastanza comune nel nostro villaggio. Sapete, nonostante l'età avanzata, mi piacerebbe stargli vicino durante il suo addestramento, sarebbe per me un grande onore accudirlo ed allenarlo."

"Eccellenza, anch'io avrei un desiderio!".

"Ti ascolto Micene, dimmi".

"Col vostro permesso vorrei, quando fosse possibile, allenare personalmente mio fratello minore..."

"Ah, il giovane Ioria, desiderio concesso Micene, potrai star vicino a tuo fratello durante l'addestramento. C'è qualcuno che vorresti come allievo personale anche tu, Saga?".

"No Eccellenza, vi ringrazio! Supervisionerò tutti allo stesso modo e darò direttive ai Cavalieri e alle Sacerdotesse del Tempio affinché l'addestramento dei nuovi fanciulli vada avanti nel migliore dei modi. Sia io che Micene, organizzeremo poi le lezioni sul cosmo che lei impartirà ai bambini, quando l'addestramento fisico sarà terminato".

"Molto bene..." disse il Grande Sion, abbozzando un sorriso "...apprezzo la vostra devozione alla causa: lieve č il fardello sulle spalle di questo anziano Sacerdote, con due paladini come voi al suo fianco."